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Autore: rocchi68    05/07/2015    1 recensioni
Può un essere malvagio tenere sotto scacco un'intera città per l'eternità o prima o poi dovrà fare i conti con la giustizia che porrà sul suo terreno un avversario di buon livello? In omicidi all'ordine del giorno, con l'Fbi incapace di cavare un ragno dal buco, può un semplice Comandante fermare l'inferno?
Oppure fallirà nel tentativo più disperato?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quella mattina il Joker prima di andare al lavoro stava osservando una delle poche foto che gli erano rimaste della sua famiglia.
 
“Hai visto quanto impegno ci stanno mettendo i poliziotti?  Ho ucciso una donna, ma non importa quasi a nessuno. Tutti coloro che dicono che le donne non si toccano nemmeno con un fiore sono degli ipocriti. Come tutti i tuoi amici. Vicini nel caso del bisogno e lontani quando eri in difficoltà. La morte vi ha accolti e io accoglierò questi morti viventi.
Desideri veder morire il sindaco? Non mi importa nulla di ciò che desideri. Tu non c’eri quando avevamo bisogno di te. La tua speranza è la mia follia. Le campane accompagneranno a festa le bare dei piccoli esseri della città ed io riderò talmente forte che il suono meraviglioso delle campane scomparirà nel nulla.
La mia risata vi fa accapponare la pelle? Ringraziatemi di avere ancora la pelle. Il vostro terrore è la mia felicità, le vostre lacrime sono le mie risate e i vostri incubi sono il mio paradiso. Voi potete vivere in eterno da soli? Io sì. Squallidi insetti, il vostro pensiero è di trovarvi qualcuno con cui vivere? Io schiaccerò voi e il vostro piano.
Te lo richiedo, potete vivere in eterno senza nessuno? No, voi avete bisogno di qualcuno che sopporti voi e le vostre squallide esistenze. Io invece posso e vivrò per sempre.
La paura non è una cosa che mi appartiene, ma l’annuso: è la mia droga. Trovatemi ed il supplizio avrà fine. Seguite il vostro guru e la risposta arriverà. Il figlio del diavolo vi aspetta a braccia aperte.”
 
Prima di sedermi sulla comoda poltroncina del mio ufficio, chiesi a Hinata di invitare in centrale la signorina Tsunade e il signor Jiraya per le 14.
Tsunade mi aveva fornito alcuni particolari interessanti sul caso del Joker, ma forse in queste poche ore qualche vecchio ricordo era affiorato nella loro mente.
 
Ero ancora stanco dal viaggio massacrante e dalle indagini svolte fino a tardi e provai a ricordare se mi veniva in mente qualche particolare dei casi di 25 anni fa.
Avevo appena 5 anni e ricordo che mio padre in quel periodo lavorava duramente, ma non gli chiesi mai il perché.
 
“Shikaku, sono Yoshino non riesco a trovare il bambino. Per caso è lì con te?” Urlando con tutta la sua voce.
“No non l’ho visto, ma forse so dove si trova.” Alzandosi dalla scrivania e uscendo dall’ufficio di corsa.
 
Ero andato al parco dove ero solito guardare le nuvole in compagnia di mio padre, ma negli ultimi giorni ero molto arrabbiato con lui perché non aveva mai tempo per me. Tutte quelle indagini gli portavano via un sacco di tempo ed io ero solo in attesa che mi venisse a prendere a scuola o che mi venisse a dare la buona notte.
 
Era ancora in ufficio quando ricevette la telefonata e subito scattò sull’attenti, capendo al volo dove mi ero rifugiato. Parcheggiò l’auto nei pressi del parco e mi si avvicinò.
 
“Shikamaru cosa ci fai qui? Tua madre è molto preoccupata, vieni andiamo a casa.”
“No.”
“Non fare i capricci.” Spazientito e molto stanco dopo un turno di lavoro massacrante.
“Non vengo a casa, tu non hai mai tempo per stare in mia compagnia. I miei compagni giocano con i rispettivi genitori ed io invece no.”
“Ti prometto che risolto questo caso ci divertiremo insieme. Cosa ne dici se andassimo alle giostre? È da tanto che non ci andiamo.” Corrompendomi come solo lui sapeva fare.
“Me lo prometti?”
“Sì Shikamaru.”
 
Eravamo risaliti in macchina per tornare a casa e durante il tragitto continuammo a parlare di non ricordo esattamente cosa, ma fu verso la fine del nostro “viaggio” che mi disse una frase che resterà per sempre nel mio cuore.
 
