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Autore: amimy    18/01/2009    4 recensioni
Il mio nome è Isabella. Solo Isabella. Non ho un cognome, o se l’avevo l’ho scordato da tempo; una come me non ha bisogno di un cognome. Sono una nomade senza casa ne famiglia, una predatrice. Vivo da sola, viaggiando di nascosto d città in città ormai da più di mille anni. Lo so, io non dovrei esistere, nessuno di noi dovrebbe esistere. Ma esistiamo, esistiamo fin dall’inizio di tutto, siamo parte di questo pianeta da sempre. È semplicemente sbagliato che io viva, se la mia si può chiamare vita, ma forse quest’esistenza è la giusta punizione ad una vita fatta di scelte sbagliate come quella che ho vissuto prima di tutto ciò.Quando scoprirete cosa sono penserete che sono un mostro. E avrete ragione. Perché se voi umani pensavate di essere la specie più evoluta e più pericolosa del pianeta, vi sbagliavate. So cosa vi state chiedendo: cosa sei? Semplice: sono un vampiro.
Isabella Marie Swan nacque il 13 Settembre 1009. Adesso vive ancora, ma è come se non fosse mai esistita . Di lei nessuno ha ricordi, solo un nome risalente a mille anni fa. Ha iniziato la sua vita da sola, l’ha continuata con l’uomo sbagliato e l’ha terminata quando ha incontrato un ragazzo misterioso che l’ha cambiata. Ora Isabella è un vampiro. Vive uccidendo gli umani, senza aver mai conosciuto davvero il significato della parola Amore e senza aver un motivo valido per continuare a esistere. Eppure non ha altra scelta: vivrà per sempre. Ma forse c’è una speranza anche per lei: durante i suoi viaggi, riuscirà a trovare qualcuno che darà un senso alla sua vita?
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Tramonto


Le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi, i bambini già sanno che esistono, le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi.
[ Gilbert Keith Chesterton]


