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Autore: Julia Weasley    17/01/2009    7 recensioni
Un bel giorno, Teddy Lupin trova in soffitta il vecchio diario di sua nonna Andromeda e, incuriosito, comincia a leggerlo. Scoprirà la storia di Andromeda Black nel periodo di cui la Rowling non parla, dal primo anno a Hogwarts alla scelta che le cambierà per sempre la vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Sorelle Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Ti vogliamo bene

30 gennaio 1968

Devo stare veramente a pezzi. Tutti si sono accorti che ho qualcosa che non va. Rabastan si è addirittura degnato di non stuzzicarmi più, tanto mi ha visto distrutta. Lucius mi ha consigliato una settimana di riposo in infermeria. Gli insegnanti non dicono niente, ma lo vedo che sono preoccupati: la mia media scolastica si è abbassata in una maniera quasi vergognosa. Non riesco più a studiare, a mangiare, neanche a dormire.

Solo Molly ha capito cos’è che mi tormenta.

“Cercherò di allontanarlo da Amelia Bones, gli parlerò male di lei, ma ti prego, cerca di reagire! Mi fai paura quando ti metti quello sguardo vuoto!” è arrivata a dirmi l’altro ieri.
“No, lei non mi ha fatto niente di male. È meglio che soffra solo una persona invece di tre…”

Anche le mie sorelle si sono accorte del mio stato pietoso. Narcissa è chiaramente angosciata e perfino Bellatrix è scesa dal suo piedistallo dorato per preoccuparsi di me.
Ieri pomeriggio mi trovavo da sola nel mio dormitorio. Ultimamente mi succede spesso: rimango ore e ore seduta sul mio letto a fissare qualcosa d’indefinito fuori dalla finestra.
Ad un certo punto ho sentito un rumore di passi e subito dopo quello della porta che si chiudeva. Non avevo bisogno di girarmi per capire chi era entrato. In un certo senso, era come se me lo aspettassi.

“Dromeda?” mi ha chiamata Narcissa, esitante. Non ho risposto, tranne che con un mugugno.
“Si può sapere cosa diamine ti prende?” ha domandato Bellatrix, come al solito poco diplomatica. Anche senza vederle, sapevo che Narcissa le aveva appena scoccato un’occhiataccia ammonitrice.
“Niente”.
“Certo, sempre niente!” ha continuato Bellatrix irritata. “Sono giorni che dici niente! Ti vuoi decidere a parlare con le buone o mi vuoi costringere a tirarti fuori la verità con le cattive?”
“Per favore, non chiedetemi nulla” le ho implorate io.

Visto che non udivo nessuna risposta, credevo che avessero deciso di andarsene, furibonde. Invece un attimo dopo Narcissa ha aggirato il letto e si è seduta accanto a me. Bellatrix sembrava esitare, ma alla fine anche lei ha occupato il posto al mio fianco.

“Non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo in quella testa che ti ritrovi, ma ti ricordo che sei una Black e non puoi permetterti di mostrarti in questo…”
“Oh, per favore, non mi ripetere più che sono una Black! Se avere questo cognome significa non poter essere se stessi, preferisco chiamarmi in un altro modo!” ho gridato, quasi inconsapevolmente.

Per non vedere le loro facce sconvolte mi sono coperta il viso con le mani.
Al contrario di quanto mi aspettassi, Narcissa mi ha posato una mano sulla spalla.

“E va bene” ha detto. “Non ti chiederemo niente, contenta adesso? Però non ci piace vederti così. Non fare caso a Bella, non è per niente sensibile”.
“Perché tu sì, vero?” ha protestato l’altra, acida.
“Almeno ho il buonsenso di non darle il tormento… Andromeda, non so quello che hai, ma sappi che se volessi parlarne, noi ci siamo”.

Mi sono limitata ad annuire ma non ho osato togliere le mani dal volto, poiché era rigato di lacrime. Non ho dubbi sul fatto che le intenzioni di Narcissa e –anche se inespresse- di Bellatrix fossero buone, ma a loro non potrò mai raccontare nulla di quello che sto passando. Non mi capirebbero mai.
Tuttavia in quel momento mi sono sentita molto meglio. È bello avere accanto due persone che cercano di tirarmi su il morale, anche senza sapere quale sia il problema. Sono fortunata ad avere due sorelle come loro. Spero che rimarremo sempre così unite. Con tutti i difetti che hanno, nonostante le nostre incomprensioni, finché le avrò accanto so di non dovermi preoccupare.

“Noi andiamo. Se hai bisogno, chiamaci” ha detto Narcissa, intuendo il mio desiderio di rimanere sola.

Entrambe si sono alzate e si sono dirette verso la porta. Asciugandomi in fretta le guance bagnate, mi sono finalmente voltata a guardarle.
Anche loro mi hanno lanciato un ultimo sguardo. Bellatrix l’ha distolto subito, prendendo a fissare il pavimento. Narcissa invece mi ha rivolto un sorriso incerto. E sono sicura di aver capito quello che voleva dire con quell’espressione, ed è quello che credo stesse pensando anche Bellatrix.

Ti vogliamo bene.

Spero che sappiano quanto affetto anch’io provi per loro.

  
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