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Autore: Caillean    23/02/2005    4 recensioni
Attorno al fuoco, attorno a me, sorrisi risate...tepore...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Anime attorno al fuoco

   

Anime attorno al fuoco

 

Capitolo Tre

 

 

Attraversato uno dei piccoli cortiletti interni alle mura della casa, Frodo si ritrovò a fissare una porta chiusa, decorata con incisioni che seppe riconoscere come parole in Quenya. Pensò tra sé che Bilbo lo avrebbe torturato finché non l’avesse convinto a mostrargliele, se solo gliene avesse parlato.

Il suo accompagnatore stava chiaramente pensando a qualcos’altro.

“ Avrei dovuto immaginarlo…” borbottò lo stregone.

Il suo cipiglio ebbe il potere di riportare Frodo nel passato, quando - di fronte alle Miniere di Moria - Gandalf il Grigio si era lamentato con fare burbero delle sue ossa scricchiolanti e soprattutto della sua memoria sempre più labile.

“ C’è qualche parola d’ordine da pronunciare e che tu hai dimenticato? ” insinuò Frodo, sentendo ritornare un po’ la voglia di duellare con il vecchio amico a suon di ironia.

Gandalf lo fulminò con i suoi occhi chiari. “ Divertente, amico…Voi hobbit avete la memoria davvero troppo lunga. ”

“ E voi stregoni l’avete troppo breve. ”

La mano grande e rugosa gli carezzò la chioma castana. “ Sono felice di sentirti di nuovo ridere, Frodo Baggins…ma non prenderci troppo gusto. ”

Tornarono a guardare la porta di quella piccola dipendenza. Era affiancata da due finestre che – fortunatamente basse – consentirono a Frodo di scorgervi all’interno, su un ripiano di legno scuro, una pila di libri e una candela.

Fu allora, mentre diverse voci li raggiungevano dalla sinistra della casa, che qualcuno accese quella candela, con movimenti lenti, quasi titubanti.

“ La fortuna viene in aiuto alla mia poca memoria, Frodo ” commentò Gandalf.

Le figure alte e sinuose dei figli di Elrond si avvicinarono aggirando le pareti esterne della casetta. Uno dei due elfi recava tra le braccia un piccolo corpicino, avvolto in una coperta molto simile ai mantelli che a Lothlòrien erano stati donati a tutti i membri della compagnia.

“ E’ stata lei ad avvertirci dell’arrivo di questo piccolo, ci credi? ” disse l’elfo, lasciando che Gandalf si avvicinasse per aprire lentamente i lembi della coperta.

Frodo rimase sgomento, nel vedere il volto esangue del bambino, ferito e graffiato in più punti, pallido come un cencio lavato. La tempia che non era appoggiata al petto dell’elfo era ricoperta da una ustione piuttosto estesa, che aveva bruciato anche una grossa ciocca dei capelli biondi del piccolo.

Il cuore dell’hobbit si gonfiò di dolore e compassione, quando lo udirono lamentarsi con la voce ridotta ad un sibilo.

“ Ci credo sì… ” disse Galdalf, sconvolto quanto Frodo. “ Questa è l’opera di orchetti…le ultime zampate del mostro che ci ha quasi dilaniati, tutti quanti…Portiamolo dentro, subito. ”

 

d

 

 

Seguendo con confusione lo stregone e i due figli di Elrond, Frodo si venne a trovare in un minuscolo e accogliente salottino, dove non era più soltanto una candela ad allontanare l’oscurità dai volti dei presenti.

La donna stava su una bassa poltrona, girata verso il fuoco che scoppiettava nel caminetto di pietra grigia.

Frodo comprese subito che erano state le sue mani, quelle bellissime mani, a prodigarsi per far divampare la fiammella che lui aveva visto accendersi, attraverso il vetro della finestra.

Le dita affusolate si mossero a scostare un ciuffo di capelli dorati dall’orecchio appuntito della loro portatrice, poi circondarono il bracciolo della poltrona e seguirono armoniosamente il movimento del corpo che abbandonava la seduta, rimettendosi in piedi.

In quel momento Sire Elrond comparve dall’arco alla destra dell’ingresso, e con un breve cenno indicò al figlio il divanetto dove avrebbe dovuto sdraiare il piccolo ferito.

Sembrava moribondo.

Frodo non riuscì a dire nulla, si sentiva completamente stregato dalla silenziosa operosità e collaborazione tra Elrond e quella dama elfica. Gli trasmisero subito la certezza che nessuno dei due si sarebbe dato per vinto, che a quel povero bambino sarebbero state prestate tutte le cure necessarie.

“ Potrà guarire? ” sussurrò l’hobbit.

