-Come?!?
-Devo
ripetermi? Mi chiamo
Wendell Wilkins e sono la persona che Silente ha incaricato per
ricoprire il
ruolo di tuo tutore.
Deve
esserci un errore, perché io...
-Ne
ho già uno!
-Cosa?
Che novità sarebbe questa?
Mi
sta prendendo in giro? La vera novità qui è lui...
-Ser
Uppercut, lui... E’ lui il
mio attuale tutore! Non mi ha mai parlato di alcuna
eventualità di venir
rimpiazzato!
-Uppercut
dici? Mai sentito
nominare... Deve essere uno nuovo, il tuo preside non mi ha mai parlato
di
altri collaboratori esterni presenti nella scuola. E non mi sembra
nemmeno un
atteggiamento tipico della sua persona quello di sostituire personale
su due
piedi. Vorrei parlare con questo tuo docente, dove ha
l’ufficio?
-Ufficio?
No, ser Uppercut non
insegna nel castello...
-Allora
di cosa stiamo parlando,
Ragazzo?
Non
lo so!!!
Ero
sul punto di urlargli in
faccia di spiegarsi una volta per tutte, quando finalmente decise a
fare
chiarezza:
-Ricominciamo
d’accapo, perché
temo tu abbia capito fischi per fiaschi. Io rappresento il tuo tutore
scolastico che, in parole povere, sta a significare che fin quando non
possiederai una bacchetta come tutti gli altri studenti, le lezioni che
prevederanno esercitazioni in loco le seguirai con me. Tutto qui,
semplice no?
Per
niente...
-Insomma,
lunedì secondo il tuo
orario delle lezioni dovresti avere Difesa Contro le Arti Oscure nel
pomeriggio, no? Ecco, anziché presentarti al terzo piano dal
tuo docente verrai
nel mio ufficio, per seguire una lezione equivalente con me, dove
porremmo
rimedio alla tua mancanza di bacchetta.
-E
per Pozioni?
-Per
pozioni nulla, vai assieme
ai tuoi compagni e basta.
-Quindi
non seguirò le lezioni
assieme agli altri? E cosa ne penseranno della mia assenza?
-E’
già stato deciso tutto dal
Preside: i tuoi insegnanti sono stati avvisati e i tuoi compagni lo
saranno a
loro volta, non preoccuparti di questo. Piuttosto sono curioso di
vedere se ciò
che Silente mi ha detto sul tuo conto è la
verità. E’ vero che riesci ad
eseguire svariati incantesimi senza l’ausilio di una
bacchetta?
Ecco,
mi vuole mettere alla prova pure lui...
Dato
che sapevo come sarebbe
andata a finire, decisi di appagare la sua curiosità
rapidamente testando l’incantesimo
che per necessità avevo appena imparato.
-Depulso!
Cercando
di moderare il più
possibile il colpo, riuscii a far roteare su se stesso il piccolo
mappamondo
posto su una delle credenze dell’ufficio del Preside, senza
provocare danni.
-Capperacci!
Non avevo motivo di
dubitare delle parole di Albus, ma ciò non toglie che
quel che ho appena visto
sia comunque sensazionale! Quel dannato vecchiaccio me l’ha
fatta, ti accetto
come mio allievo!
-Che
piacere sentirtelo dire,
Wendell! Mi hai tolto un peso dallo stomaco, ma del resto sapevo che
non
saresti riuscito a resistere a questa nuova sfida.
Il
professor Silente era appena
entrato nel suo ufficio, giusto appena dopo aver sentito le esatte
parole che
si aspettava dal mio nuovo insegnante personale.
-Se
non fosse per il fatto che il
ragazzo qui è davvero dotato di ciò che io
definirei un dono miracoloso non
avrei mai accettato, Albus. Lo sai, sono fuori dai giochi ormai io,
non...
-Lo
so, lo so professor Wilkins,
del resto non l’avrei fatta venire qui se non fossi stato
certo che la cosa
l’avrebbe entusiasmata. Dai, venite che vi mostro il vostro
futuro luogo
d’incontro.
Facendoci
strada lungo i locali
del castello, il professor Silente, con un passo alquanto rapido,
illustrava al
suo nuovo vecchio collega le migliorie e modifiche attuate alla scuola
durante
la sua assenza.
-Vedi
questi arazzi? Li ho fatti
impiantare io, come ricorderai gli originali avevano preso fuoco
qualche anno
prima del tuo ritiro. E’ stato un bel lavoro di ricerca,
nessuno si ricordava
con esattezza il loro disegno.
-Sì,
mi pare fossero esattamente
così, ottimo lavoro.
Quindi
in questa scuola gli incendi sono frequenti?
Arrivati
al sesto piano, uno dei
luoghi in cui non avevo ancor messo piede, il professor Wilkins
capì quale
sarebbe stata la sua nuova sistemazione.
-L’ufficio
di Horace, Albus?
-Esatto.
Trovo sia la soluzione
migliore: è spazioso, già arredato ed
è rimasto inutilizzato da un bel po’
ormai. Certo, ai tuoi gusti risulterà un po’
pittoresco, ma sei libero di
rimodernare l’ambiente come meglio credi.
-Nah,
sarà una soluzione
provvisoria, non mi sento a mio agio nell’ufficio di qualcun
altro. Non posso
riavere il mio?
