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Autore: TheShippinator    01/07/2015    2 recensioni
Alla Dalton Academy succedono cose strane, o per lo meno così dice Jeff Sterling. Nessuno sembra prenderlo sul serio tranne un nuovo arrivato, Kurt Hummel, che sembra invece molto interessato a quello che il ragazzo racconta. Nonostante le apparenze, Kurt sembra nascondere una vita segreta della quale non vuole parlare, ma nella quale Blaine Anderson, suo compagno di stanza, si ritrova catapultato senza alcuna scelta.
• Attenzione: Più avanti si tratteranno argomenti molto delicati, che comunque non coinvolgeranno i protagonisti in prima persona. •
• Klaine - Thadastian con possibile futura Huntbastian perchè Sebastian è senza pudore - Accenni Niff •
Fanfiction in corso, il Rating potrebbe cambiare e diventare rosso: vado dove mi porta la fic!
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutti! Chiedo scusa per il ritardo, ma ragazzi, avevo avvisato T__T Lo sapete come funziona ultimamente per le mie storie, se vi impelagate in una di queste, sappiate che non so quando pubblico! Detto questo, ho deciso di pubblicare il capitolo nonostante volessi aggiungere un altro pezzo, semplicemente erchè poi sarebbe andato ad allungarsi troppo. Sono certa che troverete interessante la discussione tra Kurt e Blaine e vi posso anticipare che le cose si smuoveranno davvero davvero presto! Mi scuso in anticipo per Sebastian >__<

-


La settimana passò piuttosto velocemente.

Nonostante le prospettive tutt’altro che rosee, Blaine dovette ricredersi sul suo compagno di stanza. Kurt non si era effettivamente rivelato granché pericoloso, nonostante le sue richieste di mostrargli questo e quello o di aiutarlo ad intrufolarsi in questo o quel posto. Sotto sua pressante richiesta, si era addirittura lasciato convincere a fargli esaminare la camera di Nick e Jeff. Con una scusa, li aveva attirati fuori dalla stanza mentre Kurt vi entrava e dava una controllata in giro con quell’aggeggio che fischiava. Una volta tornati alla camera 206, comunque, Kurt gli aveva confidato che stranamente il rivelatore non aveva captato alcuna attività spiritica.

Anche se continuava a credere che fosse pazzo, Blaine dovette ammettere a malincuore che Kurt s’impegnava davvero. Passava le sue giornate in Biblioteca, sfogliando vecchi annuari e documenti scolastici polverosi ed ingialliti, cercando qualcosa che, a quanto pareva, nemmeno lui sapeva cosa fosse.

Nonostante tutti gli impegni che aveva, riusciva comunque a trovare il tempo per l’audizione del club. Blaine credeva che non avrebbe portato avanti la richiesta, che fosse stato solo un tentativo di farsi amico Jeff, ma Kurt provava ogni sera, in camera, in piedi davanti allo specchio. L’aveva sentito cantare Mr Cellophane così tanto da aver imparato lui stesso ogni parola a memoria.

Doveva restare nel personaggio, gli aveva spiegato. Ecco perché aveva scelto quella canzone. È quello che il Kurt Hummel che gli altri conoscevano avrebbe deciso di cantare.

«Credi che andrà bene?» gli domandò durante il cambio dell’ora, il giorno prima del provino.

«Che cosa, la lezione di Chimica?» rispose Blaine, sollevando un sopracciglio interrogativamente.

«Ma no…» borbottò Kurt, lanciandogli un’occhiataccia. «Il provino per il club.»

«Oh…» rispose Blaine, restando a guardare Kurt qualche istante.

Hummel arcuò le sopracciglia e mosse piano la testa, in una muta richiesta che suonava molto come “Beh, ti decidi a parlare, invece di restare lì a fissarmi?”.

«Ehm… beh, è una settimana intera che provi e ormai quella canzone la sai a memoria, quindi… Andrà sicuramente bene!» affermò il ragazzo, aprendo la porta dell’aula e permettendo a Kurt di entrare per primo.

«Lo spero. Ho bisogno di passare più tempo con Jeff, magari convincerlo a tornare in quel bagno… Può essere che sia lui la chiave del mistero e forse c’è bisogno che torni dove tutto è iniziato.» borbottò distrattamente Hummel, dirigendosi ad uno dei banchi in seconda fila. Blaine gli si sedette di fianco, aggrottando le sopracciglia, confuso.

«Tu vorresti riportare Jeff lì dentro? Ma… non so che cosa stai cercando, eh, ma sei sempre sui libri. Cosa ci sarà mai di così interessante in quegli annuari…» borbottò Blaine, ma Kurt gli fece un piccolo cenno, portandosi un dito davanti alle labbra. Dietro di loro, un paio di studenti stavano passando un po’ troppo vicini. Blaine immaginò che Kurt non volesse che li udissero parlare.

