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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    11/07/2015    6 recensioni
{ Storia Interattiva/ad OC | Avventura, Sentimentale | Un po' tutti | Het, Slash, Femslash | post-Gea | molto probabilmente Angst | sospensione di giudizio sull'inserimento dell'avvertimento Violenza | Iscrizioni chiuse}
Dal testo:
"La giornata era iniziata come ogni altra al Campo Mezzosangue. Erano nel pieno dell’estate sotto il sole cocente di Luglio, il cielo di un intenso e brillante blu non aveva neanche una nuvola vacante. Il Campo era nel fiore delle sue attività pomeridiane e tra figli di Apollo al poligono, figli di Ares in arena e figli di Efesto alle fucine, nulla poteva risultare più tranquillo se non un sonoro bisticcio tra fidanzati."
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ade, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ad Angy, che mi ha betato il capitolo ed è stata tanto paziente,
grazie ancora;
e ad Holly, perché sì.






Micheal

Micheal Tall, figlio di Zeus, era abbastanza certo di essere diventato cieco. E no, non scherzava. I suoi occhi erano aperti ma quello che vedeva non aveva senso, era come se ci fosse qualcosa tra lui e i suoi occhi che gli impediva di vedere. Era tutto sfocato e, anche sforzando la vista, era impossibile ridefinire contorni. Vedeva solo colori sfocati e non poteva fidarsi neanche di quelli. L’unica cosa che era riuscito ad identificare erano le macchie sfocate biancastre che gli appannavano gli occhi come se stesse guardando da un finestrino macchiato. Si accorse di essere sdraiato per terra solo quando provò ad alzarsi. Con un rantolo, si girò su un fianco ma si pentì subito, perché fu lì che lo strano sogno divenne un terribile incubo:
Un dolore lancinante partendo dal ventre si diffuse in tutto il corpo e lui gridò, mentre una serie di macchioline appena definibili gli danzavano davanti agli occhi. Micheal si sentì morire, letteralmente. Per un istante fu come se stesse morendo, come se stesse per ascendere all’Ade e poi… 
Pof. Era tutto sparito, un brusco ritorno nel mondo dei vivi, quasi come se qualcuno lo avesse ritirato sulla terra. Solo in quel momento si accorse di non avere fiato; dalla posizione fetale in cui si era rannicchiato si sdraiò nuovamente supino e prese ad ansimare, alla disperata ricerca dell’aria che quel grido gli aveva sottratto. Per un momento udì solo il suo respiro riecheggiare nella stanza con una forte eco. Intuì a orecchio fosse una stanza dalle mura strette e quadrate. Continuava a non vedere, a tatto il pavimento sembrava essere una superficie liscia e scivolosa, di quelle eleganti che si possono trovare solo sulla pista da ballo.
<< Terribile, vero? >> domandò una voce roca, facendolo sobbalzare.
Micheal scattò a sedere come una molla, e prese disperatamente a cercare di mettere a fuoco il suo interlocutore. Inghiottì il groppo alla gola e si fece coraggio: << Chi sei? >> chiese a sua volta, forse un po’ troppo precipitosamente.
Un silenzio tranquillo regnò nelle orecchie di Micheal prima che la risposta giungesse: << Quello che hai appena vissuto >> esordì La Voce, strisciate e tremante, << io lo vissi più di tremila anni fa. O forse di più? Non ricordo… Millennio in più, millennio in meno… >>
<< Chi sei? >> ripeté Micheal, ora con voce più ferma e convinta. << Perché non vedo e dove siamo? >>
Una risata arcigna fece scattare in nervi di Micheal a fior di pelle, per un momento pensò di folgorare alla cieca quel tizio ma si contenne in caso non fossero soli. << Non vedi perché l’ho deciso io, e in quanto a dove siamo… Beh, posso solo dirti che tu sei ancora nel tuo letto, Micheal Tall. Per quanto riguarda a chi sono io… Forse questo potrà aiutarti a capirlo >>
Un suono secco, come di qualcuno che schiocca le dita… 
e poi l’Inferno.
Un dolore acuto, un dolore bruciante esplose nei suoi occhi, come se vi avessero infilzato con la forza due aghi ardenti. Micheal si contorse a terra cadendo su un fianco e gridò dal dolore, raschiando il pavimento liscio con le dita alla ricerca di sollievo nel lieve dolore che erano le sue unghie spezzate e sanguinanti.
<< Fa male, vero? >> grugnì cupa La Voce. << Per me quello fu un sollievo, a confronto a ciò che stavo vivendo dentro >>
L’eco delle sue urla di dolore si disperdeva più rapidamente dei suoi respiri, moriva velocemente e non importa quanto numerose e forti fossero; i suoi respiri di sollievo, di assestamento, sembravano molto più rari a confronto di quelle grida. Micheal ci fece caso, quando il dolore smise di offuscargli la mente e gli permise – orribilmente – di riflettere. Micheal non le vedeva, ma aveva la certezza da quell'eco che le mura di quella stanza fossero impregnate di urla di dolore, di dolore in sé, di sangue, di lacrime, di preghiere. E i respiri di sollievo erano attimi, attimi di paradiso prima di ricadere nelle atrocità. Quei sospiri di sollievo e di assestamento di cui quelle mura erano così avide da farle circolare tra di loro per lunghissimi secondi prima di perdere, con grande loro rammarico, il suono. D’un tratto, Micheal non voleva più sapere dove si trovasse, era quasi felice di non vedere.
<< Già >> continuò La Voce, come se avesse ascoltato i suoi pensieri. << strano, vero? Questa stanza è vita, Micheal Tall. E’ la vita. Dolore, dolore, dolore e solo dolore. Queste mura hanno visto tanto di quel dolore… Ma di sollievo, come quando poca fa hai preso a respirare forte, sollevato di poterlo fare ancora… Quello lo vedono – o sentono – raramente. Per questo lo cercano, lo custodiscono gelosamente, lo imbrogliano nella loro mente e si drogano di quel suono >> Micheal dubitava stesse ancora parlando delle mura. << Perciò ti ripeto, Micheal Tall: questa stanza è vita. E, come la vita, ha visto tanto dolore e pochi, rari, attimi di felicità. E ciò che cercano disperatamente, come voi uomini, come i semidei. Cercate la felicità in mezzo a tutto questo dolore che è la vita, ma non vi accorgete che è come cercare un ago in un pagliaio, e allora ve la create da soli – una felicità finta, superficiale, frivola – e siete così disperati da crederci persino voi. >> Udì un sospiro, << La felicità non esiste Micheal Tall. Esiste l’euforia, e il sollievo. Ma non la felicità, quella è come la perfezione: un mito, un’illusione, una bugia. Tu prima di tutti dovresti saperlo bene. Questa stanza… E’ raro che un essere così vicino ai mortali possa entrarci, questo è un grande onore. Se non l’hai capito da solo, io non posso dirti dove sei, Michael Tall, posso solo augurarti di non finirci ancora come feci io, ma non penso proprio lo farò… So che non sei tu il mio obbiettivo, sei solo un mezzo, uno strumento per salvare quel pigro fondoschiena che gli dei tengono sempre gelosamente incollato ai loro rispettivi troni, ma sei comunque un ostacolo e vai eliminato. >> si fermò per una manciata di secondi, come per riflettere, << Tuttavia… non ho voglia di scomodarmi, e tu sei un semidio audace, mi dispiacerebbe eliminarti. Onde evitare questo, ti sto avvertendo, Micheal Tall. Tutto questo non è un sogno, è un avvertimento per te e i tuoi compagni, questa sarà la vostra vera fine se vi opporrete. Diglielo, a Chirone e ai suoi… 
eroi >> scandì la parola con disprezzo, quasi come se covasse un profondo odio. << e anche a Lupa. Che non mi mettano i bastoni tra le ruote, altrimenti… >>
Di nuovo il dolore irruppe prepotente e più acuto di prima, ma stavolta si era abituato. Piangeva Micheal, piangeva e non riusciva a fermarsi. Lacrime calde, lacrime amare gli solcavano il viso e- no. Non erano lacrime. Troppo denso il liquido che gli bagnava le guance, troppo lento nello scendere. Il dolore si affievolì con esasperante lentezza e lui porto una mano tremante al viso, e trovò persino la forza di aprire gli occhi, seppur continuasse a non vedere. Accarezzò la scia liquida sulla sua guancia con il dorso dell’indice, attento a alle unghie insanguinate, e lasciò la sentenza al gusto. Un sapore metallico gli danzò sulla lingua e gli invase la bocca, un sapore familiare e che aveva già sentito più di una volta.
Sangue.
Fiumiciattoli di sangue gli sgorgavano dagli occhi come lacrime, e per un momento il panico lo invase, panico che fu presto sostituito da rabbia. Una scintilla gli danzò sul palmo e ben presto fili spezzati di elettricità ruotarono attorno alle mani insanguinate, strisciando occasionalmente sulle sue spalle, attorno alla vita, sulle braccia.
<< Attento a te, figlio di Zeus. Non ti uccido ora a causa di tuo padre. Se sei ancora vivo, è grazie a lui, un proble- >>
Ma La Voce non finì mai la frase. Micheal aveva acuito i sensi e, senza troppi preamboli, aveva individuato quella che immaginava fosse la posizione del suo interlocutore, e scaricò uno dei suoi lampi più potenti- solo Zeus sa quanti volt. Tanto potente a stremante che il boato lo spedì direttamente fuori dal sogno.



