Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eles818    06/07/2015    1 recensioni
Tratto dalla storia:
James e Lily si guardarono inorriditi, mentre gli occhi del loro bambino diventavano due pozze scure e cominciava a piangere disperato, come un bambino non potrebbe mai fare.
Voldemort lo stava torturando e loro non sapevano cosa fare. Lily cominciò a piangere, pregando che la protezione che aveva fornito al figlio servisse a qualcosa.
E mentre pregava e piangeva, mentre il marito sussurrava incantesimi di protezione verso il figlio, tutto finì.

La famiglia Potter unita contro il primo ostacolo posto da Voldemort.
Primo libro della serie completamente rivisitato.
La storia di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, come sarebbe potuta andare.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Harry Potter e la Pietra Filosofale

Sesto Capitolo


13 Settembre 1991 – Hogwarts

 

«Stai SCHERZANDO?» Era ora di colazione e Harry aveva appena finito di raccontare a Ron quel che era accaduto quando aveva lasciato il campo di allenamento con la professoressa Mcgranitt.  Ron aveva lasciato perdere per la prima volta il cibo, urlando.  «Cercatore?» disse. «Mai quelli del primo anno... Tu devi essere il più giovane giocatore da...»
«Da un secolo. Me l'ha detto Baston. Ron, non urlare però. Baston vuole mantenere segreta la cosa.» Dorea era rimasto a guardarlo in silenzio, accompagnata da Hermione, che fissava timidamente Harry. «Dor, dimmi cosa c’è?» sbuffò ad un certo punto quello.
Lei sorrise. «Non vedo l’ora di vedere la reazione di tuo padre.» E scoppiò a ridere, lasciandolo basito e un po’ preoccupato.
In quel momento si avvicinò Malfoy, regolarmente seguito da Tiger e  Goyle.  «Perché quella faccia così preoccupata, Potter? Stai per tornartene a casa tua?»  
«Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi per terra e hai i tuoi amichetti al fianco» rispose Harry con freddezza.  
«Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo» disse  Malfoy. «Se vuoi, anche stanotte. Un duello tra maghi. Soltanto bacchette... niente contatto fisico. Be', che cosa c'è? Non hai mai sentito parlare di duelli tra maghi?» 
«Certo che ne ha sentito parlare, suo padre è un Auror, imbecille!» disse Ron voltandosi bruscamente.  «Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?»  
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.  «Tiger» disse. «Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave».  
Quando Malfoy se ne fu andato, Ron e Harry si guardarono. Hermione si schiarì la voce. «Non dovete assolutamente andare in giro di notte per la scuola. Pensa ai punti che farete perdere ai Grifondoro se vi beccano... e vi beccano di sicuro. Davvero egoista da parte vostra».  
«Hermione, sta’ tranquilla. Malfoy non farà nulla di che, qualche scintilla e si torna in dormitorio. Non venire.» La rassicurò Ron.
Lei, però, lo guardò stizzita e non si rivolse a loro per il resto della giornata. Dorea non disse nulla, ma in cuor suo sapeva che l’amica aveva ragione. Più volte cercò di far ragionare i due amici, dicendo loro di stare attenti ad un’eventuale trappola, ma spesso riceveva solo risposte stizzite. Alla fine lasciò perdere, e a cena le due si sedettero lontane da Harry e Ron.
In tutti i casi, non era quel che si dice il modo ideale di concludere la giornata, pensò Harry molto più tardi, mentre giaceva sveglio ad ascoltare Dean e Seamus che si addormentavano beatamente (Neville non era ancora tornato dall'infermeria). Ron aveva passato tutta la serata a dargli consigli del tipo: ‘Se cerca di lanciarti una maledizione, sarà meglio che la schivi, perché non mi ricordo come si fa a bloccarla’. Le probabilità che Gazza o Mrs Purr li trovassero erano molte, e Harry sentiva di star sfidando la sorte a infrangere una seconda volta le regole della scuola nell'arco di due giorni. D'altro canto, nel buio, continuava a vedere il ghigno di Malfoy: quella era la sua grande occasione per vedersela con lui da uomo a uomo dopo quello che aveva detto a Dorea. Non poteva perderla.  
«Sono le undici e mezzo» bisbigliò finalmente Ron. «Dobbiamo andare». 
Si infilarono la vestaglia, presero ciascuno la propria bacchetta  magica e attraversarono la stanza della torre, scesero per la scala a  chiocciola e raggiunsero la sala di ritrovo di Grifondoro. Dal camino, arrivava ancora il bagliore di alcuni tizzoni, che trasformava le poltrone in ombre nere e contorte. Avevano quasi raggiunto il buco coperto dal ritratto, quando, dalla poltrona più vicina, si sentì una voce: «Non ci posso credere, Harry! Ma che cosa stai facendo?»  
Una lampadina brillò nel buio. Era Dorea, seguita da Hermione, con indosso una vestaglia rosa e la faccia aggrondata.
«Mi spiace, ma abbiamo deciso così. Non ci tireremo indietro adesso. Andiamo.»
Fece cadere il ritratto della Signora Grassa e si arrampicò attraverso il passaggio che si era aperto nel muro. Entrambe li seguirono attraverso il passaggio, sibilandoli contro la propria ira, ripetendo frasi del tipo: «A voi non interessa niente di Grifondoro. A voi interessa solo di 

