Capitolo tredici
I Due Fuochi
Penny
se ne stava a bocca aperta, con lo sguardo fisso nel vuoto.
"La
tua espressione da merluzzo è dovuta ad un trauma in
particolare?"
le chiese Al mentre si dirigevano a lezione di Pozioni, stranamente
puntuali. Rose rise di gusto.
"Molto divertente"
replicò Penny, mollando un leggero pugno sul braccio
all'amico.
"Non
te la prendere" disse Rose, dandole un colpetto sulla spalla.
Penny lo trovò più derisorio che consolatorio.
"Sto
riflettendo, Rosie" rispose, più acida di quanto avrebbe
voluto.
"Scusaci allora!" la canzonò Al, alzando le
mani in segno di resa. "Riguarda mio fratello suppongo".
Penny si limitò a guardarlo storto.
"Come pensavo..."
"La
conversazione che abbiamo avuto mi è servita" disse infine
Penny. "Ora sono pronta a metterci una pietra sopra, davvero".
Non c'erano poi molte opzioni, visto che James aveva ammesso che non
poteva interessarsi a nessun'altra che non fosse la misteriosa
ragazza che gli aveva rubato il cuore.
"Autoconvincersi
non è la strada giusta, Penelope"
rispose Al. Lei sbuffò
sonoramente.
"Da
che parte stai, Albus?" domandò,
calcando sul suo nome
completo proprio come lui aveva fatto con lei.
"Non
farla arrabbiare Al" disse Rose. "Domani c'è il Quiddich
contro Corvonero: la deconcentri!" Il tono era chiaramente di
rimprovero. Penny apprezzava l'interessamento disinteressato
dell'amica. "Ho scommesso con Lorcan sulla vittoria della nostra
squadra, non voglio perdere cinque zellini". Come non detto!
Non era poi così disinteressata.
Entrarono
nell'aula, sedendosi vicini. Rose e Penny allo stesso banco, mentre
Al davanti a loro, con Finnegan. Alice era già occupata con
Trixy.
Victoire, ovvero la professoressa Weasley in Lupin, entrò
subito dopo, dando il buongiorno a tutti gli studenti. Con movimenti
leggiadri estrasse i libri, gli ingredienti per la nuova pozione e il
calderone. Tutti i ragazzi restavano sempre incantati dai suoi
movimenti. Una bisnonna Veela fa comodo per il fascino personale,
pensò Penny. Avrebbe fatto comodo anche a lei, con James.
"Oggi
prepareremo la Senecsa" annunciò
Victoire. "Chi sa
di cosa stiamo parlando?"
Rose alzò la mano.
"Sì?"
"La
pozione invecchiante" rispose con un sorrisetto.
"Esattamente"
disse l'insegnante. "Che vi sconsiglio di usare per scopi
illeciti" precisò, suscitando l'ilarità di Al e
Rose. Penny
trovò singolare che Victoire ammonisse gli studenti sull'uso
della
pozione ancor prima di aver spiegato loro come prepararla.
"Illeciti?" chiese Finnegan, senza capire. La
professoressa si accinse a spiegare.
"I miei zii George e
Fred Weasley, tentarono di usarla per superare la linea
dell'età,
tracciata da Silente per impedire che studenti minori di diciassette
anni prendessero parte al Torneo Tre Maghi".
"Sul
serio?" chiese Penny a Rose, sottovoce.
"Mia madre li
aveva avvisati che non avrebbe funzionato" sussurrò. "Mai
sottovalutare Hermione Granger. Non sarà la Prescelta,
come zio Harry, ma posso assicurarti che sa essere terrificante. Lo
dice anche papà".
Penny ridacchiò, mentre tentava di
schiacciare delle bacche di natura non meglio precisata,
apparentemente utili per la pozione.
Gli aneddoti della famiglia
Weasley erano infiniti, pensò.
Una volta finita la lezione, durante la quale, a onor del vero, nessuno era riuscito ad ottenere risultati soddisfacenti nel preparare la Senecsa, Penny raccolse i libri e gli utensili e si avviò alla porta. Fuori dalla classe, Al le fece capire che voleva parlarle.
