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Autore: EsterElle    11/07/2015    0 recensioni
Era una strana situazione: essere lì, insieme, e non fare la guerra.
La Foresta del Re non è un posto sicuro e i nemici non dovrebbero condividere il pasto né le loro vite, i loro ricordi, le loro storie. Ma, al calar della notte, esiste un angolo di Foresta in cui queste regole non valgono più. Un soldato del re, un arciere misterioso, uno Spirito della terra, un ragazzo incappucciato e una donna terribilmente bella stringono un patto e decidono di fidarsi gli uni degli altri. Così, attorno al fuoco, prendono forma storie straordinarie e segreti.
Ma la pace è un sogno e la tregua non sarà che l’inizio della fine.
(Terza classificata al contest "The Anciest Tales" indetto da Tsunade e Ino;Chan sul forum di Efp).
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
La tregua






 
 
“Thea? Thea, puoi sentirmi?”
“Adiamo! Thea!”
“Ehi, tu! Smettila”.
“Thea mi senti? Sono io, ti ricordi?”
“Sei molesto, Arciere. Fa silenzio”.
“Ti prego, apri gli occhi”.
“Vedi di non metterti a frignare, ora”.
“Perché diavolo non taci, una buona volta?”
“E perché diavolo a te importa tanto di una Creatura ripugnante?”
“Dì un’altra parola, prova solo a sfiorarla, e non vivrai un secondo di più, soldato del re!”
 

 
La Foresta del Re mutava sotto i colori del sole al tramonto. Mentre le sue foglie si tingevano di rosso, mentre il fiume rifletteva sprazzi di luce dorata e la terra nera fioriva al calore della primavera, un brusio di parole saliva dal bivacco condiviso.
Correva il quarantacinquesimo anno della Guerra dei Popoli e la Foresta era un luogo incantevole ma non un posto sicuro.
A quel tempo il vecchio re Wulfric si avvicinava pericolosamente alla fine dei suoi giorni, malato e stanco ma determinato a non arrendersi. Comandava un esercito possente e guidava gli Umani con pugno di ferro nella lotta contro le Creature da più di trent’anni. Le sue truppe si erano ormai insinuate in ogni angolo del regno e trattavano abilmente con le Comunità dei Portatori. Le Creature, d’altra parte, mantenevano quell’alone di mistero e sacralità che le aveva sempre circondate e restavano nascoste nel cuore profondo della Foresta. Attaccavano a sorpresa, schierando comparti della loro Armata in veloci e violente azioni di guerriglia, per poi ritirarsi in fretta all’ombra della natura millenaria. Nelle loro mani era racchiusa tutta la magia della terra e dei cieli.
Umani contro Creature, Creature contro Umani, era semplice ed efficace e sembrava un conflitto destinato a durare per molti anni ancora. I Portatori, figli degli Umani ma detentori degli straordinari poteri delle Creature, si accontentavano di fare la guerra e la pace con entrambi, senza riuscire a decidersi mai, divisi all’interno delle loro stesse Comunità ma quanto mai essenziali per l’una o l’altra battaglia.
L’odio e il sospetto serpeggiavano nelle città e tra le campagne e niente era più arduo del riporre fiducia nel proprio vicino.
Quarantacinque anni di guerra avevano dilaniato la terra che tutti i Popoli condividevano, infettato la Foresta di sangue e veleno, inasprito e indurito gli animi con morte e povertà.
Da quasi mezzo secolo ognuno combatteva per sé contro il resto del mondo.
 


“Per la grazia degli Dèi, Thea!”
“Tu?”
“Sì, proprio io. Come ti senti?”
 “Sei veramente tu? Tu qui, con me? Non posso crederci … credevo sarei morta senza mai più rivederti ”
“Shh, non affaticarti. Va tutto bene”
“Sì, molto bene, ora”.
“Mi hai fatto davvero spaventare, piccolo Spirito. Bevi questo, da brava”.
“Qui c’è qualcuno che vorrebbe riposare, vi ricordo”.
“Tra poco è pronta la cena, soldato, porta pazienza” la Bella dai capelli biondi intervenne.
“Chi sono queste persone?” sgranò gli occhi Thea.
“Alcuni compagni con cui ho stretto una tregua. Tranquilla, non ti attaccheranno”.
“Siete Umani e Portatori, non è così?”
“Sono un Soldato del re, Spirito, rivolgiti a me con rispetto”.
“Non far caso a lui, bambina. Sì, hai ragione, siamo di fazioni diverse ma per questa notte non ci combatteremo” disse la Bella, con un sorriso dolce.
 


