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Autore: StewyT    11/07/2015    2 recensioni
“Fiorellino? Fare la doccia da soli non ha più senso. Vieni qui, avanti”
“Un attimo, Magnus. Sto cercando quel maledetto aggeggio”
“Cosa?” urlò Magnus dal bagno.
“Il mio maledetto cellulare”
“Prendi il mio. È nel primo cassetto del mio comodino. Fa presto, su!”.
Provò a cercare il suo nel primo cassetto del comodino.
Com'è che si dice? Quando meno te lo aspetti il destino colpisce.
Alec trovò il cellulare nel cassetto, ma anche una lettere indirizzata proprio ad 'Alexander Gideon Lightwood'.
Prese la busta avorio con le mani che gli tremavano; la scrittura era quella di Magnus indubbiamente, quindi non poteva essere niente di male.
“Hai fatto?” urlò il ragazzo dal bagno.
“Un minuto e arrivo”
Era giusto o meno impicciarsi dei fatti di Magnus? Non lo era, lo aveva capito da tempo ma quella busta aveva sopra il suo nome quindi era suo diritto e dovere leggere il suo contenuto!
Si sedette sul letto -che si sarebbe ovviamente macchiato d'oro e blu – e aprì la bustina con le mani che gli remavano come non mai.
"Caro Alexander..."
Missing Moment Città del fuoco Celeste-Destino. Ultimo capitolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perchè forte come la morte è l'amore.

Il coraggio di amare.
Missing Moment: Città di vetro Capitolo 18



Alec aveva abbracciato Magnus e lo stava baciando. Magnus sembrava in stato di shock ed era
impietrito. Diversi gruppi di persone, Cacciatori e Nascosti, li fissavano mormorando.
Simon lanciò un'occhiata di lato e vide i Lightwood che osservavano la scena con gli occhi sgranati. Maryse sicopriva la bocca con la mano.


