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Autore: Gemad    08/07/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 13


Jackson aprì gli occhi, o almeno, dopo alcuni istanti di oscurità, tutto si fece più chiaro e definito. Stavolta, non c’erano pile di morti e fiumi di sangue lungo le vie in cui s’incamminava, non c’era nulla che potesse ispirare all’odio, alla rabbia e alla tristezza. Sembrava un posto familiare; fu la prima impressione che Jackson si fece del luogo in cui si ritrovò.
Ma come poteva non riconoscerla? La stazione di King’s Cross non era mai cambiata, era rimasta sempre la stessa. Il solito via vai di gente andava e che tornava, che partiva per un viaggio di sola andata o di andata e ritorno. La solita marea di gente che si creava vero mezzogiorno, più precisamente verso le undici meno un quarto, soprattutto nei pressi dei binari 9 e 10. Jackson scorreva gli occhi e ogni tanto controllava le persone che lo stavano inseguendo tranquille e felici alle sue spalle. Una donna alta, magra, vestita normalmente come ogni donna Inglese che si rispetti e con i vivi capelli rossi.
Quella era nonna Ginny che camminava graziata e con classe. Poi, al suo fianco, stava una bambina che assomigliava estremamente alla madre. Teneva ben salda la sua mano in quella di nonna Ginny e sembravano decisamente madre e figlia con quei capelli rossi in comune; quella era sicuramente la zia Lily. C’erano anche due ragazzi che camminavano spingendo i loro carrelli colmi di bagagli con alcune gabbie dove stavano i loro animali.
Uno, aveva lo sguardo birichino, da malandrino su cui sporgeva un grande sorriso sul volto. In quel momento, Jackson vide la figura di suo zio James che passo dopo passo lo convinceva del fatto che era sempre stato lo stesso fin dalla giovane età. Affianco allo zio James, stava un ragazzo giovane, probabilmente undici anni, che camminava col passo meno spedito, più incerto e timido.
La figura del padre di Jackson quando era poco più che un giovane adolescente, si stagliava davanti ai suoi occhi e, subito, il suo cuore si riempì di gioia e felicità ma anche di curiosità: avrebbe voluto saperne di più sul padre. Jackson, con movimenti a lui non controllabili, si avvicinò a suo padre abbassandosi e reggendosi sulle sue spalle disse –Insieme?- gli chiese con voce profonda da adulto.
Albus fece segnò di sì con la testa e, dopo una piccola rincorsa, varcarono i binari nove e dieci, per poi sbucare nel stazione ferroviaria che li avrebbe condotti ad Hogwarts. Il binario 9 ¾ comparve davanti ai loro occhi maestoso e bellissimo come sempre. Non era cambiato e, probabilmente, non cambierà mai. La bella famigliola camminava lungo il binario, in attesa di qualcosa che ancora Jackson non aveva ben compreso.
Lungo il tragitto, suo nonno si girò e fissava uno dei suoi figli che si era fermato con tutta la sua volontà: nel volto di suo padre vedeva timidezza, paura, timore. Camminò verso di lui e si fermò davanti a lui. Poteva perfettamente sentire che il volto del nonno non era affatto severo, non contraeva dalla vergogna. Era normale, era tranquillo, anzi, presentava un sorrisetto sulle labbra.
–Papà- disse la voce di Albus –Cosa succede se finisco nei Serpeverde?- l’aveva chiesto con molta vergogna, tenendo la sua testa bassa, che fissava terra, che fissava il pavimento in pietra della stazione.
–Albus Severus Potter- incominciò nonno Harry –Tu possiedi il nome di due Presidi di Hogwarts-.
Jackson non aveva mai notato che il nome di suo padre era composto dai nomi di Albus Silente e Severus Piton. Provò una certa vergogna dentro sé stesso in quel momento perché dei due nomi conosceva solamente il primo grazie al fatto che Gary durante un compito scritto su Storia della Magia gli suggerì la risposta.
