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Autore: Mue    30/06/2015    4 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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I.
Una terribile delusione

 


Fu così che la fatidica giornata venne; quella che, almeno secondo Drilla, avrebbe fatto al differenza tra la vita e la morte. Perchè ormai la conquista di Tristan era diventata una questione di importanza vitale. Aveva solo quell'anno per farlo, solo quell'ultima occasione, poi non l'avrebbe più rivisto. Non doveva assolutamente sprecarla.
Si svegliò più agitata che mai, tanto che Emily, mentre si infilava la divisa al suo fianco, perse la pazienza.
“Ma insomma, ti vuoi dare una calmata?!”, sbottò dopo l’ennesima volta che Drilla ripassava a voce alta gli schemi per la partita di Quidditch di quel giorno.
“Non posso, è la partita più importante della mia vita!”, disse Drilla saltellando in giro per la stanza senza una meta precisa.
Emily scosse il capo. “Credevo che giocassi a Quidditch perchè ti piaceva, non per qualche altro secondo fine. Non mi hai sempre detto che divertirsi è la cosa più impotante?”
“Non oggi!”, replicò istericamente Drilla. “Oggi dobbiamo vincere. Io devo vincere.”
Emily fu tanto innervosita dal suo tono fanatico che la lasciò e scese da sola in Sala Grande. Drilla percorse un’altra decina di volte il dormitorio. Alla fine scese anche lei per unirsi agli altri; non perchè si sentisse pronta ma perchè era terribilmente tardi.
Al tavolo dei Corvonero era già presente l’intera squadra, Tristan a capotavola a cercare di calmare i compagni. Quando la vide, sorrise sollevato. “Ehi, avevo paura di dover mandare qualcuno al dormitorio perchè forse non ti eri svegliata. Tutto bene?”
“Sì!”, mentì Drilla con un tono così teso che due o tre suoi compagni sobbalzarono nel sentirla.
Tristan fece un’espressione poco convinta mentre lei, con il cuore che le martellava a mille, gli si sedeva accanto, concentrata. Non si accorgeva nemmeno di quel che metteva in bocca, talmente era intenta al ripasso mentale delle tattiche che avevano elaborato nel mese precedente.
Schema A: il primo cacciatore prende la pluffa, fa una finta a destra e passa al cacciatore alla sua sinistra, pensò ingozzandosi di porridge. Schema B: il portiere recupera la pluffa...
“Drilla, sei sicura di sentirti bene?”, chiese Tristan preoccupato.
“Sto benissimo”, lo rassicurò Drilla senza prestargli troppa attenzione, mentre ripeteva tra sé lo schema C. Benissimo, e oggi vedrai di cosa sarò capace...No, non devo distrarmi! Schema D...
Tristan rinunciò al tentativo evidentemente vano di farla tornare alla realtà, e si voltò a discutere con il resto della squadra.
Dieci minuti dopo si diressero tutti attraverso il prato che portava al campo di Quidditch, il cielo grigio, le nubi gonfie di pioggia che minacciavano di riversarsi su di loro da un momento all’altro.
Drilla vide Stuart, Emily, e anche Al, unitosi agli amici dopo colazione, salutarla con la mano mentre anche loro si avviavano nella stessa direzione, ma era troppo ansiosa per rispondere ai loro sorrisi, così si limitò ad un cenno del capo che li lasciò perplessi. Non poteva dar loro tutti i torti, di solito non si comportava mai così. Ma quel giorno era speciale!
Negli spogliatoi Tristan fece il suo discorsetto incoraggiante alla squadra, ma Drilla, a differenza del solito, non ne recepì nemmeno una parola. La sua espressione doveva dirla lunga su dove si trovasse la sua testa, perchè mentre stavano per uscire il ragazzo la prese per un attimo per un braccio tirandola indietro. “Drilla, che hai oggi? Sembri completamente con la testa tra le nuvole.”
