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Autore: Piumadoro    05/07/2015    3 recensioni
"I malandrini tornano ad Hogwarts per il terzo storico anno. Riusciranno a non raderla al suolo? Questo sarà un anno particolarmente movimentato. Tanti segreti verranno svelati...."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Non ingozzatevi così tanto! Dobbiamo viaggiare con la Metropolvere, starete male!” Remus cercò di fermare i suoi tre amici che ingerivano cibo come se non ci fosse un domani.
“Rem, è inutile, abbiamo fame e per questo mangeremo fino a scoppiare. Nessuno ci potrà fermare!” Scherzò Star in tono teatralmente epico prima di ricominciare a spazzolare tutti i dolci al cioccolato della tavola.
“Buon giorno!” Li salutarono allegramente Al e Fill, Remus fece loro spazio rispondendo al saluto mentre gli altri tre Malandrini bofonchiarono qualcosa.
“Abbiamo sentito che partite.” Constatò Fill.
“Proprio il nostro primo Natale qui ad Hogwarts!” Sospirò Al.
“Suvvia, vi stiamo lasciando campo libero!” Cercò di tirarli su di morale Star.
“Infatti, quest’anno tocca a voi, noi al nostro primo anno abbiamo…” James interruppe il suo avvincente racconto e si grattò il mento perplesso. “Che diamine abbiamo fatto?”
“Abbiamo rubato i calzini di tutti e li abbiamo appesi mescolati tra loro in Sala Grande.” Venne in suo aiuto Sirius.
“E il nostro pino!” Ricordò Remus.
“Giusto, il pino! Quanto era bello! Con tutte quelle belle decorazioni!” Sospirò Star nostalgica.
“Che non erano altro che i nostri vestiti.” Precisò James.
“Wow, e poi?” Chiese Fill emozionato.
“Poi abbiamo giocato a palle di neve con i professori e fatto un falò qui in Sala Grande.” Raccontò James.
“Da sballo.” Fece Al chiaramente invidioso.
“Dai, su! Sicuramente Silente organizzerà qualche festa, vi divertirete da matti, vedrete!” Li rincuorò la ragazza.
“E’ ora di andare.” Annunciò Remus. I Malandrini si alzarono e salutarono Fill e Al con allegria lasciandoli soli al tavolo mentre Peter arrivava trafelato.
“Dite che avremmo dovuto invitare anche lui?” Chiese James voltandosi per osservare il ragazzo grassoccio che sedeva al tavolo e cominciava a mangiare.
“No, dice che deve obbligatoriamente andare dai suoi genitori.” Rispose Remus, tre sguardi sorpresi si puntarono su di lui. “Sapevo che vi sareste dimenticati di invitarlo così l’ho fatto io, o meglio lo avrei fatto dopo avervelo chiesto se lui mi avesse detto che aveva le vacanze libere.” Cercò di scusarsi lui.
I tre ragazzi risero.
 “Sei unico, Rem!” Esclamò Star allegra abbracciandolo.
I Malandrini andarono fino alla torre a prendere le loro valige. Un gruppetto di ragazze si avvicinò a loro, erano Lily e le sue amiche più grandi.
“Dunque, te ne vai, furbetta?” Le chiese Alice.
“Hem, si… solo per le vacanze di Natale, mica scompaio per sempre.” Spiegò Star confusa.
Le ragazze risero piano. “Ci mancherai!” La salutò Emmeline abbracciandola di slancio subito seguita da tutte le altre. “Uhm, ok…” Mormorò Star sempre più sconvolta e rigida, poi tutte si allontanarono da lei e si incamminarono verso l’uscita della Sala Comune.
“E metti in pratica i miei insegnamenti!” Le urlò dietro Mary.
“Anche no!” Gridò James prima che sua sorella potesse rispondere.
“Cosa dovresti mettere in pratica?” Le chiese Dennis arrivando in quel momento.
“Nulla!” Rispose immediatamente la ragazza sgranando gli occhi. “Proprio un bel niente. Dobbiamo andare ora, ci vediamo alla fine delle vacanze di natale, ok?” La ragazza si voltò convinta verso le scale del dormitorio ma lui le afferrò un polso attirandola tra le sue braccia e le lasciò un bacio leggero sulle labbra.
“Ci rivedremo di sicuro.” Le sussurrò poi all’orecchio prima di lasciarla andare.
James tossicchiò eloquentemente. “Le valige!” Ricordò a sua sorella che sorrise scuotendo la testa e finalmente salì in dormitorio.
I quattro ragazzi si radunarono dopo pochi minuti di nuovo in Sala Comune e  infine camminarono verso l’ufficio della McGranitt salutando amici e conoscenti per strada. Quando varcarono la porta Minerva a malapena alzò gli occhi dalle carte sulla scrivania.
“Volete finalmente far trascorrere ad Hogwarts un Natale tranquillo?” Domandò con una leggera punta di sarcasmo.
“Professoressa, lei sa scherzare?!” Si finse sconvolto Sirius.
“Sirius!” Lo rimproverò Remus.
“Il collegamento al camino dei Potter è pronto, non vi resta che partire.” La professoressa indicò il suo camino come se niente fosse e passò a James un vaso di Polvere Volante.
“Andiamo!” Star afferrò il suo baule una manciata di Polvere e si precipitò nel focolare gettando la Polvere a terra e gridando “Casa Potter!” Sparì in una vampata di fiamme verdi smeraldo e cominciò e roteare nei cunicoli stretti finché non sbucò nel camino della sua casa. “E’ così bello qui d’inverno!” si stupì avanzando d’un passo verso i suoi genitori riuniti lì per accoglierli.
“Ciao, tesoro.” Susan la abbracciò.
“Ben tornata a casa.” Mormorò Henry stringendola a sé.
“Sono a casa, non mi toccate, non sono mica stato in guerra.” Annunciò James uscendo dal caminetto in quel momento.
Star sbuffò. “Sempre il solito.”
Dopo qualche secondo apparve Remus. “Buon giorno signori Potter, che casa graziosa.”
“Buon giorno Remus.” Henry sorrise accogliente.
“Sirius Black è qui gente!” Sirius sbucò fuori dal camino in quel momento poggiando il baule a terra. “Buon giorno, Henry.” Salutò con un cenno poi si rivolse a Susan. “Lei non perde mai un briciolo della sua bellezza, signorina.”
La signora Potter rise. “Forza andate a sistemarvi nelle vostre stanze, appena avrete finito pranzeremo insieme e poi potrete andare dove volete.”
I ragazzi afferrarono i bauli e corsero di gran carriera verso il piano superiore.
“Certo che nemmeno voi Potter ve la passate male, eh?” Commentò Sirius adocchiando il lungo corridoio.
“Vedremo casa tua presto, caro Black, e allora potremmo sfotterti per tutto lo sfarzo che ci sarà.” Lo rimbeccò James.
Sirius rabbrividì. “Non ricordarmelo: un Natale con i miei, almeno ci sarete voi.”
“Dunque quelle sono le vostre famose stanze?” Remus indicò le porte blu cobalto e oro una davanti all’altra.
“Esatto!” Esclamò Star poi si illuminò tutta e sul suo viso si aprì un gran sorriso. “E se arredassimo anche le due stanze per gli ospiti come piacciono a Sirius e Remus? Tanto ormai praticamente saranno loro!”
James si esaltò a mille. “Sarebbe fichissimo! Potremmo chiedere a mamma e papà…”
“Oddio, è vero! No. Scherzavo io non li voglio disturbare e farli comprare cose e…” Lo interruppe sua sorella ma fu a suo volta interrotta dal suo stesso fratello.
“E allora? Star, siamo ricchi! E i nostri genitori non vedono l’ora di spendere soldi inutilmente! E poi è per Sirius e Remus!”
“Si, grazie di averci lasciato fuori dalla conversazione a proposito.” Fece loro notare Sirius.
“TACI!” Gridarono in coro i due Potter.
“Ok, facciamolo!” Decretò Star.
“Niente di ciò che diremo varrà qualcosa in questa decisione, giusto?” Domandò Remus retorico ma Sirius annuì lo stesso giusto per rafforzare un po’ il concetto ed entrambi rimasero fermi impalati a guardare i due fratelli scendere le scale scivolando sul corrimano e urlare qualcosa di indecifrato in soggiorno per poi tornare su di corsa praticamente saltellando.
“Ok, hanno detto di si! Hanno detto di si!” Gridò James.
“Oggi pomeriggio andiamo a comprare tutti gli armadi eccetera. Ora decidiamo cosa togliere e cosa mettere, andiamo!” Sbraitò Star senza quasi respirare.
Entrarono per primi nelle stanze dei due Potter e poi in quelle degli ospiti che oramai erano quelle degli “ospiti” intesi come “Sirius e Remus”. A Sirius era piaciuta così tanto la stanza di James che disse semplicemente: “La voglio così.” Mentre Remus una volta entrato nella sua stanza decise che gli piaceva pressappoco così com’era. I mobili di legno chiaro e profumato, tutto perfettamente pulito e dal taglio essenziale, un letto semplice, tende azzurrine e le pareti bianche. “Mi piacerebbe solo che i muri fossero azzurri, se non disturbo troppo.”
“Assolutamente, no! Ma perché azzurri?” Chiese Star.
“Perché l’azzurro mi ricorda i tuoi occhi e il cielo e il mare.” Rispose lui.
“I miei occhi sono cobalto.” Sbottò la ragazza.
“Lo so bene, ma dipingere tutto di cobalto sarebbe decisamente troppo per me, devo attutire un po’ il colpo.”
“Ok, allora.” Decise James.
“Perfetto, e adesso che abbiamo deciso non ci resta che pranzare presto così potremmo andare presto a prendere i mobili, decorare presto le stanze e … Per il cielo, James!” Scattò Star spalancando la bocca scioccata.
“Che c’è?! Che c’è?!” Si allarmò Remus.
“Il Covo!” Trillò la ragazza.
“Il Covo!” Le rispose nello stesso tono esaltato suo fratello e poi senza dire nient’altro afferrarono i loro amici per mano e li guidarono verso il giardino dove il sentiero di bianche nuvole era stato rimpiazzato da piastrelle circolari e dorate che producevano mille riflessi colorati. Star si bloccò per un secondo su una di esse fissandola. “Perché?” Chiese solo.
James si voltò verso di lei. “Perché trova tu piastrelle bianche e morbide in mezzo alla neve bianca e morbida.”
“Giusto.” Concordò lei e poi i due fratelli ripresero a correre trascinandosi dietro Remus e Sirius finché non arrivarono ad un edificio leggermente malandato. Sirius spalancò la bocca sbalordito.
“Cosa bolide è?”
“Benvenuti al Covo!” Fece James allegro.
“Il nostro Covo!” Proseguì Star. Il vento freddo li sferzò facendoli tramare poiché nella fretta avevano dimenticato i cappotti.
“Questo posto è nostro, tutto nostro, e i nostri genitori ci hanno promesso che non ci entreranno mai a scanso di emergenze. Possiamo passare tutte le vacanze ad arredarlo e sistemarlo.” Continuò James.
“O meglio: sistemarlo e poi arredarlo. Riempirlo di cose nostre, e farlo nostro del tutto. Passarci le giornate ad inventare scherzi e fare piani.” Concluse Star.
Sirius crollò in ginocchio inchinandosi rispettosamente al capannone. “Che tu sia lodato Covo!”
Remus mormorò qualcosa di indecifrato.
“Ok, piace a tutti, perfetto. Mettiamoci al lavoro.” Si entusiasmò ancora di più James.
“Sarà come il nostro Pontile ad Hogwarts. Solo fuori Hogwarts, e più grande, e coperto, e… beh, avete afferrato, no?” Commentò Remus una volta ripresosi.
“Esatto!” Star lo abbracciò con foga.
In quel momento Sirius si alzò in piedi con una lentezza e un eleganza tale da sembrare il protagonista macho di una scena epica di un film d’azione e poi disse con tono profondo e roco: “Cominciamo.”
Le risate degli altri rovinarono un po’ il momento ma uno scatto di macchina fotografica li immortalò con estrema maestria. Sirius a gambe leggermente divaricate davanti a tutti dava le spalle all’obbiettivo mentre gli altri ridevano piegati in due.
“Papaà!” Sbottò James.
“Me ne vado!” Replicò Henry.
“E’ venuta bene la foto?” Chiese Star.
“Divinamente.” Le rispose lui.
 
