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Autore: Rihanna_Love    08/07/2015    0 recensioni
Greta è un'artista di diciassette anni, appena trasferitasi in città. La gente la ritiene strana, troppo differente. Oltre a pochi amici a distanza, sua madre Elisa e la sua bella Border Collie, Connie, non ha nessuno.
Diego è il figlio dei vicini di Greta e, secondo Elisa, sarebbe il ragazzo perfetto per sua figlia. E' attivo, amante della musica e popolare in tutta la città, oltre ad essere idolatrato da Elisa.
*
Tratto dal Prologo:
[...] Stava osservando la ragazza che gli sorrideva timidamente.
Prima di vederla e da come ne aveva parlato la madre, Diego pensava che Greta fosse una bambina poco più grande di sua sorella e invece era una bellissima ragazza della sua età, più o meno.
– Diego? Dieguccio! La smetti di fissare Greta? La mamma dice sempre che non si devono fissare le persone, è da maleducati!– gridò Gaia, facendo risvegliare il fratello dal suo stato di trance.
–Almeno presentati.. – la sentì borbottare, dandogli una gomitata tra le costole.
[...] Si salutarono con un cenno della mano e, da quel momento, Greta capì che la sua tranquilla e monotona esistenza sarebbe divenuta presto molto più movimentata e divertente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo Due

 

 

 

Quando Greta si svegliò quella mattina, a due giorni dall'accaduto, posò i piedi sul freddo pavimento della sua stanza e si limitò a raggiungere la cucina al piano di sotto, scendendo le scale, dove sua madre stava già armeggiando con gli utensili da cucina e un bicchiere di latte e un pacco di biscotti con le gocce di cioccolato erano stati preparati per lei sul tavolo.
Miagolò un 'Buongiorno' e si sedette su una delle sedie, affrettandosi a mangiare ciò che Elisa aveva preparato per lei. La mattina, soprattutto se così presto, il suo cervello non riusciva a connettersi ed era costretta a non parlare per evitare a chi le stava vicino di udire la sua bella voce da corvo gracchiante.
Anche quel mercoledì mattina, dopo aver effettuato la solita routine, la ragazza salutò la madre con un bacio sulla guancia e prese lo zaino tinto di mille colori, raggiungendo la fermata dell'autobus in anticipo. Si sedette come al solito sulla panchina e attese che il mezzo di trasporto arrivasse.
Quella mattina, appena aveva appoggiato i piedi sul parquet, la testa aveva ripreso a girarle e farle male come i due giorni precedenti. Da quando Lena le aveva chiesto del padre, lei non era più riuscita a dormire. Ogni volta che tentava di chiudere gli occhi, nuove lacrime scendevano dai suoi occhi al ricordo di quell'uomo genuino e giusto che era suo padre.
La sua amica non sapeva il danno che aveva provocato, in realtà nessuno lo sapeva con certezza tranne Elisa e sua figlia: subito dopo la morte dell'adorato marito, la vedova aveva vissuto con la paura costante della depressione. 
Ma questa non era arrivata, per fortuna. Insomma, lei doveva andare avanti per sua figlia, la sua piccola pulce di appena sette anni. Elisa si era convinta così, tollerando il dolore della perdita. Invece, quella ad accusare il colpo peggiore era stata proprio Greta: quando era tornata da scuola quel giorno, questo non se lo sarebbe mai scordato, era corsa a cercare il suo adorato papà e, inutilmente, lo aveva chiamato per ore fino a quando non era rientrata sua madre dal lavoro e l'aveva fatta sedere sulle sue ginocchia, sussurrandole che da quel momento sarebbero state solo loro due, Elisa e Greta contro il mondo. Allora, già in lacrime, la bambina aveva chiesto il perchè di quella decisione e la madre era rimasta in silenzio, con la tristezza e la rabbia negli occhi che fiammeggiavano.
«É andato via, vero?» aveva chiesto con quella vocina da bambina già interrotta dalle lacrime. Elisa aveva solamente annuito con un cenno della testa e, in quel momento, era iniziato il loro tormento.
Sin dal giorno del funerale, in cui Greta non aveva pianto, avendo già terminato le lacrime dopo tre giorni di dolore, sua madre la portò da un bravo psicologo della loro vecchia cittadina. Per quanto quell'uomo avesse potuto aiutarle, crescendo, la ragazza aveva dimostrato una sottile depressione che era possibile controllare attraverso dei farmaci.
Ogni tanto, senza che se ne accorgesse, l'umore di Greta cambiava repentinamente e poteva rivelarsi pericolosa se non calmata in tempo. Ma, dopo circa cinque anni di terapia, lei e la madre avevano trovato una specie di equilibrio che non si era più sbilanciato fino a due giorni prima.
Greta scosse il capo. Non doveva pensarci, doveva concentrarsi su altro o sarebbe impazzita.
Afferrò gli auricolari e selezionò la riproduzione casuale, lasciandosi andare alle dolci note di As Real As You And Me di Rihanna mentre saliva sull'autobus.
Si sedette in uno dei seggiolini vuoti - che a quell'ora del mattino erano tanti - e prese ad analizzare le persone attorno a lei. In quel bus, quel giorno, erano poco più di una decina: alla sua destra quattro vecchietti dall'aria gentile le sorridevano mentre, se spostava lo sguardo più a sinistra, poteva vedere un gruppetto di ragazzi della sua età circa. Erano sei: tre ragazzi e tre ragazze. Le ragazze ridacchiavano per qualche stupida battuta di uno dei ragazzi, un tizio dai capelli ricci e gli occhi azzurri come il cielo.
Senza che se ne fosse accorta, era rimasta a fissare il gruppetto un po' troppo a lungo perchè non se ne accorgessero. Distolse lo sguardo da quello azzurro del ragazzo che aveva notato poco prima, fingendo di fissare il passaggio dall'altra parte del finestrino.
Quello, probabilmente sentendosi osservato, si voltò verso di lei e le mostrò un sorriso gentile e incuriosito, che venne accompagnato da un'occhiata malevola da parte delle ragazze vicino a lui. Il ragazzo si alzò dal suo sedile, avvicinandosi a lei e accomodandosi con nonchalance sul seggiolino accanto al suo. Le rivolse un altro sorrisetto e, facendole segnò di togliere le cuffiette, si apprestò a parlare.
«Sei nuova di qui, immagino.»
Quella era una constatazione e lei si aspettava una domanda, okay.
Evitò di fissare quei pozzi azzurri e ribattè indifferente con un «Hai ragione.»
«Lo credo bene, conosco tutti qui e un viso come il tuo non è facile da dimenticare» le disse, fissandola negli occhi. Nuovamente, però, lei distolse lo sguardo.
«Ti va di sederti con noi, timidona?» chiese quello, ridendo. 
«Non sono timida, piuttosto mi definirei prudente. E poi, se non te ne fossi accorto, tu non sai il mio nome e io il tuo... Dunque, mi dispiace, ma io sto bene qui» rispose lei. Il ragazzò scoppiò in una risata allegra.
«Non sono uno stupratore se è questo che ti preoccupa e non credo che da soli si possa stare bene. Comunque mi chiamo Riccardo Simoncini, timidona. Hai bisogno del resto dei miei dati anagrafici per accettare la nostra compagnia? Io non credo.»
Greta sollevò un angolo della bocca, dando vita a un piccolo ghigno che sul suo bel visino da bambolina dava un'aria abbastanza inquietante.
«Io sono Greta Martinelli e non ho bisogno dei tuoi dati, grazie» Greta tornò ad ascoltare la musica dai suoi auricolari, ignorando il ragazzo accanto a lei di proposito.
Riccardo ghignò. Quella sarebbe stata una bella sfida per lui. Appena fu certo che la castana non lo stava guardando, prese il cellulare e inviò un messaggio velocemente.
 
