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Autore: sweetmartini    09/07/2015    2 recensioni
Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo.
Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
Storia basata sul film disney La Bella e La Bestia
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The cook and the Beast
 
 
 
Non appena raggiunsero in cortile, con calma, Sanji si accese un sigaretta raggiungendo Zoro su una banchina di marmo. Rimasero li tranquilli, in attesa che uno dei due rompesse il silenzio che si venne a creare. Finita la sigaretta la spense sotto i suoi piedi per poi voltarsi verso Zoro che era con la testa alta a fissare il cielo, alla ricerca di qualcosa che Sanji non sapeva.
“Sei felice qui?”
Sanji si sentì preso di sprovvista a quella domanda. “Non è male” rispose con falsa non chalance. “Il letto è comodo, il cibo può andare e ormai mi sono abituato a quelle orribile statue che ti tengono di continuo d’occhio.” Zoro scostò la testa e iniziò a ridacchiare seguito dal biondo, ad entrambi piaceva la risata dell’altro.
“Però. . .” si fermò Sanji sospirando e guardando malinconico verso la foresta poco distante.
“Però?” lo incitò Zoro che notando il cambio d’umore si fece serio.
“Se sapessi come sta Usopp non sarebbe male. Lui è un tipo che si caccia spesso nei guai”concluse Sanji con un sorriso amaro in bocca al ricordo dell’amico.
“Oh, già” Zoro si era completamente dimenticato di quel tizio strano dal naso lungo. Era stato stupido, anche un bel po’ egoista, a pensare che Sanji non avesse nessuno che lo aspettasse ora che era qui insieme a lui. Gentilmente, per quanto poteva esserlo, Zoro prese la mano di Sanji intimandolo ad alzarsi.
“Vieni con me.”
Senza fare domande, Sanji annuì abituato ormai ai comportamenti strani dell’altro e lo seguì silenziosamente all’interno del castello. Capendo dove stessero andando Sanji aggrottò la fronte e rallentò i passi. 
“L’ultima volta che sono venuto qui stavi quasi per uccidermi” disse rimanendo un poco indietro. Grugnendo Zoro, non volendo ricordare quella notte, aprì una porta. “L’ultima volta ti avevo vietato di venir qui se non mi sbaglio” lo canzonò entrando all’interno della propria stanza che non era cambiata molto dall’ultima volta che Sanji vi mise piede.
Senza commentare Sanji roteò gli occhi e seguì Zoro nella terrazza passando davanti la rosa che aveva perso un po’ di petali da quando l’aveva vista.
“Aspetta qui” gli disse la bestia allontanandosi, Sanji borbottò un “dove vuoi che vada”. Dopo un po’ Zoro con una strana espressione nel viso tornò con un oggetto fra le mani e glielo porse con delicatezza.
“Uno specchio? Carino, ma cosa dovrei farci?” domandò Sanji ironico specchiandosi.
“Questo specchio mostra qualsiasi cosa tu voglia vedere” gli disse Zoro annoiato facendogli cenno di provare. Sanji lo guardò scetticamente per poi sospirare sconfitto. Tanto ormai ne aveva viste di cose strane da quando era lì, cosa vuoi che sia uno specchio magico.
“Desidero vedere il mio amico Usopp.”
Lo specchio iniziò ad illuminarsi -sorprendendo Sanji che quasi lo fece cadere dalle mani- rivelando la figura di un ragazzo che tossiva e che si reggeva a malapena in piedi fra le raffiche di vento che gli impedivano di camminare.
“No. . .” sussurrò Sanji sfiorando la superficie dello specchio, non credendo ai suoi occhi. “Quello-quello stupido!” esclamò poi preso da un momento di ira verso l’amico ma soprattutto verso sé stesso. Usopp aveva bisogno di aiuto e lui invece era li a bere tè e mangiare pasticcini, doveva fare qualcosa.
“Che succede?” domando Zoro confuso e preoccupato allo sfogo dell’altro.
“Usopp è malato, ha bisogno del mio aiuto” rivelò Sanji guardando per la prima volta con occhi imploranti l’altro che ne rimase colpito. Zoro si allontanò da lui come se fosse stato appena scottato, gli diede le spalle e con amarezza accarezzò la teca che proteggeva la sua rosa, prossima ad appassire.
“Allora vai.”
Sanji strizzò gli occhi incredulo credendo di aver udito male.
“Come?”
“Ho detto che puoi andare” ripeté Zoro facendosi coraggio nel dire quelle parole, anche se gli si spezzava il cuore. “Sei libero.”
Sanji rimase un attimo in silenzio sul posto per poi avvicinarsi a Zoro accarezzandogli dolcemente la spalla.
“Grazie” gli sussurrò riconoscente, porgendogli lo specchio.
“No, tienilo tu” mormorò Zoro poggiando la mano sopra quella più piccola dell’altro. “Così ti ricorderai di me.”