"Devo
preoccuparmi, Al?" Fu la prima reazione di Penny, che si
appoggiò al muro, attendendo una ramanzina dall'amico.
"Voglio
raccontarti una storia" disse inaspettatamente. La disperazione
si dipinse sul volto di Rose.
"Oh no!" esclamò la
ragazza, cercando di fuggire. Penny non glielo permise, trattenendola
per un braccio. Se proprio dovevano, avrebbero sofferto insieme.
C'era solo da sperare che non fosse una delle interminabili storie di
Al.
"Sarò breve, tranquille!" sbuffò, infastidito
dalla pantomima delle amiche. "E' la storia di una bambina dai
capelli rossi e di un bambino con degli occhiali tondi. Lei l'ha
amato dal primo anno ad Hogwarts, senza che lui si accorgesse di lei.
La vedeva solo come la sorella di Ron Weasley. Fino al sesto anno,
mia madre era convinta che non l'avrebbe mai presa in considerazione.
Si era anche messa con un altro, ma non è andata.
Perché lei amava
Harry Potter. Sai qual'è la conclusione?" chiese, con
espressione vittoriosa, come se avesse appena provato una teoria
importante.
"Non molto bene"rispose Penny. "Oggi
sono sposati e hanno tre figli, di cui due completamente idioti. Uno
è un arrogante, l'altro è petulante". Al fece una
smorfia.
"Scherza pure, ma le cose girano così. Succede"
disse Al risoluto, incrociando le braccia al petto.
"Senti
Al" replicò Penny, "probabilmente tua madre è
stata
coraggiosa e paziente, ma di sicuro aveva più spirito
d'iniziativa
di quanto ne abbia io".
"Ma Penny..." provò a
contraddirla, vedendola turbata.
"James ama un'altra e
parlarne mi fa solo male". La voce, che avrebbe voluto ferma e
decisa, si incrinò. Rose provò a spiccicare
qualche parola, ma non
fece in tempo.
"Scusate" borbottò Penny, e schizzò
via alla velocità della luce.
Si
avviò a passo svelto per il corridoio, senza guardare
davanti a sè.
Voleva solo scappare dai suoi amici, da quel discorso, da se stessa.
All'improvviso cozzò contro qualcosa, più
precisamente qualcuno dai
capelli rossi. Sebbene vedere persone con i capelli rossi non fosse
così insolito a Hogwarts, considerata l'elevata percentuale
di
sangue Weasley nel castello.
"Fred..." Lei tentò di
darsi un contegno, ricacciando indietro le lacrime che stavano per
sgorgare. Fred la guardava, evidentemente stupito dall'espressione
del suo volto.
"E' successo qualcosa?" domandò.
"No,
figurati. Ho avuto un battibecco con... Rose" inventò sul
momento. "Dove stavi andando?" chiese, per cambiare
discorso. In realtà, non fu una mossa brillante.
"Da te"
rispose il ragazzo, con una sincerità disarmante, senza
farsi
problemi. Lei spalancò gli occhi per la sorpresa.
"Per
dirmi cosa?" domandò.
"Questo" e l'attirò a sè.
Il
corridoio era mezzo vuoto, Fred iniziò ad accarezzarle il
viso.
Penny era paralizzata, non riusciva a muoversi. Lui le prese il
mento, sollevandole la testa, finchè non riuscì a
guardarla negli
occhi. Fred aveva occhi color nocciola, molto espressivi.
Inaspettatamente, lei pensò a due intensi occhi, pozze scure
che non
appartenevano al ragazzo che stava per baciarla. Si impose di
scacciare l'immagine di James dalla mente, mentre Fred avvicinava la
bocca alla sua, finchè le loro labbra non si incontrarono.
Al
contatto, quelle di Penny si schiusero lentamente, permettendo a Fred
di approfondire il bacio. Da quel bacio poteva capire se con Fred
avrebbe potuto funzionare, se avrebbe potuto dimenticare James.
