6. Determinate
Quella mattina
il nostro protagonista si ritrovò su quel divano alquanto comodo con
un’espressione rilassata in viso. Aveva pianto fin troppo per i suoi gusti e
esso gli causava sempre un forte mal di testa. Socchiuse gli occhi per poi
riaprirli definitivamente, trovandosi davanti a se uno sguardo curioso e
gioioso. Si spaventò per la vicinanza di Melody e si alzò di scattò,
provocandosi un lieve senso di vertigini e giramento di testa. La bimba si mise
a ridere. Non pensava di averlo intimorito e per farsi perdonare si buttò
addosso per abbracciarlo. Il ragazzo lo ricambiò molto volentieri visto che ne
aveva davvero bisogno e lei aveva qualcosa, non conosceva di preciso cosa
fosse, ma quel qualcosa lo guariva del mal umore all’istante.
-Non farlo
mai più- la riprese
dolcemente e divertito. La piccola alzò le spalle e con un piccolo movimento si
mise al suo fianco. Si sdraiò e si coprì con quella coperta di lana. Erano a
malapena le sette e mezza del mattino e lei voleva tirargli su il morale,
soprattutto dopo la sera precedente. L’aveva visto in lacrime abbracciato alla
nonna e si rattristò perché aveva sempre avuto quella corazza da duro e non
pensava di osservarlo in quel debole stato. Melody cominciò a giocherellare con
i lacci della sua felpa, mentre Harry era ancora sorpreso da quel gesto. L’aveva
fatto con così tanta naturalezza che non era ancora capace ad assimilarlo.
Scosse la testa e portò la sua mano sulla schiena della piccola per avvolgerla
in un abbraccio. Le concedette un bacio delicato sulla fronte e le accarezzò i
suoi capelli biondi nello stesso modo. Lo calmava e rilassava allo stesso
tempo. Ogni volta che era con lei, era sempre più sicuro della sua decisioni, disparte
di ciò che pensavano gli altri. A lui non importava più. Melody era sua figlia
e questo era ciò che importava. La bimba, da suo canto, gli carezzò dolcemente
la guancia fino ad arrivare sui suoi occhi. Si alzò di poco e ne baciò una alla
volta. Lui era ancora più sorpreso e intenerito. Li riaprì e il sorriso
radiante di lei lo contagiò. -Ti voglio tanto bene, Mel- le sussurrò. La
diretta interessata rispose e fece un gesto, il quale fece cadere il ragazzo
nella tristezza più assoluta: ieri sera l’aveva visto. -Nulla di importante.
Sto bene ora- rispose con più convinzione. -Grazie a te- aggiunse,
facendo rallegrare la bambina. Nei minuti seguenti, entrambi si addormentarono
di nuovo in quella posizione, mentre il cellulare del ragazzo vibrava
ripetutamente, ma non era importante in quel momento. Anzi non era mai stato
importante.
-Ma guarda
chi abbiamo qua, Dakota Hins-
cominciò con un tono allusivo. -Ma, ciao bellezza- aggiunse con un
piccolo occhiolino.
-Ciao, Male.
C’è Brad?- domandò
senza giri di parole.
-Può darsi- rispose sempre con
quell’atteggiamento fastidioso. La ragazza sperava che in quegli anni fosse
cambiato, invece si ritrovò lo stesso pallone gonfiato di un tempo. Non capiva
come si era innamorata di lui, tanto da regalargli una parte di sé. -A cosa
ti serve?- proseguì, mettendosi a braccia conserte e appoggiandosi allo
stipite.
-Non sono
fatti tuoi-
-Ritira gli
artigli tigre-
ridacchiò, scomodandosi. Si avvicinò a lei e prese il suo mento tra le sue
dita. -Non serve con me- sussurrò, sorridendo cinico. Era ufficiale,
Dakota stava cominciando ad essere terrorizzata. Per questo si malediceva per
non aver accettato la proposta di Matt di accompagnarla. Lei voleva dimostrarsi
forte e allora perché in quel momento stava emanando ogni sensazione ad
eccezione di quella voluta? Si scostò malamente e gli diede uno spintone
leggerlo per allontanarlo da sé.
