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Autore: Jules_Weasley    08/07/2015    5 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo quattordici



La partita



Le bruciavano gli occhi. Avrebbe voluto piangere come una bambina, fino a finire le lacrime. In meno di un'ora aveva chiuso con Fred e avuto un diverbio con James, il quale ovviamente non aveva trovato di meglio da fare che passare davanti all'aula proprio nel momento in cui lei si stava lasciando andare ad un pianto liberatorio. Maledizione, lei non piangeva mai davanti agli altri.

Comunque, doveva dare atto ad Albus di avere ragione: il chiodo scaccia chiodo non era una buona tattica per Penny. Sulla via per la Sala Grande passò davanti a una porta a specchio, e il riflesso che vide le mise paura: sembrava un dannato spettro. Pallida, smunta, gli occhi arrossati e gonfi.

Quando si sedette al tavolo di Grifondoro, gli altri compresero che qualcosa non andava, ma furono abbastanza delicati da non fare domande al riguardo.

Al sembrava preoccupato dal fatto che Penny non avesse toccato cibo, perché non era da lei. Penny spiegò che non aveva appetito e accennò un sorriso che voleva essere rassicurante, ma che risultò poco convincente.


Fred era tornato a stare nella parte del tavolo occupata da quelli del settimo anno, con grande sollievo di James. Benché ora fosse consapevole che il cugino non era un rivale, preferiva comunque che stesse alla larga da Shane.





Quella sera Penny si ritirò in dormitorio presto, insieme alle compagne di stanza. Voleva sfogarsi. Avrebbe voluto parlare anche con Al, ma non voleva beccarsi un te l'avevo detto come risposta. Decise di rimandare la conversazione, ma raccontò tutto alle amiche. Di come aveva spiegato ogni cosa a Fred, di quanto lui fosse stato comprensivo, di come ciò le avesse dato la conferma di essere un'idiota.


"Hai fatto la cosa giusta" la consolò Rose. Penny abbozzò un sorriso. Ovviamente non piangeva più, non davanti a loro. Però era perfettamente chiaro che fosse un po' provata dalla giornata appena trascorsa.

"Davvero" aggiunse Alice. "L'avresti ferito di più se avessi continuato a frequentarlo". Le altre annuirono, per rafforzare il concetto, e Penny apprezzò come le sue amiche si stessero dando da fare per rincuorarla.


"Almeno ci hai provato" sdrammatizzò Trixy, beccandosi una gomitata da parte di Alice.
"Oh andiamo! Tentar non nuoce" insistè l'altra. "Non è così grave, Paciock! Fred non è ancora così cotto da non potersi riprendere". Penny sorrise.

"Hai usato le sue stesse parole" notò. "Di Fred, dico". A pensarci bene, quei due avevano delle similitudini caratteriali.

"Davvero?"

"Già, lui mi ha... consolato. In un certo senso".

"Carino da parte sua" disse Alice. Penny annuì.

"Non sono mai stata così in basso. Voglio dire, sono talmente ridicola che persino il ragazzo che ho scaricato si è sentito in dovere di tirarmi su il morale". Il pensiero era troppo comico per non strapparle una risata.

"Fred è un tipo sensibile" disse Rose. Era sempre stata sicura che il cugino non avrebbe dato in escandescenze.

"Sì be', con un paio di Burrobirre gli passerà la delusione" dichiarò Trixy. Alice sbuffò.

"Dimentico spesso che sei una vera sentimentale Trix" replicò Alice.

"Una delle ultime romantiche" aggiunse Trixy, consapevole di essere un po' cinica. "Probabilmente è la cattiva influenza di avere Blaise Zabini come padre". Le altre risero e Penny per la seconda volta pensò di intravedere dei punti di contatto tra Trixy e Fred. La voce di Alice la strappò dai suoi pensieri.

"Al non sarà contento".

