Capitolo XVI
La Maschera del Sonno
Caro Zecks,
grazie mille per aver continuato a cercare
informazioni… comunque, mi sono stancato di scrivere frasi senza senso
aspettando che tu capisca il mio dolore, ormai sono stanco di fingere di stare
bene, sono stanco di fingere che non sia successo niente, che il mio cuore non
stia soffrendo, che io non sia attanagliato dai sensi di colpa… perché non
posso vederla? Perché non posso andare nel castello dei Malfoy e uccidere
Voldemort? Perché sono così debole? Perché? So che non puoi rispondermi e non
mi aspetto una risposta che potrebbe risultare falsa… volevo solo dirti, volevo
renderti partecipe del mio dolore… ti ricordi quella promessa che ho fatto a
Miriam? Quella che non avrei mai più volato con una scopa, quanti anni sono
passati da quel momento? 10? Sai che oggi ne ho vista una e quella maledetta
promessa mi è tornata in mente e non ce l’ho fatta a infrangerla, sai perché? Perché
mi è venuta in mente Miriam e ho pensato
che se l’avessi infranta proprio ora sarebbe stato come infangare la sua
memoria… perdona questo mio sfogo. Dobbiamo incontrarci perché devo darvi tutte
le informazioni che ho raccolto finora… a presto
Aliack
Da una lettera di Aliack
Data imprecisata
Chiuse la lettera e la
diede al suo falco. Guardò l’orologio, le 11. Andò a dormire stremato da quella
giornata: aveva spostato pacchi tutto il giorno e come se quello non fosse
stato abbastanza aveva perso il suo ciondolo. Sapeva perfettamente che erano
stati i gemelli a prenderlo pensando di fare del bene, in realtà avevano fatto
un danno, ora non sapeva che fare, non aveva più niente da stringere in mano
durante la notte, niente da stringere mentre pensava a Miriam… niente che la
ricordasse. Si addormentò pensando a come recuperare quel ciondolo e lei.
Era in una camera buia, non
vedeva niente, sentiva solo freddo, tanto freddo. Sentì un tintinnare di catene
e si girò di scatto; vide una figura seduta a terra e intorno ad essa una
macchia scura. Si avvicinò, ma non sentì i suoi passi sulla pietra, c’era
qualcosa di strano, era come se lui non fosse in quel luogo.
- Aliack… perché non sei qui?
Voglio vederti, perché non arrivi, perché non mi aiuti?
- Miriam…
Vide la figura alzare
lievemente il capo e intravide due occhi che si distinguevano nonostante il
buio… quegli occhi, gli occhi di cui si era innamorato… gli occhi di Miriam.
Corse verso la figura, fece
per prenderla, ma la sua mano attraversò quel corpo… perché riusciva a vederla,
ma non a toccarla?
- Perché sei qui?
- Con chi stai parlando,
Miriam?
Riconobbe quella voce
istantaneamente, quell’odiosa voce che gli aveva portato via la sua amata, la
voce dell’uomo che aveva fatto soffrire per tutto quel tempo la sua amata, la
voce di Voldemort.
- Con chi dovrei parlare?
Con i topi?
Quella spavalderia,
nonostante le sue condizioni critiche riusciva ancora a resistere e lo faceva
perché voleva rivederlo, lo sapeva, aveva sentito la sua voce, ne era sicuro.
- Hai cambiato idea?
- No.
Lo vide andarsene e dei
Dissennatori comparvero dietro di lui. Com’era possibile che non l’avesse
visto? Eppure era davanti a Miriam, perché non lo vedeva? Non era invisibile,
ne era sicuro, dopotutto lei poteva vederlo, lo sapeva.
- Aliack, perché non ti ha visto? Che sta succedendo?
- Non lo so… senti i miei pensieri?
- Se stai pensando che ti sono mancata, allora sì. Tu
senti i miei?
- Miriam… stavi pensando a me?
- Penso a te ogni singolo istante della mia vita.
Sorrise, era lei, la sua
Miriam, la sua psiche era ancora intatta. Vide i Dissennatori avvicinarsi e
sentì Miriam tremare.
- Che sta succedendo?
- Stanno prendendo la mia felicità… ma ora che sei qui
non ho più paura di ciò che potrebbe accadere.
- Miriam, ti amo.
La vide fissarlo
sbalordita, e poi, quegli occhi umidi per la gioia, finalmente l’aveva resa
felice. Guardò i Dissennatori e li vide indietreggiare spaventati, l’aveva
aiutata, ora doveva solo capire cos’era successo, doveva capire come aiutarla
ancora.
- Miriam, per te cos’è successo?
- Mi stavi pensando?
- Sì.
- Ti sei addormentato?
- Penso di sì, perché?
- Hai utilizzato inconsciamente un incantesimo: la
Maschera del Sonno.
- Cioè?