-C’è o no?- ringhiò con il piede su punto di
guerra. Male scoppiò a ridere e sollevò le mani in segno di arresa.
-Eccomi- esclamò la voce di Brad, raggiungendo
l’ingresso. Anch’egli era a petto nudo e questo fece intendere che stavano
dormendo o una solita partita alla playstation. Tuttavia non appena allungò
l’occhio, Dakota vide un paio di tacchi vertiginosi e fu lì che venne a
conoscenza di tutto. -Vai dentro, Male- consigliò al fratello con un
cenno di testa. Quest’ultimo concesse un ultimo sguardo alla diretta in
questione e accontentò poi il ragazzo. Brad socchiuse la porta d’ingresso e
concesse alla bionda di confidargli del motivo della sua visita. Trasse fuori
un pacchetto di sigarette dai pantaloni della tuta e ne accese una. Ispirò e
buttò fuori con gusto. Gli ci voleva proprio. -Allora, che c’è?-
-Sono qui per
Melody- parlò a
bruciapelo, facendo tossire il ragazzo. -Mi serve la tua firma per dei
documenti. Anche una piccola frase va bene- continuò, frugando nella sua
borsa per una penna e per le pratiche.
-Perché non è
venuta Evelyn?- iniziò
con il suo piccolo interrogatorio.
-Perché
voleva evitare un omicidio-
rispose, persistendo nella sua ricerca.
-Puoi anche
smettere di cercarli. Non firmerò nulla- le annunciò calmo, terminando quella sigaretta. Dakota
alzò gli occhi e lo fulminò all’istante. Non doveva neanche azzardasi ad
opporre resistenza. -Fin a prova contraria quella è mia figlia- aggiunse
con sguardo posto all’orizzonte. Voleva anche aggiungere qualcos’altro, ma gli
fu impossibile.
-Che non hai
mai voluto!- sbraitò,
zittendolo all’istante. -Stavi obbligando Dafne ad abortire. L’hai
insultata, l’hai abbandonata e dio solo sa cos’altro le hai fatto- avanzò
passi a passi, ottenendo sempre più coraggio e grinta dalla rabbia repressa di
quegli anni. -Perché non lasci che quella povera bambina possa vivere quel
poco di serenità con un ragazzo, che l’ami seriamente e le possa dare tutto quello
che vuole? Eh, Brad, perché?- s’irritò maggiormente. Brad si stava
infuriando e gli venne in mente la scena fatale delle settimane precedenti.
-Sono io quel
fottuto ragazzo, Hins!-
sbottò con ira e si batté più volte il pugno sul suo petto nudo gelato a causa
di quella temperatura invernale. -Sono io il padre- urlò a sua volta,
ponendosi immediatamente sulla difensiva. -Ero giovane. Avevo solo
diciannove anni e con i miei giri..-
-Ciò che non
hai abbandonato a quanto vedo-
lo interruppe bruscamente, ponendosi a braccia conserte e cedendogli degli
sguardi poco gentili.
-Non è affare
tuo la mia vita-
replicò in un primo momento, scuotendo la testa.
-Si che lo è,
cristo!- strillò
Dakota, sbattendo il tacco degli stivali a terra. -Non concederò mia nipote
a te- criticò con disgusto. -Non ad un alcolizzato riccone che pensa di
poterla fare franca con i soldi di papà- proseguì, ingoiando del groppo in
gola. -Qui non si parla di un oggetto, Brad! Si parla di una bambina di
quattro anni, la quale non parla più da quanto è scioccata per la morte della
madre- gli sputò in faccia tutta la verità perché era inutile fingere che
tutto andava bene. Era ora di affrontare la dura e cruda realtà. -E se ci
tieni a lei, dovresti fare la cosa giusta e lasciare che quella coppia
l’adotti- balbettò in seguito al respiro accelerato e ai futuri singhiozzi,
accompagnati da lacrime amare dai suoi occhi grigi. Il diretto in questione la
scrutò duramente, non svelando il suo essere colpito e colpevole, eppure non
aveva affatto cambiato idea. Lui voleva sua figlia indietro poiché era certo di
poter essere un buon genitore. Però infondo la ragione era un’altra. Il suo
cuore aveva bisogno di quella bimba per riaccendere in lui la presenza
dell’unica donna, fantastica e meravigliosa, che aveva mai amato. Non l’aveva
mai esternato quel sentimento profondo e sincero per Dafne, forse non ne era
capace, però lui sapeva di averla amata con tutto se stesso e se era
leggermente cambiato, era anche grazie a lei e lo spirito di responsabilità provato
nei confronti di Melody. Un’altra ragione poteva anche essere il fatto che si
sentiva completamente colpevole e voleva rimediare, dimostrando alla ragazza
defunta di essere migliorato. Infine mosse dei passi pericolosi e decisi a
pochi centimetri da Dakota. I suoi occhi scuri la gelarono sul posto.