Io e Edward rimanemmo così tutta la notte, semplicemente stretti l’una all’altro senza il minimo desiderio di dividerci. La bolla che si era creata nella mia mente per impedire alla realtà di sconvolgermi lasciava entrare solo le sue carezze e la sua dolce presenza. Null’altro mi serviva. Anche gli altri membri della famiglia rimasero immobili e silenziosi per un tempo apparentamente infinito, chi con il proprio amato e chi da solo, svuotati della speranza e della voglia di agire. Lo sconforto stava penetrando inarrstabile nelle nostre menti, e ben presto nemmeno la mia bolla riuscì a reprimerlo completamente, permettendogli di riempirmi di tristezza e far evaporare le speranze. Ma nemmeno questo riuscì a dividerci. Perfino quando le prime deboli luci dell’alba riuscirono a disperdere l’oscurità della stanza, nessuno ebbe il minimo desiderio di muoversi, come se la nostra immobilità avrebbe spinto anche il tempo ad arrestarsi. Sarebbe stato magnifico, incantevole lasciar durare quel momento per sempre, congelare quell’istante e conservarlo per l’eternità. Incantevole ma impossibile, come tutte le speranze migliori. Quando, controvoglia, Edward allentò la sua presa su di me lasciandomi andare e spostandosi al mio fianco, il sole era già alto nel cielo, coperto da minaccisoi strati di nuvole. La pioggia aveva smesso di cadere, quasi anche il cielo stesse trattenendo il respiro e le lacrime in attesa del momento fatidico. Ci rimanevano poco più di tre giorni, e poi tutto sarebbe finito. In un modo un nell’altro. Anche se nessuno aveva avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, sapevamo tutti molto bene che non avevamo possibilità. Perché anche se quelle parole non erano state espresse, era chiaro il motivo dell’imminente arrrivo di Tom con il suo esercito: attaccarci…e distruggerci. Ogni minimo pensiero di pietà nei suoi confronti svanì, rimpiazzato da una furia cieca. Strinsi i pugni, arrabbiata. Perché, perché doveva sempre rovinare tutto? Perché il massimo che potevo ottenere era qualche ora di felicità, e poi una nuova catastrofe si abbatteva sulle persone a cui volevo bene? E soprattutto, perché il fato che tanto si accaniva contro di me non si limitava a rendermi l’unica vittima, invece che colpire anche chi mi stava intorno? << Adesso basta! Cosa vogliamo fare, restare qui ad aspettare che arrivino e ci distruggano tutti? >> esclamò all’improvviso Rosalie. << Rose ha ragione. Non possiamo farci trovare impreparati. Dobbiamo fare qualcosa, almeno provare a difenderci. >> disse Edward, e una traccia di speranza unita alla determinazione comparve sul suo viso. Mi sentii improvvisamente piena di energia, come se tutte le mie forze si avessero atteso quel momento per uscire. O forse, era semplicemente la vista del viso di Edward così deciso che mi infondeva nuove speranze. Presto, anche gi altri sembrarono riscuotersi dai loro pensieri e la stessa scintilla di determinazione si accese sul volto di ognuno. << Non abbiamo nulla da perdere, no? Non conosciamo le loro ragioni, ma dubito che ci staranno a sentire. >> disse Jasper, guardando assorto una parete, quasi vi leggesse delle risposte a noi sconosciute. << Se è davvero Tom, c’è un’unica cosa che gli può interessare. Il potere. >> intervenni io, guadagnandomi le occhiate sorprese dei miei nuovi familiari. Mi sentii subito in colpa per aver tralasciato un dettaglio importante, ma non volevo che loro sapessero. Dopotutto, che ragione c’era di credere che fosse proprio così? Perché c’era un’unica altra cosa che Tom desiderava morbosamente oltre il potere. La mia compagnia. No, era assolutamente assurdo e fuori discussione credere che si stesse preparando ad ingaggiare una battaglia contro il clan più numeroso che avessi mai visto solo per convincermi a vivere con lui. Era una totale follia. Edward, a pochi passi da me, percorreva avanti e indietro il breve tratto che ci separava, riflettendo. << Ma perché? Insomma, qui non c’è bisogno di lottare per il possesso dei territori. Certo, non permetteremo a questo Tom di uccidere qui a Forks, ma saremmo disposti ad accoglierlo tra di noi, così come abbiamo accolto Isabella. >> disse, quasi parlando tra sé, Carlisle. << Ma Tom non lo sa. L’unico concetto che lui riesce a capire è quello del dominio. Padrone e schiavo, vincitori e sconfitti. E se lo conosco bene come credo, so per certo che non vorrà sentire ragioni. >> spiegai io. Sì, dovevamo concentrarci sull’idea che Tom