-E’
in mano a Filius, Wendell...
Non è più disponibile, capiscimi.
-Bah,
al diavolo, va bene anche
qui. Basta che mantieni la parola e non mi costringi a cenare assieme
agli
altri docenti in Sala Grande. Sono vecchio e ho bisogno di
tranquillità.
-Anche
quando eri nel fiore degli
anni odiavi scender giù per fare pubblica apparizione. Non
nasconderti dietro
la scusa dell’età. Comunque sì, non
sarai obbligato a presenziare ad alcun
banchetto, del resto non sei ritornato in veste ufficiale da
insegnante,
anzi... Meno persone sapranno il motivo della tua presenza e meglio
sarà.
Questo vale anche per te Emanuele, acqua in bocca!
Il
preside poteva contare sulla
mia discrezione, anche perché un’eventuale fuga di
notizie mi si sarebbe
sicuramente ritorta contro.
-Allora
qui vi lascio, ecco la
chiave e buon lavoro!
Con
la sua solita andatura a
braccia incrociate dietro la schiena, il preside se ne andò,
lasciandomi solo
con il mio nuovo tutore. L’ufficio era piuttosto elegante:
due poltrone e un
divano in pelle, tavolo e sedie in robusto legno intagliato, quadri
ritraenti
scene di caccia e tende di velluto non riuscivano a nascondere
però il fatto
che quella stanza era rimasta disabitata per parecchi anni.
-Me
l’aspettavo più polverosa...
Di certo non meno colorata. Guarda qua!
Il
prof Wilkins tirò dal tavolo
un centrino verde e rosso, decorato con motivi natalizi.
-Ci
adatteremo comunque.
Dopotutto l’area didattica sembra confortevole!
Dicendo
così si tuffò sul divano,
divaricando le gambe il più possibile. Non notando
però alcun banco o
scrivania, chiesi:
-Quale
area didattica? Dove si
terranno le lezioni?
-Qui,
io starò seduto su questo
bel divano e tu su quella poltrona, non ci serve altro.
Notando
il mio sguardo turbato,
aggiunse:
-Ma
certo: io sono il miglior
insegnante di Incantesimi che questa scuola abbia mai avuto, tu sei un
ragazzo
più che dotato e le nostre lezioni non verteranno sulla
teoria. Il nostro sarà
un approccio a tu per tu! Ad esempio, mi sono già fatto dare
il programma
svolto nelle recenti lezioni dai tuoi insegnanti e questi sono gli
incantesimi
in cui dovresti esercitarti per non rimanere indietro...
Leggendo
un foglietto di carta
che fino a quel momento teneva nella tasca del suo panciotto, il mio
nuovo
insegnante elencò:
-Riddikulus, Edo Potestatis e
Verdimillius. Accidenti, a parte l’ultimo questi
non mi sembrano
incantesimi da primo anno. Non che siano difficili ma... Un
po’ scomodi.
-Iniziamo
adesso?
-E
quando vorresti farlo? Già
abbiamo un bel po’ di materiale da recuperare, non ci
conviene rimanere troppo
indietro.
E
addio alla giornata libera...
-Per
il Riddikulus
c’è poco da fare, ci serve un Molliccio, ma per il
resto
possiamo fare tutto qua dentro. Iniziamo con il Potestatis,
è abbastanza semplice da eseguire. Ti ricordi quanto
hai visto a lezione?
-Sì,
più o meno sì.
-Vabbè,
ci penso io a
rinfrescarti la memoria. Un attimo solo che cerco qualcosa da poter
incantare...
-Professore,
io avrei questo...
Estrassi
dalla tasca del mio
pantalone la cartina Fast-Cast che
qualche giorno prima il professor Vitious aveva consegnato ad ognuno di
noi e
gliela mostrai.
-E
questa cos’è?
Dopo
avergli spiegato la funzione
di quel pezzo di carta, il mio nuovo tutore mi consigliò di
metterla da parte.
-No,
tienila per te, se è davvero
monouso sarebbe un peccato sprecarla così. Mi basta
solamente un oggettino...
Ecco, questa andrà bene!
Una
piccola forchetta d’argento
fu designata come bersaglio e avrei dovuto trattarla come uno dei
foglietti Fast-Cast.
-Potestas Sopis... Adesso è
pronta! Ti ricordo il movimento del
polso...
Apparentemente
la forchetta
sembrava non aver subito cambiamenti, ma il professor Wilkins mi
assicurò della
riuscita del suo incanto.
Come
posso trasformarla? Non so nemmeno che cosa mi è permesso di
farci e cosa no...
Forse...
-Edo Potestatis!
Dopo
il mio tentativo la
forchetta stava iniziando a roteare e ad incurvarsi su se stessa, segno
della
buona riuscita dell’incantesimo. Dopo pochi attimi una
bacchetta simile in
tutto e per tutto a quella del mio tutore si presentò ai
nostri occhi, al posto
della forchetta.
-Oh.
Lo
sguardo dell’insegnante era un
misto di delusione e preoccupazione, non capendo il perché
cercai di
giustificare la mia scelta.
-Forse
non essendo una vera
bacchetta, questa potrebbe funzionare con me!
-Si,
ma... Va bene, provala.
