Non
sarebbe stato un viaggio troppo complicato, ma terribilmente lungo
almeno per
quanto riguardava alcuni dei viaggiatori presenti quello si.
La
sveglia era stata per le sei in punto, eppure invece di un allegro
buongiorno,
avvenuto solo nella stanza che Alexandria Meat condivideva con gli
altri
ragazzi della Muscle League, ciò che calò nel
gruppo aveva i connotati di un
silenzio imbarazzante. Dalla partenza al piccolo albergo in cui
soggiornavano,
fino a tutto il tragitto in pullman che portò
l’intero gruppo alla stazione, e
poi da li preso il treno che li portò fino al molo, ben
poche parole si udirono
se non quelle inerenti alla missione in corso e al lungo viaggio che li
attendeva. Molti lottatori si persero a guardare il paesaggio
parzialmente
innevato che si apriva davanti ai finestrini, oppure passare lungo
tempo nel
vagone ristorante non godendo della compagnia di Hammy e Warsman che
continuavano
a starsene in disparte e lontani.
Il
motivo di tutto quel silenzio era ovvio, dato che ne Emerald ne Lord
Flash si
erano rivolti la parola stando ben attenti a non guardarsi neppure in
faccia e,
oltretutto, sedersi il più lontano possibile l’uno
dall’altra una volta saliti
sul pullman e stanziarsi in carrozze differenti sul treno.
Già solo a guardarli
così neri in faccia, senza tener conto che la marchesa
teneva nascosti gli
occhi dietro un paio di spessi occhiali da sole presi direttamente al
negozio
di souvenir dell’albergo, lasciava intendere che tra loro due
doveva esserci
stata una discussione assai tesa… ma era stata proprio
l’aura che emanavano,
del tipo “provate a fare domande e vi scortichiamo
vivi”, che aveva fatto
desistere l’intero gruppetto, persino
quell’irriverente di Kyle Mask dal
commettere l’errore di chiedere se tutto andava bene.
Un
viaggio teso, ma mai quanto quello sul traghetto una volta raggiunto il
piccolo
molto segnalato dagli organizzatori del prossimo evento. A quanto pare
il mezzo
di trasporto non era di casa Lancaster, per quanto fosse stato pagato
assieme a
tutto il resto tra mezzi di trasporto e vitto. Da quel che aveva capito
il
piccolo allenatore del principe Kid il marchese non aveva su Amazon la
stessa
influenza che aveva sulla Terra tanto che le autorità
religiose non
apprezzavano molto le sue intromissioni, e sempre a quanto pare non
tutti i
templi apprezzavano che i due sposi affrontassero il viaggio tra mille
comodità
come avevano poi ben scoperto durante le loro avventure.
Benchè
la somma sacerdotessa del Tempio dell’Amore non avesse
accennato a patimenti
feroci e aiuto negato proveniente dall’esterno, persino il
Tempio del
Sacrificio aveva lasciato loro alcune comodità e
l’unica restrizione era stata all’interno
del ring, a quanto pare gli altri agivano in maniera autonoma lasciando
intendere che ogni luogo sacro avesse la sua autorità per
quanto rispondessero
ad un'unica fede.
Ma
in fin dei conti cosa le importava a quella strega se non era di sua
competenza? E qualsiasi comodità comunque non avrebbe reso
il viaggio meno
stressante. Se lady Erza pretendeva che i suoi penitenti giungessero
fino al
suo tempio patendo il freddo e il poco ossigeno, in egual misura gli
uomini del
Tempio della Costanza desideravano un viaggio sobrio seguendo le tappe
da loro
chieste come da telegramma recapitato quella sera stessa
all’albergo in cui
avevano sostato.
Avevano
avuto la magnanimità di non farli passare per le vie
più interne e antiche di
pellegrinaggio, ora situate nelle Terre Perdute, per optare per un
vecchio
traghetto ormai prossimo al smantellamento e con della cabine letto
davvero
passabili… se si poteva definire passabile le pareti
metalliche scrostate di
ruggine, le cuccette sfondate e con le molle che trapanavano la schiena
dei
poveri viaggiatori fino a giungere al rancio offerto dal cuoco fatto di
rape
rosse e cipolle. Ma ci si doveva accontentare e persino la Lancaster
parve non
avere storie per quel trattamento tutt’altro che principesco
continuando a
rimanere chiusa in un silenzio poco gradevole. Oltre che farsi vedere
poco se
non scambiando qualche battuta amichevole verso i ragazzi della League.
