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Autore: Arianna18    09/07/2015    1 recensioni
Il quarto anno a Hogwarts stava per ricominciare, nell’aria si respirava un certo senso di impazienza e, allo stesso tempo, di irrequietezza: dopotutto il marchio nero era apparso alla coppa del mondo di quidditch.
Come ogni anno Harry Ron ed Hermione erano assieme in una delle cabine dell’espresso per Hogwarts e discutevano.
- Credi che sia tornato, Harry?- domandò Hermione tentando di mascherare una certa dose di preoccupazione.
- Non lo so Hermione, ma sicuramente la presenza dei mangiamorte e del suo segno non promette nulla di positivo- Harry era agitato, non tanto dall’apparizione del marchio e dei seguaci di Voldemort, piuttosto dai continui incubi che l’avevano perseguitato durante tutta l’estate. Se ne stava seduto sul sedile del treno cercando di trovare una spiegazione logica o un qualsiasi nesso tra i suoi sogni e gli avvenimenti di qualche tempo prima.
- Dovresti avvertire Sirius- commentò Ron. Harry scrisse subito una lettera al suo padrino spiegando dettagliatamente l’accaduto e, una volta conclusa, la affidò ad Edvige che, con un rapido battito d’ali partì dal treno in corsa e diretta chissà dove per consegnare il messaggio.
Quell'anno avrebbe segnato per sempre le vite di ognuno di loro.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Quella mattina Harry si svegliò presto, non era un giorno come gli altri, ma lui era stranamente calmo. Dopo essersi girato un paio di volte nel letto si mise a sedere: la terza prova, l’ultima, la più difficile. Il ragazzo sapeva che il drago e le sirene non sarebbero stati nulla a confronto con quello che avrebbe affrontato quel giorno, ma sapeva anche che ce l’avrebbe fatta in un modo o nell’altro.
Pensò a Ron che dormiva come un sasso e ad Hermione, spesso si chiedeva cosa avrebbero fatto i suoi amici se lui avesse fallito, ma il pensiero di non poterli più vedere era talmente tremendo che lo scacciò subito.
Harry uscì dal dormitorio, aveva bisogno di mangiare. Entrò nella sala grande pensando di trovarla completamente deserta, ma con sua grande sorpresa notò che c’era qualcuno seduto al tavolo dei Grifondoro.
-Hermione!- La ragazza assorta nei suoi pensieri alzò lo sguardo in direzione del suo amico e gli rivolse uno dei suoi sorrisi.
-Come stai Harry?- Chiese non riuscendo a nascondere la sua preoccupazione.
-Io sto bene, tu piuttosto. Hai un’espressione terrorizzata-
-Lo sono! Per te soprattutto… e per Viktor. So cosa starai pensando, ma ci sono affezionata: lui è sempre stato comprensivo con me e ora non voglio che gli succeda qualcosa di spiacevole- Ammise.
-Hermione non ti devi preoccupare, lui è un ottimo mago lo sai anche tu e se l’è sempre cavata. Quanto a me, non mi accadrà nulla te lo prometto, magari non vincerò, ma giuro che ritornerò tutto intero- Disse sorridente.
La ragazza annuì dubbiosa ricambiando il sorriso dell’amico, ma improvvisamente il rumore delle porte della sala grande attirarono la sua attenzione. Entrambi i Grifondoro si voltarono e appena Harry vide Malfoy dirigersi verso il tavolo dei Serpeverde guardò Hermione la quale era vistosamente arrossita.
-E’ davvero imbarazzante…- mormorò lei.
-Perché? Ci sono problemi tra voi?- le chiese l’amico accorgendosi troppo tardi di essere stato decisamente inopportuno.
-No- arrossì ancora. -Non c’è nulla tra noi, è passato troppo poco tempo perché io mi possa fidare completamente di lui. Oh andiamo Harry, è pur sempre un Serpeverde, devo fare attenzione-
Harry annuì, ma sapeva benissimo che ormai Hermione era troppo coinvolta in quella situazione e per quanto avesse sostenuto il contrario, la verità rimaneva un’altra.