Alec si massaggiò le tempie; quel mal di testa forte lo avrebbe ucciso.
È vero: quando meno te lo aspetti succede di tutto. Sembrava non esserci tregua per Alexander e i Lightwood: prima il casino di Jace, poi quello ad Idris, poi Max... Max. Prese un sospiro e cacciò indietro le lacrime. Non piangeva mai, lui.
Poi, come se non bastasse, la litigata con Magnus che in quell'ultimo periodo era stato l'unico a stargli vicino e capirlo; l'unico con il quale anche senza parlare riusciva a sfogarsi, l'unico che lo stava aiutando ad affrontare tutto quello.
Era stato un cretino a litigare con lui e lo era stato ancora di più ad essere andato via senza aver chiarito. Gli mancava e questo voleva pur dire qualcosa.
Chiuse gli occhi e rivede perfettamente tutta la scena.
Magnus sul divano che giocava con Presidente, lui a braccia incrociate, poggiato al tavolo. Si sentiva strano, ecco sì, quello era l'unico termine che potesse descriverlo.
«Ottocento anni..»**
«Ottocento anni» ripetette Magnus sbuffando; come fosse stato possibile che Alec aveva appreso solo quello non lo capiva.
«Magnus?» lo chiamò il cacciatore «Qual era il punto di cui parlavi prima?». La sua voce tremò leggermente, aveva tremendamente paura della risposta e quando vide il volto dell'altro la sua paura fu confermata.
«Vuoi saperlo davvero Alexander? Il punto è che fino a quando non ammetterai di essere quello che sei e lo accetterai non sarai pronto per niente, neanche per questo mondo pieno di odio e cattiveria. È difficile la vita, Alec, sei ancora giovane per capirlo ma un giorno ci riuscirai ne sono certo» lo Stregone si prese una pausa e il cacciatore non lo interruppe. «Se non riesci ad amarti e accettarti per quello che sai lo sarà ancora di più. Non riusciranno ad accettarti neanche gli altri. Pensi che sia stato facile vivere con il fardello di due morti sulle spalle? Pensi che sia stato facile accettarmi? No, Alexander».
In quella voce morbida e triste, in quegli occhi stanchi e desolati Alec riuscì a vedere tutti i mondi, le epoche, le storie che Magnus aveva vissuto e improvvisamente sentì crescere la fiammella che aveva nel petto ogni volta che lo vedeva.
«Non lo è stato neanche accettare tutte le morti che sono stato costretto ad osservare, eppure ci sono riuscito. Se così non fosse non riuscirei a vivere.».
Magnus sembrò aver concluso il discorso, ma Alec non ci aveva capito molto. Non aveva capito ancora perché tutto quello riguardasse loro...
«Non è colpa mia se non riesco ad accettarmi»
«Non è neanche colpa di questo mondo, però» ribattette subito lui; il giovane annuì.
«Cosa intendi dirmi con questo? Che fino a quando non dirò al mondo di essere gay non potrò più vederti? Che smetterai di amarmi solo perché non riesco ad accettarmi?» la sua voce sembrò carica di nervosismo e rabbia persino a sé stesso. Non era uscita come avrebbe voluto.
«No» sussurrò Magnus che per la prima volta alzò gli occhi in quelli del giovane. Si guardarono per qualche istante interminabile in cui Alec pregò che il tempo si potesse fermare. Non voleva che l'altro parlasse, non voleva che dicesse qualcosa che lo avrebbe fatto soffrire.
«Alexander sto semplicemente dicendo che fino a quando non accetterai di essere gay e la tua mente non sarà libera da Jace.. tra noi non potrà esserci futuro e no, questo non vuol dire che smetterò di amarti. L'amore è irrazionale, non si può comandare».
«Jace, Jace, Jace! Il problema non può essere lui. Ammettilo. Ti sei scocciato di me, di già». Magnus scosse la testa e sorrise amaramente; il suo volto era un dipinto di tristezza e furia. Gli occhi blu del giovane stavano per riempirsi di lacrime, ma una palla di rabbia gli salì su per la gola ed esigeva di essere sputata.
Occhi blu restò qualche secondo in silenzio per non complicare la situazione ed elaborare quello che aveva sentito, il suo cuore fu sul punto di spezzarsi, o così gli sembrò, poi esordì con voce strozzata in un mezzo lamento depresso che lo fece innervosire.
«Mi stai dicendo che non vuoi più vedermi?». Magnus alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«La vuoi mettere in questo modo? Facciamolo. Non voglio più vederti, Alexander, non fino a quando non saprai chi sei. Quando sarai pronto io sarò qui». Gli sfiorò la guancia con una mano e poi lo guardò intensamente. Alec si morse forte il labbro inferiore e si scostò violentemente facendo cadere la mano di Magnus in aria.
Non aveva niente da dire. Non poteva fare altro che scappare via..
Scappare via e restare a deprimersi per come aveva trattato Magnus e per come lui lo aveva fatto sentire: umiliato. Sembrava che ad Alec non interessasse minimamente dello stregone e lo stesse usando solo per divertirsi o magari provare ad accettarsi, ma non era così.
Perché il suo cuore batteva velocemente quando lo vedeva, se no?
Perché non riusciva a dormire ultimamente? E quella morsa allo stomaco?
Le parole di Jace...

«Cosa c'è tra te e Magnus Bane?»
«Io..non... non c'è niente...»
«Non sono uno stupido. Dopo aver sentito Malachi, ti sei rivolto subito a Magnus, prima ancora di parlare con me o con Isabelle o con chiunque altro.
«Perché era l'unico che poteva rispondere alla mia domanda, ecco perché. Non c'è niente tra noi. Non c'è più niente. Non c'è più niente tra noi, okay?»
«Spero che non sia per causa mia» disse Jace
«In che senso?»
«So quello che credi di provare per me. Tu invece non lo sai. Io ti piaccio, perché sono una sicurezza per te. Senza rischi. E tu non ti metterai mai in gioco in una vera relazione, perché puoi sempre usare me come una buona scusa.»
«Capisco. Prima Clary, poi la mano, adesso me. Va' al diavolo, Jace.»

