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Autore: Malanova    01/07/2015    1 recensioni
Come non detto ... QUESTA STORIA E' IN FASE DI MODIFICA!
Anno 1992. Un gruppo di otto ragazzi, provenienti da diverse parti del mondo, verranno catapultati a Digiworld per salvarlo dai Hacker e riportare la pace nel mondo digitale ... Ci riusciranno oppure il Mondo Digitale è destinato a soccombere? Detto questo; vi auguro buona lettura e scusatemi ancora ... Alla prossima!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il primo a riprendere i sensi fu Vladimir. La prima cosa che vide quando aprì completamente gli occhi, a parte il cielo limpido, fu uno stranissimo animale chinato su di lui, con il muso a pochi centimetri dal suo viso che lo fissava con curiosità. Il ragazzo sbatté le palpebre e la stessa cosa fece anche l’essere. La creatura era grande quanto un tasso, ricoperto di una folta pelliccia rossa con le estremità e piccole “V” viola, due orecchie da coniglio ben tese, la bocca un po’ larga piena di dentini aguzzi ed una coda simile a quella di un pavone. La cosa che lo sorprendeva di più, però, erano gli enormi occhi azzurri: sembrava che appartenessero ad un essere senziente …

L’animale gli sorrise e domandò “Ehi! Come ti butta?”. Per poco Vladimir non rischiava di svenire un’altra volta. Quel “mostriciattolo” aveva parlato! L’altro, senza curarsi della bocca aperta e dei occhi strabuzzanti del ragazzo russo; continuò “Chissà che rocambolesco viaggio dal Mondo Reale fino a qui … Speriamo che gli altri tuoi simili stiano bene …” “A- Altri?” ripeté un po’ balbettante il dodicenne ancora sotto shock “Si, altri …” confermò il mostro spazientito “Credevi di essere arrivato qui da solo?. La creatura si erse su due zampe e disse “Visto che ci siamo; perché non mi dai una mano a fargli riprendere i sensi? Penso che a loro farebbe piacere vedere una faccia simile alla loro …”. Il russo annuì, lentamente e si tirò su. La mano si appoggiò per terra per darsi lo slancio per alzarsi ma si accorse che il terreno sotto di essa era stranamente morbido, spugnoso e … di stoffa?!?

Si girò e rimase allibito nel vedere la mano sprofondare leggermente nel verde pastello del terreno, del tutto identico alla consistenza del tappeto elastico, poi guardò il paesaggio circostante, sempre più sorpreso. Vedeva migliaia di piccole culle fatte di legno colorato sparse un po’ ovunque e dei alberi carichi di giocattoli e sonaglini che, ad ogni soffio di vento suonavano, suscitando al ragazzo un senso di pace. All’orizzonte sorgevano immense torri fatte con dei enormi cubi per bambini, alcuni formati dallo stesso materiale del terreno o di piume, altre erano vere costruzioni di legno profumato. La creatura intanto era tornata a quattro zampe e si era allontanata di qualche metro quando si accorse che l’umano non l’aveva seguito. Si voltò e si accorse che Vladimir era ancora seduto a terra, a guardarsi intorno come un imbecille. Gridò “Allora?! Ti vuoi dare una mossa?!?”. Il russo annuì, agitato, si affrettò ad alzarsi ed a raggiungerlo.

Appena fu al suo fianco; l’animale grugnì e riprese a camminare. Dopo un po’ l’essere si presentò “Io sono Elecmon, il custode della Terra Della Rinascita e delle Digi Uova …”. Poi guardò il ragazzo che, sotto a quella truce occhiata, si presentò a sua volta “I- Io mi c- chiamo Vladimir …” “Vladimir …” ripeté l’altro, per poi commentare “Che nome strano! Pensavo che tutti quelli del Mondo Reale avessero il nome che terminava per Man … Probabilmente siete più simili ai ID che a noi …”. Il dodicenne voleva domandargli chi erano gli ID quando Elecmon tese una zampa anteriore ed esclamò “Ecco! Laggiù c’è un altro umano!”. Entrambi affrettarono il passo e si avvicinarono al giovane.