Tenendola
in mano provai ad usare
nuovamente l’incanto Depulso
sul
cassetto aperto della credenza da cui il prof Wilkins aveva preso la
forchettina.
-Ah!
Purtroppo
anche questa prova
risultò vana, in quanto la bacchetta si sciolse in un
liquido biancastro che si
riversò sul pavimento.
-E’
argento fuso incandescente,
non toccarlo!
Eh,
non toccarlo, ormai mi sono scottato...
-Fammi
vedere... No, non è grave,
passerà nel giro di qualche minuto, il grosso del calore si
è sviluppato un
attimo dopo che hai lasciato la presa.
Dopo
aver riparato la forchetta
al meglio che poteva, il prof Wilkins mi spiegò:
-Sapevo
non avrebbe funzionato,
non per causa tua, qualunque altra persona avrebbe avuto problemi con
quella
bacchetta. Il fatto è che sebbene l’Edo
Potestatis è virtualmente senza limitazioni, esse
in realtà derivano dalle
capacità del mago che ne ha precedentemente incantato
l’oggetto con il Potestas Sopis.
E devo ammetterlo, ho
tante qualità, ma l’essere un fabbricatore di
bacchette non è fra queste.
Comunque l’importante è esserci accertati che
riesci ad utilizzare
l’incantesimo senza problemi. Ma questo era facile...
Già il Verdimillius
è qualcosa di più
impegnativo, chiudi quella tenda, Ragazzo.
Mi
affrettai alla finestra, ma
per togliere il nodo alla tenda ci misi un bel po’, tanto che
alla fine fu il
professore stesso a chiuderla per me, assieme a tutte le altre, con un
semplice
gesto della bacchetta. Il che mi fece domandare perché mi
avesse chiesto di
fare manualmente una cosa che con la magia sarebbe risultata immediata.
-Lo
so a cosa stai pensando, ma
l’ho fatto per non farti ascoltare l’incantesimo di
magia oscura che ho appena
usato su questa povera posata.
-Quale
posata?
-Quella
che ho in mano, non la
vedi perché ho appena usato... Ops! Stavo quasi per
lasciarmi sfuggire il nome
del malocchio! Roba troppo pericolosa per uno della tua età,
potresti Occultare
per errore un essere umano e per lui sarebbe la fine. Su, prova il Verdimillius in direzione del palmo
della mia mano sinistra!
-Ok.
Verdimillius!
Anche
quest’ultimo esperimento
andò a buon fine, evidentemente il mio addestramento sulle
fatture e sulle
trasmutazioni aveva dato i suoi frutti, mi riusciva quasi tutto al
primo colpo.
-Vediamo
in quanto tempo torna ad
Occultarsi...
La
forchettina impiegò
esattamente trentadue secondi prima di perdere il suo bagliore
verdognolo e
tornare ad essere invisibile.
-Trentadue
secondi, mica male! Li
avresti fatti guadagnare senza dubbio quei cinque punti alla tua Casa!
Purtroppo io non posso assegnarteli, ma a te non servono questi
supporti
psicologici!
-Professore,
mi tolga una
curiosità: ma perché Occultare è
considerata una magia oscura?
-Il
vostro insegnante di Difesa
non ve lo ha spiegato?
-Non
mi sembra.
-Beh,
immagino perché è difficile
da far capire ad una classe del primo anno. Quando Occultiamo qualcosa,
non ci
limitiamo a celarla alla vista, per quello esistono altri incantesimi
più
discreti e meno pericolosi. Con questa pratica invece noi facciamo
avvolgere
dalle tenebre che ci circondano il nostro obiettivo, rendendolo di
fatto privo
di consistenza, annullandolo. Per questo sugli esseri viventi
è severamente
vietato da utilizzare: non solo perché al malcapitato
verrebbero a mancare due
delle tre dimensioni, incapace di muoversi e col rischio di venir
dimenticato
nel posto in cui è stato Occultato, ma anche
perché...
Il
mio tutore tese lo sguardo
verso la finestra a noi più vicina e dopo averci pensato un
po’ mi disse:
-Al
diavolo, ormai la forchetta è
inutilizzabile, apri quelle tende, Ragazzo!
Al
primo spiraglio di luce che
colpì il punto in cui la posata era stata Occultata
seguirono piccoli lampi e
fumo secco, che rivelarono i contorni di una piccola forchetta che si
stava
velocemente corrodendo.
-Alla
luce diretta del sole,
questo è il destino che attende tutto ciò che ha
subito un trattamento di
Occultamento. E sfruttando questa particolarità, molti maghi
l’hanno adoperato
per secoli sottoforma di tortura... Che finiva quasi sempre con la
morte del
povero malcapitato.
-Wow.
Ora capisco perché tanta
segretezza.
-In
realtà non corriamo troppi
rischi: è una magia abbastanza complessa da eseguire
perché possiate impararla
su due piedi ed inoltre lascia talmente tante tracce che gli insegnanti
se ne
accorgerebbero subito se qualcuno tentasse di utilizzarlo qui a scuola.
Ma dato
che prevenire è meglio che curare...
-Non
può aggiustarla più? Come ha
fatto prima?
-No,
non posso. Non ha più nulla
che la possa ricondurre al suo stato originario, la polvere che
è rimasta non è
neppure più d’argento.
