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Autore: cin75    11/07/2015    5 recensioni
Che cosa l'amore può spingere a fare? Che cosa l'amore può far accettare?
Jared e Jensen avranno modo di poter rispondere a queste domande!!!!
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Circa sei anni prima…..
 
Era l’anno della gloriosa quarta serie di Supernatural, ormai quasi agli ultimi episodi e Jared e Jensen erano nel camper di Jensen, in attesa di essere richiamati per l’inizio della prossima scena della giornata. Stavano pianificando l’ennesimo scherzo da attuare nei confronti del povero Misha, la loro nuova co-star. All’inizio lo avevano definito “strano” ma poi, scena dopo scena, giorno dopo giorno, il giovane interprete di Castiel li aveva conquistati ed era entrato nel cuore di entrambi. L’unico scotto di tale privilegio era, essere sempre in allerta, pronto a subire gli scherzi dei J2.
Jensen era seduto sul bordo di un piccolo divano di cortesia del suo camper mentre Jared, gli sedeva di fronte, tenendo la sedia al contrario così da potersi appoggiare allo schienale. Ridevano di cuore dell’ultimo “attacco” a Misha. Le risate cristalline risuonavano nel mezzo, fin quando i loro occhi non si incontrarono e si scoprirono a guardarsi le labbra curvate in quei sorrisi allegri.

Fu un attimo.

Inspiegabilmente il tempo sembrò fermarsi.
La mente in quell’attimo si spense. I pensieri sulle battute, le scene, gli scherzi, su tutto, svanirono come per magia. In quel momento solo loro. Lentamente le labbra scemarono la loro ilarità, gli occhi brillarono di sorpresa e incomprensibile attesa.
I respiri si fecero pesanti forse perché già pregustavano quello che le  loro menti non volevano considerare e i loro corpi si rifiutavano di compiere.

Poi accadde.

Nello stesso momento si ritrovarono talmente vicini, che i loro visi divisero lo stesso respiro incerto e bastò un respiro più profondo perché le loro labbra si incontrassero. La cosa più sconvolgente fu che quel contatto non venne interrotto. No!, anzi. Continuò leggero e dolce, quasi come se fosse stato normale.
Le labbra si saggiarono timide, si  carezzarono piano come per prendere confidenza.
 
Che stava succedendo?
 
Erano giovani, ma non tanto da non sorprendersi. Avevano avuto le loro storie.
Si vociferava perfino che Jared frequentasse l’attrice che interpretava la “Ruby” di quella serie. Eppure non era con lei che Jared , adesso, si sentiva lo stomaco che gli si torceva dentro. Era Jensen e il suo tocco, le sue labbra , il suo sapore sulla sua bocca che lo stavano facendo andare fuori di testa.
Quando finalmente le loro labbra decisero di allontanarsi per dare modo alle loro menti di capire. Gli occhi parlarono per loro, dando loro la voce.
“O..mio.. Dio!” sussurrò Jensen palesemente confuso, ma che inspiegabilmente si sentiva…eccitato. Emozionato.
Jared lo fissò , anche lui, incredulo. Non si spiegò come, ma agì di istinto.
 
Per una volta….una dannatissima volta, le parole e le spiegazioni le avrebbero lasciate al dopo!
 
“Lo hai detto: Oh mio Dio!!” ripetè e in quell’affermazione si alzò di scatto e afferrando la parte alta della spalliera della sedia su cui era seduto, la lanciò via, eliminando ogni ostacolo tra loro. Un secondo dopo era inginocchio, tra le gambe di Jensen, le sue mani sulla nuca del biondo e la sua bocca su quella dell’altro.
Un  bacio. 

Il bacio, questa volta.