–Uno di loro era un Serpeverde- continuò Harry –E lui era l’uomo più coraggioso del mondo-.
–Ma diciamo che mi ci mettono…- tentò di ipotizzare suo padre che venne prontamente interrotto da Harry –Allora, la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un meraviglioso e giovane mago-.
Pensava che era riuscito a convincerlo, pensava che ora suo padre fosse più tranquillo, più felice e maggiormente pronto ad incamminarsi verso Hogwarts per la prima volta nella sua vita. Però, si poteva leggere chiaro e tondo sul volto del giovane adolescente che non era ancora convinto al cento per cento. Aveva ancora timore di quale Casata sarebbe stata la sua per i prossimi sette anni di studio nel Castello Scozzese.
–Ma senti- continuò suo nonno che sembrava avesse la parola sempre pronta, la risposta sempre più adatta -Se davvero è importante per te, tu puoi scegliere Grifondoro! Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta-.
“Un attimo” pensò Jackson “Questa è la stessa cosa che mi disse papà la prima volta che stavo per salire sull’auto dello zio Hugo!”. Il ricordo era ancora chiaro nella mente del giovane Potter; si trovava sul pianerottolo di casa, all’età di undici anni con le sue valigie che erano già state caricate sull’auto di suo zio che lo aspettava in macchina pazientemente assieme a Jonathan e alle sue cugine.
–Sei pronto ometto?- gli chiese il padre che teneva ben salda la valigetta ventiquattr’ore nel braccio destro. Jackson non aveva risposto: troppo teso per parlare. Allora, il padre appoggiò la sua valigetta nel tappeto e si abbassò arrivando ad essere faccia a faccia con lui.
–Jackson- gli disse –So che te la stai facendo sotto dalla paura, ma pensi che io non provassi le stesse emozioni alla tua età? Credi che io non avessi il terrore che tutto potesse andare male? Ho avuto paura anche il giorno del matrimonio con tua madre lo sai?-. Ricorda che un piccolo sorriso si manifestò nella sua faccia.
–E poi, hai Jonathan con te e le tue cugine! Non devi avere paura di nulla, capito?-.
–Ma se finisco in un’altra Casata? Se non divento un Grifondoro?- gli chiese Jacskon.
–Allora vorrà dire che ti farai tanti nuovi amici e che la Casata in cui finirai, guadagnerà un bravo mago!-.
Come nel caso di suo padre, Jackson non era rimasto convinto.
–Ma se ci tieni, puoi chiedere al Cappello Parlante di smistarti in una Casa a tua scelta: ne terrà conto!-.
–Sul serio?- chiese Jackson. –Sul serio- rispose il padre.
Da quel momento, Jackson non smise di affrontare le sue paure guardandole negli occhi e, senza nemmeno chiederlo e testare se le presupposizioni di suo padre fossero vere, non chiese nulla al Cappello Parlante e finì ugualmente nei Grifondoro. Il piccolo, veloce e momentaneo flash-back terminò nel momento in cui Jackson notò che suo padre, suo zio, sua zia e tutte le persone che riconobbe, salirono sul treno. Il treno partì, il binario prese velocità e sparì nella curva con tutte le mani dei ragazzi e delle ragazze che sporgevano dai finestrini.
–Vi va di passare a casa?- chiese suo nonno a Ron ed Hermione, estremamente giovani anche loro, dopo aver mollato un bacio sulla guancia a nonna Ginny ed aver preso in braccio zia Lily.
–Un goccetto di Whisky Incendiario mi farebbe comodo- disse felice Ron guardando la moglie e suo figlio Hugo. Così, le due famigliole, si diressero verso le macchine e, dopo diversi minuti passati a percorrere le strade ed autostrade di Londra, arrivarono al numero dodici di Grimmauld Place dove poterono appoggiare i loro giubbotti, le loro borse e tutto ciò che era a loro scomodo tenere addosso.
–Noi andiamo in cucina- gli disse nonna Ginny indicando anche Hermione, zia Lily e zio Hugo.