Si risvegliò rantolante su un pavimento ben diverso, quello della Cabina di Zeus. Le dita gli bruciavano, dolore era tutto ciò che sentiva e udiva, indistintamente, la voce di Jason urlare qualcosa. Era sudato e il cuore batteva a mille... Ma c’era di peggio, dannatamente peggio: << I-io… N-Non ci vedo! >>



 

Katty

L’avvento della Profezia non sembrava aver particolarmente turbato Katarzyna McGallin, figlia di Ade. Come tutti in un primo momento era rimasta stupita quando Rachel l’aveva annunciata, ma la cosa finiva lì. Una manciata di minuti prima di tornare a chiudersi nella sua timida facciata tenebrosa. Aveva cercato con tutta se stessa di rimanere impassibile di fronte a quella cupa melodia, aveva cercato di nasconderlo, ma la verità era un’altra: le aveva trasmesso brividi e reso le ginocchia molli. La cerimonia tipica del falò si era conclusa più presto del solito, quella sera. Dopo la Profezia Chirone aveva annunciato il consiglio di guerra l’indomani mattina, e naturalmente non erano mancate le protesta di Annabeth Chase o Clarisse La Rue, ma il Centauro sembrava deciso. A Will Solace invece l’idea non sembrava essere dispiaciuta, aveva spronato i fratelli a tornare a suonare ma il falò era rimasto fiacco per tutto il resto della serata. O almeno, così credeva lei. Katty non ne era certa, dopo che Austin aveva suonato la prima nota della chitarra si era alzata e se n’era andata. Un po’ per riprendersi dalla sorpresa, un po’ per prendersi del tempo con se stessa. La profezia non la preoccupava granché, le possibilità che lei fosse coinvolta erano minime e, se proprio ci voleva un figlio di Ade, ci sarebbe andato suo fratello Nico. O pure la sorellastra romana, Hazel Levesque, non certo lei. Si cambiò in fretta e legò i suoi lunghi capelli castani in una coda alta, non esattamente il suo tipo, e scivolò nel letto. Non appena toccò il cuscino, nonostante lo scombussolante evento, si addormentò subito. E Morfeo la accolse tra le sue invitanti braccia in un sonno calmo, tranquillo, senza sogni.

