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Autore: Portgas xyz    08/07/2015    2 recensioni
Pugno di Fuoco é uno spirito libero. Nelle sue vene scorrono le fiamme e tutto il suo essere brucia più di mille soli. Ha la determinazione che serve per arrivare in alto e conquistarsi il suo giusto posto nel mondo e sa anche da dove vuole iniziare. La sua punta di diamante, infatti, sarà la testa di uno dei quattro Imperatori.
Solo che, all'inizio della sua avventura, non aveva immaginato che avrebbe dovuto passare buona parte del viaggio a stretto contatto con quello che aveva soprannominato nemico.
Mantenere a bada le fiamme non sarà di certo facile, ma farà ugualmente vedere a tutti quei pirati di cosa é capace.
Anche se ai loro occhi é solo una donna.
Attenzione, Fem!Ace.
Portgas xyz.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Marco, Pirati di Barbanera, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Sciao belli!
Ah, sento il profumo della libertà avvicinarsi! Tra poco mando a ‘fanculo libri e tutto e uscirò dalla cantina, urlando a braccia aperte verso il sole!
A parte questo, capitolo nuovo, sconfitta nuova, botte nuove. Anne le ha prese pure stavolta xD devo rimetterla in sesto però, ci tengo troppo.
 
Alla prossima, coming soon.
Portgas.
 
 
Whitebeard Pirates’ Flame.
 