Dall’aspetto che aveva; era un ragazzino di origini asiatiche: era poco più basso del russo ma con la corporatura decisamente più robusta e doveva aver almeno undici anni. Indossava una maglietta asiatica blu scuro, dei pantaloni grigi ed un grembiule bianco sporco attorno alla vita larga e grassoccia. Il viso trasmetteva, anche così, molta simpatia ed solarità. Elecmon mise le zampette sul suo torace e lo scosse delicatamente. Quando vide che stava per aprire gli occhi; Vladimir si chinò su di lui e domandò “Ehi! Ti senti bene?” “Mm … Si … Credo di si …” rispose l’altro mettendosi seduto, con gli occhi socchiusi “Alla fine mia madre deve avermi colpito con una padella …” “Eh?!?”. L’asiatico aprì completamente gli occhi. Hu rimase perplesso nel vedere quel ragazzo, non si ricordava che al ristorante fossero entrati dei turisti, ma quando si voltò e vide a pochi centimetri dal suo naso un mostro dai enormi occhi azzurri; urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e scattò in piedi dallo spavento. Il terreno era così morbido che, dopo aver barcollato un po’, cadde pesantemente. Dopo essersi guardato attorno; strillò “Dove diavolo mi trovo?!? Chi sei tu? E cos’è questo? Un mostro?”. Elecmon gonfiò il petto e si indispettì “Vacci piano con le parole ragazzino! Io sono un Digimon di tutto rispetto!”. Hu si rialzò, con l’aiuto di Vladimir, ed insieme ripeterono confusi “Digimon?”. L’altro annuì. Il giovane asiatico, ancora traballante, sussurrò al giovane russo “Che cos’è un Digimon?” “Non ne ho la più pallida idea …”. Elecmon li sentì e disse scocciato “Dove è finito quel fanfarone di Gennai? Doveva essere lui a badare a voi … Io devo tornare a prendermi cura delle Digi Uova e dei piccoli!”. Si voltò verso i due umani e sbottò “Cosa fate lì impalati? In giro in questa zona ci sono altri sei umani! Andate ad aiutarli!”. I due ragazzi annuirono, spaventati, mentre il Digimon si diresse, borbottando, verso le culle.

Vladimir e Hu girarono per un po’ per quella terra, controllati di tanto in tanto da Elecmon.

Trovarono Kwaku in cima ad un albero dei giocattoli, che al principio li fissava dall’alto, un po’ dubbioso, ma alla fine scese dai rami con un’agilità sorprendente e rimase perfettamente in equilibrio sul terreno gommoso, unendo le mani e inchinò la testa. Poi fu la volta di Jean, che lo trovarono urlante in cima ad una colonna di cubi giganti e non sapeva come scendere “Salta!” gli urlavano gli altri ma lui esclamò “Siete scemi?!? Da questa altezza potrei ammazzarmi!”. Quando riuscirono a convincerlo a lanciarsi; ne fu così entusiasta che si mise a saltare come una pallina da pingpong. James lo trovarono ai piedi di una collina fatta di spugna e quando riprese i sensi li guardò con tale odio e disgusto che il gruppetto non poté fare a meno di ricambiare.

“Ne mancano altri tre …” disse Hu rivolto a Vladimir, che ribatté “Si … Però abbiamo setacciato tutta la zona e non li abbiamo trovati …” “Non siamo andati proprio in tutta la zona …” disse Kwaku ed indicò la parte dove c’erano le culle “Lì non siamo ancora andati …”. Il gruppetto decise di andare da quella parte. Fu lì che videro Luisa, Midori e Ania; che andavano di culla in culla inseguite da un agitato Elecmon che urlò “Ferme! Non avvicinatevi così ai piccoli! Potreste fargli male!”. Poi si voltò ed esclamò “Finalmente arriva Gennai!”. Gli otto ragazzini si voltarono dove stava guardando il Digimon e rimasero sorpresi di veder avvicinarsi a loro un uomo vestito con una tunica beige. Quando li ebbe raggiunti; egli sorrise con gioia ai ragazzi, poi si rivolse al custode con voce pacata “Ti ringrazio per esserti preso cura di loro fino ad ora. Da qui in avanti ci penserò io …” “Alla buon ora!” borbottò il Digimon “Si può sapere perché ci hai messo così tanto?”. Si rivolse ai ragazzi e borbottò “Ora che vi siete trovati tutti; sloggiate! I piccoli devono dormire …”.

