Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lady di inchiostro_    08/07/2015    1 recensioni
«Perché stai con me?»
«Cosa?»
«Me lo sono chiesto più volte, come riesci a stare con me…»

***
A volte, quando una persona è sottopressione, si ritrova a fare delle scelte che ritiene sbagliate. Ed è il caso di Sabo, che si è pentito di quello che è avvenuto la sera precedente.
Non doveva cacciare Koala nei guai, per questa ragione crede di non meritarla.
Lei, però, la pensa davvero così?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Why do you stay with me?



Avevano fatto una cosa sbagliata, ne erano entrambi consapevoli. Non che ci fosse qualcosa di male, figuriamoci, solo che non era decisamente il caso. Non adesso, non in un momento in cui il mondo stava attraversando una situazione delicatissima.
Sicuramente, in un’altra occasione, nessuno avrebbe detto niente, se la cosa si fosse scoperta: anzi, magari sarebbero stati pure felici per loro, visto il considerato che molti ci speravano – prima tra tutti, quella pervertita di Ivankov. Adesso, però, non erano più sicuri che la reazione sarebbe stata proprio la stessa. 
Certo, non era detto, forse erano loro che si preoccupavano troppo. Eppure, non riuscivano a non pensare al gesto egoistico che avevano compiuto, proprio quando l’Armata stava quasi per raggiungere i suoi obiettivi di ribellione. 
E, dovevano ammetterlo, se ne erano un po’ pentiti. Soprattutto Koala, e questo Sabo lo sapeva più che bene.
La sentiva la sua insicurezza mentre la stringeva a sé, mentre le posava le labbra sulle sue. Sabo si sentì uno stupido, un completo ed enorme stupido. Uno stupido che aveva pensato troppo questa volta, che aveva permesso alle sue preoccupazioni di prendere il sopravvento.
Non che fosse la prima volta, per intenderci: durante la sua permanenza a Dressrosa, non aveva fatto altro che occuparsi di suo fratello Rufy e di come ottenere il Frutto di Ace, dimenticandosi quasi di avere una missione da compiere. Per questo Dragon l’aveva successivamente convocato, dicendogli che la prossima volta avrebbe dovuto ragionare un po’ di più con la testa, e che avrebbe dovuto concentrarsi sui desideri del cuore solo in un secondo momento.
Ovviamente, Sabo aveva bellamente ignorato l’ordine non appena scoprì che l’Armata sarebbe entrata nelle guerre che stavano avvenendo nelle isole dove Doflamingo forniva armamenti, dopo il casino che aveva combinato suo fratello. Di certo non era questo a preoccuparlo, era più che abituato a combattere, ma la possibilità che sarebbe sceso in battaglia da solo, senza la sua spalla destra.
Senza Koala. 
Lì, in quel preciso istante, qualcosa era scattato in Sabo. Sensi di colpa per averla abbandonata a Dressrosa, quando lei era in costante apprensione verso i suoi confronti e verso il suo ruolo? Paura di non poterla rivedere, o peggio ancora, di perderla?
Sabo non ne aveva la più pallida idea. Seppe solo che, la sera precedente, non sarebbe riuscito a dormire senza parlare prima con lei. E l’avevano fatto, avevano davvero parlato, finché Koala non disse che avrebbe sentito la sua mancanza.
Quelle parole erano state appena un sussurro, pronunciate poco prima che Sabo aprisse la porta della sua stanza per andarsene, con la consapevolezza che non era riuscito a dirle cosa sentiva veramente dentro di sé.
Fu allora che si girò e, prontamente, le prese il viso tra le mani e la baciò. Un piccolo bacio a stampo, che lasciò comunque i due con il fiato sospeso, mentre Sabo pronunciava malamente uno “Scusa” veloce. Solo che Koala non ne sembrava dispiaciuta, anzi sorrideva. 