Deciso, senza timori. Irruento, quasi violento.
Le loro labbra che si mordevano. Le loro bocche che cercavano l’incastro perfetto. E poi il sapore morbido e umido delle loro lingue. E poi ancora le mani di Jared intorno al viso di Jensen. Le mani di Jensen che, animate da un inconsapevole istinto, avevano afferrato i fianchi del più giovane perché quel contatto così intimo rimanesse tale o forse lo diventasse ancora di più.
Il respiro si fece accelerato. I cuori impazzirono nei loro petti. I loro corpi reagirono naturalmente  a quelle sensazioni e quella nuova emozione.
Gemiti, sospiri, schiocchi di labbra inesperte ma con tanta voglia di imparare e poi ?
 
La fine.
Improvvisa.
Il trillo del telefono di Jensen.
 
I due attori si fermarono di colpo all’udire quel suono.
Jared era  ancora fermo contro il corpo di Jensen e Jensen lo teneva ancora per i fianchi e mentre il trillo continuava, i due non smettevano mai di guardarsi. Nei loro occhi miriadi di espressioni di sorpresa. Nelle loro menti la confusione più totale e terrorizzata.
 
Ora…ora sembrava essere arrivato il momento delle spiegazioni!!
 
Fu Jared ad allontanarsi per primo, forse il primo a rendersi conto di quello che effettivamente era successo. Del modo in cui era successo e del modo in cui entrambi avevano reagito.
Infatti tutti e due, come prima cosa si ritrovarono a doversi sistemare la camicia al di fuori dei jeans per non mostrare come i loro corpi avevano “preso la cosa”.
“Che abbiamo fatto?!” face Jared mentre si spostava al centro del camper e si metteva le mani nei capelli come per trovare di nuovo il suo equilibrio.
 Jensen lo raggiunse senza mai andargli però troppo vicino. “Senti!...non facciamoci prendere dal panico, ok?!” cercò di analizzare la cosa.
“Panico?? Porca miseria, Jensen. Ci siamo….. baciati?!” fece decisamente nel panico il giovane.
“Diciamo che …eravamo….insomma…eravamo su di giri per quello che volevamo fare…diciamo che è stato un momento dovuto al…. momento!” spiegò essendo certo di non aver spiegato niente.
“Cosa?...Cosa???...Non…non ha senso!!” quasi gridò Jared. “Ma che dici, Jensen. Ci siamo baciati ed è stato un bacio….bacio!” gli fece presente con esasperazione.
“Già. Vedo che a chiarezza siamo messi bene tutti e due.” Riuscì perfino a ironizzare suscitando ancora più esasperazione nel collega. “Ma ascolta, ora…ora siamo troppo….fuori di testa per capire o…solo analizzare la cosa. Torniamo a lavoro. Non pensiamoci. E vedrai che a fine giornata ci rideremo su!” sembrò volersi convincere il maggiore dei due.
“Ma Jensen cosa…insomma.. noi…” voleva ancora chiedere quando anche il suo cellulare squillò.
Rispose.
“Ehi!! Cliff…sì.  Arriviamo….cosa?..Jensen? sì..sì..è con me. No! Il suo cellulare non ha squillato!” mentì per non dover poi spiegare o far spiegare al collega perchè non avesse risposto. “Cinque minuti e siamo sul set.” Disse infine e mise giù.
Guardò Jensen che guardava lui e sinceramente non sapeva come poter affrontare le prossime riprese dopo quei maledetti, dannati ma incredibilmente eccitanti due minuti di follia. “Che facciamo, Jensen?!”
Il maggiore lo fissò, strinse le labbra e deglutì. “Te l’ho detto. Ci buttiamo la cosa alle spalle e torniamo a lavoro. Quando saremo più lucidi, affronteremo la cosa se ce ne sarà bisogno.” sentenziò, mentre prendeva il giaccone di Dean e quello di Sam che avevano appoggiati sul tavolo del camper.

