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Autore: R e d_V a m p i r e     09/07/2015    1 recensioni
» File 068.
La prima volta che Daiki vede di nuovo Ryouta, dopo essere saltato giù dal furgone in corsa della divisione Tōō, crede che gli occhi dorati dal taglio felino che lo guardano con apprensione siano quelli di un fantasma e sorride pensando che, dopotutto, forse non è così male morire se significa poter stare di nuovo con lui.
[AoKi]
» File 0415.
La prima volta che Seijuro vede Tetsuya è al funerale di okaa-san.
[AkaKuro accennatissima]
» File 05.
La prima volta che Atsushi vede Tatsuya, cerca di colpirlo in pieno viso con un destro di tutto rispetto.
[MuraHimu]
» File 015.
La prima volta che Tetsuya vede Taiga lo fa attraverso gli occhi del lupo che assistono secondo dopo secondo alla sua caduta giù dal Brooklyn Bridge; dal momento in cui mette il piede in fallo correndo lungo il parapetto di sinistra, al modo in cui agita quasi comicamente le braccia per aggrapparsi ad uno dei cavi che finisce però per scivolargli fra le dita, fino al tuffo di schiena che solleva alti schizzi e lo vede inabissarsi fra le acque fredde e pericolose dell'East River.
[KagaKuro accennatissima]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tales of Wolves and Hunters


» File 068. The wolf's prayer.



La prima volta che Daiki vede di nuovo Ryouta, dopo essere saltato giù dal furgone in corsa della divisione Tōō, crede che gli occhi dorati dal taglio felino che lo guardano con apprensione siano quelli di un fantasma e sorride pensando che, dopotutto, forse non è così male morire se significa poter stare di nuovo con lui. E magari chiedergli scusa per tutto ciò che ha fatto, per tutto quello che non ha detto.

La prima volta che Ryouta vede di nuovo Daiki, dopo averlo recuperato mezzo assiderato - e con varie costole incrinate per via della caduta ad alta velocità - da sotto il vecchio albero dove aveva finito per accasciarsi, crede che il sorriso che il Cacciatore gli rivolge sia la cosa più bella che abbia mai visto e decide che vuole rivederlo ancora e ancora e che, quindi, non può assolutamente lasciarlo morire.

xxxxx

Il furgone in cui hanno caricato il Cacciatore dagli occhi blu sfreccia a velocità folle fra gli alberi e sembra quasi sempre un miracolo quando, malgrado i bruschi slittamenti sulla strada gelata, non si schianta mai contro nulla o si ribbalta fra i cumuli di neve.
E' una macchia nera fra tutto quel bianco vorticante, appena distinguibile se a seguirla con lo sguardo non fossero gli occhi di un licantropo.
Accucciato fra cespugli ghiacciati, il gigantesco esemplare di leopardo delle nevi sbuffa nervosamente e ogni tanto dà una leccata alla ferita che spicca rossa sulla zampa destra; uno squarcio che si nota netto fra il pelo candido e che brucia dannatamente ma, più di tutto, arreca un fastidio non solamente fisico. E' stato così stupido a calpestare una di quelle trappole rivestita d'argento che quegli stronzi in nero hanno pensato bene di piazzare un po' ovunque e lasciarsi dietro probabilmente come ricordino o, forse, per evitare che qualcuno di loro si avvicinasse alla zona dove stavano effettuando la manovra di recupero del loro compagno!
Maledizione a quel tizio, maledizione a Kise e maledizione anche a se stesso! Avrebbe dovuto uccidere quell'essere umano quando ne aveva l'occasione, senza lasciarsi convincere dalle lagne di quell'idiota e dall'assurdità del suo gesto.
Segnare un umano, un Cacciatore!, come proprio compagno per difenderlo dal Branco. Soltanto a quella testa vuota di un lupo ossigenato sarebbe potuta venire in mente un'idea geniale di tale portata.
Kasamatsu riflette sulla possibilità, quantomai appagante al momento, di cacciare definitivamente quel deficiente e dargli così la punizione che si merita per averli traditi proprio con il loro nemico oltre che aver rischiato di metterli tutti in pericolo.
Ma lo straziante ululato che gli giunge alle orecchie, perfettamente udibile nonostante le raffiche della tormenta, lo fa pentire immediatamente dei propri pensieri e socchiudere, infastidito questa volta dalla propria debolezza nei confronti di quegli stupidi dei membri della sua famiglia, gli occhi scuri. Ha potuto percepire benissimo il dolore nella melodia del lupo, del tutto differente da un verso creato soltanto per intimorire.
Il canto che continua a risuonare per tutto quell'angolo di foresta è il requiem per un compagno perduto. Nessuno si avvicinerà a Kise per le settimane a venire, dopo averlo udito, rispettando la sua sofferenza e lasciandolo solo a piangere la perdita della propria metà.

