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Autore: redbullholic    03/07/2015    3 recensioni
-Tornare a Hogwarts, dopo tanti anni...- sospira Remus, riportandomi alla realtà -E come insegnante. Chi lo avrebbe mai detto?-.
Gli sorrido. Neanch'io credevo che avrei mai rimesso piede in quella scuola, quella che era stata la mia casa per sette anni. I sette anni più belli della mia vita, in cui tutto sembrava più bello, più magico. Sette anni in cui la guerra sembrava lontana.
[...]
Sentivo di aver perso tutto, quella stramba famiglia che eravamo era stata distrutta nel giro di una notte, e la colpa era della persona che credevo di amare. Accecata dal dolore ho dimenticato di avere ancora qualcuno, qualcuno che potesse darmi la forza di andare avanti, qualcuno che aveva perso i miei stessi affetti. Ma adesso che siamo di nuovo insieme, di nuovo amici, non farò lo stesso errore, e non permetterò a Remus di scappare.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo cinque

Le giornate ad Hogwarts trascorrono lente, pigre e tranquille. La mia presenza nella scuola è diventata normale per tutti ormai, e nessuno mi teme più -tranne quel Ron Weasley, che continua a tremare e sussultare ogni volta che mi incrocia per i corridoi o che viene a lezione di Difesa-, tanto che posso tranquillamente andarmene in giro anche senza la presenza fissa di Remus. Adoro la sua compagnia, ma ogni tanto ho anche bisogno di qualche minuto per me stessa, così come sono convinta che ne abbia bisogno lui, per questo non storce più il naso quando annuncio di volermi sgranchire un po' le zampe e lascio il nostro alloggio.
Il posto che preferisco è, neanche a dirlo, il giardino del castello, precisamente sotto un vecchio faggio in riva al Lago Nero, dove ci riunivamo da ragazzi. E' un posto che brulica di ricordi, ricordi piacevoli nei quali mi piace perdermi, e che accompagnano spesso i miei sogni quando mi capita di scivolare nel sonno, cullata dal rumore dell'acqua e dal frusciare delle foglie.
Oggi però c'è qualcosa di diverso. Mentre trotterello verso il lago con l'aria frizzante di ottobre che mi scompiglia il pelo, noto che il mio posto è occupato. Sto per andarmene in cerca di un altro posto in cui rilassarmi un po' quando mi accorgo che il ragazzo appoggiato al tronco del 'mio' albero è proprio Harry. Se ne sta seduto, avvolto nel suo mantello, con un grosso libro rilegato sulle ginocchia. Sento il cuore che inizia a sanguinare di nuovo, e so che dovrei andarmene da qualche altra parte, il più lontano possibile da lì, ma le zampe sembrano non aver alcuna voglia di rispondermi. Anzi, si muovono praticamente da sole in direzione del lago. Sono a pochi centimetri da lui quando si accorge della mia presenza.
-Ciao- mi sorride -Che ci fai qui? Dov'è il professor Lupin?- mi domanda, come se potessi rispondergli.
E vorrei farlo, lo vorrei davvero, ma non posso. Così mi siedo vicino a lui, che inaspettatamente allunga una mano per accarezzarmi. Mentre mi godo il piacere di quel contatto, l’occhio mi cade sul libro posato sulle ginocchia di Harry e mi si mozza il respiro. Non è un libro, è un album di fotografie animate. Un album che conosco molto bene, dato che io stessa ho contribuito a crearlo, tanti anni prima. Lo avevo realizzato insieme alle amiche con cui io e Lily condividevamo la stanza ad Hogwarts -Alice, Mary ed Emmeline- e glielo avevamo regalato in occasione del suo matrimonio. Sono tutte foto di lei e James insieme.
Harry sembra accorgersi che sto fissando l’album -E’ un album di fotografie dei miei genitori- mi dice, aprendolo.
La prima foto ritrae James in divisa da Quidditch che stringe con aria vittoriosa un boccino d’oro, e Lily che lo abbraccia teneramente da dietro, con la testa appoggiata sulla sua spalla e i lunghi capelli rossi che ondeggiano al vento.
-Me lo ha regalato Hagrid durante il mio primo anno qui- spiega Harry, continuando a girare le pagine. Per un attimo mi chiedo come abbia fatto Hagrid ad averlo, poi ricordo che è stato lui a portare via le cose di Lily e James da ciò che restava di casa loro a Godric’s Hollow, perché la sottoscritta non ne aveva avuto il coraggio. Aveva poi portato a me li pochi averi di Lily, perché le restituissi a quell’arpia di sua sorella. L’album invece doveva averlo conservato, aspettando il momento giusto per donarlo a Harry, perché era giusto che andasse a lui.
