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Autore: Julia Weasley    17/01/2009    2 recensioni
Un bel giorno, Teddy Lupin trova in soffitta il vecchio diario di sua nonna Andromeda e, incuriosito, comincia a leggerlo. Scoprirà la storia di Andromeda Black nel periodo di cui la Rowling non parla, dal primo anno a Hogwarts alla scelta che le cambierà per sempre la vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Sorelle Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Sensi di colpa

3 settembre 1967

Caro diario,
sono così triste che non so dove sbattere la testa. Ieri non ho scritto nulla perché sono andata a dormire prestissimo, tanto mi sentivo male.
Il primo giorno di scuola del mio quarto anno non ce l’ho fatta a parlare chiaro a Ted. Mi sono limitata a evitarlo il più possibile. Ma sapevo che prima o poi avrei dovuto farlo.
Così ieri ho preso il coraggio a due mani e l’ho fermato dopo la lezione di Trasfigurazione.

“Cosa ti prende?” mi ha chiesto lui.

Per rispondere guardandolo negli occhi ho dovuto sollevare la testa: è diventato molto più alto durante l’estate. Se fino all’anno scorso era ancora un ragazzino, adesso i tratti sono diventati molto meno infantili, anche se il suo sguardo è rimasto quello allegro e gioviale di sempre.

“Senti, Ted, non so come dirtelo ma…” ho cominciato, ma non sono riuscita a finire la frase. Perché dovevo fargli una cosa del genere? Lo sapevo che sarebbe stato meglio non illuderlo mai…e invece adesso è tardi per rimediare.

Lui continuava a guardarmi con aria perplessa, e non sapeva cosa dire.

“Mi dispiace, Ted” ho continuato io, con voce più fredda del normale. Di solito mi succede così. Quando sono triste o arrabbiata sembro glaciale. È una caratteristica dei Black. “Non posso più essere tua amica”.

C’è stato un attimo di silenzio, in cui i suoi occhi si sono velati, ma poi si è ripreso.

“Che vuol dire?”

Spazientita per la sua mancanza d’intuito, ho sbottato, pentendomene un istante dopo:
“Che cosa può voler dire, secondo te? Che non possiamo più rivolgerci la parola né tantomeno sederci allo stesso banco, non ci vuole una laurea per capirlo!”

Il suo sguardo perso nel vuoto mi ha fatto sentire ancora peggio di quanto non lo fossi già.

“Scusa, non volevo risponderti così…È solo che la mia famiglia non vede di buon occhio quelli come…come te. Non mi permettono di fare amicizia con i figli di Babbani…”
“Ma è una sciocchezza!” ha protestato lui disperato.
“Lo so, ma non posso disobbedire. Anche se non condivido le loro idee, sono sempre la mia famiglia e non voglio perderli…”
“Capito, ho afferrato il concetto” ha risposto lui, un po’ meno gentile del solito.
“Ecco, lo sapevo che ti saresti offeso. Te l’ho detto, mi dispiace!”
“Non sono offeso” ma si vedeva che stava pensando l’esatto contrario, “è solo che pensavo… insomma, per un po’ ho creduto che tu mi… Niente, lasciamo perdere”.

Io non ho insistito, perché sapevo esattamente cosa aveva pensato lui: si era illuso di essere ricambiato.

“Non vorrei rubarti del tempo prezioso per stare con le tue sorelle” ha detto poi, con tono amaro. “Saranno contente di sapere che ora non ci rivolgeremo più la parola”.
“Ma no…”
“Non è quello che vuoi tu? E allora cos’è che vuoi?”

Sono rimasta totalmente spiazzata da quella domanda.

“Non lo so” ho ammesso.
“Hai le idee chiare, vedo”.

Quel suo modo di parlare che non gli apparteneva mi stava facendo impazzire.

“Senti, non c’è bisogno che mi tratti così!” ho gridato, e molti studenti nelle vicinanze si sono voltati a guardarci con chiara curiosità. “È già abbastanza difficile senza che ti ci metti tu!”
“Allora ti semplificherò le cose. Ci vediamo” ha concluso lui, dandomi le spalle e andandosene via.

Non ti sto a spiegare tutti i sensi di colpa che mi sono venuti fino ad ora, perché tanto sono perfettamente intuibili. Non mi perdonerò mai quello che gli sto facendo passare. Ma me lo merito. Sono stata un’egoista e questa è la mia giusta punizione. Peccato solo che lui non merita niente di tutto ciò.

 

 


*Angolo autrice*
Vorrei ringraziare le 22 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti e le persone che mi hanno recensito! ShArY90 (sono contenta che la storia ti piaccia!), _bambolina_ (mi dispiace deludere la tua amica, ma in effetti il compleanno di Sirius l'ho inventato: me lo immagino del segno del leone, così ho deciso di fare il suo complenno ad agosto!) e sissy88 (ti ringrazio per tutte le recensioni che fai! non sei tu che hai perso il ritmo, sono io che quando ho le mattinate libere scrivo cinque capitoli tutti insieme! per quanto riguarda chimica organica -lo so che tutto questo non c'entra niente con la mia ff- so che esiste un libro molto chiaro, ne parlano tutti bene: si chiama Chimica Organica e l'autore è John McMurry, edizioni Piccin. te lo dico visto che hai dei problemi con la materia!! XD Comunque, ritornando alla storia, mi è piaciuto immaginare Tonks un po' timido all'inizio, ma crescendo diventerà più sicuro di sè, tipo Neville! Sirius non voleva fare niente di male nello scorso capitolo, magari voleva solo dare fastidio a Regulus e dimostrargli di saper leggere meglio di lui: conoscendolo, ne sarebbe stato perfettamente capace!)
Grazie!!!

  
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