…………
 
Dopo aver sgomberato la maggior parte delle cose inutili dal Covo i ragazzi pranzarono e poi seguirono il signor Potter al negozio di mobili scelsero quelli per le stanze e nessuno per il loro “luogo sacro” perché Star li aveva obbligati a pensarlo come un posto completamente loro e quindi composto da oggetti che si erano guadagnati di tasca loro, in più dovevano ancora finire di sistemare le struttura.
Per tutto il pomeriggio dipinsero le due stanze degli ospiti e spesso la signora Potter e Rue dovettero bloccare delle lotte di vernice in piena regola prima che l’intera casa diventasse un miscuglio indistinto di colori. Cenarono tutti assieme ascoltando “Goats Head Soup” il nuovo album dei Rolling Stones da cui avevano preso la canzone “Star star” che avevano suonato alla festa, raccontarono del “concerto” al signor Potter che rise soddisfatto promettendo loro qualche lezione di musica e poi andarono a dormire. Remus e Sirius si spostarono due stanze degli ospiti più in là dal momento che le loro stanze si stavano asciugando.
 
……….
 
Nel pieno della notte Sirius si alzò dal letto e si avviò di soppiatto fino alla stanza dalla porta oro di James. Entrò in punta di piedi e poi avvicinò la bocca all’orecchio dell’amico che dormiva beatamente. “Sono, Lily, Lily Evans.” Mormorò in falsetto. “Baciami!” James si agitò nel sonno cercando di afferrare Sirius con un sorriso beato in volto. Black rise svegliandolo e poi rise ancora di più della sua faccia sconvolta.
“Che ci fai qui?” Chiese James leggermente aggressivo.
“Nulla di che, mi andava di fare un giro. Vuoi giocare a carte?” Sirius tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni a quadri del pigiama un mazzo di carte Babbane di quelle che avevano usato l’estate prima in Italia e cominciò a mescolarle.
“Va bene, dai carte.” Replicò il ragazzo in italiano stentato.
Si sedettero l’uno di fronte all’altro sul letto e cominciarono a giocare.
“Ti piace stare qui?” Domandò ad un tratto James.
“Si, meglio che casa mia, di sicuro. Poi i tuoi genitori sono fantastici! Tua madre si preoccupa per qualunque cosa, è carino. Tuo padre è un grande, e ascolta praticamente il nostro stesso tipo di musica.”
“Vedrai quando ci darà lezioni di musica!”
“Mi piace stare, qui, sul serio. La casa decorata a festa, la famiglia. Tu, Star, Remus.” Il ragazzo sospirò gettando una carta sbadatamente. “E’ molto diverso da quello che ho sempre vissuto. Grazie. Sono felice che tu mi abbia invitato.”
“Scherzi?! Tu sei praticamente come mio fratello. E voglio che tu ti senta a casa mia come ti senti ad Hogwarts.”
“Grazie, vale molto per me.” Mormorò Sirius posando le carte.
“Lo so. Sembrerò un ragazzino viziato che ha tutto, e in effetti lo sono, ma riesco a capire quello che hai passato.” Gli occhi nocciola del ragazzo perforarono quelli grigi del suo amico. “Quando me ne parli e anche quando non lo fai, lo vedo nei tuoi gesti e nelle tue espressioni, come lo vedo in Star e in Remus, capisco quando state soffrendo e so che parlarne spesso non aiuta e nemmeno fare vittimismi così cerco di farvi ridere, di farvi pensare ad altro. Non so se funzioni o meno ma io ci provo, perché tutto l’amore che ho ricevuto devo riversarlo su qualcuno e tu, Star e Remus siete perfetti, con i vostri misteri e i vostri dolori. Ora non pensare che lo faccia per dovere o per avere amici felici, lo faccio perché vi voglio bene. Da quando vi ho conosciuto, dal momento in cui tutti noi ci siamo riuniti, da lì ho capito che abbiamo qualcosa di speciale insieme, ho capito che siamo effettivamente una famiglia e non voglio perdervi.”
Sirius si allungò sopra le carte fino ad abbracciare James, un abbraccio ovviamente molto virile, un abbraccio fraterno.
“Grazie, Ramoso.”
James sorrise. Si staccarono quasi subito e ricominciarono a giocare, il padrone di casa tirò fuori dal cassetto del suo comodino un bel po’ di dolciumi di cui aveva fatto rifornimento appena arrivato e li condivise. I due ragazzi passarono qualche ora a giocare a carte, mangiare schifezze e farsi battute a vicenda, parlarono anche di ragazze, delle loro conquiste come le chiamavano e presto l’alba si fece vicina.
“Pensa un po’ se Remus fosse qui!” Fece James ridendo silenziosamente.
“Ci rimprovererebbe per la mancanza di tatto nei confronti dei sentimenti delle nostre dame.”
“Credo anche io.”
“Senti, quello che mi hai detto è molto importante, e sono sicuro che anche a Remus piacerebbe sentirlo ma forse ci vuole un’azione più decisiva per lui, qualcosa da parte di tutti noi.” Sirius tornò all’improvviso serio.
“Cosa esattamente?” Si interessò il suo amico.
Il ragazzo si lasciò sfuggire il suo mezzo sorriso furbo. “Tu chiama Star ci troviamo nella stanza che sarà di Remus.” E detto questo uscì in fretta.
James non se lo fece ripetere due volte e uscì piano in corridoio a sua volta entrando dalla porta cobalto nella stanza di sua sorella. Si avvicinò al letto e sorrise con dolcezza; la ragazza dormiva stesa supina le braccia abbandonate accanto alla testa come se si fosse addormentata cercando di afferrare qualcosa in aria. I capelli mossi erano stesi sul cuscino e le incorniciavano morbidi la testa e il viso avvolgendosi un po’ agli avambracci e ai polsi chiari. Le guance rosee come le labbra che erano distese in un sorriso tranquillo creando una deliziosa fossetta sul lato destro. Le lunghissime ciglia vibravano ad ogni respiro di lei. Così addormentata pareva una creatura incantata.
“Allora ti muovi?” Sussurrò Sirius concitato entrando nella stanza.
“Guardala.” Fu l’unica risposta del suo amico. Il ragazzo spostò lo sguardo su Star, dal suo viso ai suoi capelli alle sue labbra. “E’ così… Bella.”
“Già.” Concordò Sirius. “Di sicuro nessuno avrà mai il coraggio di farle male mentre dorme.”
James si avvicinò a sua sorella chinandosi sul suo viso, le carezzò piano una guancia. La ragazza aprì leggermente gli occhi per richiuderli subito. “Uhm… Jame.” Mormorò quasi facendo le fusa, poi afferrò la maglia di suo fratello e vi sprofondò dentro il viso.
“E’ per Remus. Vieni?” Le chiese allora lui.
Star aprì gli occhi di scatto e si alzò in piedi completamente sveglia nel suo pigiama blu notte con le stelline oro.
“Carino, chissà chi te l’ha regalato.” Scherzò Sirius.
“Finiscila, tanto non ammetterò mai che hai buoni gusti in fatto di vestiti.” Sbottò lei. “Allora, il piano?”
Con un cenno James le indicò di seguirli, si misero dei vesti da lavoro ed entrarono nella stanza accanto completamente dipinta d’azzurro e con i mobili coperti da teli.
“Ok. Facciamolo.” Si emozionò la ragazza una volta letto nelle menti dei suoi amici e cominciò a prendere diversi vasi di vernice mentre i due sposavano bene i mobili dalla parete infondo.
Si armarono di pennelli e si guardarono per un secondo prima di dare inizio allo spettacolo, nei loro occhi passarono così tanti sentimenti in una volta sola, pensieri che volavano, ricordi che tornavano, ringraziamenti, parole mai dette, ma bastarono quegli sguardi e si capirono così.
Star intinse il suo pennello nel colore rosso e poi schizzò con violenza il muro davanti a sé, anche James e Sirius si unirono a quel rituale. Usarono più colori possibili e presto abbandonarono i pennelli per usare le mani pareva quasi che una canzone da scena da film si stendesse tra loro invece stavano lavorando nel più completo silenzio, la neve cadeva fuori posandosi piano a ricoprire ogni cosa. James sporcò sua sorella sulla guancia, la ragazza per vendetta lo abbracciò lasciandoli vernice ovunque allora il ragazzo si voltò verso Sirius dipingendoli con il pennello i capelli di arancione.
“Sei stupendo.” Mormorò Star mentre James crollava a terra in preda a risate silenziose.
“Sono sempre stupendo.” Le ricordò il ragazzo spostansi con eleganza una ciocca di capelli colorati.
Continuarono a dipingere il muro sporcandosi tra loro ogni tanto finché non parve loro di aver ottenuto l’effetto desiderato.
 
……….
 