«Non mi credi? Bene. Forza. Baciami adesso»
«Sei pazzo, Jace. Pazzo»
«Voglio dimostrarti che ho ragione»
«No che non hai ragione. Va al diavolo!» sbottò di nuovo il giovane occhi blu; il biondo gli si avvicinò incredibilmente e a lui venne un pesante giramento di testa. Cosa stava succedendo? Doveva scappare via! Si avvicinò alla porta, Jace lo guardò negli occhi e lo bloccò prima di baciarlo. Jace, l'uomo più etero del mondo, il suo Parabatai lo stava baciando. Non riusciva a collegare cervello e muscoli per scappare via. Non esisteva sensazione più strana e... orribile.
Le labbra di Jace erano dolci e morbide, ma non erano quelle che desiderava.
Un forte conato di vomito gli fece trovare la forza per spingerlo via.
«Sei pazzo» urlò; si piegò in due e provò a calmarsi, di lì a poco avrebbe potuto vomitare. Aveva baciato suo fratello – o meglio, era stato baciato da suo fratello - ed era stata la cosa più disgustosa di sempre. Non avrebbe mai più baciato nessuno.
«Allora? Ti è piaciuto?» Jace ridacchiò maligno e d Alec venne una voglia incredibile di spaccargli la faccia.
«Sei pazzo» disse di nuovo.
«Lo hai già detto»
«Perchè lo hai fatto?»
«Alec era l'unico modo per farti aprire gli occhi. Non sono io quello che vuoi»
«No che non sei tu quello che voglio! Chi ti ha convinto di questa cosa?»
«Non ha importanza. Tu non sei innamorato di me»
«Ucciderò Magnus. Io non sono innamorato di te» urlò Alec. Non lo era, davvero. Era stato parecchio confuso sui suoi sentimenti e probabilmente ancora lo era; aveva pensato di essere innamorato di Jace e di non poter avere nessun altro se non lui al proprio fianco, ma quel momento stava svanendo; Jace era solo suo fratello, e lo amava come tale. Lo stava capendo.
«E di lui?»
«Non sono questioni che ti riguardano» sussurrò tirandosi i capelli scuri indietro.
«Sono il tuo Parabatai, tuo fratello» sentenziò il biondo.
«Appunto. Non provare mai più a baciarmi» sbottò indignato, al che l'altro rise «Non pensavo ti avrebbe fatto così schifo. Tutti desiderano baciarmi almeno una volta, Alexander Lightwood». Alec arrossì. Qualche volta aveva desiderato poterlo fare, ma non era quella, la volta.
«Io non lo desideravo». Sbuffò e si allontanò dalla stanza a grandi falcate. Quanto spesso stava scappando in quell'ultimo periodo?
Correva, correva, non faceva altro. Si allontanava da tutti i suoi problemi. Un vile. Si stava trasformando nello spettro di un uomo, di un Cacciatore degno di essere chiamato in quel modo.
Magnus aveva ragione: doveva affrontare quello che era. Doveva uccidere i propri demoni.
Si massaggiò le tempie con forza, ancora.
Qualcuno bussò alla porta e lui mugugnò un 'chi è?'.
«Sono Isabelle» la voce squillante della sorella lo fece destare; si mise a sedere, asciugò le lacrime che erano cadute e ingoiò l'ammasso di nervosismo.
«Entra». La porta si aprì e diede accesso alla figura della bellissima ragazza dai capelli scuri e la pelle chiara. Se due persone li avessero guardati senza sapere che erano fratelli, probabilmente non avrebbero pensato che lo erano.
Avevano gli stessi tratti, la stessa pelle e gli stessi capelli, ma consapevolezza diversa: Isabelle sapeva di essere bella e lo usava a suo vantaggio; Alec era l'ombra di quello che sarebbe potuto essere se avesse creduto di più in sé stesso.
«Non scendi giù da ieri sera, non hai pranzato né cenato ora e sapevi che non avrei cucinato io. Stai bene?». In quel periodo i due non stavano parlando più spesso come prima, ma il loro rapporto era sempre stretto e compatto, più di quanto lo era quello di due fratelli. Iz amava Alec e avrebbe voluto proteggerlo a qualsiasi costo, lo stesso valeva per il ragazzo che piuttosto che vederla soffrire si sarebbe fatto piantare cento spade in petto.
Un flebile 'sì' fu tutto quello che uscì dalle labbra del giovane; la cacciatrice sapeva benissimo che gli stava mentendo. Non poteva stare bene. Era morto il loro bambino. Stava tenendo tutto dentro come sempre.
Si sedette sul letto e poggiò una mano su quella del fratello.
«Non stai bene per niente»
«No» sussurrò Alec mordendosi il labbro inferiore «Ma neanche tu stai bene. Non abbiamo più Max, è logico non star bene in questo momento..»
«Sfogati Alexander. Sfogati. Ti farà bene»
«Cosa dovrei fare, Iz? Dovrei solo cercare quel bastardo e squartarlo con le mie mani. Tirargli fuori le budella e fargliele mangiare. Cosa dovrei fare se no? Ha ucciso mio fratello, il mio bambino. Gli ha tolto la possibilità di finire quei fumetti, di avere il suo primo marchio, allenarsi, crescere, avere un Parabatai, innamorarsi.. Tutto quello che desidero è ucciderlo» gli occhi di entrambi i Lightwood erano pieni di lacrime, ma nessuno si abbandonò alla debolezza.
