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Autore: drunk_hotstepper    09/07/2015    3 recensioni
Haruka é una studentessa universitaria così come il suo amico Rin, un giorno durante la spesa lei conosce un ragazzo molto particolare dagli occhi verdi...
MakoHaruRin
Genere: Drammatico, Horror, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
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The blood will melt the snow 



 

Attorno a lei era tutto blu scuro. Un blu che le piaceva, dopotutto aveva sempre sognato di essere una sirena,  di vivere per sempre in quell'enorme distesa d'acqua chiamata oceano.
Da sotto le arrivarono migliaia di bolle chiare spingendola verso l'alto la portavano sempre più verso la superficie. La cosa non le dispiaceva affatto. Sulla terraferma aveva trovato qualcosa che non avrebbe mai trovato in mare. E quel qualcosa le si materializzò davanti non appena riaprì gli occhi.
Due occhi verde smeraldo la guardarono dall'alto. Sembrava un sogno; l'uomo di cui si era da poco invaghita era a pochi centimetri da lei, la guardava negli occhi e la chiamava per nome. Sorridendo gli poggiò lentamente la mano sulla gote, era calda e arrossita. Sussurrò il suo nome.
"Makoto..."

"Ha risposto! Rin!"
Makoto si voltò verso l'amico di Haruka. 
"Si è ripresa?", chiese il rosso preoccupato.
"Non era mai successo prima... cioè che affogasse... nonostante sia una ragazza è sempre riuscita a stare al mio ritmo..."
"Tranquillo, ora sta bene."
La ragazza si guardò attorno ancora spaesata.
"Haru!"
Lei pose gli occhi su Rin.
"Mi dispiace... è colpa mia ..."
"No..."
Lei abbassò lo sguardo contraddicendolo, poi lo diresse verso il castano che la guardava come assorto. Si sentì arrossire e si voltò di lato lasciando che i capelli le coprissero le guance. Non funzionò a lungo però. 
Makoto glieli spostò dietro le orecchie con un gesto delicato che peggiorò il rossore.
"Stai bene? Ci hai messo molto più di Rin a riprenderti... ci hai fatti preoccupare."
"S-sto bene!"
Un sorriso splendente illuminò il volto del castano spiazzando i due amici d'infanzia che lo fissavano.

***

Sulla strada del ritorno Rin ripensò a ciò che era appena accaduto in piscina. 
Lui ed Haru erano vergognosamente annegati. Al contrario della ragazza lui non aveva perso i sensi subito. Si ricordava benissimo quando Makoto si era tuffato per raggiungerli e soccorrerli. 
Li aveva riportati a galla e poi fuori dalla piscina con molta facilità. Non era evidente tirare fuori dall'acqua due persone contemporaneamente. Poi era svenuto anche lui e al suo risveglio aveva scoperto con un certo imbarazzo che l'altro l'aveva dovuto rianimare.
Haru non aveva respirato tanta acqua e con due colpi di tosse aveva ripreso a respirare normalmente, probabilmente era rimasta svenuta più per la stanchezza. Lui invece aveva aperto gli occhi proprio quando Makoto gli stava facendo la respirazione artificiale e lì si sarebbe volentieri sotterrato dalla vergogna. Il suo primo contatto con le labbra di qualcun'altro l'avrebbe volentieri dedicato ad Haruka, ma il ragazzo dagli occhi verdi stava avendo una brutta influenza sia su lei che su di lui.

***

Erano passate due settimane da quel giorno e i tre ragazzi non smettevano di vedersi. Non appena Makoto finiva il turno di lavoro al supermercato Rin e Haruka erano lì fuori ad aspettarlo. Insieme andavano al bar, in piscina oppure al parco. 
Il rapporto tra loro cresceva e piano si stavano sempre più avvicinando. Haru si era aperta di più anche con Makoto, ora si parlavano senza problemi e senza che lei arrossisse ad ogni sorriso o sguardo. Rin e Makoto andavano più che d'accordo.
Rin però rimaneva in bilico. Il suo amore per Haru poteva solo aumentare, mentre in una parte del suo cuore c'era spazio per l'altro ragazzo, colui che aveva lasciato lui e lei senza fiato. Decise che era il momento di un nuovo passo. Quello più difficile; dichiararsi.
Non voleva perderli , ma non riusciva neanche a tenere nascosti i suoi sentimenti. Dopotutto era parte del suo carattere esternare le proprie emozioni, per cui si fece coraggio e decise che proprio in quel pomeriggio piovoso e un po' meno caldo degli altri qualcosa sarebbe cambiato.