Mi
dispiacque parecchio essere
stato il carnefice di una povera posata da dessert, quasi come se
avessi fatto
del male ad un essere vivente.
-Stiamo
andando alla grande,
direi. Facciamoci dire dal professor Lupin dove tiene il Molliccio per
provare
l’ultimo incantesimo e così poi ti lascio libero.
Decise
di alzarsi dalla scranna a
capotavola in cui si era seduto, ma per farlo mi chiese una mano:
sebbene a
parole fosse energico, mostrava tutti i suoi anni nei movimenti.
-Ok,
andiamo dal tuo insegnante
di DCAO, chissà se si ricorda di me.
Il
Molliccio era rimasto
rinchiuso per tutto il tempo in un baule nel sottopalco
dell’ultimo piano della
Torre di Astronomia, significando che la sera prima avevamo seguito la
lezione
con un mostro sotto i piedi.
-Questa
è una fattura ed anche se
è particolarmente semplice, rimane tale... Quindi molto
più complicata dei due
incantesimucci che hai utilizzato poco fa. Quindi concentrati e non
farti
paralizzare da qualsiasi cosa possa venir fuori da questa cassa.
Non
ero particolarmente
preoccupato, tutt’al più ero curioso di vedere
sotto le sembianze che avrebbe
assunto il Molliccio cosa la mia mente temesse più
d’ogni altra cosa. Una volta
libero il mostro si tramutò in un orrido e peloso ragno
dalle dimensioni di
poco più piccole di quelle di un cane. Ripugnante, ma non
certo spaventoso.
-Ma
non è vero che ho timore dei
ragni!
-E
che ti posso dire,
Ridicolizzalo comunque!
-D’accordo.
Avevo
in mente l’esatta punizione
per questo strano Molliccio che non era stato in grado di mettermi
addosso
nemmeno un briciolo di paura.
-Riddikulus!
Un’enorme
ciabatta schiacciò
l’aracnide accartocciandolo dolorosamente, poi lo
calciò dritto dentro il baule
dal quale era appena fuoriuscito.
-Anche
questa è fatta, sembra...
Sei sicuro che i ragni non ti mettano almeno un pochino in soggezione?
-No,
mi fanno solamente schifo.
Cioè, non vorrei svegliarmi con uno di quei cosi sulla
faccia, ma da qui a finire
preda del panico ce ne passa.
-Comprensibile,
solo che... Boh,
non m’è mai capitato.
Tra
i due il più deluso ero io,
poiché credevo di conoscermi, invece l’apparizione
di quel ragno pose seri
dubbi sulla mia autoanalisi.
Eppure
credevo che provassi una fifa tremenda per gli zombie del cinema...
-Ma
dove sei stato tutto il
pomeriggio?
Al
mio rientro alla Sala Comune,
Dan mi mostrò tutta la sua preoccupazione.
-Ehm,
ero con Piton...
-Tutto
questo tempo? Scontavi una
punizione?
-Sì
e non è manco terminata.
Dovrò andare da lui quasi tutti i giorni.
Non
potendo dire come stavano
realmente le cose, sperai che come scusa reggeva.
-Ti
ha tolto dei punti?
Anche
Fred si dimostrò ansioso,
almeno per quanto riguardava i punti delle Case.
-No,
almeno quello no. Cosa avete
fatto voi nel frattempo?
-Siamo
rimasti qui, ad
aspettarti.
-Come,
tutti quanti?
-Quasi
tutti. Non potevamo
pensare di uscire dal castello se sapevamo che tu eri chissà
dove con Piton.
E
da quand’è che gli sto così a cuore?
-Beh,
allora scusatemi se vi ho
fatto attendere.
-Abbiamo
ancora qualche ora prima
che faccia buio, cosa facciamo?
-Io
vado ad allenarmi sul volo,
volete venire?
Fred
si rivolse a me,
sogghignando:
-Ah,
dimenticavo... Non ti è
permesso!
Ecco
il Fred che conosco...
-Vabbè,
ci vediamo più tardi.
Aspetto questo giorno da una settimana, non posso attendere oltre.
Dopo
che Fred e Liam corsero ai
piani superiori, con me rimase soltanto Brendan.
-Se
vuoi puoi andare con gli
altri, non sentirti obbligato a farmi compagnia.
-No,
tranquillo, non mi sento
ancora così sicuro sulla scopa tanto da allenarmi senza
l’istruttrice.
-Gli
altri dove sono?
-René
e Rupert non lo so, ma le
ragazze sono in Sala Grande ad ascoltare le prove del coro di canto.
Domani ci
sarà la prima domenica dell’anno.
-A
me non va di passare il poco
tempo libero che abbiamo a sbadigliare davanti ad un gruppo di rospi
canterini.
-Allora
cosa proponi?
Dato
che per avermi aspettato
così a lungo mi sentivo in debito con lui, decisi di fidarmi
un pochino e di
rivelargli ciò che scoprii qualche sera prima nei panni di
Muthsera.
-Dammi
una mano a cercare una
cosa...
-Cosa
di preciso?
-L’altro
giorno mi sono... Ehm,
accorto che in questo preciso punto della Sala Comune molto
probabilmente c’è
l’ingresso per uno di quei famosi passaggi segreti di cui
discutevamo durante
la ricerca dei Digitali Silvani.
-E
cosa te lo fa pensare?
