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Autore: HokiUchiha    07/07/2015    0 recensioni
[Neverwinter]
Una nuova minaccia incombe sulla città di Neverwinter. il Lord Neverember dopo una riunione con le alte cariche di altre città viene cruentemente assassinato. Riusciranno i nostri impavidi guerrieri a sconfiggere il malefico individuo che vuole comandare su tutta la Costa della Spada?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flashback
Hoki, un giovane ed intraprendente guerriero, armato di spada e scudo, era alla ricerca di alcune persone da assoldare nella propria gilda. L’aveva fondata, subito dopo aver lasciato l’esercito del sergente Knox. Era arrivato fino a Sharrandar, per cercare persone a cui chiedere di entrare nella propria gilda. Qui, conobbe Soveliss un Elfo del Sole. Subito Soveliss si dimostrò essere abbastanza coraggioso da voler seguire Hoki nel suo tentativo di sconfiggere Malabog e il suo esercito di fomoriani. Hoki e Soveliss assoldarono anche alcuni guerrieri di Sharrandar e di tutta la Costa della Spada, tra cui un monaco di nome Osvald. Inizialmente il nome della gilda era ‘I Purificatori’, con Hoki e Soveliss a capo di essa. Il piccolo esercito, avanzava verso il castello di Malabog. Subito i berretti rossi e i Troll si misero in mezzo alla strada, per cercare di fermare l’avanzata dei soldati, ma inutilmente. La forza e l’esperienza dei soldati assoldati da Hoki e Soveliss era tale da spazzare via quella piccola e stupida resistenza. Avanzarono, ma anche le truppe di Malabog continuavano ad avanzare verso di loro, ed inesorabilmente si finiva sempre in uno scontro. Le perdite erano molto superiori per l’esercito di Malabog, ma purtroppo anche alcuni soldati della gilda in quei giorni morirono. Più si avvicinavano al castello, più le truppe di Malabog diventavano numerose e resistenti. Soveliss in tutto quel tempo, aveva inoltre studiato e disegnato una dettagliata mappa, per riuscire a scappare dal castello, senza essere trovati ed uccisi. Aveva segnato sulla mappa alcuni nascondigli, e alcuni sentieri nascosti. Dopo ormai una settimana di viaggio, dell’esercito della gilda rimanevano ormai una ventina di uomini, e ormai poche ore separavano il plotone dalle porte del castello, quando accadde una cosa che nessuno avrebbe potuto prevedere. Dal sentiero dal quale erano arrivati, spuntò una persona, a cavallo di un drago rosso, di media dimensione. Hoki si alzò in piedi, prendendo dalle spalle il proprio scudo, pronto al combattimento.
“Non sono qui per combattere.” Disse la persona. Era un uomo, con alcune scaglie di colore rosso sulla pelle. Scese dal drago, e si avvicinò a Hoki, guardandolo negli occhi. “Ho saputo che volete cercare di sconfiggere Malabog, e io, sono qua per aiutarvi. Ho perso molti amici, che come voi hanno tentato di liberare Sharrandar dalla presenza di quell’essere indegno.”
Le parole dell’uomo erano dure da sentire, ma Hoki non rispose, non subito.
“Io sono un vostro alleato. E per dimostrarlo, vi ho portato oltre ad armi e armature, anche alcuni soldati che hanno come scopo la liberazione di Sharrandar.”
La sorpresa fu molta, nel vedere tra le fila dei soldati, anche un paio di orchi, da sempre in conflitto con gli elfi.
“Mi hai detto da dove venite voi... Ma non mi hai detto chi tu sia.” Gli rispose Hoki, abbassando lo scudo, guardando l’uomo dalle fessure del proprio elmo.
“Io sono Geijn.” Rispose l’uomo, con un sorriso. “Allora, Geijn, benvenuto tra di noi. Ti voglio presentare Soveliss, mio pari a capo della nostra Gilda, I Purificatori” Soveliss guardò Geijn, prima di alzarsi e dire “Nonostante ci siano anche alcuni di cui non sono contento di vedere, mi fa piacere vedere che siate qui ad aiutarci. Vi ringrazio anche a nome di tutta Sharrandar.” Venne la notte, e all’accampamento, i soldati parlavano, mangiavano e qualcuno anche cantava. Hoki con l’ausilio di un cannocchiale, osservava attentamente ciò che stava succedendo dentro alle mura di recinzione del castello. Notava alcuni Fomorian iniziare a montare catapulte, baliste e onagri. Hoki, osservava con attenzione, e annotava il tutto su di alcuni fogli, così da poter segnare in maniera approssimativa la quantità di difese del castello. Osvald, si avvicinò a Hoki, e gli disse “Hoki, sono Osvald. So che qualcosa ti turba. Non ti conosco da molto, ma riesco a capire che tu abbia qualche preoccupazione.” Hoki abbassò il cannocchiale, e si sedette. Il monaco aveva ragione. Nella sua mente c’erano mille e più pensieri, e molti di essi, erano rivolti alla persona che non vedeva da ormai molto tempo. Non riusciva a non pensare alla ragazza a cui era molto legato in gioventù. “Hai ragione Osvald... Sono preoccupato.” Furono le parole di Hoki. “C’è il pericolo che questa avventura sia un suicidio, senza contare che noi siamo solo un piccolo esercito, mentre Malabog, nonostante le perdite, è ancora con un esercito bello grosso...”