Sabo pensò che fosse solo una sua impressione, ricredendosi subito non appena sentì le labbra di lei che si posavano sulla sua guancia, vicino alla sua bocca. 
Ed ecco che ci fu un altro bacio, che poi si trasformò in una carezza, in una mano che passava con foga sotto i vestiti, in un morso sulla carne, in un gemito.
Furono presi dalla passione, la cosa era più che evidente. E Sabo non poteva fare a meno di sentirsi un completo verme, per averlo permesso, per aver trascinato Koala in questa situazione.
Non che lei avesse mostrato alcun segno di ritrosia, solo che la sua indecisione fu particolarmente palpabile per tutto il tempo; come se avesse quasi la sensazione di stare mandando tutto allo sfacelo: la sua missione, gli obiettivi che si era prefissata e il suo rapporto di amicizia con lui.
Oltre al fatto che, molto probabilmente, Sabo le aveva fornito false speranze, speranze che lui stesso non sapeva se sarebbe stato in grado di rendere certezze. Lo desiderava con tutto se stesso, su questo non c’erano dubbi, voleva davvero un mondo in cui tutti avrebbero potuto vivere nella più completa pace, compresi loro due.
Questo, però, comportava che sarebbe dovuto tornare vivo da qualsiasi missione. Può sembrare un problema da nulla, ma non è affatto così: un rivoluzionario ha dei principi da seguire, per i quali sarebbe anche disposto a perdere la vita.
Perciò, sì, c’era la seria probabilità che potesse morire da un momento all’altro. Forse Koala non l’avrebbe accusato per questo, ma Sabo sapeva che ne avrebbe sofferto terribilmente.
Aveva perso tantissime persone che amava, anche all’interno dell’Armata stessa. E il giovane conosceva la natura di quel dolore, un dolore da cui era difficile liberarsi.
Per questa ragione, no, Sabo credeva di non meritare per niente Koala. Non la meritava quando l’aveva conosciuta, quando era diventata la sua compagna, quando l’aveva spogliata, e forse non l’avrebbe meritata mai.
Il rivoluzionario aprì gli occhi, la mente che ancora vorticava per via dei troppi pensieri. Doveva essere in dormiveglia da qualche ora, all’incirca da quando il sole era sorto all’orizzonte. Era quasi sul punto di alzarsi, senza fare alcun rumore per evitare di svegliarla, quando sentì la presa delle sue braccia sul collo e il calore del suo corpo nudo contro il suo.
Lei non disse niente, si limitò solo a nascondere il viso nell’incavo del collo di lui, pur sapendo che la stava fissando di traverso.
«Te ne sei pentita, non è vero?» La voce di Sabo era particolarmente dura, e il giovane non seppe se la domanda era in realtà rivolta a una piccola parte di lui.
«Forse… tu?» domandò, stringendolo ancora di più.
«Se dobbiamo essere sinceri… sì…»
«Oh mio dio, sta parlando lo stesso giovane che vive senza rimpianti? Sei serio?»
Sabo fece una mezza risata. Non sembrava esserci rabbia nelle parole di lei, cosa assai strana, visto l’immane quantità di botte che si beccava ogni qual volta dicesse qualcosa di sbagliato. Il dolore che aveva ancora alle guance, da quando avevano lasciato Dressrosa, ne era una dimostrazione palese. 
«Mi dispiace...» disse poi, quasi buttando a forza l’aria. 
«Ehi, va bene così! È stato comunque fantastico!» Mostrò finalmente il suo viso, che sorrideva genuinamente, mentre quello del compagno era una ferrea maschera di rabbia e malinconia.
«No, non va bene» Le tolse le braccia dal collo e si mise seduto. «Sono un completo imbecille, Koala, ti ho trascinato nei casini senza che tu volessi.»
«Se il tuo problema è Dragon, o chiunque altro dell’Armata, sta pur certo che non lo dirò a nessuno, è ovvio. Bada, però, che questo nostro segreto ti costerà caro, bambinone dei miei stivali!»