-Il
fatto che le tende siano raccolte
in ogni lato della stanza, mentre qui sono chiuse... Inoltre arriva una
leggera
brezza: se ti metti qui vicino quando il camino è acceso, la
differenza la
senti.
-Sarà,
ma a me sembra un
normalissimo muro.
-Perché
non abbiamo ancora
trovato il meccanismo che attiverà... Ecco, guarda.
Credetti
di aver trovato una
pista: uno dei ganci in cui si appendevano le tende mi
sembrò più vecchio e
scrostato degli altri che, invece, brillavano come nuovi.
-Secondo
me dobbiamo farci qualcosa...
Tirarlo, spingerlo o abbassarlo, non so.
-Guarda,
lo si può roteare solo per
un quarto di giro.
-Già
e non lo si può muovere in
nessun altro modo.
-Forse
fa solo un po’ di gioco
per via della sua età.
-Può
darsi, ma se invece...
Click!
Inserendo
la tenda avvolta dentro
il gancetto e girandolo successivamente, provocai una leggera trazione
sull’asta superiore lungo la quale scorrevano i tendaggi che,
piegandosi,
produsse quel suono. Subito dopo il muro di fronte a noi
iniziò ad
indietreggiare e a rivelare uno strettissimo passaggio.
-Che
ti avevo detto?
-Accidenti,
credi che dovremmo
entrare?
-E
secondo te perché l’ho
cercato? Non vedo l’ora di scoprire dove conduce...
-Ma
è buio pesto là dentro...
-Ci
saranno sicuramente delle
torce da accendere. Dai entriamo.
Per
fortuna gli unici altri due
Serpeverde che si trovavano nella stanza in quel momento stavano
sonnecchiando
spalla contro spalla sul divano a due passi dal nostro confabulare,
così potei entrare
senza il timore di essere spiato.
-Aspetta,
prima di richiudere il
passaggio cerchiamo una torcia.
-Ma
come fai ad essere sicuro
della loro presenza?
Perché
ci sono già stato, ecco perché.
-Anche
se è un passaggio segreto,
fa sempre parte dei Sotterranei, no? E qui è pieno di torce
lungo i muri, fai
due più due e... Eccone una!
-Si
ma è spenta!
-Tu
non preoccuparti, chiudi il
passaggio.
-Ma
così rimaniamo al buio!
-Fa’
come ti dico.
Non
appena vidi che Brendan mi
rivolse le spalle, staccai dal muro la torcia ed usai silenziosamente
l’incanto
Incendio, visto che se
c’era una cosa
che sapevo far bene era dare fuoco alle cose.
-Hai
visto? Non appena hai chiuso
il passaggio, la torcia s’è accesa da sola!
-Pura
fortuna... Dove andiamo
adesso? Questo posto è immenso...
Era
vero, eravamo all’interno di
una vera e propria ala segreta del castello: non potevamo sapere dietro
ogni
angolo quante altre aree si nascondevano alla nostra vista.
-Direi
che ci conviene utilizzare
l’intuito: siamo nella parte ovest dei Sotterranei, se ci
spingiamo ancora più
in là ci troveremo sicuramente dinanzi a un muro prima o
poi...
-O
magari usciamo direttamente
dal castello...
-Credi
che esistano passaggi
segreti che portano all’esterno?
-Perché
no? E poi se sbagliamo,
rischiamo di finire in mezzo ai troll di caverna.
-Già,
è meglio evitarlo. Andiamo
a destra, allora!
Andare
ad est equivaleva a dire
proseguire lungo uno stretto corridoio, per poi finire in un altissimo
androne
che si dipanava in tre o addirittura quattro rampe di scale agli angoli
della
sala tutte dimesse e malconce.
-E
ora?
-Proseguiamo
a destra... D’ora in
poi qualsiasi incrocio affronteremo prenderemo sempre la via
più a destra, in
modo da saper tornare indietro, nel probabile caso il tragitto si
dimostri più
labirintico possibile.
-Non
mi piace perdermi, siamo
ancora in tempo...
-E
dai, perdersi è impossibile se
adottiamo questo metodo. E se qualcosa andasse comunque male ci
basterebbe
gridare come due ossessi, prima o poi qualcuno ci sentirà,
siamo sempre all’interno
del castello dopotutto.
Anche
se non del tutto convinto
Dan decise di seguirmi fino alla fine, tra ripidi scalini traballanti e
scaffali pieni di argenteria e libri che avevano vissuto anni migliori.
-La
polvere che c’è in queste
stanze non l’avevo mai vista in tutta la mia vita!
-Più
che della polvere mi
preoccuperei per i dirupi improvvisi: guarda là!
L’ultima
rampa di scale che
avevamo deciso di discendere infatti terminava con un precipizio alto
almeno un
paio di metri: uno spettacolo impressionante da vedere
poiché a causa della
scarsa illuminazione non se ne vedeva il fondo a meno di non aver prima
teso la
torcia verso di esso.
-Dietrofront?
-Direi
che siamo obbligati, non
c’è modo di discenderlo senza lanciarsi di
sotto... E anche se fossimo tanto
pazzi da farlo poi non potremmo tornare più indietro. Ma che
senso ha una
voragine del genere?
-Forse
è crollato tutto...