"Miseriaccia!" esclamò Rose. "Se comincia con i suoi te l'avevo detto lo Affatturo!" Nonostante l'esclamazione iniziale fosse in pieno stile Weasley, il tono di Rose ricordava quello di Hermione. Nessuna osò contraddirla.

"Grazie, Rose. Voi Weasley siete molto comprensivi" disse, pensando a Fred. "Non si può dire lo stesso dei Potter" mormorò, con la mente rivolta più a James che ad Albus. Evitò accuratamente di menzionare lo scambio di battute con Potter senior. Ne avrebbe parlato con Rose: la frase che aveva detto su di lui la imbarazzava troppo.

"Ora a letto!" disse Rose autoritaria. "Tu e Trix domani dovete essere in forma per la partita, soprattutto perché devo vincere la scommessa con Lorcan".

Penny accennò un sorriso, prima di ricordarsi che il Cercatore della sua squadra era il maledetto James Potter. Si rannicchiò sotto le coperte e si abbandonò al sonno.




La mattina dopo si svegliò stranamente riposata. Al fu cortese, anche più del solito. Le versò il succo di zucca e le parlò come si parla a un bambino di tre anni che si è appena sbucciato il ginocchio. Era segno che Rose gli aveva caldamente raccomandato di lasciarla stare. Probabilmente gli aveva detto quel che era successo con Fred, ma nello sguardo di Al Penny riusciva a leggere solo comprensione.
Non aveva intenzione di rifilarle un te l'avevo detto, evidentemente.

Sorseggiando il succo di zucca, Penny si ricordò che non aveva ancora raccontato a nessuno quello che era successo con James.

Era stata talmente presa dal raccontare la conversazione con Fred che si era dimenticata di riferire a Rose l'assurdo dialogo che aveva avuto con il Cercatore Grifondoro.

Come se non bastasse, quel pomeriggio c'era la partita di Quiddich e lei non era concentrata. Di sicuro avrebbe fatto pena – e di conseguenza Baston avrebbe richiesto il suo scalpo.

Che cosa poteva volere di più dalla vita? Un Lucano, probabilmente.






Quando ebbe finito di fare colazione, si ritrovò con i propri pensieri e un bel niente da fare. Era sabato mattina, quindi niente lezioni. Il modo più proficuo di mettere a frutto la mattinata era andare in biblioteca a studiare. Da due o tre giorni non combinava niente. Certo, l'anno prima aveva ottenuto ottimi risultati ai G.U.F.O, ma era meglio non sfidare la sorte. Era rimasta leggermente indietro in Storia della Magia, quindi avrebbe utilizzato il tempo a disposizione per recuperare.

Era sul punto di uscire dal ritratto della signora grassa, quando Rose decise di aggregarsi. Non bisognava certo convincerla ad andare in biblioteca. Sotto questo punto di vista era tutta sua madre.

Penny aveva sperato di stare per conto suo a crogiolarsi nell'autocommiserazione, ma Rose era stata così tenera con lei che non se la sentiva di dirle che voleva stare da sola. Inoltre... la biblioteca era pubblica.

"Vado a prendere i libri" disse Rose. "Aspettami in Sala Comune".

Penny annuì e si sedette sul divano mentre Rose saliva su per la scala a chiocciola del dormitorio femminile. Dall'altra parte della Sala Comune, Penny scorse Fred e notò con piacere che non la stava guardando. Probabilmente Trixy aveva ragione: un paio di Burrobirre da Madama Rosmerta era tutto ciò che occorreva per sistemare la faccenda. Cercò James con lo sguardo, ma non era lì.

"Eccomi" annunziò Rose, riscuotendola dai propri pensieri. Penny si alzò.

"Sei diventata un fulmine Rose" commentò.

"Ho imparato dalla migliore!" replicò l'amica. Non perdeva mai occasione per ricordare a Penny di essere una ritardataria cronica. Un difetto che però cercava di compensare preparandosi velocemente.

"L'arte del ritardo richiede di essere rapidi nel fare qualunque cosa" disse con serietà, "ma riuscire lo stesso a non essere puntuali".