4. C’è sempre una prima volta.
 
-Ehi, te ne sei accorto?-
-Si.-
-Vedi di andarci piano.-
 
*
 
Arrivare sul cassero non era stato complicato, soprattutto tenendo presente che a quell’ora del pomeriggio giravano un sacco di mariani sopracoperta. In ogni caso, era stata particolarmente attenta a non farsi notare, spostandosi silenziosamente e salendo di volta in volta, fino a raggiungere il punto più a poppa della nave dove si trovava quell’enorme scranno su cui vi era seduto Barbabianca, senza un graffio.
Anne digrignò i denti per il fastidio, portando una mano a sfiorarsi il setto nasale che il suo fidato dottore di bordo le aveva sistemato durante la notte, facendole vedere le stelle. Aveva ancora il cerotto e persino respirare le faceva male.
Dannato vecchiaccio!
Lui, al contrario, se ne stava tranquillo a prendere il sole, circondato dai suoi uomini e intento a dare ordini, a ridere di gusto e a tracannare saké a più non posso. Non era giusto, non era proprio possibile poter essere tanto calmi e indifferenti ad una minaccia come lei nei paraggi, libera di muoversi come le pareva. Insomma, non sapevano che la Marina le aveva appioppato una taglia da capogiro? Non sapevano che era la ricercata più giovane e temuta? I fottuti giornali non li leggevano, accidenti a loro?
Si impose di tranquillizzarsi e di rimanere concentrata non appena si accorse delle piccole fiammelle che avevano iniziato a scaturirle dalle dita delle mani. Aveva ancora qualche problema di autocontrollo ma, se non si arrabbiava e rimaneva lucida nelle situazioni più critiche, riusciva a controllarsi abbastanza. Il punto era, però, che si sentiva costantemente incazzata e tenere a bada il fuoco diventava ogni ora più complesso.
Si appiattì contro la parete della stanza che portava alla sala di navigazione, allungando il collo per poter osservare gli spostamenti che stavano avvenendo.
Il vecchio era sempre al solito posto, mentre, attorno a lui, c’era un po’ di movimento, ma niente di eccessivo o caotico. Gli unici che non si erano mai mossi erano due uomini, tra cui Anne riconobbe la figura di quel pirata tanto idiota e impiccione. Quel, come si chiamava? Il tizio cotonato e con la faccia da schiaffi.
Satch!, si disse, dandosi un pugnetto sulla fronte. Era in piedi accanto all’Imperatore, affiancato da un altro pirata, più o meno della stessa stazza, e con dei capelli biondi che facevano concorrenza al castano, ma non si stupì molto, dato che tutti, su quel veliero, avevano l’aria di essere parecchio strambi, inoltre aveva altro per la testa e, sicuramente, due Capitani non potevano rappresentare un intralcio. Per quanto ne sapeva, nessuno di loro aveva dei poteri particolari e, se le avessero intralciato il cammino, li avrebbe arrostiti per bene.
Un pensiero le tornò alla mente. Mesi addietro, quando avevano raggiunto l’Arcipelago Sabaody, uno dei suoi uomini aveva raccolto informazioni sui possibili nemici e le aveva detto qualcosa riguardante la ciurma del vecchio, in particolare sui Frutti legati ad essa, ma non ne era certa e, purtroppo, non riusciva a ricordare di che abilità si trattasse.
Decise quindi di lasciar perdere. Sicuramente non erano nei paraggi, altrimenti se ne sarebbe accorta.
Prese un profondo respiro, stringendo l’elsa dell’enorme e affilata falce che aveva rubato dall’armeria quella mattina, quando tutti erano a colazione. Aveva scartato molte armi, considerandole troppo fragili, ma quella le era subito saltata all’occhio per dimensione e bellezza. Già si immaginava in piedi sopra alla carcassa di Barbabianca, abbattuto come un animale, vittoriosa e fiera.
Scosse il capo. Prima doveva riuscire nella sua missione e poi avrebbe esultato.
Diede un ultimo sguardo al cassero assolato, scoprendo che la via era libera e che, probabilmente, quello sarebbe stato l’ultimo momento di pace. Così, deglutendo e sentendo il cuore batterle in gola per l’emozione, scattò all’aperto, uscendo dal suo nascondiglio e scagliandosi veloce contro Barbabianca, il quale le stava dando le spalle.
Era vicinissima e, quando le rimasero solo un paio di passi, si diede lo slancio, saltando in avanti e ruotando le braccia sopra la testa per poter scagliare la falce dritta addosso al corpo del vecchio. Un colpo netto sarebbe bastato e lei sarebbe stata libera.
La lama scintillò sotto al sole, fendendo l’aria e andando a scagliarsi contro l’ignaro Capitano della Moby Dick.
In tutto ciò, però, Anne riuscì solo a vedere un lampo azzurro sfrecciarle sotto agli occhi per poi finirle addosso. La mazzata che le arrivò allo stomaco fu peggio di una cannonata, tanto che le mozzò il respiro e le tolse qualsiasi forza. Si vide sbalzare lontano, mentre il ponte della nave si allontanava sempre di più, rimpicciolendosi. Chiuse gli occhi quando urtò una barriera con la schiena e, a giudicare dalla suo continuo volo, doveva averla anche sfondata. A quello seguì un secondo impatto e fu come ricevere uno schiaffo su tutto il corpo, seguito da una sensazione di freddo e umido. Non appena aprì gli occhi, vide una marea di bolle, schiuma e acqua cristallina tutt’attorno a lei, mentre la superficie si faceva sempre meno nitida.
Si allarmò appena capì di essere finita in mare e tentò con tutta se stessa di sbracciarsi per risalire, muovendo gambe e braccia, ma era come se nulla le rispondesse. Le membra erano pesanti, l’aria le mancava, il dolore allo stomaco la stava torturando e in tutto quella situazione scomoda, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che non aveva mai immaginato di morire in quella maniera tanto misera.
 
