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Autore: _browns eyes_    02/07/2015    1 recensioni
Era il quattordici novembre di quell’anno quando i One direction avevano confermato la loro esibizione al “Children in Need” con una piccola intervista. Infondo a loro faceva piacere fare qualcosa per aiutare in bambini in difficoltà. Eppure uno di loro non aveva ancora capito che stava per salvare qualcuno.
Effettivamente Harry non aveva mai pensato di diventare padre a quell'età.
Insomma se avesse potuto, avrebbe aspettato almeno i trent'anni.
Si sentiva che doveva farlo. Doveva salvare quella bambina.
Voleva farlo perché quella bambina gli era entrata nel cuore in pochissimi minuti. D'altronde lui aveva sempre amato i bambini.
Ma davanti al carattere scontroso di una bisnonna sofferente?
Che cosa deciderà di fare Harry?
Mollerà la sua impresa per cui si sentiva orgoglioso di se stesso dopo troppo tempo?
Oppure sarà la donna ad abbandonare il suo orgoglio e accettare la proposta?
Harry pensa che solo quell'ostile opinione sarà ad ostacolarlo.
E se scoprirà che fosse solo l'inizio, e che servirà ben altro per ottenere ciò che vuole?
Ne uscirà sconfitto o vincitore?
**
Quella parola rimbombò per tutta la sala fino a far scoppiare il cuore del ragazzo.
**
Spero che vi piaccia.
Buona lettura :)
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Night changes 7

6. Determinate

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Quella mattina il nostro protagonista si ritrovò su quel divano alquanto comodo con un’espressione rilassata in viso. Aveva pianto fin troppo per i suoi gusti e esso gli causava sempre un forte mal di testa. Socchiuse gli occhi per poi riaprirli definitivamente, trovandosi davanti a se uno sguardo curioso e gioioso. Si spaventò per la vicinanza di Melody e si alzò di scattò, provocandosi un lieve senso di vertigini e giramento di testa. La bimba si mise a ridere. Non pensava di averlo intimorito e per farsi perdonare si buttò addosso per abbracciarlo. Il ragazzo lo ricambiò molto volentieri visto che ne aveva davvero bisogno e lei aveva qualcosa, non conosceva di preciso cosa fosse, ma quel qualcosa lo guariva del mal umore all’istante.
-Non farlo mai più- la riprese dolcemente e divertito. La piccola alzò le spalle e con un piccolo movimento si mise al suo fianco. Si sdraiò e si coprì con quella coperta di lana. Erano a malapena le sette e mezza del mattino e lei voleva tirargli su il morale, soprattutto dopo la sera precedente. L’aveva visto in lacrime abbracciato alla nonna e si rattristò perché aveva sempre avuto quella corazza da duro e non pensava di osservarlo in quel debole stato. Melody cominciò a giocherellare con i lacci della sua felpa, mentre Harry era ancora sorpreso da quel gesto. L’aveva fatto con così tanta naturalezza che non era ancora capace ad assimilarlo. Scosse la testa e portò la sua mano sulla schiena della piccola per avvolgerla in un abbraccio. Le concedette un bacio delicato sulla fronte e le accarezzò i suoi capelli biondi nello stesso modo. Lo calmava e rilassava allo stesso tempo. Ogni volta che era con lei, era sempre più sicuro della sua decisioni, disparte di ciò che pensavano gli altri. A lui non importava più. Melody era sua figlia e questo era ciò che importava. La bimba, da suo canto, gli carezzò dolcemente la guancia fino ad arrivare sui suoi occhi. Si alzò di poco e ne baciò una alla volta. Lui era ancora più sorpreso e intenerito. Li riaprì e il sorriso radiante di lei lo contagiò. -Ti voglio tanto bene, Mel- le sussurrò. La diretta interessata rispose e fece un gesto, il quale fece cadere il ragazzo nella tristezza più assoluta: ieri sera l’aveva visto. -Nulla di importante. Sto bene ora- rispose con più convinzione. -Grazie a te- aggiunse, facendo rallegrare la bambina. Nei minuti seguenti, entrambi si addormentarono di nuovo in quella posizione, mentre il cellulare del ragazzo vibrava ripetutamente, ma non era importante in quel momento. Anzi non era mai stato importante.