"Potresti tenere un seminario con le tue filosofie di vita sul ritardo" la celiò Rose.


Insieme si avviarono per i corridoi chiacchierando, fino a raggiungere la biblioteca. Prima di entrare, Penny si fermò a raccontarle in breve la conversazione con James. Rose parve stupita delle parole che l'amica aveva pronunciato.

"Hai paragonato James al sole e Fred a una torcia?" chiese, incredula.

"Non ripeterlo" la supplicò Penny. "È imbarazzante ripensarci".

Rose scosse la testa, senza trovare qualcosa da dire. Semplicemente l'abbracciò. Penny apprezzò il silenzio dell'amica.

"Grazie Rosie" disse solo. "Ci sei sempre".

"Sono la tua migliore amica" le rispose semplicemente. "Dove altro dovrei andare?"

"Uno per tutti, tutti per uno, giusto?" A quelle parole Rose fece un gran sorriso.

"Giusto" confermò.

Era una frase che dal primo anno Penny, Rose e Albus avevano assunto come motto, riprendendola da un libro babbano. Quando Penny era bambina il padre era solito leggerle I Tre Moschettieri prima di metterla a letto.

Aveva molto per essere grata, pensò Penny. Non aveva senso deprimersi per James Potter, o per qualsiasi altro ragazzo. Lei aveva Rose, Al, le ragazze e la sua famiglia. Merlino, come le mancava nonno Arnold!

Sorrise e prese l'amica sottobraccio, per poi entrare in biblioteca. Il sorriso sulle sue labbra si spense istantaneamente, perché in effetti un ragazzo in grado di deprimerla a prima vista esisteva eccome – rispondeva al nome di Scorpius Malfoy.

Che diamine ci faceva in biblioteca? Da quando sapeva leggere?*

Stava sicuramente facendo una ricerca segreta per trovare il modo ideale di uccidere tutta Howgarts nel sonno, o perlomeno tutta la casata Grifondoro.

Lui le sorrise, mellifluo.

"Ciao Sanguesporco" la salutò, il tono gentile che cozzava con l'insulto. Penny lo ignorò, ma Rose sbuffò sonoramente.

"E ciao anche a te, Weasley". Sputò fuori il cognome come se fosse offensivo di per sè. A quel punto Penny decise di interrompere quei convenevoli al vetriolo.

"Ciao, Serpe" rispose. "Sei più viscido del solito, vedo". Lo sguardo del Serpeverde si assottigliò. Forse sfogarsi su Malfoy non era una cattiva idea, pensò Penny. Tanto quel ragazzo-biscia si meritava sistematicamente di essere insultato.

"Sono stato cortese" rispose lui. "Dovresti esserlo anche tu".

"Stai alla larga da noi!" intimò Rose. Gli occhi grigi di lui si fecero minuscoli.

"Pensi di mettermi paura?" replicò sprezzante. "Dove avete lasciato il figlio di San Potter?" domandò, notando l'assenza di Al. Riusciva a far sembrare un insulto persino il cognome Potter, che per il resto del mondo magico era sinonimo di salvezza.

"Sul serio, Malfoy" sbottò Penny, "dovresti smetterla di criticare i genitori degli altri, visto che tuo padre è un maledetto Mangiamorte". Lui sembrò accusare il colpo, benché sorpreso da quella replica così diretta.

"Come ti permetti... lurida sanguemarcio?"

"Io starei attento a usare certi termini, se avessi due Mangiamorte in famiglia" continuò lei. Decisamente, sfogarsi su Scorpius le stava facendo bene. "Si potrebbe pensare che i Malfoy non siano veramente pentiti". Penny si rese conto di aver alzato troppo la voce, sfidando le ire di Madama Pince.

"È grazie a Narcissa se San Potter è vivo" replicò lui.