Chiacchierarono finché la sala grande iniziò a riempirsi, ma soprattutto, finché arrivò Ron il quale era rimasto allo scuro di tutto, allora il discorso “Malfoy” poté dirsi concluso.
I tre si misero a mangiare tranquillamente, ma improvvisamente entrò il professor Moody che, quasi correndo, si fiondò su Harry e gli urlò di non perdere tempo e di andare a prepararsi. L’agitazione cominciava a farsi sentire, il momento della prova decisiva stava arrivando e probabilmente il giovane mago non era pronto ad affrontare qualsiasi cosa avrebbe dovuto affrontare. Aveva paura, ma proprio in quell’istante gli tornò alla mente l’immagine del marchio nero apparsa mesi prima alla coppa del modo di quidditch, pensò agli anni passati, a ciò che aveva dovuto affrontare, a Voldemort e decise che era da sciocchi agitarsi per uno stupido torneo. Cos’era dopo tutto? Solo un modo per dimostrare la propria bravura a lanciare incantesimi, ma gli incantesimi non erano nulla se confrontati con un basilisco o un dissennatore.
Harry si sentì finalmente pronto e dopo aver indossato la divisa s’incamminò verso il luogo stabilito per la prova.
Ron ed Hermione erano già sugli spalti, intorno a loro una marea di gente: a differenza delle sfide precedenti erano presenti molte più persone, solo allora si resero conto del prestigio della competizione, solo allora capirono cosa intendesse Silente quando all’inizio dell’anno aveva parlato di “eterna gloria”.
Ma la cosa più sorprendente era davanti ai loro occhi, in meno di una notte era stato allestito un immenso labirinto di cui non si riusciva a vedere la fine. Le sue dimensioni imponenti incutevano timore anche ai più coraggiosi: Hermione notò l’espressione turbata di Viktor di fronte a quel groviglio di rami e sterpaglie.
Silente si avvicinò ai quattro campioni, nessuno sentì le sue parole. Tutti erano in un silenzio surreale, probabilmente l’unico sentimento percettibile era un’impazienza così forte da poter essere quasi afferrata.
Tuttavia quella calma apparente venne interrotta improvvisamente dal rumore del cannone, la terza ed ultima prova era iniziata, ormai nessuno poteva tirarsi indietro.
Hermione vide Krum entrare per primo nel labirinto e, dopo di lui, Harry, Cedric e Fleur, ma dopo pochi passi scomparvero. Da quel momento l’ansia crebbe a dismisura, la ragazza continuava a sporgersi nel tentativo di vedere qualcosa, ma sapeva benissimo che un incantesimo gliel’avrebbe impedito. Nonostante la consapevolezza di non poter avere il controllo della situazione non riusciva a darsi pace, era quasi infastidita dall’atteggiamento degli altri che, a differenza sua, sembravano fin troppo calmi.
-Hermione ti prego smettila di agitarti, anch’io sono preoccupato e vorrei vedere cosa sta succedendo là dentro, ma non si può… non vale la pena scaldarsi tanto!- esclamò Ron e lei lo guardò sorpresa, come se fosse strano sentire quelle parole provenire dall’amico. Annuì e tentò di distrarsi cercando Draco tra i Serpeverde, in effetti non fu difficile trovarlo, non era esattamente il tipo di ragazzo che passava inosservato sia nel bene che nel male.
Poco dopo anche lui si accorse di Hermione, o meglio, percepì la sua agitazione. Per un attimo pensò a Krum nel labirinto e provò un senso di sollievo, per lui quel bulgaro era solamente una seccatura, ma a gareggiare con lui c’era anche Potter e sicuramente per la ragazza non era facile accettarlo. Per la prima volta Draco non pensò a se stesso, per la prima volta sperò che tutto andasse bene: se fosse capitato qualcosa ad Harry Hermione non l’avrebbe superata facilmente. Per quanto Malfoy odiasse il Grifondoro, non riusciva a sopportare quell’idea.