-Nah,
è fatta apposta... Non ci
sono né segni di cedimento né macerie di sotto,
inoltre le pietre che
costituiscono la parete del salto
sono tutte levigate: è chiaro che fosse così fin
dal principio.
-Allora
non ne ho la più pallida
idea: non c’è motivo di realizzare tre rampe di
scale per farle terminare in un
pozzo così profondo.
-Effettivamente
poteva essere un
pozzo, contenente dell’acqua. L’acqua ora non
c’è più e adesso sembra solo un
assurdo gradone.
-Possibile,
andiamocene adesso.
Lo
scarso senso di avventura di
Dan stava iniziando ad infastidirmi, stavo quasi per rimpiangere di non
essermi
avventurato da solo.
-Aspetta
però! Fino ad ora non
abbiamo fatto altro che salire e risalire... Il tutto per almeno 3
piani! Non
credo che questi pochi gradini ci abbiano fatto ridiscendere nei
Sotterranei. E
sfido chiunque a sfruttare una falda acquifera da questa altezza!
-Ed
ecco spiegato il perché non
c’è più acqua! Ora vogliamo andare?
-Non
hai capito quello che voglio
dire: è impossibile che questo sia mai stato un pozzo, deve
essere un altro il
motivo per cui hanno realizzato questo dislivello...
Dopo
qualche secondo di
concentrazione arrivai ad una conclusione.
-Ti
ricordi di ieri, durante la
lezione di Difesa?
-Cosa
dovrei ricordare?
-Siamo
scesi nei Sotterranei,
nella cosiddetta Ala Vecchia della scuola...
-Sì?
-E
il professor Lupin ci ha
spiegato come molti degli ambienti del Castello siano stati realizzati
con lo
scopo di far esercitare gli studenti in determinati incantesimi.
-E
allora?
-E
allora, anche questa potrebbe
essere una di quelle prove d’allenamento!
-Anche
se fosse non conosceremmo
comunque l’incantesimo che ci serve per levitare fino a
là sotto.
-Quello
no, ma ne conosciamo un
altro che, con una buona dose di fortuna, potrebbe essere proprio
quello che ci
serve adesso!
L’espressione
confusa di Dan mi
costrinse ad esser più specifico.
-Questo
mattone è marchiato con
il simbolo del nostro libro di Difesa, probabilmente è un
modo per indicare che
qui sono state utilizzate delle Arti Oscure... Magari proprio
l’Occultazione,
che è esattamente la prima forma di magia oscura che
sappiamo affrontare!
-Intendi
con l’incantesimo della
lucina verde?
-Sì,
proprio così, quello della lucina...
-Ma
io ho già dimenticato come si
lanciava e tu non hai una bacchetta, quindi siamo sempre al punto di
partenza.
-Di
già? Ma è passato solo un
giorno... Vabbè, per fortuna lo ricordo io per te:
l’incantesimo era il Verdimillius
e il movimento della
bacchetta era più o meno questo. Provaci, dai!
-Ma
sono riuscito a farlo a
malapena davanti al professore, qui non ci riuscirò di
sicuro...
-E
dai, provaci almeno! Ti aiuto
io, segui il mio dito...
-Verdimillius!
-Verdimillius!
Come
avevo supposto il resto
della scalinata apparve con un bagliore verdastro che si protendeva
ancora più
in profondità di quanto non ci sembrava a prima vista.
-Visto?
Ce l’hai fatta! Andiamo
adesso, sembra solido...
-Non
andare! In classe il mio Verdimillius
è durato solo per pochi
secondi, non ce la faremo a percorrere tutta la strada in
così poco tempo!
-Non
preoccuparti, ce la
faremo...
Anche
perché in realtà l’ho lanciato io... E
mal che vada il mio record negativo è di
due minuti ormai...
-Basta
sbrigarsi!
Detto
questo mi lanciai veloce
contro le scale disoccultate, portando con me la torcia. Brendan, per
non
rimanere da solo al buio fu costretto a seguirmi.
-Mannaggia,
me la paghi!
-Prima
corri e poi parli, o
finiamo dritti nel precipizio!
Per
via della forte luce
verdognola scaturita dal disoccultamento, la torcia era praticamente
inutile,
tanto che sembrava quasi di camminare lungo una galleria autostradale
in cui
però i lampioni proiettavano luce dal basso.
-Arrivati!
Al
termine della scalinata a
tornante ci ritrovammo dinanzi ad una catena appesa al soffitto e a
delle barre
metalliche poste orizzontalmente a formare una scaletta a muro.
-Altre
scale?
-Sì,
ma queste portano dritte al
tetto: non c’è alcun Verdimillius
che
possa far sparire il solaio da sopra le nostra teste.
-Forse
non è necessario usare la
magia per una volta...
Tirai
in giù la catena,
producendo svariati rumori metallici, come se degli ingranaggi ormai
datati si
stessero muovendo a forza per poter far funzionare un determinato
meccanismo.
-Dimmi
la verità: ci sei già
venuto qui?
-No,
ovvio che no. E solo che...
...Ho
una notevole esperienza nel campo esplorativo per via di tutti quei
videogame
che ho giocato!
-Solo
cosa?
-Niente!
Intuizione, semplice
intuizione.
Sulle
nostre teste si formò un
cerchio luminoso, nato dall’apertura di una botola alla fine
della scaletta.