Quella mattina era cominciata male per un’altra persona: Dakota. Il giorno precedente l’anziana signora l’aveva pregata di andare da Brad per ottenere il consenso di fare adottare la piccola Melody. Lei lo faceva molto volentieri per quella famiglia, però l’idea di rincontrare quel stupido ragazzo non la faceva entusiasmare. Anzi, vomitare sarebbe la parola adatta. Dunque, alla buon’ora, si svegliò e, svolgendo i diversi mestieri, si ritrovò a mettere in moto la macchina per recarsi da quel biondino. Era a conoscenza dell’indirizzo visto che molte volte era stata costretta a recuperare Dafne in pessime condizioni. Era quasi sempre in lacrime a causa di una stupida litigata. L’unica volta, che non l’andò a prendere, fu quando la fanciulla si presentò davanti alla sua porta completamente terrorizzata e scioccata e le comunicò di essere incinta. Alla guida, la bionda scacciò quel ricordo doloroso e imboccò la strada tanto conosciuta e detestata. Ella si trovava nella zona più lussuosa di Londra grazie alle generose somme intascata dai genitori di Brad, i più grandi imprenditori della contea, morti però qualche anno fa a causa di un incidente aereo. Ora quel ragazzo abitava insieme a suo fratello e entrambi avevano ereditato miliardi di sterline. Dakota parcheggiò fuori dalla loro proprietà e, afferrando tutto l’occorrente, scese dal veicolo, infondendosi coraggio. Si approssimò alla porta e bussò varie volte, attendendo una risposta, che non tardò ad arrivare. Essa si spalancò e la figura possente, muscolosa e affascinante del fratello minore del diretto interessato comparì. Egli si chiamava Male, ragazzo vent’enne dai capelli neri avorio e due occhi intesi marroni, che facevano raccapricciare. Indossava una semplice jeans, mettendo in evidenza il suo fisico scolpito, e in faccia un sorriso compiaciuto.