«Lo uccideremo, Alec. Lo uccideremo ma comunque non staremo meglio. Nessuno ce lo restituirà più» sussurrò Iz catapultandosi tra le sue braccia. In quel momento, quando entrambi si sentirono al protetto e sicuri, scoppiarono in lacrime. Alexander non piangeva mai avanti a qualcuno, tantomeno a sua sorella; voleva essere un punto di riferimento per lei, non qualcuno di debole. Il problema vero era che non sapeva che non è da deboli esporsi, piangere. Fu il pianto più liberatorio del mondo. Fu come se Max fosse nella stessa stanza a guardarli e sorridere.
«Ti voglio bene, Alec»
«Lo so» sussurrò.
Restarono in silenzio, abbracciati, per un tempo indefinito; proprio quel contatto così stretto con il fratello rese Isabelle ancora più sicura.
«Alec...» Iz si immerse in quell'oceano profondo che erano gli occhi del ragazzo, gli sorrise «Non puoi farla franca. Non c'è solo questo. Parlami. Dimmi cosa altro ti sta logorando così tanto»
«Niente» sussurrò, ma gli occhi della sorella lo tormentavano e lo costringevano a dire la verità, anche perché non era bravo a mentire.
«Il problema è Magnus, vero?». Alec si morse un labbro e annuì.
«Non riesci proprio a dimenticarti delle regole, per una volta, vero?»
«Iz pensi davvero che nostro padre possa essere felice di sapere che esco con Magnus?»
«Perchè è uno stregone? Alec non sono inferior-» Alec la bloccò scuotendo la testa.
«È un uomo»
«Un uomo molto sexy» aggiunse lei «E quindi?»
«Izzy è una vergogna avere un figlio come me!»
«Alexander sei impazzito? È una vergogna avere un figlio infelice come te. Papà e mamma non ti odierebbero né ti ripudierebbero. Ti ameremmo tutti comunque. Sei sempre il nostro Alec. Solo che... ti piacciono i ragazzi e hai anche ottimo gusto. Ricorda, ma meno di diciotto» Izzy rise e gli fece un occhiolino, l'altro scosse la testa e sorrise di gusto. «Non porto i tacchi»
«Convinto che mi riferissi a quelli?»
«Allora tranquilla che non corro rischi» si guardarono e scoppiarono a ridere, poi Iz tornò seria. «Non scherzavo»
«Neanche io, Iz»
«Alec intendevo dire che non scherzavo sul fatto che ti vorranno tutti bene comunque. Ti accetteranno, ma prima devi farlo tu»
«Anche Magnus l'ha detto prima di... lasciarmi scappare via»
«Lasciarti?»
«Dicendomi che se non mi accetto e non elimino dalla mente Jace tra di noi non potrà mai esserci niente, e che mi aspetterà»
«Oh»
«Lui odia questa espressione» sbuffò Alec. Ricordò la prima volta che era stato a casa sua da solo e tutte le volte che Magnus aveva ripetuto 'Odio i tuoi oh'. Sorrise triste.
«Pensa che io stia con lui solo per convincermi di non essere innamorato di Jace ma non è vero, Izzy. Non lo è.»
«Di lui invece sei innamorato?»
«Mi manca e sento il bisogno di rivederlo» sussurrò arrossendo.
«Allora la risposta è positiva. Sei innamorato».
Isabelle gli sorrise dolcemente e Alec si morse il labbro inferiore.
«Non so se davvero mi aspetterà»
«A maggior ragione non farlo aspettare troppo. Sei un ragazzo fantastico e se l'unica cosa che ti spaventa è che i nostri ti allontaneranno.. sta tranquillo. Resterai il nostro Alexander. Prendi la tua vita in mano, fratello. Vivi felice» gli sfiorò una guancia con il pollice e gli sorrise. «Fallo pensando che uno tra noi non ha avuto questa possibilità»
Max. Lui non avrebbe potuto vivere. Non avrebbe saputo cos'è l'amore, né la felicità.
Occhi blu annuì.
«Ti lascio dormire. Domani sarà un giorno pesante. Ti voglio bene»
«Grazie» sussurrò prima che la porta si chiudesse.
Anche quella notte non dormì.
Lo avrebbe fatto. Era pronto. Deciso. Aveva ragione Isabelle: lui che ne aveva la possibilità doveva fare di tutto per essere felice e Magnus... senza di lui non lo sarebbe mai stato.
Allacciò l'ultimo bottone della fibbia della propria giacca, prese il suo stilo e si catapultò fuori dalla casa; corse verso la sala lì sarebbe accaduto qualcosa di strano di lì a poche ore: i marchi che univano Shadowhunters e Nascosti, il desiderio di essere legato ad un solo nascosto, la preoccupazione per Jace, la rabbia per Max.
Ogni tipo di sentimento si fece più forte dentro il suo cuore quando capì tutto quello che sarebbe successo quel giorno.
Alzò gli occhi dai suoi pedi, non curante di quello che stava dicendo Izzy, e cercò con lo sguardo Magnus. Lo vide. Una figura alta, imponente, forte. Avrebbe combattuto per la prima volta al suo fianco.
Si incamminò verso di lui, respirando sempre più forte fino a quando non fu con gli occhi nei suoi. L'oro e il verde mischiati di quelle pupille verticali riuscivano a calmarlo.
«Ciao Magnus» sussurrò.
«Ciao Alexander» rispose l'altro. Si sorrisero a vicenda.