Evidentemente era a corto di insulti. Penny conosceva la storia, sapeva che Narcissa aveva mentito permettendo a Harry di sfuggire a Voldemort, ma non l'aveva fatto per bontà di cuore.

"Ed è grazie a San Potter se tuo padre e tuo nonno sono a villa Malfoy e non ad Azkaban" ribattè prontamente. Tutti sapevano che Harry Potter aveva testimoniato, influenzando favorevolmente il tribunale magico.

Scorpius era interdetto, con la bocca spalancata, ma non trovava niente da dire.

"Chiudi la bocca Malfoy" disse Rose. "Sembri un merluzzo marinato".

Prese Penny sottobraccio e la trascinò al primo tavolo libero, cercando di non gongolare troppo.

"Non grande, magnifica" commentò poi. Penny ridacchiò.

"Sempre un piacere" ghignò. Effettivamente, in quel caso era stato terapeutico mandare qualche frecciatina a Malfoy. Un vero toccasana per i nervi tesi.

Si accomodarono al tavolo e si misero al lavoro, senza più perdersi in chiacchiere. Scorpius aveva rubato fin troppo tempo alla ricerca che Penny doveva portare a termine per Storia della Magia.

La biblioteca ebbe, come sempre, un potere calmante su di lei. Stare in mezzo agli scaffali la faceva sentire protetta e l'odore dei libri vecchi le lasciava una sensazione positiva addosso.

Fino all'ora di pranzo, i suoi pensieri furono occupati solamente dal professor Rüf, il fantasma che insegnava Storia della Magia – e la cosa non le dispiacque affatto.



Nel primo pomeriggio, la Sala Comune dei Corvonero era funestata dalla presenza di un James Potter particolarmente giù di corda.

"Lorcan, mi devi aiutare!" piagnucolò, sedendosi sul divano.

Erano appena venuti via dalla Sala Grande, dove avevano consumato il pranzo. Il biondo si sedette accanto a lui e alzò gli occhi al cielo: sapeva già di cosa voleva parlargli.

Un anno prima avrebbe pensato a un problema scolastico o riguardante il Quiddich, ma ormai James era monotematico. Un caso disperato.

"Sto impazzendo" aggiunse Potter, come se questo spiegasse tutto. Si alzò di scatto e iniziò a girare in tondo. Lorcan sospirò.

"Si nota, James" fece, ironico. L'amico gli scoccò un'occhiataccia.

"Non mi stai aiutando".

"Prima di tutto, smetti di girare come una trottola" gli disse Lorcan. "Mi fai venire il mal di testa". James si accomodò nuovamente accanto all'amico.

"Da dove comincio?" Era chiaramente rivolto a se stesso, ma Lorcan decise di rispondere comunque.

"Da dove ti pare". Poi, semplicemente, attese una risposta del Grifondoro.

"Al sa che la amo" disse Potter.

"Non ti domando quale sia il soggetto della frase".

Davvero non ce n'era bisogno: Penelope Shane ormai era la risposta a ogni dilemma sentimentale di James.

"E io che c'entro?" domandò Lorcan.

"Dunque" iniziò l'altro, "sia Al che Rose sanno che Shane è innamorata di un ragazzo e be'... sicuramente sanno chi è..." Persino James appariva in difficoltà.

Lorcan sapeva dove volesse andare a parare, ma non l'avrebbe aiutato.

"Assolutamente no" disse infatti.

"Ehi, non ho finito!" disse Potter.

"Il mio è comunque un no" ribadì Lorcan. "Un no sulla sfiducia".

"Oh andiamo! Tu e Rose state insieme, potresti gentilmente estorcere questa informazione a mia cugina".

"Non voglio litigare con la mia dolce metà, neanche per aiutarti" precisò. "In più, quei tre sono molto riservati. Se uno ha un segreto, gli altri due non lo riveleranno". Avrebbe scommesso tutto l'oro di un Leprecauno che non avrebbe cavato un ragno dal buco, anche se avesse chiesto informazioni a Rose.

