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Autore: frosty lily    09/07/2015    3 recensioni
Ora escono per dirigersi verso l’edificio dove si terrà la riunione. Una trappola per topi, in realtà. Ma loro, ignari di ciò, entrano. Ed ecco il mondo intorno a loro farsi confuso e sbiadito, come un quadro a contatto con la trementina.
E il mio gioco ha inizio. La disperazione regnerà su questo edificio, su queste sedici nazioni e sul mondo!!!
Solo a pensarci inizio a sbavare… ops…
Beh, che il gioco degli omicidi abbia inizio!!
(tratto dal prologo)
AVVISO: Angst e lacrime a non finire, presenza di OC e possibile OOC.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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~~Con chi poteva parlare?  Miku sapeva già tutto, esattamente come lo sapeva lui.
Forse Vladimir, Dasha o Andrei potevano essere una buona scelta. Tutti e tre avevano una psiche abbastanza forte e un sorriso contagioso (soprattutto Vlad, se si andava oltre i lunghi canini).
Un’altra idea poteva essere Roderich o Elizaveta. Entrambi, di fronte a notizie come quella, avevano un autocontrollo invidiabile.
Optò infine per loro due; il primo che avesse trovato, a meno che non fossero in coppia al momento. Opzione probabile, tra l’altro.
Camminando per i corridoi, si imbatte in un terremoto forza 8 (ovvero Charlotte) che si trascinava letteralmente dietro una bambola di porcellana con la forza di un rinoceronte (alias Freja) in giro.
Erano le amiche più strane che avesse mai visto al di fuori di un anime. Soprattutto perché la norvegese sembrava perennemente seccata della sua presenza, ma nonostante ciò non faceva nulla per allontanarla. Boh.
Finalmente, quando entrò in biblioteca, riuscì a trovare Roderich, impegnato nella contemplazione di alcuni spartiti trovati in mezzo ai libri e alle carte. Elizaveta non era con lui.
“La tua musica è particolare.” esordì l’austriaco, vedendolo entrare “Ma mi piace molto.”
“Ne sono onorato, Austria-san.”
“E questa biblioteca è davvero ben fornita. Mi chiedo perché debba essere proprio in questo posto…”
“Hai ragione, ma questa una volta era una scuola superiore per studenti con talenti speciali.”
“Davvero? In tal caso non è poi tanto strano… anche se dovrebbero mettere una biblioteca così anche nei luoghi dei meeting. Ci sono libri in moltissime lingue, e sono archiviati in modo a dir poco eccezionale.”
“Sono lieto che ti piaccia. In ogni caso, possiamo parlare?”
“Di che cosa mi vorresti parlare?”
“Di questa situazione. Ecco… deve sapere che, in un… mondo parallelo, questa cosa era già successa.”
“Questa cosa che quello psicopatico chiama ‘gioco’? Ma cosa vai dicendo?”
“Credo... di sì… in ogni caso, credo che abbia capito anche tu quanto questa situazione sia tragica. E, se va come penso io, sarà estremamente tragica.”
“Spiegati.”
E lo fece.
Gli spiegò tutto, come lo aveva spiegato a Emil.
Lui non lo interruppe una sola volta. Ascoltò fino alla fine, finchè nella biblioteca non calò un silenzio di tomba. Nessuno dei due parlava. L’aria era anch’essa immobile e tesa.
“Capisco.” sentenziò infine Roderich “Quindi in poche parole… siamo nei guai fino al collo. Quante vittime hai detto che erano?”
“Una decina…”
“Maledizione. Mi chiedo…” si interruppe “No… non fa nulla…”
“Dimmelo, per cortesia.”
Austria esitò. “Ecco… mi chiedo chi sarà il primo.”