–D’accordo, se ci cercate noi siamo nel mio studio- disse involontariamente Jackson che fece strada a Ron verso la stanza in cui nessuno poteva avere accesso da dopo la morte di nonno Harry. Le due comodissime poltrone in pelle, aspettavano solamente che i due uomini si sedessero su di esse e rilassarsi. Prima, però, i due si versarono in grandi bicchieri, qualche centilitro di Whisky Incendiario preso appositamente dal mini-bar posto sopra la credenza che stava al fianco della libreria stracolma di libri e volumi.
–Ad un altro anno di studi e lavoro- disse Ron alzando il bicchiere e facendolo sbattere al bicchiere del nonno.
–Cin-cin!- disse Harry prima di mandare giù per a gola il liquido alcolico.
Jackson riuscì persino a sentire il sapore aspro, pungente e frizzantino della bevanda. Era incredibile come il nonno fosse riuscito a fare tutto ciò; aveva, probabilmente, riscritto la storia dell’Alchimia e dell’arte delle Pozioni. Jackson avrebbe tanto voluto sapere come avesse fatto, ma non ci pensò più di tanto vedendo che i due ripresero a parlare.
–Dobbiamo subito riprendere ad analizzare quei documenti su Koach- disse Harry.
–Quel mago Bulgaro?- chiese Ron, era quasi assurda la somiglianza che aveva con Jonathan.
–Sì, pensiamo che voglia organizzare un possibile colpo di stato nel Ministero Bulgaro-.
–Se non riceveranno aiuto quei poveretti, rischiano seriamente di cadere sotto una dittatura-.
–Già, per questo il nostro governo ha stipulato un accordo con il governo Bulgaro che ci permette di entrare “in amicizia” nel caso di una battaglia o nel caso di possibili rivolte e proteste violente così come lo dovranno fare loro negli stessi casi, solamente che dovrà accadere nei nostri territori-.
–Lo sai- cambiò argomento l’uomo con i capelli rossi –Sono un po’ preoccupato per Rose-.
–In che senso?- chiese con un sorrisetto il nonno.
–Bè, sai… ragazzi!-.
Una piccola risatina uscì dalla bocca di Harry Potter –Sei un po’ troppo geloso secondo me-.
–Io geloso?-.
–Devo ricordarti di quanto eri geloso quando stavo con tua sorella?-.
–Bè ci stai ancora, no?-.
–Sei ancora geloso dopo tutti questi anni?-.
–Può darsi- disse ironicamente Ron ridendo.
–Io sono un po’ preoccupato per James; assomiglia troppo a suo nonno-.
–Che ci vuoi fare? E’ il ciclo della vita!-.
–Albus, invece; chissà dove lo smisteranno!- un tono di voce un po’ preoccupato si insediò nelle parole Harry.
–Ma è ovvio- disse sorpreso di quelle parole Ron –Tuo padre era un Grifondoro, tua madre era una Grifondoro, tu sei un Grifondoro, sei sposato con una Grifondoro, James è un Grifondoro e di conseguenza lo sarà anche tuo figlio: come nella mia famiglia! Rose è una Grifondoro così come lo sarà Hugo! E’ una questione genetica!-. –Speriamo- disse Harry.
–Hai programmi per venerdì sera?- gli chiese Ron.
–Non penso, perché?- chiese curioso il nonno. –Ho appena preso due biglietti per la partita dei Cannoni di Chudley contro le Holyhead Harpies e siccome tua moglie gioca in una delle due squadre, mia moglie non vuole venire e Hugo a quell’ora è già bello morto di sonno, pensavo che magari potessi accompagnarmi per il match-.
–E Lily?-.
–Può tranquillamente passare la notte da noi, non ci saranno problemi per Herm avere un marmocchio in più-.
–D’accordo-.
–Davvero?- chiese contento l’amico.
