Una
nuova vita
-
Il pranzo è offerto dal Elisir e mi scuso ancora a nome della direzione –
con queste parole il biondo si congedò dall’uomo che sembrava soddisfatto di
come si era risolta la faccenda. Zoro lo vide camminare lentamente per la sala
tenendo una mano in tasca mentre con l’altra si scostò pigramente la ciocca di
capelli dalla fronte. Quasi sperò di non essere visto, non sapeva cosa dirgli,
e a dire la verità, non sapeva se avesse anche solo voluto parlargli. Ma il
destino, si sa, ha un crudele modo di giocare, e quindi bastò poco che gli
occhi del biondo si poggiassero su di lui. I suoi passi si arrestarono mentre
interminabili secondi presero a susseguirsi uno dietro l’altro. Nessuno dei due
sembrava lasciar trapelare alcuna emozione, come se non fossero passati anni
dall’ultima volta che i loro occhi si erano incrociati. Il pianoforte
continuava a suonare mentre Zoro sentiva solo quel rumore sordo, quel battito
che lentamente si stava regolarizzando. Non scostò lo sguardo, non fece un solo
gesto e quando l’altro si mosse continuando a camminare per scomparire
nuovamente dietro quella porta di legno, si limitò ad abbassare lo sguardo sul
menù, mentre un lungo sospiro lasciava le sue labbra.
Si
portò una mano al petto dove teneva il lumacofono ed ebbe l’istinto di chiamare
Rufy. Se gli avesse detto che l’aveva visto di certo lui... no, non poteva
farlo. Poggiò la testa fra le mani stringendo forte i denti per impedire a
qualsiasi imprecazione di venire fuori, quasi per impedire all’aria stessa di
entrare nei suoi polmoni. Ingoiò più volte cercando di decidere cosa fare, ma non
riusciva a mettere un solo pensiero in fila. L’unico concetto ben chiaro era
uno: Sanji era lì.
L’arrivo
di un grosso piatto gli fece alzare di colpo la testa mentre il cameriere gli sistemò
la pietanza augurandogli buon appetito.
-
Aspetti io non ho...- non riuscì a terminare la frase che ebbe come
l’impressione che quello che era successo quella mattina alla locanda stesse
per ripetersi.
Il
cameriere sorrise.
-
Il direttore ha detto di offrirle il pranzo. Anzi qualsiasi cosa voglia, ordini
pure senza problemi. È nostro ospite – gentilmente con un inchino anche il
ragazzo in divisa si congedò. Zoro picchiò un pugno sul tavolo non riuscendo
stavolta a impedire ad un ringhiato “merda” di uscire dalle sue labbra.
La
finestra era aperta e Sanji era seduto sul davanzale guardando fuori il vento
che smuoveva le foglie degli alberi. Foglie verdi, come i capelli di quello
stupido marimo. Qualcuno bussò alla porta e dopo aver ricevuto un sospirato avanti, entrò.
-
Mi scusi direttore... ma c’è un cliente che vorrebbe parlarle – senza spostare
lo sguardo Sanji gli fece un gesto annoiato con la mano.
- Ne
parliamo dopo – sospirò
-
Eh no, ne parliamo adesso – a quella frase non poté che voltarsi trovandosi di
fronte uno Zoro visibilmente alterato. Fissò per qualche istante il suo viso
irato senza dire nulla. I lineamenti così come l’espressione erano gli stessi
che ricordava, solo un po’ più segnati: dalle varie battaglie, dalla fatica,
forse anche da un po’ di inquietudine. Da qualcosa che lui non poteva sapere,
qualcosa che faceva parte di un pezzo della sua vita, in cui lui non c’era
stato.
-
Lasciaci soli – ordinò poi, ed il cameriere uscì dalla stanza chiudendo la
porta. Scendendo dal davanzale Sanji si sedette sulla poltrona di velluto
dietro una grossa scrivania di legno
-
Sei venuto a lamentarti per il pranzo? Cos’è, forse non era di tuo gradimento?
– ridacchiò. Zoro si avvicinò con pochi passi alla scrivania sbattendo entrambe
le mani sul legno. Sanji alzò gli occhi verso di lui.