"Sfodera le tue abilità da seduttore" tentò James.

"Non me lo direbbe. E dovrei spiegarle perché la vita sentimentale della sua migliore amica mi stia così tanto a cuore" replicò Lorcan. "Non ho intenzione di assecondare la tua Penny-follia". James sbuffò sonoramente e si passò una mano tra i capelli, già abbastanza scompigliati.

Era insoddisfatto, ma non sorpreso. Sapeva già che Lorcan avrebbe risposto in quel modo, ma ci aveva provato lo stesso. Tentar non nuoce, diceva nonna Molly. In realtà in tutta quella storia tutto nuoceva. Alla sua salute mentale, soprattutto.

"Comunque, non eri convinto che fosse Fred?" La voce di Lorcan lo strappò a quella spirale di autocommiserazione. Gli fu grato per questo.

"No" rispose. "Me l'ha detto Shane".

"Avete parlato?" chiese


"Più che altro litigato" borbottò James.

"Per la barba di Merlino!" esclamò Lorcan. "Non riuscite a parlare come delle persone normali?" domandò, retorico. "E sono sicuro che è colpa tua. Sei scostante con lei e, se posso consigliarti, non è il metodo migliore per conquistarla".

"Credi che non lo sappia?" rispose James sbuffando. "Se mi guardo allo specchio e organizzo un discorso sembra filare tutto liscio, poi quando sono davanti a Penny perdo la bussola..." Lorcan gli mise una mano sulla spalla.

"Me ne sono accorto".

"Le cose non vanno come vorrei" aggiunse James.

Poggiò i gomiti sulle ginocchia, gettandosi in avanti e portandosi entrambe le mani nella folta chioma. Quella posa lo aiutava a riflettere, di solito.

Ogni tattica con Shane sembrava insensata, però.

"Sei un ragazzo distrutto, Potter".

"Dimmi qualcosa che non so, Scamander".

"Senti James" iniziò Lorcan, "Al e Rose non ti diranno il nome del ragazzo per cui Shane ha una cotta..."

"Non è solo una cotta, credimi" obiettò l'altro. Lorcan lo fulminò con lo sguardo per averlo interrotto, così Potter lo lasciò continuare.

"Stai girando intorno al punto. Il nome di quel ragazzo è inutile" disse. "L'unica azione sensata da parte tua sarebbe dirle quello che provi, te l'ho già detto. Non hai niente da perdere" aggiunse, convinto.

"Sì invece!" ribattè James. "Penny è la migliore amica di Al e Rose; la mia conoscenza con lei non finirà dopo i M.A.G.O. Sono destinato a vederla a vita" conluse, incrociando le braccia al petto. Sembrava sicuro di avere ragione.

"Hai paura e basta" sentenziò Lorcan. "Il resto sono scuse". Effettivamente, James dovette ammettere con se stesso che l'amico non era lontano dalla verità. Sbuffò senza sapere cosa rispondere e si guardò intorno. Quando l'occhio gli cadde sulla pendola della Sala Comune si rese conto di essere in ritardo.

"Merlino!" esclamò all'improvviso.

"Cosa?" fece Lorcan.

"Sono in ritardo per il Quiddich" spiegò l'altro alzandosi. "Baston mi ucciderà".

"Meglio così" gli urlò dietro il Corvonero. "Metterà fine alle tue sofferenze e soprattutto mi farà vincere la scommessa con Rose. Ho puntato sulla vittoria di Corvonero..." Ma James era già schizzato via verso il campo da Quiddich.





Penny raggiunse lo spogliatoio con calma, stranamente in anticipo.

Si vestì con la divisa d'oro e porpora, lo stemma del leone a troneggiare sulla tunica della squadra – a simboleggiare il coraggio e la forza. Le doti che sentiva di non possedere ultimamente – e che quel giorno sarebbero servite.

I Corvonero non erano temibili, ma aveva paura di distrarsi durante la partita. Ultimamente le capitava spesso. Scopa alla mano, uscì dallo spogliatoio.