-Vediamo
dove conduce!
Salire
per quei gradini non fu
semplice ma alla fine riuscii a sbucare dall’altra parte,
dove un’armatura
completa e un altro lungo corridoio mi attendevano. Per fortuna questo
era ben
più illuminato e familiare: dovevamo trovarci in uno dei
corridoi principali
che raccordavano le varie parti del castello.
-Oh,
meraviglia! Allora sotto
quell’armatura c’era un passaggio segreto? Non lo
sapevo!
Una
voce invisibile commentò così
il nostro improvviso sbucare dal pavimento. Dopo qualche secondo dalla
nostra
emersione l’armatura tornò a traslare, ricoprendo
il buco dal quale eravamo
passati.
-Dan,
secondo te dove siamo?
-Siete
nel corridoio del terzo
piano!
-Ancora
quella voce, ma chi è?
-Uscite
da lì e avvicinatevi,
sono qui!
Scavalcando
il muretto che
divideva la navata espositiva del corridoio con quella percorribile mi
diressi
verso l’origine di quell’invito.
Ma
non c’è nessuno...
-Qui,
dietro di te, giovanotto!
Ed
eccolo lì il mio
interlocutore: un grasso e stempiato ometto che beveva un boccale di
birra
rappresentato su un dipinto di dimensioni quasi reali.
-Sì,
sono un personaggio di un
quadro! Non ti spaventare... E’ la prima volta che vedi un
quadro animato?
-No,
ne ho visti altri durante
questa settimana ad Hogwarts, ma non avevo ancora parlato con nessuno
di essi.
-Ah,
lo dicevo io che eravate
nuovi, non vi avevo mai visto da queste parti... Devo farvi i
complimenti
allora: non è da tutti scoprire dei passaggi segreti dopo
appena una settimana
di scuola, soprattutto non così
segreti! Non ho mai visto nessuno sbucare da sotto
quell’armatura ed io sono
qui da parecchio tempo, sapete? Così tanto tempo che,
ahimè, non ricordo più da
quanto!
-Emanul...
Emanl... Insomma, cosa
ne facciamo di questa?
Brendan
mi mostrò la torcia che
avevamo utilizzato lungo i meandri del passaggio segreto.
-Ah
non lo so, spegnila e buttala
là dietro, almeno nessuno la noterà.
-E
come la spengo?
-Già,
come la spegni? Siamo al terzo
piano sembrerebbe... Bene, più avanti
c’è quel ponte in legno, la lanceremo da
lì sul fiume!
-Oh,
che vandali!
-Vedi
che siamo costretti a
farlo! Non possiamo lasciarla accesa da qualche parte: è
tutto di legno qui!
-Effettivamente
sembra non
abbiate molta scelta... Se non la più ovvia.
-E
quale sarebbe?
-Vedete
quei vassoi sotto ogni
torcia del castello? Si chiamano ceneratoi... Lascio a voi capire a
cosa
servono.
-Guarda,
funziona! Si è spenta!
Brendan
aveva affossato la torcia
all’interno di quel mucchio di cenere, smorzandone la fiamma
fino a spegnerla
del tutto.
-Ma
così rimane il problema della
torcia in più... Anche se spenta rimane un problema.
-Guardatevi
intorno: è pieno di
roba inutile buttata a casaccio, chi vuoi che si accorga di una torcia
spaiata
in mezzo a questa confusione?
Effettivamente
negli angoli tra
la parete e le colonne c’erano pile di libri consunti,
cornici spaccate e vasi
rotti che rendevano il corridoio una specie di discarica pubblica.
-Ditemi,
giovani Serpeverde, da
dove provenite?
-Beh
ecco, noi...
Fulminai
con lo sguardo Brendan
che stava già spifferando il nostro segreto.
-Tranquilli
ragazzi, terrò la
bocca cucita! Sono un amante dei passaggi segreti, non ne
farò parola con
nessuno. Ed anzi, se vi confiderete con me, condividerò
anch’io un segreto con
voi!
Ci
sarà da fidarsi di un quadro parlante?
Non
avevo ancora ben chiaro il
meccanismo con il quale questi dipinti si mettessero a dialogare e a
ragionare,
né se avessero una loro etica o morale, ma decisi comunque
di fidarmi, del
resto per lui era impossibile capire il punto esatto da cui si accedeva
al
passaggio, se avessi risposto con un generico...
-Dai
Sotterranei!
-Addirittura
da così lontano!
-Già,
c’è praticamente un intero
castello di passaggi segreti là sotto!
-Ah,
come vorrei venire con voi!
Ma sono bloccato qui appeso come un salame a questa parete... E sapete
perché?
-Perché
sei un quadro?
Che
domanda sciocca...
-No,
cioè sì, ma perché mi hanno
affisso qui? Non certo per potermi ammirare, siamo sinceri, non sono
poi un
così bello spettacolo.
-Effettivamente...
-Perché
celo un altro passaggio
segreto! Già, dietro di me c’è un varco
che conduce da qualche altra parte del
Castello e di questo ormai ne sono a conoscenza solo io!
-Davvero?!?
E dove conduce?
-Ah,
vedi... Questo non lo so! O
meglio, l’ho dimenticato! Sono tanti anni che nessuno lo usa
più e quindi...
Non mi ricordo più dove porta!
