Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: kiara_star    17/01/2009    4 recensioni
Erano passati tre anni e ancora riusciva a ricordarsi alla perfezione le sue parole, anzi poteva udirle così come le aveva pronunciate, con ogni singola vibrazione della sua voce. Con quel tono amaro a tratti disperato, ma allo stesso tempo pacato, come solo lui sapeva essere.... (una fic ambientata nel futuro di One Piece, o meglio dopo il suo ritrovamento. Naturalmente è una ZoroXSanji ^-*)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una nuova vita

- Il pranzo è offerto dal Elisir  e mi scuso ancora a nome della direzione – con queste parole il biondo si congedò dall’uomo che sembrava soddisfatto di come si era risolta la faccenda. Zoro lo vide camminare lentamente per la sala tenendo una mano in tasca mentre con l’altra si scostò pigramente la ciocca di capelli dalla fronte. Quasi sperò di non essere visto, non sapeva cosa dirgli, e a dire la verità, non sapeva se avesse anche solo voluto parlargli. Ma il destino, si sa, ha un crudele modo di giocare, e quindi bastò poco che gli occhi del biondo si poggiassero su di lui. I suoi passi si arrestarono mentre interminabili secondi presero a susseguirsi uno dietro l’altro. Nessuno dei due sembrava lasciar trapelare alcuna emozione, come se non fossero passati anni dall’ultima volta che i loro occhi si erano incrociati. Il pianoforte continuava a suonare mentre Zoro sentiva solo quel rumore sordo, quel battito che lentamente si stava regolarizzando. Non scostò lo sguardo, non fece un solo gesto e quando l’altro si mosse continuando a camminare per scomparire nuovamente dietro quella porta di legno, si limitò ad abbassare lo sguardo sul menù, mentre un lungo sospiro lasciava le sue labbra.

Si portò una mano al petto dove teneva il lumacofono ed ebbe l’istinto di chiamare Rufy. Se gli avesse detto che l’aveva visto di certo lui... no, non poteva farlo. Poggiò la testa fra le mani stringendo forte i denti per impedire a qualsiasi imprecazione di venire fuori, quasi per impedire all’aria stessa di entrare nei suoi polmoni. Ingoiò più volte cercando di decidere cosa fare, ma non riusciva a mettere un solo pensiero in fila. L’unico concetto ben chiaro era uno: Sanji era lì.

L’arrivo di un grosso piatto gli fece alzare di colpo la testa mentre il cameriere gli sistemò la pietanza augurandogli buon appetito.

- Aspetti io non ho...- non riuscì a terminare la frase che ebbe come l’impressione che quello che era successo quella mattina alla locanda stesse per ripetersi.

Il cameriere sorrise.

- Il direttore ha detto di offrirle il pranzo. Anzi qualsiasi cosa voglia, ordini pure senza problemi. È nostro ospite – gentilmente con un inchino anche il ragazzo in divisa si congedò. Zoro picchiò un pugno sul tavolo non riuscendo stavolta a impedire ad un ringhiato “merda” di uscire dalle sue labbra.

 

La finestra era aperta e Sanji era seduto sul davanzale guardando fuori il vento che smuoveva le foglie degli alberi. Foglie verdi, come i capelli di quello stupido marimo. Qualcuno bussò alla porta e dopo aver ricevuto un sospirato avanti, entrò.

- Mi scusi direttore... ma c’è un cliente che vorrebbe parlarle – senza spostare lo sguardo Sanji gli fece un gesto annoiato con la mano.

- Ne parliamo dopo – sospirò

- Eh no, ne parliamo adesso – a quella frase non poté che voltarsi trovandosi di fronte uno Zoro visibilmente alterato. Fissò per qualche istante il suo viso irato senza dire nulla. I lineamenti così come l’espressione erano gli stessi che ricordava, solo un po’ più segnati: dalle varie battaglie, dalla fatica, forse anche da un po’ di inquietudine. Da qualcosa che lui non poteva sapere, qualcosa che faceva parte di un pezzo della sua vita, in cui lui non c’era stato.