Erano seduti al tavolo, la cameriera aveva appena portato da bere.
"Haru, Makoto. Devo dirvi una cosa importante."
Rin cercava di non guardarli troppo in faccia nascondendo il rossore in volto. I due lo guardavano tranquilli, in attesa.
"Ecco io, mi sono innamorato."
Entrambi spalancarono gli occhi e il castano sorrise dicendogli:
"Ma è fantastico, Rin. Sono contento per te..."
Haru non era dello stesso parere, fissava il rosso incredula e offesa quando trovò la voce per parlare.
"Io credevo... che tu eri già, cioè che tu eri ..."
" Non fraintendere, Haru, è così. Io..."
Prese un gran respiro e stringendo gli occhi disse tutto senza pensare.
"IO SONO INNAMORATO DI TE, HARU E DI MAKOTO!"
L'aveva detto. Il silenzio regnava e Rin dovette aprire gli occhi per assicurarsi che gli altri due fossero ancora lì , davanti a lui. Infatti lì erano, entrambi ora avevano la stessa espressione. Entrambi erano convinti che si sarebbe dichiarato all'altro, non a tutti e due. Makoto arrossì mentre Haru rimaneva immobile e pallida.
Dopo un paio di minuti quel silenzio iniziava a pesare anche troppo.
"Ehm... allora?", Rin si sarebbe volentieri sotterrato negli inferi. Fortunatamente la ragazza si riprese.
"Anche io sono innamorata, Makoto è un angelo in terra e Rin è la persona a cui voglio più bene."
La faccia arrossita contrastava con il broncio che aveva messo su rendendola carina, tanto da far arrossire i due ragazzi che la stavano guardando. Poi lei e l'amico si votarono verso il castano, aspettando. Appena questo si rese conto che stavano aspettando una sua risposta andò quasi in panico. 
I suoi due unici amici gli si erano appena dichiarati dopo solo due settimane di conoscenza.
Infatti in tutta risposta non disse nulla. Sorrise e accarezzò delicatamente il dorso delle mani di entrambi. Guardò negli occhi prima lui poi lei e strinse la presa intrecciando le dita. Haru arrossì al punto di avere lo stesso colore dei capelli e del volto di Rin.
Dopo un lungo silenzio che tralasciava d'intesa Makoto prese parola.
"Venite con me."
Non se lo fecero ripetere, i due si alzarono quasi ipnotizzati seguendolo. 
La pioggia li bagnava dalla testa ai piedi, ma non se ne curavano. Sorridevano stringendo la mano del ragazzo davanti a loro e poi si voltarono a guardarsi. 
Non si erano mai guardati così. 
In quel momento tutto ciò che si erano sempre tenuti dentro era stato esposto. Rin prese la mano di Haru e le sorrise dolcemente. Lei abbassò lo sguardo arrossendo per poi rialzarlo e fissare gli occhi color fuoco con i suoi ingranditi e carichi di qualcosa mai visto prima sul suo volto. 
Entrambi sentirono caldo dietro la testa e il loro volti si avvicinarono, fino a far sì che le loro labbra si toccarono per la prima volta. 
Si lasciarono andare in un bacio che si erano sempre vietati. 
Con un palmo appoggiato alla guancia di lei, come per guidarla in quel gesto, Rin le si avvicinò anche col corpo e lei lo abbracciò forte per non farlo scappare, cosa che mai avrebbe fatto in quel momento.

La pioggia cadeva forte rendendo tutto grigio e afoso.
Quando Rin e Haru aprirono gli occhi separando i loro volti scoprirono che attorno a loro era rimasta soltanto pioggia e asfalto. 
Makoto non c'era.

