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Autore: _Ery1999_    02/07/2015    2 recensioni
Dal testo:
- Dove sei stata? -
Hermione Granger si trascina faticosamente per attraversare la stanza, arrancando come un animale sofferente.
- Dove sei stata..? – ripete una voce afflitta, mentre dita bianche si fanno strada nei capelli scuri di lei, sporchi di terra.
- Erano in tanti questa volta... Ci hanno teso un’imboscata – ...
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando, in fondo al sonno, il rimorso s'infiamma, è in esso, inconscio, la coscienza.

Eschilo







Quel sorriso è un ricordo che conserva molto vividamente, così come la voglia insaziabile di essere attraversato dallo sguardo freddo di lei. Eppure non sa ancora spiegarsi come sia stato possibile che anche la Granger si sia innamorata di lui, che di punto in bianco, quella sera di Agosto, si fosse lasciata accarezzare il gomito, afferrare cautamente dai capelli crespi legati in una coda, e baciare su una guancia. Draco Malfoy ancora non si capacita del fatto che lei non gli abbia mollato un sonoro ceffone. Ripensa a come aveva abbandonato la stanza con il profumo della pelle di lei ancora incastrato fra le labbra, quasi volando, col desiderio palpitante di esultare con un grido. E in quel momento si era reso conto che l’amava, semplicemente, l'amava. Il giorno dopo gliele aveva addirittura confessate quelle due parole, Ti amo, e allora sì che era arrivato il ceffone, netto, fortissimo, un proiettile sulla sua pelle diafana. Draco l'aveva guardata sorridente, perché se l'aspettava, quasi agognava quella reazione, quella paura sconcertata nei suoi occhi, quell'espressione perduta, divisa fra mente e cuore, fra dovere e desiderio, fra sé e lui. Hermione gli aveva gridato contro, bacchetta premuta forte sul suo collo, che se si fosse azzardato un'altra volta gliel'avrebbe fatta pagare, molto cara. E lui si era azzardato, una seconda, una terza, una decima volta, e schiaffo dopo schiaffo, minaccia dopo minaccia, Hermione aveva ceduto, era crollata, incastrata tra il muro e le labbra affamate di Draco Malfoy, tronfio e innamorato. Mai stato così felice. Poi, una mattina, era arrivato l'attacco. Lo temevano tutti, ma nessuno di loro avrebbe potuto prevederlo, non così presto, non così puntigliosamente programmato. I Mangiamorte avevano colpito per prime le guardie di vedetta, alle spalle, silenziosi come topi, e subito i muri erano saltati sotto i lampi degli Schiantesimi. A Draco era stato ordinato di Smaterializzarsi e di raggiungere un preciso indirizzo, un appartamento in un quartiere babbano dove sarebbe stato al sicuro, in salvo. E lui, nei tre giorni seguenti, era rimasto con i palmi appoggiati al mento e i gomiti sul davanzale della finestra in attesa di notizie, notizie sul Quartier Generale, notizie sul da farsi. Notizie su Hermione.
Era nello stesso stato di ansia e allerta in cui si trova ora, mentre Hermione Granger gli dà un lieve bacio sulle labbra e se ne va, leggermente zoppicante, portandosi dietro una scia scura di ombre e rimpianti. Non fa in tempo a salutarla che è già sparita, risucchiata dalla penombra del corridoio esterno, ingoiata da un presente che potrebbe non restituirla a quella stanza. Draco si lascia scivolare a terra con la schiena nuda contro il muro, e ripiomba nei pensieri, riporta la mente all'inizio della fine, quando l'angoscia ha preso dimora nel suo cuore, quando il quarto giorno, all'alba, aveva intravisto alcuni degli Auror fra gli alberi, cauti e invisibili, e tra loro aveva pregato spuntasse la chioma ribelle di lei, la sua figura sottile e silenziosa, il suo sguardo attento. Alla fine era apparsa da dietro un cespuglio, stanca e ferita, e lui le era corso incontro ansimando, col ventre contratto dal rimorso e dalla preoccupazione. Le aveva medicato l'enorme taglio sul braccio mentre lei biascicava che la base era distrutta e che i Mangiamorte rimasti erano più di quanti avessero immaginato. Dobbiamo trovarli e distruggerli, tutti, aveva detto, un ordine e una preghiera insieme. E con quelle parole Hermione Granger aveva fatto partire il conto alla rovescia verso la distruzione, la bomba a orologeria che ogni mattina iniziava a ticchettare allo spuntare del Sole, fermandosi soltanto a notte fonda, per poi ricominciare con i raggi appena nati. E ancora, e ancora, e ancora.