- Si realizza in due: entrambi devono pensare
all’altro, uno deve addormentarsi, mentre l’altro deve avere la mente lucida e
continuare a pensare, l’anima di quello che dorme va nel luogo dove si trova
l’altro e nessun altro può vederlo.
Voleva dire qualcosa, ma
sentì una strana sensazione e subito dopo vide l’immagine di Miriam scomparire.
- L’effetto della maschera sta finendo.
- No! Miriam!
- Aliack, ti amo.
Si svegliò di colpo e
rimase immobile per ragionare su ciò che era successo, era sicuro di non aver
sognato, era sicuro che tutto fosse successo realmente. Si rigirò nel letto
intenzionato ad utilizzare di nuovo quell’incantesimo, doveva addormentarsi,
doveva tornare da lei, doveva farlo.
I gemelli Weasley entrarono
nella camera verso le 6 del mattino, presero un secchio d’acqua ghiacciata e lo
buttarono addosso al loro “servetto”. Aliack si svegliò di colpo e li fissò in
cagnesco.
- Ben svegliato, forza,
devi spostare le nuove consegne in magazzino.
- Arrivo.
Li fissò attentamente
mentre se ne andavano e vide una piccola foglia d’argento uscire dalla tasca di
George.
- Accio Medaglione.
La collana uscì dalla tasca
senza che il rosso se ne accorgesse e tornò nelle mani del suo padrone; aprì
l’ametista e osservò la foto di Miriam… alla fine non era riuscito ad
utilizzare quell’incantesimo, ma sapeva perfettamente che prima o poi ce
l’avrebbe fatta.
Si preparò velocemente e
scese le scale arrivando direttamente in negozio. Aveva deciso di affittare
l’appartamento lì sopra perché aveva scoperto che Diagon Alley
era uno dei punti di ritrovo preferiti dai mangiamorte e dalla sua finestra
poteva vedere e sentire tutto senza problemi.
Salutò i gemelli con una
cordialità fittizia e andò sul retro del locale per sistemare gli scatoloni;
casualmente gli cadde l’occhio sulla finestra e vide una testa biondo pallida
che correva: Draco Malfoy. Creò un clone magico e divenne invisibile al fine
d’inseguire Malfoy, sembrava agitato e quello non lo convinceva.
Lo vide entrare nel negozio
di bacchette, che cosa aveva da fare di così urgente lì dentro? Sicuramente non
era andato per prendere una nuova bacchetta, la sua funzionava perfettamente,
c’era qualcosa di più e il suo sesto senso gli diceva che c’entrava con
Voldemort. Entrò anche lui, sentì Malfoy parlare con il proprietario del
negozio a qualche metro da lui; si fermò e rimase in ascolto da dietro uno
scaffale.
- Hai capito?
Maledizione, era entrato
troppo tardi.
- Vedrò cosa posso fare,
ma, come le ho già detto, non ho niente di simile nel mio negozio
- Non sono io che te lo
ordino, ma lui!
Sentì il rumore di una
veste, che stava succedendo? Si sporse dallo scaffale e vide Malfoy mostrare il
braccio… il Marchio Nero. A quanto pare anche lui era diventato un servitore di
Voldemort, in realtà non lo stupiva molto, era scontato che prima o poi sarebbe
accaduto.
Vide Draco muoversi verso
la porta e capì che stava per uscire, così lo precedette tornando verso il
negozio dei gemelli. Entrò dal retro e vide: un disastro. Il suo clone aveva
buttato giù tutti gli scatoloni e stava anche per rompere un importantissimo
vaso in porcellana, regalo di Silente in persona.
- No!
Dissolse il clone e si
lanciò per recuperare il vaso, fortunatamente lo prese, lo rimise a posto e
utilizzò la magia per sistemare ogni scatola.
- Che succede? – chiese
Fred irrompendo nel magazzino proprio quando l’ultimo scatolone si era appena
messo a posto.
- Niente, perché?
- Ti ho sentito urlare… sarà
stata un’impressione.
- Già, lo penso anch’io.
- Vedo che hai finito. –
affermò il rosso guardandosi intorno.
- Sì… - brutto segno, se lo
sentiva, quel ghigno stampato in faccia era un bruttissimo segno.
- Bene, allora puoi farmi
da cavia per i miei nuovi scherzi.
Lo sapeva, peggio di così
non poteva andare… l’ultima volta che aveva fatto da cavia aveva mangiato
brodaglia per una settimana perché aveva perso tutti i denti.
- Arrivo.
Fred se ne andò e lui prese
il ciondolo, ma non lo aprì come faceva sempre, si limitò solo a guardare
l’ametista per ricordare il colore degli occhi di Miriam, gli venne in mente la
notte precedente, quando aveva mostrato la sua spavalderia, quella sicurezza
che gli aveva di nuovo dato il coraggio di andare avanti.
- Aliack, ti sbrighi?
- Arrivo arrivo.
Nascose la collana e si promise che avrebbe
cercato ulteriori informazioni su quell’incantesimo, sulla Maschera del Sonno.