Rimasero
a baciarsi lì, senza pensare minimamente di trovarsi nel
corridoio
di una scuola, finchè non furono interrotti da un colpetto
di tosse,
secco ma riconoscibile.
Una donna dall'espressione austera, ma
non arcigna, stava di fronte a entrambi. Indossava un lungo vestito
blu notte, trapunto di stelline color argento. Da sotto il cappello a
punta spuntava un'espressione severa. I due ragazzi si separarono
immediatamente.
"Signorina Shane, credo che potresti
aspettare di essere fuori dall'orario scolastico per baciare il
signor Weasley" la rimproverò Minerva McGranitt, per poi
allontanarsi a passo svelto.
In quel momento, senza un motivo
apparente, Penny si staccò da lui, lo guardò e
iniziò a correre
nel senso opposto, senza ascoltarlo mentre la chiamava.
Oramai era un'abitudine, quella di scappare da tutto e da tutti. Avrebbe fatto prima a ritirarsi a vita privata.
Mezz'ora
dopo era nella classe di Trasfigurazione. Arrossì
violentemente alla
vista della preside, ma quella le fece un sorrisetto; segno che,
quantomeno, non ce l'aveva con lei per l'accaduto.
Comunque,
nessuno avrebbe potuto avercela con Penny più di quanto lei
non ce
l'avesse con se stessa. Aveva combinato un casino con quel bacio, e
ora non sapeva come rimediare.
"...e con la formula
Inflapes, sarete in grado di gonfiare i piedi di una
persona;
mentre con l'incantesimo Procerus potrete
diventare più alti
o farci diventare qualcun altro. Tutto chiaro?" La McGranitt
spiegava e Penny non stava ascoltando, talmente era persa nei suoi
pensieri. Rose, vicino a lei, non osava rivolgerle la parola. Penny
temeva il momento in cui le avrebbe raccontato quel che era successo
con Fred, ma soprattutto quello in cui l'avrebbe detto ad Al.
"Ho
baciato Fred" annunciò.
"C-cosa?" Un coro si
levò nella stanza del dormitorio. Tre ragazze erano sedute
su un
letto, mentre una stava in piedi di fronte a loro. Era Penny, che si
sentiva come un imputato di fronte alla giuria.
"Sì, è
successo".
"Com'è stato?" chiese Alice.
"E'
stato..." cercò le parole per descriverlo appieno,
"piacevole".
Era vero. Le era piaciuto e, benchè
avesse poca esperienza, poteva affermare che Fred non baciava niente
male. Di sicuro era stato meglio di Dave, il suo vicino babbano, ma
c'era un particolare non trascurabile: non appena si erano staccati,
James si era riaffacciato nella sua testa.
Si era illusa che
baciare Fred le avrebbe scacciato James dalla mente, ma evidentemete
non era così semplice.
"Vi prego, non ditelo ad Al"
piagnucolò, rivolta soprattutto ad Alice. Era giunta alla
conclusione che fosse meglio. Le tre la guardarono basite: diceva
sempre tutto ad Albus. Lui era sempre il primo a sapere qualsiasi
cosa la riguardasse.
"Perché?" domandò Trixy.
Fu
Rose a rispondere per lei, facendo un sunto piuttosto accurato.
"Mio
cugino pensa che aspettare James sia la soluzione a tutti i problemi
di Penny".
"Non credo sia così, ma non lo è neanche
mettersi con un altro mentre ami ancora lui" disse Trixy.
"Voglio dire, non puoi aspettare per sempre James. Credo
però
che la precedenza al momento sia parlare con Fred. Non lo conosco
molto, ma mi sembra un tipo carino, si merita una spiegazione".
"Sagge parole" commentò Alice. Penny non poteva che concordare. Doveva dare un taglio alla faccenda, prima che qualcuno si facesse male. Nella fattispecie, Fred.