-Ma guarda chi abbiamo qua, Dakota Hins- cominciò con un tono allusivo. -Ma, ciao bellezza- aggiunse con un piccolo occhiolino.
-Ciao, Male. C’è Brad?- domandò senza giri di parole.
-Può darsi- rispose sempre con quell’atteggiamento fastidioso. La ragazza sperava che in quegli anni fosse cambiato, invece si ritrovò lo stesso pallone gonfiato di un tempo. Non capiva come si era innamorata di lui, tanto da regalargli una parte di sé. -A cosa ti serve?- proseguì, mettendosi a braccia conserte e appoggiandosi allo stipite.
-Non sono fatti tuoi-
-Ritira gli artigli tigre-
ridacchiò, scomodandosi. Si avvicinò a lei e prese il suo mento tra le sue dita. -Non serve con me- sussurrò, sorridendo cinico. Era ufficiale, Dakota stava cominciando ad essere terrorizzata. Per questo si malediceva per non aver accettato la proposta di Matt di accompagnarla. Lei voleva dimostrarsi forte e allora perché in quel momento stava emanando ogni sensazione ad eccezione di quella voluta? Si scostò malamente e gli diede uno spintone leggerlo per allontanarlo da sé.
-C’è o no?- ringhiò con il piede su punto di guerra. Male scoppiò a ridere e sollevò le mani in segno di arresa.
-Eccomi- esclamò la voce di Brad, raggiungendo l’ingresso. Anch’egli era a petto nudo e questo fece intendere che stavano dormendo o una solita partita alla playstation. Tuttavia non appena allungò l’occhio, Dakota vide un paio di tacchi vertiginosi e fu lì che venne a conoscenza di tutto. -Vai dentro, Male- consigliò al fratello con un cenno di testa. Quest’ultimo concesse un ultimo sguardo alla diretta in questione e accontentò poi il ragazzo. Brad socchiuse la porta d’ingresso e concesse alla bionda di confidargli del motivo della sua visita. Trasse fuori un pacchetto di sigarette dai pantaloni della tuta e ne accese una. Ispirò e buttò fuori con gusto. Gli ci voleva proprio. -Allora, che c’è?-
-Sono qui per Melody- parlò a bruciapelo, facendo tossire il ragazzo. -Mi serve la tua firma per dei documenti. Anche una piccola frase va bene- continuò, frugando nella sua borsa per una penna e per le pratiche.
-Perché non è venuta Evelyn?- iniziò con il suo piccolo interrogatorio.
-Perché voleva evitare un omicidio- rispose, persistendo nella sua ricerca.
-Puoi anche smettere di cercarli. Non firmerò nulla- le annunciò calmo, terminando quella sigaretta. Dakota alzò gli occhi e lo fulminò all’istante. Non doveva neanche azzardasi ad opporre resistenza. -Fin a prova contraria quella è mia figlia- aggiunse con sguardo posto all’orizzonte. Voleva anche aggiungere qualcos’altro, ma gli fu impossibile.
-Che non hai mai voluto!- sbraitò, zittendolo all’istante. -Stavi obbligando Dafne ad abortire. L’hai insultata, l’hai abbandonata e dio solo sa cos’altro le hai fatto- avanzò passi a passi, ottenendo sempre più coraggio e grinta dalla rabbia repressa di quegli anni. -Perché non lasci che quella povera bambina possa vivere quel poco di serenità con un ragazzo, che l’ami seriamente e le possa dare tutto quello che vuole? Eh, Brad, perché?- s’irritò maggiormente. Brad si stava infuriando e gli venne in mente la scena fatale delle settimane precedenti.
-Sono io quel fottuto ragazzo, Hins!- sbottò con ira e si batté più volte il pugno sul suo petto nudo gelato a causa di quella temperatura invernale. -Sono io il padre- urlò a sua volta, ponendosi immediatamente sulla difensiva. -Ero giovane. Avevo solo diciannove anni e con i miei giri..-
-Ciò che non hai abbandonato a quanto vedo- lo interruppe bruscamente, ponendosi a braccia conserte e cedendogli degli sguardi poco gentili.
-Non è affare tuo la mia vita- replicò in un primo momento, scuotendo la testa.
-Si che lo è, cristo!- strillò Dakota, sbattendo il tacco degli stivali a terra. -Non concederò mia nipote a te- criticò con disgusto. -Non ad un alcolizzato riccone che pensa di poterla fare franca con i soldi di papà- proseguì, ingoiando del groppo in gola. -Qui non si parla di un oggetto, Brad! Si parla di una bambina di quattro anni, la quale non parla più da quanto è scioccata per la morte della madre- gli sputò in faccia tutta la verità perché era inutile fingere che tutto andava bene. Era ora di affrontare la dura e cruda realtà. -E se ci tieni a lei, dovresti fare la cosa giusta e lasciare che quella coppia l’adotti- balbettò in seguito al respiro accelerato e ai futuri singhiozzi, accompagnati da lacrime amare dai suoi occhi grigi. Il diretto in questione la scrutò duramente, non svelando il suo essere colpito e colpevole, eppure non aveva affatto cambiato idea. Lui voleva sua figlia indietro poiché era certo di poter essere un buon genitore. Però infondo la ragione era un’altra. Il suo cuore aveva bisogno di quella bimba per riaccendere in lui la presenza dell’unica donna, fantastica e meravigliosa, che aveva mai amato. Non l’aveva mai esternato quel sentimento profondo e sincero per Dafne, forse non ne era capace, però lui sapeva di averla amata con tutto se stesso e se era leggermente cambiato, era anche grazie a lei e lo spirito di responsabilità provato nei confronti di Melody. Un’altra ragione poteva anche essere il fatto che si sentiva completamente colpevole e voleva rimediare, dimostrando alla ragazza defunta di essere migliorato. Infine mosse dei passi pericolosi e decisi a pochi centimetri da Dakota. I suoi occhi scuri la gelarono sul posto.
-Questa storia non finisce qui- mormorò. -Non rinuncerò mai a mia figlia. Perciò preparatevi, la battaglia sta per iniziare- l’avvertì, congedandosi in casa e abbandonando la ragazza bionda da sola con gli occhi spalancati e le lacrime bagnavano il suo viso. Voleva la guerra? E guerra sia! Affermò nella sua mente, ripulendosi da quello stato e recandosi poi a casa di Evelyn per le cattive novelle.
 

