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Autore: BlueViper    19/01/2009    4 recensioni
Dopo la morte di Silente e di Voldemort il nuovo preside di Hagwarts è Severus Piton. Il rapporto tra lui e Silente resta buono però e tutto sommato gli studenti si trovano piuttosto bene col nuovo preside. Il più infelice di tutti sembra, come sempre, Piton. La mia ff inizia qui, durante una giornata piovosa come tante altre. Tutto parte da un dubbio di Harry che lo porterà a rischiare l'espulsione pur di scoprire la verità.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno successivo Hermione fu a dir poco occupata, tra una lezione e l’ altra continuava a fare avanti e indietro dalla biblioteca per ne fu a dir poco occupata, tra una lezione e l’ altra continuava a fare avanti e indietro dalla biblioteca per procurarsi tutte le informazioni necessarie ad aiutare Harry.  Per dire il vero alla giovane Grifondoro bastò davvero poco tempo per procurarsi il tutto, ma d' altronde la ragazza conosceva già talmente bene la biblioteca che per lei cercare qualcosa lì o in camera sua era perfettamente la stessa cosa. Per quella sera forse sarebbe stato tutto pronto. L’ unica cosa che poteva creare dei problemi era la pozione nella quale andava immersa l’ ametista prima di pronunciare la formula. In se, l’intruglio in cui andava messa la pietra, non era affatto di difficile fabbricazione, il problema era procurarsi gli ingredienti, o per meglio dire rubarli; e solo una persona in tutta Hogwarts li possedeva: Piton. Non che la ragazza non si fosse già intrufolata più volte di nascosto nella dispensa adiacente al laboratorio del preside, però la cosa era sempre alquanto rischiosa. L’occasione ideale per compiere l’ ennesimo misfatto avvenne alla prima ora del pomeriggio, quando, dopo la lezione di pozioni Harry fu convocato brutalmente dal pozionista. –nel mio ufficio Potter, tra un quarto d’ ora- aveva sbottato il preside. In quella circostanza Piton sarebbe stato impegnato altrove e la ragazza avrebbe tranquillamente potuto procurarsi tutto il necessario. “Sarà una cosa lunga tra quei due” pensò Hermione mentre osservava l’amico salire le scale, ben consapevole di ciò che avevano fatto la sera precedente.

Il mascherone della presidenza scivolò via lentamente lasciando entrare il ragazzo. Harry notò subito come la presidenza fosse più fredda e buia del solito. Il camino era spento e le grandi finestre erano parzialmente oscurate da pesanti tende scure che Piton in persona aveva fatto mettere dopo il suo insediamento al comando del castello. La grande stanza ovale era apparentemente vuota. Probabilmente il preside si era trattenuto in qualche corridoio, pensò Harry mentre, con circospezione, osservava la stanza standosene accanto  all’imbocco delle scale. –Non va più di moda bussare?- una voce fredda alle spalle del ragazzo  lo fece sobbalzare. Piton aveva atteso il giovane Grifondoro in un angolo buio dal medesimo lato dell’ ingesso così da non essere visto. Era palese che l’ avesse fatto per incutere ancora maggior timore nel figlio, il quale, forse anche perché si sentiva la coscienza sporca, s’ era girato di scatto a guardare il preside con un’ espressione di terrore dipinta negl’ occhi verdi. Piton un po’ temeva che il ragazzo gli desse troppa confidenza, non era ancora del tutto pronto a essere un genitore, quindi cercava di trarre maggior soddisfazione possibile dal spaventare il suo protetto.  Un ghigno carico si sprezzo si dipinse sul volto magro del pozionista mentre si dirigeva alla cattedra facendo segno al ragazzino di seguirlo. Inaspettatamente però il preside arrivato in centro alla stanza si girò di scatto; aveva percepito la presenza di Harry molto vicina alla sua schiena e decise di usare l’ effetto a sorpresa. Con la mano destra afferrò il giovane  dalla cravatta rossa e se lo tirò a se fino ad avercelo a poco poi di una spanna dal viso. –Chi lo sa oltre alla “so tutto io”?- urlò mentre col corpo sovrastava il figlio spaurito, che come risposta riuscì solo a deglutire rumorosamente. Il preside s’ allontanò un pochino come per lasciare respirare il figlio tenendolo sempre con la mano. Senza pronunciare nessun’ altra parola l’uomo sferrò uno schiaffo sulla guancia destra del ragazzo. –ma…ma lei non può farlo!- sibilò rabbioso Harry con gli occhi lucidi  per il dolore –certo che posso, sono tuo padre! Non lasciarti ingannare da questa scrivania intarsiata figliolo, questa è una stanza come un’ altra per me. Non è la presidenza, non per noi due adesso.- gli occhi neri trapassavano il giovane da parte a parte come se fosse stato inconsistente -Vedi di cancellarti quell’ espressione di sfida dalla faccia prima che  mi venga in mente di punirti ben più severamente.- Il giovane Grifondoro, tornato in se, iniziò a tirare indietro come a volersi liberare e fu  accontentato: la fredda mano di Piton si dischiuse facendo cadere Harry per terra di schiena. –Ma non ho fatto nulla di grave- si giustificò il giovane mentre cercava perlomeno di raddrizzarsi da quella goffa posizione. –Invece sì che lo è Harry! Possibile che tu non capisca? Se ti permettessi di disubbidirmi sulle stupidate mi disubbidirai sempre.  Non credere che io mi diverta a tener nascosta la mia vita dietro a un mantello nero. Se lo faccio ho le mie ragioni! …e tu non sei tenuto a discuterle. Ora vai e bada a che l’ intero mondo magico non lo venga a sapere- la voce del preside era glaciale tanto da far venire i brividi al giovane. Harry corse fuori dalla stanza appena il padre finì di parlare.