- Stupido idiota, era soltanto un Cacciatore! Cosa avevi intenzione di fare? Anche se non ti avesse ucciso lui sarebbero stati i suoi compagni a farlo. Ti hanno risparmiato unicamente perché la loro era una missione di recupero e questo tempaccio non gli avrebbe permesso di fare altro!
La trasmissione dell'Alpha è simile ad un ringhio che rimbomba fastidioso nella mente, interrompendo il flusso di pensieri e scalzandoli via con prepotenza per poter ottenere tutta la sua attenzione.
E' fastidioso ed invasivo, ma è l'unico modo che hanno per comunicare tra di loro quando sono in quella forma. Questo Kise lo sa ma non gli evita comunque di scoprire le zanne per mero riflesso, affondando le zampe nella neve fresca ed artigliando il terreno congelato che si trova sotto fino a sentire dolore sotto gli artigli.
Vorrebbe ignorare il capobranco, riprendere ad ululare e farlo finché non avrà più fiato in corpo, ma sa perfettamente che ha già superato abbondantemente il limite e che non può permettersi anche questo. Così si fa forza e chiude gli occhi, sentendoli bruciare fastidiosamente - vorrebbe dare la colpa al vento che soffia incessantemente fra le fronde imperlate di pioggia e cariche di neve, ma non ha neppure la forza di prendersi in giro da solo.
- Aominecchi non mi avrebbe mai fatto del male, tu non lo conosci! Ed era... E' il mio compagno, ho solo cercato di difenderlo! Non avresti fatto così anche tu? Non lo avreste fatto tutti quanti? Ma non ha più importanza, adesso, no? E' andato via. Lo hanno ripreso con loro. Non lo rivedrò più, perciò puoi stare tranquillo e darmi la punizione che preferisci.
- Kise...
- Devo lasciare il Branco? Oppure chiederai agli altri di darmi la caccia ed uccidermi? Avanti grande Alpha, emana la tua sentenza!
- Non ho nessuna intenzione di cacciarti o ucciderti, per la Luna! Sei un grandissimo stupido, i cuccioli sono mille volte più intelligenti di te e non si sarebbero mai cacciati in questo casino, ma- aspetta, quello cos'è?
La voce mentale di Yukio ha subito una brusca variazione, passando ad una tonalità a tratti allarmata ed a tratti incuriosita. Ryouta riapre gli occhi, preoccupato, strofinando con più forza la zampa sul terreno e sbuffando aria calda fra le fauci serrate.
- Cosa? Cosa è succeso?
Per lunghi attimi c'è solo il silenzio ed il suono della neve che continua a cadere e il lupo quasi si convince che il contatto si sia spezzato e la trasmissione caduta per chissà quale motivo. La cosa lo preoccupa, non può negarlo, al punto da decidersi a muoversi per cercare di raggiungere il punto in cui si trova il capobranco. Non ci sono tracce da seguire e la figura del leopardo ha la (s)fortuna di confondersi facilmente col paesaggio, così deve basare tutto sugli odori che sente concentrandosi per cercare la traccia che gli serve.
- Muovi quel culo peloso e corri, idiota. La Luna mi sia testimone quando dico che esiste qualcuno persino più stupido di te e che ovviamente l'hai conosciuto tu. Lui è qui, non chiedermi come sia possibile. Ma sembra messo parecchio male.
E Kise non ha bisogno di ulteriori spiegazioni per correre come non ha mai fatto prima.