Baston la trovò seduta a bordo campo.

"Ehi Shane" la salutò allegramente.

"Ehi Sam" fece Penny. Lui si dovette accorgere da quel saluto mogio che qualcosa non andava. Sul volto gli si dipinse un'espressione stranamente comprensiva.

Se era un libro aperto anche per Baston, si disse Penny, la situazione si faceva preoccupante. A meno che Sam non usasse la Legillimanzia senza farlo sapere in giro.

Decise che preferiva decisamente la prima ipotesi, viste tutte le cose che aveva da nascondere.
"Ansia da prestazione?" domandò.

"No" lo rassicurò. "Lo dici solo perché sono in anticipo" provò a sviarlo.

"Anche" ammise Sam ridacchiando, " ma in generale non sembri molto in forma".

"Ehi!" lo rimproverò Penny, oltragiata.

"Vuoi che ti sostituisca?" la provocò.

La ragazza sgranò gli occhi, basita. Baston l'avrebbe stupita di meno se si fosse alzato la manica mostrandole il Marchio Nero.

"Capitan Quiddich, sei sicuro di sentirti bene?" lo celiò. "Tu schiavizzi tutti i giocatori fino al loro sfinimento, fisico o psicologico". Lui rise.

"Sono umano anche io" le fece presente.

"Io e Trixy pensavamo fossi un automa programmato per stare in sella a una scopa ed elaborare schemi di gioco".

Sam si finse risentito, mentre rideva sotto i baffi.

"Comunque grazie, ma niente sostituzione" lo rassicurò Penny.

"Meno male!" disse lui, sollevato. "Il tuo sostituto è davvero scarso".

"È il doppio di me" obiettò Penny.

"E ha metà della tua abilità" ribattè Sam, occhieggiando il ragazzo in questione dall'altra parte del campo. "Perciò cerca di fare del tuo meglio".

"Lascerò i problemi personali fuori dal campo" replicò lei sorridendo.

Baston non fece altri commenti, limitandosi a una virile pacca sulla spalla. La stupiva come i maschi della sua età risolvessero ogni dilemma dandosi clamorose pacche sulle spalle.

Vedendo arrivare l'arbitro e altri giocatori, il Capitano si allontanò. Si girò a guardarla da sopra la propria spalla sinistra: "Se vinciamo, la prossima sarà con le Serpi! Da oggi si fa sul serio".

"Sì, Capitan Quiddich!" replicò Penny.

Lui alzò gli occhi al cielo e andò a tormentare gli altri con le stesse parole.

In quel momento James scese in campo, completo di divisa e scopa. Penny lo vide strizzare gli occhi quando questi incontrarono la luce del sole – e pensò che fosse bello. Lo pensava sempre, del resto.

Strinse la sua Firebolt e si sollevò da terra, andando a raggiungere gli altri giocatori a mezz'aria, in attesa del fischio d'inizio.







Ce l'aveva fatta per un pelo! Si era lanciato dalla Torre Corvonero alla volta del Campo da Quiddich e si era cambiato in fretta negli spogliatoi. Afferrata la scopa uscì sul campo e si guardò intorno, notando Penny che scambiava due parole con Sam. Persino Baston riusciva a tenere uno stile di conversazione più piacevole di quello di James, evidentemente. Avrebbe voluto andare da lei e dire qualcosa, ma rinuncià in partenza. Sarebbe stato un fiasco e, di sicuro, Penny non voleva ascoltarlo.


Dopo poco si sollevarono tutti in aria, aspettando il fischio d'inizio, mentre Sam incoraggiava la squadra.

"Superiamo Corvonero e ci battiamo con Serpeverde alla prossima partita" strillò ai Grifondoro riuniti in circolo. "La nostra priorità è battere quelle biscie rammollite, visto come ci hanno soffiato la Coppa l'anno scorso".