Il risveglio invece, non fu altrettanto dolce. Un ronzare nelle orecchie la costrinse a uno spasmo tra le lenzuola, e poi avvenne una cosa strana, mai provata in vita sua: Un turbamento, si sentì tremare e non riusciva a smettere, a parlare, a urlare e faticava a respirare. Le unghie smaltate di nero strinsero il lembo della coperta e poi, si sentì vuota. Come se stesse cadendo, o come se, con un gesto secco, le avessero strappato via l’anima e la tenessero legata al suo corpo con un filo, sottile e doloroso. Dannatamente doloroso. Come se fosse sospesa, come se fosse un limbo. Inarcò la schiena con aria sofferente, ma non aveva male fisicamente. Si sentiva male dentro, fredda, vuota, violata. E poi, con la stessa rapidità con cui era iniziato, quello strano fenomeno finì, di colpo. Era quasi come se avessero preso la sua anima, l’avessero tirata con la forza affidandosi a quel filo sottile che la teneva legata a corpo, per poi lasciarla e tornare bruscamente nella sua tana. Come un elastico. Deglutì e il suo corpo ebbe un brivido generale, mentre nelle orecchie continuava il ronzio. Quando riacquistò libertà di movimento, scattò a sedere e ansimò, ancora nel suo letto. Sentiva il suo cuore battere all’impazzata e rimbombargli prepotentemente nelle orecchie, aveva sudato freddo ed era del tutto stravolta. Ma a Katarzyna non dava fastidio quel battito, anzi era felice di avere ancora un cuore. Deglutì, ancora ansimando, e fece vagare lo sguardo nella stanza e solo allora si accorse di Nico. Era seduto sul letto e annaspava in cerca d’aria come lei, aveva il viso stravolto, i capelli erano una massa disordinata e Katty era certa di non essere più carina di lui. Nico la guardò, deglutì.
<< Katty… Stai bene? >>
Katarzyna strinse le lenzuola mordicchiandosi il labbro; si guardò intorno: erano nella loro stanza, al sicuro, sul letto, stavano bene. Annuì impercettibilmente e, con le ginocchia tremanti, provò ad alzarsi ma ricadde seduta: lo spavento era troppo.
<< Che cosa… che cosa è successo? >> boccheggiò all’indirizzo del fratello.
Nico scosse la testa, ansimando: << Non lo so… Non mi è mai capitato prima d’ora, lo hai sentito anche tu? >>
Katarzyna annuì in silenzio, e tentò di regolarizzare il respiro. << Sì… era come se… stessero giocando a tennis con la mia anima >> si complimentò con se stessa per la pessima metafora.
Nico non disse niente, non ce ne fu bisogno. Passarono diversi minuti per recuperare il fiato che, a quanto pare, mancava a entrambi, quando la mente di Katarzyna viaggiò a quel ronzare che aveva sentito all’inizio, e subito scattò, un solo nome sulla labbra: << Micheal Tall! >>
Il suo corpo agì prima della sua testa, caracollò giù dal letto – per poco non cadde – e uscì dalla Cabina di Ade veloce come il vento. Si accorse di essere scalza solo quando avvertì l’erba morbida del Campo Mezzosangue solleticarle teneramente i piedi nudi, non si fermò. Aveva il cuore in gola e l’ansia le cresceva rapida nel petto, la stessa ansia che la costrinse a rallentare la sua corsa quando vide tre figli di Apollo trasportare una barella che, notò con orrore Katarzyna, stava lasciando la Cabina 1. Ignorò i richiami di Nico e si avvicinò rapidamente nella loro direzione, mentre una lieve brezza le accarezzava la pelle cerea. Mosse passi tremanti verso la barella, con la coda nell’occhio vide anche Jason Grace con il suo pigiama pseudo carbonizzato e fumante, e sbirciò oltre la spalla di uno dei due: si pentì subito di averlo fatto. Micheal Tall stava sdraiato su di essa ed era ricoperto di sangue. Il pigiama tappezzato di chiazze rosse, le unghie annerite, sanguinanti e spezzate, lungo il collo due scie umide di sangue ricadevano sporcando il colletto, le guance rigate da fiumi rossi, il naso spaccato, ma la parte peggiore erano gli occhi. Li teneva ben chiusi ma quando aveva udito il suo flebile “Micheal” li aveva aperti, e la figlia di Ade perse trent’anni di vita. Si ritrovò con le mani unite avanti al viso senza sapere come. Gli occhi di Micheal erano sfregiati, forati. Al centro di entrambi un profondo foro ribollente di sangue, come se vi ci avessero infilzato un ago, l’iride era sporca di viscide macchioline bianche, le vene erano iniettate di sangue, gonfie, sporgenti, e rosse, mentre altre violacee erano affiorate sotto pelle attorno all’incavo. Il sistema immunitario pompava forte per rigettare il sangue sporco, dando l’impressione come se Micheal piangesse sangue, troppo sangue. Cupi rantolii di dolore erano gli unici suoni che il figlio di Zeus riusciva ad emettere. Katarzyna deglutì in silenzio mentre nuovamente la brezza le accarezzò le spalle nude… odorava di fiori appassiti e foglie secche, foglie morte. Natura morta, e per un momento il soffiare candido le sembrò trasportare una voce, un sussurro. Poni le mani sul suo viso, sembrava dirle, se vuoi salvarlo donagli la vista. Guardò Micheal, sporco di sangue e dolorante, e le lacrime le pizzicarono gli occhi. Salvalo, ripeté il vento, poni le mani sul suo viso. Deglutì nuovamente, dopo tutto che aveva da perdere? Provò, allungando le braccia pallide e tremanti, ma Will Solace la bloccò prendendola per il polso. Katty lo guardò, ed era certa di non averlo mai visto così serio in vita sua: << Che stai facendo? >>
Una lacrima ribelle sfuggì al controllo, scosse la testa non sapendo che dire. << Io… io non lo so, il vento… il vento dice che devo posargli le mani sul viso… >> la sua voce era rotta, e Katarzyna si stava odiando per questo atto di debolezza.
<< Il vento? >> ripeté Will confuso, allentando la presa sul suo polso.
Katty annuì: << Sì… non so, è come un sussurro… Mi dice che se voglio salvarlo devo porgli le mani sul viso… >>
Will voltò la testa verso Jason Grace, Katty lo imitò. Il penetrante sguardo del figlio di Giove stava mettendo Katarzyna in soggezione. E adesso si metteva anche ad obbedire alla voce del vento? Tuttavia fu colta di sorpresa quando Jason annuì autoritario.
<< Non abbiamo nulla da perdere >> esordì, << prova, spero solo che riesca… >> e qui addolcì il tono, preoccupato, mentre diversi semidei cominciarono ad uscire dalle loro Cabine. 
La guardò con fare rassicurante, e la figlia di Ade gliene fu grata. Will le lasciò il polso, seppur riluttante, e spronò con un gesto della mano Austin ad avvicinare a lei la barella. Katarzyna prese un profondo sospiro e – seguendo il consiglio di Austin di non toccargli gli occhi – posò le mani ai lati del volto di Micheal, non curandosi di quando fosse sporco. Il figlio di Zeus emise un rantolio confuso, il cuore di Katty prese a battere lentamente, alimentando la sua ansia. Chiudi gli occhi, figlia di Ade… Obbedì. Escluse il resto del mondo al di fuori delle sue palpebre, mentre sentiva il vento soffiarle addosso quasi gentile, un vento rinvigorente che percorse morbidamente tutta la linea delle braccia fino a giungere alle dita. Fu un attimo, un attimo prima che un violento strattone all’intestino ad opera di un gancio invisibile le folgorò le viscere tirandola indietro, un attimo prima di sentirsi leggera, perdere i sensi e svenire, prontamente ripresa dal tempestivo arrivo di Nico che, almeno per una volta, era stato provvidenziale.