Drilla cercò di sorridere ma le venne fuori solo una smorfia tirata. “Non preoccuparti, sono solo un po’ agitata.”
“Un po’?!”, ripetè lui scettico.
In quel momento Lotus, l’insegnante di Volo, abbaiò loro di sbrigarsi.
“Senti, non so che ti sia preso”, disse Tristan in fretta. “Ma tu gioca come hai sempre giocato, okay? Sei sempre andata benissimo, non preoccuparti.”
Drilla sentì un nodo stringerle la gola, commossa ed emozionata da quell'apprezzamento, e si limitò ad annuire con la testa.
“Stringetevi le mani”, ordinò Lotus, e Jamie e Tristan obbedirono.
Drilla, una fila dietro, guardò senza realmente vederle le figure degli avversari nella loro divisa rosso sgargiante; David, proprio di fronte a lei, ammiccò provocatorio, ma Drilla mantenne un’espressione totalmente impassibile, accorgendosi a malapena di lui. Era un evento così raro il fatto che lei non gli rispondesse a tono che David, sbalordito, smise di sorridere e se il suo compagno di squadra non gli avesse tirato una gomitata non si sarebbe nemmeno reso conto che Lotus aveva ordinato di salire sulle scope.
Il trillo acutissimo del fischietto d’argento del professore diede inizio alla partita.
E Drilla, innalzandosi nel cielo, sentì il vento frustarle i capelli e l’odore di pioggia rempirle le narici. Cerò di concentrarsi sugli schemi che aveva ripassato fino ad un istante prima. Derek, sotto di lei, sfrecciò e le passò la Pluffa dal basso, e Drilla, riconoscendo una mossa dello schema E, la afferrò al volo e virò bruscamente verso destra, ritrovandosi faccia a faccia con David che con uno scartò riuscì facilmente a rubargliela.
Drilla si voltò esterrefatta dall’essersi lasciata scartare così e partì al suo inseguimento. David era veloce, raggiunse gli anelli delle porta molto prima di lei e tirò. Tristan si gettò di lato e riuscì a prendere la Pluffa al volo. Gridò ai giocatori di risalire verso gli anelli avversari e passò la Pluffa a Drilla, che con una mossa rapida riuscì a oltrepassare Rebecca Asuten, una cacciatrice di Grifondoro, e lanciarsi verso il portiere. Si guardò intorno e non vide nè Ashley nè Derek. Dov’erano finiti? Sapevano che quella tattica prevedeva che ci fosse uno di loro due con lei.
Frustrata, esitò un attimo e quel momento di distrazione le fu fatale. David le volò vicinissimo e allungando un braccio riuscì di nuovo a strapparle la Pluffa e tornare verso Tristan. Stavolta nemmeno le sue parate acrobatiche riuscirono a impedire a Grifondoro di segnare.
“Dieci a zero per Grifondoro!”, tuonò nel megafono Hugo Weasley, che faceva la cronaca a quella partita.
Dopo tre attacchi e tre fallimenti dei Cacciatori di Corvonero, Tristan chiese un time-out e fece tornare la squadra a terra.
“Drilla, che stai combinando?”, sibilò irritato.
“Io?!”, fece lei offesa. “Io sto giocando come avevamo concordato! Sono Derek e Ashley che non ricordano gli schemi!”
“Ma chi se ne importa degli schemi!”, replicò Tristan. “Eri sola davanti al portiere! Perchè non hai tirato in porta?”
Drilla si imbronciò. “Perchè quella mossa era proprio quella che abbiamo provato l’altra sera e tu hai detto...”
“Lascia perdere quello che ho detto l’altra sera!”, esclamò Tristan esasperato. “Era un allenamento, ora stiamo giocando una partita vera, con degli avversari! Ma che hai, oggi? Hai sempre giocato d’intuito e sei sempre stata fantastica. Perchè tutto ad un tratto sei cambiata così?”
Per te! Nient’altro, nessun altro che per te!, avrebbe voluto gridargli Drilla furiosa, ma si rimangiò tutto e tornò sulla sua scopa. Gliel’avrebbe fatta vedere...