voi stessi.», «Io non voglio che i Serpeverde vincano la coppa, e voi ci farete perdere tutti i punti che ho ottenuto dalla professoressa Mcgranitt quando mi ha interrogato sugli Incantesimi di Trasfigurazione» 
«Andatevene!» Sbottò alla fine Ron.
«No, veniamo con voi.» Risposero risolute, all’unisono. I ragazzi rimasero sorpresi, ma non ci stettero troppo a pensare. Harry annuì e fece cenno a tutti di procedere.

Di corridoio in corridoio, alla fine arrivarono nella Sala Trofei. Avevano avuto fortuna: Gazza e Mrs Purr non si erano fatti vedere, ma Harry continuava a stringere spasmodicamente la bacchetta, un po’ spaventato.
Malfoy e Tiger non erano ancora arrivati. Si osservavano attorno, senza dire una minima parola. La tensione era palpabile. «Forse ha avuto paura» azzardò Ron, in tono trionfante.  
Poi, un rumore nella stanza accanto li fece sobbalzare. Harry aveva appena fatto in tempo a sollevare la bacchetta magica quando udì qualcuno parlare... ma non era Malfoy. 
«Annusa qua dentro, ciccina, potrebbero essere nascosti in un  angolo».   Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr. Inorridito, Harry agitò all'impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in fretta possibile. Svelti svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di Gazza.
«Sono qui, da qualche parte» lo udirono borbottare, «probabilmente  nascosti».  
«Da questa parte!» Harry bisbigliò agli altri e, in preda al terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria che rigurgitava di armature. Sentivano avvicinarsi Gazza.
«CORRETE!» sillabò Harry e tutti e quattro si misero a correre per la  galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse  seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero andando. Passarono attraverso un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono in un passaggio nascosto, lo percorsero a precipizio e sbucarono vicino all'aula di Incantesimi, che sapevano essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.  
«Credo che lo abbiamo seminato» ansimò Harry appoggiandosi contro  la parete fredda e asciugandosi la fronte.
«Dobbiamo tornare alla torre di Grifondoro il più in fretta  possibile» disse Ron.  
«Malfoy vi ha ingannato» disse Hermione a Harry. «Te ne rendi conto, non è vero? Non ha mai avuto la minima intenzione di battersi con te... Gazza sapeva che qualcuno si sarebbe trovato nella sala dei trofei; Malfoy deve avergli fatto una soffiata».  
Harry non riuscì nemmeno a risponderle. Il pomello di una porta cigolò e qualcosa schizzò come una pallottola fuori da un'aula di fronte a loro.  
Era Pix. Li vide ed emise uno squittio di contentezza.   «Zitto, Pix... per piacere... o ci farai espellere».  
Pix ridacchiò. «In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? Ah, ah, ah!  Sciocchi e insulsi, sarete espulsi! Dovrei proprio dirlo a Gazza» disse Pix con voce serafica, ma gli  occhi gli brillavano di cattiveria.
«Ma levati di mezzo» sbottò Ron colpendolo con forza... ma fu un  grosso errore.  
«ALLIEVI fuori dalle camerate» cominciò a gridare Pix, «ALLIEVI  fuori dalle camerate, nel CORRIDOIO degli INCANTESIMI!»
Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza  che avevano nelle gambe, dritti verso l'estremità del corridoio, dove  andarono a sbattere contro una porta... chiusa a chiave.   «Siamo arrivati al capolinea» disse Ron sconfortato mentre spingevano inutilmente cercando di aprirla. «Siamo perduti! la fine!»  
