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Autore: eppy    06/07/2015    9 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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ETHAN


Il weekend del ventisette e ventotto maggio, è uno di quelli che resteranno impressi a lungo nella mia memoria.

Quel sabato mattina le presi di santa ragione..la mia unica e irrevocabile colpa?  Essermi innamorato di lei, averle sconvolto la vita e travolto il cuore.

Quando Emma oltrepassò la soglia dell'Old London, persino lo stordimento e quel senso di nausea e malessere che avevo provato fino a quel momento, lasciarono il posto a un sospiro di puro piacere.
Dio, era bellissima! Per qualche strana e irrazionale ragione, i suoi occhi nocciola risaltavano sul viso appena colorito dal tiepido sole primaverile; le labbra erano piegate in un dolce e spontaneo sorriso, i capelli le ricadevano lunghi e naturalmente mossi sulle spalle, fermati sulla testa da un paio di occhiali da sole dalla montatura colorata, che avevamo acquistato insieme a Soho soltanto qualche settimana prima.
Il top che indossava era quasi dello stesso colore degli occhiali, un modello piuttosto aderente che accarezzava tutte le sue forme, lasciandole un filino di pancia scoperta. E poi portava i pantaloni corti, le immancabili converse e una borsa a tracolla, molto probabilmente piena di libri. 
Se non fosse stato per il pancione, meravigliosamente evidente, le avrei dato davvero sedici anni; perchè aveva tutta l'aria di una ragazzina appena sbocciata, e forse persino innamorata, e il fatto che fosse pure in dolce attesa, la rendeva ai miei occhi l'immagine della giovinezza, della freschezza, della primavera, della persona che avrei voluto al mio fianco per il resto della vita.
Mi persi talmente tanto in lei, che non mi accorsi nemmeno del fatto che mi avesse raggiunto, e che il suo viso fosse pericolosamente vicino al mio. Pericolosamente perchè, tempo due miseri istanti, e si sarebbe accorta di tutto, di tutto quello che io avevo temporaneamente rimosso dalla memoria semplicemente per guardarla entrare.
" Non è niente" sussurrai a bassa voce, notando i suoi occhi sbarrati
" Non credo proprio" obiettò, prendendomi il viso tra le mani per poter osservare meglio il livido che sapevo di avere, e le lievi ferite
" Non preoccuparti Em..va tutto bene" sussurrai ancora, lo sguardo fisso nel suo
" Ma che è successo?" domandò lei visibilmente preoccupata, era chinata su di me i suoi lunghi capelli mi solleticavano la gola
" Sono caduto" bugia
" Dove? Quando? Ti sei medicato?" ormai avevo imparato a conoscerla e avevo capito che quando era agitata faceva domande a raffica
" Non mi sono medicato, non credo ce ne sia bisogno" risposi volutamente soltanto all'ultima della serie, ma lei sembrò non farci caso
" Questo è quello che credi tu, superman" mi apostrofò, e io non riuscii a trattenere un sorriso, nonostante il labbro spaccato a metà
" Come mi hai chiamato?" domandai, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle mie ginocchia
" Superman" disse soltanto, gli occhi nei miei, e il suo pancione a contatto con il mio petto
" Aspetta un secondo...ma il resto del corpo, sei tutto intero? Non ti fa male nulla?" fece per alzarsi pensando di essermi di peso, ma io la bloccai e le presi entrambe le mani tra le mie
" E' tutto apposto, ma se vuoi controllare.." la provocai, impertinente come al solito
Emma arrossì di botto, e il mio sorriso si allargò ancora di più. Dio, che cosa le avrei fatto se non avessi temuto di fare del male al bambino!
Non me fregava niente se quell'imbecille sarebbe venuto a menarmi di nuovo.
" Questa è già la terza volta che mi tocca fare l'infermiera..non ti pare di star esagerando?" se ne uscì, tentando di cambiare argomento.
In un baleno immagini di me, imbranato come un non so cosa, che cadevo dalla scala sporcandomi di pittura il giorno dopo esseci conosciuti, e di lei che mi ripuliva dolcemente il viso con un fazzoletto stando ben attenta a non guardarmi negli occhi, attraversarono la mia mente. E poi rividi quell'auto che mi investiva senza che me ne rendessi nemmeno conto, troppo occupato a pensare a lei e al casino che stava vivendo con Ricky; rividi me sulla sedia a rotelle e lei intenta a spingermi dietro, mentre esploravamo insieme i quartieri e le zone più belle, affascinanti, trafficate, famose, ignote, deserte e isolate di Londra....quante ne avevamo passate in quei mesi, e quante ero disposto a viverne ancora, pur di averla accanto.
L'idiota non sarebbe riuscito a portarmela via..da quando avevo incontrato Emma, i miei occhi non erano riusciti a vedere altri che lei, le mie orecchie non erano riuscite a sentire altro che la sua voce, il suono della sua risata, persino il suo pianto disperato o silenzioso, e i suoi sussurri; le mie labbra non avevano desiderato altro che le sue; le mie mani non avevano voluto altro che plasmare il suo corpo, e dopo due anni in cui avevo rifiutato tutto, qualsiasi tipo di esperienza ed emozione, rinchiudendomi all'Old London, mi ero ritrovato a volere tutto da capo.
Non mi ero innamorato di Emma perchè era arrivata proprio lei a sconvolgere la mia partita con la vita quando pensavo di aver già perso, al contrario, ero fermamente convinto che nessun altro sarebbe stato in grado di venirmi a scovare in quel posto, quindi non era stato affatto un caso che ci fosse riuscita proprio lei, e senza il minimo sforzo. 
Forse esisteva un destino già scritto, e persino la tesi, la ricerca di libri vecchi e inconsultati, il consiglio del bidello di recarsi all'Old London, facevano tutti parte dello stesso disegno, dello stesso grandioso progetto il cui obiettivo era stato farci trovare.