Sanji annuì e si allontanò lentamente prima che ci ripensasse. All’uscio della porta però si fermò e si voltò per un ultima volta verso Zoro che lo guardava andare via con un espressione rigida ma con occhi pieni di tristezza che non riusciva a nascondere.
“Tornerò a trovarti” disse Sanji con un sorriso confortante. “Senza di me qui ti annoieresti a morte e poi devo finire di leggere un libro e far altre cose.”
Zoro annuì cercando di sorridere e mascherare il suo dolore, ma più che un sorriso gli venne una smorfia triste. “Meglio che vai, Ricciolo.”
Sanji sbuffò a quel orribile soprannome a cui in realtà era molto affezionato, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Con un ultimo sincero sorriso per l’altro alzò una mano in segno di saluto.
“A presto, Zoro.”
Perché quel -a presto- sembrava più un addio?
Nami non appena vide Sanji uscire dalla stanza, con un sorriso a trentadue denti entrò nella camera del padrone, senza accorgesi di essere seguita.
“Direi che tutto è andato a meraviglia” disse al padrone che però gli deva le spalle guardando la finestra.
“L’ho lasciato andare.”
L’orologio sentì gli ingranaggi che gli giravano sul petto fermarsi. Non era possibile. “Cosa?! Ma sei impazzito?” domandò incredulo avvinandosi ai piedi dell’altro che lo guardava cupamente con la coda dell’occhio. “Ma perché?” domandò in fine con voce spezzata.
“Perché. . .  ne sono innamorato.”
A quelle parole rivelate per la prima volta ad alta voce, Nami fermò qualsiasi altra protesta e a testa china e spalle basse uscì con amarezza della stanza raggiungendo gli altri che la aspettavano in fondo al corridoio affamati di notizie. Senza dire nulla scosse la testa e tutti a quel punto capirono. I giochi si erano conclusi e non in loro favore. Tutti gli sforzi che avevano fatto erano stati inutili, era finita.Dopo essersi cambiato in fretta nei suoi vestiti e aver preso Merry, Sanji, con il suo sacco in spalla, andò subito alla ricerca di Usopp. Vagava un po’ alla cieca con il cuore che gli pulsava a mille, le emozioni che provava in quel momento erano troppe. Era felice per aver riottenuto ufficialmente la sua libertà, ma era anche impaurito per Usopp e triste per Zoro. . . Era da stupidi si disse Sanji ma già il marimo gli mancava e non era quello il momento per farsi venire la nostalgia. Sanji d’un tratto intravide qualcosa fra le neve, era un mantello blu.
“Usopp!” gridò Sanji soccorrendo l’amico disteso a terra sulla neve fredda. Preso dai brividi di freddo Usopp gli rispose solo con un piccolo gemito. Era arrivato in tempo. Mettendo Usopp in sella al cavallo i due piano piano tornarono a casa. Passando davanti la porta d'ingresso, preso dalla situazione, Sanji non si accorse che qualcuno sorrideva trionfante nascosto nella neve.
Usopp gemette qualcosa di fresco venne posato sulla sua fronte, aprendo gli occhi lentamente vide una figura familiare che lo guardavo preoccupato con il suo occhio grigio-azzurro.
“Sanji?” bisbigliò pensando che stesse avendo un'altra allucinazione dalla febbre.
“Usopp!” gli giunse la voce strillante dell’amico e sì, quello era sicuramente Sanji. Cercando di alzarsi sui suoi gomiti Usopp si guardò intorno riconoscendo l’ambiente circostante come casa sua.
“Ma com’è possi-bile? Non eri con la. . . bestia?” Sanji gli sorrise, dolcemente, ed a quel punto Usopp non era più sicuro che non fosse una allucinazione, forse aveva sbattuto la testa da qualche parte.
“Mi ha lasciato andare” gli disse Sanji togliendo la pezza dalla sua fronte e immergendola di nuovo nell’acqua fresca. “Lui è cambiato” spiegò Sanji guardando Usopp con una strana luce negli occhi, qualcosa che prima non c’era. “Non ci crederai mai ma è completamente diverso, è diventato gentile, premuroso” Sanji si lasciò scappare una risatina come se fosse una adolescente presa alla prima cotta. “Non è più la persona che hai conosciuto tu, Usopp.”
Usopp strizzò gli occhi per poi scoppiare a ridere e tossire contemporaneamente. Quella situazione era troppo assurda e surreale, forse davvero stava impazzendo. Sanji irritato dalla reazione dell’altro acciuffò la sua sacca per prendere le sigarette ma rimase stupito alla vista di due figure familiari nascoste dentro la borsa.
“Rufy! Chopper!”
La piccola tazza e la forchetta sorrisero uscendo dal nascondiglio. “Sorpresa!”
“Che ci fate qui?” domandò Sanji massaggiandosi una tempia esasperato.
“Devi tornare al castello” affermò Rufy senza mezzi termini, era un comportamento così inusuale da lui da lasciare Sanji senza parole.