Mezz’ora dopo, erano sul set, pronti per le nuove scene, ma quel giorno furono incredibilmente lunghe e difficili. E onestamente quelli della crew non si spiegavano perché quando le scene si facevano emotivamente più intense per i due fratelli della finzione o magari occorreva un contatto più fisico,  i due attori, per la prima volta , sembravano palesemente in difficoltà e prima uno e poi l’altro, chiedevano di ripetere la scena.
Ad un certo punto , perfino il regista si accorse della fatica che si leggeva sui volti dei due attori e decise di finire lì le riprese. Clif attese che i due , ognuno al proprio camper, si cambiassero, per poterli così riportare al loro appartamento. Quello che condividevano a Vancouver quando giravano lo show.
In macchina, stranamente poche o niente scambio di battute. Per Clif, vedere Jensen in silenzio non era strano.
Ma Jared?...Jared era il tipo di ragazzo che ti tormentava anche quando dormiva e quindi vederlo in silenzio e in quel tipo di silenzio, lo insospettiva.
“Andiamo , ragazzi!” fece sperando di risollevare il morale. “Non è poi così grave quello che è successo?” disse.
I due attori alzarono lo sguardo di scatto verso l’amico autista, simultaneamente.
“Cosa?” fece timoroso Jensen.
“Che…che...” balbettò Jared, seduto dietro, come al solito.
“Sì. Voglio dire che una giornata storta può capitare a tutti….” E sorrise quando sentì entrambi i suoi protetti sospirare di sollievo. “.. E dato che a voi raramente capita , non dovete prendervela così se oggi non avete rispettato l’ordine di marcia. Lunedì, vedrete che sarete belli e riposati e recupererete. Tranquilli!” concluse, prima di fermare la macchina davanti al loro vialetto.
“Sì, è come dici tu, amico. Grazie!” fece Jared mentre scendeva dalla macchina.
“Ci vediamo lunedì!” si accodò Jensen, dando una pacca vigorosa sulla spalla dell’amico.
 
Quando entrarono in casa, per un po’ restarono fermi a fissare il vuoto. In un’altra situazione , Jensen come al solito sarebbe andato al frigo per prendere due birre e Jared avrebbe iniziato a fare casino con i programmi in televisione.
Quella sera, no. Quella sera fu diverso.
L’unica cosa che accadde fu il passo accelerato di Jensen che si avviava verso le scale che lo avrebbero portato al piano di sopra dove c’era la sua camera da letto.
“Buonanotte Jared!” sussurrò appena prima di sparire dal soggiorno.
Jared nemmeno rispose. Si avviò verso la sua camera e chiuse la porta.
 
Il week-end non andò meglio di quella sera. I due conoscevano gli orari, le abitudini, perfino i rumori, l’uno dell’altro e quindi sfruttando questo, con enorme fatica, riuscirono ad evitarsi.
Se uno rientrava, l’altro usciva. Se uno guardava la tv, l’altro se ne stava in camera. Furono due giorni assurdi e stressanti e quando il lunedì arrivò, anche se si sentivano più stanchi del previsto, ringraziarono il fatto di non dover più giocare a nascondino nel loro appartamento.
 
Ma quella situazione non migliorò sui set. Molti del cast vedevano Jensen alzarsi e andare via se si avvicinava Jared anche solo per sedersi vicino a lui. Oppure vedevano Jared sparire dai set non appena il regista chiamava il cut e ritornare solo quando tutto era pronto per la nuova scena.
E poi ci fu il clou di quella situazione assurda!!
Una mattina , tra una ripresa e l’altra, un assistente di produzione andò a chiamarli perché Jim Micheals aveva  bisogno di parlare con loro. Quando arrivarono all’ascensore che li avrebbe portati all’ufficio del produttore esecutivo, l’assistente fu improvvisamente richiamato e quindi li lasciò da soli. Ciò che impensierì Clif, che fu quello che assistette alla scena, fu il fatto che quando le porte dell’ascensore si aprirono, Jared entrò, mentre Jensen rimase immobile dove era e fissò le porte meccaniche chiudersi. Salì dopo.

C’era qualcosa sotto!!