Al suo fianco, Gandalf sospirò. “ Non so, Frodo, non so. ”

Frodo non poté non rabbrividire, quando ricordò la notte in cui era stato pugnalato dal Re dei Nazgùl, a seguito del suo malaugurato primo cedimento al potere dell’Anello. Era successo a Collevento, ed era stato quello il vero inizio del suo viaggio…il momento in cui aveva cominciato a rendersi conto di cosa avrebbe significato portare a termine il suo compito. Mentre Aragorn lo medicava con foglie di una pianta cercata personalmente da lui e da Sam, Frodo aveva cominciato a sentirsi abbandonare da una parte di se stesso…aveva sentito che in un certo senso quella parte non l’avrebbe più potuta recuperare.

Come era accaduto allora al severo volto di Ramingo di Grampasso, adesso la concentrazione alterava leggermente i lineamenti di Sire Elrond e dei suoi bellissimi figli, mentre al volto della donna pareva attribuire ancora maggior serenità. Gandalf posò per diversi minuti la mano destra sulla fronte del piccolo, e lo fece quasi con timore…ad occhi chiusi, esitando per un istante nel venire in contatto con le labbra del taglio che recava appena sopra l’occhio sinistro.

Passarono i minuti, passarono con una lentezza angosciante, poi Gandalf ritrasse la mano e riaprì gli occhi. “ C’è una tenacia incredibile, in questo piccolo guerriero. La tirerà fuori prima di quanto pensiamo…”

“ E’ quello che ho sentito sin da subito ” sussurrò speranzosa la Dama.

“ Chi se non tu potevi vivere in profondità la sua richiesta d’aiuto? Tuttavia…” proseguì Gandalf, “ credo debba intervenire il Padrone di casa Lindo, o quantomeno un Elfo delle capacità di tuo Padre, Dama Celebrian. ”

L’elfo sorrise. A Frodo quel modo di sorridere non fu affatto nuovo, eppure non riuscì a rintracciarne il ricordo, non riuscì a capire chi potesse condividere con la bellissima dama quell’arricciarsi degli angoli della bocca, quella vena di brio che…Non vi riuscì, non prima che a pronunciare di nuovo il nome della dama fosse Elrond.

Allora Frodo seppe che non avrebbe più udito una dichiarazione di amore e dedizione così completa, pur se racchiusa nella semplice pronuncia di un nome.

“ Celebrian…”

Frodo si sentì vacillare.

Sire Elrond aveva appena aiutato la dama a rialzarsi in piedi, dopo che per lunghi attimi erano rimasti entrambi inginocchiati accanto al piccolo ferito. Ora i due elfi erano elementi indivisibili di un unico corpo, anime unite in uno degli abbracci che per secoli si erano potuti avvicendare soltanto nei loro sogni.

E Frodo ricordò, ricordò la notte fresca di Gondor durante la quale, prima del ritorno degli hobbit alla Contea, Dama Arwen li aveva ricevuti personalmente, desiderando che facessero compagnia a lei e al padre, che stavano per separarsi.

“ Sì, Frodo. Lei è Dama Celebrian, figlia di Celeborn e Galadriel…e sposa di Elrond Mezz’elfo, Signore di Imladris. ”

“ …E madre della Stella del Vespro. ”

“ Esatto…” sussurrò Elrohir, assaporando con malinconia la dolcezza del nome con cui era nota la sorella minore, “ la nostra testarda sorellina. ”

Dentro di sé, l’hobbit comprese che Elrond e i suoi figli si erano appena potuti riunire alla Dama. “ Ma come mai si trovava…? Perché non era con loro a Granburrone? ”

“ E’ una lunga storia, piccolo amico ” gli rispose direttamente la Dama dai capelli lucenti…Simile eppure così profondamente diversa dalla Signora di Lothòrien che l’aveva generata. “ Sento già che i ragionamenti rischiano di portarti ad un senso di colpa. Non pensare che potrei mai rimproverarti per essere qui a Valinor, mentre la mia Arwen è rimasta nella Terra di Mezzo. E’ stata una sua scelta…e so che la sta rendendo soprattutto felice. ”

La musicalità di quella voce non aveva eguali. Era un timbro pieno di sfaccettature: di energia, ma anche di stanchezza, di gioia eppure nel contempo di dolore…

“ Sì, Arwen adesso è felice. E io sono quasi riuscita a convincerne mio padre e mia madre…per fortuna. ” Scambiò un’occhiata complice con Elrond, prima di chiamare Frodo accanto a sé e iniziare a raccontare…

      E quando Dama Celebrian cominciò, per Frodo fu come tuffarsi nei giorni lontani di un’altra era, ma fu anche come avere di nuovo attorno a sé il calore di Re Elessar, la burloneria di Merry e Pipino, l’amicizia incondizionata di Sam…la tangibile nostalgia del Signore di Granburrone, la felicità della Regina…velata di tristezza. In quella notte, infatti, Frodo aveva scoperto quanta vita racchiudesse la decisione di Arwen…La scelta più difficile della sua lunga vita era tutta nello sguardo della nuova Regina di Gondor…nei dolori del passato, come nella sua incrollabile fiducia nel domani…

 

Sul Valico di Cornorosso imperversava ancora la tempesta di neve, forti raffiche che impedivano qualsiasi visuale.

