Prima di tutto voglio
scusarmi per il ritardo ma…ho avuto il PC rotto e quindi non ho potuto
aggiornare. In più ho perso tutti i dati e adesso mi tocca riscrivere tutto
d’accapo. Che sfortuna! Comunque
ringrazio vivamente chi continua a recensire e purtroppo – con mio grande
rammarico – sono costretta a rinunciare nuovamente a rispondere alle vostre
meravigliose recensioni ** scusatemi davvero ragazze, spero che non ve la
prendiate. Le vostre parole mi riempiono d’orgoglio e di voglia di farcela, mi piace
che voi lo sappiate! Ma, adesso bando alle ciance, vi lascio a questo capitolo
che in realtà è una sorta di trampolino di lancio per il prossimo (che posterò
regolarmente la settimana prossima, sempre nel week and) quindi potrebbe
sembrarvi privo di ogni tipo di azione. Al prossimo capitolo!
Buona lettura!
6. – Io dovrei
amarti? -
Mi
svegliai. Ma mi sentivo distrutta. Portai istintivamente la mano verso il viso
e mi sentii ancora di più sprofondare in un baratro dove non sembrava esserci fine.
Piansi lacrime amare e mi rannicchiai ancora di più su me stessa, sperando di
alleviare parzialmente quel dolore. Ero stata rapita. Teoricamente forse no, ma mi sentivo così. Quel maledetto,
quell’essere spregevole di cui mi ero fidata, mi aveva bloccata nella stanza e
sussurrato parole che per me non avevano un senso. Mi sono dimenata come una
furia pur di tentare di liberarmi dalla sua stretta possente, ma tutti i miei
tentativi sono stati facilmente vanificati. Sporco e insulso essere umano!
-
Sei
sveglia? –
Non
avevo sentito la porta aprirsi e quindi sobbalzai dalla mia postazione. Mi
sedetti di scatto e istintivamente mi portai con la schiena contro il muro,
sperando che non fosse Ian. Non avrei potuto
calibrare la mia reazione in quel momento. E invece lui era lì, sullo stipite
della porta, con un’aria notevolmente preoccupata, ma allo stesso tempo pareva
conservare la sua altezzosità e scontrosità.
-
Cosa
diavolo vuoi? - gli urlai senza ritegno
-
Calmati
Sophie – mi rispose con un tono stranamente dolce e
affabile.
-
Calmarmi?
– continuai alzandomi dal letto e piazzandomi con le mani sui fianchi di fronte
a lui – Io voglio solo andarmene via di qui! Poi starò colmissima…-
Non
riuscii a completare la frase perché Ian mi abbracciò
forte e, nonostante fosse freddo e duro come il marmo, la sua stretta mi
piacque particolarmente e mi fece sentire in qualche modo sollevata. Di nuovo
la sensazione che nella mia anima stesse affiorando qualcosa di strano, di
sepolto da tanto tempo m’invase e non riuscii di nuovo a pensare.
-
Amore
mio, – mi disse accarezzandomi i capelli – ora che siamo insieme tutto andrà
bene. Io ti racconterò tutto e farò in modo che tu ricorda ogni singola cosa.
Ora non posso, vorrei, ma non posso –
-
Perché?
– sussurrai piano, come se il suo abbraccio mi stesse svuotando di ogni forza
fisica.
-
Perché
sarà qualcun altro a raccontarti tutto –
-
Noi…ci
siamo già incontrati? –
Mi
sorrise teneramente e mi dissi che in fondo anche lui – sempre così algido e
altezzoso – sembrava provare sentimenti così.
-
Sì,
ci siamo già incontrati…-
-
Non
mi ricordo di te – disse seccamente
-
Sì,
lo so, ma credimi Sophie cara, ci siamo incontrati e
siamo stati innamorati per tanto tempo –
Mi
allontanai repentinamente da lui. Ero di nuovo terrorizzata e credo me lo potesse
leggere chiaro in faccia. Mi sedetti sul letto e mi piegai su me stessa.
-
Voglio
andare via… - mi sembrava davvero poco maturo continuare ad avere
quell’atteggiamento ma in quel preciso momento non me ne importava. Sicuramente
no.
-
Non
puoi… - mi ripetette chiudendo gli occhi. Osservai i
suoi lineamenti indurirsi e forse in quel momento soffriva molto ma io non
potevo capirlo. Ad un tratto sentii la testa scoppiarmi e dovetti prendermela
tra le mani.