-
Ehi vacci piano marimo, questa roba costa – ringhiò serio. Ad una simile frase,
un tempo gli avrebbe risposto “Non darmi ordini stupido cuoco”, ma il sentirgli
pronunciare quel nomignolo dopo tutti quegli anni, ebbe come la forza di
bloccargli la lingua e l’ira. Lentamente alzò le mani facendo un passo
indietro.
-
Non ho bisogno che tu mi offra niente – esclamò. Perché mai avrebbe dovuto
accettare il cibo di qualcuno che era stato così codardo da scappare davanti ad un ostacolo, senza
neanche provare a combattere... Sanji sorrise scuotendo la testa.
-
Sono sicuro che l’erede di Mihawk può permettersi tranquillamente un pranzo
qui... il mio era solo un modo per essere gentile – affermò il biondo, poi girò
la sedia di lato e si alzò dirigendosi nuovamente verso la finestra. Zoro
guardò quella coda bionda muoversi sinuosa ad ogni suo passo finché Sanji non
si voltò tornando nuovamente ad incrociare i suoi occhi.
-
Della tua gentilezza non so che farmene – mormorò lo spadaccino. L’ex cuoco
sorrise ancora. Certo che non era cambiato di una virgola, come se avesse mai
creduto che Roronoa Zoro potesse cambiare. Un tempo l’aveva sperato, ma poi
aveva capito che la sua forza era anche quella di restare così nonostante
tutto, nonostante le ferite, nonostante le gioie, nonostante le delusioni. Zoro
non cambiava perché lui non ne aveva bisogno, a differenza sua, che era
cambiato tante di quelle volte, che neanche riusciva a ricordare un unico
momento in tutta la sua vita in cui era stato davvero se stesso, il vero Sanji.
Troppo occupato a cercare di apparire forte e perfetto davanti agli occhi degli
altri, per preoccuparsi di essere solo se stesso. Le sue debolezze le aveva
sempre nascoste senza mai affrontarle, le sue paure, tutto era rimasto
gelosamente celato dentro di sé. Ma poi arrivò quel giorno e il suo castello di
carte, che aveva costruito su maschere e finte sicurezze, crollò. Sarebbe
rimasto scoperto e tutti avrebbero visto dentro di lui e avrebbero letto quello
che era in realtà: un debole. Non avrebbe potuto sopportare i loro sguardi delusi,
ne tanto meno compassionevoli. Aveva chiesto a Rufy di lasciarlo andare prima
che questo accadesse, aveva preferito fuggire a priori e non aver fiducia nei
suoi compagni. Già, non aveva avuto fiducia.
-
Ho saputo di Rufy... Alla fine ce l’ha fatta, sono contento per lui - sospirò.
-
Avresti potuto esserci anche tu – le parole dure di Zoro erano come sale su una
ferita aperta. Bruciavano e pungevano senza che riuscisse a impedirlo. Eppure
Zoro doveva sapere quello che provava, ma continuava a guardarlo con quel
accento di rimprovero, che in cuor suo Sanji sentiva di meritare.
-
Lo sai che non è così. Le cose non andavano più bene ed io... beh io ero
diventato solo un intralcio – la vena di tranquillità che aveva accompagnato le
parole di prima, era stata sostituita con una leggera amarezza, quasi un
fastidio. Zoro scosse la testa ridacchiando.
-
Ho sempre creduto che fossi uno con un minimo di fegato... si vede che mi
sbagliavo – lo schernì non riuscendo a sopportare la rassegnazione della sua
voce. Sapeva quando aveva sofferto nel fare quella scelta, ma non riusciva a
non detestarlo. Di tutta risposta il biondo sorrise abbassando la testa
-
Zoro... io ero un cuoco. Dal momento in cui non potevo più fare il mio lavoro,
non aveva senso restare con voi... sono sicuro che Rufy stesso mi avrebbe
allontanato prima o poi. Gli ho solo evitato la seccatura di farlo – a quelle
parole Zoro scattò come una molla.