 

Spencer

Verso le sei di mattina, quasi tutto il Campo era già sveglio (eccezion fatta, naturalmente, per i figli di Hypnos), in pieno fermento e nel più totale caos. Semidei per metà in pigiama, per metà in armatura o semplicemente in mutande giravano da una parte all’altra mormorando tra loro, come per avere conferma di ciò che avevano visto. Spencer Parrish, figlia di Ares, sinceramente, davvero non ne vedeva il motivo. Erano ciechi per caso? Avevano visto benissimo: Katarzyna McGallin aka Vogliadiviveresaltamiaddosso aveva guarito la vista dello svitato figlio di Zeus, Micheal Tall, su consiglio del vento, poi era svenuta. Tutto nella norma, no? Affatto. Questo era fuori standard persino per il Campo Mezzosangue, persino per gli déi. Com’è che da mitologia greco-romana erano diventati un passo della Bibbia? (*) Scosse la testa accarezzandosi i lunghi capelli scuri e si mangiucchiò il labbro con fare irritato. Questa era nuova, dannatamente nuova. E poi come aveva fatto Micheal a diventare cieco? Incrociò le braccia al seno, sbuffando. Chirone avrebbe fatto bene ad avere una spiegazione anche per quello, al consiglio. Peccato che il riferito sarebbe uscito dalle labbra meno esplicative della sua sorellastra da parte divina, Clarisse La Rue. Per amore degli déi, Clarisse era sua sorella, le voleva bene ed era una delle poche persone con cui aveva davvero legato da quando era al Campo, ma raramente spiegava le cose per filo e per segno, come invece piacevano a lei, così da potervi riflettere.
<< Spencer? >> la voce flebile di Emily la strappò via dai suoi pensieri.
<< Sì? >> addolcì inaspettatamente il tono, troppo per lei e qualsiasi altra figlia di Ares, mentre si voltava verso sua sorella minore.
Lei ed Emily vivevano da sole da tanto tempo ormai, da quando Spencer aveva sette anni, per l’esattezza. Suo padre, la matrigna e il fratello maggiore erano morti in un incidente stradale. E dopo sei anni all’orfanotrofio senza neanche una richiesta d’adozione a causa della loro iperattività, avevano finalmente trovato una casa al Campo Mezzosangue. Era indubbio che ormai fosse affezionata se non protettiva verso sua sorella, l’unica che aveva il permesso di udire il suo tono dolce; se l’avesse fatto con chiunque altro dei suoi fratellastri sarebbe diventata lo zimbello della Cabina di Ares, e gli déi solo sanno quanto è difficile vivere con loro.
<< Cosa è successo? >>
Spencer sospirò, scuotendo la testa. << Magari lo sapessi Em, magari… proprio una bella domanda… >>
Se c’era una cosa per cui lei spiccava in mezzo ai suoi fratelli, e per la quale riusciva sempre a farsi rispettare nonostante il suo fisico magro che decisamente stonava tra tutti i massicci muscoli dei parenti semidivini, quella era la sua riflessività. Spencer era una di quelle rare persone al mondo che davvero si potevano autodefinire riflessive, e forse era proprio questo ad allontanare gli altri, a Spencer non andava molto a genio essere disturbata.
<< Quindi… che si fa? >> domandò ancora Emily.
La più grande si passò distrattamente una mano tra i capelli: << Chirone ha convocato il consiglio di guerra. Quando Clarisse tornerà vedremo cosa ha deciso… >>
<< E intanto noi che facciamo? >>
Spencer ci pensò su, << Mh… andiamo in arena, che ne dici? >>