Remus credeva di essersi svegliato piuttosto presto, scese in cucina sperando che ci fosse qualcuno che stava già facendo colazione dal momento che era stata la fame a tormentare il suo sonno, probabilmente il giorno precedente era stato troppo emozionato per mangiare a dovere. Trovò l’elfa Rue indaffarata ai fornelli, la piccola creatura gli servì subito la colazione come se lo stesse aspettando.
“Ciao, hem, grazie. Sai se c’è qualcuno di già sveglio?” Le domandò con gentilezza.
“Rue sa, i signori sono usciti per lavoro, loro doveva sistemare qualche intoppo hanno detto a Rue che loro torna prima di pranzo. Padroncini invece aspettano.” Rispose subito l’elfa.
Il ragazzo si incuriosì. “Aspettano cosa?”
“Lei, signorino.” Replicò Rue inchinandosi.
Remus si alzò in fretta e salì verso la stanza di James aprì di scatto la porta ma non c’era nessuno, andò anche in quella di Star, ovviamente bussò prima ma i suoi amici non erano nemmeno lì. Poi notò la porta della stanza accanto a quella della ragazza, la stanza che sarebbe dovuta diventare sua. Era dipinta di bianco con piccoli decori argentati, quando si avvicinò vide che erano piccole lune e altri elementi naturali. Sorpreso si fece coraggio ed entrò nella stanza. Tutti i mobili erano al loro posto, anche quelli nuovi. Il letto era stato preparato amorevolmente con lenzuola candide e ogni cosa odorava di ammorbidente e di legno. E poi il suo sguardo si bloccò sulla parete infondo dove stava la finestra e sotto di essa una scrivania bianca. Era il muro in sé ad essere sorprendente: c’erano schizzi di colore ovunque sopra l’azzurro chiaro, colori che parevano quasi scintillare e poi foto, foto ovunque tra un colore e l’altro, foto di loro, dei loro momenti. Al centro di tutte se ne stava una foto dei suoi tre amici vestiti con gli abiti con cui avevano costruito il pontile tutti sporchi di vernice in quella stanza davanti a quel muro tutto colorato. Colorato esattamente come quella stanza alla Stamberga Strillante dove avevano giocato con le scintille. Infatti accanto era appesa la foto di quel momento e poi sotto una di loro sul pontile, rimase così incantato da tutte quelle foto, da quello che i suoi amici avevano fatto, da quello che avevano cercato di riprodurre, che solo dopo parecchi minuti li notò; seduti a terra con le schiene appoggiate al letto a dormire, le teste ciondolanti sulle spalle proprie o degli altri i vestiti ancora sporchi e i sorrisi ancora in viso. Remus li abbracciò. Senza svegliarli senza dire nulla li abbracciò. I Malandrini aprirono gli occhi e risposero a quell’abbraccio con calore. Restarono così per un po’ finché uno stomaco non brontolò sonoramente.
“Scusate!” Esclamò James.
“Forse era il mio.” Sospettò Star.
“Uhm, no, credo fosse il mio.” Replicò Sirius toccandosi la pancia come alla ricerca di altri eventuali rumori.
Remus sorrise. “Scendiamo a fare colazione, nemmeno io ho finito la mia.”
Quando uscirono dalla stanza di Remus Sirius si bloccò di colpo fissando la porta di fronte a loro, una porta che prima era normalissima e ora invece era rosso acceso. Il ragazzo si voltò di scatto verso i due fratelli.
“Abbiamo accidentalmente finito di arredare la tua camera.” Rise Star.
Sirius scattò verso la maniglia e si precipitò dentro. La stanza era la fotocopia di quella di James, uguale in tutto e per tutto, stessi colori, stessi mobili. Il ragazzo si buttò supino sul letto e fu allora che le vide: foto sul soffitto, in versione ingrandita così da poterle vedere bene che lo tappezzavano completamente.
“Vi adoro, ma quando lo avete fatto?” Chiese alzandosi in piedi con un sorriso immenso.
“E’ stata principalmente Star a farlo. Ci abbiamo pensato insieme abbiamo sistemato i mobili quando ti sei addormentato nella stanza di Remus e poi mi sono addormentato anche io così è stata Star a finire tutto per poi svegliarmi e tornare da te.” Raccontò James alzando le spalle.
Star guardò in basso per un secondo poi alzò il viso. “Colazione, forza!” Ricordò a tutti.
 
………..
 
Quando i signori Potter tornarono a casa trovarono i ragazzi nel salottino a guardare gli album di foto e ad ascoltare buona musica.
“Forza, scendete a pranzo che poi dovremo fare una cosa molto importante.” Li chiamò Susan. I ragazzi obbedirono e spazzolarono il pranzo senza troppi complimenti.
“Dunque?” Chiese Star.
“Non credi che manchi qualcosa in questa casa, tesoro?” Le domandò in risposta Henry.
“No, certo che no! L’avete decorata a perfezione per domani.” Rispose lei.
“Invece manca qualcosa di parecchio importante che abbiamo aspettato voi per fare.” Insistette il signor Potter.
Susan saltellò sul posto cercando di trattenersi mentre la ragazza pensava ma poi scoppiò. “L’albero, tesoro! L’albero!”
Star trattenne il respiro. “Vuoi dire che lo faremmo insieme? Pensavo che non lo faceste mai!”
“Scherzi? Mamma adora fare l’albero.” Le spiegò James sbuffando appena.
In men che non si dica i signori Potter fecero apparire un bell’abete nella sala da ballo nel punto più vicino al focolare mettendoci dei caldi tappeti e qualche divano. Susan scomparve tornando poco dopo con scatole di palline e festoni da appendere e poi cominciarono. All’inizio Remus e Sirius si tennero in disparte sentendosi di troppo ma poi Star si voltò verso di loro.
“Scusate, ma che credete di fare, fissarci tutto il tempo?” Sbottò.
Al che si girò anche James. “Forza, famiglia, facciamo un gran bell’albero!”
Da quel momento i due ragazzi non ebbero più esitazioni e risero con i signori Potter come fossero i loro genitori, soprattutto Sirius. Il giradischi all’angolo suonava da tempo “Santa Claus is Coming to Town” di Frank Sinatra e si respirava un clima di calore talmente forte che a Star parve di sentire odore di biscotti e cioccolata calda ancora prima che Susan annunciasse di star andando a prepararli.
“Le do una mano signora Potter.” Si offrì Sirius felice.
“Va bene, ma io sono Susan!” Replicò la donna anticipandolo verso la cucina.
Una volta lì dovettero spostare qualche scatolone di decorazioni prima di poter avere accesso ai piani di cottura. Rue aveva già cominciato a preparare biscotti e Sirius si chinò raccogliendo una pallina di vetro decorato molto particolare. “Oh quella è la mia preferita!” Esclamò Susan allegra.
“Molto bella.” Il ragazzo fece per poggiarla nuovamente nella sua scatola quando Rue aprì lo sportello del forno che gli finì sulle gambe e la pallina gli scivolò di mano rompendosi a terra.
“Mi dispiace! Mi dispiace!” Si agitò guardando terrorizzato la signora Potter la quale sorrise indulgente ma la cosa non servì a calmare Sirius che continuò a scusarsi. “E’ stato un incidente… io…”
“Lo so, lo so.” Susan cercò di poggiargli una mano sulla spalla per calmarlo ma il ragazzo si ritrasse. “Tranquillo. Va tutto bene.” Con un colpo di bacchetta allora la donna aggiustò la pallina mostrandola al giovane che parve quietarsi.
“Mi scusi, io…”
“Nessun problema, nessun problema.” Susan sorrise. “Allora, mi aiuti con questa cioccolata?”
Sirius annuì e muovendosi lentamente riprese a solita confidenza. Portarono la merenda nel salone con i biscotti e il signor Potter si sedette su una poltrona e aprì un grosso libro di favole tutti loro si sedettero a terra tra i morbidi cuscini e si misero in ascolto mangiando mentre Susan si accomodò sul bracciolo della poltrona.
Quella che Henry cominciò a raccontare era una favola babbana sul natale, piena di dolciumi, case con il camino come quello attorno a  cui erano radunati loro e magia, magia creata dai sentimenti e magia buona. Mentre il fuoco scoppiettava gettando su di loro caldi riflessi dorati James se ne stava seduto con le gambe incrociate ad osservare sua sorella accanto a sé, distesa a pancia in giù con il mento poggiato sulle mani e gli occhi fissi sul padre. Il ragazzo arricciò una ciocca di quei neri capelli sulle sue dita e lei si voltò a sorridergli e spostandosi pian piano si mise a sedere tra le sue gambe poggiando la schiena al petto di lui che la racchiuse tra le sue braccia e chiuse gli occhi sprofondando il viso sull’incavo della sua spalla.
“…e vissero per sempre Felici e Contenti.” Concluse il signor Potter svariati minuti dopo.
“Andate a vestirvi, usciamo a comprare i regali.” Annunciò Susan.
“Al quartiere Babbano o a Diagon Alley?” Chiese James curioso.
“Ad entrambi se volete.” Rispose Henry alzandosi dalla poltrona.
La giornata di shopping andò piuttosto bene. I ragazzi entravano in qualsiasi negozio Babbano stupendosi per ogni cianfrusaglia e attirando molti sguardi da parte di altri ragazzi. La neve aveva ormai ricoperto ogni cosa e spesso i Malandrini si fermavano per fare qualche piccola battaglia a palle di neve coinvolgendo anche i signori Potter. Il gruppo si divise molte volte per cercare di comprare i regali per tutti senza farsi scoprire dal destinatario e alla fine del tour dei negozi Babbani i signori Potter li portarono con loro con la Smaterializzazione Congiunta fino a Diagon Alley, si ritrovarono al Paiolo Magico e notarono molti dei loro compagni di scuola. Incrociarono anche un indaffaratissimo Arthur Weasley che salutarono in gran fretta ma con affetto.
“Lui e sua moglie vivono in una bellissima casetta di poche pretese, mi pare che abbiano già due figli.” Li informò la signora Potter.
“Forse sono tre.” Henry ci pensò su. “Non importa comunque, lui è un bravo ragazzo peccato che la sua paga sia così bassa, ho sempre trovato che l’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani sia sottostimato, invece dovrebbe essere alla base di tutto! Senza quell’Ufficio ci avrebbero già scoperto mille e mille volte.”
“E’ stato bello rivederlo, vi ricordate Halloween? E il bacio che ha dato alla sua ragazza quando ha fatto la telecronaca alla partita di Quidditch in cui Grifondoro ha vinto la Coppa?” Fece Star nostalgica.
I tre ragazzi annuirono persi nei loro pensieri.
Tornarono a casa e cenarono in grande allegria come una grande famiglia delle favole.
 
……..
 
La notte successiva, la notte della Vigilia di Natale, tutto taceva a casa Potter. La famiglia aveva passato la giornata del 24 Dicembre tutta in casa, tra giochi con la neve in giardino, merende, letture in Biblioteca e vecchi dischi in vinile. Avevano anche fatto dei pupazzi di neve rappresentanti loro stessi e Sirius aveva infilato sulla testa di quello di James due bastoni ramificati come corna, per questo quella notte il ragazzo voleva vendicarsi dell’amico. Sia alzò quando era convinto che tutti dormissero e aggiunse un pacchetto sotto l’albero poi tornò beato a letto.
 