«Dov’è Dennis?» stava chiedendo uno.

«In infermeria. Il suo compagno di stanza dice che ieri notte non ha chiuso occhio e che stamattina era uno straccio. Si è quasi addormentato con la faccia nel porridge, così l’hanno portato a riposarsi.»

«E non poteva tornarsene in camera??»

«Non ha voluto, diceva che c’era qualcuno che lo fissava, stanotte. Secondo me ieri sera lui e Chuck hanno fumato e lui non ha smaltito prima di andare a letto…»

«Possibile!»

Blaine lanciò un’occhiata interrogativa a Kurt, ma quello era ormai di nuovo perso nei suoi pensieri.

«Anderson… devi aiutarmi. Pensavo di farcela da solo, ma temo di aver bisogno di due occhi e due mani in più.» disse alla fine, mentre il Professore entrava in aula e salutava la classe.

«No. Ne abbiamo discusso: io faccio quello che vuoi, in camera, ma tu non mi coinvolgi in queste cose. Io non voglio saperne niente, non voglio sapere cosa stai cercando e non voglio…» ribatté in fretta Blaine, ma venne interrotto da un veemente Kurt.

«Sono in gioco delle vite, Blaine! Vite di persone che conosci! Puoi affrontare un trauma infantile, se è per salvarle, no?»

Hummel lo osservò imbronciato per alcuni secondi, prima che il docente riportasse l’ordine tra gli studenti e cominciasse la lezione.

 

«Oh, Blaine! Eccoti, finalmente! Ti abbiamo tenuto il posto!»

Thad si era alzato ed agitava un braccio in direzione di Blaine e Kurt, che erano appena usciti dalla fila alla mensa con i loro bei vassoi in mano.

«Oh, grazie!» esclamò Blaine in risposta, facendo lo slalom tra i compagni d’istituto ed avvicinandosi ogni passo di più al tavolo che ormai pareva essere riservato al Glee Club.

Kurt lo seguì, nonostante avesse notato il singolare utilizzato da Thad. Stava cominciando a guardarsi intorno, per cercare un posto al quale sistemarsi, quando un’altra mano si alzò dal nugolo di teste.

«Kurt, ne abbiamo tenuto uno anche per te!»

La voce di Nick si fece un po’ più alta, tra le altre, e Kurt si voltò verso di lui. Gli stava sorridendo e proprio non gli riuscì di non ricambiare. Si diresse verso di lui, sedendosi dove indicato, quindi si guardò attorno afferrando la forchetta e cominciando a rimestare la sua insalata.

«Grazie per il posto…» disse all’improvviso, voltandosi di scatto verso Nick e ricordandosi di essere educato.

«Figurati!» rispose Nick, sorridendogli a bocca chiusa con le guance piene di maccheroni al formaggio.

Dietro di lui, Kurt poteva vedere Jeff che rideva apertamente insieme a Blaine, seduto tra lui e Thad. Quest’ultimo sembrava scrutare, di tanto in tanto, l’entrata della mensa. Il posto davanti a lui era vuoto e nessuno sembrava badarvi più di tanto.

Kurt iniziò a mangiare, masticando con fare assorto la sua insalata. Nonostante tutto, nonostante il vociare e le risate, sembrava che mancasse qualcosa, che ci fosse troppo silenzio e troppa monotonia.

Senza partecipare alla conversazione, Kurt iniziò a passare in rassegna i volti dei compagni seduti alla tavolata. La maggior parte erano membri del Glee Club, ma c’erano anche estranei e sedie vuote. Oltre a quella di fronte a Thad, ce n’erano altre due libere alla sua sinistra.

Kurt si sporse verso Nick, soffocando l’istinto di dargli di gomito e limitandosi a picchiettare gentilmente sul suo braccio con il dorso delle dita.

«Scusa la domanda, ma… come mai Thad fa terra bruciata attorno a sé?» domandò Kurt, indicando con un cenno del mento le numerose sedie non occupate intorno al ragazzo.

Nick, che si era girato non appena chiamato, seguì il suo cenno ed osservò i posti vuoti.

«Oh, non è che non si vuole sedere nessuno vicino a lui… è che di solito quelli sono i posti di David e Wes. In effetti… è strano che non siano ancora arrivati, loro due e Sebastian… la lezione dovrebbe essere finita da un pezzo.» commentò Nick, prendendo un sorso d’acqua direttamente dalla bottiglietta di plastica.

Kurt aggrottò le sopracciglia, confuso.

«Sebastian fa lezione con Wes e David? Ma… loro non sono più grandi?» chiese Kurt, infilandosi distrattamente una forchettata di insalata in bocca.