Un
atteggiamento che preoccupava Meat, ripromettendosi di parlarle
poiché il
gruppo, e lei stessa, non avevano bisogno di altra tensione negativa,
ma mai
come la ferocia di Lord Flash nell’allenare il suo nuovo
pupillo. Attualmente
l’allenatore della famiglia reale dei Muscle si trovava
all’interno della stiva
di carico del traghetto, e nel mezzo dei container vi era uno spiazzo
circolare
abbastanza grande e ben illuminato da permettere ad un drappello di
uomini di
potercisi allenare.
Proprio
lì il giovane rampollo della famiglia Mask cercava di
allenarsi alla Croce
Ribaltata grazie anche all’aiuto offerto da Jeager e Kid
Muscle, ma gli
allenamenti si stavano dimostrando alquanto difficili per un esercizio
solo in
apparenza, almeno per Meat, facile da eseguire. Come se non bastasse
Warsman
non era di nessun aiuto al ragazzo, non lo incoraggiava in nessun modo
ma anzi,
denigrandolo con una aggressività fuori dal comune.
Attualmente
il giovanotto di origini inglesi stava cercando di effettuare la
propria mossa
su un Jeager piuttosto provato da quegli allenamenti
tutt’altro che all’acqua
di rose, e lo sforzo evidente di renderla alla perfezione mostrava
tutta la
vera difficoltà del caso.
–
È tutto quello che riesci a fare?! –
tuonò un Warsman piuttosto insoddisfatto
dalle prestazioni del proprio allievo – questa è
una tecnica che va eseguita in
fretta! E tu hai permesso al tuo avversario di prenderti le caviglie!
Come
pensi di potergli spezzare la schiena se lasci che ti prenda
così?!! –
–
Nnh… g-già… perché non
riesci a fare di meglio?! –
A
parlare era stato il lottatore di origini tedesche, e benchè
avesse detto una
mezza battuta cinica non è che le sue condizioni fossero
messe meglio data la
spina dorsale messa sotto sforzo. La scena era dunque la seguente:
Jeager era
al centro di quell’arena improvvisata ben bloccato dalla
presa di Kyle Mask,
alle sue spalle e a testa in giù reni contro reni, e
tuttavia per quanto i
muscoli della sua schiena fossero in tensione era comunque riuscito a
mettere
entrambe le mani sui piedi dell’avversario ben chiusi ad X.
Faceva fatica a
respirare e Kyle sembrava volergli torcere il collo oltre che
sfiancargli la
schiena con quella posizione assurda, senza contare che aveva le
caviglie
bloccate dalle mani dell’avversario e dunque ogni movimento
di fuga gli era
precluso. Ma ciononostante sapeva resistere a quella sua bizzarra
tecnica,
nonostante entrambi i lottatori fossero madidi di sudore e con i volti
arrossati per quello sforzo immane.