Da quel momento in poi però, avevamo fatto tutto da soli; da quel momento in poi era stata una nostra, forse inevitabile scelta, quella di non separarci più; da quel momento in poi, era toccato a noi scrivere il resto della storia. E io volevo che lei fosse presente in tutte le pagine del libro della mia vita, lei, il piccolo Harry, e chissà, magari anche qualche diavoletto o diavoletta.
Il fatto che fosse incinta di un altro non mi aveva fermato, e anche se mi rendevo conto di essermene scelta una parecchio incasinata, ero pronto a combattere la sfida, e a vincerla, se questo avrebbe significato vivere del suo sorriso, della luce nei suoi occhi, della sua parlantina, della sua dolcezza, e dei suoi baci, per il resto dei miei giorni.
Tornai alla realtà soltanto quando avvertii il solito fazzoletto bagnato all'altezza dell'ematoma che avevo sulla guancia, e poi sull'occhio cerchiato di viola. 
In un gesto spontaneo, le cinsi la vita con le braccia, tenendola stretta contro di me; lei mi sussurrò di chiudere gli occhi e rilassarmi, continuando a medicarmi con calma, e di tutta risposta, mi ritrovai a scoprirle delicatamente la pancia e disegnare e scrivere parole a caso su di essa, riuscendo a rilassarmi davvero, nonostante il bruciore che avvertivo sul viso.
Emma mi lasciò fare, e probabilmente senza rendersene del tutto conto, emise diversi sospiri di piacere.
Non mi azzarrdai a chiederle dell'incontro della sera precedente con Ricky, altrimenti avrei potuto alimentare altre domande, e non volevo, non volevo che si sentisse persino responsabile di ciò che mi era successo. Non era colpa sua. E poi, data la reazione del ragazzo, potevo immaginare da solo come fossero andate le cose.
Impiegò decisamente di più  del dovuto a medicarmi il viso, e mi sentii i suoi occhi addosso per tutto il tempo: non dovevo essere un bello spettacolo con un occhio nero, una guancia tumefatta e il labbro spaccato, ma chissà perchè, lei mi guardava come se fossi ancora l'ottava meraviglia del mondo. Sembrava essersi incantata a vedere uno che avrebbe potuto fare anche impressione o ribrezzo in quelle condizioni, e io mi ritrovai a stringerla sempre di più.
" Ti fa male?" domandò, percorrendo con il polpastrello il sopracciglio tinto di viola, scendendo giù sulla guancia, per poi soffermarsi sulle labbra
" Un po'" ammisi, mentre il suo dito percorreva il contorno della mia bocca, fermandosi sul taglio e carezzandolo piano.
Di nuovo mi resi conto quanto fossero cambiate le cose tra di noi da quel pomeriggio di fine settembre: allora aveva persino timore di guardarmi negli occhi, ed era impacciata nei movimenti, e rossa in viso...e invece adesso percorreva le mie labbra con il pollice, lasciando che glielo scaldassi con il mio fiato, e non smise di accarezzarmi le labbra nemmeno quando io le baciai e le mordicchiai piano il dito.
" Sei sicuro di essere caduto? E'..è strano che non ti sia fatto nulla sul resto del corpo" si insospettì, senza smettere di torturarmi così dolcemente.
Dovevo approfittarne, volevo dannatamente approfittarne di quel momento.
" Magari quando livido da qualche parte potrebbe esserci..forse sarebbe meglio controllare..magari sulla spalla" ritrattai, prendendole una mano e posandola sul lembo della mia maglietta
" Vuoi-vuoi che te la sfili?" domandò, aspettando una mia risposta, e quando l'ottenne, sollevò l'indumento, e stando ben attenta a non farmi male, me la sfilò dalla testa.
A quel punto si appoggiò alle mie spalle nude, chinandosi prima su una e poi sull'altra di esse per controllare che non ci fossero lesioni; avvertivo il suo tocco bollente sulla pelle, e rischiavo seriamente di perdere la testa.
Ci eravamo già trovati in quelle condizioni poche sere prima a casa sua, anzi, forse persino peggio di così, dato che lei indossava soltanto un accappatoio che le stava un po' piccolo, ma ogni volta che succedeva, ogni volta che ci ritrovavamo a un passo dal saltarci addosso, provavo un'adrenalina e..una felicità inspiegabili.
