Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: kiara_star    16/01/2009    11 recensioni
I nostri eroi come ragazzi comuni in una realtà contemporanea. Fra cellulari, sbronze e tradimenti, affronteranno le piccole sfide di ogni giorno. (Pairing principale ZoroxSanji ma ci sono anche altri pairing) spero vi piaccia ^__^
Storia Incompleta
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scatta il piano: Martedì al Cafè Royal

 

Era così strano trovarsi in quella stanza, disteso in quel letto, accanto a lui. Zoro si voltò verso Sanji che dormiva, e avvicinò le dita ai suoi capelli, però prima di sfiorarli si ritrasse. Forse era la sbornia che stava passando, oppure un piccolo barlume di razionalità che neanche pensava di avere, ma sentì una certa amarezza risalirgli allo stomaco. Lentamente alzò le lenzuola e iniziò a vestirsi senza far rumore. Di tanto in tanto, buttava un occhio al biondo che pareva dormire come se non avesse chiuso occhio da secoli. Sorrise appena e si alzò dal letto. Prese gli anfibi e si diresse nel soggiorno per indossarli senza fare rumore. Seduto sul divano prese ad allacciarsi ogni laccio come se fosse il lavoro più minuzioso del mondo, in qualche modo non voleva andarsene, ma restare lì non era la cosa giusta, non per il momento. Finito di vestirsi si affacciò alla porta per sentirlo respirare un’ ultima volta. Stava ancora dormendo ed era così dolce... Avrebbe potuto lasciargli un biglietto o qualcosa di simile, ma non lo fece. La verità era che non sapeva che dirgli. Un ultimo sguardo e poi uscì dalla porta.
Mentre scendeva le scale avvertì di nuovo quell’amarezza, e anche se gli aveva detto che lo amava e avevano fatto l’amore, non poteva dimenticare, e neanche perdonare. Lui era fatto così, non poteva cambiare e, in fondo, sapeva che Sanji non glielo avrebbe mai chiesto. Camminò per qualche isolato e poi si fermò come per riprendere aria. Sentiva che tutto era successo così velocemente, che non sapeva se il suo cuore avrebbe retto: conoscerlo, odiarlo, amarlo, odiarlo nuovamente e amarlo ancora di più. Come aveva potuto permettere a qualcuno di appropriarsi e di giocare in quel modo con le sue emozioni? Si portò una mano al petto provando a respirare più lentamente, finché non fu costretto a sedersi sul marciapiede. Le cose non poteva tornare come prima così facilmente, non si poteva buttare tutto alle spalle e fare finta di niente. Non poteva  e non lo voleva fare. E sapeva che il primo ad essere conscio di questo, era proprio Sanji.

 

Allungò una mano verso l’altra parte del letto trovando solo il vuoto fra le lenzuola stropicciate. Alzò la testa e girò gli occhi nella stanza. Non c’era nessuno, forse Zoro era in bagno. Neanche andò a dare un’ occhiata, sapeva che non era così. Si sedette sul letto accendendosi una sigaretta. Era stato uno sciocco a credere in un lieto fine così precoce. Non poteva, però non essere felice. Quello che era successo era stato davvero magico, e anche se Zoro non lo avrebbe perdonato così facilmente, quello che importava era che almeno fosse pronto a farlo. Quella notte Zoro gli aveva detto ti amo mille volte, e ogni volta a quelle parole il suo cuore si era fermato per poi ripartire un po’ più velocemente. Era stato bello stringerlo fra le braccia e sentirlo di nuovo vicino. Non era stato l’alcol a guidare le sue azioni o le sue parole, di questo era sicuro, o forse lo sperava. Non poteva credere che fosse stato un cinico gioco di qualche birra di troppo a farli riavvicinare, era una verità che il suo cuore non avrebbe retto.
Tirò qualche altra boccata di fumo ricordandosi anche di chiamare Rufy, chissà forse si era preoccupato quando non lo aveva più trovato al Luna Park, o forse aveva capito. Anche se sembrava uno sciocco, Rufy aveva una grande sensibilità e Sanji non conosceva nessun altra persona come lui. Doveva comunque chiamarlo prima di andare al lavoro, per parlargli e forse anche perché voleva sentirsi dire da lui che sarebbe andato tutto bene. Rufy era la sua fonte di speranza, dalla quale attingeva quando se ne sentiva privo, con uno dei suoi grandi sorrisi sapeva dargli la carica. Poteva farcela a superare tutto questo. Sì, lui e Zoro potevano farcela.


