Anime
attorno al fuoco
Capitolo Tre
Attraversato uno dei piccoli cortiletti interni alle
mura della casa, Frodo si ritrovò a fissare una porta chiusa, decorata con
incisioni che seppe riconoscere come parole in Quenya. Pensò tra sé che Bilbo lo
avrebbe torturato finché non l’avesse convinto a mostrargliele, se solo gliene
avesse parlato.
Il suo accompagnatore stava chiaramente pensando a
qualcos’altro.
“ Avrei dovuto immaginarlo…” borbottò lo stregone.
Il suo cipiglio ebbe il potere di riportare Frodo nel
passato, quando - di fronte alle Miniere di Moria - Gandalf il Grigio si era
lamentato con fare burbero delle sue ossa scricchiolanti e soprattutto della
sua memoria sempre più labile.
“ C’è qualche parola d’ordine da pronunciare e che tu
hai dimenticato? ” insinuò Frodo, sentendo ritornare un po’ la voglia di
duellare con il vecchio amico a suon di ironia.
Gandalf lo fulminò con i suoi occhi chiari. “
Divertente, amico…Voi hobbit avete la memoria davvero troppo lunga. ”
“ E voi stregoni l’avete troppo breve. ”
La mano grande e rugosa gli carezzò la chioma castana.
“ Sono felice di sentirti di nuovo ridere, Frodo Baggins…ma non prenderci
troppo gusto. ”
Tornarono a guardare la porta di quella piccola
dipendenza. Era affiancata da due finestre che – fortunatamente basse –
consentirono a Frodo di scorgervi all’interno, su un ripiano di legno scuro,
una pila di libri e una candela.
Fu allora, mentre diverse voci li raggiungevano dalla
sinistra della casa, che qualcuno accese quella candela, con movimenti lenti,
quasi titubanti.
“ La fortuna viene in aiuto alla mia poca memoria,
Frodo ” commentò Gandalf.
Le figure alte e sinuose dei figli di Elrond si
avvicinarono aggirando le pareti esterne della casetta. Uno dei due elfi recava
tra le braccia un piccolo corpicino, avvolto in una coperta molto simile ai mantelli
che a Lothlòrien erano stati donati a tutti i membri della compagnia.
“ E’ stata lei ad avvertirci dell’arrivo di questo
piccolo, ci credi? ” disse l’elfo, lasciando che Gandalf si avvicinasse per
aprire lentamente i lembi della coperta.
Frodo rimase sgomento, nel vedere il volto esangue del
bambino, ferito e graffiato in più punti, pallido come un cencio lavato. La
tempia che non era appoggiata al petto dell’elfo era ricoperta da una ustione
piuttosto estesa, che aveva bruciato anche una grossa ciocca dei capelli biondi
del piccolo.
Il cuore dell’hobbit si gonfiò di dolore e
compassione, quando lo udirono lamentarsi con la voce ridotta ad un sibilo.
“ Ci credo sì… ” disse Galdalf, sconvolto quanto
Frodo. “ Questa è l’opera di orchetti…le ultime zampate del mostro che ci ha
quasi dilaniati, tutti quanti…Portiamolo dentro, subito. ”
d
Seguendo con confusione lo stregone e i due figli di
Elrond, Frodo si venne a trovare in un minuscolo e accogliente salottino, dove
non era più soltanto una candela ad allontanare l’oscurità dai volti dei
presenti.
La donna stava su una bassa poltrona, girata verso il
fuoco che scoppiettava nel caminetto di pietra grigia.
Frodo comprese subito che erano state le sue mani,
quelle bellissime mani, a prodigarsi per far divampare la fiammella che lui
aveva visto accendersi, attraverso il vetro della finestra.
Le dita affusolate si mossero a scostare un ciuffo di
capelli dorati dall’orecchio appuntito della loro portatrice, poi circondarono
il bracciolo della poltrona e seguirono armoniosamente il movimento del corpo
che abbandonava la seduta, rimettendosi in piedi.
In quel momento Sire Elrond comparve dall’arco alla
destra dell’ingresso, e con un breve cenno indicò al figlio il divanetto dove
avrebbe dovuto sdraiare il piccolo ferito.
Sembrava moribondo.
Frodo non riuscì a dire nulla, si sentiva
completamente stregato dalla silenziosa operosità e collaborazione tra Elrond e
quella dama elfica. Gli trasmisero subito la certezza che nessuno dei due si
sarebbe dato per vinto, che a quel povero bambino sarebbero state prestate
tutte le cure necessarie.
“ Potrà guarire? ” sussurrò l’hobbit.