Iniziò a piovere, ma Drilla non se ne accorse nemmeno, furibonda com’era. Giocava con rabbia, faceva un mucchio di errori stupidi, tanto che Tristan chiese un altro time-out e la rimproverò di nuovo aspramente.
“Senti, sei la cacciatrice migliore della squadra, ma gioca ancora così e dovrò cercarne un’altra per tutte le prossime partite!”, minacciò furente.
Drilla, gli occhi pieni di lacrime di rabbia, ringraziò che piovesse così nessuno poteva accorgersene e tornò a giocare. Ma sentiva i suoi movimenti lenti, impacciati, e non riusciva nemmeno più a seguire il gioco. Volava di qua e di là senza una direzione precisa, senza riuscire mai a prendere la Pluffa. Tristan non chiese altri time-out, ormai completamente rassegnato. Dava ordini solo a Derek e Ashley e ai Battitori, ignorando totalmente Drilla.
Era talmente lenta che nemmeno si accorse del Bolide che sfrecciò nella sua direzione mentre ostacolava la strada a David, facendoli finire proprio al centro della sua traiettoria. Colpiti, piombarono entrambi sul prato morbido, sotto di loro, ammaccati.
Lotus fischiò un rigore a Corvonero. David imprecò mentre si rialzava dolorante da terra.
“Dannazione, ma si può sapere che ti è preso? Giochi da schifo e coinvolgi pure me?”
Drilla si infuriò all’istante. “Chi è che giocherebbe da schifo?”
“Tu!”, rispose lui senza esitazione. “E non dire che non è vero, andiamo, lo ha detto anche il tuo bel capitano!”
Drilla strinse i denti. “Non-parlare-così-di-Tristan!”, scandì minacciosa.
David alzò le spalle. “Se vuoi posso dire che è brutto. Ehi, che vuoi fare ora, picchiarmi?”, chiese, a metà tra il divertito e il preoccupato, vedendo la sua espressione minacciosa.
Drilla si sforzò di calmarsi. “Non ne avrò bisogno. Piangerai comunque dopo aver perso la partita!”
David sogghignò. “Che paura! Voglio proprio vedere come! Siete sotto di cinquanta punti e la vostra Cercatrice non ha alcuna speranza di battere Jamie.”
“Non ne avrà bisogno, talmente tanti goal vi farò ingoiare!”, ribattè Drilla.
David non potè rispondere a tono perchè vennero entrambi richiamati da Lotus, e tornarono sulle scope agguerriti e assetati di vittoria come non mai.
E avvenne il miracolo.
Drilla non sapeva come, non sapeva quando, ma la tutta la rabbia che aveva in corpo a causa di David la riscosse. I suoi goal scatenarono i tifosi di Corvonero, uno dopo l'altro. Nemmeno con tutto l’impegno di David i Grifondoro riuscirono a mantenere il loro vantaggio a lungo. Alla fine Jamie ed Ellen scorsero lontano il Boccino d’oro, sfavillante tra gli scrosci di pioggia, e scesero in piacchiata come aquile sulla preda. E, come sempre, fu Jamie a prenderlo.
Lo stadio trattenne il fiato voltandosi verso il tabellone del punteggio: Corvonero 260, Grifondoro 230.
Il boato esplose dall’ala azzurra e blu dello stadio, e la squadra della loro Casa scese a terra in un abbraccio collettivo. Drilla era più felice che mai: quanto era stata stupida a voler seguire gli schemi! Era l’improvvisazione il suo gioco, da sempre, non avrebbe dovuto dimenticarlo tanto facilmente! E avevano vinto!
Tristan si fece largo tra la folla e la raggiunse.
Drilla aprì la bocca per parlare, con un enorme sorrise sulle labbra, ma lui glielo impedì e la strinse in un abbraccio mozzafiato. Drilla rimase un istante immobile, incredula, poi lo strinse a sua volta. Non poteva crederci, non poteva essere tanto vicino.