- Sono felice Sanji, e tranquillo mi raccomando... ehi hai capito quello che ho detto?... bene.... si, non farti problemi e piantala di scusarti... Ti passo a trovare in pasticceria oggi e fammi trovare quei bomboloni alla crema che adoro! Guarda che ci conto... ciao amico mio -  sorridente Rufy attaccò il cellulare. Quando era tornato alla panchina e non li aveva trovati, non aveva pensato nulla di negativo, anzi. Per quanto lo stato in cui era Zoro lo avesse preoccupato, sapeva che non avrebbe mai fatto del male a Sanji. Non poteva, perché lo amava troppo, anche se non lo voleva ammettere. Si avviò in cucina con un grosso sorriso sulle labbra che si spense quando vide Ace che girava il caffè. Dannazione, non aveva capito quando suo fratello tenesse a Sanji finché ieri non era tornato a casa e lui gli aveva parlato del messaggio di Franky. Era preoccupato, e come un idiota Rufy non aveva neanche mascherato la felicità quando gli aveva parlato dell’incontro fra Sanji e Zoro. L’espressione buia che era apparsa negli occhi di Ace gli aveva fatto maledire la sua linguaccia lunga. Come aveva fatto a non capire quello che Ace provava per Sanji? Eppure erano fratelli, anche se Ace aveva sempre negato, lui lo doveva capire. Come aveva potuto essere così idiota?!

- Ehi fratellino, un caffè? – chiese con un sorriso il ragazzo. Rufy cercò di nascondere la sua tristezza annuendo.
- Stamattina mi è venuto una favola, assaggia – le parole allegre e il sorriso che continuava a ostentare Ace, erano palesemente forzati. Lui era fatto così, anche se stava soffrendo da morire non poteva, né voleva farlo capire a Rufy. Sapeva che anche lui ne avrebbe sofferto.   

Versò una tazza di caffè al fratello minore e si sedette di fronte a lui chiedendogli quello che avrebbe fatto oggi.
- Ci stiamo preparando per gli esami di fine anno... – aveva risposto pigramente. Ace ridacchiò

- Beh, non sforzarti troppo, lo sai che mal che vada nonno Garb ti aspetta con le braccia aperte – Rufy fece una buffa espressione che fece sorridere ancora di più Ace.
- Piuttosto mi trovo un lavoro – il tono con cui aveva detto quella frase, lasciava capire perfettamente l’idea d’orrore con cui Rufy pensava alla parola “lavoro”.
- Potresti fare il commesso in un supermarket di mia conoscenza. Il padrone ti adorerebbe – ghignò Ace pensano allo strano uomo incontrato il giorno prima. Rufy sorrise annuendo.
- Se lo dici tu – era difficile fare finta di nulla, ma piangere ed essere tristi non faceva che peggiorare le cose. Il compito di un fratello era quello di dare forza, non di rattristare ancora di più qualcuno con discorsi “noiosi”.
- Ehi Ace, che ne dici di andarcene a pescare una mattina di queste? – Ace rimase sbalordito da quella proposta. Rufy adorava dormire, e come si sa per pescare bisogna svegliarsi di buon’ora. L’unico motivo di quel progetto era uno: Rufy era un fratello fantastico e terribilmente dolce che aveva capito perfettamente quello che stava provando senza che glielo dicesse.
- Mi farebbe piacere fratellino – sorrise ancora Ace guardando teneramente il viso felice del ragazzo. Poi gli scompigliò i capelli sulla testa.
- Muoviti che farai tardi a scuola – ridacchiando, Rufy saltò giù dalla sedia addentando una ciambella, e salì al piano di sopra per prepararsi. Ace lo guardò correre a rompicollo per le scale e si sentì fortunato di avere un fratello come lui. Non aveva più parlato con Sanji, perché il biondo lo aveva evitato palesemente. Ogni volta che passava da Rufy, lo faceva quando sapeva che Ace non c’era, e se qualche volta si erano incontrati, aveva letto negli occhi del ragazzo un certo disagio nel stargli anche solo accanto. Non voleva perderlo, ma era quello che stava accadendo. Amici? Si, gli andava bene anche essere solo amici, ma aveva bisogno che gli sorridesse e che gli dicesse che era un incorreggibile combina guai. Aveva bisogno delle sue mani che lo tenevano lontano quando cucinava, e aveva bisogno della sua voce che sospirava avvilita quando faceva una cazzata. Aveva bisogno di lui, e questo lo faceva soffrire come non mai.