A quanto pare non era stata l’unica a pensarlo. Evidentemente sotto stress moltissimi semidei avevano deciso di sfogarsi su un paio di manichini, così che Spencer si dovette limitare ad esercitarsi con Emily. Impugnò la spada saldamente e indietreggiò lentamente, lasciando che lei fosse la prima ad attaccare. Emily si fiondò verso di lei a velocità impressionate, reggendo un affondo temibile, ma Spencer lo schivò con facilità e con un colpo d’elsa fece cadere la spada; la colpì sul petto con il piatto della lama e lei cadde a terra. Fu solo allora che si rese conto che il colpo era stato più violento di quanto avesse premeditato.
<< Oh! Scusami Em, non volevo, stai bene? Io- >> fece per avvicinarsi, ma Emily la fermò con la mano.
Scosse la testa e si rimise in piedi; Spencer sorrise: era forte, sua sorella. Ripresero ad esercitarsi e nel frattempo lei pensava… Era stata una strana sensazione, la sera prima al falò, quando i figli di Apollo avevano suonato quella terrificante melodia. Era solo musica, eppure i brividi avevano comunque continuato inesorabili il loro percorso lungo la colonna vertebrale di Spencer. Si era sentita quasi… osservata. Ma immaginava fosse una cosa comune quando… successe. Una forte folata di vento le scompigliò i capelli, spedendoli dritti davanti agli occhi infastidendole non poco, e lo udì.
E’ il tuo momento, Spencer Parrish, non era una voce. Era come un sibilo portato dal vento, e nel frattempo l’aria si faceva via via più fredda, come se fosse portata direttamente da un congelatore. Questa è la tua occasione, continuò. Spencer si bloccò, ignorando Emily che la fissava confusa: Non poteva essere una coincidenza. Il vento continuò a soffiarle nell’orecchio, sempre più gelido: Salvami, dimostra a tuo padre quanto vali, dimostra al mondo quanto vali. Aiutami e sarai ricompensata, dimostra al nostro nemico le conseguenze nell’infrangere le regole, dimostragli che si sbaglia. Per un momento Spencer pensò si trattasse di Chione, era a conoscenza della capacità della dea, ma non si sentiva in alcun modo plagiata da quella flebile voce. Anzi, le faceva quasi pena. Era debole e fragile, rotta, delicata, implorante… Aiutami, Spencer Parrish. Da te dipende tutto. La figlia di Ares deglutì:
<< Dove sei? >> chiese, ad alta voce. Emily la guardò confusa, ma Spencer non vi badò. Sfuggente è il segreto inseguito persino dalla sua stessa vendetta, recitò la brezza, sempre più fredda, il fuoco, la folgore e l’amore dovrà insorgere sulla grande vetta. E poi, d’un tratto, il vento cessò. Il panico le attanagliò le viscere: << No! Aspetta! Non hai finito! Dov’è questa grande vetta? Chi sei? Chi è questo nemico? >>
Non si era resa conto di urlare finché non si accorse che tutti la stavano guardando, li ignorò con la frustrazione crescente nello stomaco. Ascoltò, tesa come una corda di violino… niente. Neanche uno stupido spiraglio d’aria! Un moto di rabbia la invase, ringhiò e pestò furiosa il piede a terra, mentre scaglia via con rabbia la spada. Aveva sempre avuto problemi nella gestione della rabbia. La gente attorno a lei cominciò a mormorare, e questo non fece altro che irritarla ancor di più: << Si può sapere che diamine volete? Tornatevene a ribadire l’ovvio voi, è quello che sapete fare meglio >> urlò, rivolta a tutti.
<< Spencer… >> Emily la richiamò con un sussurro.
Spencer la guardò. << Tu l’hai sentito? >>
<< Sentito cosa? >>
La più grande scosse la testa, mentre una profonda voglia di prendere a pugni qualcuno si fece prepotente in lei: Come diamine pretendeva quella stupida voce di essere salvata se non le dava le giuste informazioni? Era la stessa che aveva sentito Katarzyna McGallin? Da chi la doveva salvare e soprattutto chi era? Troppe domande senza una risposta. Si morse il labbro e, senza aggiungere altro, girò sui tacchi e se ne andò, ignorando chiunque senza la minima vergogna. Non fece in tempo a uscire dall’arena che udì qualcuno mormorare: << Quella è pazza… >> non lo guardò neanche in faccia, prima di sferrargli un pugno che lo stese atterra, e uscì perlomeno un po’ soddisfatta.



 