“Mi dispiace se non ti sono sempre vicino e se ti sembro sempre arrabbiato e impegnato, ma non è così. Io penso sempre a te e a tua madre, anche quando lavoro. Ho scelto questo lavoro per proteggere i miei cari e sono sicuro che un giorno mi capirai.
Non è vero che non tengo a te, tu sei il mio bene più prezioso. Sei il mio ultimo pensiero prima di dormire e il mio primo pensiero una volta sveglio.”
“Anch’io ti voglio bene papà e promettimi che resteremo insieme per sempre.”
“Quando sarai grande, ti rimangerai queste parole. Nessuno vive per sempre, ma quando non saprai cosa fare e quando avrai bisogno di un consiglio, guarda le nuvole. Io ti guiderò verso la risposta, ma tu devi avere fiducia in me.”
“Grazie papà.”
“Ora andiamo a casa, vedrai che tua madre sarà infuriata come una iena e ci sbranerà vivi, ma non ti preoccupare io so come tenerla a bada.” Aveva cercato di rassicurarmi, nonostante sapessi cosa sarebbe successo non appena avremmo varcato la soglia della porta d’ingresso.
 
Giunti a casa, la gentile signora Nara ci stava aspettando con un’aria che non prometteva niente di buono e per rendere il tutto ancora più spaventoso si era armata di matterello.
 
“Cosa dovevo aspettarmi da un marito e da un figlio che si somigliano come gocce d’acqua?”
“Dai Yoshino, sii comprensiva per una volta.” Inginocchiandosi per chiedere pietà e per calmare la moglie.
“Shikamaru fila immediatamente a fare i compiti e tu Shikaku mettiti a lavare i piatti.” Il grande dittatore aveva ordinato e noi poveri soldati dovevamo eseguire per non incorrere nelle sue dimostrazioni di forza.
“Agli ordini signora.”
 
Prima di dirigermi in camera per completare i compiti, mio padre mi fece l’occhiolino e si rimise a lavare le stoviglie. Passarono 20 minuti e la porta della mia stanza si aprì di nuovo ed ero sicuro che fosse mio padre che in qualche modo voleva farsi perdonare. Infatti era lui che mi invitava a giocare a scacchi.
 
Mi risvegliai dallo strato di trance nel quale ero caduto ed non mi ero accorto che alcune lacrime avevano rigato il mio viso. Questo forse era uno dei miei ricordi più belli, ma mi sarebbe piaciuto molto di più che i miei genitori, Choji e Asuma avessero assistito al mio matrimonio.
Sarebbe stato un regalo bellissimo vedere mio padre felice e soddisfatto, ma so che mi proteggerà per sempre.
 
Non mi ero reso conto che si era fatta ora di pranzo e che non avevo ancora fatto un accidenti in tutta la mattina. Presi il mio portavivande e una volta terminato di pranzare, decisi di completare qualche scartoffia, alle quali mancava giusto la mia firma e un timbro.
 
Alle 2 puntuali, Tsunade e Jiraya varcarono la porta del mio ufficio, mentre ero intento a scarabocchiare qualche parola e annotazione su un block notes.
 
“Grazie per essere venuti. Vi ho chiesto di venire qui, per sapere se ricordate ancora qualcosa del caso del Joker di 25 anni fa.”
“Mi dispiace Capitano, ma quello che ricordavo glielo ho riferito giusto ieri. Non so se Jiraya ricorda altri particolari.”
“Fatemi pensare per un attimo.” Intervenne il vecchio agente.
 
Dopo 5 minuti nei quali pensavo che il mio ex superiore si fosse appisolato ecco che come un fulmine gli era arrivata un’illuminazione.
 
“Ricordo che il colpevole aveva commesso 43 delitti prima che Shikaku riuscisse ad acciuffarlo, ma non mi disse mai che metodo avesse usato per prenderlo. Non ricordo il luogo nel quale fu catturato e nemmeno in quale data avvenne l’arresto, ma sono sicuro che quell’uomo avesse una predilezione per le armi.
Dalle poche analisi che tuo padre mi mostrò, ricordo che alcune vittime erano state uccise con delle pugnalate alle spalle, altre con una pistola dotata si silenziatore, alcuni con un fucile da caccia e uno mi sembra con un forcone.”
“Interessante…” Dissi con finto interesse.
“Aspetta non ho finito. Il Joker catturato da tuo padre era un uomo che uccideva a casaccio. Ti spiego, la prima vittima era un senzatetto, poi le altre furono baristi, benzinai, segretari, imprenditori. Lui non badava alle classi sociali e non guardava se erano di un’altra etnia, religione, culto, lui puntava la sua vittima e poi la uccideva.” Fornendo una spiegazione piuttosto veloce e sommaria
“Grazie signori, se ricordate qualcosa chiamate pure. Non tralasciate nulla, anche il più piccolo particolare mi potrebbe aiutare. Ora se volete restare qui a fare 4 chiacchiere con i miei colleghi siete liberi di farlo, ma io ho un altro impegno e devo uscire. Arrivederci.”
Ero uscito dall’ufficio per fare visita a Kurenai, se Asuma fosse vivo sono convinto che lui mi avrebbe fornito qualche notizia più succosa, ma forse la moglie saprà aiutarmi con qualcosa che è rimasto nascosto per molti anni.
 