…………
 
“E’ NATALE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Immaginare un grido più forte era alquanto impossibile. Star spalancò la porta della camera di suo fratello e gli tolse le coperte di dosso con tanta foga che il ragazzo cadde a terra assieme alle lenzuola!
“Ahi!”
“NATALE! Natale in casa Potter! Gente è Natale!” Continuava a gridare Star canticchiando canzoni natalizie e correndo a svegliare tutti. James e Sirius si affacciarono assonnati al corridoio nello stesso momento, si fissarono per qualche secondo e poi qualcosa nei loro sguardi si illuminò. “I regali!” Esclamarono in contemporanea partendo per una corsa pazza in pigiama verso l’albero seguiti subito da Remus e Star e poi dai signori Potter. Henry afferrò la macchina fotografica urlando di aspettare ad aprire i regali ma era troppo tardi; i ragazzi sedevano già tutti a terra con alcuni pacchetti già scartati.
Dolciumi, libri, penne eleganti, attrezzature da Quidditch e tanto altro erano già sparsi sul pavimento tra carte e fiocchi. La signora Potter accese il camino. Sirius aprì un regalo indirizzato a lui ma quando sciolse il nastro il pacchettino gli esplose tra le mani tutti risero della faccia stupefatta del ragazzo, dei suoi capelli disordinati e del viso annerito.
All’improvviso Star notò un pacchetto diverso da tutti gli altri, era incartato con semplice carta da pacchi marrone e spago da cucina. La ragazza lo aprì: conteneva una maglia bianca da uomo, o meglio, una maglia che era stata bianca, perché era ricoperta da impronte colorate di mani diverse, frasi e firme e dipinte in un angolo orme di animali diversi, una cane, un lupo, un cervo e poi una piuma. La ragazza si commosse molto ma rimase letteralmente a bocca aperta quando notò una piccola mano azzurra all’altezza del cuore, troppo piccola per appartenere ai suoi amici. Passò più volte le dita su quel punto e poi alzò gli occhi ancorandoli in quelli nocciola di suo fratello.
“La maglia era mia.” Prese coraggio Remus. “Anne, mi deve aver sporcato durante l’anno scorso.”
“Grazie.” Mormorò Star abbracciandoli tutti insieme.
Remus aprì il suo pacchetto blu cobalto con il nastro rosso e oro e vi trovò due volumi, il primo era un libro di favole Babbane mentre il secondo pareva scritto a mano, il ragazzo lo sfogliò notando la scrittura di Star.
“Ma che…?” Chiese sorpreso.
“E’ il mio diario. Volevo che lo avessi tu. Ho scritto tutto, ogni cosa che ricordavo, tutta la mia storia è lì dentro e potrai farne quello che vuoi. Raccontarlo a chi credi. La mia vita passata è, letteralmente, tra le tue mani.” Spiegò la ragazza.
Remus la fissò sbalordito. “Sicura?”
“No, ridammelo… certo che sono sicura! Che credi?!”
I signori Potter aprirono i loro regali. Star aveva regalato a Susan uno scialle fatto a mano mentre ad Henry una valigetta minuscola comoda da infilare ovunque che conteneva tutto il necessario per curare una persona o scappare da un luogo senza aiuto di magia.
“In caso ne avessi bisogno, per il lavoro, sai…” Fece lei con una vocina piccola piccola.
“Grazie mille, tesoro.” Il signor Potter la baciò sulla fronte.
“Stanno per arrivare, meglio se vi andate a cambiare, e Star, il regalo di nonna Lea è sul tuo letto.” La informò dolcemente Susan. La ragazza corse di sopra seguita dai suoi amici ma si bloccò prima di entrare nella sua stanza voltandosi con un sorriso consegnò due pacchetti identici a James e Sirius. “Pensavate non vi avessi regalato nulla?”
“Non ci è nemmeno passato per l’anticamera del cervello.” Ribatté Sirius aprendo il suo regalo.
I due ragazzi si ritrovarono davanti a due specchi quadrati in argento, leggeri e maneggevoli.
“Questo significa: guardatevi allo specchio, siete bellissimi?” Scherzò James.
“No, vuol dire: guardatevi allo specchio che fate spavento.” Lo rimbeccò sua sorella. “Sirius entra in camera mia.” Il ragazzo eseguì sospettoso. “James, guarda lo specchio e chiama Sirius.”
“Fai sul serio?” Chiese lui ma dopo aver incrociato lo sguardo convinto di sua sorella si rivolse allo specchietto. “Sirius?” Subito il viso del loro amico apparve all’interno della cornice “James? Bolide del Bolide!” Esclamò stupito prima di riaprire la porta ed uscire di nuovo per abbracciare Star.
“Funzioneranno ovunque a qualunque distanza, prima erano rettangolari in realtà ma incantandoli ho perso un pezzettino e ora sono quadrati e quindi…” Cercò di raccontare lei.
“Li hai incantati tu? Ti adoro!” Anche James si unì all’abbraccio.
Star scivolò via dalle braccia dei due ragazzi mentre Remus rideva della scena. “Ok, ora devo proprio cambiarmi, e anche voi. Forza!”
 
…..
 
Il campanello suonò e Star si precipitò giù dalle scale scivolando sulla balaustra mentre si infilava un orecchino gridando: “Vado io!” Aprì la porta e nonna Lea entrò felice seguita da Ray, Maya e Fay. Nonna Lea la abbracciò con calore. “Sei bellissima con questo abito.” Commentò osservando l’abito di velluto rosso senza maniche, stretto un po’ di centimetri sotto il seno da un nastro blu scuro e lungo fino a poco sopra il ginocchio che la ragazza indossava sopra ad una camicia dello stesso blu del nastro, ai piedi, dello stesso colore, delle decolté dal tacco non troppo alto e con il laccetto alla caviglia. I capelli erano raccolti in una crocchia elegante dalle quale sfuggiva solo la frangia e un ciuffo di capelli al lato sinistro del viso. “L’hai fatto tu nonna. E’ ovvio che mi stia bene, è bellissimo.” Si complimentò con lei la ragazza. Anche Fay indossava un abitino di velluto rosso a campana sopra ad una camiciola bianca e ai piedi portava delle basse ballerine rosse.
“Sei bellissima.” Fece la bimba con la sua vocina sottile.
“Anche tu!” Star la prese in braccio felice. “Mi sei mancata!”
“Tu di più!”
“Ah, che carine!” Trillò Susan. “Venite qui vi faccio una foto!”
Le due si misero vicine davanti all’albero e lasciarono che la signora Potter scattasse loro una foto. Dopo di che arrivarono i nonni paterni; Abigail e Phil. La nonna si mise seduta a tavola togliendosi solo il cappotto e uno dei suoi soliti capellini e poi attese ritta ed elegante nella sua severa semplicità.
Phil invece sorrise e andò ad abbracciare con calore Henry e James che era appena sceso in salone con Sirius e Remus tutti elegantemente vestiti.
“Jame! Vieni qui! Voglio farti una foto con tua sorella e poi una con tua sorella e tua cugina e poi una con tutti i vostri amici e poi…” Lo chiamò sua madre ma il ragazzo la interruppe.
“Va bene, va bene! Ho ricevuto! Basta che la finisci.”
E così fecero le foto come Susan le desiderava, per farla felice Henry incantò la macchinetta così che potessero fare una foto con tutta la famiglia Rue compresa. Infine Abigail si sedette di nuovo a tavola e protestò: “E’ mezzogiorno in punto; il mio vecchio stomaco ha fame.”
“Si cara. Ora mangiamo.” La accontentò Susan e con l’aiuto di Star e Rue portò il piatti in tavola. Mangiarono a sazietà e tutti continuarono a fare delle domande a Star e James sui loro amici.
“Dunque vi conoscete dal primo anno?” Chiese Phil.
“Esatto nonno, e siamo amici dal primo anno e abbiamo vissuto tante avventure insieme.” Rispose James cortese.
“Non dovreste vivere avventure, dovreste studiare.” Commentò Abigail.
“E’ quello che dico sempre anch’io! Continuo a ripetere loro che non dovrebbero cacciarsi nei guai e dovrebbero impegnarsi di più nello studio, sono così intelligenti! Se solo studiassero avrebbero i voti più alti di tutta la scuola invece no. Mai dare retta a Remus!” Sbottò il ragazzo esasperato.
I suoi amici risero e nonna Abigail lo squadrò dalla testa ai piedi. “Questo ragazzo mi piace.” Decretò.
“Quindi tu sei quello che tiene a bada James? Complimenti.” Scherzò Ray.
“Credimi, anche per il caro Sirius lì accanto c’è molto lavoro da fare, giusto Remus?” Fece Henry.
“Non immagina quanto!” Sospirò il ragazzo in questione.
Fay dal canto sua non la smetteva di osservare Sirius come incantata. “Vi sono piaciute le uova di Pasqua che ho fatto?”
“Si, certo. Le ho adorate, bellissime decorazioni.” Rispose Sirius felice, ancora semi-ridendo a causa della battuta di Remus.
Fay si voltò verso Star e con tono trasognate le ripeté: “Le ha adorate!”
“Si, ho sentito.” Sorrise la ragazza.
“E’ ancora più bello di come me l’avevi descritto in lettera. E’ come un principe.” Continuò la bambina.
“Hai un’ammiratrice Sirius.” Lo informò Maya, il ragazzo che aveva sentito tutto sorrise.
“Mamma!” Sbottò invece Fay arrossendo.
“Sei troppo piccola per Sirius.” Commentò James risoluto.
“Non è vero!” La bambina sprofondò il viso nel petto di Star mugugnando, la ragazza le accarezzo un paio di volte i capelli.
“Perché non ci racconti qualche aneddoto dell’infanzia di James nonna?” Domandò Star alla sua nonna paterna.
“Si, come quella del gatto!” Concordò Sirius.
“O quella del bagno!” Insistette Remus.
“Ma li sapete già tutti?” Domandò Susan.
“Certo, Star non ha mancato a raccontarglieli.” Fece James imbronciato.
“E su quello del gatto è partita una vera e propria discussione.” Ricordò Remus.
“Perché mai?” Chiese Phil.
“Perché James può uccidere gatti mentre io non posso schiacciare un insignificante insetto! Ecco perché!” Sbottò Sirius.
“James era piccolo!” Ribatté Star.
“Erano gatti! Anche i bambini sanno che i gatti non si uccidono!” Replicò il ragazzo.
“Vi prego non ricominciate!” Li rimproverò Remus i ragazzi tacquero squadrandosi a vicenda.
“Che polso fermo!” Si complimentò nonna Abigail.
I Malandrini risero tutti insieme.
“Ci vedo triplo.” Commentò nonna Lea a nessuno in particolare ma Star pensò alla sera della festa in onore del suo arrivo e a come sua nonna le avesse fatto notare la somiglianza tra lei e James, poi guardò suo fratello e Sirius e capì, sorrise dolcemente. Fay finalmente riemerse dal suo nascondiglio per riprendere a mangiare con calma senza smettere di guardare i ragazzi più grandi di sottecchi.
 Il pranzo proseguì molto tranquillo e prima del dolce i nonni consegnarono i loro regali ai nipoti e anche tra zii, zie e cugini ci fu uno scambio di doni. La piccola Fay consegnò speranzosa tra le mani di Sirius un piccolo pacchettino.
“Grazie.” Replicò quello. “Mi dispiace, io non ti ho fatto nessun regalo.”
“Non importa. Aprilo.” Ribatté la bimba con voce sottile. Il ragazzo obbedì sorridendo con clemenza e si trovò tra le mani un piccolo portachiavi in tessuto spesso e rosso acceso a forma di cuore mal ritagliato. “Ritorna sempre in tasca portandosi dietro le chiavi, così le ritrovi sempre. Mi ha aiutato Star.” Gli confidò poi.
“E’ molto utile, mille grazie, appena avrò delle chiavi importanti lo userò.” Promise il ragazzo facendo sorridere felice la bambina. Fay cominciò a correre verso le stanze sopra e James dovette alzarsi dal tavolo per andarle dietro.
“Grazie mille.” Mormorò Star a Sirius.
“E’ stato un piacere.” Si schernì lui e poi trascinarono Remus con loro verso il piano superiore.
Giocarono per un lungo tempo con Fay, a dame e cavalieri, agli indiani, a Maghi e Babbani e costruirono un fortino con coperte e cuscini trovati nel salottino e nelle camere. Scesero solo per il dolce di Natale di Susan e poi ritornarono nella loro fortezza sicura.
“Ma davvero ci si diverte così da bambini?” Si stupì Star.
“Ehm, si.” Le assicurò James quasi ridendo.
“Diamine, fortuna che ci sei tu Fay!” Esclamò la ragazza tutta felice.
Presto venne l’ora per i parenti di tornare a casa nonostante le parecchie insistenze di Henry per invitarli anche a cena. Così Fay si fece promettere di poter giocare ancora con tutti i Malandrini al completo nei giorni a venire e poi lasciò la casa tra le braccia di Ray.
La famiglia Potter, Remus e iris si stesero nel salone sotto all’albero.
“Uff…” Soffiò Star seduta tra le braccia di James come quando il signor Potter aveva raccontato loro la fiaba. “E’ quasi già finito tutto.”
“Suvvia! Avete altri giorni di vacanza qui.” Cercò di risollevarla Henry. La ragazza sorrise. Si udì un rumore provenire dal camino e della cenere cadde sugli ultimi tizzoni ancora accesi. I signori Potter scattarono in piedi sfoderando le bacchette verso il focolare. Udirono un sommesso “Ho ho ho!” e poi una figura vestita di rosso cadde rotolando sui tappeti e spargendo cenere ovunque.
“Zio Alphard?!” Esclamò Sirius sorpreso.
“In persona!” Replicò quello tutto allegro. “Mi dispiace aver fatto intrusione in questo modo in casa vostra ma ho portato i regali!”
“Sei sempre il ben venuto.” Lo tranquillizzò Henry.
“Papà…” Lo richiamò Star.
“Si, tesoro?”
“saresti più convincente, ecco, se abbassassi la bacchetta.” Gli fece notare lei.
“Oh, si, giusto!” L’uomo rinfoderò la sua bacchetta e strinse vigorosamente la mano al nuovo Black, anche Susan mise via la sua e salutò allegra Alphard.
“Dunque ragazzi. Questi sono per voi.” Lo zio lanciò loro quattro identici pacchi rettangolari. I Malandrini li aprirono in fretta e furia indossando immediatamente le loro nuove All Star. “Un uccellino mi ha detto che vi erano diventate strette le altre, e Remus credo che l’ambra ti sia più gradito del nero, giusto? Ora se guardate sotto la carta troverete qualcosa che dovrete chiedere ai vostri genitori se potete tenere o meno.”
James e Sirius spostarono la carta per primi curiosi mentre Star e Remus tentennarono un po’, sul fondo di ogni scatola stavano dei coltelli a serramanico e nel caso di Star un pugnale tutti di semplice metallo placcato in argento con le loro rispettive iniziali incise. Sirius aveva un modello molto più avanzato rispetto a quello di James e Remus ma di sicuro lui ne aveva già maneggiati parecchi infatti lo fece scattare con agilità infilandoselo poi in tasca come se nulla fosse. “Grazie zio. Finalmente uno tutto mio da potermi portare in giro.”
“Non uccidere nessuno.” Lo ammonì Alphard, il ragazzo sorrise malandrino.
“Hem.. voi che dite?” Chiese Star ai suoi genitori i quali la guardarono sorridenti.
“Più protetti siete meglio è.” Commentò Susan per nulla preoccupata.
“Già, potrebbe capitarvi a volte di non poter usare la magia o di essere minacciati da bulli Babbani oppure di scontrarvi con esseri e creature su cui la magia non ha effetto. Dovete essere preparati a queste evenienze.” Concordò Henry. “Potresti anche insegnare loro come usarli correttamente.” Propose poi a Black senior.
“Perché no, usciamo?” Il gruppo si vesti in fretta e con entusiasmo e tutti si riunirono all’esterno dove Susan accese alcune torce per rischiarare la fredda sera. Alphard insegnò loro tutto sulle lame, era un esperto di coltelli e pugnali e Henry si unì a loro per aiutarlo nell’insegnamento di qualche mossa di lotta. Remus si fermò dopo le prime basi sedendosi con Susan ad osservare i suoi amici diventare dei piccoli esperti dell’arte dell’uccisione.
“Bel movimento!” Si complimentò Alphard con Star visibilmente sorpreso dalla fluidità della ragazza. “Credo che a te piacerebbe la lotta con le spade.” Il viso della ragazza si illuminò e l’uomo rise. “Si, direi di si. Ma sei sicura di no aver mai preso parte a qualche battaglia?”
“Ha lottato parecchio, senza armi però.” Rispose James al posto suo, lo zio sorrise.
La notte era calata da un pezzo su di loro e la neve depositata in giardino scintillava al chiarore delle torce, le lame i scontravano e fendevano l’aria nell’assoluto silenzio interrotto anche dai respiri dei ragazzi che seguivano i movimenti imparandoli come in un codice, le gambe svelte, gli occhi attenti. Solo quando Alphard annunciò di doverli lasciare si resero conto dell’ora tarda. Era quasi l’una e nessuno aveva cenato.
“Fermati a mangiare qualcosa!” Lo pregò Susan.
“Non credo di poter…”
“Zio ti prego!” Sirius spalancò gli occhi.
“Non sei ancora convincente quanto una donna, ragazzo mio, ricorda: le donne sanno farti fare tutto con uno sguardo e l’uomo che riesce a fare altrettanto starà uno scalino sopra gli altri uomini.”
Sirius allora afferrò Star piazzandosela davanti, la ragazza comprese e spalancò i suoi grandi occhi cobalto in segno di supplica. “La prego signor Alphard.”
L’uomo sospirò. “O puoi usare la tua bellissima amica, anche questa è una soluzione. Mi fermerò. Ma tu, piccola peste, vedi di chiamarmi almeno Al e non darmi del lei.” Sbuffò poi puntando un dito contro Star la quale annuì obbediente.
Entrarono nella sala da pranzo dove Rue aveva già preparato un pasto completo come se li avesse sentiti parlare di cibo mezz’ora prima di quando avevano effettivamente cominciato. La cena si svolse tranquilla mentre Alphard raccontava qualche aneddoto divertente dei suoi viaggi in lungo e in largo per il mondo, i Malandrini pendevano completamente dalle sue labbra e facevano quasi fatica a concentrarsi sul cibo. Purtroppo venne l’ora decisiva e Alphard tornò al camino, afferrò della Polvere volante, salutò tutti e abbracciò Sirius infine lanciò la Polvere sul focolare gridando un nome di una località irriconoscibile e scomparve tra le fiamme verdi smeraldo.
“Io amo tuo zio.” Mormorò James ammirato.
“Mi sento lusingato.” Sbuffò il signor Potter ironico.
“Dai, pà, tu sei un grande come padre non poteva capitarmi di meglio però lui come zio deve essere mitico.” Replicò James.
“Credo sia la cosa più vicina ad un complimento che tu mi abbia mai detto.” Fece Henry sorpreso.
Star lo abbracciò con calore. “Sei il migliore.” Gli assicurò.
 