 

 

- Siamo arrivati? – chiese Lucci seduto sul sedile posteriore della limousine nera. Kaku gli mise una mano sulla spalla.
- Tranquillo andrà tutto bene – lo rincuorò notando l’agitazione assolutamente insolita del giovane. Rob Lucci era uno che non aveva paura di niente e di nessuno, e faceva tutto con la convinzione di essere il migliore. Vederlo toccarsi nervosamente la cravatta ogni cinque secondi, fece capire a Kaku quando in effetti quell’atteggiamento fosse solo una bella maschera. L’avvocato disse all’autista di fermarsi.
- Ehi guardami... andrà tutto bene – Lucci annuì mettendo la mano su quella poggiata sulla sua spalla da Kaku.
- Grazie – era la prima volta che glielo sentiva dire. Il biondo gli sorrise cercando di non mostrare la felicità che provava in quel momento. Non poteva negare i sentimenti che provava per Lucci, ma allo stesso tempo non poteva viverli pienamente. Il loro rapporto era limitato a qualche scappatella ogni tanto, e già definirlo rapporto era eccessivo. Ma lui lo accettava così com’era. Poter passare con lui qualche ora che non fosse lavoro, era più che sufficiente, anche se poi doveva vederlo tutti i giorni mostrare felice in giro la sua bella fidanzata. Non l’amava, almeno non l’amava più. Eppure insisteva a stare con lei e anche a trattarla in quel modo. Per quanto odiasse Robin con tutto se stesso, Kaku non riusciva a non provare un senso di tristezza nel pensare a quello che doveva subire quella ragazza, ma allo stesso tempo non riusciva condannare Lucci. Era così contradditorio quello che provava che a volte si chiedeva quale fosse la verità.
- Andiamo – Lucci aspettò che l’autista aprisse lo sportello dell’auto, e scese seguito dall’avvocato.

- Franky ma sei sicuro? – bisbigliò Usopp. Il ragazzo annuì determinato.
- Sicurissimo, tu lascia fare a me – affermò.
Nel locale che aveva scelto per l’incontro, c’era la crème della crème della società. A pochi tavoli da lui poteva udire il senatore parlottare con il procuratore generale, ed un cameriere stava servendo un martini alla moglie del presidente di una nota casa farmaceutica.
- Mi sento ridicolo – borbottò ancora Usopp allentandosi la cravatta. Franky lo fulminò con gli occhi. Ma quante storie faceva? Gli aveva solo chiesto di mettersi quel completo e di fargli un favore.
- Mi spieghi perché non lo pesti e basta? – chiese. Franky sospirò passandosi una mano fra i capelli che ora avevano un insolito colore biondo.
- Ascoltami Usopp, ti chiedo solo di darmi una mano. Siamo amici no? E allora fallo e zitto – ringhiò. Usopp annuì riluttante mentre si sistemava gli occhiali da vista sul naso. I capelli neri e ricci, erano stretti un una coda perfetta e il completo grigio che indossava gli dava un aria assolutamente rispettabile. Franky anche era vestito di tutto punto, con uno spezzato rimediato da un suo ex collega di officina, e la tinta ai capelli lo faceva sembrare un uomo completamente diverso. Mentre sorseggiava il suo analcolico vide Lucci entrare dalla porta con Kaku.
- Ci siamo – mormorò deciso facendo voltare Usopp verso i due che si avvicinavano al direttore di sala.
- Franky mi sta venendo una certa paura. Forse è meglio fermarci qui – balbettò il moro mentre il direttore accompagnava i due giovani verso di loro. Un sorriso sicuro comparve sul volto di Franky che si alzò allungando la mano verso di Lucci. Era arrivato il momento di attaccare.
- Sono Cutty Flam... E’ un piacere conoscerla, Mr. Rob Lucci -

  

 

Robin passeggiava per le strade affiancate da decine di negozi, portando in una mano la busta con il suo ultimo vestito. Il cellulare squillò:era il professore dell’università.