Baston era stato categorico – James doveva concentrarsi solo sul Boccino. Certo, sapere che Penny lo avrebbe seguito, con gli occhi puntati su di lui, non era d'aiuto. Per niente. Però doveva acchiappare quella maledetta pallina alata. In fondo, lui era James Sirius Potter. Suo nonno era un Cercatore, suo padre era un Cercatore: ce l'aveva nel sangue, il talento. Non poteva fallire.*






All'inizio la partita procedette lentamente.

Sembrava che i giocatori delle due squadre si stessero studiando a vicenda, per capire quale schema di gioco adottare. Poi le cose iniziarono a movimentarsi, Trixy segnò ben due volte, centrando in pieno gli anelli avversari con la Pluffa.
"Venti punti a Grifondoro" dichiarò neutra la voce di Lily Luna, addetta al commento delle partite. Ovviamente, tifando Corvonero, non era troppo contenta della notizia, ma si mantenne abbastanza imparziale.

Penny non sapeva cosa avessero nella famiglia Potter: tutti adoravano il Quiddich. Ginny aveva giocato da professionista e ora era una giornalista sportiva; James Potter e suo figlio Harry erano stati Cercatori. Era naturale che James fosse il Cercatore del Grifondoro – e anche che Lily facesse la cronaca delle partite.

L'unico immune era Albus, che si era sempre limitato a tifare.
I Grifondoro sugli spalti fecero sentire la loro gioia strillando e agitando striscioni e sciarpe dai colori oro e scarlatto.

Baston, come sempre alla porta, era concentratissimo sui movimenti della pluffa. Non era intenzionato a lasciarne passare neanche una. Avrebbe difeso gli anelli a costo della vita.

Quanto a Penny, i bolidi dei Corvonero la stavano tormentando. Ne respinse uno e subito dopo un altro le arrivò quasi in faccia. Il Battitore avversario aveva mancato James, per fortuna.


Col vento che c'era, Potter si permetteva anche di correre di qua e di là come una scheggia – la stava facendo impazzire. Era costretta a rincorrerlo per tutto il campo,
come fosse la sua ombra.

Si tuffava in basso per risalire all'improvviso. Virava a destra inclinando la scopa, per poi raddrizzarla e scattare verso l'alto.

Penny non riusciva a capire nulla. Non aveva idea di come James riuscisse a vedere il Boccino. Durante la sua "carriera" di battitrice, le era successo al massimo di intravedere uno sfarfallio dorato nell'aria.

"Dieci punti a Corvonero!" La voce di Lily Luna riecheggiò nel campo. "E siamo venti a trenta per Grifondoro". Penny si distrasse per un secondo ascoltandola, e per poco un bolide non colpì James. Rischiando di cadere dalla scopa, si precipitò a rispedire quella palla infernale da dove era venuta. Riuscì giusto in tempo ad evitare che Potter venisse colpito, ma si beccò una botta secca sul polso sinistro.

Merlino, lei odiava i bolidi.

Ignorò il dolore lancinante al polso e continuò a seguire James.





Potter non riusciva a pensare ad altro: i Corvi erano in rimonta. Certo, Grifondoro era in vantaggio, ma dieci punti in più non erano niente e quelle cornacchie non si sarebbero arrese. Doveva assolutamente acchiappare il Boccino. Sentire lo sguardo di Shane seguirlo, come aveva immaginato, non lo aiutava. Voleva girarsi a guardare gli occhi di lei, verdi e profondi. Peccato che non potesse, dato che erano nel bel mezzo di una partita ufficiale di Quiddich.

Rintracciò un improvviso sfarfallio luccicante e udì un battitò d'ali: il Boccino era lì. Sfortunatamente, anche l'altro Cercatore sembrava averlo notato. James si lanciò all'inseguimento: scartò di lato, dirigendosi in picchiata verso l'oggetto alato, che era sceso di parecchi metri. Sollevò il braccio per afferrarlo, frenando appena in tempo prima di impattare contro il terreno.

