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Autore: Ruffa    17/01/2009    5 recensioni
Se un giorno ad uno dei personaggi principali di una saga che sta avendo un gran successo, si ritrovasse ad avere bisogno dell'aiuto di un noto cacciatore di demoni? Signori, niente di speciale! Avviso che è la mia prima fanfiction in assoluto. Vi troverete molta, molta ironia, comicità e voglia di divertire. Le fan della saga di Twilight non me ne abbiano: voglio semplicemente fare sorridere! Ho scritto il titolo volutamente sgrammaticato, è una piccola dedica al mio mito Maccio Capatonda ;)
Genere: Commedia, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dante
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Odoardo rimase sconvolto più dalla frase pronunciata dalle sottili ed imperfette labbra di Dande più che dagli sconvolgimenti che accadevano attorno a lui.
In centinaia di migliaia di milioni di minuti della sua perfetta non-vita, nessuno, nessuno mai aveva rivolto a lui una domanda così scandalosa.
Odoardo fu sull'orlo di una crisi di nervi. Provava il profondo desiderio di sbattere al muro quell'albino e spappolargli le cervella... ma non succhiargli il sangue. Oh, no! Nononononono! Lui non avrebbe mai potuto toccare il sangue di un essere umano... oh, no, che cosa deplorevolmente orrida e poco vampiresca!
Il vampiro si mise in piedi, s'erse in un tutto il suo metro e sessanta centimetri. Al confronto del mezzodemone possente e alto un metro e novanta, egli appariva gigantesco.
Tutto merito della pelle perfettamente glitterata.

(N.D.T.: intanto la notte tornò giorno, gli uccellini ripresero a cantare, le fogne a gorgogliare, i motori funzionarono ancora e i fiumi scorrevano.)

D'altro canto, il mezzodemone sentiva di stare perdendo il suo tempo. Il minaccioso (?) alzarsi in piedi del vampiro (così aveva detto di essere...) e quel glitterare ancora più insistentemente gli fece temere di dovere richiedere un cane per ciechi molto presto.
< Ritira quel che hai detto, lurida feccia imperfettamente imperfetta! > il vampiro lo minacciò scoprendo una dentatura assolutamente umana. Il sopracciglio di Dande s'alzò talmente tanto che scomparve sotto i capelli.
Odoardò notò che Dande non aveva alcuna intenzione di ritirare quanto detto, ma lui non si dava per vinto nemmeno davanti a tanta freddezza. Quindi pestò i piedi e strillò: < Ritiralo ho detto! Rimangiatelo! >
La reazione subitanea di Dande fu portarsi le mani alle orecchie. Reazione giustificata, visto che aveva a cuore il suo udito.
Non appena Odoardo smise di strillare (ma non di pestare i piedi come un marmocchio), il mezzodemone che tutto poteva estrasse da dietro la schiena una coppia di pistole. Una era bianca e l'altra nera.
Visto che la pistola bianca andava nella mano sinistra e la nera nella destra, e lui le aveva prese invertite, incrociò le braccia a formare una 'X' e gliele puntò contro. Così faceva molto più tamarro e più figo. Gli dava anche un'aura di rispettabilità, terrore, tamarraggine, proprio quel senso di morte che grava attorno ad ogni cacciatore di demoni che si rispetti.
< Gli anemici magnano ferro > disse buzzurramente. Si riferiva, come è facile comprendere, alla pelle più che lattea del nostro amico Odoardo ed alla sua probabile anemia, visto che non beveva sangue ma mangiava le cosiddette "pastiglie ematiche", sponsorizzate da un altro pseudovampiro di un manga molto famoso, Cavaliere Vampiro. Dande pensò che lo pseudovampiro del Cavaliere Vampiro gli assomigliava molto. Però almeno lui non si nutriva di pasticche ematiche e non aveva gli occhi così grandi e così viola.
Odoardo sgranò gli occhi alla vista di quelle due pistole così magistralmente tenuta con le braccia ad 'X', posizione che avrebbe compromesso per sempre l'osteoporosi di qualunque vecchietto, o umarell.
< Fenomeno! Sa tutto lui! > urlò sulla difensiva e alzò le braccia al cielo. Il glitter brillò e Dande strizzò gli occhi.
Un'altra glitterata fu seguita da uno sparo che squarciò il silenzio della via.