Quella preziosa mezzora di punizione permise ad Hermione di agire indisturbata. La ragazza portò il tutto nel bagno di Mirtilla Malcontenta dove aveva già sistemato un calderone.  Versò un po’ d’acqua e tutti gli ingredienti nella marmitta sul fuoco un po’ come aveva fatto anni prima quand’ era alle prese con la pozione polisucco. Solo che il nuovo miscuglio, oltre a non essere incredibilmente maleodorante, era decisamente più semplice. Entro la fine di quella giornata scolastica sarebbe stato tutto pronto. Nel frattempo l’amico avrebbe frequentato normalmente le altre lezioni, così da non destare sospetti. Quando Harry arrivò nel bagno delle ragazze dopo trasfigurazioni, come previsto, la pozione era già pronta ed Hermione la stava accuratamente travasando in una bottiglietta lunga e stretta.

I due amici avevano intenzione di spostarsi in un’ ala dismessa dell’infermeria per procedere. Secondo la ragazza, Harry, dopo la pronunziazione della formula, sarebbe svenuto, o per lo meno sarebbe stato male, perché, per quanto in realtà Hermione non ne sapesse nulla, presupponeva che dividere in due un’ anima non fosse una passeggiata. Per questo motivo i due avevano optato per l’infermeria: era un luogo assai discreto, ma allo stesso tempo accogliente. Arrivati a destinazione la ragazza prese una ciotola e vi versò la pozione, vi inserì la pietra e pronunciò la formula trovata su quel vecchio libro in biblioteca, stando ben attenta a scandire le parole Harry Piton Potter e Lily Evans.  

L’ aria nella stanza fu squarciata da un grido di dolore mentre Harry s’ accasciava a terra privo di sensi. La ragazza provvedette  subito a far levitare l’ amico fino al letto più vicino. Contemporaneamente dall’ altra parte della stanza un fumo colorato iniziò a vorticare silenzioso su se stesso, lentamente, come se fosse una piccola nebulosa. Ad ogni giro su se stessa apparivano nuovi particolari. Dopo poco si potevano già chiaramente distinguersi i lineamenti della donna.  Hermione per mantenere la sua “copertura” se ne andò di gran lena, tanto ci sarebbe stata la madre di Harry a prendersi cura del ragazzo di lì a poco.