La vide ammiccare verso di lui e premergli il naso col dito, e Sabo non poté fare a meno di sorridere lievemente. 
Perché? Perché riusciva a tirare fuori quella parte di lui che tentava di tenere nascosta?
Era la stessa parte che aveva prevalso quando aveva deciso di diventare un rivoluzionario. La stessa parte che aveva urlato in quel vicolo buio, mentre i suoi fratelli rischiavano di bruciare vivi. La stessa parte che aveva pianto per la morte di Ace, o per il tanto atteso incontro con Rufy.
Sabo si preoccupava davvero per le persone che amava, anche se non lo ammetteva con tanta facilità. Koala era l’unica che era a conoscenza di questo suo lato, ed era anche l’unica che lo incoraggiava a non sopprimerlo, ma anzi a metterlo in mostra. 
Del resto era stata lei a convincerlo, con un bel pugno in pieno stomaco, a superare la sua paura di rivedere suo fratello minore, poiché solo in questo modo avrebbe conosciuto la sua reazione.
Sabo non avrebbe mai fatto soffrire nessuno, men che meno i suoi fratelli.
Men che meno lei. Era troppo importante, vederla mentre si sgretolava in mille pezzi, l’avrebbe ucciso. 
Strinse i pugni, per poi prendere il viso di lei tra le mani e chiederle: «Perché stai con me?»
«Cosa?» Koala parve rimanere spiazzata dal gesto e dalla domanda del suo compagno.
«Me lo sono chiesto più volte, come riesci a stare con me…»
La giovane rise. «Sai, me lo sono chiesto anch’io. Sei davvero insopportabile!»
Sabo mollò di scatto la presa, lasciando Koala sempre più perplessa. Per un attimo, credette che si fosse offeso per via della battuta, quando in realtà il suo compagno era preso da tutt’altro.
«Come ci riesci? Come riesci a stare con uno come me? Voglio dire, ho il sangue delle stesse persone che ti hanno fatto male…» Sabo scosse la testa: sapeva che non faceva effettivamente parte di quella ristretta cerchia, ma era pur sempre un nobile. «Per non parlare del fatto che ti sto facendo intendere che potrebbe esserci una storia, quando non so nemmeno se…»
Il giovane strinse ancora i pugni, facendo sbiancare le nocche, e abbassò lo sguardo. Odiava sentirsi così, provare quel senso d’impotenza, quell’ansia di non riuscire a fare il meglio per le persone a lui più care.
Lo doveva ammettere, quest’atteggiamento era un filino da sentimentalisti, forse era per questa ragione che tendeva a non esternalo mai. Tranne con Koala, ed era la stessa motivazione per cui si ritrovava a confessarle quelle cose.
«Sabo, guardami» disse lei, con dolcezza e serietà. «Guardami!»
Il ragazzo continuò a fissare il lenzuolo bianco, non avendo il coraggio di alzare gli occhi verso di lei; rimase scioccato quando fu lei a prendergli il viso tra le mani, stavolta, e a posare la fronte sulla sua.
Sabo tenne gli occhi spalancati mentre lei parlava. «Tu sei diverso, okay? Non sei come loro, altrimenti non saresti qui, non saresti con me…»
Quel pensiero la fece quasi sorridere, perché adesso sapeva che non tutti i nobili erano malvagi, che c’erano persone come Sabo. Ed era fortunata ad averlo incontrato, su questo nessuno poteva dirle niente. 
Se per lui aveva provato un’iniziale antipatia, in seguito si era resa conto che, sì, Sabo era veramente diverso. Non era come gli altri ragazzini nobili che l’avevano torturata, lui era quello che si era inchinato per chiederle scusa non appena era venuto a conoscenza della sua storia. 
Koala sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato, di avere il sangue simile a quello di quei maiali. Lo conosceva troppo bene, ormai, sapeva quanto lui tentasse di mascherare i suoi sentimenti il più delle volte.