volesse solo prendere possesso dei territori, non c’era spazio per teorie e congetture basate sull’idea di un vecchio amore non corrisposto. << Come possiamo combattere? Se avete detto che il loro gruppo è tanto numeroso e vario, non sarà possibile prevedere il loro modo di combattere. Potrebbero affidarsi sulla forza fisica come sull’astuzia. O su entrambe. >> osservò Jasper. Io annuii. Solo allora ci stavamo rendendo conto fino in fondo di quanto grave fosse la situazione. << Quanti sono esattamente? >> domandai a Alice, sovrappensiero. Forse esisteva un modo per batterli… << Non so esattamente… sembrano essere quasi trenta, o poco meno… >> disse Alice, chiudendo gli occhi come per concentrarsi sulla visione. Tutti tranne Edward la guardammo, stupiti. Trenta. Com’era possibile che fossero così tanti? Nemmeno gli eserciti di neonati giù al sud raggiungevano un tale numero di membri. Lo sconforto di poco prima tornò a farsi sentire, più ostinato e potente che mia. La questione era molto semplice, se guardata con razionalità. Non avevamo speranze, nessuna speranza. E in più non conoscevamo nemmeno i talenti dei nostri avversari. Certo, nemmeno loro conoscevano i nostri, ma non era un grande vantaggio. << Oh, ma cosa importa? Quando ce li troveremo davanti combatteremo, fossero anche cento! >> esclamò assurdamente ottimista Emmet. Rosalie lo incenerì con un’occhiataccia di disapprovazione, ma non fece commenti. Rimanemmo per ore a parlare, discutendo le migliori tecniche di attacco, riflettendo sulle nostre bassissime probabilità di vittoria e pianificando strategie. E nonostante tutto, mi sentii incredibilmente completa. Come se ilmio posto nell’universo fosse quello, come se il mio destino fosse in mezzo a loro. Che situazione ironica: avevo sempre pensato che il destino si divertisse a giocarmi scherzi crudeli, uccidendo la mia felicità e privandomi della gioia, e ora mi ritrovavo, a pochi giorni dalla morte ma più gioiosa che mai. Dopotutto, qualunque fosse stato l’esito della battaglia, di una cosa ero certa: non c’erano possibilità di uscire indenni, neanche una più remota speranze che nessuno di noi ne subisse le conseguenze. Perciò, se qualcuno doveva essere ucciso, era il caso che fossi io. Era sconvolgente quanto quella prospettiva suonasse allettante. Tom era un mio conoscente, e c’era perfino la minima possibilità che fossi davvero io il motivo del suo arrivo. Chissà, forse se qualcuno dei suoi mi avesse eliminato, forse Tom e ne sarebbe andato. Magari sarebbe stato così arrabbiato da sterminare lui stesso i suoi compagni, inducendoli a trascurare il combattimento, o peggio avrebbe ottenuto ciò che voleva e non avrebbe più avuto ragioni per trattenersi qui. Sì, forse dopotutto una speranza che nessuno della mia famiglia -ora mi era impossibile non chiamarla così - subisse gravi danni c’era. Speranza. L’unica cosa che c’era rimasta, l’unica cosa su cui facevamo affidamento da quando avevamo scoperto cosa il destino aveva in serbo per noi. O almeno, per me. non m’illudevo di non subire perdite, ma forse un mio sacrificio sarebbe bastato. Perché no? Resa ottimista a quella prospettiva, riuscii a concentrarmi sul discorso. E come sempre quando qualcosa di brutto ci attende, il tempo volò. Le ore si susseguirono a una velcità vertiginosa, tanto che ogni giorno sembrò durare un istante.
E poi, ecco arrivare il giorno tanto atteso quanto temuto. Prima che chiunque di noi, tranne forse Emmet, fosse psicologicamente preparato, le luci del quarto giorno iniziarono ad affievolirsi. Aspettavamo tutti, in religioso silenzio, timorosi ed eccitati per l’imminente battaglia, momento in cui si sarebbe deciso in un modo o nell’altro il futuro di tutti noi. All’improvviso, mentre con i pensieri rivivevo ogni singolo istante passato con i miei nuovi cari, sentii una mano forte premere dolcemente sulla mia spalla. Mi voltai, trovandomi davanti il volto di Edward in tutta la sua magnificenza spettacolare. In un mondo in cui la bellezza era parte di tutti noi, era sconvelgente che lui risaltasse tanto, come un angelosarebbe risaltato tra i comuni mortali. Senza dire una parola, aumentò la pressione sulla mia spalla, guidandomi verso la porta. Io mi lasciai condurre, come un burattino che si arrende spontaneamente al proprio burattinaio, porgendogli i propri fili. Aprii la porta, uscendo all’aria fresca del pomeriggio. Il vento sul mio viso mi fece riprendere lucidità, affievolendo l’annebbiamento