“Cosa? no!” protestò Usopp che non aveva dimenticato la sua breve e spiacevole permanenza al castello.
“Ma” gli occhi di Chopper si fecero lucidi e la bocca gli tremò.
“No, non è il momento di piangere” disse Sanji, prendendo la tazzina nel suo grembo. Ci mancavano solo le lacrime per rendere la situazione ancora più critica. No, non aveva dimenticato la sua promessa, ma prima doveva assicurarsi che Usopp stesse bene prima di tornare da lui. Non aveva dimenticato quei tristi occhi onici quando dovette andare via.
“Certo che tornerò!”
Usopp sussultò e guardò Sanji come se fosse uscito fuori di testa o forse lo era veramente. “No! Non puoi tornare da quel mostro!” Gli occhi di Sanji e Rufy si fecero duri a quell’affermazione. “Padron Zoro non è un mostro!” esclamò Chopper saltando sul letto sopra Usopp in difesa del suo padrone. “Non è cattivo e non è più arrabbiato” Chopper si fermò per guardare dritto verso Sanji. “Lui è solo triste adesso.”
Sanji sospirò e chiuse l’unico occhio visibile, ma la mano che stringeva le lenzuola duramente rivelava le sue emozioni.
Usopp capì che qualcosa davvero era cambiato e non solo nella bestia. “E’ davvero così?” non poté fare almeno di domandare nonostante conoscesse già la risposta che avrebbe ricevuto. Sanji aprì l’occhio ed Infatti annuì.
“Dobbiamo andare!” fece fretta Rufy saltando sul posto. “La rosa sta per-“ un paio di colpi alla porta interromperò la frase, qualcuno stava bussando.
“Nascondetevi” disse Sanji a Rufy e Chopper, andando ad aprire la porta domandandosi chi diavolo fosse a quell’ora. Una figura enorme attendeva dietro la porta, Akainu, lo sceriffo della città. “Cosa posso fare per lei?” domandò Sanji con voce neutrale, nascondendo un po’ l’ansia che quell’uomo faceva nascere nelle persone con la sua sola presenza.
“Ho un mandato d’arresto.”
“Cosa?!” il cuoco rimase congelato all’entrata della porta.
“Devo prendere sotto custodia il vostro coinquilino.”
“Stai scherzando!”
Usopp, sentendo Sanji alzare la voce, preoccupato si alzò dal letto. Akainu non appena lo vide arrivare ghignò. “Bene, bene se può seguirmi, signor Usopp.” L’inventore confuso guardò Sanji bollire dalla rabbia e mettersi davanti a lui protettivo. “Lei non farà proprio un bel niente!”
“Sanji, che sta succedendo?”
“Lei è in arresto Usopp” spiegò Akainu come se stesse parlando al pub con degli amici.
“Non capisco, perché?”
“Non sei stato tu ad affermare alla locanda che il signore qui presente è stato rapito da una bestia?”
Usopp alla domanda sbiancò e scosse la testa. “E’ la verità!”
“Sta zitto” gli ordinò Sanji fra i denti spingendolo a casa.
“E’ chiaro che il signor Usopp non è in sé e deve essere preso in custodia” disse Akainu e schioccando le dite chiamò due dei suoi sottoposti che spinsero via Sanji e presero via Usopp, afferrandolo ognuno per un braccio.
“E’ stato veramente rapito da una bestia!” affermò febbrilmente l’inventore terrorizzato di essere imprigionato di nuovo da qualche parte.
“Non ve lo permetterò” Sanji cercò di seguire i due uomini ma venne fermato bruscamente da una mano sulla spalla, girandosi di scatto si trovò faccia a faccia con Bellamy.
“Sanji, Sanji” cantilenò il cacciatore circondandogli le spalle con un braccio. “Queste si che sono vere disgrazie.”
“Devo trovare una soluzione” mormorò Sanji fra sé ignorando le parole dell’altro. “Oh ma così rischi di passare nei guai anche tu.” Il cuoco notando solo ora la vicinanza di Bellamy disgustato lo allontanò da sé. 
“Ma stai tranquillo” continuò Bellamy divertito dalla situazione. 
“Hai organizzato tutto tu.” 
Bellamy fece spallucce non negando e iniziò a girargli intorno come se Sanji fosse una preda. “Che importa tanto il tuo amichetto è messo lo stesso nei casini. Tutti hanno sentito cosa ha detto la scorsa sera. Una bestia incredibile!” La gente del villaggio, a cui Sanji prima non aveva fatto caso, si mise a ridere ed iniziarono tutti ad imitare il povero Usopp che adesso si stava dimenando.
“Guardate che la bestia esiste sul serio!”
“Allora qual è la tua scelta?” gli fece pressione Bellamy e Sanji strinse i pugni frustrato, a quel punto aveva solo una via d’uscita. “Fermi!” gridò alle guardie, Bellamy ghignò vittorioso. “La bestia esiste sul serio!” Il ghigno nel volto dell’altro scomparve all’affermazione successiva del cuoco. “E ve lo dimostrerò!” Sanji andò in casa e dopo un attimo ritornò con lo specchio magico in mano. “Mostrami la bestia.”
Lo specchio si illuminò e il panico fra la folla si divulgò.

 

 

 

 
  
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