Draco Malfoy si alza e si chiede quando mai potranno avere una vita normale, quando mai potrà sposarla, quando mai potranno avere dei figli. Si stende sul letto con le dita incrociate dietro la nuca, e aspetta, come fa sempre. In quelle ore interminabili in cui è costretto ad abbassare le tapparelle e a lasciare il resto del Mondo chiuso fuori, Draco pensa, pensa come non ha mai fatto nella sua vita. Pensa intensamente, scava dentro di sé come se volesse raggiungere la propria anima, come se volesse svuotarsi di tutto il marciume che ha in corpo. Scandaglia il passato, sogna il futuro. Ripesca gli errori, uno ad uno. Rimpiange ciò che avrebbe potuto dire o fare e che non ha detto o fatto, ripercorre i momenti più intensi della sua vita, quelli felici, quelli tristi. Che importa? Poteva comunque viverli. Ora no, ora non può vivere. Si limita ad un letto rivestito da lenzuola insanguinate, e vi si rannicchia, si accartoccia, preferirebbe scomparire pur di sottrarsi ad un'esistenza così inutile. Perché lui al presente non pensa. Mai. Non perché non ci sia niente che lui possa fare, aiuto che lui non possa offrire o battaglie che lui non possa combattere, ma perché, semplicemente, Draco di coraggio non ne ha, ed è più facile lasciare il Mondo fuori piuttosto che lanciarcisi dentro, a capofitto, senza precauzioni. Il rischio di schiantarsi è troppo alto, e lui non ce la fa. Nemmeno per gloria, per fama. Neppure per amore.
Le ore scorrono e Draco Malfoy si addormenta nello spettro della propria codardia, sognando di volare in mezzo alle stelle, libero, infinitamente libero.
Si risveglia a notte fonda, di soprassalto, ansimante e sudato. Non ha mai dormito tanto profondamente e tanto a lungo, ma ora paga il prezzo del suo sonno innocente e beato. E' stata una sensazione a scuoterlo, un sogno forse, o semplicemente il suo sesto senso da vigliacco, il suo olfatto sensibile al pericolo. O forse è soltanto paranoico, si dice, magari è solo un incubo che il suo inconscio non ha registrato e che ora non ricorda. Controlla l'ora. Le 2.37. L'onda della paura lo travolge nuovamente, ma lui cerca di respirare, di arrancare in mezzo alla spuma. Di non naufragare. Eppure, Draco Malfoy lo sa. Nella parte più piccola, insignificante e lucida del suo essere, sa che Hermione, quella notte, non tornerà. Scaccia il pensiero con un grido soffocato, un grugnito abominevole concepito per consolarsi, per riempire quel vuoto assordante che si sta diramando dalle pareti fino alle sue orecchie, che lo sta soffocando lentamente, dolorosamente. E' insopportabile. Draco Malfoy abbandona le coperte umide, si affaccia alla finestra e sbircia attraverso le persiane ancora sigillate, zampetta nella piccola cucina, tormenta le cuticole delle dita lunghe e screpolate. Prova a mandare giù qualche boccone dei resti che trova nel frigorifero, ma lo stomaco si rifiuta di accoglierli, è in preda alla nausea e ad un tremore incontrollabile e anestetizzante. Passa un'ora, poi due, tre. Infine, schiacciato da quell'ineluttabile consapevolezza, Malfoy si arrende e piange, disperatamente. Accovacciato sul pavimento freddo della camera da letto, le lacrime che ingoia gli lasciano sul palato un sapore amaro di Morte e sembrano dirgli E' colpa tua.
Dei tocchi incerti alla porta lo fanno sobbalzare. Non è Hermione, non può essere, lei conosce l'incantesimo d'accesso all'appartamento, e questo Draco lo sa bene. Ma sceglie di dimenticarlo quando si fionda incautamente sulla maniglia e spalanca l'ingresso, un sorriso beota sul volto stanco. La disillusione lo travolge quando vede i compagni davanti a sé, gli occhi bassi, il dolore quasi palpabile fra di loro. L'hanno presa, si sente dire, ma sono parole lontane, forse le ha semplicemente immaginate, forse sta ancora dormendo e quando aprirà gli occhi vedrà Hermione affacciata alla finestra a contemplare la Luna. O forse il momento di saldare i conti è arrivato, istante tanto temuto e scacciato. Altrettanto irreversibile. Draco Malfoy richiude l'uscio sulle note di quella frase acre, e capisce che ora non può più tirarsi indietro. L'amore ha un prezzo, e anche lui deve pagare il suo.
Nei giorni che seguono, il germe della viltà fa scempio del suo organismo e, in preda ad un'infezione senza precedenti, Draco Malfoy tira fuori un distillato di Whisky Incendiario che ha scovato nella mensola più in alto della credenza divorata dai tarli. Si ubriaca penosamente, fino a svenire, in un oblio privo di dolore e responsabilità. Non vuole pensare a nulla e questo è il modo più facile e veloce per riuscirci, senza lacrime, senza disperazione, solo un bicchiere dopo l'altro, verso lo sfinimento. All'alba del giorno dopo, la bottiglia è già svuotata e inutile. Viene scaraventata contro la parete, sulla quale cola inesorabilmente una macchia rossa, densa e raccapricciante. Il terzo giorno la sbornia è talmente atroce e debilitante che Malfoy non riesce neppure a spostarsi dall'angolo sporco in cui giace, rannicchiato e maleodorante come un insulso scarafaggio in putrefazione.