che mi circondava. In silenzio, Edward arrivò al mio fianco. Non potei fare a meno di guardare quella sua stupefacente bellezza, riempiendomi gli occhi di lui soltanto. Se la mia fie era imminente, volevo avere il più bel ricordo mai creato da portarmi dietro. Il sole, ormai calante, si era aperto uno spazio fra le nubi, e deboli raggi luminosi ancora davano luce alla scena. Lui seguì il mio sguardo, e mi rivolse un sorriso ammaliante. Se il mio corpo fosse stato ancora umano, le mie guance si sarebbero tinte di porpora sotto quegli occhi tanto vitali e stupendi. << E’ il tramonto. >> osservai io, senza riuscire a trattenermi. Per quanti anni non avevo vissuto quel momento? Per quanti anni mi ero privata della luce del sole, intrappolata dalla mia natura? Ed ora eccomi lì, accanto ad uno sconosciuto di cui ero indubbiamente quanto irrazionalmente innamorata, a vivere l’ultimo e il più bello momento della mia vita. << Sì, il tramonto. L’ultimo addio del sole, che ci lascia in balia delle tenebre della notte. >> disse nostalgicamente Edward. La sua voce melodiosa mi fece sobbalzare. Mai avevo creduto che sarebbe stato possibile sentirmi tanto perfetta. Come se ogni tassello della mia vita si stesse incastrando al proprio posto, formando la figura finale. E quella figura poteva essere una soltanto: me con lui al mio fianco. << Sì, ma presto il sole tornerà, e scaccerà le tenebre così come le ha portate. La luce si riaccenderà, per poi poter svanire ancora. È l’equilibrio delle cose. >> risposi, nuovamente assorta. Lui mi rivolse un altro sorriso intriso di nostalgia. << Non permetterò che ti accada nulla. Anche a costo della mia stessa vita. >> sussurrò. Capii subito a cosa alludeva. Mi lasciai sfuggire un sospiro. Che promessa solenne e inutile. Non sarebbe servito a nulla lasciarmi vivere, se lui non fose stato al mio fianco. Era ancora sconveolgente l’attrazione innaturale che ci legava, due perfetti sconosciuti legati da uno sguardo e dalla speranza. Prima che chiunque di noi avesse potuto formulare un solo pensiero razionale, i nostri volti furono l’uno accanto all’altro. Quante probabilità c’erano che una cosa del genere accadesse? Nessuna. Eppure, ecco che il mio desiderio più profondo e nascosto perfino a me era in procinto di avverarsi. Quando le nostre labbra si sfiorarono, l’universo svanì assorbito in una bolla che lasciò spazio nel mondo solo per noi due. Ogni pensiero dalla mia mente svanì, ed io mi trovai a baciarlo tanto intensamente che sembrava impossibile credere che una sola persona potesse possedere tanta passione. Chiusi gli occhi, affidandomi solamente a lui e a quel nostro contatto. Le sue mani presero ad accarezzarmi e io mi strinsi a lui, senza mai staccare le labbra. Poteva l’universo contenere tanto amore? << Ti amo. Com’è possibile? >> gli domandai senza fiato, allontandandomi appena. Lui mi guardò, uno sguardo carico di desiderio e ammirazione. << Non lo so. So solo che contro ogni ragione anch’io ti amo. >> fu esattamente quello che volevo sentire. Anche mentre il sole spariva completamente all’orizzonte, fornendo ai nostri avversari il momento giusto per attaccare, ogni pensiero della battaglia svanì. Ed io seppi con certezza spaventosa che dovevo sopravvivere. Dovevo sopravvivere per poter vivere ancora quel momento, solo per poter posare ancora le mie labbra sulle sue.




ciao a tutti! Eccomi ancora qui, con un nuovo capitolo! Questo è stato un po’lunghetto, spero non vi siate annoiati, ma ci tenevo troppo a mettere la scena del bacio! Uhuh! Grazie per i commenti!
Bell: grazie mille! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie per tutti i complimenti, non sai quanto mi facciano piacere!

franci_cullen: grazie anche a te! Eheh il perché lo scoprirai nel prossimo capitolo!

_Niki_:wow, mi fa davvero piacere che lo pensi! Comunque, non sono così brava! Però adoro scrivere, perciò continuo ad assillarvi con le mie storie! Ehe! Sìììì brava che ci avevi azzeccato!

Giunigiu95: cosa ne dici di questo capitolo? Si sono addirittura baciati hihi! Spero ti sia piaciuto!

Goten: Sono molto contenta che ti sia piaciuto! Wow quanti commenti sono sorpresa! Sono davvero felice che vi piaccia. Ed ecco fatto, spero di aver aggiornato abbastanza in fretta!

Ora devo andare, spero vi sia piaciuto questo capitolo! Al prossimo, dove vedremo l’esito della battaglia…aspettatevi dei colpi di scena!

   
 
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