*
 
-Guardate, è finita in mare.- notò un marinaio, appoggiandosi al parapetto con tranquillità, evitando accuratamente la parte che era stata appena sfondata.
-Ma non sa nuotare.- azzardò un altro, ricordando che ci aveva ingerito i Frutti del Diavolo rischiava di morire se a contatto con l’acqua.
-Qualcuno la vada a ripescare.- disse con fare ovvio un tizio accanto a lui, dalla pelle scura e dall’aria divertita, l’esatto ritratto dello stato d’animo del resto della ciurma.
-Maledizione, ti avevo detto di andarci piano!- sbraitò a quel punto il Comandante della Quarta Flotta, sbraitando improperi e togliendosi la camicia bianca della divisa da cuoco e il fazzoletto che portava al collo con gesti bruschi mentre si avviava verso il bordo della nave, lasciando cadere sul ponte i vestiti. Si affacciò sul mare, individuando il punto in cui Anne era finita, da cui provenivano svariate bollicine d’aria, e salì sul parapetto, tuffandosi poi in acqua per andare a recuperarla.
I suoi compagni assistevano divertiti alla scena, chi ridacchiando, chi incredulo, chi, come una piccola parte degli uomini di Pugno di Fuoco, preoccupato, e chi era solo contento di aver dato una lezione a quella impertinente.
-Non serviva arrivare a tanto, figliolo.- disse un divertito, e per nulla dispiaciuto della cosa, Barbabianca al Comandante della Prima Flotta, osservando Satch risalire a bordo con il corpo privo di sensi della ragazza tra le braccia.
Marco si voltò dalla parte opposta, dirigendosi nella sala comandi e dando le spalle alla scena, niente affatto pentito. -Le serviva una lezione.- dichiarò semplicemente, con un gesto svogliato della mano.
Intanto Satch appoggiava con quanto più garbo possibile Anne sulle assi di legno, afferrandole il mento e ruotandole in viso, cercando di capire se respirasse o meno.
-Ohi, è morta?- gli chiese un mozzo.
-Nah, non credo.- lo rassicurò il castano, prendendo a lasciare qualche schiaffo leggero sulle guance della mora. -Anne? Ragazzina? Forza, svegliati!-
Si mise seduto quando la vide aprire gli occhi e schizzare a carponi, vomitando mezzo oceano, saliva e sangue. A quanto pareva, quel deficiente di Marco ci era andato davvero giù pesante con quel calcio. Lo aveva pure visto usare l’armatura per essere sicuro di non mancare il bersaglio e neutralizzare i poteri del Frutto Rogia.
-Tutto bene?- le chiese sorridendole, scompigliandosi i capelli che gli ricadevano sulla fronte e sulle spalle, tutti aggrovigliati.
Lei tossì un paio di volte, respirando a fatica, tanto che i suoi polmoni facevano un suono strano, quasi un brusio. Forse era meglio se la faceva visitare dalle infermiere del babbo.
-Come… come ha fatto?- la sentì domandare, ancora immobilizzata a terra, con la fronte appoggiata al pavimento e una smorfia di dolore sul viso. -Come diavolo ha fatto a colpirmi? Non ci era mai riuscito nessuno!-
-C’è sempre una prima volta.- la informò Satch a quel punto, chiedendosi se Anne sapesse nulla riguardo all’Ambizione e a tutti i particolari legati all’argomento. Probabilmente no, altrimenti avrebbe previsto ed evitato il colpo micidiale, esattamente come loro avevano avvertito la sua presenza alle spalle del babbo dieci minuti prima. -E poi, tutti le hanno prese da Marco.- esclamò, parlando come se quegli episodi fossero all’ordine del giorno.
Anne tossicchiò ancora, contorcendosi per il dolore. -M-Marco?- domandò.
Ma il vecchio non si chiamava Barbabianca? O Edward Newgate?
Satch incrociò le gambe, poggiando i gomiti sulle ginocchia e usando i palmi come appoggio per il mento, guardandola sorridente, allegro e gocciolante. -Il Comandante della Prima Flotta. E’ stato lui a mandarti affondo.-
La ragazzina sbatté le palpebre, assimilando l’informazione e ricordando di aver visto un lampo blu giusto un secondo prima che il suo stomaco diventasse poltiglia.
Ricapitolando: le aveva prese due volte dal vecchiaccio e una da un suo sottoposto dai poteri sconosciuti. Per quanto ancora aveva intenzione di rimanere a subire senza darsi da fare e dimostrare quanto forte era?
Strinse i denti e i pugni, mettendosi carponi e sollevandosi lentamente, fino a rimanere in ginocchio sotto lo sguardo attento e fin troppo divertito di Satch. Accidenti, non lo sopportava proprio. Sembrava che volesse costantemente spingerla a parlare e la fissava come se si fosse aspettato che da un momento all’altro lei lo avrebbe abbracciato e lo avrebbe chiamato nakama.
Tsk, col cazzo.
-Smettila, o ti cavo gli occhi e li do in pasto ai pesci!- lo avvisò arrabbiata, umiliata e ferita nell’orgoglio e nel fisico, alzandosi cercando di nascondere la fatica e stringendosi la pancia con un braccio attorno al corpo. Era a pezzi e doveva assolutamente trovare il suo dottore prima di vomitare anche quello che aveva mangiato sei mesi prima.
Satch la guardò arrancare sottocoperta a leccarsi le ferite con un’espressione beata e per niente impaurita dalle minacce rozze e poco eleganti che aveva ricevuto. Gli piaceva quella mocciosa, sapeva il fatto suo e, tutto sommato, era certo che non fosse tanto acida come dava ad intendere. Ci voleva solo del tempo e, abituato com’era a bestemmie e insulti, qualche parolona in più non gli avrebbe scalfito l’ego smisurato che aveva.
  
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