Quando incrocia la figura di Kasamatsu, tornato umano, il cuore del lupo aumenta freneticamente il ritmo dei suoi battiti e copre persino il fiatone causato dalla corsa sfrenata.
Lo affianca con un unico balzo, accucciandosi, e quando si rialza non lo fa su quattro zampe ma sulle due gambe leggeremente instabili, per cui deve aggrapparsi al braccio dell'altro licantropo per ritrovare l'equilibrio ed evitare di cadere.
Il mannaro dai capelli corvini lo lascia fare, anche se gli scocca un'occhiata insofferente ed è tentato di colpirlo e scrollarselo di dosso, ma poi torna a guardare ai piedi dell'albero che ha vegliato fino a quel momento ed appiattisce le labbra.
«Credo si sia buttato dal furgone, ma non saprei dirti quando è successo. Li ho persi di vista ad un certo punto. Ma a quella velocità e con questo tempo... se non fosse un Cacciatore, probabilmente a quest'ora sarebbe già morto da un pezzo» mormora, cautamente, cercando di utilizzare quanto più tatto possibile nel trarre una conclusione che sa quanto possa essere dolorosa per il fratello «E non so neppure quante speranze ci siano che sopravviva, con quelle ferite.»
Kise rimane in silenzio, immobile, soltanto il corpo scosso da lievi tremiti. Il suo viso è bianco come la neve che li circonda, adesso.
E gli occhi dorati, sganati e velati da una patina lucida che li rende incredibilmente più luminosi, sono fissi sulla figura sdraiata fra le radici sporgenti. Una macchia nera e rossa e in tutto quel bianco che ferisce la vista.
Aomine è pallido in viso, sdraiato sulla schiena, con i capelli scarmigliati ed il capo tenuto sollevato da un giubbotto arrotolato sotto la nuca che deve avergli sistemato il felino per aiutarlo a respirare, visto che sembra faticare a farlo. Ha le labbra esangui, quasi blu per il freddo, malgrado una coperta termica scura come il suo abbigliamento gli sia stata avvolta malamente attorno.
Il lupo deglutisce, strizzando gli occhi che pizzicano e distogliendo per un attimo lo sguardo, perché quella stoffa che lo aiuta a trattenere ancora un poco di calore sembra quasi un drappo funebre.
Sente il proprio nome mormorato dall'Alpha, ma è solo un rumore che giunge ovattato in sottofondo e che non lo aiuta a riprendersi dalla trance che lo induce ad avanzare, barcollando, fino a cadere in ginocchio davanti al suo compagno.
Poco importa che il Cacciatore non lo consideri così e che non gli importi nulla di lui. Che abbia preferito lasciarlo e tornarsene con i suoi compagni. Anche se, adesso, non sa cosa pensare. Cosa credere. Perché si è lanciato da una vettura in corsa, rischiando di ammazzarsi, se davvero niente di quello che hanno vissuto in quelle settimane è stato importante?
Vorrebbe chiederglielo ma riesce soltanto ad allungare una mano tremante per allontanare una ciocca che sembra quasi blu da quel viso amato, cercando di essere il più delicato possibile.
«Daiki...» mormora, pronunciando finalmente il suo nome. Suona così strano adesso fra le labbra, ha un sapore dolce e amaro come veleno al contempo.
Ed il respiro viene bruscamente trattenuto, quasi si spezza in gola, quando le palpebre dell'essere umano tremano appena per poi sollevarsi a fatica su due occhi incredibilmente blu.

Aomine non sa quanto tempo sia passato da quando è sfuggito alla vigilanza di Satsuki e ha aperto di scatto il portellone del furgone, gettandosi senza remore o preoccupazione per la folle velocità e senza controllare a cosa effettivamente stava andando in contro. Ha avuto il tempo di sentire l'invettiva di Imayoshi e l'urlo di Momoi, poi qualcuno che cercava di trattenerlo per la coperta che aveva ancora sulle spalle e infine soltanto il dolore per l'impatto, il freddo della neve e il vento sferzante.
Ha rotolato, senza riuscire a trovare nulla per appigliarsi e frenare la caduta, finché la sua corsa non è terminata contro un masso sporgente. Allora si è trascinato fino ai piedi di quell'albero, con le ultime forze rimaste, e lì ha perso i sensi. Non ricorda altro, se non le fitte al petto e l'avvertire quasi impossibile provare a respirare. Alla fine ha perso anche sensibilità, non avvertendo più il freddo così pungente ma non riuscendo neppure a muoversi.
Sentire quella voce chiamare il suo nome, perciò, e vedere poi quegli occhi che è sicuro siano ormai perduti e solalmente per colpa sua - l'ha detto quell'infame di Shouichi, del resto, perché non avrebbe dovuto credergli? - non l'ha potuto che convincere del fatto che sia morto. O stia per morire, in ogni caso, non è importante.
Spiegherebbe perché vede lui adesso. Non aveva forse pensato che fosse un angelo, la prima volta in cui aveva visto l'uomo dietro la bestia?
Un angelo con zanne e artigli, certo. Ma così lontano dai mostri che ha combattuto per tutta la vita...
Avrebbe voluto avere più tempo, per stare con lui. Avrebbe voluto avere più coraggio, per proteggerlo e ammettere di ricambiare quel sentimento con cui ha difeso lui. Invece non ha fatto altro che ucciderlo.
«M-mi... di-spia..ce»
Lo scandisce a fatica, cercando di articolare le parole anche se parlare è difficile e muovere le labbra che sente congelate è un vero tormento.