Arrivato a casa Sarutobi, salutai il piccolo Hiruzen che mi sfidò a giocare a scacchi, ma dovetti declinare l’invito. La mia priorità era parlare con Kurenai e se poi mi fosse avanzato tempo avrei giocato volentieri con il mio “nipotino” preferito.
 
“Ascolta Kurenai, ti ricordi qualcosa del caso Joker di 25 anni fa?”
“Ricordo solo che attirò molto l’attenzione dei giornali e della critica e che la signorina Tsunade fu più volte sull’orlo di una crisi di nervi. Molte volte aveva intenzione di lasciare l’incarico, ma poi preferiva rimandare, in attesa che Shikaku risolvesse la matassa.
Tuo padre in quel caso si comportò egregiamente e il sindaco era stato più volte propenso a promuoverlo come Capitano, ma rifiutò più volte un simile incarico.
Ricordo ancora il suo rifiuto: “Mi dispiace signore, ma devo rifiutare. Io ho famiglia ed essendo ispettore ho poco tempo da dedicare loro. Sto poco tempo con mio figlio e se dovessi accettare di diventare Capitano, non lo vedrei più. Non voglio che mi odi per questo, ma voglio che sia felice ed orgoglioso di me. Voglio che si ricordi di me per essere un buon padre e non per un pessimo genitore che mette tutti davanti a suo figlio. Se solo Asuma fosse qui.”
“Grazie Kurenai. Il tuo aiuto è prezioso.”
 
Dopo aver giocato 2-3 partite con Hiruzen uscii da casa Sarutobi e tornai in ufficio, ripensando durante il tragitto alle ultime parole di Kurenai.
 
Mio padre non voleva che lo odiassi, voleva starmi vicino e aveva rifiutato di diventare Capitano solo per me. Non credevo che mio padre avesse così tanto a cuore la mia felicità, sapevo che mi voleva bene, ma non immaginavo così tanto. Probabilmente era da quando ero scappato che aveva maturato in cuor suo la possibilità di rinunciare ad un incarico così prestigioso.
Se avesse accettato, sapevo e so che non l’avrei più visto, ma non prendetemi per un ipocrita, sono felice che abbia scelto noi.
Crescere senza un padre è dura, ma sapere di avere un padre che non può vederti perché è sommerso dagli impegni e dalle conferenze è ancora più umiliante. I miei compagni mi avrebbero deriso e schernito, in quanto per loro i genitori erano sempre presenti, mentre non si potrebbe dire la stessa cosa per la mia situazione.
Mio padre impegnato a dirigere e ad arrestare farabutti, mia madre impegnata a lavorare in ufficio ed io solo senza nessuno con cui parlare.
Invece fortunatamente aveva rifiutato ed io ero felice di passare con lui il pomeriggio, camminando per il parco e facendo i compiti insieme.
 
Per la seconda volta in quella giornata piansi, non ricordavo quanto avessi fatto disperare i miei genitori. Resi orgoglioso il mio vecchio quando gli riferii la mia intenzione di lavorare per le forze dell’ordine, mentre mia madre era preoccupata di vedermi con una pallottola in mezzo alla fronte o con un taglio da parte a parte.
 
“Ecco, vedrò mio figlio morire, per uno stupido ideale.”Piagnucolando per la mia scelta di diventare agente.
“Vedrai Yoshino, se Shikamaru si comporterà come ha sempre fatto, tutto finirà bene.”
“Maledetto te e il tuo ottimismo.”
“Fidati di me e appoggia il nostro ragazzo per una volta.” Cercando di salvarsi la pelle e di proteggermi da quella furia
“Se è questo ciò che desidera, non sarò io ad oppormi.” Nascondendo, però, tutto la sua immensa tristezza.
Quell’affermazione, quanta fatica era costata a mia madre, ma anche in questo frangente devo ringraziare mio padre per avermi aperto un simile futuro. Se non avessi mai accettato di fare l’ispettore non avrei mai conosciuto tutti i miei amici e non mi sarei mai innamorato di Temari.
Grazie papà, grazie.
 
   
 
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