Brad chiuse la porta alle sue spalle, però ci rimase qualche secondo in più per ammirare dallo spioncino Dakota. Si dispiacque molto nel vederla piangere, ma quello non era un suo problema. Una volta magari si dato che era la fidanzata del fratello. Ora non più. Dietro di sé, comparve la figura di Male con un bicchiere di gin tonico in mano. Si appoggiò con la spalla sulla parete bianca e fissò il fratello.
-Che farai?- lo interpellò, sorseggiando quella bevanda alcoolica. Brad si passò la lingua tra i denti, i quali poi morsero il labbro inferiore. Si girò e uno sguardo ironico e sarcastico parlò per lui. Si avvicinò al ventenne e, rubandogli quel contenitore, bevve il contenuto tutto d’un sorso.
-Fai preparare la stanza degli ospiti. Melody sarà presto qui con noi- gli annunciò con un sorriso soddisfatto perché i soldi non gli mancavano per ingaggiare il migliore avvocato dell’Inghilterra e vincere in poco tempo quella battaglia. Aguzzò la vista dietro le spalle di Male, luogo in cui c’erano delle scale e sopra vi era una ragazza in biancheria intima con un coprispalle di velluto leggero nero. Male portò lo sguardo nella medesima direzione e sul suo volto si dipinse la stessa espressione del fratello.
-Agli ordini- concluse Male, scambiandosi un ultimo sguardo d’intesa e poi lasciandolo solo con il suo passatempo.

 
La bionda si recò dalla signora anziana poche ore dopo a causa del suo lavoro e dei preparativi del suo futuro matrimonio. Ma dire solo queste scuse, non davano la prospettiva sulla preoccupazione maggiore della ragazza. Lei cercava un modo dolce, delicato e diretto per dirle che aveva rifiutato. Ma come? Lei conosceva come le sue tasche Evelyn e se le avesse annunciata la fatidica decisione, ella si sarebbe infuriata, andandolo a prendere addirittura a schiaffi. Però non poteva neanche mentile. Perciò come doveva fare?
Dakota entrò nel vialetto della casa e, spegnendo il motore e sfilando le chiavi, tirò un sospiro. Ci sarebbe riuscita. Scese dalla sua cinquecento grigia e a passi indecisi e tremolanti arrivarono davanti alla porta. Bussò varie volte e attese pazientemente la risposte, ripetendosi a mente ciò che stava per comunicare alla donna. Giocherellò con le dita e si morse varie volte il labbro inferiore, mentre davanti a sé comparì la figura alquanto confusa di Harry. Anche quella della ragazza si fece interdetta e pensò di aver sbagliato via, ma era una cosa alquanto impossibile. Il riccio la squadrava da testa a piedi, perdendosi poi in quei occhi grigi impauriti. Infondo non era una brutta ragazza e lui ci fece anche qualche pensiero deliziato. La studiò attentamente ed a ogni movimento, non era più in grado di distinguere qualcosa che era più graziosa, dolce e tenera di lei. La sua mente era offuscata e la razionalità si sfocava progressivamente. Dakota, dal suo canto, non riusciva a smettere di riportare il suo sguardo in quegli occhi verdi smeraldo così chiari, profondi e particolarmente fiduciosi. Aveva sempre adorato i ragazzi con quella sfumatura particolare visto che ne trovava una particolare originalità. Tuttavia il suo sogno non si era ancorato per bene in quanto il suo fiancé, Matt, aveva gli occhi di un nocciola scurissimo, in cui neanche la pupilla nera si distingueva bene. Ora, invece, potette godersi il suo sogno. Era rimasta paralizzata e quella bellezza aveva incominciato a suscitarle un strano effetto. Si risvegliò in pochi secondi e balbettò qualcosa, mettendosi nervosamente una ciocca dietro l’orecchio.