***

L'estate era finita e l'inverno aveva portato con sé il gelo, ma in Haruka il gelo c'era da molto più tempo. 
Quando si incontrava con Rin i due evitatvano di guardarsi in faccia ed evitatvano anche qualsiasi discorso che possa ricordare loro una certa persona. 
Quando passava per i banchi del supermercato evitava sempre di avvicinarsi a quello della carne.
Quando nuotava sentiva l'acqua accoglierla come sempre, ma lei si sentiva ancora insicura.
Aveva paura. Paura che tutto ciò che aveva provato era solo effimero. Paura che ciò che era successo non c'era mai stato realmente. 
Non voleva vedere la realtà. Si era chiusa nella sua piccola quotidianità cercando di proteggersi dai ricordi.
Quella sera stava seduta sul divano, fissando la TV e sperando che quel momento di distrazione durasse in eterno. Il telegiornale locale trasmetteva l'ennesima notizia di sparizione di giovani persone. La cosa non la sorprese molto e continuò a fissare lo schermo con finto interesse finché qualcosa non attirò la sua attenzione. Stavano bussando all'entrata.
Quando si alzò aprì la porta e desiderò non averlo mai fatto. 
Di primo istinto la richiuse ma venne fermata dalla mano del ragazzo davanti a lei che si irrigidì e lentamente alzò lo sguardo verso un volto che aveva evitato per troppo tempo.
"Adesso basta, Haru."
Rin era triste, ma deciso. 
"Basta cosa? "
"Basta fare finta di niente. Dobbiamo fare qualcosa."
"Se c'è qualcosa che si può fare falla da solo."
Si girò e si diresse verso il divano, ma non lo raggiunse. La presa salda di Rin le stringeva il polso. Per un attimo si fermò, poi iniziò a strattonare violentemente. L'altro in silenzio non accennava ad allentare la presa. Dopo un bel po' di strattonate Haru vide qualcosa sulla pelle dell'amico. Smise di divincolarsi e prese tra le mani l'avambraccio dell'altro che fece per reagire, ma ormai era tardi. 
Lei gli aveva tirato su la manica di scatto mettendo in mostra degli spessi solchi rossi sul braccio di Rin.
"Cosa sono questi? Perché?"
Era seria e preoccupata, ma Rin le voltò la schiena ricoprendosi il braccio destro. 
"Non... dovevi vederli..."
"Rin..."
"Sai... è successo tutto per colpa mia. Ho sbagliato. Mi sono intromesso tra i tuoi affari e ti ho rovinato tutto..."
Gli occhi erano ormai bagnati da lacrime amare, quanto quelle che aveva già versato senza la presenza della ragazza. Lei non disse nulla, ma quando lui fece qualche passo verso l'uscio lo abbracciò come per fermarlo.
"Non hai colpe, Rin. Anzi ti devo tanto."
Lui si girò a guardarla in volto. Le sue lacrime si erano già fermate e i grandi occhi di lei lo chiamavano. Le si avvicinò leggermente,  giusto da mettere le loro bocche così vicine che sarebbe bastato un soffio per unirle.
Ma la cosa non accadde. Qualcosa mancava, una luce che li univa come fosse un filo.
Entrambi spostarono lo sguardo di lato evitandosi di nuovo, con la tristezza che già da prima non li lasciava in pace.
"Haru... Dobbiamo ritrovarlo."
Queste parole erano quelle che la sua coscienza le gridava ogni notte.
"Come?"
Le appoggiò la mano sulla spalla e le sollevò il mento con l'altra. Un sorriso fece breccia tra la cupidità del momento.
"Non è mai stato tanto lontano."
Haru si voltò di scatto, prese al volo la sua giacca e mise di fretta le scarpe. 
Corsero verso il supermercato anche se sapevano che mancava  ancora mezz'ora all'orario di chiusura. Si tenevano per mano, la prima nevicata non era ancora scesa ma la temperatura stagionale era parecchio bassa.

Rimasero ad aspettare all'entrata, un po' nascosti così non li avrebbe evitati vedendoli. Anche se realmente erano loro che avrebbero evitato lui.
Uscì venti minuti dopo l'ora di chiusura. Lo sguardo basso e la cuffia impedivano loro di vedergli il volto, ma sapevano perfettamente che era lui.
Lo seguirono facendo più silenzio possibile. Per loro fortuna c'era abbastanza traffico anche a quell'ora da non far sembrare il loro un vero pedinamento. Dopo circa duecento metri riuscirono a intravvedere il volto. Era triste. Tanto triste, quasi più di loro e la cosa li preoccupò. I suoi occhi verdi non erano più luminosi come prima.
Perché era successo? Perché si erano separati? Come?
Makoto continuava a camminare senza mai voltarsi. Passò il quartiere e si diresse verso una delle viuzze che s'incrociavano con la strada principale ed entrò in un garage appena dietro un angolo, lasciando la porta aperta.
Quando i due raggiunsero il posto e la notarono ebbero un attimo di esitazione. Si guardarono, entrambi si decisero. 
Entrarono.