–
Si che posso… fare di meglio! – grugnì
Kyle, in evidente stato di sforzo fisico
e mentale nel non voler deludere il proprio allenatore –
dammi solo… il tempo
di…!–
–
Tu non ne hai di tempo! Kyle Mask! – tuonò con
voce cupa il russo, girando
attorno e con calcolata lentezza ai due lottatori per poi
inginocchiarsi
proprio davanti al suo pupillo. Pareva come un gatto che aveva messo
all’angolo
un povero topo, pronto a dargli la mazzolata finale – a breve
raggiungeremo le
Distese Sibilanti e tu NON hai ancora appreso una tecnica che pensavo,
erroneamente, ti calzasse a pennello… mi hai molto deluso,
Kyle Mask. Sei solo
buono a dare aria alla bocca, dato che tuo cugino avrebbe appreso
questa
tecnica in pochi minuti scarsi! –
Quella
fu la mazzata finale verso un ragazzo che da più di
un’ora stava cercando di
apprendere quella tecnica elegante senza non poca fatica, ed un grido
rauco di
frustrazione gli uscì dalla bocca nel momento esatto in cui
Jeager, anche lui
stremato, riuscì a liberarsi della presa e, facendo forza
sui piedi ora liberi,
agguantandolo meglio per le gambe riuscì a lanciarlo contro
il container più
vicino. Il metallo della grande cassa rossa si piegò sotto
la forza sovraumana
sviluppata dal giovane chojin, e dietro la schiena di Kyle si
generò una
profonda ammaccatura che incassò per bene il ragazzo prima
che quest’ultimo
scivolasse lentamente a terra per la troppa stanchezza accumulata. Per
un lungo
attimo l’unico eco che rimbombò tra quelle pareti
metalliche arrugginite dal
tempo era quello prodotto dal respiro ancora affannoso dei due giovani
lottatori che si erano allenati quasi ferocemente per poter portare a
termine
un compito solo all’apparenza semplice, e poi il semplice
passo di Lord Flash
si sostituì a quel silenzio carico di tensione per portarsi
il più possibile
lontano da quel luogo e dal commettere errori ben più grossi
di una “semplice”
ramanzina in cui a stento si riconosceva.
Per
tutto il tempo Alexandria Meat aveva trattenuto il proprio allievo
dall’andare
a mettersi in mezzo a quella faccenda che non lo riguardava, per quanto
non
fosse bello neppure per lui vedere un allenatore umiliare
così il proprio
allievo, e tutto sommato le acque si calmarono un poco una volta che
l’ex
lottatore di origini russe se ne fu andato dalla stiva di carico.
–
Non è giusto che lo tratti così –
sussurrò il principe dei kinnikku al folletto
– non potrebbe dargli più tempo
per apprendere quella tecnica assurda? Un allenatore deve supportare il
proprio
allievo come fai tu! Non così… per quanto Kyle
sia antipatico alle volte –
Diciamo
pure spesso e volentieri nonostante le sonore batoste che gli avevano
fatto
abbassare un po’ la cresta durante il loro lungo viaggio, ma
da qui ad arrivare
a vederlo sfinito e aggressivo nei confronti di uno Jeager che
cercò di
aiutarlo a rimettersi in piedi, cercando di dargli uno schiaffo alle
mani per
quell’aiuto che rifiutò con rabbia, lasciava
intendere che pure Kyle era “vittima”
della tensione che c’era tra i protagonisti principali di
questa storia.
–
Purtroppo questa faccenda non ci riguarda, ragazzo mio.
Finchè la questione non
ci toccherà personalmente noi possiamo fare ben poco in un
rapporto come il
loro – Meat ovviamente si riferiva sia al rapporto
studente/maestro che a
quest’ultimo con la sua scomoda moglie, per quanto potesse
essere una faccenda
piuttosto stressante anche per loro, e glielo sussurrò come
risposta osservando
il giovanotto inglese allontanarsi a sua volta dalla stiva –
spero solo che
finalmente si decidano a mettere le cose in chiaro, questo tira e molla
non
giova proprio a nessuno –
Non
era uno stupido e aveva capito che Emerald stava cercando di evitare il
russo
come se si fosse “ricordata” che doveva stargli
lontano, e odiarlo per
l’oltraggio di averla sposata, nonostante la sera prima di
quel gelo che era
calato su di loro l’avesse cercato nonostante il luogo poco
consono al loro
incontro. Un attimo prima quella ragazza lo desidera accanto a se, e un
attimo
dopo lo evita come un appestato.
Forse
era il caso di
capire cosa le passasse
per la testa… in fin dei conti non era gradevole dover
assistere a certe scene,
senza contare che si era affezionato a colei cui tutti loro avrebbero
dimostrato eterna gratitudine per aver salvato loro la pellaccia da una
inquisizione alquanto cieca.
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Aveva
bisogno di prendere aria, e il più possibile doveva
prenderla in un luogo
isolato. Logicamente sapeva di non potersi buttare
all’interno delle fredde
acque di quel mare interno che stavano attraversando, non senza aver
attirato
l’attenzione dei marinai presenti che si sarebbero
insospettiti vedendolo
nuotare in mezzo ad acque infestate da stupidi mostri con gli occhi
strabici,
dunque si limitò ad appoggiare i gomiti sulla murata di
poppa ed osservare
l’orizzonte di fronte a se.