«Hai qualcuno con cui combattere?» Alec si sentiva un bambino alle elementari che chiedeva alla bimba di cui era innamorato di andare ad una festa con lui.
Magnus scosse la testa.
«Allora ti va di essere il mio compagno di battaglia?» il volto dello stregone si illuminò per qualche secondo. «Sei sicuro? Potrebbero...»
Alec prese il braccio dello stregone e dopo averlo guardato con una forza capace di esprimere tutto quello che aveva dentro, lo marchiò facendo attenzione a non fargli sentire troppo dolore; dopo fu il turno di Magnus. Fu bello per Alec sentire il bruciore dello stilo tracciare quei cerchi e quelle linee curve che lo avrebbero unito ancora di più all'altro.
Fu bello sentirsi come in quel momento: più pieno, sicuro e forte che mai.
«Non c'è nessun altro che vorrei al mio fianco durante questa battaglia e... durante la mia vita». Sussurrò quando ebbe finito. Forse era un po' esagerato pensare che sarebbero stati assieme per sempre, ma perché non sperare?
Gli occhi del più grande scintillarono e sulle sue labbra si aprì un grande sorriso.
«Quindi..»
Alec non gli permise di parlare: si spinse addosso a lui, strinse le sue spalle e lo baciò. Mai in vita sua si era sentito così esposto e fragile ma allo stesso tempo convinto e forte. Gli faceva quell'effetto.
Sorrise contro le sue labbra: erano le sue quelle che desiderava, non quelle di Jace; il suo sapore dolce e caldo, la morbidezza delle sue mani, lo spessore della sua anima. Era di Magnus che era innamorato.
Alexander sentiva il peso del mondo addosso: tutti si erano girati a guardarli, la sala si era zittita e persistevano solo dei bisbigli strani; eppure non si sentiva debole. Era come se la sua energia si stesse mischiando a quella del suo compagno di battaglia, e gli stesse dando forza.
Fu così anche sul campo di battaglia. Era al fianco dell'uomo di cui era innamorato e si sentiva più forte che mai; erano un bel connubio: fiamme azzurre capaci di uccidere demoni in pochi secondi e frecce forti e precise capaci di abbattere demoni silenziosamente.
Quel campo era stato il disastro: i centinaia di demoni che provavano ad attaccarli non erano di certo stata la cosa peggiore di quella battaglia, eppure ne erano usciti vivi, forti, innamorati.
Alec aveva diecimila preoccupazioni per la testa, eppure una volta tornato a casa -di Magnus- non aveva pensato che ad una cosa: lui.
Non desiderava altro che essere completamente suo, e fu meraviglioso.
Fu bellissimo essere una cosa, per la prima volta, con l'unico che aveva rapito davvero il suo cuore.
Sospirò e sorrise: era così bello lo stregone. Le ciglia sfioravano gli zigomi alti e le labbra erano ancora rosse a causa dei tanti baci che si erano dati in quelle ore.
Un po' si sentiva in colpa ad essere così felice in un momento in cui tutti stavano soffrendo.
«Magnus?» si alzò leggermente sui gomiti e sfiorò la sua guancia destra con le labbra. «Mh?» mugugnò l'altro; si girò verso di lui e gli sorrise.
«Sei ancora più bello con le guanciotte rosse, i capelli spettinati e gli occhi liquidi, Fiorellino». Alec non era tipo da complimenti; odiava riceverne per la reazione che aveva il suo corpo, ma quella volta sorrise.
«Posso chiederti una cosa?» prese a disegnare cerchi concentrici sul suo petto .
«Dimmi Fiorellino» sorrise; non avrebbe mai smesso di chiamarlo in quel modo, vero?
«Perchè... perché io?».
Era da un po' che se lo chiedeva. Perché tra tutti i ragazzi disponibili Magnus aveva puntato gli occhi nei suoi? Perché si era innamorato di lui?
«Perchè eri l'unico disponibile» disse ridacchiando maliziosamente. Alec sbuffò e l'altro rise, lo guardò dritto negli occhi «Perchè? Non lo so, Alexander. L'amore è irrazionale. Posso dirti che quello che mi hai detto alla festa non lo dimenticherò mai. Sei riuscito a rubarti un posto nel mio cuore, quella sera. Se non fossi arrivato tu probabilmente mi sarei pietrificato e sarei scomparso. Ti devo la vita». Restò immobile per qualche secondo ad osservare quei prati infiniti, poi si sporse di nuovo verso di lui e lo baciò dolcemente. Le loro labbra si scontravano e i loro cuori facevano scintille.
«Magnus?»
«Mh?»
«Ti amo».
Cinque lettere. Erano solo cinque lettere. Per cinque lettere a Magnus venne da piangere. La voce sottile di Alec, la freschezza e la leggerezza del suo cuore ma allo stesso tempo l'importanza di quelle parole..
Le aveva sentite tante volte durante le sue tante vite, ma quella volta gli sembrò più forte e profondo. Forse perché quella volta sarebbe stata ancora più speciale, se lo sentiva.
Si avvicinò al cacciatore e lo baciò con foga, trascinandolo in un altro turbinio di amore e calore.
«Ti amo» disse nuovamente Alec.
Lo amava ed era felice.