- Lasciaci soli – ordinò poi, ed il cameriere uscì dalla stanza chiudendo la porta. Scendendo dal davanzale Sanji si sedette sulla poltrona di velluto dietro una grossa scrivania di legno

- Sei venuto a lamentarti per il pranzo? Cos’è, forse non era di tuo gradimento? – ridacchiò. Zoro si avvicinò con pochi passi alla scrivania sbattendo entrambe le mani sul legno. Sanji alzò gli occhi verso di lui.

- Ehi vacci piano marimo, questa roba costa – ringhiò serio. Ad una simile frase, un tempo gli avrebbe risposto “Non darmi ordini stupido cuoco”, ma il sentirgli pronunciare quel nomignolo dopo tutti quegli anni, ebbe come la forza di bloccargli la lingua e l’ira. Lentamente alzò le mani facendo un passo indietro.

- Non ho bisogno che tu mi offra niente – esclamò. Perché mai avrebbe dovuto accettare il cibo di qualcuno che era stato così codardo da scappare davanti ad un ostacolo, senza neanche provare a combattere... Sanji sorrise scuotendo la testa.

- Sono sicuro che l’erede di Mihawk può permettersi tranquillamente un pranzo qui... il mio era solo un modo per essere gentile – affermò il biondo, poi girò la sedia di lato e si alzò dirigendosi nuovamente verso la finestra. Zoro guardò quella coda bionda muoversi sinuosa ad ogni suo passo finché Sanji non si voltò tornando nuovamente ad incrociare i suoi occhi.

- Della tua gentilezza non so che farmene – mormorò lo spadaccino. L’ex cuoco sorrise ancora. Certo che non era cambiato di una virgola, come se avesse mai creduto che Roronoa Zoro potesse cambiare. Un tempo l’aveva sperato, ma poi aveva capito che la sua forza era anche quella di restare così nonostante tutto, nonostante le ferite, nonostante le gioie, nonostante le delusioni. Zoro non cambiava perché lui non ne aveva bisogno, a differenza sua, che era cambiato tante di quelle volte, che neanche riusciva a ricordare un unico momento in tutta la sua vita in cui era stato davvero se stesso, il vero Sanji. Troppo occupato a cercare di apparire forte e perfetto davanti agli occhi degli altri, per preoccuparsi di essere solo se stesso. Le sue debolezze le aveva sempre nascoste senza mai affrontarle, le sue paure, tutto era rimasto gelosamente celato dentro di sé. Ma poi arrivò quel giorno e il suo castello di carte, che aveva costruito su maschere e finte sicurezze, crollò. Sarebbe rimasto scoperto e tutti avrebbero visto dentro di lui e avrebbero letto quello che era in realtà: un debole. Non avrebbe potuto sopportare i loro sguardi delusi, ne tanto meno compassionevoli. Aveva chiesto a Rufy di lasciarlo andare prima che questo accadesse, aveva preferito fuggire a priori e non aver fiducia nei suoi compagni. Già, non aveva avuto fiducia.

- Ho saputo di Rufy... Alla fine ce l’ha fatta, sono contento per lui -  sospirò.

- Avresti potuto esserci anche tu – le parole dure di Zoro erano come sale su una ferita aperta. Bruciavano e pungevano senza che riuscisse a impedirlo. Eppure Zoro doveva sapere quello che provava, ma continuava a guardarlo con quel accento di rimprovero, che in cuor suo Sanji sentiva di meritare.

- Lo sai che non è così. Le cose non andavano più bene ed io... beh io ero diventato solo un intralcio – la vena di tranquillità che aveva accompagnato le parole di prima, era stata sostituita con una leggera amarezza, quasi un fastidio. Zoro scosse la testa ridacchiando.

- Ho sempre creduto che fossi uno con un minimo di fegato... si vede che mi sbagliavo – lo schernì non riuscendo a sopportare la rassegnazione della sua voce. Sapeva quando aveva sofferto nel fare quella scelta, ma non riusciva a non detestarlo. Di tutta risposta il biondo sorrise abbassando la testa

- Zoro... io ero un cuoco. Dal momento in cui non potevo più fare il mio lavoro, non aveva senso restare con voi... sono sicuro che Rufy stesso mi avrebbe allontanato prima o poi. Gli ho solo evitato la seccatura di farlo – a quelle parole Zoro scattò come una molla.