Quei due non si perdevano mai di vista. A volte erano praticamente inseparabili eppure adesso sembrava non volessero nemmeno stare nello stesso posto, allo stesso momento. 
Ma l’uomo era molto legato e leale nei confronti dei due attori e quindi decise di non comunicare i suoi dubbi a nessuno. Avrebbe osservato, guardato a distanza. Li avrebbe tenuti d’occhio e solo se la cosa fosse diventata insostenibile avrebbe agito.
Fortunatamente non ne ebbe bisogno!
 
Quella settimana era passata, volente o dolente. Un nuovo venerdì era arrivato e i due attori erano di nuovo soli nel loro appartamento. Al piano di sopra Jensen, continuava a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola del suo letto.
“Ma che diavolo mi prende?...perchè non riesco a dimenticare?...perchè mi sento ancora così…..maledizione!!....E’ Jared!! È il mio migliore amico, il mio collega …non posso…non posso. Io non sono….” stava per dire “gay” o forse “attratto da lui”. “….ma lui…quegli occhi…la sua bocca….non riesco a dimenticare la sua dolcezza mentre mi baciava. Per la miseria!, mi sembra perfino di sentire ancora il suo sapore…non è possibile….non è possibile..” si agitò ancora e poi esasperato si tirò su a sedere. “Non posso andare avanti così. Io devo capire…io devo…..capire!” ripetè mettendosi una mano tra i capelli mentre con l’altra si premeva lo stomaco che aveva preso a contorcersi di nuovo non appena il ricordo di quel bacio si era fatto di nuovo pressante.
“Come ne vengo fuori?!” chiese a se stesso.
 
Al piano di sotto, Jared non era messo meglio. Anche lui, stava per affrontare l’ennesima notte insonne. Si guardava intorno. Di tanto in tanto andava in bagno per guardarsi e assicurarsi di essere sempre la stessa persona.
Magari voleva scorgere qualcosa di diverso in lui che potesse aiutarlo a capire. Ma niente. L’unica cosa che vedeva era uno strano luccichio nei suoi occhi ogni volta che, davanti a quello specchio, si ritrovava a pensare a Jensen e quel dannato pomeriggio.
“Porca misera, Padalecki!” esclamò furioso. “Sei un attore, anche uno bravo…dicono. Quindi cerca di farla finita  e fa finta che quello che sia successo sia solo una scena di un qualche film assurdo. Smettila di pensare a lui.” si auto ammonì. “Smettila di pensare alle sue mani che ti tenevano stretto. Smettila di pensare a quei suoi dannatissimi occhi verdi che ti fissavano quasi a volerti entrare….nell’anima. Smettila  di pensare …alla sua bocca…” iniziò a parlare più lentamente. “…sulla tua. Smettila….di sentire ancora la…sua lingua accarezzare ..la tua.” Poi si fermò, e si guardò sbalordito allo specchio quando si rese conto di quello che stava dicendo. “Maledizione!!!” fece sbattendo la mano sul bordo del lavandino e tornò in camera.
“Come ne vengo fuori?!” chiese a se stesso.
 
Jensen scese le scale e si avvicinò alla porta della stanza di Jared. Piano per non fare rumore e piano lo chiamò, per paura che l’amico stesse dormendo. Lo chiamò ancora, solo un po’ più forte e quando vide che la porta rimaneva chiuse , desistette e decise di ritornare in camera sua.
 
Poi la porta della camera di Jared si aprì.
I loro occhi si trovarono di nuovo.
L’ansia, la confusione, i timori, la curiosità, la voglia di sapere, divennero una sola emozione. Forte, potente. Che gridava di andare avanti e che allo stesso tempo li teneva inchiodati al pavimento.

“Vieni dentro!” sussurrò appena Jared, facendosi da parte e dando spazio all’amico per entrare.
 
La porta si chiuse.
Finì quel mondo in cui fino a quel momento avevano vissuto come amici e colleghi e ne prese vita un altro.
Un universo completamente diverso in cui Jared e Jensen sarebbero diventati storia.
   
 
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