Gennai condusse il gruppo in una radura poco lontana dalle culle. Intanto i ragazzi non gli avevano staccato gli occhi di dosso. Era sulla trentina, dai capelli castani raccolti in un piccolo codino e possedeva due occhi grigi colmi di gentilezza. Sembrava una persona amichevole. James lo squadrò da capo a piedi e disse “Senta … Mio padre, Lord Charles, è uno dei uomini più ricchi di tutta l’Europa. Pagherà qualsiasi cifra che voi richiederete per il mio rilascio …”. Ania lo guardò perplessa “Credi davvero di essere stato rapito?” “Certo!” rispose l’inglese voltandosi “Altrimenti per quale altro motivo mi troverei qui insieme a … a … voi …”. Luisa prese parola, indispettita “Perché siamo stati chiamati!”. Poi, imbarazzata dalle sue stesse parole, abbassò gli occhi castani verso il terreno di stoffa e aggiunse con un mormorio “Almeno così mi è sembrato …” “Anche tu hai sentito la voce provenire dal computer?” chiese Vladimir con sollievo “Allora non sono diventato pazzo …” “Ehm, ehm!”. Gennai richiamò la loro attenzione “Lo so che in questo momento vi sentite confusi e disorientati; ma abbiamo poco tempo a nostra disposizione ed io vorrei darvi più spiegazioni possibili …”. I ragazzi si azzittirono e l’ID continuò “Come ha detto questa ragazza …” indicò con una mano l’italiana “Voi siete stati tutti chiamati. Il mio nome è Gennai ed in questo momento voi vi trovate dentro ad un’altra dimensione, in un mondo chiamato Digiworld …”. Mentre Gennai raccontava; un piccolo Digimon era appollaiato tra i rami più alti di un albero dei giocattoli poco distante. Il suo corpo era come quello di un bimbo di sei anni, vestito come un ninja d’altri tempi, ma l’enorme testa era formata da un televisore, con una griglia della cassa al posto della bocca. Ogni tanto appariva sullo schermo, come un’intermittenza, il simbolo viola dei Hacker …


“Infine i Bambini sono giunti a Digiworld, come aveva predetto Sharmamon, e si trovano nella Terra Della Rinascita …” aveva mormorato Urei, inginocchiato al cospetto dell’Anziano Morie, uno dei Quattro Re. Entrambi erano Hacker ed avevano preso momentaneamente un aspetto umano: il sottoposto sembrava un giovane su vent’anni con la pelle di un candore e una luminescenza molto simile alla neve appena caduta e i capelli erano sottili, piumati ed di un tenue blu pastello. Indossava una elaborata divisa orientale verde ed oro tipica dei guerrieri. L’Anziano, invece, aveva preso l’aspetto di un uomo sulla settantina dal corpo massiccio e imponente. La pelle tendeva a colorarsi d’oro, solcata sul viso da profonde rughe mentre i capelli piumati erano di un bianco perla e lunghi fino alle spalle. Nonostante fossero formati da dati come gli ID; i loro dati erano leggermente più instabili, donandogli la capacità di mutare forma, e se li si osservava attentamente si potevano notare i miliardi di pixel di cui erano composti brillare e rilasciare piccole scariche elettriche ogni secondo.

In principio, quando questo mondo era ancora giovane, avevano un rapporto di tolleranza con gli ID ma ora …

“Come hanno fatto a venire dal Mondo Reale? L’unico accesso rimasto in funzione lo si poteva attivare solo dal Castello di Server, che è sotto al nostro controllo!” “Per quell’ID chiamato Gennai non è difficile eludere la nostra sorveglianza … Probabilmente è stato lui a evocarli”. Morie ne fu spaventato e la dimensione meditativa che aveva creato divenne gelida e scura. Quel luogo lo potevano raggiungere solo gli Hacker grazie ad uno speciale allenamento mentale e poteva essere qualsiasi luogo. Dopo che Urei gli aveva parlato; il giardino in stile giapponese con tanto di decorazioni in pietra e fontanella si stava sgretolando, facendo posto al vuoto. L’Anziano fissò nei occhi il giovane e disse “I Bambini devono essere neutralizzati prima che trovino i loro partner!”.

“… E questo è quanto …” concluse Gennai. Fissò i ragazzini uno ad’uno, leggendone sul viso le loro emozioni. La maggior parte era perplessa, gran parte del gruppo si era pizzicata guance per capire se era vero ciò che gli stava accadendo, ma James e Ania non erano tra questi: lui era ancora convinto che Gennai l’aveva rapito e che tutto ciò che vedeva non era altro che frutto di qualche strana droga allucinogena che egli gli aveva somministrato per farlo stare tranquillo mentre la ragazza … era così calma … “Tutto questo non è reale! Voi non siete reali!” urlò James, facendo sussultare l’ID e tornare al presente. L’inglese incrociò le braccia e soffiò “Fra poche ore sono sicuro che l’effetto di qualsiasi sostanza che mi sia stata iniettata svanirà e che i servizi segreti britannici mi riporteranno a casa subito”. Jean gli andò vicino e, sorprendendo tutti, gli tirò un pugno. James cadde a terra e si portò la mano sulla guancia dolorante. Si voltò a guardare il francese e urlò “Come hai osato …” “Ti sei dimenticato? Io non sono altro che una allucinazione … Tutto questo non è reale …” ribatté l’altro facendo un sorrisetto sarcastico. Allora James disse “Allora non ti dispiacerà se faccio questo …”. Con un piede; l’inglese tirò la caviglia a Jean verso di sé, che cadde a terra, poi saltò in piedi e gli fece per dare una ginocchiata sul naso. L’undicenne riuscì a schivarlo in tempo e gli sferrò un altro pugno dritto allo stomaco. Gennai si parò tra i due e urlò “Smettetela! Questo non è né il luogo né il momento di mettersi a far botte …”. I due ragazzi smisero di azzuffarsi ma rimasero a guardarsi nei occhi con odio. Luisa, che aveva fatto due passi all’indietro, alzò la testa e si guardò intorno “Non sentite questo strano rumore?” domandò infine. Midori si mise in ascolto “Si … Sembra una specie di ronzio …”. Gennai si voltò verso il ronzio e gridò, spalancando gli occhi “Merda … Quello è un emissario dei Hacker … Waspmon!”.