Quello
stesso pomeriggio, tra la fine delle lezioni e l'orario di cena,
chiese a Fred di potergli parlare a tu per tu. Dalla faccia di lei,
lui presagì che non sarebbero state buone notizie. Si
sedettero su
una panca di legno, in un'aula vuota accanto a quella di Pozioni. Fu
Fred a rompere il ghiaccio, intuendo la ritrosia di Penny a parlare
per prima.
"Riguarda quello che è successo oggi?"
Penny annuì silenziosamente.
"Oh
Merlino, che faccia! Devo essere un pessimo baciatore"
scherzò.
Tipico di Fred, effettivamente, prenderla bene. Penny comunque si
affrettò a negare, perché il bacio in
sè non era stato affatto
spiacevole.
"Tu non hai fatto niente di sbagliato, anzi"
disse. "Sei un ottimo baciatore, Fred Weasley".
"Lo
so, ma grazie per averlo ribadito" replicò lui, sorridendo.
"Sapere che sono un buon baciatore mi rassicurerebbe, se non
fosse che in questo discorso c'è un ma"
aggiunse, certo
di avere ragione. Penny era visibilmente in imbarazzo, ma era
evidente che c'era un grande e grosso però
in sospeso.
"Ecco, io..."
"Coraggio Miss Shane, sbrigati, altrimenti non mi servirà la pozione invecchiante per ottenere una bella barba bianca" la celiò lui.
Era proprio questo aspetto giocoso di Fred che la faceva sentire più idiota; stava rinunciando all'opportunità di instaurare un legame con una persona come lui, perché era troppo impegnata a desiderare un ragazzo innamorato di un'altra.
"Io
non sento quello che dovrei sentire in una situazione del genere"
spiegò infine.
"Posso chiedere una spiegazione più
dettagliata?" In effetti non era stata troppo chiara: ci stava
girando intorno.
"Non sento quelle che i babbani
stupidamente chiamano le farfalle nello stomaco".
Dallo
sguardo di Fred, comprese che quell'espressione doveva conoscerla
anche lui, perché non sembrava affatto confuso.
"Messaggio ricevuto" disse, laconico. Fece per alzarsi, ma Penny decise di andare fino in fondo. Quel ragazzo le piaceva, si meritava la verità.
"Io mi sento incredibilmente stupida" confessò. "Sto rinunciando a questo rapporto con te per qualcosa di astratto, ma allo stesso tempo fin troppo concreto". Il tono di Penny stupì Fred, che si sedette nuovamente sulla panca. Era colpito dalla sincerità che percepiva. Lei era davvero dispiaciuta.
"Lui chi è?" chiese.
Penny socchiuse gli occhi. L'espressione sul volto di lei gli strappò uno sbuffo che per metà era un sorriso. Aveva la conferma che cercava. Il cuore di Penny era chiaramente già occupato.
"Qualcuno che non posso avere" rispose lei, evasiva. "Perciò vedi... quando ti dico che il problema è mio, non è una frase di circostanza" chiarì, "perché tu sei un ragazzo praticamente perfetto. Eppure io non posso andare avanti perché ora so che non sono passata oltre" aggiunse. "Non voglio che pensi che io l'abbia presa come un gioco..."
"Non ha importanza quello che penso..." Lei scosse la testa.
"Ha importanza per me, davvero" asserì convinta. Non voleva che lui avesse dubbi al riguardo. "Perciò, per favore, non pensare che per me sia facile fare questo discorso senza senso. Mi importa eccome, e spero anche che potremo... restare amici".
"Be', visto che ti importa, ti dico quello che penso" replicò lui, serio. Penny rimase in silenzio, aspettandosi parole al vetriolo, ma l'espressione sul viso di Fred non era risentita. "Hai fatto bene a dirmelo ora, Penny. Non mi hai illuso, non più di quanto tu abbia illuso te stessa nel pensare di poter dimeticare questa persona". Penny era stupita dalla maturità che Fred stava dimostrando in quel momento. Non faceva altro che confermarle che quel ragazzo era speciale.