Dopo aver congedato Roderich ed essere uscito dalla biblioteca, Kiku si ritrovò di nuovo solo.
Bello.
Incrociò Natalia, che però non lo degnò di uno sguardo, visto che era alla ricerca di Ivan.
Incrociò Dasha, e anche lei lo ignorò, poiché era assorbita nella contemplazione di una finestra. Ovviamente sbarrata.
Incrociò anche Elizaveta, che gli chiese se aveva visto Gilbert. E, a giudicare dalla sua aura omicida, non era per prendere un tè insieme.
Certo che con le donne sei un fenomeno, Prussia-san.
Cammina cammina, si ritrovò nuovamente nei dormitori. Andrei, seduto in corridoio, leggeva un libro in una lingua per lui incomprensibile, probabilmente bulgaro.
Dopo pochi secondi impallidì e chiuse il libro.
“Macabro” sussurrò con la faccia di chi ha visto un fantasma “Troppo macabro.”
Alzò la testa verso di lui e commentò: “Questa roba spaventerebbe Russia, ma il titolo non c’entra nulla!!! È uno scherzo??”.
La sua faccia era diventata più bianca di prima.
“Ah.” fu il commento di Kiku.
“Puoi dirlo.” ironizzò Bulgaria, alzandosi in piedi “Come se la situazione non fosse già abbastanza critica. Incubi assicurati, stanotte.”
“Hai ragione, Bulgaria-san.”
Il silenzio calò nel corridoio. Ad un tratto Andrei cominciò a frugare nel taschino.
“Vediamo se… ah, sì.”
Estrasse dal taschino una piccola busta di plastica, che conteneva un qualche tipo di erba secca, triturata, di una gamma di colori che andava dal beige al rosso scuro.
“Cos’è?”
“Rose. Eh, sì. Sono petali di rosa essiccati. Li uso per tranquillizzarmi, hanno un buon odore.” spiegò, aprendo la bustina e avvicinandola al naso. Respirò un paio di volte l’odore dei petali, per poi espirare profondamente.
“…”
“Va già meglio” sentenziò infine.
Porse la bustina aperta a Kiku. Il giapponese avvicinò il naso e annusò rapidamente. Con lui non funzionava, per qualche ragione. Ne dedusse che probabilmente Bulgaria, noto amante delle rose, traesse sicurezza dalla loro vicinanza. Lui probabilmente avrebbe avuto bisogno dei fiori di ciliegio.
Si ripromise di mangiare qualche ciliegia più avanti. Magari avrebbe funzionato.
Congedò Andrei e tornò in camera sua. Si sentiva terribilmente stanco, aveva un bisogno urgente di riposare.
Ma non riuscì ad addormentarsi. Non faceva che ripensare alle ultime parole che aveva scambiato con Austria.
Chi sarà il primo? Già, Austria-san ha ragione. Non possiamo saperlo.
Kiku si ripromise di parlare con lui un’altra volta. Roderich aveva capito bene la situazione e aveva saputo mantenere il controllo.
Si girò a guardare il muro. Ci vedeva proiettati i volti delle altre nazioni, e si chiedeva chi sarebbe caduto per primo in quel gioco.
E, mentre le proiezioni continuavano infinite, lui sprofondò nel sonno.


Fu svegliato intorno alle 8 di mattina da un annuncio di Monokuma. Il buongiorno.
Si presentò in caffetteria.
C’erano quasi tutti.
Mancavano i due norvegesi, Romania, Austria, Russia e Miku.
Lì per lì non ci badò più di tanto. Se fosse mancata solo una persona si sarebbe preoccupato eccome.
Però c’era qualcosa di strano. Sapeva che Miku impiegava parecchio tempo per vestirsi, che Vladimir aveva notevoli problemi d’insonnia (ma no?), che Ivan preferiva mangiare da solo per evitare Natalia e che Lukas e Freja mangiavano molto presto e probabilmente erano già in giro per la scuola.
Ma il ritardo di Austria non riusciva a spiegarselo. Non era da lui.
Un’ansia crescente gli afferrò lo stomaco.
“Ohayo” disse Miku entrando. Sembrava parecchio stanca, probabilmente anche lei non era riuscita ad addormentarsi subito.
Elizaveta, poco più in là, era preoccupatissima. Doveva essere arrivata alla sua stessa conclusione.

Kiku, finita in fretta e furia la fetta di dolce alla frutta che aveva preso a colazione, si alzò scusandosi. Voleva andare a cercare Austria. Ungheria lo seguì, senza nemmeno finire i suoi cereali integrali. Andrei e Natalia, che avevano finito da un pezzo, si alzarono e uscirono con lui.
Quel gruppetto di ricerca mal assortito (soprattutto perché Natalia voleva solo trovare Ivan) si mosse per i corridoi del primo piano.
Nei dormitori non ottennero risultati. Vladimir stava ancora dormendo e Ivan si rifiutava di rispondere, Roderich però non era lì.
Incrociarono i Bondevik nell’aula di musica. Nessuno dei due sapeva nulla.
E via via le possibilità si riducevano.
Elizaveta era vicina a un attacco di panico. A ogni stanza che scartavano, la sua faccia diventava sempre più bianca e il suo respiro sempre più corto. Sembrava sul punto di impazzire.
Spalancarono la porta della biblioteca.
Sapevano che Roderich era solito frequentare solo le sezioni di musica, storia e geografia.
Nelle prime due non ottennero risultato.
Quando entrarono nella sezione di geografia, si bloccarono lì dov’erano.
Il respiro di Kiku rallentò fino a fermarsi.
Non è possibile…
Elizaveta si portò le mani alla bocca, una lacrima silenziosa le solcò la guancia.
Andrei fissò quello spettacolo senza aprire bocca.
Natalia mosse un passo incerto. Prese il polso marmoreo del ragazzo abbandonato sulla sedia e poggiò il pollice dove la vena della vita pulsava.
E da come li guardò, capirono.
Era successo davvero. La prima vittima.
Roderich Edelstein era morto.

 


*Angolino dell’autrice*
Ta-ta-ta-daaaan!!!
Ebbene si. È successo davvero.
Povero Rod   T.T
Non ho altro da dire. Recensite, se volete.

  
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