Il Digimon Insetto sghignazzò e si avvicinò a gran velocità. Era un misto fra una macchina ed un’ape: l’addome abnorme era grosso e bulboso, con quattro fori che funzionavano come marmitte. Il corpo era lungo e esile quanto un braccio, seminascosto dalle spalle dove la piccola testa si muoveva a scatti. Non aveva ali eppure dai congegni che aveva fuse con le spalle usciva una specie di ronzio. Waspmon si arricciò su se stesso e puntò contro di loro un pungiglione rosso. Ridacchiò ancora. Gennai si mise davanti ai ragazzi e disse “Allontanatevi immediatamente … Penserò io a trattenerlo …” “Non ce l’ho con te, ID … Voglio soltanto quei marmocchi …” “Dovrai passare sul mio cadavere!” urlò l’uomo mettendosi in posizione d’attacco. Il Digimon Insetto sghignazzò ancora “Non credo che sarà un problema …”. Gennai strinse con più forza i pugni. Il Digimon ondeggiò da un lato all’altro, fece una finta in modo che l’ID credesse che voleva attaccarlo da un lato ed invece fece una giravolta e sparò un pungiglione contro Luisa. La dodicenne urlò ma Hu riuscì a spingerla, cadendo entrambi a terra ma incolumi. L’italiana si mise in piedi e mormorò “Grazie …”. L’altro sorrise imbarazzato e si fece aiutare ad rialzarsi. Il Digimon Insetto, ora, era preso in un combattimento corpo a corpo con l’ID, che sfruttava la morbidezza del terreno per spiccare salti altissimi e raggirarlo con rapide mosse. Alla fine; Waspmon riuscì a mettersi alle spalle di Gennai e stava per sparare uno dei suoi mortali pungiglioni quando esso scomparve in milioni di pixel. Il gruppo guardò il fenomeno sorpreso … Ma cosa …

Un altro Digimon si avvicinò a loro. Era un essere piccolo, tondeggiante, ricoperto da una ispida pelliccia rosa acceso e dotato di due ali da uccello candide. Aveva due occhi blu luminosi, che scrutavano il gruppo con malcelata rabbia. Tra le zampe stringeva un lungo bastone d’argento. Il Digimon si parò di fronte a Gennai e sbuffò “Bene! Sono arrivato giusto in tempo per dare a tutti quanti una sonora sculacciata! Perché non siete già in viaggio verso la mia casa?”. I ragazzi lo guardarono sorpresi mentre l’ID borbottava “Anch’io sono felice di vederti tutto d’un pezzo …”. Il Digimon fece una smorfia e svolazzò avanti e indietro “Non c’è tempo per il sarcasmo! Gli Hacker sanno già che loro sono arrivati qui ed hanno iniziato a mobilitarsi! Dobbiamo lasciare subito l’isola!”. Si voltò verso i ragazzi e domandò “Avete tutti il vostro Digivice?”. Vedendo i loro sguardi; il Digimon ringhiò “Quei aggeggi che sono arrivati in un fascio di luce …”. Midori si mise una mano dentro alla tasca del pigiama, che si strinse ad un oggetto di metallo. Lo tirò fuori. Esso era simile ad un orologio, con il quadrante circolare, due pulsanti per lato ed una catenella che potevi usare per appenderlo come un portachiavi. Anche gli altri lo tirarono fuori dalle loro tasche e lo fissavano interdetti. A quel punto; Piximon disse “Molto bene … Mi presenterò come si deve, ora …”. Si mise davanti a tutti “Benvenuti Bambini Prescelti! Io sono Piximon e vi addestrerò affinché voi riusciate ad avere una minima possibilità di far fronte ai Hacker e ai loro Infettati!”. Diede loro le spalle e disse “Seguitemi: l’addestramento inizia da ora!”.

  
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