Spazio autrice.
Si amano e sono felici, e io lo sono ancora di più! LOL
**Okay prima di tutto devo sottolineare che oltre alla particina del Capitolo 18 ho ripreso anche altre parti della Saga, più precisamente il 'litigio' tra Alec e Jace e l'idea del bacio tra i due (per chi non lo sapesse si sono baciati davvero, ma Cassie ha deciso di non mettere quella scena nel libro; su internet la trovate senza problemi, se non lo avete fatta leggetela che è meravigliosa *^*).
Inoltre ho ripreso leggermente la parte di "
Stupido Nephilim. Perché mai sarei qui? Perché mai avrei passato queste ultime settimane a rimettere in sesto i tuoi stupidi amici ogni volta che si fanno male? E a tirare fuori te da ogni situazione assurda in cui ti cacciavi? Per non parlare dell'aiuto che vi ho dato per vincere la battaglia contro Valentine. E tutto completamente gratis!" in cui Magnus dice ad Alec di avere ottocento anni.
Perdonatemi per l'invenzione del 'litigio' tra i due e per la chiacchierata con Izzy, e per la 'prima volta' non raccontata; io immagino che sia avvenuta più o meno ci CoG dopo il bacio e la battaglia, ed infatti.....
Per quanto riguarda la morte di Max *piango!* e quello che ha causato in Alec verrà ripreso più avanti in più di un capitolo.
Uhm cosa altro dire?
Oh sì, Alec è sempre un pochino OOC, diciamo che è più l'Alec badass di CoHF che quello del resto della Saga, lo so, ma io amo quando caccia fuori il suo lato più feroce lol

Ehm grazie mille per aver letto ed essere arrivate fin qui giù. Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego.

StewyT~

AAAAAAAH DIMENTICAVO! È appena uscita una nuova foto Malec. Sto morendo. Quei due sono adorabili!!


 
  
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