Kise trema un po' di più, scuotendo il capo e chinandosi su di lui. Appoggia la fronte contro la sua e chiude gli occhi per nascondere le lacrime, stringendolo fra le braccia con delicatezza per non aggravare le sue condizioni e fargli provare più dolore e portandoselo vicino al petto, al cuore, cercando invano di trasmettergli il proprio calore.
«Shh... non sforzarti»
«K-kise... Ryo... Ryouta...» ma quello continua, testardo come sempre, specchiandosi in quegli occhi che ricordano la luna nel suo splendore. O forse il sole? Adesso non saprebbe dirlo con certezza. E' difficile continuare a metterlo a fuoco, inizia tutto a diventare sfumato ed i contorni si anneriscono.
Fa un po' paura, ma si aggrappa al viso che ancora vede. A quegli occhi. «S-sì... la mia... risposta... è sì»
Ed è la dichiarazione migliore che avrebbe mai potuto fargli, perché il lupo comprende perfettamente cosa voglia dire con quelle poche parole sussurate come se ogni sillaba fosse una coltellata.
Le lacrime che cadono dagli occhi d'oro del licantropo hanno il tempo di bagnare il viso del Cacciatore prima di congelarsi in piccoli cristalli.
Solo dopo qualche istante si rende conto che il battito su cui si era concentrato si fa sempre più fievole, così come il respiro dell'altro. E non può fare altro che stringerlo di più, scuoterlo appena con disperazione.
«No... ti prego no...» singhiozza, quasi senza voce «Ti prego...»
L'Alpha, alle sue spalle, distoglie discretamente lo sguardo da quella scena straziante, a disagio. Si sente di troppo in quel momento eppure non ha la forza di lasciare solo il fratello. Non se lo perdonerebbe mai, conosce quel lupo e sa perfettamente che, pur dimostrandosi forte ed indipendente, è una creatura tremendamente fragile.
«Kasamatsu! Ti supplico!»
Sobbalza quando si sente chiamare, quando voltandosi di nuovo incrocia gli occhi ardenti della Bestia e non quelli velati di dolore del ragazzo che ha davanti e che si aggrappa al suo compagno come se ne andasse della propria di vita. Intenzionato a non lasciarlo andare.
Irrigidisce le spalle, perché in quelle poche parole ha sentito già tutto quello che gli serve per capire il tenore della richiesta. Ed è una responsabilità troppo grande.
Eppure...
Eppure, se non accettasse, Kise non glielo perdonerebbe mai. Lo sa. Andrebbe spontaneamene via dal Branco, diventerebbe un reietto o peggio. Non vuole pensare ad un'eventualità peggiore, in effetti.
«E' un Cacciatore» tenta, ma risulta incerto persino alle sue orecchie.
«E' il mio compagno» c'è così tanta forza in quella singola parola che il leopardo si sente come se fosse stato schiaffeggiato e quasi barcolla. Quello sguardo è così intenso da bruciare, difficile da sostenere.
Non ha mai visto Ryouta così, da quando lo conosce, mai. Lo sta sfidando apertamente, incurante della gerarchia. E tutto solo per quel ragazzo.
«Yukio, ti prego. Me ne prendo piena responsabilità, qualsiasi cosa succeda. Ma fammi provare. Non posso lasciare che muoia senza avere almeno tentato!»
Il felino lo sa, lo capisce. C'è una piccola parte di lui che vorrebbe ancora lottare, far valere la sua supremazia. Ma, alla fine, volta le spalle alla coppia e schiocca la lingua contro i denti, con un suono sordo.
E poi c'è di nuovo l'immenso leopardo che si perde fra la tormenta e svanisce alla vista.
Ma Kise lo ha sentito comunque.
«Ricorda, qualsiasi cosa accada è una tua responsabilità. Non farmene pentire»