"Io... pensavo di essere sulla buona strada per dimenticarlo. Invece non ci riesco. È colpa mia, ma mi dispiace che tu ci sia andato di mezzo" rispose.
"Lo so" disse, comprensivo. "Dispiace anche a me. Insomma, non è la massima aspirazione di nessuno essere rifiutato per un tizio senza nome" e qui fece un mezzo sorriso, consapevole che Penny non avrebbe fiatato. "Sì, mi piaci, ma non al punto da non poter tornare indietro. Non sono innamorato di te, perciò tutto questo" – e indicò loro due – "non è un dramma". Lui la stava rassicurando. Assurdo.
"So di essere patetica" sussurrò Penny. "Me ne rendo perfettamente conto".
"No, sei innamorata" disse Fred, fuori dai denti. Notando l'espressione di lei, proseguì: "Oh, andiamo! Si vede che questo tizio, chiunque sia, è molto più di una cotta per te". Il suo tono non era minimamente accusatorio, e questo la fece sentire molto meglio. Più leggera.
"È vero" ammise.
"Accetta un consiglio" riprese lui. Lei levò il volto per incontrare gli occhi nocciola del ragazzo. "Sei bloccata in un punto in cui non puoi avere lui ma non vuoi avere nessun altro. Fatti un favore, diglielo e basta" concluse. Penny era colpita. Effettivamente non aveva tutti i torti. Lei era bloccata in ogni caso. Tanto valeva tentare. Però era anche vero che Fred non aveva idea che stessero parlando di James, che era già innamorato di un'altra.
"Ci penserò su" promise lei.
Fred comprese che non c'era più niente da dire e si alzò dalla panca. Probabilmente aveva anche bisogno di allontanarsi da lì.
"Per quella faccenda del rimanere amici... si può fare" assentì. Penny gli sorrise. "Dammi solo un po' di tempo, Miss Shane".
Sì, decisamente si era appena lasciata sfuggire un ragazzo d'oro.
"Grazie Fred" disse Penny, prima di vederlo scomparire oltre la porta dell'aula, lasciandola aperta.
James
stava attraversando il corridoio, senza pensare a niente. Ancora una
mezz'ora e sarebbe stata ora di cena.
All'improvviso notò
qualcosa di strano: il rumore di una porta che si apriva e suo cugino
Fred che usciva da un'aula in disuso, fendendo il corridoio a larghi
passi. Prima di uscire però era rimasto sulla soglia, a
parlare. O
era impazzito, o nella stanza con lui c'era qualcuno.
Aspettò
che si fosse allontanato completamente, per poi avvicinarsi a
sbirciare, attento a non fare il minimo rumore, e quello che vide non
gli piacque. Seduta su una panca c'era la sua Shane e... piangeva
silenziosamente. Nessun singhiozzo e nessun singulto, solo lacrime
che le rigavano le guance, ma James rimase interdetto. Non l'aveva
mai vista piangere. Si sentì in dovere di entrare, non gli
piaceva
l'idea di spiarla in quel modo.
Aprì completamente la porta,
notando lo sguardo sorpreso che si dipinse sul volto di lei, insieme
a un vago rossore. Penny si affrettò ad asciugare le lacrime
con le
maniche della tunica e lui si guardò bene dal farle notare
che ormai
non poteva nascondergli che aveva pianto. Semplicemente, finse di non
averlo notato.
"Che ci fai qui?" chiese,
ricomponendosi.
"Potrei chiedere lo stesso a te".
"Io..."
iniziò, ma James la interruppe. Non avrebbe sopportato una
bugia,
anche se non aveva nessun diritto di pretendere la verità.
"Ho
visto uscire Fred. È colpa sua?" domandò.
"James..."
"Ripeto:
è colpa sua?" La frase nella sua testa suonava meno
perentoria.
Pazienza, ormai aveva usato quel tono. Quello
arrogante, che
lei detestava.
"No" rispose Penny.
"Che ti
ha fatto?" chiese di nuovo, suonando ancora più infastidito
e
sbrigativo. Lei sembrò – giustamente –
indispettita.
