Ti vogliamo bene
30 gennaio 1968
Devo stare veramente a pezzi. Tutti si sono accorti che ho qualcosa che non va. Rabastan si è addirittura degnato di non stuzzicarmi più, tanto mi ha visto distrutta. Lucius mi ha consigliato una settimana di riposo in infermeria. Gli insegnanti non dicono niente, ma lo vedo che sono preoccupati: la mia media scolastica si è abbassata in una maniera quasi vergognosa. Non riesco più a studiare, a mangiare, neanche a dormire.
Solo Molly ha capito cos’è che mi tormenta.
“Cercherò
di allontanarlo da Amelia Bones, gli parlerò male di lei, ma
ti prego, cerca di reagire! Mi fai paura quando ti metti quello sguardo
vuoto!” è arrivata a dirmi l’altro ieri.
“No, lei non mi ha fatto niente di male. È meglio
che soffra solo una persona invece di tre…”
Anche le mie
sorelle si sono accorte del mio stato pietoso. Narcissa è
chiaramente angosciata e perfino Bellatrix è scesa dal suo
piedistallo dorato per preoccuparsi di me.
Ieri pomeriggio mi trovavo da sola nel mio dormitorio. Ultimamente mi
succede spesso: rimango ore e ore seduta sul mio letto a fissare
qualcosa d’indefinito fuori dalla finestra.
Ad un certo punto ho sentito un rumore di passi e subito dopo quello
della porta che si chiudeva. Non avevo bisogno di girarmi per capire
chi era entrato. In un certo senso, era come se me lo aspettassi.
“Dromeda?”
mi ha chiamata Narcissa, esitante. Non ho risposto, tranne che con un
mugugno.
“Si può sapere cosa diamine ti prende?”
ha domandato Bellatrix, come al solito poco diplomatica. Anche senza
vederle, sapevo che Narcissa le aveva appena scoccato
un’occhiataccia ammonitrice.
“Niente”.
“Certo, sempre niente!” ha continuato Bellatrix
irritata. “Sono giorni che dici niente! Ti vuoi decidere a
parlare con le buone o mi vuoi costringere a tirarti fuori la
verità con le cattive?”
“Per favore, non chiedetemi nulla” le ho implorate
io.
Visto che non udivo nessuna risposta, credevo che avessero deciso di andarsene, furibonde. Invece un attimo dopo Narcissa ha aggirato il letto e si è seduta accanto a me. Bellatrix sembrava esitare, ma alla fine anche lei ha occupato il posto al mio fianco.
“Non
ho la più pallida idea di cosa stia succedendo in quella
testa che ti ritrovi, ma ti ricordo che sei una Black e non puoi
permetterti di mostrarti in questo…”
“Oh, per favore, non mi ripetere più che sono una
Black! Se avere questo cognome significa non poter essere se stessi,
preferisco chiamarmi in un altro modo!” ho gridato, quasi
inconsapevolmente.
Per non vedere
le loro facce sconvolte mi sono coperta il viso con le mani.
Al contrario di quanto mi aspettassi, Narcissa mi ha posato una mano
sulla spalla.
“E va
bene” ha detto. “Non ti chiederemo niente, contenta
adesso? Però non ci piace vederti così. Non fare
caso a Bella, non è per niente sensibile”.
“Perché tu sì, vero?” ha
protestato l’altra, acida.
“Almeno ho il buonsenso di non darle il tormento…
Andromeda, non so quello che hai, ma sappi che se volessi parlarne, noi
ci siamo”.
Mi sono limitata
ad annuire ma non ho osato togliere le mani dal volto,
poiché era rigato di lacrime. Non ho dubbi sul fatto che le
intenzioni di Narcissa e –anche se inespresse- di Bellatrix
fossero buone, ma a loro non potrò mai raccontare nulla di
quello che sto passando. Non mi capirebbero mai.
Tuttavia in quel momento mi sono sentita molto meglio. È
bello avere accanto due persone che cercano di tirarmi su il morale,
anche senza sapere quale sia il problema. Sono fortunata ad avere due
sorelle come loro. Spero che rimarremo sempre così unite.
Con tutti i difetti che hanno, nonostante le nostre incomprensioni,
finché le avrò accanto so di non dovermi
preoccupare.
“Noi andiamo. Se hai bisogno, chiamaci” ha detto Narcissa, intuendo il mio desiderio di rimanere sola.
Entrambe si sono
alzate e si sono dirette verso la porta. Asciugandomi in fretta le
guance bagnate, mi sono finalmente voltata a guardarle.
Anche loro mi hanno lanciato un ultimo sguardo. Bellatrix
l’ha distolto subito, prendendo a fissare il pavimento.
Narcissa invece mi ha rivolto un sorriso incerto. E sono sicura di aver
capito quello che voleva dire con quell’espressione, ed
è quello che credo stesse pensando anche Bellatrix.
Ti vogliamo bene.
Spero che sappiano quanto affetto anch’io provi per loro.