Osvald guardò prima il castello in lontananza, poi Hoki, e notò sui fogli le annotazioni del ragazzo. “Quella è l’antica lingua dei maghi rossi...” Gli rispose Osvald, notando quei segni, a volte ordinati, a volte disordinati, ma tutti con un senso compiuto. “A quanto pare Osvald, non ti si può nascondere nulla, vero?” Gli chiese Hoki, togliendosi l’elmo e l’armatura, mostrando al monaco il tatuaggio color sangue sulla spalla. Era un simbolo, il nome di una città: Thay “Molti credono che io sia solamente un guerriero nato a Neverwinter da genitori normali... Ma non puoi essere un umano qualunque, se i tuoi genitori sono dei Maghi Rossi...”
Le sue parole, mentre spiegava a Osvald la propria storia, si fecero dure e fredde come l’acciaio. Hoki rimise l’armatura e l’elmo, e disse al monaco, dopo la spiegazione “Ciò che tu sai, ha da restare un segreto, d’accordo?”
Il monaco non parlò. Si limitò ad annuire, e Hoki riprese a guardare nel cannocchiale tornando a segnare le difese. Il giorno dopo, un’altra sorpresa. Geijn si era fatto mandare dalla propria patria alcuni draghetti, e nelle borse che portavano vi erano delle bombe. “Da dove hai detto che vieni tu?” Gli chiese Soveliss, stupito di vedere tutti quei draghetti pronti ad obbedire a qualunque suo comando.
“Io vengo dal Pozzo dei Draghi. Sono un Guerriero dei draghi.”
“Tu credi che basteranno le bombe che ti sei fatto mandare dalla tua patria?” Gli chiese di nuovo Soveliss, guardando poi le mura “Sappiamo tutti che Malabog avrà riempito di protezioni e trappole il proprio castello... Inoltre, dai rumori sentiti durante la notte sembrava che costruissero qualcosa di davvero pericoloso-”

“Balliste, catapulte e onagri” Lo interruppe Hoki, scendendo dalla propria postazione di spionaggio “Ne ho viste almeno una quarantina di queste macchine da guerra. E non mi stupirei se ce ne fossero delle altre” Lo sguardo di tutti sembrò impaurirsi, e iniziarono a guardarsi l’un l’altro, cercando di farsi coraggio. Geijn subito, prese la parola “Fratelli. Ormai non possiamo più tornare indietro. Abbiamo fatto troppa strada per arrenderci proprio adesso. Il nemico ha una maggiore potenza di fuoco, ha più soldati, ma non qualcosa per cui lottiamo noi, L’Onore.” Da quelle parole, i soldati sembravano immediatamente sollevati. “Con le bombe distruggeremo le macchine da guerra e faremo anche una breccia nel muro, da li riusciremo ad arrivare direttamente all’interno del castello. I fomorian sono tanti, forti e meglio organizzati di noi, ma saranno comunque impreparati a una situazione simile e l’effetto sorpresa sarà vitale per noi.” Più Geijn parlava, più riusciva a convincere i soldati che combattere contro Malabog era la cosa giusta e in pochi minuti, da incerti soldatini, adesso aveva un plotone di impavidi guerrieri assetati di vittoria e che avrebbero combattuto fino alla morte, per liberare Sharrandar dall’oppressione di quel mostro. A mezzogiorno, l’attacco da parte della Gilda iniziò. I draghetti tenendo nelle zampe una bomba ciascuno, volarono sopra alle mura, lasciando cadere le bombe, che appena toccarono il suolo, esplosero, causando perdite di armi, di soldati e anche di macchine da guerra dentro al castello. L’attacco aereo durò qualche minuto, fino a quando non si fece una breccia nelle mura di cinta del castello. Subito, i soldati, guidati in carica da Hoki e Geijn entrarono nelle mura, e lo speccatolo che li accolse, li lasciò per un secondo sconvolti. Morte. Morte e distruzione ovunque. Però non c’era tempo per ripensarsi, subito corsero all’entrata del castello, sbaragliando alcuni berretti rossi che cercavano di frapporsi. Raggiunsero in fretta la sala del trono, dove il fomorian sedeva, come se quel trono gli spettasse di diritto da sempre. Soveliss guardò il fomorian, ed estratto l’arco, incoccò una freccia, mirando agli occhi. Hoki gli fece cenno di aspettare, notando che il fomorian stava parlando con qualcuno, o qualcosa. Era una persona incappucciata, e la sola presenza serviva a far irritare Malabog, che sbottò “VEDI DI ANDARTENE, TI HO GIA’ DEDICATO ANCHE TROPPO DEL MIO TEMPO! SONO IN GUERRA, NON DURANTE UN INCONTRO DEL TE’!” Le parole del gigantesco Fomorian rimbombarono per tutta la sala del trono, mentre la figura incappucciata, si scioglieva in un ombra, e fuggiva velocemente. Dietro a Malabog, in alto, un grande Drago blu osservava la scena, sembrando quasi divertito. Hoki notò con un po’ di difficoltà quel drago, che dalla posizione in cui erano, risultava quasi nascosto. “Soveliss, guarda. Malabog ha un drago blu” Disse Hoki all’elfo. “Questo complica i nostri piani...” Rispose Soveliss, cercando di trovare anche solo un indizio della presenza del drago. Geijn, affianco a loro, disse “Si, ho saputo che Malabog ha ricevuto un drago blu, da una donna... Una certa Valindra...” Appena venne nominato quel nome, Hoki sgranò gli occhi, voltandosi verso Geijn “Valindra avrebbe donato uno dei suoi draghi a questo essere?” Chiese, più perplesso che sorpreso.