Sapeva
di aver sbagliato nel trattare in modo così rude il proprio
allievo, che
meritava di essere spronato e non condannato per una tecnica che non
riusciva
ad apprendere velocemente come avrebbe fatto sicuramente Kevin, e
sapeva anche
di essere stato un debole a
lasciarsi
prendere da sentimenti negativi mettendoci in mezzo gente che non
c’entrava
nulla.
Forse
era un’altra di quelle cose che aveva ereditato dagli
insegnamenti di Robin
Mask, ad avere un carattere davvero insopportabile alle volte, ma
francamente parlando
tutta quell’intera faccenda stava iniziando ad esasperarlo.
No, non era sua
intenzione mollare la spugna con Emerald, perché quella
cretina non gliela
raccontava giusta con il suo voler non avere più a che fare
con lui per il
modo, contraddittorio, in cui lo cercava… ma il fatto che
continuasse a farsi
influenzare così da altre persone, perché era
chiaro che il caro papi
c’entrasse qualcosa e chissà di
cosa avevano parlato nei giorni scorsi al telefono ( in tutta
onestà non ne
voleva sapere, quell’uomo non gli piaceva proprio per come
gli aveva rovinato
la reputazione ), francamente parlando iniziava a stancarlo.
Logicamente
era più per il fatto che ancora continuava a rifiutare di
essere legata a lui
in un modo che andava ben oltre il semplice capriccio, persino lui
aveva ben
compreso come stavano le cose nell’arco di quei quattro mesi
passati e poi
all’interno di quelle terme in cui la marchesa aveva mostrato
tutt’altra faccia
prima di rinnegare tutto, continuando comunque ad avere paura
di esporsi troppo.
Ed
era forse la paura il più grosso ostacolo da sormontare per
loro due. Il russo
se ne stava facendo ormai una ragione di tutto quel loro strano
rapporto,
avendo avuto parecchio tempo per riflettere al contrario della giovane
donna
che lo aveva, per un certo periodo, dimenticato con una lunga vacanza
di
piacere. Forse era strategia pure quella, cercare di non pensare a
qualcosa che
l’aveva travolta in un modo inaspettato, ma ora che erano
nuovamente a stretto
contatto non aveva possibilità di dimenticarlo
così velocemente tra una festa e
l’altra. Forse se quella situazione di stallo fosse
continuata con il
progredire dei giorni si sarebbe trasformata in una sorta di sogno
fatto ad occhi
aperti se le loro strade non si fossero più incontrate, con
Emerald che avrebbe
continuato la sua vita tra gli agi di famiglia in compagnia del suo bel
soldato
di origini argentine, mentre Warsman molto probabilmente avrebbe continuato la sua
vita isolato dal
resto del mondo sperando di essere dimenticato per il bene di tutti, ma
alla
fine il destino aveva giocato loro uno scherzo assai strano.
La
marchesa poteva negarlo quanto voleva, scappare in preda ad una paura
quasi
ancestrale di deludere un padre che stravedeva per lei, ma il fatto che
a Tokyo
si era ricordata di lui tanto da andare a trovarlo di nascosto lasciava
intendere che la faccenda non le era del tutto indifferente. Per quanto
male
gli avesse fatto allora… era logico che adesso
l’ex lottatore si stesse
aggrappando ad una speranza di poter riprendere tra le mani una vita
che aveva
abbandonato per troppo tempo.
Una
serie di pensieri a dir poco cupi e deprimenti i suoi, per quanto
conditi da
una certa speranza, che lo portarono dunque a sospirare in modo quasi
esasperato/rassegnato nel mentre nella sua testa risuonava una
malinconica
sinfonia di violini. Una stranezza alquanto grottesca ciò
che giungeva alle sue
orecchie, e non era generata dal suo cervello, e quando capì
che quella
sinfonia veniva da dietro le sue spalle l’impulso di girarsi
fu praticamente
istintivo.
–
Una musica adatta per un momento alquanto deprimente… non lo
pensi anche tu?