Con lei non funzionava, però. Lei voleva vedere il vero Sabo tutte le volte che ne aveva occasione, per poterlo aiutare e consolare se era il caso. 
Lo amava, su questo non aveva più dubbi. E se ne aveva avuti ieri sera, temendo di distruggere tutto quello che aveva creato in questi anni, erano svaniti non appena lui le aveva fatto quella domanda. 
Adesso, ne era certa, quell’amore era ricambiato. 
Tolse le mani dal suo viso, continuando comunque a sorridere. 
«Per quanto riguarda quello che è successo ieri sera, beh…» Koala si strinse nelle spalle, mentre Sabo continuava a essere particolarmente ansioso. La castana emise un sospiro. «Senti, io non so cosa ci riserverà il futuro. E la cosa mi fa paura, che cosa credi? Ma sono comunque qui, perché voglio stare con te e perché voglio godermi questo momento appieno. Quindi, smettila di pensare che non fai mai abbastanza per gli altri!»
Era quello il problema, Koala l’aveva centrato appieno. 
Sabo pensava di non essere in grado di accontentare nessuno. Forse non lo dava a vedere, ma era una delle sue paure costanti.
E la cosa si era accentuata con la morte di Ace: perché lui non aveva fatto il suo dovere di fratello, non era andato a salvarlo. 
Da allora, Sabo temeva sempre di non riuscire mai a fare del suo meglio, che era per colpa sua se i suoi fratelli avevano sofferto così tanto.
Koala non la pensava così, enon avrebbe mai cambiato idea.
Lui dava sempre tutto se stesso, in qualsiasi cosa facesse. E si vedeva, si vedeva mentre leggeva gli articoli di giornale sui suoi fratelli, si vedeva mentre aiutava gli altri rivoluzionari.
E Koala l’aveva visto negli occhi di quel ragazzo che, tanti anni prima, le aveva chiesto scusa per tutto quello che aveva passato. 
Se qualcuno le avesse chiesto di scommettere sulla sensibilità di Sabo, lei avrebbe vinto su tutti i fronti. Perché poteva anche fare lo stupido, poteva non capire certe cose e parlare in maniera sconveniente, ma possedeva veramente un cuore immenso. 
Ne era fermamente convinta e, ripeto, nessuno le avrebbe fatto cambiare idea molto facilmente. 
Koala sorrise di nuovo, non riuscendo a smettere di farlo, e fu felice di vedere che anche lui le sorrise, questa volta con sincerità.
«Non so come farei senza di te» disse Sabo, dopo averle dato un bacio sui capelli.
«Ah, questo è poco ma sicuro, con tutti i complessi che ti fai!»
Koala si ritrovò un cuscino in faccia, che rischiò quasi di farla cadere all’indietro.
«Non solo faccio un discorso degno di un signore, ma tu mi tratti pure in questo modo?» Sabo teneva ancora il cuscino in mano, fingendosi indispettito.
In tutta risposta, la ragazza prese il cuscino con cui aveva dormito e glielo assestò in testa.
«E tu sei un ingrato! Ti ho aiutato, quando avrei potuto lasciarti a marcire nei tuoi problemi mentali!» disse, trattenendosi per non ridere. 
«Tanto lo so che non l’avresti fatto, sei troppo attratta dal mio fascino!»
«Certo, contaci caro mio!»
Koala disse quella frase con una punta di sarcasmo, anche se ciò non le evitò di fissare con un evidente dubbio il sorriso beffardo di Sabo e il suo sopracciglio alzato.
«Ah sì?» La rivoluzionaria sentì le mani di Sabo che cominciarono a sfiorarle il busto, e un leggero tremito la percosse lungo la schiena. Neanche due secondi dopo, il ragazzo cominciò a farle il solletico.