“Drilla...”, disse ansimante lui con un gran sorriso.
Derek emerse in quel momento alla loro sinistra e tirò ad entrambi una pacca sulle spalle. “Abbiamo vinto! Siamo stati grandi!”, ululò felice.
Tristan non riusciva più a smettere di sorridere. “Davvero. Soprattutto tu, Drilla”, aggiunse, rivolgendole uno sguardo pieno di gioia. “Mi dispiace di averti parlato così in malo modo prima. Sono scusato?”
Drilla trattenne il fiato di fronte a quel volto luminoso. “Ma certo!”, rispose in fretta.
Tristan continuò a sorridere e si fece trascinare via dagli altri compagni di squadra. Drilla lo guardò allontanarsi impalata in mezzo al campo. Se solo non fosse arrivato Derek forse avrebbero potuto parlarsi. Forse lui stava per parlarle, e non per farle solo i complimenti...
Euforica, tornò al castello insieme ad Emily, Stuart ed Al, che erano scesi a complimentarsi.
“Gran belle azioni, anche se all’inizio eri un po’ moscia”, disse Al sportivamente, accettando la sconfitta della sua Casa. Era dolce, Al, come sempre, e Drilla era così felice che lo avrebbe abbracciato e coccolato. Avrebbe abbracciato e coccolato tutti, a dire il vero, era fuori di sé dalla felicità!
“Mi stavo solo scaldando”, replicò scherzosamente.
Al rise. “Che modestia.”
Drilla si unì alla sua risata contagiosa.
Al, purtroppo, era tra loro quello che vedevano di meno, ormai sempre impegnato a studiare disperatamente Pozioni per mantenere alti i suoi voti e prendere così i M.A.G.O. necessari l’anno seguente per il suo sogno di sempre: diventare Auror come suo padre.
Aveva perennemente l’aria stanca, gli occhiali che gli coprivano a malapena le occhiaie, gli occhi verdi un po’ appannati dal sonno. Anche lui era cresciuto e, anzi, adesso sembrava proprio un ragazzo maturo, forse addirittura più di Jamie che, sebbene sempre un po' canaglia, aveva cominciato a mettere la testa a posto e ad essere più responsabile -ma Drilla sospettava che più che l'età, era l'influenza di Emily.
Senza contare, poi, che ora Al era anche un Prefetto e superava di parecchie spanne l’esigua altezza di Drilla, arrivando quasi a quella di Stuart. Drilla dovette alzarsi sulle punte per aggrapparsi con un braccio attorno alle sue spalle e stringerlo per la gioia.
La Sala Grande, quella sera, era un caos. Era il 31 ottobre, Halloween, e si teneva il tradizionale Banchetto annuale. I Fantasmi erano più attivi che mai, e sfilarono in una parata davvero spettacolare su destrieri spettrali che svolazzavano sopra i quattro tavoli delle Case.
Gli studenti si mischiarono tra loro, Al e Jamie raggiunsero Drilla e gli altri al tavolo dei Corvonero e la confusione era tale che quasi non ci si rendeva conto di quello che succedeva nel resto della Sala. Quasi. Purtroppo per Drilla.
Stava chiacchierando con Al allegramente, guardandosi attorno alla ricerca di Tristan, quando lo vide, a pochi passi da lei. E rimase inorridita.
Circondato da persone che non facevano caso a lui, il ragazzo era stato anche lui raggiunto da un appartenente ad un’altra Casa. Una ragazza di Grifondoro, per la precisione. Rose Weasley, per la precisione.
Ma quello che fece cadere fragorosamente il calice di succo di zucca dalla mano di Drilla fu il loro abbraccio. Erano avvinghiati talmente stretti che risultava difficile distinguere un corpo dall’altro. I loro volti erano schiacciati uno contro l’altro, gli occhi chiusi, completamente dimentichi del resto, avvinti in un bacio appassionato.