"Niente,
è colpa mia" disse con voce incrinata. Non poteva vederla
così.
E incredibilmente sentiva più profondamente il dispiacere
per lei
che la rabbia per Fred. Perché di sicuro era colpa di Fred.
"Ti
avevo detto che ti avrebbe fatta soffrire".
"Come,
scusa?" chiese
lei,
confusa.
"Non far finta di non aver capito, Shane.
Se lui è il ragazzo di cui sei innamorata, ti aveva
già fatto star
male, era logico che succedesse di nuovo".
Logico? Non
c'era niente di logico in quella faccenda. Non sapeva neanche lui
cosa stesse dicendo.
"Magari" sussurrò
Penny.
Sorpreso, James fu quasi sul punto di ribattere, ma
lasciò che la ragazza continuasse.
"Se fosse lui"
disse, "sarebbe tutto così semplice..." Aveva in volto un
sorriso malinconico. "È carino, simpatico, gentile. Nel
complesso mi piace" aggiunse senza neanche pensarci.
A
quelle parole James sentì un crampo contrargli lo stomaco,
ma non
replicò. Come avrebbe potuto farlo? Con quale scusa?
"Senti Shane, smettila di elogiarlo!"
"Perché?"
"Sono geloso marcio"
No,
forse non era il caso.
Penny proseguì, senza immaginare quello
che si agitava in lui.
"O meglio" si corresse la
ragazza, "potrebbe piacermi, se non fossi
innamorata
dell'altro. E sarebbe meraviglioso, se così fosse. Ho
provato con
tutte le mie forze a dimenticarlo, ma non è servito" la voce
ora era più calma, quasi rassegnata. "Non mi
libererò mai di
lui".
James era attonito. Shane si stava confidando con lui, gli stava aprendo il suo cuore, ma a proposito di un altro ragazzo. E lui aveva pensato che Fred fosse un pericolo! Dallo sguardo di lei era chiaro che non era Fred la concorrenza. Anzi, non c'era concorrenza alcuna. Questo ragazzo, chiunque fosse, era in cima ai pensieri della sua Shane. No, non la sua Shane. Solo Shane.
Penny
cominciava a domandarsi per quale motivo James non smettesse di
fissarla. Ma soprattutto, perché si stava confidando con
lui? Non
aveva senso.
"Quindi
non è lui?" le chiese di
nuovo, facendole perdere la pazienza.
"Ovvio
che no. Sarebbe come scambiare una torcia con il sole"
mormorò
lei, senza rendersene conto. Stava parlando più a se stessa
che a
James e le parole erano uscite di getto. Quella era una
dichiarazione in piena regola, anche
piuttosto accorata. Grazie a Merlino e Morgana James ignorava di
essere il sole,
in quella frase. Lo
vide spalancare
gli occhi, sorpreso da quello che aveva detto. Era sorpresa anche
lei, effettivamente.
"Lo ami molto"
fu quasi un sussurro. Lei annuì, restando in silenzio.
"Dimmi
chi è". Il
fatto che James non l'avesse formulata come una domanda la fece
infuriare.
"Non
potresti almeno chiederlo gentilmente?" gli rispose
piccata.
"Potresti
dirmi chi è?" chiese, addolcendo il tono.
"No".
"Mi
prendi in giro?" L'espressione
contrariata di James somigliava molto ad un broncio. L'avrebbe fatta
sorridere, in un altro momento.
"Non
posso" disse.
"Ora sai che non è tuo cugino, non ti basta? Credevo fosse
questo il punto. Perché diamine mi devi estorcere
un'informazione
così personale?" Il
comportamento di James era assurdo, ma questa non era una
novità.
"Sono
solo curioso" disse
con studiata noncuranza.
Era
giunta alla conclusione che lo facesse apposta, per infastidirla.
"James, se tu avessi un briciolo di rispetto per i
sentimenti altrui, dovresti lasciarmi in pace" ribadì.