La notte cala sulle sue paure, le fa evaporare, e lui è già in strada, acquattato dietro un muro, in attesa dei compagni. Lo raggiungono presto, il cappuccio calato sul volto, i movimenti straordinariamente agili e ovattati.
- Voglio unirmi a voi – dice, sicuro e fiero, prima che l'alba sorga e il terrore lo colga di nuovo, disgraziatamente.
- Hermione non avrebbe voluto... -
- Non vorrebbe – ringhia, arrabbiato e impotente, deluso da quegli uomini che la considerano già morta, così, senza speranza, senza sospetto.
- Non sai duellare – obietta un altro, spalle larghissime e occhi altrettanto grandi. Sprezzanti. Draco, bruciante, tocca appena la bacchetta da sotto il mantello e sibila un Vuoi vedere?
Segue un concitato scambio di sguardi fra i capi, poi fra i sottoposti, infine fra quelli in ultima fila. Uno sguardo che sembra gridare Prendiamolo. Se muore, affari suoi. Eppure Draco Malfoy non giurerebbe che sia il menefreghismo il vero motivo di tanta accomodante reticenza, o piuttosto la nuova vena di follia nei suoi occhi che tutti hanno notato. Prima che possa rendersene conto, qualcuno dice Ok, sei dei nostri e un altro gli scaraventa contro una divisa nera, ordinandogli di indossarla immediatamente. Si cambia in fretta, col freddo della notte ad intorpidirgli le membra, e si accoda ai Ribelli con l'Aurora che fa capolino dalle montagne e che sembra tracciare loro il cammino.
Il Quartier Generale è piccolo, claustrofobico, una rete di stretti corridoi tutti uguali, di stracci macchiati di sangue e di sporadiche foto in bianco e nero appese alle pareti immacolate. I giorni che seguono sono una lotta contro il tempo. I compagni si stupiscono della sua riflessiva capacità di architettare imboscate, sotterfugi, tattiche. Hanno localizzato l'accampamento nemico, le rovine di un castello diroccato in cima a un colle roccioso, e tutti aspettano che il piano perfetto venga architettato, il piano che li porterà alla vittoria e che estirperà il Male. Draco sa che quel gravoso compito incombe su di lui, e ogni volta che ci pensa il sudore gli imperla la fronte, le mani tremano. La resa dei conti è vicina, lo scontro finale sta per esplodere, nessun prigioniero. L'eccitante fremito della Morte serpeggia fra le truppe. Solo lui ne rimane immune, preoccupatissimo e chino sui suoi fogli mappati, sui calcoli, sulle posizioni, sugli orari. In un impeto d'ira, riduce a brandelli settimane di lavoro e copre il volto con le mani, esasperato, conficca le unghie nei capelli sporchi. Respira. Un riflesso talmente banale e involontario che in realtà così scontato non è: l'indomani potrebbe non averne la facoltà. L'indomani, potrebbe non rivedere il dolce viso di Hermione. Quel pensiero è un uragano che scuote il suo animo fragile e avvilito, lo riporta nella consapevolezza che non c'è spazio per la sua disperazione da codardo. Un rapido movimento della bacchetta, e i frammenti di pergamena ritornano a posto, macchiati e consunti. Draco cancella e corregge, ribalta le pagine, le gira, osserva, riflette. Il pensiero di lei non lo abbandona, lo sprona a fare di più e meglio, gli fa desiderare ardentemente di vivere, per amarla, solo per amarla. E quando, a tarda sera, i compagni chiedono impazienti dei suoi progressi, lui, con un ghigno stampato in faccia, sfoggia il suo capolavoro, beandosi dell'ammirazione nei loro occhi. Quella notte si concedono di festeggiare, un po' perché si sentono imbattibili e un po' perché potrebbe essere l'ultima volta. Esultano A Draco! A Malfoy! e brindano con un liquore scadente raccattato chissà come in chissà quale posto, ma un'ora di esuberante follia sottratta alla realtà è già troppa, e poco dopo il silenzio incombe, stemperato dal gorgogliante russare del vice. Draco Malfoy si addormenta per ultimo, paradossalmente felice, col sorriso sulle labbra. Un sorriso che sa di Hermione.









Angolo Autrice

Secondo capitolo finito u.u Cosa ne pensate? E come andrà a finire? Aspetto i vostri pensieri e recensioni! Alla prossima ;)
Un bacione,

_Ery1999_

 

  
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