-
Tu eri un compagno! Cazzo come facevi a non capirlo!? Come hai fatto a non
capire che a Rufy non importava se fossi un cuoco, un carpentiere o un
fottutissimo spadaccino. Lui non ti avrebbe mai abbandonato e tu lo sai – Sanji
alzò la testa quando Zoro quasi urlò quella frase.
-
Lo dici come se ne fossi sicuro –
-
Ma io lo sono! – il biondo guardò ancora una volta quegli occhi colmi di
determinazione che non poteva non ammirare. Lo aveva sempre ammirato nonostante
non glielo avesse mai detto.
-
Beh ormai non importa più – sospirando si sistemò il guanto della mano sinistra
e la rimise in tasca. Qualcuno bussò ancora alla porta, ma stavolta entrò senza
spettare che gli fosse permesso.
-
Ehilà disturbo?– una sorridente ragazza sbucò dalla porta e si avvicinò al
biondo porgendogli una cartellina. Sanji sorrise scuotendo la testa.
-
Lo sai che non disturbi mai – le sussurrò. La ragazza sorrise ancora
spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Castagne.
Fu questo quello che pensò Zoro quando guardò i capelli della giovane. Bruni
come una castagna, con dei profondi riflessi color rubino che facevano
risplendere ancora di più i suoi occhi verdi.
-
Mio padre dice che devi occupartene tu – la ragazza alzò le spalle sedendosi
sulla scrivania. Sanji le si avvicinò e lanciò la cartellina su delle altre
carte
-
Tuo padre mi odia, lo sai questo? – lei ridacchiò dandogli un bacio sulla
guancia
-
L’importante è che non ti odi io – Sanji sorrise e la giovane si avviò verso la
porta.
-
Scusate se vi ho disturbato - e sorrise verso Zoro che non si preoccupò neanche
di ricambiare quella gentilezza quando poi la ragazza uscì chiudendo la porta.
Sanji
sospirò passandosi una mano fra i capelli mentre prendeva visione di alcune
carte. Zoro lo guardò pensando che non gli importava davvero nulla che lui
fosse lì davanti a lui dopo tre anni, e che gli stesse inutilmente spiegando
quando il loro capitano avesse sofferto nel vederlo andare via.
-
E’ la tua ragazza? – chiese sapendo che era l’unico argomento che poteva
interessargli. Il biondo scosse la testa
- Keira?
No, è la mia fidanzata – lo spadaccino alzò un sopracciglio. Una simile
puntualizzazione era tipica di quel cuoco. Se gli avesse chiesto se era la sua
fidanzata, di sicuro avrebbe risposto che era la sua donna e viceversa. La
logica non aveva mai fatto parte del suo modo di pensare.
Mentre
Sanji continuava a leggere quei documenti, Zoro diede uno sguardo a quella
specie di studio. Sembrava quello di un medico o giù di lì, nulla che avesse
neanche la minima affinità con una cucina. Al muro un grande numero di foto che
ritraevano il suo ex compagno di avventure nelle pose più disparate. Il biondo
alzò la testa dalle carte e sorrise nel vedere la faccia di Zoro contrariata
davanti a quello spreco di pellicola
-
Beh sono fotogenico non trovi? – ridacchiò. Zoro ghignò voltandosi verso di lui
-
Sì, come in quell’avviso di taglia. Lì eri perfetto – anche Sanji sorrise
lasciando cadere i documenti nuovamente sulla scrivania.
-
E dire che oggi devo ringraziare quel fotografo... se non fosse stato per lui
non avrei avuto modo di potermi rifare una vita – infatti nessuno sapeva del suo
passato da pirata, né della sua militanza nella ciurma di quello che ora era il
re dei pirati. Nessuno sapeva che Sanji, il raffinato direttore del Elisir, era
in realtà un ex cuoco di bordo capace di frantumare un muro con un solo calcio,
e che aveva sulla testa una taglia da 77.000.000 di Berry.
D’un
tratto il sorriso sulle sua labbra si spense d’improvviso come se il biondo si
fosse appena ricordato di qualcosa di importante. Si catapultò alla finestra
guardando al di fuori
-
Cazzo – mormorò.