“Si. Ho studiato a lungo questo castello, e ho visto Valindra accompagnata molto spesso da un drago blu, e l’ultima sua visita, non lo aveva più...” Questo fattore complicava la situazione. Con un drago al servizio di Malabog, non solo avrebbero dovuto stare attenti per via terrena, ma anche per via aerea per colpa del drago. La situazione da complicata diventava critica ormai. Nonostante ciò, il piccolo esercito avanzò dentro alla sala, e le frecce degli arcieri vennero scoccate contro Malabog e il drago, prendendoli di sorpresa. “VOI! AVETE DECISO DI MOSTRARVI FINALMENTE, PREPARATEVI A PERIRE!” Urlò il fomorian alzandosi in piedi e brandendo l’enorme spada, cercò subito di uccidere il manipolo di soldati, ma purtroppo per lui, i soldati era molto più veloci dei suoi attacchi. Il drago, soffiava fulmini dalla propria bocca, cercando di uccidere i soldati. Fu una lunga battaglia, soprattutto per i soldati che combattevano per liberare Sharrandar. Malabog sferrava colpi sempre più velocemente, mentre continuava a soffiare dentro ad un corno per chiamare i suoi sottoposti ad aiutarlo. La battaglia durò quasi due giorni, con continue perdite nell’esercito di Malabog. Soveliss, incoccando una freccia nel proprio arco, la scagliò verso l’alto, prendendo in pieno uno degli occhi del drago, rendendolo cieco da quell’occhio. Fu allora che Malabog si distrasse e Geijn riuscì finalmente a richiamare i draghetti per fargli cadere addosso le ultime bombe. Quello che rimase nella sala dopo l’esplosione delle bombe, fu uno scenario di morte e distruzione. Hoki, Soveliss e i pochi sopravvissuti si alzarono in piedi a fatica, notando che Malabog e il drago blu erano morti. Molti fomorian e berretti rossi scappavano impauriti, dopo aver assistito ad un tale massacro. Hoki si guardò attorno, notando che dei propri soldati ancora in vita erano una dozzina. Aiutò Osvald a restare in piedi, poiché era stato ferito ad una gamba, e disse “Oggi, abbiamo fermato una terribile minaccia, ma abbiamo perso alcuni dei nostri uomini. E’ vero, il loro sacrificio non sarà stato vano, e noi, grazie alla magia del nostro mago, li riporteremo indietro, dando loro una più che degna sepoltura.” Nessun’altro parlò. Annuirono tutti, e Hoki sorrise. Era finalmente riuscito a proteggere una città. Si sarebbe fatto un nome, avrebbe avuto la fama che gli serviva per riuscire nella sua impresa.
Nessuno dei presenti però, si accorse che in alto, in cima ad una delle colonne, un’ombra oscura li stava osservando. Dopo la scena, l’ombra si dileguò, senza lasciare tracce.
Hoki, Soveliss, Geijn e i sopravvissuti, appena rientrati ad Illyambruen, vennero accolti come eroi, mentre ai defunti soldati fu data loro la più degna delle sepolture. Hoki decise di riportare Osvald a Neverwinter, non prima di aver fatto un ultimo discorso “Ragazzi. Oggi abbiamo vinto, ma con una perdita. Ritroviamoci qui, tra un anno. Così, potremo raccontarci le nostre nuove avventure. Ci state?” La risposta non si fece aspettare, e tutti accettarono l’invito. Dopo ciò, Hoki e Osvald salirono sui rispettivi cavalli, e galoppando verso Ovest, in un mese, furono di nuovo a casa.

Fine della prima parte

   
 
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