Il gruppo si era accampato ai piedi di un grosso albero carico di foglie e strani frutti dorati.
Il fuoco ardeva in una fossa improvvisata e un giovane incappucciato sedeva lì vicino senza far nulla e senza parlare. Portava ricamato sul mantello il simbolo dei Portatori, una quercia dalle foglie rosse circondata da mura di pietra. La donna bionda e bella, d’altra parte, controllava la cottura della selvaggina appena cacciata e scostava i lunghi capelli dal viso accaldato. Il soldato se ne stava in disparte, basso e massiccio, i radi capelli rossi imperlati di sudore per la caccia nella Foresta; sdraiato, contemplava le sfumature purpuree del cielo al tramonto. Infine, un uomo alto e moro, arco e faretra gettati di traverso sulle spalle, stava chino su un giaciglio, fatto di qualche foglia secca e del suo mantello scuro. Rimirava un piccolo viso sottile, dalla pelle ambrata e rimarcata di tatuaggi complessi. I disegni erano luminosi e percorrevano tutto il lato destro del corpo basso e minuto del giovane Spirito della Terra, Thea, che lentamente si stava riprendendo.
Era una strana situazione: essere lì insieme e non farsi la guerra.
Mangiarono in silenzio, guardarono il cielo tingersi di scuro e il fuoco abbagliare la notte. C’era una strana pace, in quell’angolo di Foresta così lontano dalla realtà.
Era una tregua.
 


“Siete viaggiatori?”
“Che t’importa, Spirito?”
“Adesso esageri, vecchio infame!” ringhiò tra i denti l’Arciere.
“No! Non fa niente, tranquillo” rispose mogia Thea.
“Ecco, bevete questo: per placare gli animi ed essere più a nostro agio gli uni con gli altri” disse la Bella e passò una fiaschetta.
“È buono e caldo, noi Creature non abbiamo nulla di simile. Ti ringrazio”.
 “È solo vino …”.
“Anche per te, ragazzo”.
“Vorrei … vorrei chiedervi un favore”.
“Cosa c’è, Thea?”
“Non preoccuparti, va tutto bene, sto bene. Solo, vorrei condividere con voi un’antica tradizione del mio popolo. Mi sentirei più tranquilla, ecco”.
“Non se ne parla”.
“Di che si tratta?”
“È buona regola presso le Creature della Foresta rendere agli stranieri ben accetti un’ottima ospitalità. Per questo motivo vengono condivise le storie e i ricordi di chi affolla la casa e la tavola; conoscersi è il primo passo per un legame saldo e piacevole”.
“Ripeto: non se ne parla! Non m’importa nulla delle schifose tradizioni barbare di un popolo crudele”
“Se vi conoscessi meglio dormirei senza il coltello tra le mani, questa notte, è probabile” ponderò l’Arciere.
“Per me va bene, stranieri. Ma non parlerò per prima” sorrise la Bella, dolcissima.
“Inizierò io” esclamò Thea, rincuorata.
 


Nessuno protestò e l’Arciere aiutò il giovane Spirito a mettersi dritta, restando alle sue spalle.
Il crepitare del fuoco era piacevole e l’aria della sera profumava di resina e terra. La fiaschetta continuò a passare di mano in mano e ben presto i volti di tutti divennero più accesi, i lineamenti più rilassati.
Qualcuno sorrise, addirittura.
Così quello strano, assurdo, bivacco divenne un posto di poesia; tutti si prepararono ad ascoltare la storia di Thea come bambini, cullati dalla voce della madre nella vulnerabilità che precede il sonno.
Thea si schiarì la gola, allontanò i corti capelli dal volto e iniziò a parlare con voce decisa.
 


«Quando questa mattina mi sono svegliata …» raccontò.
 
 






Note
Il secondo capitolo a voi!! :D
Questi primi sono stati due capitoli molto brevi e entrambi piuttosto introduttivi: dal prossimo in poi saranno molto più corposi e complessi, promesso!
Si affacciano, questa volta, più personaggi sulla scena e credo che ben presto, proseguendo con la lettura, riuscirete a conoscerli a fondo …
Nella speranza che ciò che avete letto vi sia piaciuto e che vogliate continuare a chiarire i dubbi e le curiosità, vi aspetto nelle recensioni ma, soprattutto, al prossimo aggiornamento!
A presto,
Ester




 
  
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