-
Che succede? – chiese Zoro confuso da quel cambio improvviso di atteggiamento.
Sanji lo guardò sospirando e gli fece un segno con la mano
-
Meglio se te ne vai – a quella frase lo spadaccino si avviò verso la finestra decidendo
di vedere ciò che aveva tanto colpito il cuoco. Dovette sgranare gli occhi
quando vide un grosso numero di marines riempire l’ingresso del giardino
-
E questi che cazzo vogliono? – Sanji non riuscì a non ridere alla sua
espressione sconvolta, tanto che Zoro lo guardò chiedendosi che cavolo ci
trovasse di così divertente
-
Il padre di Keira è un ex generale dei marines in pensione, e oggi è qui per
una specie di picchetto d’onore, non so per chi di preciso – spiegò il biondo
continuando a guardare dalla finestra. Lo spadaccino guardò il suo profilo
convincendosi sempre più di quando quel tizio
gli procurasse solo guai. Sanji si voltò verso di lui
-
Non è colpa mia. Sei tu che sei venuto nel momento sbagliato – sospirò con un
alzata di spalle. Ringhiando Zoro si apprestava ad avviarsi verso la porta,
anche se avrebbe dovuto combattere contro tutti quei marines la cosa che più lo
impensieriva era di uscire immediatamente da quella stanza.
-
Aspetta idiota, non puoi farti vedere da
loro. Sarebbe una pazzia! – esclamò Sanji. Lo spadaccino si fermò voltandosi
incredulo verso di lui
-
Non credi che possa battere quei quattro perdenti? – chiese ironico. Sanji scosse
la testa avvicinandosi ad una delle tante fotografie che coprivano la parete
-
Non è questo. Solo non voglio che tu faccia fuori il mio futuro suocero né alcuno
dei suoi uomini – mormorò spostando una cornice verso destra
-
E poi... tutti si chiederebbero perché il direttore del Elisir aveva come
conoscenza un pericoloso ricercato – ridacchiò ancora. Nel frattempo come una
piccola magia, dalla parete si aprì una porta.
-
E questo cos’è una specie di passaggio segreto? – ghignò lo spadaccino
avvicinandosi a quell’insospettata via di fuga. Sanji sorrise
-
Beh io ho sempre i miei assi nella manica – affermò sicuro. Zoro ridacchiò sentendo come in qualche modo di tornare ai
vecchi tempi, quando quel diavolo di un cuoco, riusciva a inventarsi qualche
stramberia per tirarli fuori dai guai. La marina ancora stava piangendo per
quel buster call fallito ad
Enies Lobbie quel famoso giorno...
Sanji
iniziò a scendere le scale facendo segno a Zoro di seguirlo, dopo qualche piolo
si accese una luce fioca che mostrava uno serie di piccoli gradini che
scendevano per non più di qualche decina di metri.
-
Qui si passa da dietro, diciamo che è una specie di uscita d’emergenza – ridacchiò
ancora il ragazzo. Lo spadaccino ebbe come il desiderio che quei pochi pioli si
moltiplicassero ad ogni passo.
Per
qualche strano motivo non voleva andarsene proprio ora. Sentiva che quando sarebbe
uscito di lì, la sensazione di “familiarità” che lo aveva pervaso pochi attimi
prima sarebbe svanita, e si sarebbe ritrovato ancora una volta preda di quel
soffocante vuoto.
To Be Continued...
Forse
vi ho solo confuso ulteriormente le idee, ma tranquilli presto tutto sarà più
chiaro (almeno spero XD)
Sono contenta che Sanji con la coda piaccia anche a te Helenuccia
(noi due siamo davvero troppo in sintonia ^-*) io lo trovo troppo affascinante
così *-*
Spero che abbiate notato anche un altro particolare del suo nuovo look, che non è messo lì a caso...
Lo so ho il vizio di mettere la pulce nelle orecchie U__U’... sto cercando di curare questa mia patologica
abitudine, ma per ora sopportatemi così XDDD
Al prossimo capitolo gente ^^
Kiss kiss Chiara