Allarmato dal grido del figlio Piton si stava precipitando su per le scale. Spalancò violentemente la porta  con il piede per piombare come un vampiro nella stanza bacchetta alla mano pronto ad intervenire in caso di pericolo. Il suo mantello svolazzante lo seguì come un ombra in quel gesto quasi incontrollato. La sua foga venne improvvisamente bloccata dalla visione che gli si presentò davanti: su di un letto, infondo alla sala, giaceva Harry, pallidissimo, e accanto al letto una figura femminile dai rossi capelli fluenti, surreale agli occhi del professore come un sogno. Il professore si sentì mancare il fiato, ansimava per la corsa e l’ aria gli mancava come se fosse stato in apnea. Prima ancora che la donna lo guardasse aveva già capito di chi si trattasse. Non poteva essere vero!  In quel momento avrebbe preferito vedere l’ Oscuro Signore in persona… Diciassette anni erano passati da quella terribile notte e il professore non si sentiva ancora pronto per affrontare la donna. Cosa poteva dirgli dopo tutto quel tempo? Tutti gli “scusa” del mondo non sarebbero bastati a  farlo perdonare. Nulla poteva descrivere quanto aveva sofferto e nulla poteva descrivere la paura e la vergogna che provava in quel momento. Come colto da un attacco di panico, l’uomo si girò di scatto pronto a tornare precipitosamente nel corridoio, quando una voce soave lo pietrificò trapassandogli in cuore –stai forse scappando Severus Piton?-

-per sua informazione, vedova Potter, io non scappo mai- disse freddamente l’uomo mostrando ancora le spalle alla donna che gli si stava avvicinando

-veramente a me è sempre parso il contrario. Sfuggisti dai tuoi genitori da bambino, scappasti dai tuoi coetanei quand’ eri un ragazzino, scappasti dal bene da adolescente e…siamo ad Hogwarts vero? Quindi sei scappato anche dal male. Infondo sei sempre stato un vigliacco. Non hai mai scelto nella tua vita, sono sempre stati gli eventi a scegliere per te-

-non dire così! Ti diverti a farmi soffrire, forse? Tu non c’eri, come puoi giudicarmi?!- il professore incredibilmente rattristato da quelle parole si girò nuovamente ed uscì.

La donna però lo seguì in corridoio e continuò -…e chissà come mai non c’ero! Ma guardati Severus! Io lo faccio e vedo dolore, vedo morte- aveva le lacrime agl’ occhi mentre sfogava tutto il suo rancore di diciassette anni d’ oltretomba –Il tuo atteggiamento dove t’ ha portato? Vedo solo il nulla nei tuoi occhi-

Il professore se ne stava lì, immobile, guardava la donna che tanto aveva turbato il suo inconscio con un’ incredibile freddezza, calcolata, come da anni faceva e che ormai era un riflesso involontario alle difficoltà –la sofferenza mi ha portato a questo. Non immagini quanto dolore abbia percorso il mio corpo e la mia anima in questi anni.-

-oh Severus sei talmente contorto e malvagio che sembri l’ immagine della morte! Se tu sapessi volare ti scambierebbero per un dissennatore!- la voce della donna tremò; forse era solo la rabbia a farla parlare, forse non credeva davvero in ciò che diceva. “La freddezza è indubbiamente la stessa” pensò tra se mentre sperava  in una qualunque reazione del suo interlocutore.

-ho mantenuto la mia promessa, sto proteggendo Harry da anni ormai. Ho fatto di tutto perché i miei errori venissero pagati. Non credere che io sia di pietra, ho sempre voluto bene a voi due, che tu ci creda o no…-

-mi hai voluto così bene che mi hai chiamato “mezzosangue” davanti a tutti mentre ti proteggevo. Forse il mio sangue è impuro, ma non credere che il tuo sia meglio-

-non insultarmi! Tutto mi merito fuorché questo…-

-basta Severus, questa conversazione non sta portando a nulla se non a ferirci a vicenda. Se è vero che mi vuoi bene fammi un favore: lascia stare me e mio figlio. Non ti avvicinare a noi. Lasciaci in pace, non abbiamo bisogno di te-

Con cuore spezzato il professore si scansò. Solo un sussurro uscì dalla sua bocca –come vuoi Lily…- e si diresse alla presidenza. Da anni sognava di poter parlare con quella donna e da anni si ripeteva che non sarebbe stato in grado di reggere la conversazione e così fu infatti. Possibile che l’ amore lo rendesse sempre così debole?     

 

                         

  
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