Improvvisamente delle scintille rosse apparvero in cielo, tutti si voltarono ad osservare le scie luminose, ma subito un vociare attirò l’attenzione degli spettatori: qualcosa non andava, quello era il segnale di pericolo e non poteva essere stato inviato per sbaglio. Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo fin troppo eloquente: “non Harry”. Tuttavia apparve, appena al di fuori dell’entrata del labirinto, Fleur priva di sensi; subito si sentirono urla spaventate e schiamazzi, ma i due maghi tirarono un sospiro di sollievo.
Non passarono nemmeno dieci minuti che apparve anche Viktor anche lui privo di sensi dopo essere stato stregato. A quel punto gli studenti cominciarono a domandarsi cosa ci fosse in quel luogo e se fosse corretto esporre dei ragazzi a pericoli cosi imponenti. Draghi e sirene non erano nulla se paragonati al rischio di essere stregati o peggio.
Fleur riuscì a svegliarsi in poco tempo, Krum invece era ancora svenuto. Hermione per quanto cercasse di non dar importanza all’accaduto era spaventata, voleva scendere dagli spalti e andare a vedere, voleva fare qualsiasi cosa per svegliare il campione di Durmstrang, ma sapeva anche che nessuno gliel’avrebbe permesso.
Passò mezz’ora, poi un’ora, ma non accadde nulla. Nessuno era più uscito da quella trappola, mancavano solamente Cedric ed Harry: poteva essere un bene come poteva non esserlo, dopotutto il campione di Tassorosso era più abile e sicuramente aveva più esperienza, ma il giovane mago aveva affrontato situazioni inimmaginabili. Tuttavia la situazione era completamente paralizzata nella nebbia.
Trascorse un’altra mezz’ora ed inaspettatamente un fascio di luce verde avvolse ogni persona presente al torneo. Quando scomparve cominciarono ad intravedersi due sagome accasciate a terra, Hermione e Ron trattennero il respiro: Harry non poteva essere morto, loro non gliel’avrebbero permesso. Videro Silente avvicinarsi cauto e da quel momento tutto fu troppo veloce: urla ancora più strazianti, lacrime e ancora urla. “Un ragazzo è morto” a quelle parole Hermione non rispose più delle sue azioni e corse giù dai gradoni, non le importava avere il permesso, lei doveva accertarsi che Harry stesse bene. Sbatté contro molte persone dovette aprirsi un varco tra la folla, ma appena le sembrò di essere arrivata qualcosa la bloccò. La ragazza cercò di liberarsi dalla stretta senza alcun successo.
-Hermione non puoi avvicinarti, Hermione basta per favore!- la ragazza riconobbe una voce familiare.
-Devo! Harry! Voglio vedere Harry!- urlò. Draco dovette impiegare tutte le sue forze per trattenerla, ma dopo poco si calmò abbastanza da poter allentare la presa.
-Harry è vivo, è stato portato via, calmati Hermione!- disse il Serpeverde. Hermione scoppiò in lacrime, voleva accertarsi di persona che stesse bene, non si fidava di Malfoy, dopotutto lui non aveva mai sopportato il suo amico. Per un secondo le mancarono le forze e dovette sedersi, in quel momento non le importava nemmeno essere vista con Draco, non le importava di Ronald né di tutta la casa di Grifondoro.
-Come sai che Harry sta bene!- chiese la ragazza cercando di prendere fiato.
-Ho visto che era vivo un attimo prima che la folla si accalcasse attorno a loro… respira!- spiegò preoccupato.
-No! Mi stai prendendo in giro! Continuano a dire che un ragazzo è morto! E’ Harry e tu stai mentendo! Io devo vederlo!- Hermione continuava a singhiozzare.