«Sì, sono un anno più avanti, ma Sebastian ha un permesso speciale del Preside. Visto che è bilingue, ma non può essere esentato dalla lezione di francese, ha il permesso di frequentare il corso avanzato. Però di solito sono sempre puntuali…» spiegò Nick, tirando il collo e sbirciando verso le porte. Con la coda dell’occhio, Kurt vide Thad fare lo stesso.

«Capisco…» si limitò a rispondere, cominciando a scrutare l’entrata della mensa a sua volta.

Per diversi minuti nessuno si fece vivo, poi, all’improvviso, un piccolo drappello di studenti varcò le porte. Erano tutti raggruppati a tre o a quattro, alcuni in coppia, e parlavano fitto fitto tra loro tutti seri.

«Sembra che sia successo qualcosa…» disse piano Nick, costringendo Kurt a voltarsi in fretta verso le porte.

Scrutando bene tra i ragazzi, lui stesso riuscì a riconoscere David e Wes, che varcarono la soglia per ultimi. Avevano due facce da funerale e nessuno dei due spiccicava parola.

Quando arrivarono al tavolo del Club, la prima cosa che fecero fu aggirarlo per accasciarsi sulle sedie a loro riservate, poi, cautamente, Wes si sporse verso Thad. Era certamente maleducazione parlare all’orecchio, ma non sembrava che qualcuno di loro se lo ricordasse o se ne preoccupasse.

L’espressione in parte sollevata che aveva assunto il viso di Thad alla vista dei due amici, mutò in pura preoccupazione non appena Wes ebbe finito di bisbigliare. Senza nemmeno finire quello che gli era rimasto sul vassoio, e senza nemmeno preoccuparsi di liberarsi del vassoio stesso, Thad si alzò e si avviò in fretta verso le porte, intenzionato chiaramente ad uscire.

«Che succede?» domandò Kurt, senza riuscire a trattenersi, mentre un lieve sospetto cominciava ad insinuarsi nel suo cervello.

Era un Cacciatore, il suo sesto senso non lo tradiva mai e in questo momento gli stava dicendo che era successo qualcosa. Qualcosa di brutto.

Nick non gli rispose, ma si sporse verso Jeff, il quale stava parlottando con Blaine. Dopo circa un minuto, tornò a voltarsi verso Kurt.

«Sembra che Sebastian sia stato male durante la lezione e che adesso sia in infermeria…» spiegò il ragazzo, a sua volta visibilmente preoccupato.

Kurt strinse le labbra, tornando a badare al proprio pasto. Non poteva essere una coincidenza. Non con quello che stava succedendo in quella scuola.

S’infilò in fretta una grande forchettata d’insalata in bocca, masticando velocemente, quindi si sporse all’indietro, dondolando sulle gambe posteriori della sedia.

«Anderson…» chiamò, allungando anche una mano per poter raggiungere la sua spalla e picchiettarla con le dita.

Blaine si voltò, le sopracciglia visibilmente arcuate in un’espressione mortificata.

«Ho dimenticato il libro d’inglese, devi accompagnarmi in dormitorio a prenderlo.» disse Kurt, con veemenza.

«Perché, non puoi andarci da solo?» chiese Blaine, sollevando un sopracciglio mentre la sua espressione mutava da preoccupata ad interrogativa.

«Ho dimenticato anche le chiavi.» rispose Kurt, imitando la sua espressione e sollevando un sopracciglio.

«Ti do la mia co-…»

«Oh, Blaine, non fare storie!» esclamò alla fine Kurt, alzandosi in piedi ed afferrando la propria borsa. Si sporse verso il posto di Blaine, afferrando il suo panino con una mano ed il colletto del suo blazer con l’altra.

«Puoi finire mentre camminiamo.» affermò, costringendolo, con fermezza, ad alzarsi in piedi.

Blaine si mise a brontolare, ma lasciò che Kurt gli ficcasse in mano il panino, quindi cominciò a camminare dietro di lui, sistemandosi la borsa (che era riuscito a prendere il fretta e furia) sulla spalla.

«Non capisco perché non puoi andarci da solo, uno dei miei amici è in infermeria e io vorrei…»

«Dov’è l’aula di francese di Sebastian?» domandò Kurt, ignorando le sue proteste.

«Cosa? Ma non avevi dimenticato…? »

«Lascia perdere il libro! Devo analizzare quell’aula, non credo che sia una coincidenza che sia Jeff che Sebastian siano stati male. Due casi simili non sono mai una coincidenza.»

 

Kurt si era impegnato davvero a fondo perché Blaine provasse sul serio ad essergli utile. Una volta arrivati nell’aula di Francese di Sebastian, gli aveva insegnato ad utilizzare il rilevatore di attività spiritica.

Aveva perso il conto di quante volte Blaine gli avesse chiesto perchè il rilevatore di campi magnetici a volte fischiava e altre volte no e, nonostante tutte le spiegazioni del caso, nelle sue parole Kurt percepiva ancora dello scetticismo. Ormai, comunque, ci aveva fatto l’abitudine. Non era importante che Blaine credesse a quello che stava facendo, l’importante era che gli riferisse ciò che trovava.