–Sì io…-. Harry si fermò improvvisamente e Jackson poteva perfettamente capire perché: sentiva il corpo debole, troppo debole. Per non parlare dei suoi occhi che si facevano pesanti ma che non avevano alcuna intenzione di chiudersi; si inginocchiò sulla moquette tenendosi la testa che pulsava terribilmente. Faceva male, troppo male per riuscire a sopportare quel dolore accecante.
–Harry?- chiese Ron preoccupato inchinandosi e reggendo l’amico –Rispondi amico miseriaccia!-.
La testa, anzi, la fronte era rossa, era calda e bollente quanto un thè appena levato dal fuoco che lo faceva bollire. Vedeva tutto quello che aveva davanti muoversi velocemente come se avesse i capogiri ma non erano semplici capogiri. Tutto, adesso, stava girando, come se stesse varcando un tunnel e vide davanti a lui delle figure sfuocate.
Erano riunite in cerchio ed in mezzo c’era qualcosa che Jackson non riusciva a comprendere cosa fosse anche perché sopra di esso vi era posto un lenzuolo nero come l’oscurità. Delle parole in latino volavano all’unisono tra le persone presenti; improvvisamente, il lenzuolo si alzava lentamente ed un raggio verde accecante si sparse e terminò quella strana visione.
Jackson vide che nonno Harry riaprì gli occhi ed era tutto sudato nel corpo. Ron, Hermione e nonna Ginny lo circondavano e lo guardavano preoccupati.
–Ehi- disse Harry.
–Harry!- urlò preoccupata nonna Ginny che lo abbracciò immediatamente –Temevo che, temevo che- provò a dire lei senza riuscirci.
–Non preoccuparti, sto bene ed è questo che conta-.
Era disteso sul divano dello studio ma non ebbe problemi a sedersi. –Cosa è successo?- chiese.
–Sei svenuto, tutto qui- rispose Ron.
–Penso che sia lo stress accumulato, insomma, hai passato molto tempo a lavorare nelle ultime settimane ed è meglio che ti prenda qualche giorno di riposo- gli suggerì Hermione –Penso che Kingsley non abbia problemi siccome sei uno degli Auror più affidabili e fedeli degli ultimi tempi-.
Dopo qualche piccolo controllo, Hermione e Ginny tornarono in cucina e lasciarono Harry e Ron nuovamente soli.
–Stai bene amico? Non hai esattamente una bellissima cera- gli chiese ancora il Weasley.
–Sì, solo che…- rispose Harry incerto.
–Solo che, cosa?- chiese Ron.
–Devo dirti una cosa-.
Harry si alzò, guardò che nessuno fosse nei paraggi, chiuse la porta a chiave e dopo aver pronunciato –Muffliato- raccontò a Ron tutto quello che aveva visto durante lo svenimento. Dopo che terminò l’agghiacciante racconto, Ron rimase sconvolto e preoccupato come non lo era da tempo.
–Tu credi…-.
–Sì- rispose Harry senza lasciargli terminare la domanda.
–E la tua…-.
–Sì- rispose nuovamente velocemente Harry –Sono passati diciannove anni Ron e la cicatrice ha ripreso a bruciare intensamente!-. 




Angolo dell'autore: Voglio farvi sapere che ho voluto pubblicare questo capitolo così presto perchè non avevo alcuna intenzione di farvi restare sulle spine per tutto il tempo (vi voglio troppo bene dopotutto). Allora, qualche precisazione; ho scelto, per la scena iniziale, di prendere spunto dal film piuttosto che dal libro (sorry) per il semplice fatto che mi serviva un riassunto rapido e nel libro durava troppo e non potevo rubare la scne aalla nostra Rowling (sopratutto per il copyright). 
Inoltre, spero vivamente che vi sia piaciuto questo messaggio che Harry ha mandato al suo caro nipote Jackson e spero che non abbiate capito ancora un gran che del pericolo che sta per incombere :)
Per il resto, spero che continuiate a leggere e a recensire perchè mi fa molto piacere ricevere opinioni da parte di lettori, scrittori e recensori con punti di vista ed idee differenti! 
   
 
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