Udirono dei passi: era Gazza, che correva più in fretta che poteva  verso il punto da cui provenivano le grida di Pix.  
«Vi decidete a fare qualcosa?» sbottò Hermione. Afferrò la bacchetta di Harry, colpì il lucchetto e sussurrò: ‘Alohomora! ’  
Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro, la  oltrepassarono spintonandosi, la richiusero velocemente e vi  pigiarono contro l'orecchio, rimanendo in ascolto.
Quando furono certi che nessuno avrebbe aperto quella porta tirarono un sospiro di sollievo.   «Crede che questa porta sia chiusa a chiave» bisbigliò Harry. «Penso che siamo salvi... E piantala, Ron!» Infatti, era un minuto circa che Ron tirava la manica della vestaglia di Harry.  «Che cosa c'è?»  
Harry si voltò... e vide chiaramente che cosa c'era. Per un attimo, fu pronto a giurare di essere precipitato in un incubo: era troppo, dopo tutto quel che aveva passato fino a quel momento.   Non si trovavano in una stanza, come aveva creduto. Erano in un corridoio. Il corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano perché fosse proibito.  
Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre. Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo non dava adito a equivoci.  
Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la morte sicura preferiva Gazza.   Caddero all'indietro... Harry richiuse la porta sbattendola e ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono affatto. L'unica cosa che volevano fare era mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel mostro. Non smisero di correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora Grassa, al settimo piano.  
«Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?» chiese lei guardando le  vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e  madidi di sudore. 
«Non fa niente... grugno di porco, grugno di porco» ansimò Dorea e  il ritratto scivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.  
Passò del tempo prima che qualcuno parlasse.
«Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave  in una scuola?» disse infine Ron. «Se mai c'è stato un cane che ha bisogno di fare del moto, è proprio lui».  
«Stava sopra una botola. Fa la guardia a qualcosa». Asserì Harry, lasciando tutti ammutoliti.
«Già. Vorrei tanto sapere cosa, ma non credo che tornerò a fargli una visita tanto presto.» Sbottò Dorea, guardando dritta negli occhi smeraldini del suo migliore amico. «Vado a letto. Andiamo Herm?»
Quando tutti furono sotto le coperte, un unico pensiero attraversava la mente dei quattro amici.
Il cane faceva la guardia a qualcosa...  

 

 

Note d'Autrice: 

Ciao a tutti!
Visto? Ho aggiornato presto! :)
Volevo farvi notare che molte frasi le ho prese dal libro primo della saga! Questo perchè alcuni avvenimenti è ovvio che vadano nello stesso modo in cui li abbiamo letti, perciò mi risparmio la fatica e li copio! :p

Ovviamente molte cose andranno diversamente, perciò è raro che riprenderò quanto scritto dai libri. :)
Vi faccio notare che stavolta è Harry a notare che il cane fa la guardia a qualcosa, non Hermione! Il mio Harry sarà un po' diverso dall'originale, e ne capirete meglio il motivo successivamente! :) 

Spero comunque che vi sia piaciuto!
Un abbraccio,
Eles  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eles818