Una vera fortuna che abbia questa suoneria–
A
parlare era stato nientemeno che il suo nuovo allievo che con tanta
ferocia
aveva rimproverato circa sette minuti fa, e nel dirgli quelle parole
non
sembrava esserci risentimento per essere stato trattato con una
indelicatezza
pari a quella di uno schiavista. Si limitò unicamente ad
avanzare verso di lui
con il suo solito passo spavaldo e tenendo in mano il proprio cellulare
che,
seppur non prendesse linea da quelle parti, riusciva comunque a far
funzionare
una suoneria alquanto deprimente seppur d’effetto. A quel
punto a Lord Flash
non rimase altro da fare che sbuffare tra il divertito e imbarazzato,
tornandosene ad osservare i fluttui del mare generati dalle grandi pale
circolari del vecchio traghetto a vapore in compagnia del giovanotto di
origini
inglesi.
Un
breve silenzio calò sui due uomini, in ascolto del rumore
delle onde
seminascosto dal rumore prodotto dall’imbarcazione e dei
gabbiani che
strillavano tra loro, poi a parlare per primo fu lo stesso chojin
anziano che
più di tutti aveva adottato un comportamento
tutt’altro che edificante.
–
Suppongo di doverti delle scuse per prima. Non avrei dovuto metterti in
mezzo
in faccende che non ti riguardano…–
–
Se pensi che mi sia offeso per il tuo mal d’amore mi sa che
ai preso un
granchio… anzi, devo ammettere che tu sei stato uno dei
pochi adulti ad avere pazienza con
me. Quindi dovrei essere io
a doverti portare rispetto, molto probabilmente
–
–
Io non ho il mal…–
–
Chiamalo come ti pare ma quando un uomo è nelle tue
condizioni quasi sempre c’è
di mezzo una donna e non un attacco di diarrea– lo interruppe
Kyle,
controllandosi distrattamente una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi
– e
starsene zitti in un angolo non risolverai nulla se non peggiorare
ulteriormente le cose–
–
Tzk… e suppongo che tu sia un grande esperto in materia, eh?
– fece sarcastico
il russo, riferendosi alle molte ragazze che si portava a letto,
continuando a
guardare il panorama dinnanzi a se – senti,
davvero… ormai dubito che ci posso
fare qualcosa visto che madame non ne vuole più sapere del
sottoscritto, quindi
dovrei lasciar perdere ormai–
Lo
disse senza molta convinzione e con molta amarezza in voce, quel tipo
di
indecisione che era facile da individuare anche da una persona poco
sveglia, e
Kyle Mask volle dare prova di questo suo presunto disinteressamento
pizzicandolo in un punto nevralgico.
–
Hm, quindi ora avrei campo libero con la bella Hammy? Che dire,
sarò una
schiappa come lottatore ma so perfettamente di essere abile in
tutt’altra
materia–
Il
solo sguardo del lottatore di origini russe bastò ed
avanzò come truce risposta
ad un giovanotto che sembrava già pronto ad allungare le
mani dove non avrebbe
dovuto allungarle secondo il suo modesto parere. Per il Mask il
messaggio di
quello sguardo vermiglio incredibilmente freddo era assai chiaro, tanto
da
portarlo a ridacchiare soddisfatto per essere riuscito ad estrapolargli
quella
emozione negativa.
–
Tu continuerai ad allenarti e ad
imparare quella tecnica – lo ammonì severamente
l’allenatore, pur sapendo che
sotto quell’elmo d’ebano se la stava ridendo
compiaciuto – mentre di dire certe
sciocchezze te ne guarderai. Non c’è tempo per
certe cose…–
–
Ma tu di tempo ne vorresti non è vero? Senti, facciamo
così… ora tu mi spieghi
perché non vuoi rinunciare a lei e io ti prometto che mi
allenerò come non mai
– sembrava essere un ricatto bello e buono ma tutto sommato
non poteva
fargliene una colpa. Lui stesso aveva optato per non avere
più segreti con il
proprio allievo e invece adesso ci stava ricadendo – in fin
dei conti parlarne
non può che farti bene, come ho già
detto–
–
E sentiamo, genio del crimine! Cosa vorresti sapere? –
–
Tipo quando hai cominciato a capire di provare qualcosa per lei ad
esempio…
potrebbe essere già un punto di partenza–
Lo
era in effetti, poiché il momento specifico in cui le cose
tra loro due erano
cambiate un poco per volta Warsman se lo ricordava. Era un uomo
testardo quando
si parlava di certe cose, ed il suo orgoglio di altri tempi
praticamente gli
impediva di parlare con qualcuno dei problemi che doveva affrontare.