…………..
 
 
Il girono dopo i Malandrini si alzarono tardi e Rue li informò che i signori Potter erano usciti e che loro potevano fare quello che volevano a patto che non si allontanassero troppo e che fossero a casa per l’ora di cena.
“Quindi che si fa?” Domandò Sirius ingozzandosi di uova strapazzate.
“Finiamo di mettere a posto il Covo, ovviamente.” Ricordò loro Star, era vestita con semplici jeans e una felpa di James ma aveva usato il suo nuovo pugnale chiuso nel fodero di cuoio per tirarsi su i capelli in una crocchia disordinata e questo le dava un’aria parecchio pericolosa, per chi riusciva a distinguere le fattezze del pugnare in quell’ammasso di boccoli scuri.
“Ovvio! Ma che ne dite se nel pomeriggio usciamo un po’ e vediamo se riusciamo a procurarci un po’ di vernice e qualche altra cosa per rimettere a nuovo la struttura?” Propose James.
“Ottima idea, sono stufo di cercare di non cadere in quel buco tra le assi.” Concordò Remus.
“E così sia.” Decretò Star.
 
…………
 
“Sera Rue.” Salutò la signora Potter rientrando in casa e togliendosi il cappotto, henry entrò poco dopo di lei.
“Buona sera signora. Posso preparare le cena?” Chiese l’elfa servizievole.
“I ragazzi sono già tornati?” Domandò il signor Potter.
“Sono al Covo, loro ha detto a Rue così. Rue crede che il Covo è il deposito infondo al giardino.”
“Ah, si certo. Molto bene, prepara pure.” Accettò di buon grado Susan.
“Vado a chiamarli io!” La avvertì Henry e poi partì all’esterno lungo le piastrelle dorate e una volta giunto in prossimità del Covo urlò semplicemente “Cibo!” e tre frecce uscirono dalla struttura atterrando direttamente sulla tavola, infine uscì anche Remus e con tutta calma tornò indietro insieme ad Henry.
“Allora, ti stai divertendo?” Gli chiese il signor Potter.
“Molto, il Covo sta venendo benissimo e oggi ci siamo veramente scatenati.” Raccontò lui. “o meglio loro si sono scatenati.” Ormai erano arrivati anche loro nel salone ma Remus continuò a descrivere la loro giornata in tranquillità. “Quando siamo andati a fare compere abbiamo incontrato un signore che doveva portare molte assi sul suo furgone da lavoro così lo abbiamo aiutato, idea di Star, e alla fine del lavoro l’uomo ci ha regalato alcune assi e ci ha insegnato il metodo migliore per riparare i buchi. Poi abbiamo comprato della vernice e James e Sirius hanno litigato sui colori e mentre litigavano sono arrivate due ragazze così hanno smesso di litigare.”
“Ok, ora puoi smetterla, sta diventando imbarazzante.” Lo avvertì James, Remus fece spallucce e tacque ma continuò Star.
“Hanno smesso di litigare e …”
“Ma buon giorno, dolcezze. Che ci fanno due ragazze così carine in un negozio da uomini?” si fece aventi James passandosi una mano tra i capelli.
“Uhm, anche voi avete un’amica molto carina e anche lei è in questo negozio.” Replicò scherzosa una delle due.
“Ah, non badate a me, io non sono una ragazza!” Esordì Star voltandosi poi verso Remus e cominciando a conversare con lui.
“Comunque siamo le figlie del proprietario.” Riferì la seconda.
“Allora magari potreste aiutarci a trovare delle viti automaschianti? ” Si fece avanti Sirius con la sua tipica eleganza che non si sforzava di esibire ma che era insita nei suoi gesti e lui nemmeno se ne rendeva conto.
“Wow, sei troppo esperto! Lavori per caso nel settore?” Chiese la prima. “Io mi chiamo Erika, a proposito. E lei è Silly.”
“Che maleducati! Non ci siamo nemmeno presentati a questi splendori! Sono Sirius.”
“James, James Potter.” A quel nome le ragazze trattennero il respiro.
“James Potter? Quello che vive nella mega casa in quella viuzza da ricconi?” Chiese Silly.
“Esattamente.” Rispose l’interessato passandosi di nuovo la mano tra i capelli. “I miei amici qui sono tutti ospiti a casa mia.”
“Fate al scuola insieme?” Domandò Erika.
“Si… fuori città, un college molto rinomato. Roba da famiglie ricche.” Rispose Sirius con disprezzo.
“Beh, noi invece frequentiamo una scuola qui in città. Non è male e poi organizza un ballo la notte dell’ultimo dell’anno.” Buttò li Silly.
“Fico. Noi tornando a casa per Natale ci siamo persi tutte le feste.” Spiegò James.
“Oltre al fatto che nella nostra scuola non ci sono ragazze carine come voi da invitare ai balli.” Continuò Sirius.
Le ragazze risero ma lanciarono comunque uno sguardo scettico verso Star che interruppe la sua conversazione con Remus alzando un dito per poi voltarsi verso le due Babbane “Ripeto, io non valgo come ragazza. E comunque non sono disponibile.”
“Beh, beata te! Magari noi fossimo occupate!” Replicò Erika.
“Volete dire che non avete degli accompagnatori per il ballo?” Si stupì James.
Erika scosse la testa. “E pensare che è aperto anche a chi non frequenta la nostra scuola ammesso che sia accompagnato da uno studente.”
“Allora non possiamo proprio permettere una simile atrocità! Vi accompagneremo noi! Se, ovviamente, voleste onorarci d’accettare d’essere le nostre dame.” Si offrì Sirius.
Silly ed Erika si scambiarono uno sguardo eccitato.
“Ma certo!” Esclamò la prima adocchiando James.
“E possiamo trovare un modo di far entrare anche la vostra coppia di amici.” Confidò la seconda rivolgendosi direttamente a Sirius.
“Sarebbe perfetto.” Decretò James.
 