- Cerco di venire il prima possibile – rispose la ragazza alla richiesta di raggiungere l’uomo alla facoltà. Alzò la mano per chiamare un taxi e aspettò finché la gialla auto non si fermasse. Il traffico di quella mattina era allucinante, eppure era solo martedì! Fermatasi per l’ennesima volta al solito semaforo rosso, la ragazza girò con gli occhi verso le vetrine alla sua destra, finché non sentì il cuore fermarsi. No, non poteva essere Franky quello lì! Che diavolo stava facendo con Lucci e Kaku?  Fece fermare immediatamente il taxista che era appena ripartito.
- Tenga il resto – e scese dall’auto dimenticandosi anche di prendere la busta con il vestito, che sparì insieme al giallo mezzo.
L’insegna del locale portava la scritta “Cafè Royal”. C’era stata tante volte con Lucci e conosceva bene quel posto. Ma perché ora Franky era lì? I suoi capelli poi... stava sicuramente facendo una cavolata e doveva fermarlo prima che fosse tardi. Non sapeva chi fosse veramente Rob Lucci, non sapeva di quali cose era capace.

 

- Quindi mi sta dicendo che ha intenzione di investire in queste azioni? – chiese Kaku a Usopp, fintosi un avvocato di un prestigioso studio legale estero. Il moro si aggiustò gli occhiali sul naso facendo un sorriso sicuro.
- Certo, il mio cliente vorrebbe intrecciare dei rapporti, diciamo così, profondi, con il signor Lucci e la sua azienda – sparare cazzate era quello che  gli riusciva meglio, e anche per questo Franky lo aveva reclutato per far parte del suo piano, nonché perché il padre di Usopp era davvero un grande avvocato e il ragazzo conoscendo qualche “termine” legale, poteva calarsi perfettamente nel personaggio. Kaku lesse la carte che gli aveva mostrato Usopp; sembrava un buon affare, eppure qualcosa non tornava.
- Senta che ne dice di andare a prendere un aperitivo in terrazza mentre i nostri avvocati sistemano queste noiose faccende? – propose Franky sorridendo verso Lucci. Il ragazzo ricambiò il sorriso.
- Mi sembra un ottima idea. Lei è socio di questo club? –  chiese alzandosi dal tavolo.

- No, ma mi piacerebbe – anche Franky si alzò assaporando già il momento in cui avrebbe messo fine a quel odioso sorriso sulle sue labbra.
- Se vuole posso parlare con il presidente per farla associare – propose il moro gentilmente mentre Franky annuiva soddisfatto.
- Signorina si fermi – la voce di un cameriere fece bloccare le loro intenzioni. Franky sgranò gli occhi mentre sentiva il cuore battere all’impazzata.
- Robin, che ci fai qui? – chiese Lucci alla vista della ragazza. Lei lo guardò, per poi posare gli occhi anche su Franky. Ma che gli stava passando per la testa?

- Che stavi facendo? – domandò la mora. Usopp intanto sentiva già il ferro delle manette stringergli i polsi e il sudore aveva iniziato a bagnare la sua fronte, sotto lo sguardo sempre più insospettito di Kaku.
- Tesoro sto lavorando adesso. Dimmi, è successo qualcosa? – con una dolcezza che fece rabbrividire Franky, Lucci si rivolse alla ragazza che continuava a guardarlo.

- No, io volevo solo vederti – sospirò Robin non riuscendo a capire che stesse succedendo. Con un gesto della mano, Lucci fece allontanare il cameriere tranquillizzandolo che era tutto a posto. Poi sorrise alla ragazza accarezzandole una guancia.
- Come sei dolce... senti vorrei presentarti una persona – lentamente Lucci si girò verso i ragazzo in piedi accanto a lui.
- Questo è Mr. Cutty Flam, signor Flam questa è la mia meravigliosa fidanzata Nico Robin -  Franky inghiottì chiedendo alle sue gambe di non mollarlo proprio adesso. Lentamente allungò una mano verso di lei mentre i profondi occhi della ragazza cercavano una risposta nelle sue iridi prive di occhiali neri .