-Posso esserti utile?- spezzò quello studio appuntato Harry con un sorriso cordiale. Spuntarono le due fossette tanto che Dakota sorrise istintivamente. Erano sempre stato un suo debole.
-Stavo cercando la signora Fletcher- boccheggiò con un accenno di insicurezza.
-Oh certo. Entra pure- esclamò, aprendo completamente la porta e facendole spazio per farla accomodare. Dakota annuì e, disfandosi di quel piccolo giubbotto a causa della volata di calore ricevuta, si guardò intorno fino ad intercettarla.
-Dakota, cara- la salutò la padrona di casa, andandole incontro e abbracciandola calorosamente. Lei rise leggermente e ricambiò quella stretta. Harry rimase da parte e comprese che quella ragazza era un’amica della fanciulla defunta. Perciò si sedette sul bracciolo del divano, aspettando che lo interpellassero in qualche modo. Nel frattempo la sua mente ripeté quel nome melodioso e un altro sorriso si dipinse sul suo viso. Percepì un peso sulla sua schiena: Melody, la quale era sul divano fino poco tempo prima, si aggrappò sul povero ventenne curiosa nel vedere chi fosse arrivato. La sua gioia aumentò nel notare la figura di sua “zia”. Infatti batté qualche schiaffetto sul petto del riccio e rise, quando il diretto in questione la prese per quelle sue piccole manine e, assicurandosi la sicurezza della stretta, la fece girare come una piccola trottola per vendicarsi. Quella scena era sotto lo sguardo divertito e sollevato delle due donne.
-Ma chi è?- sussurrò la nuova arrivata all’anziana.
-Ma che stupida!- esclamò, dandosi un piccolo schiaffetto sulla nuca. -Le presentazioni- aggiunse dopo, catturando anche l’attenzione del ragazzo. -Allora, lui è Harry e vuole adottare Melody. Anzi, sarebbe già il padre se non fosse per quello che ti ho detto ieri- lanciò un’occhiata loquace alla fanciulla, la quale capì al volo. -Mentre, mio caro, lei è Dakota, la migliore amica di mia nipote Dafne- concluse, indicandola al diretto in questione, il quale, sorreggendo per bene la bimba, si avvicinò per stringerle la mano. Quello scambiò trasportò in entrambi i corpi un brivido e una piccola scossa. Rimasero in quel posto per un paio di secondi in più, persi nei rispettivi sguardi fugaci e desiderosi. Harry doveva ammettere di non aver mai incontrato una ragazza di cotale bellezza. Neppure la sua ex era così bella. Invece, Dakota ammetteva a sé stessa che c’era qualcosa di interessante in lui; qualcosa di diverso, che l’attirava sempre di più. La piccola Melody, la quale aveva la visuale migliore rispetto alla sua bisnonna, sorrise ammaliata da quell’atteggiamento e anche un po’ speranzoso. Ovviamente lei adorava il fidanzato della fanciulla, però Harry era mille volte meglio. Inoltre lui era il suo nuovo papà e Dakota sarebbe stata una mamma perfetta per lei. Quindi, lentamente, iniziava a sperare che tra i due potesse scoccare una scintilla.
-Ti ho già visto da qualche parte- disse all’improvviso Dakota, grattandosi il mento. La lampadina nella sua mente si illuminò e fece un piccolo urlo. -Oddio sei Styles dei One Direction- lo puntò come un ladro. Quest’ultimo non sapeva se impaurirsi oppure ridere di quel gesto. Decise, per cordialità, di eseguire la seconda opzione. Così accennò una lieve risata e confermò le parole dette. -Come mai hai una popstar come futuro genero?-
-Al dire il vero non so- ammise imbarazzata Evelyn, raggiungendolo. -Si era offerto già, in maniera poco opportuna, al funerale di Dafne-
-Solo perché avevo sentito parlare delle ragazze dell’adozione di questa piccola principessa qui- si difese Harry, schioccando un bacio sulla guancia della figlia. -Poi avevo intravisto Dafne al nostro concerto di beneficenza e mi ero subito affezionato a Melody-
-Tu hai visto Dafne?- chiesero entrambe esterrefatte. Lui confermò e sorrise alla dolcezza della diretta in questione. La sua immagine si rifletté nella mente e si ricordò nitidamente quanto sulle note di “steal my girl” si era messa a ballarla e a fare delle facce strane alla piccola e come lui rispondesse a quelle scenate. Si erano divertiti, seppur erano distanti.
Troncarono immediatamente il discorso per non rattristarsi nuovamente e si accomodarono sul soffice divano, ad eccezione di Melody, la quale andò a giocare con i suoi giocattoli nella sua stanza, così da lasciare i grandi parlare tranquillamente.

-Allora? Ha firmato?- domandò ansiosa la signora.
-Quanto ricco sei da ingaggiare un avvocato?- rigirò la domanda timorosa verso il ragazzo. Questo corrugò la fronte e collegò ogni parola, terminando con gli occhi sbarrati. Non aveva accettato? Come aveva potuto? Esclamò nella sua mente arrabbiato.
-Che cosa?- urlò l’altra, sollevandosi di scatto e dando voce ai pensieri di lui.
-Non vuole rinunciare a Melody. Questa storia finisce in tribunale, Evelyn-
-No!-
sbottò, sbattendo in piede a terra. -Finisce ora. Io non darò mai mia nipote a lui.. non dopo quello che ha fatto-
A quelle parole, Harry si chiese se anche loro sapessero il segreto rimuginato nel suo cervello, però preferì starsene zitto prima di aggravare quella situazione.