Sugli spalti tutti erano stupiti, perché si erano aspettati una caduta rovinosa, che la bravura di James aveva evitato. La voce di Lily Luna si diffuse per il campo:

"James Potter afferra il Boccino" annunciò. "Centocinquanta punti a Grifondoro. La partita è chiusa". James sorrise nel notare che la voce della sorella non nascondeva una punta di frustrazione per la sconfitta dei Corvonero.

James rotolò per terra, esausto, con il sorriso sulle labbra e la mano chiusa a pugno attorno a quell'oggetto dorato, tanto piccolo quanto problematico da acciuffare.





Penny atterrò accanto al suo Cercatore. Doveva riconoscere che era stato straordinario.

"Sei vivo?" domandò avvicinandosi. Il ragazzo si voltò e le sorrise, sollevandosi da terra con un balzo.

"Tutto intero" rispose. "Tu?"

Penny si guardò istintivamente il polso e James si accorse che non aveva un bell'aspetto. Le si accostò e sbirciò.

"Posso?" domandò con voce di velluto. Lei assentì con un gesto del capo.

Le prese delicatamente il polso, causandole una smorfia di dolore. Se ne accorse anche James.

"Andiamo in Infermeria" disse.

"È solo un'ammaccatura, Madama Chips ci penserà dopo. Vai a festeggiare con Sam" disse indicando Baston e gli altri componenti della squadra che si stavano avvicinando a James, complimentandosi per la cattura del Boccino.

Penny sospirò. Si era abituata da anni a quello: il Battitore e gli altri facevano il lavoro sporco, ma il Cercatore prendeva tutta la gloria alla fine della partita.

Baston e Trixy notarono il polso di Penny.

"Si è beccata un Bolide per colpa mia" spiegò James.

"Il mio compito è guardarti la schiena dai Bolidi Potter, sono preparata" lo rassicurò Penny.

"Vai in Infermeria" ordinò Baston, perentorio. "Devi stare in forma Shane! Mi servi per la sfida con le Serpi!" si raccomandò. Penny rise di quell'atteggiamento.

"Agli ordini Capitan Quiddich" disse mettendosi sull'attenti. Be', dopotutto non aveva tutti i torti: era meglio assicurardi che la Battitrice fosse in forma.

"Ti accompagno" mormorò James, affiancandola mentre usciva dal campo.

"Testardo" sbuffò lei, divertita. Lui non parve offeso.

"Me l'hanno gia detto, Shane".









ANGOLO AUTRICE



Eccomi con un nuovo capitolo. James e Penny sono testardi ed entrambi hanno paura di svelarsi. Questo capitolo è un po' di transizione. Penny ha di nuovo risposto per le rime a Scorpius, che sembra aver mandato giù il rospo.

Salvo Apocalisse, tra un paio di giorni pubblicherò il prossimo capitolo, perché so che questo lascia un po' in sospeso. Abbiate pazienza con questi due: sono idioti.




Breve nota al capitolo:



1) la frase "Cosa vuoi di più dalla vita? Un lucano" è ovviamente una citazione a quell'orribile tormentone pubblicitario di qualche anno fa (non so se gira ancora).


2) quando Penny guarda Scorpius e si chiede ironicamente se sia in grado di leggere, è una citazione alla battuta di Draco nel film La pietra filosofale. Harry sotto pozione polisucco nelle sembianze di Tiger si dimentica di togliere gli occhiali prima di parlare con Draco, e lui gli chiede per quale motivo li indossi. Harry risponde che stava leggendo. Com'è noto, Malfoy dice: "perché, sai leggere?"

Per chi non lo sapesse la inventò il piccolo Tom Felton sul momento, perché aveva dimenticato la battuta. Il regista decise di lasciarla nel film.

3) non puoi fallire, ce l'hai nel sangue è la frase che Hermione dice a Harry nella Pietra Filosofale prima del suo esordio come Cercatore.

  
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