Si accese di colpo la luce spaventandoli parecchio. Si calmarono subito alla vista di una figura famigliare davanti a loro.
Makoto silenzioso si avvicinò ai due, li superò e chiuse la porta.
"Fa freddo fuori. Sta per nevicare ed è già buio."
Li guardò in faccia con uno splendente sorriso.
"Volete una cioccolata calda?"
I due rimasero immobili ad osservarlo, ma lui non ci diede peso. Iniziò a slacciare la giacca di Haru e giela tolse appendendola accanto alla sua. Fece poi lo stesso con quella di Rin.
Li prese per mano e loro si fecero portare attraverso la porta che conduceva al piano superiore. La casa era piccola, ma calda ed accogliente. Finalmente iniziarono a rilassarsi un poco. Tutti e tre.
"Sedetevi, Prego."
"G - grazie..."
Rin riuscì ad aprire la bocca. Makoto sorrise facendolo arrossire e si sedette davanti a loro incrociando le braccia.
Fu diretto.
"Perché mi stavate seguendo?"
Haru spalancò gli occhi. Non sapeva come rispondere.
"Non c'è bisogno che tu lo chieda. Volevamo vederti."
Rin si fece coraggio e cercò le parole giuste. L'altro non rispose, lo lasciò continuare.
"Quella sera sei sparito e da lì... ci siamo persi. Non so il perché è successo... è tutta colpa mia, mi dispiace!"
Stava per ricominciare a piangere quando il castano gli appoggiò la mano sulla sua e lo guardò con un lieve sorriso.
"Non è stata colpa tua Rin. Non c'è stata una colpa. Ci sono stati parecchi fraintendimenti, tutto qui."
Si voltò poi verso lei.
"Ecco noi... volevamo dirti che ci dispiace... t-ti voglio bene, anche Rin te ne vuole...", le sue guance si rigarono. 
"NON ANDARTENE MAI PIÙ TI PREGO!!!"
Rimase stupito all'improvvisa reazione di Haru, ma poco dopo si allungò sopra il tavolo verso di lei e sfiorò le labbra con le sue.
"Non me ne andrò più,  promesso."
Sussurrò sulla sua guancia leccandole via le lacrime. Lei però non smise di piangere, anzi iniziò pure a singhiozzare.
Rin le accarezzò dolcemente la testa e guardò Makoto che ricambiò avvicinandosi a lui. Le labbra dei due ragazzi si unirono a loro volta e Haru si intromise baciandoli in contemporanea.

La cioccolata non la bevve nessuno. Rimaneva lì sul tavolo a raffreddarsi mentre gli altri tre si stavano scaldando sempre di più nella camera da letto. 

***

La luna non si vedeva. Era coperta da grandi e pesanti nuvoloni. La notte era fredda eppure lui non lo sentiva. Era ancora accaldato.
Si mise a sedere sul letto e voltò di poco lo sguardo per osservare il resto del materasso coperto dalle calde coperte. Sotto di esse spuntava la testolina nera di Haru che dormiva beatamente con un leggero sorriso. Al suo fianco , dalla parte opposta a Makoto sveglio, Rin dormiva mezzo scoperto mostrando la pelle chiara. Si allungò per coprirlo con la coperta facendo attenzione a non svegliare nessuno dei due.
"Stai al caldo..."
La voce gli si spezzò in gola uscendo soffocata. Grandi lacrime si facevano strada sul suo viso e cercò di trattenere invano i singhiozzi.
"Mi dispiace... Mi dispiace..."
Ripeteva a voce bassissima tra un singhiozzo e l'altro.
Si scostò le lacrime col palmo e diede un bacio leggero ad entrambi.
Si alzò e si vestì di fretta. Andò in cucina e prese un coltello accompagnato da un acciaino. Lo affilò e rimase ad osservare il riflesso dei suoi occhi arrossati sulla lama.

***

Il bancone illuminato anche di giorno era freddo al punto giusto. Due gradi, la temperatura ideale per tenere la carne. 
Appoggiato su un vassoietto di plastica bianca ogni taglio mostrava la sua bellezza decorato a dovere in occasione delle feste. I clienti passavano, osservavano tentati e alcuni cedettero pure. Chiesero quel pezzo rosso acceso. Sempre si consiglia di evitare la carne troppo fresca, rimane dura finché il rigor mortis non viene allentato dall'acido lattico, ma dopotutto è quella che attira di più il carnivoro. Ha un colore rosso sangue. E il colore del sangue è unico. Caldo quasi da sciogliere la neve che stava scendendo silenziosa appena fuori dal supermercato eppure era freddo poiché era simbolo di morte. Mai avrebbe scaldato il cuore di Makoto. Non ora che il dolore nel suo petto gli mandava in continuazione quelle immagini. Immagini che mostravano lui di cosa era veramente capace, cosa nascondeva dietro quel dolce sorriso. Cosa si era portato via dalla sua vita quella notte. 
Il silenzio della prima nevicata in piena notte rotto da urla.
L'asfalto che piano piano si ricopriva di neve che veniva sciolta dalle sue lacrime e dal calore del sangue dei suoi amanti. 

FINE

 

Comincio con scusarmi con 'spaziobianco' e 'Isabel-chan'... non credo che sia stato questo il finale aspettatto (e le ringrazio tantissimo per le recensioni ^^)
Questa storia è ispirata alla canzone "levitate " degli hollywood undead e al film in the market. Ad ogni modo; grazie per la lettura! Spero vi sia piaciuta...
A presto
~Drunk

   
 
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