- Tu eri un compagno! Cazzo come facevi a non capirlo!? Come hai fatto a non capire che a Rufy non importava se fossi un cuoco, un carpentiere o un fottutissimo spadaccino. Lui non ti avrebbe mai abbandonato e tu lo sai – Sanji alzò la testa quando Zoro quasi urlò quella frase.  

- Lo dici come se ne fossi sicuro –

- Ma io lo sono! – il biondo guardò ancora una volta quegli occhi colmi di determinazione che non poteva non ammirare. Lo aveva sempre ammirato nonostante non glielo avesse mai detto.

- Beh ormai non importa più – sospirando si sistemò il guanto della mano sinistra e la rimise in tasca. Qualcuno bussò ancora alla porta, ma stavolta entrò senza spettare che gli fosse permesso.

 

- Ehilà disturbo?– una sorridente ragazza sbucò dalla porta e si avvicinò al biondo porgendogli una cartellina. Sanji sorrise scuotendo la testa.

- Lo sai che non disturbi mai – le sussurrò. La ragazza sorrise ancora spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Castagne. Fu questo quello che pensò Zoro quando guardò i capelli della giovane. Bruni come una castagna, con dei profondi riflessi color rubino che facevano risplendere ancora di più i suoi occhi verdi.

- Mio padre dice che devi occupartene tu – la ragazza alzò le spalle sedendosi sulla scrivania. Sanji le si avvicinò e lanciò la cartellina su delle altre carte

- Tuo padre mi odia, lo sai questo? – lei ridacchiò dandogli un bacio sulla guancia

- L’importante è che non ti odi io – Sanji sorrise e la giovane si avviò verso la porta.

- Scusate se vi ho disturbato - e sorrise verso Zoro che non si preoccupò neanche di ricambiare quella gentilezza quando poi la ragazza uscì chiudendo la porta.

Sanji sospirò passandosi una mano fra i capelli mentre prendeva visione di alcune carte. Zoro lo guardò pensando che non gli importava davvero nulla che lui fosse lì davanti a lui dopo tre anni, e che gli stesse inutilmente spiegando quando il loro capitano avesse sofferto nel vederlo andare via.

- E’ la tua ragazza? – chiese sapendo che era l’unico argomento che poteva interessargli. Il biondo scosse la testa

- Keira? No, è la mia fidanzata – lo spadaccino alzò un sopracciglio. Una simile puntualizzazione era tipica di quel cuoco. Se gli avesse chiesto se era la sua fidanzata, di sicuro avrebbe risposto che era la sua donna e viceversa. La logica non aveva mai fatto parte del suo modo di pensare.

Mentre Sanji continuava a leggere quei documenti, Zoro diede uno sguardo a quella specie di studio. Sembrava quello di un medico o giù di lì, nulla che avesse neanche la minima affinità con una cucina. Al muro un grande numero di foto che ritraevano il suo ex compagno di avventure nelle pose più disparate. Il biondo alzò la testa dalle carte e sorrise nel vedere la faccia di Zoro contrariata davanti a quello spreco di pellicola

- Beh sono fotogenico non trovi? – ridacchiò. Zoro ghignò voltandosi verso di lui

- Sì, come in quell’avviso di taglia. Lì eri perfetto – anche Sanji sorrise lasciando cadere i documenti nuovamente sulla scrivania.

- E dire che oggi devo ringraziare quel fotografo... se non fosse stato per lui non avrei avuto modo di potermi rifare una vita – infatti nessuno sapeva del suo passato da pirata, né della sua militanza nella ciurma di quello che ora era il re dei pirati. Nessuno sapeva che Sanji, il raffinato direttore del Elisir, era in realtà un ex cuoco di bordo capace di frantumare un muro con un solo calcio, e che aveva sulla testa una taglia da 77.000.000 di Berry.