Non
si era confidato con nessuno neppure con Robin Mask del dolore di aver
dovuto
lasciare la Muscle League, figuriamoci parlare a qualcuno di fatti ben
più
intimi che potevano farlo apparire come fragile agli occhi di tutti.
Eppure
forse era la cosa migliore da fare quella di parlarne e liberarsi di un
peso
che gli stava schiacciando la coscienza un pezzettino alla volta tanto
da
trattenere a stento l’esasperazione, e chi meglio del suo
giovane allievo
poteva prestarsi bene a tale compito? Non lasciò che il
silenzio si
impadronisse troppo dell’atmosfera che si era creata tra loro
due, e con un
basso sospiro rassegnato decise di affrontare la situazione.
–
Credo di aver cominciato a vedere le cose diversamente da…
dopo il mio scontro
con quella inquisitrice colossale, credo. Prima che tu arrivassi a
Londra
l’inquisizione aveva già iniziato a tessere le sue
ragnatele ed io ed Emerald
ci eravamo andati a finire in mezzo forse in modo involontario in un
“incidente” che coinvolse persino tuo cugino
– si prese un breve periodo di
pausa, avvertendo dei brividi poco piacevoli rimembrando la figura di
Emerald
mentre cadeva tra le fiamme – l’idea di perderla
mi… spaventò. E credo di aver
paura ancora adesso di perderla…–
Lo
disse lentamente e con un tono di voce basso, come se si fosse trovato
a
momenti in chiesa, ma perfettamente udibile dal suo allievo che quasi
ripeté a
pappagallo ciò che il russo gli aveva appena detto anche a
causa del lieve
stupore che quella
confessione gli
provocò.
–
Ah…non sapevo che tu ed Emerald avevate avuto un simile
incidente! Suppongo che
se Kevin non stava tanto bene quando l’ho incontrato non era
per gli
allenamenti stressanti come ho immaginato in un primo momento
– lo disse con
una certa ironia, non perdendo comunque il filo del discorso
– ad ogni modo, se
hai paura di perderla credo sia perfettamente logico…
così come è logico che hai
iniziato a sviluppare questo tipo di sentimento subito dopo
quell’attacco
brutale –
–
Ma bravo! Dillo ad alta voce così che ti sentano tutti
– lo rimproverò Warsman,
dato che la conversazione era alquanto confidenziale – se non
ricordo male sei
stato tu a chiedermi di parlare! Dunque mantieni la riservatezza o
direi che
possiamo piantarla qui –
–
Perché temi di perderla?
–
Ecco
una domanda da un milione di dollari a cui il russo per molto tempo
aveva
preferito non dare risposta neppure a se stesso, ma il fatto che la
conversazione a due si stesse trasformando in un vero interrogatorio
stava
iniziando a metterlo in difficoltà. Voleva davvero
rispondere a quella domanda?
La verità era che temeva quella risposta poiché
già la conosceva nel proprio
intimo, e da bravo uomo d’altri tempi non gli era stato
insegnato a mostrare i
propri sentimenti. Non si sentì veramente arrabbiato a quel
quesito
dannatamente diretto, quanto turbato per aver rimandato per troppo
tempo una
faccenda che da troppo tempo gli faceva provare una strana sensazione
allo
stomaco come se avesse le farfalle.
–
Perché temo di perderla?... forse perché da
quando lei è entrata nella mia vita
ho ricominciato a vivere sotto certi aspetti… oppure
semplicemente non lo so.