" Mettiamola così Harrow" sussurrò, gli occhi fissi nei miei
" Chiunque ti abbia fatto 'cadere', si è accanito soltanto sul tuo viso"..maledizione: aveva capito.
Non le diedi il tempo di formulare altri pensieri, e mi avventai sulle sue labbra, che si schiusero immediatamente non appena le sfiorai con le mie. Ci scambiammo un bacio lungo e appassionato, che terminò soltanto quando Emma si scostò bruscamente, preoccupata per le condizioni del mio labbro spaccato a metà.
" Non ti preoccupare...le tua bocca sulla mia è la miglior cura che potessi sperare di ottenere" confessai, e lei riprese a baciarmi, più dolcemente, ma anche più intensamente, torturandomi la nuca, seduta a cavalcioni su di me, mentre le mie mani alternavano carezze alla schiena, alla pancia, alle gambe scoperte dai pantaloncini.
" Perdonami Ethan, perdonami" sussurrò sulle mie labbra, tra un bacio e l'altro
" Lo so che è stato lui a conciarti così..non pensavo potesse diventare violento.
Ieri gli ho detto che non lo seguirò in Germania, e l'ha presa male..ma non pensavo venisse a cercare te. Perdonami, ti prego"
" Io...io non devo perdonarti proprio niente...Dio santo Emma..non capisci che ne prenderei altre mille di sberle e spintoni, pur di stare con te? In quale lingua te lo devo spiegare?"
Aveva  intuito che era stato Ricky a menarmi senza che glielo dicessi in alcun modo, ma ancora non realizzava che l'amavo più della mia stessa vita. Un giorno o l'altro glielo avrei urlato nelle orecchie.
" Ma non è giusto. Non è giusto che tu subisca le conseguenze delle mie azioni, e non cambierò idea nemmeno se me lo spieghi in mandarino arcaico!"
Sorrisi, quasi divertito, e lei fece lo stesso, forse di riflesso. "Dubito che capiresti, se te lo spiegassi in mandarino arcaico" la presi in giro
" Io dubito che sapresti spiegarmelo" constatò, le braccia legate al mio collo, e il viso proprio di fronte al mio
" Ashabalalama dubilà" cercai di sembrare serio "mu fala dolàbi" e lei scoppiò a ridere "eh?"
" Baciami" sussurrai, scendendo con le mani sul suo fondoschiena e spingendomela contro il più possibile
" Non credo sia questa la traduzione esatta" obiettò, un sussurro 
" Ritenta. Sarai più fortunato" disse subito dopo, posando delicatamente le labbra all'altezza della mia guancia e sorridendomi sulla pelle.
Dio, e quanto l'amavo..ero pazzo di lei, e la volevo, avrei potuto vivere così, con lei spalmata addosso, per il resto dei miei giorni.
" Voglio fare l'amore con te" non pensavo di dirlo sul serio, e per un attimo mancò il respiro a entrambi.
Avvertii il mio battito e il suo rincorrersi nell'aria, e avvertii un giramento di testa talmente forte che rischiai di svenire, per quanta voglia avevo di sentirmela dentro. Emma restò a fissarmi con le labbra dischiuse, incantata e tremante tra le mie braccia, senza dire nulla, guardandomi soltanto in un modo, che attivò ogni terminazione nervosa del mio corpo. Mi voleva anche lei.
" Credi che come traduzione possa andare?" la provocai, con la voce roca e il cuore in fiamme
" Non possiamo farlo, e non hai idea quanto mi dispiaccia. Ce lo farei l'amore con te, anche adesso" sussurrò, un attimo prima di posare le labbra sulle mie lambendole in una infinita serie di dolci baci.
Dolci perchè se così non fossero stati, non saremmo più riusciti a controllarci, e non potevamo permettercelo.
Ci baciammo a lungo, senza fretta e senza pudore, assaporandoci a vicenda con calma, tanto che quando ci staccammo, ritrovai il mio sangue sul suo labbro. E rimpredemmo da dove avevamo interrotto, incuranti di tutto il resto, muovendo la bocca all'unisono, accarezzandoci con la lingua, e con le mani.
" Oh Ethan!" gemette lasciavamente sulla mia bocca
" Non ti preoccupare per me..non sono mai stato meglio di così" la rassicurai, baciandola ancora per ore e ore.