Susan entrò nel salone poggiando in fretta i piatti. “Ho sentito tutto! Oh, sono così felice! Andrete ad un ballo!”
“Fantastico.” Borbottò sarcastico James nascondendo il viso tra le mani.
“Allora domani tutti a fare shopping! Sarete bellissimi!” Continuò la signora Potter entusiasta.
“Ok, ma solo se ci lascerete organizzare un dopo ballo qui e se sgombrate completamente l’area e niente incantesimi rilevatori o che altro.”
Susan si mordicchiò le labbra indecisa e cercò lo sguardo di suo marito per un sostegno ma quello alzò teatralmente le mani in segno di resa. “E’ figlio tuo!” Annunciò. La donna sospirò e fissò James negli occhi. “Va bene, mostriciattolo. Ma tu indosserai quello che ti dico io ti farai fare delle foto e andrai a prendere a casa quella ragazza. E anche Sirius andrà a prendere la sua, vi procureremo una macchina con autista.”
James sorrise. “Perfetto.”
“Sfruttatore.” Tossicchiò Star e tutti risero.
“Ma tu tesoro, con chi ci vai al ballo?” Le chiese Henry.
Gli occhi della ragazza si illuminarono “Con il mio Rem!” Esclamò saltando al collo di Lupin che arrossì violentemente.
“E come farete ad entrare?” Domandò il signor Potter.
“Da quel che ho capito le due ragazze hanno una coppietta felice tra i loro amici, ci aspetteranno fuori dalla scuola e noi entreremo con loro come se il ragazzo fosse il mio e la ragazza stesse con Remus, ovviamente sarà solo una formalità!” Rispose lei allegra.
Susan si lasciò sfuggire un gridolino. “Allora tu Remus dovrai prepararti senza vedere Star, uscire di casa e poi entrare come se fossi venuta a prenderla e lei scenderà le scale e sarà tutto perfetto, ma non poi vedere il vestito che le comprerò. Sarà meraviglioso!”
“Ehm, va... va bene.” Balbettò il ragazzo.
“Sono felice che sia tu ad accompagnare mia figlia a questo ballo, ti te mi posso fidare.” Commentò Henry.
“Si ma lei, insomma… sta con…” Cominciò Remus.
“Dennis.” Lo interruppe Susan. “Si, lo sappiamo, ovvio! Ma siamo felici che sia tu e non qualcun altro. Tutto qui.”
“Bene.” Lui sorrise imbarazzato.
“Okaaaaaay!” Star chiuse la questione. “Dunque domani saremo tutti ai tuoi ordini per i vestiti. Ma gli altri giorni possiamo fare quello che vogliamo vero?”
“Certo che si!”
 
…………
 
Un’intera giornata di shopping pazzo agli ordini della signora Potter era un’esperienza da non ripetere, la donna si era adoperata per far provare ai ragazzi tutti gli abiti eleganti possibili immaginabili e poi ne aveva comprati uno per Sirius e uno per James infine aveva preso con sé Remus lasciandoli soli ed era tornata dopo un’ora per riportarlo e portare via Star. La ragazza provò così tanti vestiti da far girare la testa, e scarpe! Terribilmente troppe scarpe! Anche quella giornata però volse al termine e i ragazzi non ebbero la forza di fare altro che radunarsi nel Covo ormai completato anche se parecchio vuoto e giocare a carte Babbane.
Per i tre giorni che precedettero l’ultimo dell’anno i ragazzi non fecero altro che lavorare al Covo. Uscivano solo per tornare con qualche pezzo d’arredo comprato nuovo o ai negozi di antiquariato oppure avuto in regalo al seguito di un aiuto offerto a qualche passante. James e Sirius trovarono anche il tempo di passare qualche ora con le loro nuove fiamme. L’unica cosa che Star e Remus vennero a sapere era l’età delle due ragazze: Erika ne aveva quattordici come loro mentre Silly un anno in meno.
Infine arrivò il 31 tanto atteso. Dopo colazione i Malandrini fuggirono nel Covo. Star se ne stava sdraiata su un’amaca appesa insieme ad altre tre nella zona che chiamavano “Stiva” un po’ perché era un angolino della stanza sotto il soppalco e lontano dalle grandi finestre e quindi sempre semibuio e un po’ perché lo avevano arredato alla marinaresca grazie ad oggetti che avevano recuperato da un Hanseat Club all’angolo dopo aver aiutato l’anziano proprietario, Ferdi, a ripulire il locale. Sirius se ne stava stravaccato su un divanetto in vinile verde scuro assai vecchiotto, donazione Ferdi, James sedeva a terra accanto a lui. Remus invece si era accomodato su uno sgabello al bancone del bar lì accanto poggiando un gomito sul lustro legno e pensando intensamente a qualcosa che solo lui sapeva.
“Quindi una volta tornati ad Hogwarts potremmo ideare il ‘Muro Tascabile’ oltre che a perfezionare il ‘Pavimento Liquido’ e questo ci aiuterà molto per l’attuazione del nostro prossimo piano malvagio.” Diceva James.
“Si, ma se noi invece di scappare dall’ala ovest passassimo per la est con pausa alla torre di Divinazione?” Replicò Sirius.
“Geniale! Potremmo fare due in uno!” Si ritrovò d’accordo Star.
“Certo, certo. Ma dovremmo ideare un piano ancora più preciso altrimenti farci scoprire sarà facile. Sarà fantastico!” Approvò James.
“IL PRANZO!” Udirono gridare Susan.
I ragazzi si precipitarono fuori.
Per tutto il pomeriggio Star rimase chiusa nella sua camera con Susan a provare abiti e acconciature, come se non fosse tutto già deciso. Eppure fu un’esperienza meravigliosa, parlarono come madre e figlia di cose da madre e figlia e Star parlò a lungo di Dennis, senza sentirsi sotto accusa perché sua madre non lo avrebbe mai permesso.
Giunta finalmente sera Henry fece uscire di casa Remus, vestito di tutto punto, sotto gli ordini di sua moglie poi rientrò e sfoderò la macchina fotografica. Susan scese di corsa e poi chiamò sua figlia attendendo alla base delle scale dove Sirius e James si stavano osservando a vicenda scherzando tra loro sul loro aspetto da damerini.
Star scese piano il primo scalino, indossava un semplicissimo abito senza maniche con lo scollo tondo e largo di color azzurro polvere stretto in vita e con la gonna a ruota classica, i tacchi color crema come la larga fascia in vita. Le stava d’incanto.
“Sei bellissima tesoro!” Si complimentò il signor Potter scattandole una foto, la ragazza abbassò per un secondo il viso contornato dai capelli neri acconciati in onde morbide e vaporose poi spostò lo sguardo su James e Sirius che si erano voltati a guardarla immobilizzandosi nel loro controllo incrociato. James le sorrise mentre Sirius smise di sistemare la cravatta dell’amico per poterle ammiccare divertito da tutte quelle scene. Qualcuno bussò alla porta e Henry aprì la porta a Remus che fissò per un secondo Star con un espressione accigliata prima di lasciare che il suo solito timido sorriso si aprisse sul suo viso.
“Fatevi fare una foto insieme!” li pregò Susan, così si avvicinarono e fecero anche quella foto.
 “Vogliamo andare?” Chiese Remus alla sua dama porgendole il braccio.
Star si trattenne dal ridere e seguì l’amico dal completo ecrù chiaro verso l’esterno dove tre Dodge Challenger nere con autista li attendevano. Salirono con gli altri due sulla stessa e partirono alla volta della casa delle due sorelle.
“E’ ridicolo!” Sbottò James. “Solo mia madre sa rendere tutto così noioso!”
“Fidati, tu non conosci mia madre, lei non solo rende tutto noioso ma sa renderlo anche doloroso! Su questo è una regina, non c’è che dire!” Ribatté Sirius seduto sul sedile davanti senza perdere il sorriso dovuto all’avventura in arrivo che loro potevano vedere chiaramente grazie allo specchietto retrovisore.
“Comunque, aspetta che mostriamo a Dennis le foto di questa sera, potrebbe uccidere Remus!” Scherzò James.
“Cosa?! Dennis non farebbe mai una cosa del genere!” Si scaldò Star.
“Questo lo dici tu! Quel tipo lì potrebbe fare chissà che cosa per te!” Continuò suo fratello.
“Dennis sa che io e Star siamo solo amici.” Commentò saggiamente Remus.
“Già, ma non ha ancora visto come state bene insieme!”
“E dai, Ramoso! Lasciali in pace!” Sbuffò Sirius. “Altrimenti noi mostreremo le foto del ballo alla Evans!”
“E la Evans che c’entra?” Saltò subito su James.
“Molto.” Ridacchiò Star.
“Cosa intendete dire?” Sbottò il ragazzo.
“Che Lily ti piace.” Rispose Remus tranquillo.
“COSA?! Come vi è saltata in mente una simile idea? Io? La Evans?” Rise nervosamente James.
I suoi tre amici lo fissarono scettici.
“Ramoso, si vede lontano mezzo chilometro. Non puoi nasconderti a noi.” Replicò Sirius.
“E soprattutto non puoi nasconderti a me.” Concluse sua sorella picchiettando l’indice sul petto del fratello. “Questo non va solo ad un senso, ricordi?”
“Questo cosa?” Chiese incuriosito Sirius.
“Il ciondolo, quello con il sassolino.” Spiegò la ragazza sorridendo ed estraendo il suo dalla scollatura.
“Già, a cosa serve di preciso?” Domandò Remus tirandolo fuori dai vestiti a sua volta seguito da Sirius e James.
“A proteggerci e a rafforzare la mia connessione con voi.” Rispose con un sorriso. La macchina si fermò su un vialetto e l’autista annunciò con voce monotona. “Arrivati.” Gli era stato impedito di sentire altro che non fossero indirizzi grazie ad un geniale incantesimo del signor Potter così che fossero al sicuro da orecchie indiscrete e non poteva nemmeno guardare altro che la strada cosa che evidentemente non lo rendeva molto felice. Scesero tutti, Star solo per fare delle foto a James e Sirius con le loro ragazze seguendo la promessa fatta a sua madre. Poi salirono ogni coppia in una macchina e ripartirono.
 
……….
 