“Drilla?”, fece una voce che la parte razionale di Drilla ancora sveglia riconobbe come quella di Al. “Drilla, che hai?”
Drilla non rispose. Fissò la scena come se fosse ancorata al pavimento, paralizzata, senza riuscire a muoversi. Poi li vide staccarsi e Tristan voltarsi verso di lei. E il sorriso complice e vagamente imbarazzato che le fece mentre teneva un’altra ragazza sulle ginocchia -una ragazza che non era lei, che non era Drilla!- fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Senza una parola, Drilla si voltò e si lanciò tra la ressa di studenti intenti a festeggiare; si fece strada tra loro spintonando via qualcuno, senza badare alle proteste, e riuscì a raggiungere finalmente il portone d’ingresso della sala e raggiungere la Sala d’Ingresso, vuota tranne pochi studenti che gironzolavano nullafacenti lì intorno.
Drilla aveva il fiato corto. Si fermò, ansimò, e si accorse di due persone, alla sua destra, poco lontano; cercò di metterle a fuoco. Due studenti, ragazzo e ragazza, che si baciavano esattamente come avevano fatto Tristan e Rose Weasley poco prima al tavolo di Corvonero. Drilla si concentrò meglio e riconobbe il ragazzo come David Steeval. L’altra, invece, somigliava a una delle tante ragazzine di Grifondoro che gli andavano dietro, forse una del quarto anno.
Drilla li osservò impassibile staccarsi, poi David si voltò e la vide. Stava già per sorridere e lanciarle un insulto quando vide la sua espressione sconvolta. Il sorriso gli scivolò dalle labbra e si accigliò.
“Ehi, Pulcino, che ti prende?”, domandò perplesso lasciando la ragazza e avvicinandosi a Drilla.
“David...”, protestò la Grifondoro in modo petulante.
David la ignorò e si avvicinò a Drilla. “Sembra che tu abbia visto la strega dell’isola resuscitare. Sicura di star bene?”, chiese nel suo tono canzonatorio.
Drilla non rispose. Guardò lui, poi guardò la ragazza alle sue spalle che, offesa, aveva incrociato le braccia e li guardava irritata.
“Chi è questa, David?”
David si voltò verso la ragazza infastidito. “Che te ne importa? Aspetta un secondo e basta!” Tornò a fissare Drilla e le sventolò una mano davanti agli occhi. “Ehi, mi senti?”
Drilla spostò di nuovo lo sguardo dalla ragazza a lui. Era la stessa, identica scena di prima. La stessa scena con il finale che lei avrebbe desiderato. Tristan che si alzava, lasciava lì Rose Weasley, indifferente, e veniva da lei preoccupato. Ma quello che aveva davanti non era lui. Lui non si era alzato, non aveva lasciato la sua ragazza, non aveva capito dalla sua espressione quanto le stesse facendo male. Quello che aveva davanti, in quel momento, era il suo peggiore nemico, il ragazzo che odiava da quando lo aveva incontrato la prima volta fuori dall'aula di Trasfigurazione il primo anno mentre faceva uno scherzo a Pix.
Era David Steeval, l’idiota, strafottente, dannato David Steeval.
“Insomma, ma stai bene o no?”, sbottò lui.
Drilla non si rese nemmeno conto di quello che fece. Alzò una mano e gli sferrò un pugno dritto alla mascella, facendolo cadere sul pavimento con un labbro sanguinante.
“E SECONDO TE COME DOVREI SENTIRMI, RAZZA DI TROLL RITARDATO CHE NON SEI ALTRO?”
David rimase così sorpreso, che, forse anche stordito dal pugno, non trovò una risposta da darle e rimase semplicemente a terra a fissarla con gli occhi spalancati.
Drilla girò le spalle e marciò fino alla sua stanza nel dormitorio senza badare a una sola delle occhiate che gli studenti le lanciavano perplessi al suo passaggio.
David Steeval era un emerito cretino. E Tristan Vidal era anche peggio. Molto peggio.

   
 
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