EMMA

" Io e te dobbiamo fare una chiacchierata" 
Trovai Ricky seduto per terra, sul pianettolo di quello che era stato il nostro appartamento.
"Ma come hai potuto? Che diamine ti è saltato in mente? Sei per caso impazzito, eh?"
Con quale faccia tosta si presentava ancora davanti casa? ..Io non volevo più averlo intorno, non volevo nemmeno vederlo, non mi fidavo più di lui, dopo quello che aveva fatto a Ethan.
" Parliamone dentro" ritentò, il tono di voce forzatamente pacato, e le sue dita inevitabilemente strette sul mio avambraccio
" No!" mi divincolai "vattene" alzai un po' il tono, impaurita, indifesa, quasi..terrorizzata
Lui aumentò la presa, e mi alzò il mento con due dita, costringendomi a guardarlo negli occhi. Tremai, trattenendo le lacrime.
" Ei..ma che ti prende? Hai-hai addirittura paura di me adesso?" domandò, e lessi delusione e sconcerto nei suoi occhi
" Sono arrabbiato per come è finita ieri, e intendo parlarne..ma non voglio farti del male" provò a rassicurarmi, senza riuscirci
" Come puoi pensare una cosa simile Emma? Io ti amo!".. se si fosse azzardato ancora una volta a dirmi che mi amava, gli avrei mollato un ceffone.
Non era amore quello. Dire 'ti amo' con una frequenza più alta di un'onda elettromagnetica, non equivaleva ad amare sul serio. 
Me lo aveva ripetuto il giorno in cui mi aveva chiesto una pausa per riflettere sulla gravidanza, me lo aveva detto quando era partito per Amburgo, me lo aveva ripetuto al telefono tante di quelle volte, e me lo aveva detto di nuovo quando era tornato, e nel bigliettino dei  fiori, nello striscione, e ogni volta che ci eravamo incontrati..ma il suo non era amore, o perlomeno non era un amore sano, l'amore per cui io avrei dato tutta me stessa. Era piuttosto desiderio di possedermi, brama di avere la meglio su Ethan, che invece, nonostante non me lo avesse mai detto in quel modo tanto diretto, me lo stava dimostrando tutti i giorni, tutti i minuti.
" Non voglio farti del male" ripetè, il tono di voce più rilassato, lo sguardo più dolce
" E perchè a lui sì?" non mi avrebbe addindolato ancora con le sue chiacchiere.
Ricky sbuffò. "Perchè la sua presenza su questo pianeta mi urta parecchio"
Non sapevo se ridere di quella risposta, o restituire il favore che aveva fatto a Ethan. "Ti urta parecchio?"
" E ti sembra una giustificazione valida per averlo menato?" ma mi prendeva in giro?
" Anche io non sopporto delle persone, è normale..ma non vado mica in giro a picchiarle!" "Forse non lo fai, perchè quelle persone non ti hanno rubato la cosa più preziosa che avessi!"
Esatto, aveva centrato il punto: una cosa, per lui ero una maledettissima cosa, preziosa certo, ma pur sempre una cosa, un oggetto che voleva a tutti i costi.
Ero certa che in passato mi avesse amato sul serio, ma da quando avevo incontrato Ethan, quel sentimento si era trasformato prima in una gelosia malata, e poi, nella folle voglia di possesso. Ecco perchè non gli era mai importato del bambino: lui voleva semplicemene assicurarsi di avere l'esclusiva su di me, forse perchè credeva di avermi 'vista' prima e amata prima, ed effettivamente poteva essere vero, ma ciò non faceva altro che confermare la mia teoria sul suo desiderio morboso e deleterio.
" Potevi fargli male sul serio!" urlai, liberandomi dalla sua presa con uno strattone
" Era quello che volevo!..Almeno in quel caso avresti avuto un motivo valido per correre al suo capezzale " disse sprezzante
" Io non ti riconosco più" "Chi sei? Che ne hai fatto di Ricky?" 
" E tu? Tu che ne hai fatto dei sentimenti che dicevi di provare per me?" mi afferrò di nuovo il polso, spingendomi contro di sè..e dire che lo avevo sempre considerato un tipo pacato!