-Questa
storia non finisce qui- mormorò.
-Non rinuncerò mai a mia figlia. Perciò preparatevi, la battaglia sta per
iniziare- l’avvertì, congedandosi in casa e abbandonando la ragazza bionda
da sola con gli occhi spalancati e le lacrime bagnavano il suo viso. Voleva la
guerra? E guerra sia! Affermò nella sua mente, ripulendosi da quello stato e
recandosi poi a casa di Evelyn per le cattive novelle.
Brad chiuse la
porta alle sue spalle, però ci rimase qualche secondo in più per ammirare dallo
spioncino Dakota. Si dispiacque molto nel vederla piangere, ma quello non era
un suo problema. Una volta magari si dato che era la fidanzata del fratello.
Ora non più. Dietro di sé, comparve la figura di Male con un bicchiere di gin
tonico in mano. Si appoggiò con la spalla sulla parete bianca e fissò il
fratello.
-Che farai?- lo interpellò, sorseggiando quella
bevanda alcoolica. Brad si passò la lingua tra i denti, i quali poi morsero il
labbro inferiore. Si girò e uno sguardo ironico e sarcastico parlò per lui. Si
avvicinò al ventenne e, rubandogli quel contenitore, bevve il contenuto tutto
d’un sorso.
-Fai
preparare la stanza degli ospiti. Melody sarà presto qui con noi- gli annunciò con un sorriso
soddisfatto perché i soldi non gli mancavano per ingaggiare il migliore
avvocato dell’Inghilterra e vincere in poco tempo quella battaglia. Aguzzò la
vista dietro le spalle di Male, luogo in cui c’erano delle scale e sopra vi era
una ragazza in biancheria intima con un coprispalle di velluto leggero nero.
Male portò lo sguardo nella medesima direzione e sul suo volto si dipinse la
stessa espressione del fratello.
-Agli ordini- concluse Male, scambiandosi un ultimo
sguardo d’intesa e poi lasciandolo solo con il suo passatempo.
La bionda si
recò dalla signora anziana poche ore dopo a causa del suo lavoro e dei
preparativi del suo futuro matrimonio. Ma dire solo queste scuse, non davano la
prospettiva sulla preoccupazione maggiore della ragazza. Lei cercava un modo
dolce, delicato e diretto per dirle che aveva rifiutato. Ma come? Lei conosceva
come le sue tasche Evelyn e se le avesse annunciata la fatidica decisione, ella
si sarebbe infuriata, andandolo a prendere addirittura a schiaffi. Però non
poteva neanche mentile. Perciò come doveva fare?
Dakota entrò nel
vialetto della casa e, spegnendo il motore e sfilando le chiavi, tirò un
sospiro. Ci sarebbe riuscita. Scese dalla sua cinquecento grigia e a passi
indecisi e tremolanti arrivarono davanti alla porta. Bussò varie volte e attese
pazientemente la risposte, ripetendosi a mente ciò che stava per comunicare
alla donna. Giocherellò con le dita e si morse varie volte il labbro inferiore,
mentre davanti a sé comparì la figura alquanto confusa di Harry. Anche quella
della ragazza si fece interdetta e pensò di aver sbagliato via, ma era una cosa
alquanto impossibile. Il riccio la squadrava da testa a piedi, perdendosi poi
in quei occhi grigi impauriti. Infondo non era una brutta ragazza e lui ci fece
anche qualche pensiero deliziato. La studiò attentamente ed a ogni movimento,
non era più in grado di distinguere qualcosa che era più graziosa, dolce e
tenera di lei. La sua mente era offuscata e la razionalità si sfocava
progressivamente.