Al suo fianco, Gandalf sospirò. “ Non so, Frodo, non
so. ”
Frodo non poté non rabbrividire, quando ricordò la
notte in cui era stato pugnalato dal Re dei Nazgùl, a seguito del suo
malaugurato primo cedimento al potere dell’Anello. Era successo a Collevento,
ed era stato quello il vero inizio del suo viaggio…il momento in cui aveva
cominciato a rendersi conto di cosa avrebbe significato portare a termine il
suo compito. Mentre Aragorn lo medicava con foglie di una pianta cercata
personalmente da lui e da Sam, Frodo aveva cominciato a sentirsi abbandonare da
una parte di se stesso…aveva sentito che in un certo senso quella parte non
l’avrebbe più potuta recuperare.
Come era accaduto allora al severo volto di Ramingo di
Grampasso, adesso la concentrazione alterava leggermente i lineamenti di Sire
Elrond e dei suoi bellissimi figli, mentre al volto della donna pareva
attribuire ancora maggior serenità. Gandalf posò per diversi minuti la mano
destra sulla fronte del piccolo, e lo fece quasi con timore…ad occhi chiusi,
esitando per un istante nel venire in contatto con le labbra del taglio che
recava appena sopra l’occhio sinistro.
Passarono i minuti, passarono con una lentezza
angosciante, poi Gandalf ritrasse la mano e riaprì gli occhi. “ C’è una tenacia
incredibile, in questo piccolo guerriero. La tirerà fuori prima di quanto pensiamo…”
“ E’ quello che ho sentito sin da subito ” sussurrò
speranzosa
“ Chi se non tu potevi vivere in profondità la sua
richiesta d’aiuto? Tuttavia…” proseguì Gandalf, “ credo debba intervenire il
Padrone di casa Lindo, o quantomeno un Elfo delle capacità di tuo Padre, Dama
Celebrian. ”
L’elfo sorrise. A Frodo quel modo di sorridere non fu
affatto nuovo, eppure non riuscì a rintracciarne il ricordo, non riuscì a
capire chi potesse condividere con la bellissima dama quell’arricciarsi degli
angoli della bocca, quella vena di brio che…Non vi riuscì, non prima che a
pronunciare di nuovo il nome della dama fosse Elrond.
Allora Frodo seppe che non avrebbe più udito una
dichiarazione di amore e dedizione così completa, pur se racchiusa nella
semplice pronuncia di un nome.
“ Celebrian…”
Frodo si sentì vacillare.
Sire Elrond aveva appena aiutato la dama a rialzarsi
in piedi, dopo che per lunghi attimi erano rimasti entrambi inginocchiati
accanto al piccolo ferito. Ora i due elfi erano elementi indivisibili di un
unico corpo, anime unite in uno degli abbracci che per secoli si erano potuti
avvicendare soltanto nei loro sogni.
E Frodo ricordò, ricordò la notte fresca di Gondor
durante la quale, prima del ritorno degli hobbit alla Contea, Dama Arwen li
aveva ricevuti personalmente, desiderando che facessero compagnia a lei e al
padre, che stavano per separarsi.
“ Sì, Frodo. Lei è Dama Celebrian, figlia di Celeborn
e Galadriel…e sposa di Elrond Mezz’elfo, Signore di Imladris. ”
“ …E madre della Stella del Vespro. ”
“ Esatto…” sussurrò Elrohir, assaporando con
malinconia la dolcezza del nome con cui era nota la sorella minore, “ la nostra
testarda sorellina. ”
Dentro di sé, l’hobbit comprese che Elrond e i suoi
figli si erano appena potuti riunire alla Dama. “ Ma come mai si trovava…?
Perché non era con loro a Granburrone? ”
“ E’ una lunga storia, piccolo amico ” gli rispose
direttamente
La musicalità di quella voce non aveva eguali. Era un
timbro pieno di sfaccettature: di energia, ma anche di stanchezza, di gioia
eppure nel contempo di dolore…
“ Sì, Arwen adesso è felice. E io sono quasi riuscita
a convincerne mio padre e mia madre…per fortuna. ” Scambiò un’occhiata complice
con Elrond, prima di chiamare Frodo accanto a sé e iniziare a raccontare…
E quando Dama Celebrian cominciò, per
Frodo fu come tuffarsi nei giorni lontani di un’altra era, ma fu anche come
avere di nuovo attorno a sé il calore di Re Elessar, la burloneria di Merry e
Pipino, l’amicizia incondizionata di Sam…la tangibile nostalgia del Signore di
Granburrone, la felicità della Regina…velata di tristezza. In quella notte,
infatti, Frodo aveva scoperto quanta vita racchiudesse la decisione di Arwen…La
scelta più difficile della sua lunga vita era tutta nello sguardo della nuova
Regina di Gondor…nei dolori del passato, come nella sua incrollabile fiducia
nel domani…
Sul Valico di
Cornorosso imperversava ancora la tempesta di neve, forti raffiche che
impedivano qualsiasi visuale.