- E’... è un piacere, signorina – cercò di non balbettare, senza successo. Il fatto però non insospettì per nulla Lucci; era abituato a uomini che rimanevano folgorati dalla bellezza della sua donna, e questo non era che uno di quei casi. Robin guardò la mano a tratti tremante del ragazzo. Cutty Flam? Doveva fare in modo che Lucci non scoprisse che quello era un raggiro, altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare. Esitò qualche istante e poi strinse la mano di Franky.

- Piacere mio... Mr. Flam – sospirò. Un braccio si avvolse attorno alle spalle della ragazza mentre Lucci la strinse a se.
- Tesoro, io e Mr. Flam stavamo per andare a bere un aperitivo... perché non vieni con noi – chiese sorridente. Aveva capito del debole di Cutty Flam, alias Franky, per la sua ragazza e voleva sfruttare al meglio questo suo asso nella manica.
- Ma cosa dice signor Lucci, la sua fidanzata si annoierebbe di certo – mormorò Franky non volendo in alcun modo coinvolgere Robin nei suoi casini. Lucci insistette affinché la giovane andasse con loro e alla fine, per evitare che si potesse insospettire, Franky accettò. Proprio in quel momento il cellulare di Usopp squillò e il moro sobbalzò leggermente. Prima che lo sguardo sospettoso di Kaku potesse impedirgli anche di parlare, rispose alla chiamata.
- Zor.. eh Mr. Roronoa è lei... ah il signor Flam? Sì è qui con me... mmm, certo va tutto bene... non ci sono problemi lo accompagno subito... no no, è tutto perfetto non si preoccupi... ci vediamo fra un po’ - Usopp lanciò uno sguardo a Franky che tirò un sospiro di sollievo.
- Era un nostro azionista molto importante... ehmm  dobbiamo andare. Lei mi faccia sapere cosa ne pensa del contratto – rapidamente Usopp infilò i documenti nella 24 ore e afferrò Franky per un braccio. Il ragazzo lanciò uno sguardo a Robin
- Ma come, va via così? – chiese sorpreso Lucci.
- Mi spiace, avremmo altro modo per parlare. Addio – velocemente Usopp tirò Franky fuori dal locale dandogli a malapena il tempo di salutare Lucci e Kaku, e i due sparirono in direzione di una Mercedes presa in prestito da un ignaro cliente dell’officina.
- Dio che paura... stavamo per essere scoperti – mormorò Usopp mettendo in moto l’auto,  mentre Franky tirò rabbioso un pugno sul cruscotto.   
 - Cazzo, c’ero quasi – ringhiò fra i denti. Il compagno moro lo guardò con la coda dell’occhio. Era stato un incosciente ad assecondare quel suo folle piano. Non sapeva di preciso quali fossero le intenzioni di Franky, ma quando il ragazzo tirò fuori dalla tasca una pistola, per poco Usopp non perdeva il controllo dell’auto.
- Mio Dio Franky, che ci fai con quella roba? – urlò agitato. Una pistola? Non aveva mica intenzione di freddare quel tizio?
- Non volevo ucciderlo... volevo solo fargli ammettere la verità...- sospirò Franky guardando la fredda arma. La verità... nonostante le parole gentili e dolci che le aveva detto, sapeva che non la trattava in tal modo. Era un bastardo, un bastardo che meritava una lezione, e lui sapeva di essere la persona giusta per infliggergliela. 

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 


Piano fallito, ma Franky non demorde...
Grande sweetkonan che aveva previsto che sarebbe successo ^^ si vede che sei una vera frankyrobinista
XD 
Capitolo più leggero, ma estremamente importante. Piccolo suggerimento: tenete d’occhio Kaku... fine suggerimento
XDDD
Anche se la situazione può sembrare abbastanza “tragica” per quasi tutti i personaggi, non temete, riuscirò a risollevare le sorti di ogni storia ^^ ( oddio, almeno ci spero
XDDDD)
Grazie a tutti amici miei, e restate sintonizzati ^^
kiss kiss Chiara

P.S. chiedo perdono per la tinta di Franky, ma non si è mai visto un magnate con i capelli azzurri XDDDD

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: kiara_star