-Posso
esserti utile?-
spezzò quello studio appuntato Harry con un sorriso cordiale. Spuntarono le due
fossette tanto che Dakota sorrise istintivamente. Erano sempre stato un suo
debole.
-Stavo
cercando la signora Fletcher-
boccheggiò con un accenno di insicurezza.
-Oh certo.
Entra pure- esclamò,
aprendo completamente la porta e facendole spazio per farla accomodare. Dakota
annuì e, disfandosi di quel piccolo giubbotto a causa della volata di calore
ricevuta, si guardò intorno fino ad intercettarla.
-Dakota,
cara- la salutò la
padrona di casa, andandole incontro e abbracciandola calorosamente. Lei rise
leggermente e ricambiò quella stretta.
-Ma chi è?- sussurrò la nuova arrivata
all’anziana.
-Ma che
stupida!- esclamò,
dandosi un piccolo schiaffetto sulla nuca. -Le presentazioni- aggiunse
dopo, catturando anche l’attenzione del ragazzo. -Allora, lui è Harry e vuole adottare Melody. Anzi, sarebbe già il padre se non fosse per quello
che ti ho detto ieri- lanciò un’occhiata loquace alla fanciulla, la quale
capì al volo. -Mentre, mio caro, lei è Dakota, la migliore amica di mia nipote
Dafne- concluse, indicandola al diretto in questione, il quale, sorreggendo
per bene la bimba, si avvicinò per stringerle la mano. Quello scambiò trasportò
in entrambi i corpi un brivido e una piccola scossa. Rimasero in quel posto per
un paio di secondi in più, persi nei rispettivi sguardi fugaci e desiderosi.
Harry doveva ammettere di non aver mai incontrato una ragazza di cotale
bellezza. Neppure la sua ex era così bella. Invece, Dakota ammetteva a sé
stessa che c’era qualcosa di interessante in lui; qualcosa di diverso, che
l’attirava sempre di più. La piccola Melody, la quale aveva la visuale migliore
rispetto alla sua bisnonna, sorrise ammaliata da quell’atteggiamento e anche un
po’ speranzoso. Ovviamente lei adorava il fidanzato della fanciulla, però Harry
era mille volte meglio. Inoltre lui era il suo nuovo papà e Dakota sarebbe
stata una mamma perfetta per lei. Quindi, lentamente, iniziava a sperare che
tra i due potesse scoccare una scintilla.
-Ti ho già
visto da qualche parte- disse
all’improvviso Dakota, grattandosi il mento. La lampadina nella sua mente si
illuminò e fece un piccolo urlo. -Oddio sei Styles dei One Direction- lo
puntò come un ladro. Quest’ultimo non sapeva se impaurirsi oppure ridere di
quel gesto. Decise, per cordialità, di eseguire la seconda opzione. Così
accennò una lieve risata e confermò le parole dette. -Come mai hai una
popstar come futuro genero?-
-Al dire il
vero non so- ammise
imbarazzata Evelyn, raggiungendolo. -Si era offerto già, in maniera poco
opportuna, al funerale di Dafne-
-Solo perché
avevo sentito parlare delle ragazze dell’adozione di questa piccola principessa
qui- si difese Harry,
schioccando un bacio sulla guancia della figlia. -Poi avevo intravisto Dafne
al nostro concerto di beneficenza e mi ero subito affezionato a Melody-
-Tu hai visto
Dafne?- chiesero
entrambe esterrefatte. Lui confermò e sorrise alla dolcezza della diretta in
questione. La sua immagine si rifletté nella mente e si ricordò nitidamente
quanto sulle note di “steal my girl” si era messa a ballarla e a fare delle
facce strane alla piccola e come lui rispondesse a quelle scenate. Si erano
divertiti, seppur erano distanti.
Troncarono
immediatamente il discorso per non rattristarsi nuovamente e si accomodarono
sul soffice divano, ad eccezione di Melody, la quale andò a giocare con i suoi
giocattoli nella sua stanza, così da lasciare i grandi parlare tranquillamente.
-Allora? Ha
firmato?- domandò
ansiosa la signora.