Harry è arrivato in fondo all’album, alla pagina in cui ci sono, un po’ sbiadite ma ancora leggibili, le nostre firme. Volta anche quella svelando, con mia grandissima sorpesa, un’altra foto che non avevo mai visto, appiccicata all’ultima pagina con il Magiscotch. C’è Lily, seduta sulla panchina di un parco, con in braccio un Harry di pochi mesi che dorme beato. James è seduto accanto a lei, e abbraccia entrambi con un gran sorriso stampato sul volto e i capelli, come sempre, sparati in ogni direzione. “Esattamente come quelli di Harry” mi viene da pensare, lanciandogli un’occhiata di sottecchi.
-Questo sono io da piccolo- mi dice Harry, indicandosi sulla foto e rivolgendomi un leggero sorriso.
Questo è davvero troppo da sopportare per me, che sto annaspando nel mare di ricordi evocati da quelle foto per non annegare. Se fossi in forma umana sarei già scoppiata in lacrime. Ma ringraziando Merlino in questo momento sono un lupo, perciò l’unica cosa che posso fare è distendermi e appoggiare la testa sulle gambe di Harry, che sorride intenerito da quel gesto. Si sporge un po’ in avanti per riuscire ad accarezzarmi meglio la testa.
-Mi mancano davvero tanto- mormora, forse più a se stesso che a me, dato che fino a prova contraria io per lui sono solo un grosso cane che più di tanto non può capire della lingua umana.
Anche a me” penso, e cerco di comunicarlo a Harry con un guaito.
-Si sta facendo tardi- dice dopo un po’, alzandosi in piedi e ripulendosi il mantello dall’erba -Tra poco Ron e Hermione torneranno da Hogsmeade- aggiunge, con una punta di amarezza nella voce.
Mi alzo anch’io, do una scrollatina al pelo e lo seguo.
-Che fai, vuoi venire con me?- chiede Harry, meravigliato dal fatto che sto trotterellando serenamente al suo fianco -D’accordo, ti accompagno dal professor Lupin-.
Attraversiamo insieme il prato, varchiamo il portone e percorriamo i corridoi e poi le due rampe di scale che ci portano verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Noto con una punta di tenerezza che Harry mi lancia occhiatine di nascosto per tutto il tragitto, come per assicurarsi che io sia ancora lì accanto a lui.
Una volta arrivati di fronte all’aula di Difesa, Harry da due colpetti alla porta.
-Avanti- dice la voce di Remus dall’altra parte -Oh, Harry!- esclama poi, faticando a trattenere lo stupore, quando il ragazzo fa capolino nella stanza con me al seguito.
-Le ho riportato il suo cane, professore- dice Harry, indicandomi con un cenno del capo -Mi ha fatto un po’ compagnia, giù al lago-.
Il volto di Remus si apre in un sorriso -Mi fa piacere-.
Harry ricambia il sorriso e fa per andarsene, poi si volta di nuovo verso di noi -Ehm… professore, posso chiederle… come si chiama? Il suo cane, intendo- domanda, leggermente imbarazzato.
-Si chiama Amy, ed è una lupa- risponde gentilmente Remus.
-Oh… è davvero bellissima- mormora, guardandomi.
Vorrei sorridere e ringraziarlo del complimento, ma se scoprissi i denti verrebbe fuori una specie di ringhio, perciò decido di evitare.
-Harry…- questa volta è Remus a fermarlo, prima che se ne vada di nuovo -Posso chiedere a te invece come mai non sei a Hogsmeade con i tuoi amici?-.
-I miei zii non mi hanno firmato il permesso- fa spallucce, cercando di minimizzare, ma è evidente che ci sta male e che vorrebbe essere andato anche lui con loro -A questo proposito, professore…- continua Harry un secondo dopo, nuovamente in imbarazzo -Mi chiedevo se… se magari poteva firmare lei il permesso… o magari la McGranitt, o il professor Silente…-.
Remus lo guarda sinceramente dispiaciuto -Mi dispiace davvero Harry, ma solo un genitore o un tutore può firmarti l’autorizzazione-.
-Oh, beh… non fa niente, allora. Mi scusi per il disturbo- Harry china il capo, probabilmente vergognandosi di aver osato chiedere una cosa del genere a un professore.
-Nessun disturbo, Harry. E comunque, ritengo che ora come ora Hogwarts sia il posto più sicuro in cui stare- risponde Remus, nel tentativo di consolarlo -Sai, con un assassino a piede libero…-.
A quelle parole alzo la testa di scatto e guardo il mio amico Licantropo con gli occhi sgranati, dimenticandomi del tutto della sceneggiata del non-capisco-il-linguaggio-degli-uomini-perché-sono-un-lupo. Merlino, dimmi che mi sono appena immaginata quello che ha appena detto.