I viandanti proseguivano a testa china, lo sguardo fisso sul sentiero, le ginocchia ben strette al fianco dei cavalli, loro amati compagni di una vita. Li sentivano tutti quanti tesi, nervosi…e condividevano appieno il loro stato d’animo.

“ Ci fermeremo per la notte dopo quel picco, Celebrian, ancora pochi passi ” annunciò Haldir alla madre.

Elladan ed Elrohir si scambiarono un’occhiata stanca.

Che quel viaggio verso Lorien si sarebbe rivelato al termine diverso dai precedenti era parso chiaro subito, sin dalla partenza. I giovani figli di Elrond non avevano cuore di parlare tra loro, quel giorno proprio non riuscivano ad accantonare le previsioni nefaste che i loro sensi di elfo coglievano ad ogni lega di percorso.

“ Siete stanchi? ” chiese loro la madre.

Annuirono, tentando però di non mostrare veramente quanto fossero preoccupati, più che stanchi. Certo, lei doveva esserlo ancora di più…proprio per questo non volevano caricare su di lei ulteriori pensieri.

Speravano soltanto che quel viaggio finisse, lo speravano così tanto che non sprecavano fiato nel parlarne con la madre, già troppo dispiaciuta per il fatto di essere ancora così lontana dalla sua piccola, Arwen…e di essere già così lontana dall’amato, il loro padre Elrond, rimasto a Granburrone.

Era lì che Celebrian era voluta tornare, quando aveva sentito che il Bianco Consiglio vi si sarebbe riunito. Le notizie erano pessime, numerosi squadroni di orchi erano stati avvistati nelle immediate vicinanze di Imladris, nell’Hitahiglin a nord-est e nelle Brughiere che cerchiavano l’antico reame di Angmar…troppo vicino, per riuscire a convincersi che non puntassero esattamente a colpire gli elfi di Granburrone.

Nonostante il pericolo immediato, l’Ultima Casa accogliente, rifugio creato da Elrond Mezz’elfo, era rimasto il luogo più adatto ad ospitare i membri del Consiglio, tanto più che quell’improvvisa riunione li aveva visti arrivare dalle regioni più disparate, e li aveva visti varcare stremati – dopo lunghi viaggi – i cancelli della Casa di Elrond.

Mentre loro se ne andavano, diretti a Lothlòrien, consapevoli di quanto sarebbe stato rischioso tutto il loro tragitto. Per questo era stato proprio il capitano Haldir, amico e allievo d’arme di Celeborn e Galadriel, a recarsi a Granburrone per guidarli e proteggerli con la sua pattuglia di esploratori, i più esperti e degni di fiducia.

Ma neppure questo servì a impedire quanto avvenne, neppure la loro indubbia capacità poté impedire l’aggressione improvvisa, nell’evento che per molti secoli a venire sarebbe stato ricordato e maledetto come l’inizio dei Giorni Oscuri.

Elrohir ed Elladan non potevano immaginare, in quell’attimo prima del fischio di frecce e delle grida di battaglia degli orchi,  che per loro i Giorni Oscuri avrebbero coinciso con il disperdersi della loro famiglia. Non potevano immaginare che quella freccia avvelenata avrebbe strappato loro l’amata madre, spingendola sul sentiero della perenne incoscienza.

Non potevano immaginare…poterono solo affrontare l’avverarsi delle loro peggiori paure, e fare del loro meglio per non crollare, fino all’arrivo del loro amato padre, fino al momento di vederlo cullare in lacrime il corpo ferito della sua sposa, che correva incontro alla morte…        

    

Continua…

 

Eccomi di nuovo qui, dopo lo studio delle Appendici del SdA e dei libri annessi per potervi offrire al meglio questo terzo capitolo. La storia di Elrond e Celebrian è una delle più struggenti della Terra di Mezzo, secondo me, e non sarà mai abbastanza trattata per i miei gusti.

Questo chap è la prima parte del mio “tributo” a questa coppia, bellissima e sfortunata.

Alla fine del prossimo chap mi direte se l’avrò resa abbastanza bene, così da non offendere la memoria del Professore.

E che dire del piccolo ferito che ha trovato ospitalità addirittura nelle stanze di Dama Celebrian, ma soprattutto nel suo cuore? Posso solo dirvi…pazientate e restate qui con me, nel mio Sogno!

Emozionata, vi ringrazio per le bellissime recensioni:

* Lothiriel,

* Jenny76,

* Mel,

* Estel21

* Argenne,

* Hobbit * Kiko87

Elen sìla lumenn’ omentielvo – Una stella brilla sull’ora del nostro incontro.

Caillie

 

      

  

     

  

 

 

 

   
 
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