James osservava Silly senza pensare ad altro che ai Malandrini e a quello che avevano scoperto di lui. Non aveva mai detto nulla, forse si era fatto scappare con Sirius che la Evans non era niente male ma era sicuro di aver rimediato con un commento su quanto fosse noiosa e puntigliosa. Eppure loro lo sapevano, Lily gli interessava perché era diversa dalle altre ragazze. Ovviamente nulla di più, James Potter era pur sempre James Potter non si sarebbe fatto distrarre da un pesce solo quando poteva possedere l’intero mare.
Silly indossava un abitino lilla molto carino, morbido e lungo e teneva i capelli raccolti e tra essi aveva sistemato il fiore che lui le aveva portato un giglio bianco. Sorrise, forse Sirius aveva ragione, era un libro aperto. La ragazza si era subito sentita a suo agio in quella macchina e si era seduta molto vicino a lui stringendogli la mano.
“E’ il tuo primo ballo?” Le chiese gentile sfoderando il suo sorriso migliore.
“Questo? No. Solo che è il primo ballo dove vengo accompagnata da un ragazzo che mi abbia invitato di sua spontanea volontà. Di solito è mia sorella a chiedere a qualche suo amico di farmi da cavaliere.” Spiegò lei imbarazzandosi.
James non capì: Silly non era affatto brutta, era anzi piuttosto carina. “Come mai nessuno ti ha mai invitato?”
“Quelli del mio anno mi considerano strana. A differenza di mia sorella non sono molto femminile, mi piace lavorare con mio padre e adoro costruire, non mi vesto bene e non mi trucco, sono anche piuttosto competitiva. Non è normale per una ragazza. Credo di fare paura.”
Il ragazzo rise di cuore, non era riuscito a trattenersi. “Capisco. Sono degli ignoranti! Mia sorella ti direbbe che sei piuttosto fortunata ad essere così e a non avere pretendenti. Lei cerca di essere pari ad uno scaricatore di porto, ma non so se l‘hai vista, non le riesce molto bene e lo odia! Dice che non troverà mai nessuno che la amerà sul serio, saranno tutti affascinati solo dal suo aspetto esteriore. Quindi credo che ti direbbe qualcosa come: ‘non sei affatto brutta ma sei intelligente, quindi hai una speranza di trovare qualcuno che ti amerà anche per il tuo intelletto’ o qualcosa del genere. E avrebbe ragione.”
Silly si voltò verso di lui. “Tu lo dici ma non lo pensi, sparirai per molto dopo questa serata vero?”
“Credo che tu non possa sapere quello che penso, ma forse hai ragione. Per questa sera però ti do un consiglio: non pensare troppo a quello che farai, divertiti.”
 
………
 
Erika era curiosa, si era sorpresa della professionalità dell’autista ma non si sentiva comunque di parlare nonostante Sirius le avesse assicurato che non avrebbe ascoltato. Sirius, lui le interessava, era così strano e decisamente bello. Portava in quegli occhi grigi qualcosa di affascinate quasi come una calamita, in più aveva un portamento elegante che non si sforzava di mostrare era come parte di lui.
Sirius si portò le braccia dietro alla testa accomodandosi meglio sul sedile e si voltò verso Erika che indossava un vestito corto, molto simile  a quello di Star solo di un bianco rosato che si accostava in modo particolare al completo rosso del ragazzo. “Allora, pronta per questa sera?” Le chiese notando che si stava torcendo le mani.
“Si, certo.” Rispose subito lei. “Senti, so che ti vuoi divertire ma promettimi che avrai rispetto di me.” Riprese dopo una lunga pausa.
Sirius si rizzò a sedere perforandole gli occhi con lo sguardo. “Va bene. Prometto.”
Erika sorrise sollevata. “Sai, ho avuto molti ragazzi, vi so distinguere bene.”
Il ragazzo non seppe trattenere il suo ghigno malandrino. “Ho notato, sei piuttosto brava, infatti.”
“Grazie.” Replicò lei e allungò la mano sul sedile fino a stringere quella di Sirius. “Davvero, grazie.”
L’auto rallentò fino a fermarsi e Sirius scese come una freccia per aprirle lo sportello. Erika abbassò lo sguardo ma accettò comunque il braccio del ragazzo e unendosi alle altre due coppie camminarono fino all’ingresso dove una terza coppia sconosciuta li attendeva.
“Questi sono Marika e Cody, vi aiuteranno ad entrare.” Annunciò Erika rivolgendosi a Star e Remus. Ci fu un breve scambio di saluti e poi Star con Cody, Remus con Marika oltrepassarono l’ingresso fino al tavolo dove stava un’eccitatissima ragazza che controllò i loro nomi e fece loro un timbro sul dorso della mano. Infine entrarono nella palestra decorata alla perfezione e le coppie tornarono alla loro originale composizione.
Sirius, Erika, James e Silly li raggiunsero solo per salutarli prima di dileguarsi tra la folla di studenti danzanti.
“Va bene.” Mormorò Star rimirandosi il timbro rosso sulla mano. “Hai intenzione di invitarmi a ballare Rem?” il ragazzo si voltò di scatto verso di lei. “Non sono bravo a ballar…” Lei sospirò interrompendolo e gli afferrò un braccio trascinandolo sulla pista.
 
…….
 
Silly non si era mai sentita così felice in vita sua. Volteggiava stretta a James e grazie a questo gli altri ragazzi iniziavano a notarla e a lanciarle sguardi di desiderio, quegli stessi sguardi che vedeva sempre rivolti a sua sorella. Era tutto così bello che presto le girò la testa. “Fermiamoci per favore.” Mormorò a James che la prese per mano senza dire una parola guidandola fino al tavolo delle bibite. Incredibile come gli occhi nocciola del ragazzo viaggiassero a mille chilometri orari dal suo viso al fiore tra i suoi capelli alla stanza attorno a loro fino a trovare con sicurezza Sirius e Star come se sapesse esattamente in ogni momento dove i due sarebbero stati.
“C’è qualcosa che non va?” Gli chiese.
James puntò lo sguardo nel suo per la prima volta dal viaggio in macchina, si passò una mano tra i capelli e sorrise. “No. Mi sto divertendo parecchio. Vorrei solo poter sapere se le cose che accadranno saranno tutte positive.”
“Cose come?” Domandò curiosa. Lui le cinse la vita con un braccio e si chinò per baciarla. Silly non era mai stata baciata, la lingua di James era prepotente ma gentile, eppure mancava qualcosa. Si stava forse divertendo? Ma non sarebbe dovuto essere così. O si?
 
………
 
“Ti sei rotto di ballare?” Chiese Erika ad un tratto.
“Uhm, ballare mi piace. Poi è un pretesto per tenere le mani su una creatura deliziosa come te.” Replicò Sirius con il suo solito mezzo sorriso.
“Ok. Però scommetto che sei uno a cui piace il rischio, e io so dove trovarlo, seguimi.” La ragazza lo guidò attraverso un uscita secondaria fino ad angolino buio del giardino scolastico dove piccole lucine rosse brillavano danzando, l’odore era parecchio forte e le risate anche.
“Ciao Erika, chi è il damerino?” Chiese un ragazzo avvolto in una coltre di fumo piuttosto densa da cui veniva un odore particolarissimo come se un campo di menta o altre spezie odorose stesse andando a fuoco, Sirius lo aveva già sentito a Woodstock e suo zio aveva fumato.
“Quello che a differenza di te ha avuto le balle di invitarmi al ballo.” Sbottò Erika.
“Sai che odio i balli, baby. E poi a me pare solo un gesto stupido, dal momento che tu sei sotto la mia protezione. Qualcuno passerà dei guai.” Replicò la voce.
“Senti bello, io ho solo invitato una bellissima ragazza ad un ballo dove voleva andare. Tutto qui. Mi spiace che tu sia così avverso ad un po’ di gente che si diverte su della buona musica, o forse semplicemente non sai ballare, in ogni caso la tua ‘baby’ è qui sana e salva, mi pare.” Si fece avanti Sirius strafottente.
“Chi ti avrebbe detto che non so ballare, amico?” Si scaldò il ragazzo.
“Gerald lascialo stare.” Si mise in mezzo una ragazza dai capelli cioccolata e dal viso bello ma quasi in modo volgare, di quella bellezza che si basava solo sugli ormoni. “Il ragazzo ha coraggio, non trovi? E poi ha anche ragione, sappiamo che non ha fatto niente ad Erika, la tua ragazza giocava solo con te, come al suo solito.”
Erika emise un gesto sprezzante che però poteva benissimo aver coperto l’accenno di una risata. Gerald mosse la mano come per chiamarla a sé e la ragazza andò ad accomodarsi accanto a lui lasciando che le circondasse un braccio con le spalle. “Scusami Sirius.” Fece poi.
Il ragazzo rise. “Nessun problema! Ma dovrò regalare a Star una barretta di cioccolato, aveva ragione al primo anno. Dunque, dato che nessuno di voi ha speranza di raggiungere il mio stile e la mia superba bellezza vi rintanate qui. Attraente. Fatemi fare un giro ai piani passi, che fate di bello?”
Anche la sexy mora rise di cuore trattenendo con un braccio Gerald aiutata da Erika che abbozzò un sorriso divertito. “Noi qui ci divertiamo sul serio, fumiamo, beviamo qualcosa, parliamo un po’ e poi andiamo a zonzo senza meta a fare cose sensazionali.”
“Scommetto che tu sei la regina delle cose sensazionali.” Sirius sfoderò il suo mezzo sorriso più malandrino che mai.
“Non provarci con lei, non sei abbastanza uomo.” Sbottò Gerald.
“Decido io per me stessa grazie. Comunque sono Lisah.” Replicò la ragazza glaciale.
Sirius si inchinò elegantemente ai suoi piedi e le prese una mano sfiorandola con un bacio, cosa notevole visti i tre ragazzi fra di loro intenti a godersi una sigaretta.
“Quando tu avrai una classe del genere sarai abbastanza uomo.” Commentò Lisah rivolgendosi a Gerald che sbuffò sonoramente stringendo meglio a sé Erika.
“Bha, secondo me è solo un damerino.” Si inserì un altro ragazzo.
“Lo vedremo Sigmund.” Lo zittì Lisah poi fissò Sirius negli occhi. “Hai mai fumato?”
 
……….
 
“Ciao Star, come ve la passate tu e Remus?” James si avvicinò a lei al tavolo delle bibite.
“Io bene, Rem non so. L’ho costretto ad accettare un ballo in questo giro alla Sadie Hawkins e non so se sia molto felice di questo. Ma si divertirà. Tu?”
“Io? Io vado alla grande, sto prendendo da bere per me e Silly, è molto simpatica.” Il ragazzo si guardò attorno un paio di volte. “Hai visto Sirius?”
“Che c’è è scomparso dai tuoi radar di mammina preoccupata? In ogni caso sta fuori, credo, poco distante da qui. E si sta divertendo parecchio.”
“Si, beh, spero non troppo. Dopo quest’estate non mi va molto che prendiamo l’alcol e il resto troppo sotto gamba.”
“Credo allora che non andrà nemmeno a Sirius, anche se lui ha retto meglio di te.”
“Ha ha ha.” Fece lui sarcastico.
“Dai, rilassati! E goditi la serata! Vai!” La ragazza gli mise in mano due bicchieri e lo sospinse verso il fulcro della festa.
 
……….
 
“Tutto qui? Mi aspettavo di meglio.” Commentò Sirius spegnando il mozzicone di sigaretta a terra senza una piega.
“Come prima sigaretta te la sei cavata piuttosto bene.” Rivelò ammirata Lisah prima di porgergli una bottiglia. “Bevi un po’ dai.”
Sirius tracannò un lungo sorso. “Gin?” Chiese e dopo aver ricevuto un segno d’assenso da un ragazzo lì accanto prese ancora un sorso. “Preferisco il Whisky o il Rum.”
“Non male per un ragazzino!” Fece sempre più sorpresa Lisah. “Ce l’abbiamo ancora un po’ di Bumba?” Chiese poi rivolgendosi a un piccolo gruppetto che ridacchiava lì accanto. Sirius si accorse nell’oscurità che erano due ragazze e un ragazzo e pareva si stessero divertendo con certi giochini. Una ragazza passò un’altra bottiglia e Sirius bevve. Sapeva di benzina ma non si lamentò, il Whisky incendiario bruciava mille volte di più anche se aveva un sapore certamente migliore.
Lisah rise e ululò trascinando con lei molti altri ragazzi e ragazze.
 