Allistor

La riunione era sin troppo familiare per sembrare un caso di vera emergenza, o almeno così sembrava ad Allistor Loganach, figlio di Nemesi. Fece ruotare svogliatamente la bevanda nel bicchiere, e per un momento desiderò ardentemente ci fosse qualche genere di alcolico al suo posto. Ma, ovviamente, non era un’impresa plausibile dato che, ovviamente, Dioniso aveva dovuto provarci con una Ninfa che piaceva a Zeus qualche millennio prima e ora non poteva bere alcool, che quindi non poteva apparire nei bicchieri liberamente. Chiuse gli occhi verde smeraldo per un momento, dando libero sfogo nella sua fantasia a tutte le maledizioni che avrebbe voluto sputare contro il dio a causa di questo, per poi riaprirli come se niente fosse. Era già un privilegio si fosse trattenuto, in genere non era da lui farlo, né misurare le parole, ma a tu per tu con un dio alle volte era meglio tacere. Avrebbe dovuto regnare il silenzio nell’attesa ma no, dovevano necessariamente sentirsi i chiacchiericci di Annabeth Chase, gli sbuffi di Percy Jackson, le battutine di Leo Valdez, le frecciatine di Amethyst Cotton, le risatine di Lou Ellen, i mormorii di Piper McLean destinati a tranquillizzare l’animo inquieto di Jason Grace, che mormorava continuamente di Micheal Tall con fare pensieroso, e i rimproveri di Katie Gardner. Ah, e come dimenticare i ringhi di Clarisse La Rue diretti a quei due rompiballe dei fratelli Stoll che, inutile dirlo, se la ridevano, e tanto anche. Gli unici soggetti che stavano in silenzio, e che Allistor stava già ammirando, erano Nico Di Angelo, seppur questo ascoltasse partecipe la conversazione di Piper e Jason, e – da ammirare – Theodor Smith. Gli unici. Persino Celestia Hoodlake se la vedeva con Rachel Elizabeth, con in mano un quadro, in fitti mormorii nell’inutile speranza di non essere sentita. Dioniso, inutile anche solo dirlo, se ne stava seduto in un angolo a sfogliare svogliatamente una rivista e bere Diet Cocke. Al vederlo Allistor sbuffò frustrato e si passò con rabbia una mano tra i capelli rosso fuoco, quanto accidenti ci metteva Chirone? Quasi come risposta, in quel momento Will Solace entrò seguito da Chirone sulla sedia a rotelle e sedette accanto a Nico Di Angelo. Con la coda dell’occhio Allistor vide il suo braccio, per metà sotto al tavolo, avvicinarsi al figlio di Ade e non ci mise molto a capire gli stesse tenendo la mano. Chirone guidò la sedia fino a capotavola.
<< Allora >> esordì con fare stanco, accarezzandosi la barba incolta come era solito fare. << deduco che tutti voi ormai siate a conoscenza degli eventi di stamattina… >> ci fu chi annuì, chi fece una smorfia ironica e chi, come Allistor e Theodor Smith, si limitò a roteare gli occhi. Come non notarlo? << bene, alla luce di ciò io e Will abbiamo passato del tempo in infermeria e abbiamo analizzato per bene la situazione, vuoi spiegare tu, Will? >>
Il figlio di Apollo annuì e, con quel suo fare disinvolto che Allistor non sapeva mai interpretare, prese la parola: << Bene, prima di tutto: Katarzyna e Micheal stanno bene. Lei è semplicemente svenuta, più o meno, Micheal invece ha solo qualche unghia rotta o bruciacchiata, né più né meno >> Jason e Nico trattennero i loro respiri di sollievo, ma entrambi sembravano notevolmente più tranquilli ora, << gli occhi di Micheal sono tornati normalissimi, uno azzurro pallido e l’altro marro- scusate, volevo dire color cioccolato al latte >> precisò Will, imitando una delle solite frasi di Micheal, che era affetto da eterocromia. << solo che ha perso molto sangue, sta riposando ora… comunque, i graffi precedenti sono completamente svaniti – anzi è come se non ci fossero mai stati, ed è questo il problema… neanche la giusta quantità di ambrosia, se avesse potuto assumerla, l’avrebbe curato così bene, sarebbe diventato cieco… >> 
<< Okay, abbiamo capito, la McGallin ha compiuto un miracolo >> lo interruppe Allistor. << ma ciò che vogliamo sapere è come è successo, e soprattutto cosa >>
Lo aveva detto con un tono più brusco di quanto volesse, ma non ci diede peso: aveva espresso il pensiero di tutti a quel tavolo. Will annuì apprensivo, ma sembrava particolarmente stanco.
<< Va bene, hai ragione… ma un tono più gentile non ti avrebbe certo ucciso >> lo rimproverò Will.
<< Non farci caso >> rispose Travis Stoll. << è in fase premestruale >> Connor annuì solenne.
<< Stoll, lo vedi questo? >> ringhiò Allistor sollevando la mano chiusa a pugno.
Travis e Connor strinsero gli occhi. << Uhm… Io no, e tu Connor? >> domandò Travis.
<< Ma dove? >> fece invece Connor, fingendosi spaesato.
<< Non lo vedete? Volete che ve lo avvicini? >> il figlio di Nemesi si alzò dal tavolo in contemporanea con Clarisse La Rue.
<< Datti una calmata Loganach, se non vuoi vedertela con me >> minacciò la figlia di Ares.
<< Uhhh! Che paura! >> intervenne sarcastica Amethyst.
<< Dicevo >> Will riprese il discorso alzando la voce, appena in tempo che Allistor stava mettendo mano alla spada, Percy, Annabeth e Jason si stavano alzando, Piper stava per usare la lingua ammaliatrice e – peggio del peggio – Leo stava per parlare. Chirone si limitò a sospirare nuovamente. << ho parlato con Micheal e Katarzyna, ed entrambi ci hanno riferito cose abbastanza… bizzarre >>
<< Bizzare? >> ripeté Percy aggrottando le sopracciglia.
<< Tipo? >> incoraggiò Nico.
<< Tipo la famosa voce che ha sentito Katarzyna spingendola a ridare la vista a Micheal. Una voce, a quanto pare portata dal vento e che profumava di fiori morti, secchi… >>
<< Per la McGallin non è tutto un po’… beh, come dire, morto? >> osservò pungente Amethyst in modo improprio, Allistor le rifilò un’occhiataccia intimandole di stare zitta.
<< Uhm. Dubito che c’entri molto con Katty… Comunque, questa è solo la prima cosa strana. Ancora non avete sentito il sogno di Micheal >>
Jason annuì. << Sì, non mi dispiacerebbe sapere perché ha fatto cadere un fulmine nella Cabina 1… >>
<< Guarda il lato positivo amico, almeno adesso puoi vedere le stelle! >> esclamò Leo Valdez, prontamente ignorato.
Will raccontò loro del sogno di Micheal, della voce, degli avvertimenti e delle torture continue che aveva dovuto affrontare e del posto in cui pensava di essere. Allistor ascoltò con attenzione. Quando ebbe finito di parlare, solo un nome sulle labbra di Chirone, ovvero lo stesso a cui aveva pensato Allistor: << Edipo >>
Annabeth scosse la testa: << Impossibile! Edipo era un eroe- >>
<< Che ebbe una fine orribile >> la interruppe Allistor, secco. << e anche parecchio ambigua e incerta. Non vedo perché non dovrebbe odiare gli dei, dopo ciò che è successo. Dedalo è fuggito dalla morte per anni, chi dice che non l’abbia fatto anche Edipo? >>
Annabeth lo fissò scettica per un momento, poi, quando fece per parlare, Percy la anticipò: << Aspettate un momento! Edipo è… quel tizio che ha spostato la madre e ucciso il padre? >>
<< Sì >> rispose flebile Piper, lisciandosi la piuma tra i capelli. << e quando lo scoprì, capì che la profezia pronunciata alla sua nascita e tutti che avevano cercato di evitare si era avverata… sua madre si suicidò, mentre lui… lui si trafisse gli occhi con una spilla >>
Il silenzio cadde lungo il tavolo, ma Allistor questa volta non lo apprezzò. Fu quasi grato ad Annabeth quando questa, con un mormorio, recitò un verso della Profezia: << Odiò Febo Apollo e la sua costante ascesa… >>
Altro silenzio. Questa volta fu Rachel a parlare: << L’uomo tra le fiamme del mio dipinto batte a terra con un bastone, come i non-vedenti… >>
Chirone si passò una mano sul viso, con un’aria così stanca che persino Allistor lo compatì: << Se davvero è Edipo l’uomo con cui abbiamo a che fare, allora avremmo bisogno di tutta la fortuna per vincere… Era un eroe astuto, e come nemico lo sarà altrettanto .>>
Pochi secondi di silenzio, prima che Leo Valdez rovinasse tutto: << Scusate… ma non è cieco? >>