Koala cercava di frenare le crescenti risate, non volendo rischiare di svegliare l’intera Armata Rivoluzionaria e di farsi di conseguenza scoprire. E poi, non voleva darla assolutamente vinta a quel bambinone!
«Dillo che sei innamorata di me!» ripeteva Sabo, con ancora quel sorriso stampato in faccia.
«Piuttosto, preferisco farmi trasformare in un uomo da Iva!»
Sabo continuò a solleticare la pelle della compagna, senza smettere nemmeno per un minuto.
«Dillo che vorresti passare un’altra notte come quella di ieri!»
Koala non rispose alle provocazioni, non perché non volesse, ma perché le risate non la facevano quasi parlare. Sabo la lasciò poco dopo, osservando come lei si abbandonava sul letto, reprimendo le ultime risate sul cuscino che lui le aveva lanciato.
«Credevo che te ne fossi pentito» disse, con eloquenza. 
«Di cosa?»
«Di ieri sera. L’hai detto tu stesso» Riprese a guardarlo, sfoggiando uno sguardo piuttosto sfacciato.
Sabo si mise ad accarezzarle la schiena con la punta delle dita. «Un uomo può cambiare idea nella vita, no?» disse, come se fosse una cosa normalissima. «Inoltre, non è detto che potremmo riprovarci… un giorno…»
Koala vide le gote di lui diventare improvvisamente rossastre, e si chiese se stesse pensando a quello a cui lei aveva pensato per tutta la mattinata.
Perché era vero che non era del tutto convita di quello che avevano fatto, che anche lei aveva paura che la cosa potesse andare in malora, ma era anche vero che non riusciva a smettere di pensare all’intero accaduto. 
Non era stata una cosa poi così passionale, ma era stata ugualmente bellissima nella sua semplicità. Erano entrambi impacciati, ma la cosa non guastava per niente, anzi li faceva ridere di gusto, per poi riprendere subito dopo e aumentare la destrezza a poco a poco. 
Dopotutto, era la prima volta, e Koala fu lieta di sapere che potevano essercene delle altre. 
«Sei diventato rosso!» esclamò, puntandolo sul vivo.
«Smettila!» bofonchiò lui, infastidito.
Lei chiuse gli occhi, avvertendo la testa di Sabo che si posava sulla sua spalla, mentre lui continuava a percorrere con le dita il simbolo dei Pirati del Sole.    
 
 
Won't you stay with me?
Cause you're all I need



Parla l’autrice che scrive cose imbarazzanti sulla sua OTP
Okay, lo so che è tutto profondamente strano…
Insomma, l’Armata sta per fare le sue prime mosse e loro fanno questo
Non chiedetemi il perché, so solo che non mi piaceva l’idea di ambientarla prima di Dressrosa. Secondo me, Oda ci mostrerà ancora parecchio di questi due, per cui il loro rapporto non può che rafforzarsi. Per questa ragione l’ho ambientata in un momento seguente, quando già hanno lasciato l’isola da un po’.
E lo so, so che è tutto assurdo e imbarazzante in egual misura, ma la colpa è tutta delle fan art che si trovano in giro; e di Sam Smith che, con la sua stramaledettissima canzone “Stay with me”, mi ha accompagnato durante la stesura di tutto il testo (oltre al fatto che mi sembrava adattissima alla trama!).
Era da un po’ che volevo scrivere una storia del genere, purtroppo, e loro due sono troppo teneri per non farlo. Spero solo di aver azzeccato la loro caratterizzazione, soprattutto quella di Sabo, che mi sembra palesemente OOC… T.T
Accetto chiunque abbia voglia di farmi sapere cosa ne pensa, in particolare se ci sia qualcosa che non va.
In conclusione, grazie a tutti quelli che hanno osato leggere quest’obbrobrio :’D
Non tornerò più in questo fandom, ve lo prometto (?) 
_Lady di inchiostro_
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: _Lady di inchiostro_