" Mi devi delle spiegazioni Emma." il tono duro, gli occhi ancora più scuri del solito. Rabbrividii di nuovo. Volevo Ethan, volevo solo lui.
" Io ti devo delle spiegazioni? Sei tu che te la sei data a gambe non appena hai saputo che ero incinta"
" Ma poi sono tornato, e tu mi hai rifiutato" si impuntò "dove vuoi arrivare?"
" Se Harrow non esistesse, tutti i miei problemi sarebbero risolti!"
Quelle parole mi sconvolsero al punto tale da permettergli di prendermi le chiavi di mano, e trascinarmi dentro.
 Ero inerme, mi stavo facendo sotto dalla paura, ma non volevo che lui lo capisse. Dopo quello che aveva fatto a Ethan.. sì, ero terrorizzata.
" Cosa?" ...ma mi tenevo ancora stretta l'illusione di aver capito male
" E' tutta colpa sua..se lui non ci fosse, se lui non interferisse, potremmo essere felici io e te" ruggì furioso
Che significava? Che voleva? Perchè non poteva lasciarci in pace e basta?
" Ma lui c'è..devi fartene una ragione Ricky! E devi imparare ad affrontare i tuoi problemi in modo diverso" feci il possibile per mostrarmi determinata e calma, ma le sue intenzioni mi spaventavano 
"La soluzione è più facile di quanto immagini..."mi seguì in cucina, mi bloccò tra il tavolo e il suo corpo, e io mi maledissi per essere stata così stupida da aver perso il controllo per un attimo, e avergli permesso di portarmi dentro. Mi sentivo soffocare.
Non avrei mai immaginato che Ricky potesse rivelarsi così...lui non era così quando lo avevo conosciuto. Era un ragazzo serio, tranquillo, responsabile; non il pazzo che mi stava minacciando di chissà cosa.
Era chiaramente intervenuto un meccanismo perverso nella sua mente, e stupida io a non essermene resa conto prima! Forse avrei potuto addirittura aiutarlo...
Non voleva il bambino, e forse non lo avrebbe mai voluto..ma voleva me, mi voleva in modo malato, e pur di avermi, era disposto a tutto. Doveva essere impazzito durante la sua permanenza in Germania..forse aveva visto le mie foto con Ethan pubblicate sui giornali, o forse aveva parlato con qualcuno che ci aveva visto qui a Londra, fatto sta che era tornato con la scusa del bambino, che adesso gli faceva addirittura comodo, per portarmi via dall'amore della mia vita.
Ok, mi dispiaceva che pensasse che lo avessi preso in giro, perchè così non era stato, perchè non avrei mai immaginato di imbattermi nella mia cotta adolescenziale a ventidue anni, e rendermi conto che fosse stata molto di più di una cotta..ma non potevo farci niente. Io avevo scelto Ethan molto prima di scegliere lui, e ora sapevo per certo che non sarei mai riuscita ad amare nessuno come amavo lui.
Con Ricky ero stata bene, non potevo e non volevo nemmeno negarlo..ma dopo aver assaggiato il paradiso tra quelle braccia, che desideravo mi stringessero forte anche in quel momento, non riuscivo nemmeno a immaginare di poter essere felice altrove, con qualcun'altro.
" Non sei curiosa di sapere la soluzione?" furono quelle gelide parole a riportarmi alla realtà
" Che significa? Quale soluzione? Che vuoi fare?" 
" Parti con me o lo scoprirai presto" 
Mi si mozzò il respiro. No, no no no no! Non poteva essere vero..no..no...no..no
" Mi fai schifo!" urlai con tutta l'aria che avevo nei polmoni..non volevo crederci..no no no no..perfavore...no
" Com'è che si dice? 'Se ami qualcuno, lascialo libero'..giusto? Ecco..lascialo!
Se ci tieni davvero a lui, vai e spezzagli il cuore. Altrimenti gli spesso le ossa." 
Ricky mi lasciò con uno strattone, e quando sentii la porta sbattere, mi accasciai a terra, priva di forze, priva di fiato, priva di sensi, priva di vita. E piansi, versai tutte le lacrime che avevo in corpo.
Volevo che Ethan mi proteggesse da tutto quel casino, e invece, ero proprio io a dover proteggere lui. 