«Il rilevatore dice che c’è qualcosa che non va. Credo.» lo informò Blaine, tenendo il congegno sollevato a mezz’aria, con l’antenna che puntava verso il lampadario appeso al soffitto.

Kurt si voltò, senza nemmeno sollevarsi dal banco di Sebastian, che stava esaminando minuziosamente alla ricerca di eventuali tracce di ectoplasma.

Come se non bastasse il suono assordante, a confermarlo, il ragazzo lanciò anche un’occhiata al rilevatore e sollevò le sopracciglia.

«Qualcosa che non va? Guardalo, è impazzito. Dovremmo interrogare Wes e David…» borbottò Kurt, raddrizzando la schiena e tirando le braccia verso l’alto, per sciogliere tutti i muscoli.

«Non coinvolgeremo David e Wes in questa storia.» rispose Blaine in tono risoluto.

Kurt lo ignorò, ma sbuffò lievemente.

«Blaine, ti ricordi che cosa ti dicevo questa mattina?» domandò quindi Kurt, con aria seria, avvicinandosi al ragazzo.

«Lo so. Lo so che tu dici che siamo in pericolo eccetera, ma… probabilmente Sebastian non è stato bene o forse non ha dormito abbastanza. Hai sentito quei ragazzi, stamattina. Forse ha avuto un calo di pressione.» azzardò Blaine, allungando il congegno verso Kurt che, per tutta risposta, lo afferrò avendo cura di prendere nella sua morsa anche la mano di Blaine.

Il ragazzo abbassò lo sguardo, osservando le loro mani una sopra all’altra che stringevano il rilevatore.

«Mi sono fidato di te non solo perché non avevo scelta, ma perché… ho visto che sei un ragazzo intelligente…» cominciò Kurt, con tutta l’intenzione di continuare. Blaine, comunque, lo bloccò subito con uno sbuffo e un commento sarcastico, quasi a smorzare la tensione.

«Parli come se tu fossi un quarantenne con una lunga vita vissuta da portare sulle spalle.» borbottò appunto Blaine, sollevando un sopracciglio.

Kurt sorrise, distogliendo lo sguardo, come imbarazzato.

«Sono cresciuto quando avevo otto anni. Il lavoro che faccio ti costringe a diventare adulto quanto prima. Quelli come me non vivono mai molto.» disse Kurt, senza più continuare il discorso interrotto.

«Perché non smetti? Potresti... licenziarti e vivere una vita normale.» disse Blaine, facendo spallucce in modo distratto. Nessuno dei due aveva ancora lasciato il rilevatore.

«Non posso licenziarmi, è una vita che ti perseguita. Che normalità potrei mai trovare, sapendo che gli infissi in ferro freddo delle finestre sono ripieni di sale? I pochi come me che riescono ad arrivare alla vecchiaia sono soli ed impazziscono in fretta. Quando uno di noi si sposa, generalmente lo fa con un altro che fa... lo stesso mestiere, o il marito o la moglie imparano di conseguenza. I figli stessi cominciano prima a maneggiare una pistola piuttosto che a tagliarsi la carne da soli.» spiegò Kurt, abbassando lo sguardo sulle loro mani unite. «Infrangiamo la legge ogni giorno, uccidiamo persone per salvarne altre, occultiamo i corpi, profaniamo tombe, ci fingiamo agenti federali… Mio padre ha almeno sette identità diverse.»

Kurt abbozzò un sorriso malinconico, quindi lasciò andare la mano di Blaine, portandosi via solo il rilevatore. Non badò molto alla sua espressione sconvolta, preferì evitare di guardarlo negli occhi e raggiungere la propria tracolla.

«Non potrò mai legarmi a nessuno, se voglio che sopravviva. Ma posso chiedere aiuto per ricerche manuali ed è per questo che sto chiedendo a te. Non sei così idiota da farti coinvolgere sul serio, ma allo stesso tempo ci tieni ai tuoi amici. Se solo riuscissi a darmi credito almeno per un po’, capiresti che quello che faccio lo faccio nel loro interesse e non nel mio. Salvare e aiutare le persone è il mio lavoro, è quello che faccio, per far sì che nessuno debba vedere la propria vita sconvolta come lo è stata la mia.»

Kurt ripose il rilevatore nella propria borsa, appendendola alla spalla e uscendo lentamente dalla classe. Qualche secondo dopo Blaine lo seguì, tenendosi a qualche passo di distanza, senza però perdere d’occhio quel ragazzo che solo adesso stava cominciando a conoscere davvero.

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Eh già gente! ç_ç Mi dispiace!
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Baci, Andy <3 

  
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