Kise sente ancora il sapore del sangue in bocca e sa già che sarà difficile farlo andare via. Strofina il dorso della mano contro le labbra, in un altro futile tentativo di cacciare la sensazione, e poi lascia andare il capo contro la parete di legno alle sue spalle.
Inspira ed espira rapidamente, cercando di isolare gli odori che gli pungono comunque le narici, chiudendo gli occhi con aria stanca dopo aver dato un'ultima occhiata al letto vicino al camino dove arde allegro un fuocherello che tenta come può di non guardare e che gli ha causato non pochi problemi accendere.
Chi occupa il materasso ha il respiro pesante e frammentato, il corpo scosso ogni tanto da convulsioni che lo fanno tremare e lamentarsi sommessamente nel sonno. Ogni tanto va a detergergli la fronte, rinfrescandogli la pelle ardente, e gli ha già cambiato tre volte la fasciatura al braccio destro. Purtroppo la zona dove l'ha morso continuerà a sanguinare e la ferita non si rimarginerà fino alla sua prima mutazione. Ed anche allora rimarrà la cicatrice a testimonianza di quanto successo.
Nell'attesa di sapere se il processo ha funzionato, però, se è riuscito ad infettarlo - Sacra Luna, suona orrendo persino pensarlo - non può fare altro che pregare silenziosamente perché la sua vita sia salva.
E perché, se si risveglierà, lo perdoni per ciò che ha fatto. Che gli ha fatto.
Si stringe le ginocchia al petto Kise, proprio come quando era bambino e pregava con tutte le sue forze perché qualcosa accadesse. Quando la settima notte del settimo mese, ogni anno, alzava speranzoso lo sguardo al cielo recitando haiku affinché la Tessitrice Celeste esaudisse i desideri che aveva scritto con grafia sgraziata ed infantile sui tanzaku colorati che le sue sorelle preparavano per lui che credeva ancora in certe leggende.
Vorrebbe chiedere a Orihime, ancora una volta, che accolga le sue preghiere e salvi il suo amore. Perché lei sola sa cosa vuol dire essere separati dal proprio sposo, quanto doloroso sia non poter vedersi più e desiderarlo così tanto.
Ma questa non è la settima notte del settimo mese e lui non ha striscioline di carta da appendere a rami di bambù troppo alti per un bambino di otto anni.
Ha soltanto da pregare la Madre Luna, l'unica divinità a cui quelli come loro è ancora concesso credere, affinché accetti Aomine tra i suoi figli. E lo riporti da lui.
«Kise...!»
Nel delirio della febbre, Daiki ha ancora la forza di pronunciare il suo nome. Lo cerca e Kise non può fare altro che alzarsi e sfidare il suo timore per le fiamme nel tornargli accanto e sedersi al suo fianco. Nello stringergli con forza una mano che trema terribilmente fra le sue e carezzargli il volto sudato con disperata dedizione.
«Sono qui» mormora, chinandosi su di lui e poggiando le labbra sulle sue roventi.
Il bacio sembra avere, in qualche modo, il potere di calmare il giovane che sembra quasi rilassarsi. I lineamenti farsi distesi.
Il lupo sorride, portandosi la sua mano alle labbra e baciandogli poi le nocche, stringendola forte «Sono qui, Aominecchi, e non ti lascio. Perciò vedi di lottare e di vincere anche questa volta, 'kay? Lo so che puoi farcela»
Chiudendo gli occhi può avvertire la stretta essere ricambiata ed il suo cuore si riempie ancora una volta di speranza.
La loro non può essere solo una maledizione, non quando può salvare una vita. Non quando può salvare lui.
Non gli importa se alla fine lo odierà per quello che gli ha fatto. L'importante è che possa tornare a guardare i suoi occhi e ammirare il suo sorriso strafottente.
Che il suo compagno torni da lui.
«Mi fido di te.»


_____________________________



»Angolino di Red: scritta per l'AoKise Day, per la giornata mondiale del Bacio e per il Tanabata (anche se c'è solo un riferimento). Ed in clamoroso ritardo per tutti e tre, ma se non faccio le cose in ritardo io non sono una persona felice e contenta, comprendetemi. E poi c'è caldo, sono giustificata ad andare a rallentatore. Seh.
In realtà non si tratta di un vero primo incontro, visto che quello si è visto nella precendente ff, ma ci tenevo davvero taaanto a scriverla e ho avuto l'ispirazione per farla e quindi sì.
Per chi si è chiesto cosa sia successo dopo che Aomine ha avuto la geniale idea di buttarsi giù dal furgone quando quell'amabile personcina di Imayoshi l'ha gabbato informandolo della morte di Kise, e come sia diventato un licantropo. Taaa-daaa-n.
Kasamatsu, povera stella, anche se non mi sta particolarmente simpatico ho voluto inserirlo comunque perché la sua parte l'ha fatta. Per chi volesse vederci anche un accenno di KasaKise... beh. Beh. Non dico no ma neppure sì (?)
Ovviamente come per la precedente OS, il numero del file corrisponde alla maglia dei personaggi al tempo della Teiko (sei per Aomine e otto per Kise).
Ringrazio chiunque sia passato per leggere, chi ha messo la raccolta nelle seguite e nelle ricordate. Ovviamente se volete lasciarmi un vostro parere sarò felice di leggerlo!
Per il momento, vi lascio alla prossima e torno a squagliarmi.
*Antòfacaldo*
   
 
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