-Cedric è morto!- urlò Draco esasperato. A quelle parole gli occhi della ragazza si spalancarono terrorizzati.
-Non so come sia morto…- sussurrò il ragazzo.
Per un attimo l’idea di Cedric Diggory ucciso da Harry provocò ad Hermione una forte stretta allo stomaco, ma di sicuro c’era una spiegazione: Harry non era un assassino e se quel ragazzo era realmente morto a causa sua ci doveva essere per forza una spiegazione logica.
Appena si fu calmata completamente cercò di ritrovare Ron, ma lui non c’era: sospettava che l’avesse vista con Draco e per la rabbia se ne fosse andato, tuttavia non poteva restare li, aveva bisogno di rientrare a Hogwarts dove qualcuno sicuramente le avrebbe dato informazioni precise. Malfoy la accompagnò fino all’infermeria.
-Vuoi entrare con me?- Chiese lei.
-Forse è meglio di no, credo di non essere la prima persona che Potter voglia vedere in questo momento- Ammise e dopo aver rivolto un sorriso ad Hermione fece per andarsene.
-Grazie Draco…- mormorò la ragazza. Il Serpeverde tornò sui suoi passi e la strinse a sé mentre lei a poco a poco si lasciava andare a quell’abbraccio.
Una volta nell’infermeria cercò Harry con la paura di non trovarlo, ma Malfoy aveva ragione: il suo amico era vivo.
-Hermione!- appena sentì la sua voce la ragazza corse verso di lui cercando di trattenere le lacrime e finalmente poté abbracciarlo.
-Harry! Non ho mai avuto così tanta paura, sono sicura che c’è una spiegazione per quello che è successo a Cedric, vedrai che ne uscirai fuori! Non possono incolpare te!- Hermione non riusciva a smettere di parlare.
-Non è quello il problema! Hermione, non capisci? Non ho ucciso io Diggory: la coppa era una passaporta, l’hanno manomessa!-
-Non capisco, cosa c’entra questo con lui?-
-Voldemort!- l’espressione della ragazza era a dir poco sconvolta.
-Il figlio di Barty Crouch ha manomesso la passaporta. La coppa ci ha portato da Voldemort! E’ vivo Hermione, è tornato! Ha ucciso Cedric e ha tentato di uccidere me, ma…- Harry s’interruppe ad occhi sbarrati.
-Ma?- chiese allarmata.
-Hermione…-
-Cosa?- fece lei sempre più agitata.
-Giurami in questo momento che non parlerai mai più con Malfoy!- disse Harry risoluto.
-Cosa stai dicendo?-
-Giuralo!- ordinò.
-Voglio un motivo!- disse lei irritata.
-Un motivo? Sapeva tutto, tutto! Nel cimitero dove ci ha condotto la passaporta c’era suo padre, Lucius Malfoy! Mangiamorte! Basta come motivo?-  Harry scandì tutte le parole come per accertarsi che Hermione le avesse comprese bene e lei nel sentirle impallidì. Non riuscì ad emettere un suono e si limitò ad osservare l’amico.
-Sei sicuro di aver visto proprio Lucius Malfoy?-
-Mi dispiace Hermione, ci siamo sbagliati tutti… io so quello che ho visto e di sicuro Malfoy lo sapeva- Concluse.
La ragazza non voleva crederci, ma era così. Draco si era rivelato peggio di quanto potesse lontanamente immaginare, ora era tutto più chiaro: lui l’aveva usata per arrivare a Harry, aveva cercato di fare in modo che lei si fidasse per poi sferrare il colpo. Si sentì una stupida, Harry poteva morire a causa delle sue sciocchezze.
Hermione avrebbe voluto ucciderlo sebbene da un lato fosse ancora attratta da lui, ma l’odio che provava in quel momento e tutta la delusione le fecero dimenticare i motivi per cui aveva creduto ad un Malfoy.
Questa volta aveva superato ogni limite.            

   
 
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