-
I
– Ian – dissi, cercando di alzarmi dal letto.
-
Sophie?
– mi chiese impaurito – Cosa ti succede? –
-
La
testa… - fu l’unica cosa che riuscii a dire – La testa…mi scoppia! –
Caddi
a terra, in ginocchio e in un istante vidi una ragazza che correva in un bosco.
Era bellissima, con i capelli color dell’oro e gli occhi castani, quasi
ambrati. Correva a perdifiato e ogni tanto si guardava alle spalle. Sembrava
divertita.
-
Corri
Jacob! – diceva mentre rideva – Io e Sophie ti
batteremo! Sei proprio una lumaca! –
-
Mamma,
dobbiamo vincere! – esclamò una bimbetta, simile alla donna ma in versione più
piccola.
-
Correte
tanto vi prendo! –
Sbattei
la testa contro il pavimento più volte fino a che non capii che stavo dando
testate al vuoto. Ian mi aveva stretto tra le braccia
e mi sorreggeva come se non sentisse il peso del mio corpo.
-
Sophie,
amore mio, piccola… - continuava a ripetermi – è tutto finito –
-
No
– gli dissi fermandomi e fissando il pavimento – è solo l’inizio! –
-
Mamma!
– esclamò una donna con voce pimpante al telefono.
-
Ciao
Nessi – rispose Bella Cullen accavallando le gambe.
-
A
cosa devo il piacere di questa telefonata? –
-
Su
Nessie! – esclamò la donna – Io ti chiamo sempre
almeno una volta ogni giorno! –
-
Si,
ma questa è già la quarta telefonata in due ore, se non fossi tua figlia direi
che è successo qualcosa… -
-
Ma
no tesoro!- esclamò la signora Cullen a
voce leggermente più alta e sperò vivamente che nessuno della famiglia l’avesse
sentita. Si guardò un po’ intorno e cercò di captare qualche rumore. Poteva
solo sentire le voci di Jasper, Edward ed Emmett discutere
di un certo piano di difesa, Esme, Alice e Rosalie
cercare di preparare qualcosa da mangiare per la loro ospite. Carlisle non c’era in casa, forse
era a lavoro.
-
Mamma
– disse Nessie – Ti prego non mentirmi –
-
Oh
Nessie – sospirò lei – Vorrei ma… -
-
L’avete
trovata? – la domanda a bruciapelo fece
trasalire Bella, nonostante fosse vampira ormai da tempo.
-
Mamma
– continuò lei – Dimmelo ti prego! –
-
Si…
- sussurrò con un filo di voce – Si, Nessie cara, tua
figlia è qui –
-
Ti
sei calmata? – mi chiese Ian continuandomi ad
accarezzare i capelli. Eravamo sdriati sul letto ed
io avevo trovato comodo accoccolarmi sul suo torace marmoreo.
-
Si…
- risposi debolmente
-
Cosa
hai visto? –
-
Due
persone che correvano e… me da piccola –
-
I
tuoi genitori? –
-
No,
la donna non era mia madre. –
-
E
l’uomo? –
-
Non
so – risposi sospirando – non l’ho visto bene in volto, io correvo in braccio a
mia… -
-
…madre?
– continuò lui
-
Perché
Sally non mi ha mai detto di non essere la mia vera madre? –
-
Ti
ho già detto che fra poco saprai tutto – disse stringendomi più forte – adesso
devi solo cercare di riprendere le forze e ricordare tutto. Finirà presto… -
Mi
strinsi più forte in cerca di conforto.
-
Io dovrei amarti? – chiesi timidamente
Ian rise forse e mi posò un
delicato bacio sui capelli.
-
In
teoria eravamo molto innamorati e progettavamo il matrimonio – mi disse e dal
suo tono capii che non si trattava di un’ironia.
Lo
guardai negli occhi e il mio cuore perse un battito. Una strana sensazione di
baciarlo, di sentirlo più vicino, di approfondire qualsiasi rapporto con lui,
mi prese più forte che mai. Mi avvicinai piano, lentamente fino a che potessi
essere alla sua altezza. Le labbra si sfiorarono ma nessuno dei due provò ad
avvicinarsi di più per azzerare qualsiasi distanza. Lui mi posò una mano sul
cuore e sorrise.
-
Non
preoccuparti, Sophie, - disse obbligandomi a posare
nuovamente il capo sul suo perfetto petto – ci sarà tempo per recuperare ciò
che abbiamo perso…te lo prometto! –