-Va bene- acconsentì, alzandosi e sistemandosi per bene. -Vuole la guerra? Guerra sia- proseguì, dirigendosi a prendere i suoi affari per tornarsene a casa. Infondo aveva sfruttato fin troppo l’accoglienza della signora anziana. -Tanto i soldi non mi mancano per ingaggiare il migliore avvocato. Vincerò io questa guerra- concluse, dirigendosi dalla piccola per salutarla. Quelle parole rassicuranti non svolsero il loro lavoro confortante verso due donne perché conoscevano bene il soggetto e Brad non era di certo un tipo semplice da battere. No, era duro da affondare. Però loro non sapevano dell’asso nella manica del cantante: aveva visto qualcosa e questo qualcosa doveva essere sfruttato a suo vantaggio. O almeno così sperava.
 

Harry bussò con le nocche sulla porta bianca della camera della bimba. Entrò e la vide sul letto a gambe incrociate con un piccolo pupazzo e due tazzine da thé davanti a loro. Fece un piccolo sorriso e la raggiunse.
-Hey, piccola- la salutò, sedendosi accanto a lei. -Io devo andare. Ci vediamo dopo- le annunciò, lasciandole un bacio tra i capelli. Mentre si alzò, si sentì fermato da una parte. Così si voltò e notò la piccola con uno sguardo serio. -Mel- la richiamò, corrugando la fronte. Restarono così finché la piccola lasciò la presa e si portò le sue mani sugli occhi, singhiozzando. -Melody- ci provò nuovamente, sedendosi e prendendola tra le sue braccia. La bimba si lasciò andare e pianse disperatamente. Lei non voleva andare con Brad. Ci aveva passato del tempo con lui quando la madre era obbligata a svolgere il doppio turno in quel sudicio bar con il fine di ottenere qualche soldo in più ed era più che sicura di non rifare quell’esperienza. Era quasi finita all’ospedale con il braccio rotto se non fosse stato per i governanti, i quali la afferrarono prima che potesse cadere da quelle vertiginose scale. Inoltre non le andava a genio Male, il suo unico e vero zio. Le incuteva terrore e ribrezzo. Per non aggiungere le visite di “lavoro” di altre persone malvagie. Era inutile sottolineare le seguenti implorazioni della bimba a sua madre; di fatti rimase sempre con le sue amiche o al massimo dalla signora anziana. Infine ogni volta che vedeva suo padre, la scena della morte della madre e del suo abbandono erano come cicatrici fresche. Pertanto sperava che Harry vincesse quella causa e che diventasse in suo papà. Melody si strinse a lui e non intendeva liberarlo. -Mel, sono qui. Ok? Guardami, sono proprio vicino a te- la rassicurò, allontanandola lievemente e instaurando un contatto visivo. -Non ti lascerò, promesso- giurò, eliminandole quelle lacrime superflue. -Ora, che c’è?- tentò di comprendere meglio quella disperazione. La bimba abbassò la testa e la scosse lentamente. -Hai ascoltato il discorso?- provò di nuovo, centrando il punto. Ella annuì. -Hai paura che ti possa abbandonare?- lei lo fece di nuovo. -Hai paura che Brad ti prenda sotto custodia- concluse, ma come affermazione non come una domanda. Melody acconsentì timorosa, mangiucchiandosi il suo labbro inferiore. Harry sospirò e l’abbracciò di nuovo. -Farò tutto il possibile per adottarti, parola mia- promise, sorridendole e confortandola allo stesso tempo. La bimba confermò le sue parole, cinghiandosi al suo collo, e lo ringraziò mentalmente. Lei ci credeva a quelle parole perché aveva un disperato bisogno di aggrapparsi.

Ciao a tutte :) 
Come state?
Eccovi il sesto capitolo di Night Changes.
La storia si inizia a fare complessa per Harry visto che Bad non vuole farsi da parte. Come ha detto Dakota, finirà in tribunale.
Comunque, che ve ne pare?
Spero che vi sia piaciuto. Se è così, lasciate una piccola recensione (accetto di tutto!) per avere un po' la vostra opinione fino a questo punto.
Prima di andarmente, volevo ringraziare: chi l'h messa tra preferiti/seguiti/ricordati; chi l'ha recensita e chi la legge solamente.
Un particolare ringraziamento ad una persona a me cara, _FallingToPieces_ , per il meraviglioso banner!
Ci si vede alla prossima.
Ciaooooo 
xx

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