Ma una cosa è certa: forse ho commesso uno sbaglio madornale
a legarmi in tal
modo ad Emerald, ma resta uno sbaglio che rifarei ancora e ancora per
ogni vita
che mi ritroverei a vivere–
Su
questo punto era a dir poco indissolubile. Per quanto fosse fin troppo
chiaro
che la famiglia Lancaster non approvasse quella sottospecie di
relazione che
avevano, tanto da riuscire ad allontanarli sia con le buone che con le
cattive,
difficilmente Lord Flash avrebbe rinunciato a
quell’esperienza che lo aveva
riportato a vivere.
–
Tzk… e poi questo non sarebbe amore,
eh?! –
–
L’amore, caro il mio giovanotto, è un sentimento
preconfezionato pronto alla
vendita al dettaglio oltre che usa e getta. No compagno…
quello che nutro per
Emerald è lo stesso sentimento che nutrivo per Katya
– il suo tono era severo,
ma ci teneva ribadire che il suo non era un sentimento costruito so una
simile
sciocchezza – ho passato venti anni della mia vita nella
solitudine più totale
( azzerando quasi i contatti persino con la mia stessa figlia )
convinto da terzi
che il mondo sarebbe stato meglio senza una bestia
che vi ci camminava sopra, e ora che ho incontrato una persona a cui
non
importa nulla della mia condizione, ma che, anzi, si comporta come
nessuna
donna io abbia mai conosciuto ho capito che avrei dovuto vivere come
meglio
volevo molto tempo fa! Emerald è una persona insopportabile,
egoistica ed
eccentrica, eppure l’accetto per come
è… e vorrei che lei facesse altrettanto
capendo che non c’è niente di cui aver
paura–
Il
discorso del russo logicamente non si fermò a quel punto,
continuando a
rispondere alle domande di Kyle senza quasi rendersi conto di sentirsi
sempre
più sollevato da un peso che portava nel cuore da ormai
molto tempo. Il terzo
grado del giovane Mask non era fatto con cattive intenzioni, tanto da
confessarsi in parte anche lui per quanto riguardava il suo rapporto
con il
proprio maestro, arrivando a parlare delle sue gare di ballo e della
notte
brava passata durante l’addio al celibato di suo zio Robin.
–
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, eh?! –
–
Se non altro sto recuperando un sacco di cose a cui ho rinunciato in
vita mia…
tu invece ti stai “civilizzando” da quando ti sto
dietro–
–
Ridi, ridi… non sei il primo tutore che prova a mettermi in
riga! Ma tu sei il
primo che mi abbia dato fiducia senza pretendere di farmi cambiare
abitudini. Ti
sei aperto a me volendo mostrarmi la massima
sincerità… e io che cosa ho fatto
se non pensare a te solo come mero strumento per i miei scopi?!
– ci fu un
breve silenzio dopo quelle parole che suonavano quasi ironiche, eppure
Lord
Flash non riuscì ad infuriarsi di fronte a quella
confessione che tanto
confessione in fin dei conti non era – mi sono comportato da
egoista non solo
nei tuoi confronti ma anche verso quelli degli altri ragazzi che,
seppur
detestandomi, mi hanno salvato dalle mani di quella sacerdotessa
pazzoide! Un minimo
di rispetto forse dovrei darlo, non
credi? –
Erano
parole incredibilmente sagge per
essere uscite fuori dalla bocca di un ragazzo molto più
arrogante di Kevin,
tanto da stupire in positivo il suo stesso allenatore che si
ritrovò a
sorridergli lievemente con gli occhi. Forse quella chiacchierata era
stata l’unica
cosa davvero piacevole in tutta la giornata appena passata, eppure non
se la
sentì di definire tutto ciò come uno spreco di
tempo. Domani, verso sera,
sarebbero finalmente giunti a toccare quel nuovo continente desertico
che
prometteva di essere… “sgombro da pericoli
potenzialmente letali e subdoli”
grazie anche al fatto che, per i cosiddetti demoni della notte, le
possibilità
di nascondersi dai raggi solari era pressoché inesistente.
Ma
logicamente già sapeva che le prove del tempio non sarebbero
state una
passeggiata.
(
… )
Aveva
sentito tutto.
Tutta
quella conversazione i due uomini l’avevano fatta in un clima
dapprima teso e
poi sempre più rilassato tanto che Warsman alla fine si era
confidato con il
proprio allievo su molte cose che prima teneva in serbo per se.
