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Autore: esme92    16/01/2009    5 recensioni
Nascosta tra folti rami di possenti querce e dall’alone di mistero di ogni bosco che si rispetti, la casa di nonna confinava (più o meno vicino) con quella dei Cullen. Su di loro si raccontano strane leggende e storie inquietanti... Lei si girò guardandomi negli occhi con uno sguardo strano. Anche mia madre era bellissima, proprio come i Cullen. La stessa pelle lucente, gli stessi occhi grandi, le stesse movenze aristocratiche. Mi sono sempre chiesta se fra loro ci fosse un qualche legame di parentela ma mia madre aveva sempre riso di me. Dedicata al mio piccolo amore.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto voglio scusarmi per il ritardo ma…ho avuto il PC rotto e quindi non ho potuto aggiornare. In più ho perso tutti i dati e adesso mi tocca riscrivere tutto d’accapo. Che sfortuna!  Comunque ringrazio vivamente chi continua a recensire e purtroppo – con mio grande rammarico – sono costretta a rinunciare nuovamente a rispondere alle vostre meravigliose recensioni ** scusatemi davvero ragazze, spero che non ve la prendiate. Le vostre parole mi riempiono d’orgoglio e di voglia di farcela, mi piace che voi lo sappiate! Ma, adesso bando alle ciance, vi lascio a questo capitolo che in realtà è una sorta di trampolino di lancio per il prossimo (che posterò regolarmente la settimana prossima, sempre nel week and) quindi potrebbe sembrarvi privo di ogni tipo di azione. Al prossimo capitolo!

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

6. – Io dovrei amarti? -

 

 

Mi svegliai. Ma mi sentivo distrutta. Portai istintivamente la mano verso il viso e mi sentii ancora di più sprofondare in un baratro dove non sembrava esserci fine. Piansi lacrime amare e mi rannicchiai ancora di più su me stessa, sperando di alleviare parzialmente quel dolore. Ero stata rapita. Teoricamente forse no, ma mi sentivo così. Quel maledetto, quell’essere spregevole di cui mi ero fidata, mi aveva bloccata nella stanza e sussurrato parole che per me non avevano un senso. Mi sono dimenata come una furia pur di tentare di liberarmi dalla sua stretta possente, ma tutti i miei tentativi sono stati facilmente vanificati. Sporco e insulso essere umano!

-          Sei sveglia? –

Non avevo sentito la porta aprirsi e quindi sobbalzai dalla mia postazione. Mi sedetti di scatto e istintivamente mi portai con la schiena contro il muro, sperando che non fosse Ian. Non avrei potuto calibrare la mia reazione in quel momento. E invece lui era lì, sullo stipite della porta, con un’aria notevolmente preoccupata, ma allo stesso tempo pareva conservare la sua altezzosità e scontrosità.

-          Cosa diavolo vuoi? - gli urlai senza ritegno

-          Calmati Sophie – mi rispose con un tono stranamente dolce e affabile.

-          Calmarmi? – continuai alzandomi dal letto e piazzandomi con le mani sui fianchi di fronte a lui – Io voglio solo andarmene via di qui! Poi starò colmissima…-

Non riuscii a completare la frase perché Ian mi abbracciò forte e, nonostante fosse freddo e duro come il marmo, la sua stretta mi piacque particolarmente e mi fece sentire in qualche modo sollevata. Di nuovo la sensazione che nella mia anima stesse affiorando qualcosa di strano, di sepolto da tanto tempo m’invase e non riuscii di nuovo a pensare.

-          Amore mio, – mi disse accarezzandomi i capelli – ora che siamo insieme tutto andrà bene. Io ti racconterò tutto e farò in modo che tu ricorda ogni singola cosa. Ora non posso, vorrei, ma non posso –

-          Perché? – sussurrai piano, come se il suo abbraccio mi stesse svuotando di ogni forza fisica.

-          Perché sarà qualcun altro a raccontarti tutto –

-          Noi…ci siamo già incontrati? –

Mi sorrise teneramente e mi dissi che in fondo anche lui – sempre così algido e altezzoso – sembrava provare sentimenti così.

-          Sì, ci siamo già incontrati…-

-          Non mi ricordo di te – disse seccamente

-          Sì, lo so, ma credimi Sophie cara, ci siamo incontrati e siamo stati innamorati per tanto tempo –

Mi allontanai repentinamente da lui. Ero di nuovo terrorizzata e credo me lo potesse leggere chiaro in faccia. Mi sedetti sul letto e mi piegai su me stessa.

-          Voglio andare via… - mi sembrava davvero poco maturo continuare ad avere quell’atteggiamento ma in quel preciso momento non me ne importava. Sicuramente no.