"Mi fa male".
La
guardò dritto
negli
occhi, quelle pozze scure nelle quali Penny non riusciva a non
perdersi.
"Ti
fa soffrire anche solo parlare di lui?" le chiese.
Sembrava
scioccato, e aveva ragione da vendere. Era maledettamente patetica.
Si limitò a distogliere lo sguardo.
"Scusa"
disse,
e
sembrava sinceramente dispiaciuto. "Va' pure. Posso solo dirti
che non capisco perchè tu non vada da lui a dirglielo. Perché
ti dovrebbe rifiutare?"
Riuscì
a non far trapelare ciò che stava pensando, ovvero che
nessuno per
alcun motivo avrebbe mai potuto rifiutarla. Per lui era un'ipotesi
inconcepibile.
"Lo
farebbe, non tutti possiamo aspettarci di essere corrisposti dalla
persona che amiamo. Solo perché tu sei abituato ad
avere tutte ai tuoi piedi
non
vuol dire che sia così anche per noi comuni mortali" gli
disse,
suonando
più rancorosa del previsto.
Un
attimo prima gli aveva dichiarato amore sconfinato e l'attimo dopo
stava cercando di allontanarlo. Fu
sul punto di dirgli la verità e di lasciare che ridesse di
lei, che
la canzonasse, che non le rivolgesse la parola. Tutto pur di levarsi
quel peso dal cuore. Perché era come aveva detto Fred: per
colpa di
James lei era bloccata.
Però non lo fece. Non disse nulla.
"Che
ne sai tu?" lo
sentì dire, in tono insolitamente tranquillo. Lei lo
guardò
interrogativa. "Non
tutte
cadono
ai miei piedi, Shane".
"Quella
ragazza..."
"Sì,
quella
ragazza. La ragazza di cui ti parlavo
ai Tre Manici di Scopa... quella di cui..."
"...sei
innamorato" concluse Penny,
sentendo
lo stomaco che si contorceva.
"Lei non mi vuole, quindi so
benissimo come ti senti".
"Chi è?" lo
provocò
lei. Sapeva che non avrebbe ottenuto niente, e
ad ogni modo non
voleva quel nome. Era
giusto per ripagarlo con la sua stessa moneta.
"Ti
aspetti che te lo dica?" James
fece
schioccare la ligua.
"Ovviamente no. Mi aspetto solo che tu
capisca come ci si sente, quando ti fanno una domanda a cui non puoi
rispondere".
"Io posso
rispondere,
Shane" precisò lui. "Semplicemente
non voglio".
Penny
si sorprese a desiderare di lanciargli una Fattura Orcovolante. E non
era la prima volta. Merlino, era così indisponente!
"Immagino
valga lo stesso per me, Potter".
Inutile
illudersi di poterci andare d'accordo. Un momento voleva saltargli in
braccio e baciarlo, quello dopo l'avrebbe volentieri
picchiato.
Decise
che non era più il caso di stare lì, si
alzò dalla panca e si lisciò la gonna a pieghe.
Poi oltrepassò
James velocemente ed uscì dall'aula. C'era rimasta troppo
tempo, per
i suoi gusti. Il
ragazzo
non fece nulla per trattenerla, e
Penny
si diresse in Sala Grande, col cuore gonfio di tristezza.
ANGOLO AUTRICE
So che è passato solo un giorno, ma eccomi a pubblicare nuovamente. È un capitolo breve ma abbastanza significativo per la storia. Sembra che James e Penny stiano ballando il cha cha cha. Uno fa un passo avanti e l'altro ne fa uno indietro.
Però il capitolo Fred è chiuso, per la gioia di Francesca lol. Penny si è lasciata sfuggire una frase abbastanza compromettente, anche se James non sa di esserne il soggetto.
Ringrazio chi ha messo la storia nelle seguite/ preferite/ ricordate e tutte le persone che recensiscono o che mi scrivono in privato. E ovviamente, ringrazio chi mi ha messo tra gli autori preferiti.
Alla prossima, gente!