Piuttosto ironico
pensare che, per tutto il tempo di quella chiacchierata, l’ex
lottatore di
origini russe non si era mai voltato continuando ad osservare
l’orizzonte e i
gabbiani che parevano interessati ai due interlocutori nella vana
speranza che
tirassero loro del cibo. Poiché se lo avesse fatto forse
avrebbe intuito un’esile
figura femminile rannicchiata dietro una pila di barili e casse di
legno
sostenuta da una rete da pesca.
Emerald
Lancaster si era trovata ad ascoltare quasi tutta quella chiacchierata
una
volta raggiunta la poppa per respirare u n po’ di aria fresca
dopo una dormita
tutt’altro che piacevole in cabina, e lo aveva fatto in un
muto silenzio
sentendo il proprio partner di ballo confessarsi in un modo che le
aveva
procurato un certo mal di pancia.
A
tratti avvertì come un sobbalzo al cuore avvertendo certe
parole, mentre in
altri casi una tale rabbia, più che altro simile alla
vergogna, che
istintivamente le diceva di allontanarsi da li per evitare conseguenze
personali ben più peggiori.
Ci
teneva a lei. Ci teneva, e lo aveva ammesso a se stesso senza aver
più paura di
dover affrontare quel determinato argomento, strappandole
istintivamente un timido
sorriso agli angoli della bocca. Mentre per la marchesa la situazione
era
ancora più confusa e più possibilmente cupa sotto
certi aspetti, e questo non
era un bene.
Da
un lato il fatto
che il russo ci tenesse
alla sua persona nel vero senso della parola la confortava, ma
dall’altro era
consapevole della pericolosità della cosa e degli intrighi
in mezzo a loro due
che portavano il marchio di fabbrica di suo padre. Non avrebbe tradito
la
fiducia di Howard Lancaster, come poteva farlo senza compromettere la
sua
relazione con il vecchio porcello?, ma senza ombra di dubbio tutta
quella
conversazione non aveva fatto altro che aumentare la pulce
nell’orecchio che
già possedeva.
Emerald
aveva ancora paura di accettare
quello strano rapporto che c’era tra loro, in un sentimento
mai provato prima
che temeva e al tempo stesso bramava di soddisfare, e francamente quasi
invidiava Warsman per aver finalmente fatto luce in tutto quel
groviglio di
pensieri confusi. Peggio era perché il chojin era ormai
chiaro che non si
sarebbe arreso con lei… e lei non era neppure tanto sicura
di continuare a
mantenere il freddo muro che aveva deciso di alzare per il suo stesso
bene e
quello dell’ex partner di ballo.
–
Stupido… stupido che non sei altro! –
sibilò la giovane allontanandosi in punta
di piedi da li – non potevi stare un po’ zitto?
Sempre a creare problemi tu? –
Poi
abbassò la testa sentendo gli occhi bruciarle per un motivo
che non capiva,
trovandosi dunque a strofinarseli con una mano nel mentre in gola le
uscì un singhiozzo
strozzato a causa di un nodo alla gola a cui non voleva dare una
origine
specifica.
–
Porta pazienza… fino alla fine del torneo almeno…
e ti prometto che prenderò
una decisione – sussurrò ancora, sentendosi una
stupida nel mentre che
avvertiva calde lacrime solcarle le guance, senza capire se fossero
dettate
dalla disperazione o dalla gioia – ti prego di non odiarmi
per quello che sto
facendo… ma se ti capitasse qualcosa non me lo perdonerei
mai–
Il
fatto che ora Flash si fosse aperto definitivamente poteva solo
promettere guai
che l’avrebbero travolta in modo imprevedibile presto o
tardi. Ma forse se
avesse continuato ad evitarlo, sperando che quel torneo finisse presto,
allora la
sua totale decisione di non vederlo molto probabilmente si sarebbe
trasformata
in un “forse” che lui avrebbe sicuramente
apprezzato.
Emerald
voleva tempo per poter pensare e decidere come srotolare una matassa
che
minacciava sempre di più di inglobarla irrimediabilmente, ma
purtroppo neppure
lei non ne possedeva più tanto.