………
 
“Non farlo mai più!” Sbottò Remus tornando al suo fianco. “Non una, ma ben tre canzoni prima di togliermi quella piovra di dosso! Non credo che ti perdonerò mai.”
Star ridacchiò. “Suvvia, non sarà stato così brutto!”
Il ragazzo la incenerì con uno sguardo. “Ti prego, ora fermiamoci un attimo! E dimmi che non manca molto a tornare a casa.”
Lei ci pensò su. “Credo ce se sei stanco possiamo tornare a casa anche ora. Basterà avvertire James.”
“Tu dici?” Chiese Remus speranzoso.
“Se me lo domandi così direi proprio di si.” La ragazza sorrise cercando il fratello con lo sguardo.
“Ma dov’è Sirius?” Le chiese nel frattempo il suo accompagnatore.
“Ah, che ansiosi! Sta bevendo qualcosa qua fuori.” Rispose Star alzandosi in punta di piedi.
“Bevendo!?” Si allarmò Remus.
“Trovato!” Esultò lei trascinandolo con sé fino a James. “Scusateci. Vi ruberemo solo un secondo.” Silly le sorrise mentre suo fratello la scandagliò con lo sguardo. “Siamo un po’ stanchi quindi torniamo a casa ora, Jame. Recupera Sirius, ci vediamo dopo, svegliami se sto dormendo.” 
Girarono sui tacchi e se ne andarono distribuendo saluti. Le macchine erano parcheggiate poco più in là i guidatori tristemente seduti all’interno. Saltarono su su una di esse.
“A casa, per favore.” Disse Remus poggiandosi poi esausto sul sedile.
“Sono un po’ offesa però, speravo che mi concedessi un ultimo ballo!” Scherzò Star.
“Ma sei tu che mi hai concesso di andare via presto!” Replicò il ragazzo.
“Lo so! Lo so!” Rise lei. “Non ti agitare.”
“Però siamo sempre in tempo.” Mormorò lui. “Accosti qui per favore.” Chiese all’autista. Erano in una zona desolata con qualche rada casa lungo la strada completamente deserta. Remus lasciò aperta la portiera davanti e accese la radio, cambiò canale un paio di volte finché Star non gridò: “Questa!” poi si voltò verso la ragazza le poggiò le mani sulla vita e ballò con lei sulle note di un lento un po’ malinconico ma decisamente sentito. E quando le note si alzarono si spostarono proprio in centro alla strada e la fece volteggiare più volte. Risero molto e rientrarono in macchina accaldati nonostante la bassa temperatura e il loro abiti leggeri.
 “Grazie Rem.” Sussurrò Star quando l’auto fu ripartita poggiando la testa sulla spalla del ragazzo e chiudendo gli occhi.
“Hei, manca meno di un minuto alla mezzanotte! Fra un po’ sarà il 1974!” Le fece notare Remus.
Star sorrise fissando l’orologio da polso del ragazzo. “Meno 30, 29, 28…”
Remus si unì a lei. “27, 26, 25, 24…”
Incredibile come in quel momento il mondo pareva essere solo loro. Contavano i secondi che mancavano ad un nuovo anno, un altro anno insieme agli altri Malandrini, un altro anno di guai e risate.
“23, 22, 21…”
………..
 
“Mancano 20 secondi alla mezzanotte! 18, 17, 16…” Annunciò un ragazzo dal palco. Tutti cominciarono a contare. Silly e James smisero di ballare e si unirono a quel conto alla rovescia pieno di speranza.
“15, 14, 13…”
Anche James sperava come tutti gli altri. Sperava in un nuovo anno pieno di nuove occasioni, di nuovi scherzi, di nuovi divertimenti e di nuovi sentimenti.
“12, 11…”
 
………
 
Lisah aveva condotto Sirius in un luogo appartato e stavano parlando tra loro quando la ragazza afferrò il polso di lui sgranando gli occhi di fronte all’orologio.  “Solo 10 secondi, Mister.” Scherzò.
Sirius la guardò negli occhi scuri senza riuscire a decifrarne l’esatta sfumatura di colore a causa del buio intenso attorno a loro. “5, 4, 3…” Contò. Lisah rise. “2, 1..”
 
………
 
“Buon anno!” Mormorò Star a Remus che la baciò sulla fronte replicando l’augurio.
 
……..
 
“BUON ANNO!” Gridarono James e Silly tra la folla, i volti accaldati i cuori colmi di sentimenti positivi.
 
……
 
“Buon ann…” Cercò di dire Sirius ma Lisah si sporse verso di lui e lo baciò con passione. E fan culo anche ai buoni propositi.
 
……….
 
Erano le due passate quando James rientrò a casa, i signori Potter erano già a letto come anche Star e Remus. Entrò comunque nella stanza di sua sorella come da lei richiesto e la svegliò con un bacio posato leggero fra i capelli.
“E’ arrivato uno dei due festaioli!” Commentò la ragazza aprendo gli occhi e tirandosi a sedere.
“Sirius?” chiese James.
“Sta per tornare credo, o almeno ne ha l’intenzione.” Rispose lei, poi sbadigliò. “Resti qui con me?”
Suo fratello annuì stanco e si accomodò sotto le coperte con lei, era così bello tornare a casa e infilarsi in un letto caldo. Si ricordò che una cosa simile era già successa. Forse più volte. Gli piaceva quella sensazione di familiarità. Tutto tornava.
 
……..
 
Sirius rientrò in casa alle tre e mezzo e solo Star e James lo sentirono, uscirono dalla camera per bloccarlo in corridoio.
“Ragazzi sono ancora un po’ ubriaco, o forse sono fatto. Possiamo rimandare le domande a domani?” Chiese il ragazzo poggiandosi allo stipite della sua stanza e cercando di inquadrare i due fratelli.
“Notte brava, eh?” Commentò semplicemente James dopo di che aiutò l’amico a mettersi a letto e infine raggiunse di nuovo Star e tornò a dormire con lei.
 
………..
 
I ragazzi si svegliarono ad ore sfalsate. La prima fu Star che preparò la colazione salutò i suoi genitori che uscivano per andare al lavoro raccontando brevemente di come si erano divertiti e poi si incamminò al Covo dove cominciò a mangiare. Poco dopo Remus la raggiunse.
“Allora, James e Sirius sono sopravvissuti?” Le chiese.
“Si, mio fratello è stato bravo… Sirius… è stato Sirius. Che ci vuoi fare? Cioccolata calda?” La ragazza riempì due tazze fino all’orlo offrendone una al suo amico. Una volta finito di fare colazione i due si stesero uno su un divano nella zona bassa l’altra su un letto sopra il soppalco tutti e due a leggere libri provenienti dalla loro piccola e personale biblioteca al sicuro nella parte alta dell’edificio.
Un paio di orette più tardi James e Sirius fecero il loro trionfale ingresso nel Covo. Il secondo dei due reggendosi la testa ma comunque sorridendo si distese sul primo divano libero. “Ragazzi che sballo ieri!”
“Già, ora ci dirai che hai combinato?” Chiese Remus.
“Si, ero con Erika, ma lei mi ha usato per attirare l’attenzione del suo ragazzo, ah si, tieni Star.” Il ragazzo interruppe il racconto per lanciare all’amica una barretta di cioccolato.
“Oh, la mia preferita! È rarissima!”
“Non c’è di che, avevi ragione sull’usare e l’essere usati. Quindi ho fumato e bevuto, da che ricordo. E c’era questo sballo di ragazza, aveva una gran bella carrozzeria e…”
“Oh, ti prego non parlare così delle donne, almeno non di fronte a Star!” lo rimproverò Remus indicando la ragazza che alzò la testa smettendo di mangiare il cioccolato con sguardo confuso. “Ah, no tranquillo, nessun problema.” Replicò lei Sirius alzò le spalle e proseguì. “Insomma abbiamo parlato e bevuto e poi ci siamo appartati…”
“Uh uh!” Ululò James battendo una pacca sulla spalla dell’amico.
“E abbiamo festeggiato il nuovo anno insieme.” Concluse Sirius.
“E come?” Chiese James malizioso.
“Fatti gli affari tuoi, fratello.” Scherzò Sirius.
Esaurito l’argomento festa i ragazzi uscirono per andare a raccattare qualche buon disco da ascoltare nel Covo e magari scovare qualche pezzo per amplificarne il suono in caso di eventuali feste.
Il resto dei gironi che passarono dai Potter trascorse con semplicità. Il giorno dopo il primo dell’anno i ragazzi  poterono partecipare ad una delle esclusive lezioni di musica del signor Potter. Mentre il giovedì andarono tutti da nonna Lea e giocarono con Fay costruirono un altro fortino con i cuscini di tutta la casa e nonna Lea li osservò tranquilla dalla sua poltrona mentre faceva a maglia. Raccontò anche loro una fiaba senza bisogno di leggerla dal libro e senza mai smettere di sferruzzare con agilità. Il fuoco scoppiettava nel camino mentre fuori infuriava una tempesta di neve e il rumore ritmico dei ferri come il muoversi veloce delle dita della nonna accompagnavano la sua dolce voce leggermente impastata dalla vecchiaia e i ragazzi seduti sul tappeto ascoltavano attenti giocherellando con dei piccoli modellini di legno che Fay aveva usato da piccola come James prima di lei e il sapore di tutta quella dolce antichità li faceva stare bene.
 
……
 
Venerdì mattina, una volta svegliati, i Malandrini scesero lentamente le scale per la colazione. Mangiarono chiacchierando normalmente e poi salirono a prendere le valige. Sirius salutò Henry come fosse stato suo zio e poi si chinò per salutare Susan sfiorandole la mano con un bacio infine saltò nel fuoco. Remus fu più normale nell’andarsene ma trasmise comunque la gratitudine per l’accoglienza e la gentilezza ricevuta in quella casa. Star abbracciò entrambi i suoi genitori e rise nervosa ad un qualcosa che sua madre le sussurrò all’orecchio poi svanì tra le fiamme smeraldo. James stava per seguirla con un semplice “a presto” ma Henry lo bloccò.
“James, sono curioso: perché ti circondi di persone che hanno sofferto così tanto? Cos’hai in comune con loro? Non che noi li disprezziamo, assolutamente no! Ma ci sembra strano che tu abbia fatto amicizia con persone che hanno un passato così diverso dal tuo, ti abbiamo sempre istruito al meglio ma non pensavamo che tu avessi veramente appreso…”
“Papà.” Lo fermò il ragazzo. “Sono persone meravigliose, nonostante quello che hanno passato o che stanno ancora passando, non ci sono persone migliori di loro e un loro sorriso vale molto più di qualunque altra cosa per me. Sono così felice che nonostante la mia vita sia così diversa dalla loro mi accettano e mi vogliono bene e siamo legati da qualcosa che è invisibile ma fortissimo e non smetterò mai di voler condividere con loro il bello che c’è nel mondo. Voglio mostrare loro quello che si perdono quando camminano con lo sguardo basso, voglio che tutto quello che io ho imparato a vivere grazie a voi e a quello che mi avete dato passi a loro perché se lo meritano. Si meritano tanto amore e se nessuno se ne rende conto allora ci penserò io.”
Susan lo baciò sulla fronte con gli occhi lucidi. “Sei proprio figlio di tuo padre.”
James sorrise ed entrò nel camino. “Ciao mamma. Ciao papà. Grazie.”
 
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Ho partorito gente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Un nuovo parto per me! Sembrava un po’ infinito! Ok è stato infinito! Ma ci sono riuscita. Ok, ora quando smetterò di ripetere “ok” potrò incominciare il mio prossimo capitolo. E dato che già questo vi arriverà con altri ulteriori due giorni di ritardo grazie a quel maledetto fratello che ho che mi ha spento la connessione sarà meglio che il successivo sia rapido. Giusto?
 
  
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