-Già… Sirius Black- Harry annuisce -Beh, ci vediamo, professor Lupin- dice poi, salutando con un cenno della mano.
-A presto, Harry- lo saluta Remus, prima che il ragazzo si chiuda la porta alle spalle.
Un battito di ciglia e sono di nuovo umana -Ti sembrano cose da dire ad un ragazzino di tredici anni disperato perché i suoi amici sono ad Hogsmeade e lui non può andarci?- lo apostrofo immediatamente, facendolo sussultare. Di sicuro non si aspettava di vedermi in forma umana adesso, in pieno giorno.
-Amy, Harry è in pericolo e meno esce da Hogwarts e meglio è- replica Remus.
Mi viene da ridere -Harry lo sa. Sa che Sirius sta cercando lui. È sveglio, Rem. Hai forse dimenticato di chi è figlio?-.
Il mio migliore amico sospira -No, no che non l’ho dimenticato. Immaginavo che l’avrebbe scoperto, alla fine…-.
-L’ho incontrato giù al lago, sotto al nostro albero- dico, per evitare che la conversazione finisca su Sirius -Quel libro che aveva sottobraccio… è l’album che io e le ragazze regalammo a Lily-.
Remus mi guarda stupito -E come lo ha avuto?-.
-Hagrid- rispondo -E’ andato lui a recuperare le loro cose, quella notte, e deve esserselo tenuto. Comunque, Harry mi ha mostrato tutte le foto, dalla prima all’ultima. È stato…- mi fermo. La mia voce ha iniziato a tremare pericolosamente. Non devo piangere, non posso piangere. Non ora, non davanti a Remus.
Meno di un minuto dopo sono tra le sue braccia e gli sto inzuppando la camicia di lacrime.
Bella mossa, bella mossa davvero!” mi dico da sola “Dodici anni che non versavi una lacrima, e adesso? È la seconda volta in due mesi che ti riduci così!”. È il mio orgoglio che parla, ne sono consapevole, e forse per la prima volta in vita mia lo ignoro. Per la prima volta ammetto a me stessa che forse ho bisogno di piangere, di buttare fuori il dolore che ho tenuto dentro per dodici anni e che mi ha logorata, complice della solitudine che io stessa ho creato intorno a me. Sono sempre stata una persona piuttosto emotiva, perciò dopo la tragedia che mi aveva portato via l’unica famiglia che mi era rimasta ho issato un muro, dietro al quale ho rinchiuso le emozioni, i sentimenti, il dolore. Quel muro è crollato quando ho rivisto Harry a Diagon Alley, e adesso stanno crollando anche tutte le mie difese, quelle che mi permettevano di fingere di essere la persona cinica e indifferente che avevo impersonato per dodici anni. I miei migliori amici sono morti e la persona che amavo probabilmente ci ha traditi tutti, ed io ho bisogno di piangere per questo.
-Mi mancano, mi mancano così tanto…- mormoro tra le pieghe della camicia di Remus.
-Anche a me, Amy- mi risponde lui, accarezzandomi i capelli con quel tocco delicato che solo lui ha -Mi mancano ogni giorno-.
Mi stringo ancora di più a lui, la mia ancora di salvezza in questo mare di dolore, e piango ancora più forte. Remus mi lascia sfogare, con una mano mi stringe le spalle, mentre con l’altra continua ad accarezzarmi i capelli finché, dopo quella che mi sembra una vita, i miei singhiozzi si placano. Adesso sento solo la stanchezza, le palpebre pesanti e la testa che inizia a farmi male.
Remus sembra capire, perciò con un braccio continua a cingermi le spalle, mentre si china leggermente per passarmi l’altro sotto le ginocchia, e con un rapido movimento mi solleva da terra e mi stringe a se come se fossi una bambina. In un’altra situazione avrei protestato, ma ora sono troppo stanca e ancora troppo fuori di me per dire qualsiasi cosa. Remus intanto sale lentamente i gradini che conducono alla nostra stanza, apre la porta spingendola con la spalla e una volta dentro mi adagia sul letto. Fa per alzarsi e lasciarmi riposare, ma allungo una mano verso di lui e gli stringo la giacca, trattenendolo.
-Rem- lo chiamo.
-Dimmi, Amy- risponde lui con quel suo tono dolce che mi ricorda perché è il mio migliore amico. Si china leggermente su di me e con un tocco delicatissimo mi scosta i capelli dal viso.
-Grazie- gli dico in un sussurro, e faccio appena in tempo a vederlo sorridere, prima che i miei occhi si chiudano e che la stanchezza prenda il sopravvento.
   
 
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