-          Non puoi… - mi ripetette chiudendo gli occhi. Osservai i suoi lineamenti indurirsi e forse in quel momento soffriva molto ma io non potevo capirlo. Ad un tratto sentii la testa scoppiarmi e dovetti prendermela tra le mani.

-          I – Ian – dissi, cercando di alzarmi dal letto.

-          Sophie? – mi chiese impaurito – Cosa ti succede? –

-          La testa… - fu l’unica cosa che riuscii a dire – La testa…mi scoppia! –

Caddi a terra, in ginocchio e in un istante vidi una ragazza che correva in un bosco. Era bellissima, con i capelli color dell’oro e gli occhi castani, quasi ambrati. Correva a perdifiato e ogni tanto si guardava alle spalle. Sembrava divertita.

-          Corri Jacob! – diceva mentre rideva – Io e Sophie ti batteremo! Sei proprio una lumaca! –

-          Mamma, dobbiamo vincere! – esclamò una bimbetta, simile alla donna ma in versione più piccola.

-          Correte tanto vi prendo! –

Sbattei la testa contro il pavimento più volte fino a che non capii che stavo dando testate al vuoto. Ian mi aveva stretto tra le braccia e mi sorreggeva come se non sentisse il peso del mio corpo.

-          Sophie, amore mio, piccola… - continuava a ripetermi – è tutto finito –

-          No – gli dissi fermandomi e fissando il pavimento – è solo l’inizio! –

 

 

 

-          Mamma! – esclamò una donna con voce pimpante al telefono.

-          Ciao Nessi – rispose Bella Cullen accavallando le gambe.

-          A cosa devo il piacere di questa telefonata? –

-          Su Nessie! – esclamò la donna – Io ti chiamo sempre almeno una volta ogni giorno! –

-          Si, ma questa è già la quarta telefonata in due ore, se non fossi tua figlia direi che è successo qualcosa… -

-          Ma no tesoro!-  esclamò la signora Cullen a voce leggermente più alta e sperò vivamente che nessuno della famiglia l’avesse sentita. Si guardò un po’ intorno e cercò di captare qualche rumore. Poteva solo sentire le voci di Jasper, Edward ed Emmett discutere di un certo piano di difesa, Esme, Alice e Rosalie cercare di preparare qualcosa da mangiare per la loro ospite. Carlisle non c’era in casa, forse era a lavoro.

-          Mamma – disse Nessie – Ti prego non mentirmi –

-          Oh Nessie – sospirò lei – Vorrei ma… -

-          L’avete trovata? –  la domanda a bruciapelo fece trasalire Bella, nonostante fosse vampira ormai da tempo.

-          Mamma – continuò lei – Dimmelo ti prego! –

-          Si… - sussurrò con un filo di voce – Si, Nessie cara, tua figlia è qui –

 

 

-          Ti sei calmata? – mi chiese Ian continuandomi ad accarezzare i capelli. Eravamo sdriati sul letto ed io avevo trovato comodo accoccolarmi sul suo torace marmoreo.

-          Si… - risposi debolmente

-          Cosa hai visto? –

-          Due persone che correvano e… me da piccola –

-          I tuoi genitori? –

-          No, la donna non era mia madre. –

-          E l’uomo? –

-          Non so – risposi sospirando – non l’ho visto bene in volto, io correvo in braccio a mia… -

-          …madre? – continuò lui

-          Perché Sally non mi ha mai detto di non essere la mia vera madre? –

-          Ti ho già detto che fra poco saprai tutto – disse stringendomi più forte – adesso devi solo cercare di riprendere le forze e ricordare tutto. Finirà presto… -

Mi strinsi più forte in cerca di conforto.

-          Io dovrei amarti? – chiesi timidamente

Ian rise forse e mi posò un delicato bacio sui capelli.

-          In teoria eravamo molto innamorati e progettavamo il matrimonio – mi disse e dal suo tono capii che non si trattava di un’ironia.

Lo guardai negli occhi e il mio cuore perse un battito. Una strana sensazione di baciarlo, di sentirlo più vicino, di approfondire qualsiasi rapporto con lui, mi prese più forte che mai. Mi avvicinai piano, lentamente fino a che potessi essere alla sua altezza. Le labbra si sfiorarono ma nessuno dei due provò ad avvicinarsi di più per azzerare qualsiasi distanza. Lui mi posò una mano sul cuore e sorrise.

-          Non preoccuparti, Sophie, - disse obbligandomi a posare nuovamente il capo sul suo perfetto petto – ci sarà tempo per recuperare ciò che abbiamo perso…te lo prometto! –

 

 

 

 

 

  
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