I viandanti
proseguivano a testa china, lo sguardo fisso sul sentiero, le ginocchia ben
strette al fianco dei cavalli, loro amati compagni di una vita. Li sentivano
tutti quanti tesi, nervosi…e condividevano appieno il loro stato d’animo.
“ Ci
fermeremo per la notte dopo quel picco, Celebrian, ancora pochi passi ”
annunciò Haldir alla madre.
Elladan ed
Elrohir si scambiarono un’occhiata stanca.
Che quel
viaggio verso Lorien si sarebbe rivelato al termine diverso dai precedenti era
parso chiaro subito, sin dalla partenza. I giovani figli di Elrond non avevano
cuore di parlare tra loro, quel giorno proprio non riuscivano ad accantonare le
previsioni nefaste che i loro sensi di elfo coglievano ad ogni lega di
percorso.
“ Siete
stanchi? ” chiese loro la madre.
Annuirono,
tentando però di non mostrare veramente quanto fossero preoccupati, più che
stanchi. Certo, lei doveva esserlo ancora di più…proprio per questo non
volevano caricare su di lei ulteriori pensieri.
Speravano
soltanto che quel viaggio finisse, lo speravano così tanto che non sprecavano
fiato nel parlarne con la madre, già troppo dispiaciuta per il fatto di essere
ancora così lontana dalla sua piccola, Arwen…e di essere già così lontana
dall’amato, il loro padre Elrond, rimasto a Granburrone.
Era lì che
Celebrian era voluta tornare, quando aveva sentito che il Bianco Consiglio vi
si sarebbe riunito. Le notizie erano pessime, numerosi squadroni di orchi erano
stati avvistati nelle immediate vicinanze di Imladris, nell’Hitahiglin a
nord-est e nelle Brughiere che cerchiavano l’antico reame di Angmar…troppo
vicino, per riuscire a convincersi che non puntassero esattamente a colpire gli
elfi di Granburrone.
Nonostante il
pericolo immediato, l’Ultima Casa accogliente, rifugio creato da Elrond
Mezz’elfo, era rimasto il luogo più adatto ad ospitare i membri del Consiglio,
tanto più che quell’improvvisa riunione li aveva visti arrivare dalle regioni
più disparate, e li aveva visti varcare stremati – dopo lunghi viaggi – i
cancelli della Casa di Elrond.
Mentre loro
se ne andavano, diretti a Lothlòrien, consapevoli di quanto sarebbe stato
rischioso tutto il loro tragitto. Per questo era stato proprio il capitano
Haldir, amico e allievo d’arme di Celeborn e Galadriel, a recarsi a Granburrone
per guidarli e proteggerli con la sua pattuglia di esploratori, i più esperti e
degni di fiducia.
Ma neppure
questo servì a impedire quanto avvenne, neppure la loro indubbia capacità poté
impedire l’aggressione improvvisa, nell’evento che per molti secoli a venire
sarebbe stato ricordato e maledetto come l’inizio dei Giorni Oscuri.
Elrohir ed
Elladan non potevano immaginare, in quell’attimo prima del fischio di frecce e
delle grida di battaglia degli orchi, che per loro i Giorni Oscuri avrebbero
coinciso con il disperdersi della loro famiglia. Non potevano immaginare che
quella freccia avvelenata avrebbe strappato loro l’amata madre, spingendola sul
sentiero della perenne incoscienza.
Non potevano
immaginare…poterono solo affrontare l’avverarsi delle loro peggiori paure, e
fare del loro meglio per non crollare, fino all’arrivo del loro amato padre,
fino al momento di vederlo cullare in lacrime il corpo ferito della sua sposa,
che correva incontro alla morte…
Continua…
Eccomi di nuovo qui, dopo lo studio delle Appendici del SdA e dei libri
annessi per potervi offrire al meglio questo terzo capitolo. La storia di
Elrond e Celebrian è una delle più struggenti della Terra di Mezzo, secondo me,
e non sarà mai abbastanza trattata per i miei gusti.
Questo chap è la prima parte del mio “tributo” a
questa coppia, bellissima e sfortunata.
Alla fine del prossimo chap mi direte se l’avrò resa
abbastanza bene, così da non offendere la memoria del Professore.
E che dire del piccolo ferito che ha trovato
ospitalità addirittura nelle stanze di Dama Celebrian, ma soprattutto nel suo
cuore? Posso solo dirvi…pazientate e restate qui con me, nel mio Sogno!
Emozionata, vi ringrazio per le bellissime recensioni:
*
Lothiriel,
*
Jenny76,
*
Mel,
*
Estel21
*
Argenne,
*
Hobbit
* Kiko87
Elen sìla lumenn’ omentielvo – Una stella brilla sull’ora del nostro incontro.
Caillie