Odoardo strillò come una donnetta e si portò una mano sul braccio.
Vi era un foro profondo dato lo sparo ravvicinato. La pistola bianca di Dande fumava ancora e negli occhi del mezzodemone si leggeva l'odio infernalmente più oscuro, profondo, potente che si potesse leggere negli occhi di un essere umano per metà demone figlio d'un demone dai grandissimi poteri che aveva chiuso l'Inferno sigillandolo con due ciondoli uno dei quali apparteneva a Dande e l'altro al fratello gemello il quale apparententemente avrebbe delle manie omosessuali nei confronti del gemello come si legge erroneamente in molte fan-fiction yaoi ecc ecc...
Comunque, dal foro, con grande stupore dello sveglissimo cacciatore di demoni, non colava sangue.
Colava anziché un liquido denso, argenteo con sfumature d'oro e un leggerissimo effetto glitter, molto elegante. Molto più fescion e figo del comunissimo sangue rosso che sgorga a fiotti dalle gole penetrate dai denti acuminati di un comunissimo ma noiosissimo vampiro, come Lestat ad esempio (il quale al momento, con nostro grande dispiacere, si starà rivoltando nella sua bara da sonno diurno).
Dande buttò a terra entrambe le pistole. Allungò il dito indice per toccare quella strana sostanza ma Odoardo glielo impedì. Con la sua velocità talmente veloce e vampirescamente assurdamente perfettamente perfetta, egli saltò nello spazio lasciato dal mezzodemone sull'entrata. Precipitò nel suo ufficio, lasciando Dande in pigiama di flanella rossa e il dito allungato a toccare l'aere.
Dall'esterno s'udì un qualcosa di non ben identificabile (molto probabilmente qualcosa come un cristone, o un grandissimo torpiliquio) e poi Odoardo ebbe il piacere di vedere il mezzodemone entrare nell'ufficio.

Dande si sbatté la porta dietro di sé. La furia nei suoi occhi e sul suo viso era ben visibile; era però una furia fredda, glaciale, controllata, distaccata, ben centellinata, decisa, divisa, rosa, blu, anche un po' verde, se vogliamo.
< FUORI! DISTURBATORE DELLA QUIETE PUBBLICA! > l'urlo fu tanto potente, molto simile ad un ruggito, che i vetri delle finestre tremarono. Odoardo però rimaneva assolutamente indifferente a quanto accadeva (a differenza di prima ma noi sappiamo che lui cambia umore ogni cinque secondi fratto due) e si guardava attorno curioso, leggeremente schifato da tutte le imperfezioni presenti nel luogo. Molto probabilmente, non ricordava cosa volesse dire essere uomo e per lui era disgustoso trovare, qui e là, qualche bustina di Durex o Settebello, un calzino, un paio di scarpe lanciate in un angolo e nessun pettine, neanche l'ombra d'una cremina per il viso, nemmeno l'ombra di una pinzetta per le sopracciglia.
Dande ancora si chiedeva che cavolo avesse fatto di male per meritarsi quell'essere brilluccicoso in casa sua.
Aveva provato a sparargli, c'era riuscito, ma lui era entrato odiosamente ed ora curiosava aprendo i cassetti, annusando attorno, saltando sui muri ed ora persino s'era appeso alla lampada con le ventole girevoli. Dande lo guardava apparentemente inebetito ma la sua mente macchinava i più atroci modi per farlo fuori.
Ma fu quando lo vide saltare giù dalla lampada, guizzando verso la spada appesa al muro che il mezzodemone non ci vide più. Al diavolo tutti i piani su come ammazzarlo! Perse le sue sembianze umane e divenne mostruoso. Nella sua mostruosità era comunque molto più temibile, sexy, affascinante e pericoloso di un vampiro che glitterava al sole.
Si gettò contro di lui compiendo un balzo che nemmeno Micheal Jordan sarebbe riuscito a fare.
Odoardo, coi suoi super sensi sviluppati, se ne accorse. Saltò a sua volta verso di lui, e nel salto estrasse dai pantaloni un pettine. Se lo passò tra i capelli mentre era in aria, così quando sarebbe atterrato non sarebbe stato spettinato.
  
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