 
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Rachel posò il quadro al centro del tavolo, tutti i Capocabina si chinarono a studiarlo perplessi, mentre Chirone lo osservava da lontano, nella sua solita calma cupa e stanca. Neanche un anno dalla sconfitta di Gea che già un nuovo il male sorgeva all’orizzonte.
<< Okay… ricapitoliamo. Qual era il primo verso della profezia? >> domandò Leo strofinandosi le mani.
<< Il segreto degli dei è stato portato alla luce, da colui che scomparve ed ebbe il destino più truce >> recitò Piper.
<< E abbiamo già appurato si tratti di Edipo >> intervenne Percy. << Ma questo segreto? >>
<< Se è un segreto, significa che nessuno lo sa, no? >> borbottò Ted acido. << Qual è il prossimo verso? >>
<< Odiò Febo Apollo e la sua costante ascesa, e non si arrenderà finché non avrà la sua resa >> ricordò Annabeth. << E qui torna nuovamente Edipo. Il verso seguente è: La rosa più oscura è scomparsa e sta perdendo tutto il suo splendore, mentre la morte infierisce furiosa per il perduto amore. Crede che si tratti di… >>
<< Ade e Persefone >> rispose Nico con tono lapidario.
<< Ma se davvero Persefone è scomparsa non dovremmo saperlo? >> domandò Annabeth.
<< Quando fu rapita Era nessuno lo seppe fino a che tu non lo sognasti >> ribatté Jason.
<< E in più il numero di Furie e notevolmente aumentato e tutte le anime sono abbastanza agitate giù nel Tartaro >> li informò Nico, pensieroso. << ma non mi aspettavo una situazione del genere… Più tardi chiederò conferma >>
Percy e Jason si scambiarono uno sguardo preoccupato, fu il figlio di Poseidone a prender parola: << Nico… sei sicuro? >> entrambi erano abbastanza certi che non fosse una buona idea andare da un Ade su tutte le furie per la scomparsa di Persefone, chissà cosa gli avrebbe fatto.
Nico li fulminò, scattando subito sulla difensiva. << Sì, è mio padre. So gestirlo. Qual è il prossimo verso? >>
Nessuno sembrava particolarmente felice nel lasciar cadere l’argomento, ma a quanto pare Allistor dovette trovarla una buona idea: << Le piante appassiscono su questo mondo ormai morente, a salvarlo saranno la Foschia, il ghiaccio e il martello rovente. >>
<< Le piante appassiscono, parla di Demetra, ne sono sicura. Vi ricordate cosa fece quando Persefone fu rapita da Ade? Fece appassire tutte le piante sulla terra per il dolore >> spiegò Katie Gardner.
<< Questo non lascia scampo, >> intervenne Jason. << Persefone è stata rapita, non occorre alcuna conferma negli Inferi, lo si nota anche dalle Ninfe e i Satiri… sono molto impegnati ultimamente o sbaglio? >>
<< Vedremo >> mormorò Nico, folgorandolo.
<< Ma il verso dopo? E’ un chiaro riferimento a tre semidei… La Foschia è un figlio di Ecate, quindi andrò io; il ghiaccio è un figlio di Chione e il Martello rovente un figlio di- >> Lou Ellen iniziò la sua riflessione per essere interrotta da Ted.
<< Efesto. Io sono l’unico figlio di Chione del Campo, quindi andrò io. >>
<< Come figlio di Ecate deve andare Arthur >> Rachel intervenne all’improvviso, sorprendendo tutti.
Lou aggrottò la fronte: << Arthur? E perché? >>
Rachel si passò una mano tra i capelli. << Perché con lui ho avuto il primo sentore della Profezia. Ieri mattina mi sono scontrata con lui e ho avuto una strana sensazione. Dopodiché sono corsa a dipingere questo, e subito dopo sono arrivati Felicity e Rey che hanno suggerito di suonare le note che hanno scatenato la Profezia. Per questa impresa, so per certo che deve andare Arthur >>
Lou non sembrava molto contenta, ma annuì. << Arthur è forte e coraggioso, dopotutto… E’ degno, glielo chiederò. >>
Molti si chiesero il perché di tale passività, ma semplicemente Lou sapeva che con gli Oracoli non c’era da discutere. Dopotutto il mito di Edipo, per l’appunto, era basato sull’impossibilità di ingannare il destino. In un modo o nell’altro, se davvero Arthur era destinato, ci sarebbe andato comunque.
<< Ehm, e il figlio di Efesto? >> domandò Leo.
<< Non è l’unico >> rispose Rachel. << Ai figli di Efesto penseremo dopo, intanto andiamo avanti. Come continua? >>
Annabeth sembrava essere d’accordo: << Sfuggente è il segreto inseguito persino dalla sua stessa vendetta, il fuoco, la folgore e l’amore dovran insorgere sulla grande vetta >>
<< E ancora con questo segreto… >> borbottò Percy.
<< Fuoco. Parla di me, dai! >> obbiettò Leo.
<< Anche Parker ha il dono del fuco >> grugnì Clarisse.
Leo lì per lì sembrò ricordarlo solo in quel momento, sbarrò gli occhi e si gratto la nuca pensieroso: << Rey dici? La Profezia parla di Rey? >>
<< Ha suggerito lui di suonare >> osservò Rachel.
<< Sì ma… non so se vorrebbe… >>
<< Ai figli di Efesto penseremo dopo, come ha detto Rachel >> si intromise la figlia di Atena. << concentriamoci su altro: La folgore, chiaramente si riferisce a un figlio di Zeus, cioè Micheal >>
<< Ma potrei andare io >> propose Jason. Non era ansioso di gettarsi a capo fitto in un’altra impresa. In realtà, voleva solo un po’ di pace e riposare, ma Micheal… << cioè, lui… lui è ancora- >>
<< Jason, io capisco cosa provi ma… credo proprio che spetti a Micheal dopo ciò che gli ha detto Edipo >> il interruppe Will con fare calmo. << Dategli mezza giornata e tornerà come nuovo >>
<< E l’amore? >> domandò Piper, torturando ora la piuma tra i capelli.
<< Ehm, ecco… su questo avrei qualcosa da dire… >> Il figlio di Apollo si grattò la nuca, passandosi la lingua tra i denti; sembrava in qualche modo non sapere che dire: << Uhm, io credo che per l’impresa dovrebbe andare anche… J-John Greenwood… >> trasformò il nome del figlio di Afrodite in un sussurro sommesso, appena udibile, come se avesse paura di proporlo.
Ma tutti al tavolo lo sentirono benissimo, ed ebbero esattamente la reazione che si aspettava:
<< John? >> Ted, Piper, Lou, Katie, Annabeth e Jason avevano un tono scettico, incredulo, se non addirittura, nel caso di Ted, quasi disgustato.
Tutto ciò detto contemporanea con il << Greenwood? >> di Clarisse, Percy, Polluce, Mitchell, Nico, Travis, Connor, Leo e Amethyst. Chi incredulo e scettico, come i figli di Poseidone, Ade, Efesto e Dioniso; chi rabbioso come Clarisse e Mitchell. O ancora chi estremamente divertito come i fratelli Stoll e Amethyst, i quali scoppiarono a ridere subito dopo.
<< Non ci credo! >> esclamò Amethyst ridendo, ignorando la spintarella che le diede Lou.
Katie, Celestia e Allistor invece si erano limitati a star in silenzio, l’ultimo sollevando un sopracciglio. Non avevano idea di chi John fosse. La sincronia era impressionante, quasi surreale, da cartone animato avrebbe osato dire; ma Will sapeva il perché. Insomma, anche lui si sentiva ridicolo a proporlo ma…
<< Will >> Piper richiamò a sé tutta la pazienza che possedeva e lo guardò dritto negli occhi: << non per offendere Johnny, non sia mai, è un mio fratello dopotutto… Ma andiamo! Tu sei un figlio di Apollo! Tu prima di tutti dovresti saperlo com’è- >>
<< Piper >> Chirone era rimasto in silenzio fino ad allora ad ascoltare e pensare per conto suo, un po’ come Dioniso che però non prestava interesse per la situazione. Come al solito il tono stanco, abbastanza da zittire la figlia di Afrodite. << John ha avuto un sogno premonitore… di Micheal in infermeria. Ha anche udito in sogno la voce di Edipo che ci ha nuovamente chiesto di non metterci in mezzo… >>
<< Cerchiamo di chiudere presto, andrà John okay, ci penserò io a lui >> Ted non sembrava entusiasta, ma annuì comunque e voleva chiudere in fretta quella situazione.
<< Le figlie degli inferi, dell’ebrezza, dell’aurora, della guerra e dell’amore che fa male futuro e presente dovranno salvare >>
<< Okay, quindi Katarzyna, Felicity, Celestia, io e Clarisse >> intervenne Amethyst eccitata con semplicità.
Naturalmente c’è chi fece per protestare, ma in quell’esatto istante Spencer Parrish fece bruscamente irruzione nella stanza: << La divina Persefone è stata rapita ed è intrappolata a Mont McKinley, in Alaska, il monte più alto d’America >> Il tono di voce era forte, autoritario e sicuro, era indubbio che la figlia di Ares ci avesse riflettuto a lungo.
Percy sbuffò accasciandosi sulla sedia: << Io odio l’Alaska… >>