D’un tratto il sorriso sulle sua labbra si spense d’improvviso come se il biondo si fosse appena ricordato di qualcosa di importante. Si catapultò alla finestra guardando al di fuori

- Cazzo – mormorò.

- Che succede? – chiese Zoro confuso da quel cambio improvviso di atteggiamento. Sanji lo guardò sospirando e gli fece un segno con la mano

- Meglio se te ne vai – a quella frase lo spadaccino si avviò verso la finestra decidendo di vedere ciò che aveva tanto colpito il cuoco. Dovette sgranare gli occhi quando vide un grosso numero di marines riempire l’ingresso del giardino

- E questi che cazzo vogliono? – Sanji non riuscì a non ridere alla sua espressione sconvolta, tanto che Zoro lo guardò chiedendosi che cavolo ci trovasse di così divertente

- Il padre di Keira è un ex generale dei marines in pensione, e oggi è qui per una specie di picchetto d’onore, non so per chi di preciso – spiegò il biondo continuando a guardare dalla finestra. Lo spadaccino guardò il suo profilo convincendosi sempre più di quando quel tizio gli procurasse solo guai. Sanji si voltò verso di lui

- Non è colpa mia. Sei tu che sei venuto nel momento sbagliato – sospirò con un alzata di spalle. Ringhiando Zoro si apprestava ad avviarsi verso la porta, anche se avrebbe dovuto combattere contro tutti quei marines la cosa che più lo impensieriva era di uscire immediatamente da quella stanza.

- Aspetta idiota,  non puoi farti vedere da loro. Sarebbe una pazzia! – esclamò Sanji. Lo spadaccino si fermò voltandosi incredulo verso di lui

- Non credi che possa battere quei quattro perdenti? – chiese ironico. Sanji scosse la testa avvicinandosi ad una delle tante fotografie che coprivano la parete

- Non è questo. Solo non voglio che tu faccia fuori il mio futuro suocero né alcuno dei suoi uomini – mormorò spostando una cornice verso destra

- E poi... tutti si chiederebbero perché il direttore del Elisir aveva come conoscenza un pericoloso ricercato – ridacchiò ancora. Nel frattempo come una piccola magia, dalla parete si aprì una porta.

- E questo cos’è una specie di passaggio segreto? – ghignò lo spadaccino avvicinandosi a quell’insospettata via di fuga. Sanji sorrise

- Beh io ho sempre i miei assi nella manica – affermò sicuro. Zoro ridacchiò  sentendo come in qualche modo di tornare ai vecchi tempi, quando quel diavolo di un cuoco, riusciva a inventarsi qualche stramberia per tirarli fuori dai guai. La marina ancora stava piangendo per quel buster call fallito ad Enies Lobbie quel famoso giorno...

Sanji iniziò a scendere le scale facendo segno a Zoro di seguirlo, dopo qualche piolo si accese una luce fioca che mostrava uno serie di piccoli gradini che scendevano per non più di qualche decina di metri.

- Qui si passa da dietro, diciamo che è una specie di uscita d’emergenza – ridacchiò ancora il ragazzo. Lo spadaccino ebbe come il desiderio che quei pochi pioli si moltiplicassero ad ogni passo.

Per qualche strano motivo non voleva andarsene proprio ora. Sentiva che quando sarebbe uscito di lì, la sensazione di “familiarità” che lo aveva pervaso pochi attimi prima sarebbe svanita, e si sarebbe ritrovato ancora una volta preda di quel soffocante vuoto.

 

 

 

 

To Be Continued...

 

 

Forse vi ho solo confuso ulteriormente le idee, ma tranquilli presto tutto sarà più chiaro (almeno spero XD)
Sono contenta che Sanji con la coda piaccia anche a te Helenuccia (noi due siamo davvero troppo in sintonia ^-*) io lo trovo troppo affascinante così
*-*  
Spero che abbiate notato anche un altro particolare del suo nuovo look, che non è messo lì a caso...
Lo so ho il vizio di mettere la pulce nelle orecchie U__U’...  sto cercando di curare questa mia patologica abitudine, ma per ora sopportatemi  così XDDD
Al prossimo capitolo gente ^^
Kiss kiss Chiara

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: kiara_star