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Autore: Melardhoniel    19/01/2009    2 recensioni
Semplicemente una raccolta di storie sui Beatles. Tutto ciò che mi passa per la mente :)
"Se c’è stata una svolta nella loro carriera, una data precisa in cui sarebbe cambiato il loro futuro, fu il giorno in cui atterrarono al Kennedy International a New York, con un benvenuto che non ha quasi precedenti nella storia". Brian Epstein.
CAPITOLO QUATTORDICI:
-Johnny?-
-Eh?-
-Perché il cielo è blu??-
-PERCHE’ NON E’ ROSSO, MACCA, DORMI!!-
-Uffaaaaa-
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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E all’improvviso … il successo

 

Dopo il secondo tour ad Amburgo i ragazzi erano diventati ufficialmente i Beatles che tutti conosciamo.

Grazie al loro nuovo batterista, Richard Starkey, noto con lo pseudonimo di Ringo Starr, scalarono in poco tempo le vette del successo; lasciandosi alle spalle idoli come Chuk Berry ed Elvis Presley, “The King”.

Non erano più quattro semplici ragazzi di Liverpool, e non erano neanche solo i “Beatles”: ormai erano quattro ragazzi liverpooliani che ce l’avevano fatta. Quattro ragazzi che erano riusciti, a soli vent’anni, a realizzare i loro sogni ad essere gli idoli di tutti gli adolescenti e non.

Ringo era arrivato da poco, nel 1962, direttamente da una band che suonava in Germania con i Beatles: Rory Storm and the Hurricanes; era bruno di capelli, con una barba folta e gli occhi di un azzurro ghiaccio penetrante.

Molto simpatico, pacato ma anche molto tontolone.

Se qualcuno pensa che i ragazzi arrivarono alle mani per avere Ringo si sbaglia di grosso: Rory Storm, una volta che John e Paul gli parlarono del loro bisogno di un “vero” batterista; guardò semplicemente Ringo e gli disse -Vai, se vuoi. Questa band con te verrà conosciuta da tutti e non sarò certo io ad impedirti di diventare famoso-

Così, qualche mese dopo, i Beatles erano al toppermost del poppermost con Love me Do e il loro urlo di buon augurio era noto ovunque:

“Dove andiamo, ragazzi? Al top, Johnny, al top! E dove è il top? Al toppermost del poppermost!”

("Where are we going lads? To the top, Johnny, to the top! And where is the top? To the toppermost of the poppermost!")

Pochi mesi più tardi erano in vetta alle classifiche con She loves you, un singolo che rimase primo fino all’uscita dell’album Please Please Me, con Twist and Shout che si piazzò al suo posto; e a novembre del 1963 altro che toppermost del poppermost! Al Prince of Wales Theatre, a suonare per la regina madre!

Chi non conosce quel concerto? O, meglio, chi non conosce la frase di John che passò alla storia?

“Will the people in the cheaper seats clap your hands, and the rest of you, if you'll just rattle your jewelry."

Le persone che erano presenti hanno raccontato come Brian, seduto in prima fila, abbia serrato le mani sui braccioli della poltrona, con le nocche diventate bianche e cercando di sprofondare, sperando che la regina e il suo seguito avessero un gran senso dell’umorismo; anche se sapeva perfettamente che John lo aveva fatto apposta per suscitare uno scandalo e che, come dichiarò dopo, rimase molto deluso di non essere riuscito nel suo intento.

All’improvviso piovvero lettere, richieste di apparizioni televisive e concerti, omini gommosi e bistecche surgelate =P (per chi non lo sa, lo dico di nuovo: siamo ai limiti dell’impossibile, ma Paul ne ha schivata una durante un concerto e, da quando John e George hanno detto di adorare quelle caramelle, George è stato preso in pieno sopra l’occhio da una scatola di omini gommosi) e naturalmente interviste, alle quali loro si divertivano a rispondere in maniera comica e, a volte, irriverente, cercando (soprattutto John) di suscitare uno scandalo con successo migliore di quello al concerto del Prince of Wales Theatre; ma ottenevano soltanto di essere amati di più e di conquistare ogni angolo del pianeta.

 

<< “Perché pensi di essere così popolare in tutto d'un tratto?” “Non lo so, deve essere il tempo”- John Lennon, 1964.

“Così questa è l’America. Devono essere fuori di testa”- Ringo Starr, la prima volta dei Beatles negli Stati Uniti.

“Come si chiama il vostro taglio di capelli?” “Arthur”- George Harrison, 1963, sul set di A Hard Days Night.

“Che cosa ti piace di più del nostro paese?” “Tu”- John Lennon. 1964.

“Cosa fate quando siete chiusi in una camera d’albergo tra gli show?” “Pattiniamo sul ghiaccio”- George Harrison , 1964.>>


Per quanto riguarda le lettere Paul, John e George venivano letteralmente sommersi di posta e regali, tanto che ogni giorno per ognuno ci voleva una stanza di dimensioni normali, dentro alla quale non si poteva entrare se non si voleva morire soffocati dalla quantità di lettere e pacchi giornalieri stipati lì dentro.

Tutti e tre avevano la famiglia che si occupava di rispondere a tutti i fan, imitando lo stile e la calligrafia dei tre “Beatle”.

Per il povero Ringo, invece, non andava tanto bene: forse perchè non era stato accettato al posto di Pete, o forse perché non lo credevano all’altezza, fatto sta che una mattina era andato dalla segretaria della EMI e le aveva chiesto:

-Puoi occuparti delle mie lettere, per favore?-

Lei gli aveva domandato

-Perché non lo fai fare alla tua famiglia?-

-Perché mamma non sa cosa scrivere.. Ma in fondo non importa, tanto non ne ricevo molta..- Aveva risposto lui, mogio mogio.

La segretaria era rimasta stupita, dato ciò che accadeva agli altri componenti della band, e ricorda ancora adesso che gli aveva fatto molta pena, poverino, così tenero e coccolone e snobbato da tutti fan. E aveva accettato.

Il giorno dopo Ringo si era presentato con una semplice bustina trasparente, con dentro quattro lettere.

-Ecco.. Questa è la mia posta..- Aveva spiegato molto triste.

La segretaria si era commossa molto, soprattutto dopo aver scoperto che quelle quattro letterine erano la posta di una settimana.. E non riusciva a capire come una persona tanto calma, tenera, simpatica e capace di farsi amare da tutti non riuscisse a ricevere lo stesso numero di lettere dei suoi “colleghi”.

Poi, piano piano, Ringo conquistò tutti, con il suo modo di fare e la tenerezza, e, ancora adesso, riceve intere stanze di posta, così tante che di recente ha dovuto inserire un video su youtube nel quale supplicava i fan di non mandargli più lettere; perché tanto non avrebbe risposto.

Alcuni lo hanno giudicato maleducato.

Altri, come me, hanno pensato che per lui aprire una lettera deve essere come una ferita che si riapre, inequivocabilmente il passato gli si rovescia addosso, le immagini si susseguono una dopo l’altra e gli otto anni di felicità con i Beatles, l’ultimo anno assieme, gli undici anni di silenzio rotti solo da qualche proposta di riunire il gruppo; seguita sempre da una litigata, la morte di John, tutto il mondo che sembra crollare addosso, il concerto in onore di George siano cose troppo pesanti da sopportare, se si riprovano ad ogni lettera.

In ogni modo, torniamo al passato: i Beatles, ben presto, furono richiesti in America.

  
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