-Quanto ricco
sei da ingaggiare un avvocato?-
rigirò la domanda timorosa verso il ragazzo. Questo corrugò la fronte e collegò
ogni parola, terminando con gli occhi sbarrati. Non aveva accettato? Come aveva
potuto? Esclamò nella sua mente arrabbiato.
-Che cosa?- urlò l’altra, sollevandosi di scatto
e dando voce ai pensieri di lui.
-Non vuole
rinunciare a Melody. Questa storia finisce in tribunale, Evelyn-
-No!- sbottò, sbattendo in piede a terra. -Finisce
ora. Io non darò mai mia nipote a lui.. non dopo quello che ha fatto-
A quelle parole,
Harry si chiese se anche loro sapessero il segreto rimuginato nel suo cervello,
però preferì starsene zitto prima di aggravare quella situazione.
-Va bene- acconsentì, alzandosi e sistemandosi
per bene. -Vuole la guerra? Guerra sia- proseguì, dirigendosi a prendere
i suoi affari per tornarsene a casa. Infondo aveva sfruttato fin troppo l’accoglienza
della signora anziana. -Tanto i soldi non mi mancano per ingaggiare il
migliore avvocato. Vincerò io questa guerra- concluse, dirigendosi dalla
piccola per salutarla. Quelle parole rassicuranti non svolsero il loro lavoro
confortante verso due donne perché conoscevano bene il soggetto e Brad non era
di certo un tipo semplice da battere. No, era duro da affondare. Però loro non
sapevano dell’asso nella manica del cantante: aveva visto qualcosa e questo
qualcosa doveva essere sfruttato a suo vantaggio. O almeno così sperava.
Harry bussò con
le nocche sulla porta bianca della camera della bimba. Entrò e la vide sul
letto a gambe incrociate con un piccolo pupazzo e due tazzine da thé davanti a
loro. Fece un piccolo sorriso e la raggiunse.
-Hey,
piccola- la salutò,
sedendosi accanto a lei. -Io devo andare. Ci vediamo dopo- le annunciò,
lasciandole un bacio tra i capelli. Mentre si alzò, si sentì fermato da una
parte. Così si voltò e notò la piccola con uno sguardo serio. -Mel- la
richiamò, corrugando la fronte. Restarono così finché la piccola lasciò la
presa e si portò le sue mani sugli occhi, singhiozzando. -Melody- ci provò
nuovamente, sedendosi e prendendola tra le sue braccia. La bimba si lasciò
andare e pianse disperatamente. Lei non voleva andare con Brad. Ci aveva
passato del tempo con lui quando la madre era obbligata a svolgere il doppio
turno in quel sudicio bar con il fine di ottenere qualche soldo in più ed era
più che sicura di non rifare quell’esperienza. Era quasi finita all’ospedale
con il braccio rotto se non fosse stato per i governanti, i quali la
afferrarono prima che potesse cadere da quelle vertiginose scale. Inoltre non
le andava a genio Male, il suo unico e vero zio. Le incuteva terrore e
ribrezzo. Per non aggiungere le visite di “lavoro” di altre persone malvagie.
Era inutile sottolineare le seguenti implorazioni della bimba a sua madre; di
fatti rimase sempre con le sue amiche o al massimo dalla signora anziana.
Infine ogni volta che vedeva suo padre, la scena della morte della madre e del
suo abbandono erano come cicatrici fresche. Pertanto sperava che Harry vincesse
quella causa e che diventasse in suo papà.
Ciao a tutte :)
Come state?
Eccovi il sesto capitolo di Night Changes.
La storia si inizia a fare complessa per Harry visto che Bad non vuole
farsi da parte. Come ha detto Dakota, finirà in tribunale.
Comunque, che ve ne pare?
Spero che vi sia piaciuto. Se è così, lasciate una
piccola recensione (accetto di tutto!) per avere un po' la vostra
opinione fino a questo punto.
Prima di andarmente, volevo ringraziare: chi l'h messa tra
preferiti/seguiti/ricordati; chi l'ha recensita e chi la legge
solamente.
Un particolare ringraziamento ad una persona a me cara, _FallingToPieces_ , per il meraviglioso banner!
Ci si vede alla prossima.
Ciaooooo
xx
(Male :) )