BUONSALVEEEE!!!

Come avrete certamente capito, le cose per Emma e Ethan si mettono male...
Con Ricky ormai non è più possibile nemmeno ragionare..e per farvi un'idea di quello che accadrà nel prossimo capitolo, potete leggere lo spoiler che vi lascerò qui sotto.
Vi anticipo che ci stiamo avvicinando alla fine della storia : conto di concluderla in cinque/sei capitoli.
Ma vi dico anche che non vi libererete così facilmente di me, dato che ne sto già scrivendo un'altra! Più tardi pubblicherò il secondo capitolo :))))
Intanto vi lascio la trama. Mi farebbe davvero piacere sapete cosa ne pensate ;))

' Cinque giorni' è il titolo del libro che Carlotta Laurenti, subito dopo essersi liberata dagli impegni universitari e aver conseguito una dignitosa laurea nel settore del giornalismo, decide di scrivere e pubblicare, coronando il sogno di una vita. Le trecentocinquantadue pagine scritte di suo pugno raccontano nei minimi dettagli la storia d'amore di Erica e Marco, sbocciata e appassita come ogni fiore che si rispetti, durante un'estate non ancora troppo lontana. E fin qui tutto regolare, se non fosse che la trama di 'Cinque giorni' rispecchi un po' troppo la sua personalissima e travolgente avventura estiva con Andrea.
E se il libro finesse nelle mani del vero protagonista maschile? E se Andrea, che si è costruito una vita altrove e con qualcun'altro, ricoscesse lo sfrontato ragazzino che è sempre stato, in quelle pagine apparentemente anonime? Cambierebbe qualcosa?

Grazie di cuore per tutto il supporto che mi date, davvero! <3<3<3
Ed ecco a voi lo spoiler:
**************
" Perfavore Ethan..ridammelo" la voce ridotta a un sussurro disperato, gli occhi rossi e gonfi
" Dimmi perchè te ne vai"
" Te l'ho già detto"
" Non è quello il motivo"
" Invece sì"
" Non ci credi nemmeno tu"
" Lasciami andare..è meglio così"
" No..non è meglio così. Io Emma...io.."
" Non lo dire" mi interruppe, per evitare di lasciarsi condizionare da quelle parole. Sapeva anche lei che l'avrebbero fatta vacillare. E quella era l'ulteriore conferma che anche lei mi amasse.

****************

Un bacione, e a prestooooooo!! Recensiteeeeeee <3<3<3<3<3
 
 
















  
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