 















 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Ehi! :3
Sono stata rapida stavolta, eh?
Ecco, questo capitolo è uscito parecchio lungo a causa dell’analisi della porfezia…
Quindi ho dovuto tagliarlo.
Mi mancano due pezzi da scrivere per il prossimo e lo pubblico.
Quindi tra oggi e domani, o anche dopodomani forse, pubblico il terzo :3
Ho voluto essere veloce nell’analisi, troppa logica, troppo spazio, troppo tempo.
E io ho poca pazienza e tanti, terribili progetti per questa fic, che rischiano di fare puf in qualsiasi momento.
Quindi: Il rating è salito ad Arancione, e…beh ho fatto modofiche, ditemi se avete problemi…
Ehh… abbiamo scoperto il fantomatico nemico: Edipo.
Al prossimo scriverò la leggendo sopra per chi non la sa :3
O comunque troverò un modo.
Intanto in questp capitolo abbiamo conosciuto…
  • Micheal Lucas Tall, figlio di Zeus di _Littles_
  • Katarzyna Sofia “Katty” McGallin, figlia di Ade di iris_1998
  • Spancer Parrish con sua sorella Emily, figlia di Ares di sister_of_Percy
  • Allistor Ian Loganach, figlio di Nemesi di Saroyan
  • Amethyst Candice “Amy” Cotton, la figlia di Eros di Gallifreyansss che avrà un POV nel prossimo :3
Che ne dite? Vi piacciono tanto quanto piacciono a me?
Sappiate che ho tanti progetti malefici e tante torture per loro :3
Ne vedrete nelle belle, sono particolarmente sadica in questa fic.
Colgo a tal proposito l’occasione per ringraziare ancora una volta little_sweet_tinghs,
che ha betato. Grazie panda :3
Fatemi sapere e aspetto recensioni!
Baci
Konan
  
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