Da: Riccardo
Nuova sfida... Accetti?
 
Arrivata a scuola, la ragazza non perse tempo ed entrò in classe, evitando il tizio dell'autobus. L'aula era popolata solo da pochi individui: si accomodò al suo posto, poggiando lo zaino a terra e prendendo il libri di italiano. Lena le si affiancò, sorridente come sempre.
«Tutto bene? Mi sembri un po' nervosa..» provò a dire la sua compagna, toccandole una spalla con gentilezza.
«Andrebbe tutto bene se solo un cretino sull'autobus non mi avesse invitata a stare con lui e la sua comitiva!» Greta sbattè il libro di letteratura sul banco, improvvisamente furiosa.
'Conta fino a dieci e calmati, su su ce la puoi fare' si disse, guardando Lena e chiedendole scusa per quella scenata. 
'Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e die-' non riuscì a terminare il conto, a causa del rumore della campanella che suonava indicando agli studenti che era ora di entrare in classe.
'E dieci. Sarà una giornata moooolto lunga' pensò, abbandonando il capo sul banco rassegnata.

 

*

Beh, cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemelo sapere, eh!
Purtroppo internet mi gioca brutti scherzi e non sempre prende... Quanto lo detesto quando fa così!
Comunque, spero vi piaccia e che vogliate lasciare una piccola recensione.
Siete curiosi di sapere a chi ha inviato il messaggio Riccardo, il nuovo arrivato?
Lo scopriremo presto!

Un bacio, Rihanna_Love

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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