-Beh,
potremmo scoprirlo noi per
te, basta che ci farai passare e...
La
faccia contrita di Brendan
tradiva il suo rattristamento al sapere di dovere attraversare un altro
cunicolo oscuro.
-Impossibile!
Senza la parola
d’ordine nessuno può accedere al passaggio segreto!
-E
tu diccela, no? Avevi promesso
di svelarci un segreto, no?
-Il
segreto era che io nascondevo
un passaggio segreto, questo segreto sarebbe un altro segreto!
Tutto
quel parlare di segreti mi
aveva infastidito: ero stato truffato da un dipinto!
-La
verità è che ho dimenticato
pure quella, altrimenti ve l’avrei detta... Anche a me
interessa sapere dove
conduce l’altra faccia della mia tela: quasi non ci dormo la
notte!
-Allora
facci passare senza
parola d’ordine: noi non la sappiamo, tu non la ricordi...
Siamo a un punto
morto!
-Impossibile!
Senza la parola
d’ordine nessuno può accedere al passaggio segreto!
Ebbi
una netta sensazione di dejà
vu, il ciccione del quadro si stava nuovamente prendendo gioco di noi.
-Non
guardatemi così, non dipende
da me... Noi quadri siamo stati incantati in questo modo: se non
conosci la
parola d’ordine non puoi passare, anche se lo volessimo. Vale
anche il
viceversa: siamo obbligati a far passare chiunque la conosca, anche se
non
vogliamo.
-Ma
se non te la ricordi come
farai a riconoscere quella giusta?
-Il
passaggio si aprirebbe
automaticamente... Credo. Non ne sono sicuro, non mi ricordo
granché del
procedimento. Però non voglio lasciarvi a mani vuote: vi
dirò cosa vedo
dall’altra parte della tela, almeno se mai ci passerete un
giorno potrete
riferirmi di che parte del Castello si tratta.
-Ah,
puoi vedere dall’altra
parte?
-Certo,
ognuno di noi ha un
doppione da qualche parte nel Castello, doppione che funge da punto di
arrivo
all’interno del nostro passaggio segreto. Il mio porta ad una
sala con... Un
attimo che controllo: sapete, è da tanto che non vado
dall’altro lato, lì non
passa mai nessuno e mi annoio facilmente e dato che non voglio
commettere
errori...
Soprattutto
con la memoria d’elefante che ti ritrovi...
L’omino
si rigirò sulla sedia
dandoci le spalle, si alzò e si diresse verso il fondo della
prospettiva,
sparendo sottoforma di puntino all’interno di un pomello
della credenza nello
sfondo.
-Guarda,
è sparito.
-Evidentemente
anche se il
dipinto lo vediamo in due dimensioni all’interno
c’è una qualche sorta di
tridimensionalità che noi non riusciamo a percepire
dall’esterno. Non credo si
sia miniaturizzato per entrare dentro quel mobile: sicuramente
starà
attraversando un passaggio che solo lui può percepire.
-Sarà...
Dopo
qualche secondo iniziai a
riconoscere la corpulenta figura dell’uomo del quadro che
appariva via via
sempre più nitida, fino a mostrarsi nella sua interezza
dinanzi a noi. Il
personaggio si sedette, riprese la sua posa abituale e
commentò:
-Eccoci,
ricordavo bene
dopotutto. Quasi... Per nulla in verità. Fortunatamente ho
ben pensato di dare
una ricontrollata così ho tutto più fresco... Da
dove posso partire? Oddio...
Non ricordo più cosa dovevo dirvi... Ah già, i
rosoni! La sala in cui si
affaccia l’altro lato del mio dipinto è decorata
con rosoni sui quali poggiano
dei brevi parapetti in pietra. Il solaio e il pavimento sono in legno,
mentre
come tramezzi tra le parti in legno e quelle in pietra ci sono dei
motivi
decorativi a forma di pipistrello, anch’essi in pietra. Vi
viene in mente
qualche luogo specifico della scuola?
-Beh,
complimenti per la
descrizione dettagliata ma no, non siamo mai stati in quella parte del
Castello... Non che prestiamo tutta questa attenzione ai merli delle
pareti
comunque.
-Ah,
peccato. Se mai passerete da
quelle parti comunque cercatemi, ho tanta voglia di sapere dove il mio
passaggio conduce!
-D’accordo!
Come
no, contaci.
-Ma
scusa, se tu sei sempre
rivolto da questa parte, noi di là come faremmo a parlarti?
Non ci sentiresti!
Brendan
era seriamente intenzionato
ad esaudire la sua richiesta; a me sembrava solo una perdita di tempo:
anche se
glielo avessimo rivelato se lo sarebbe scordato nel giro di
un’ora.
-Oh,
non preoccuparti di quello,
riesco a sentire contemporaneamente da entrambe le parti... Il che
è fastidioso
quando ci sono roditori che gironzolano in giro di notte: è
più probabile che
mi sveglino coi loro squittii se ho le orecchie puntate su due luoghi
distinti
del Castello nello stesso momento. Comunque per fugare ogni dubbio ti
basterà
dichiarare a voce alta il mio nome, cioè... Ehm, voglio dire
che mi chiamo...
Dunque, sebbene sembri che non me lo ricordi è solo che
è un po’ difficile da
pronunciare correttamente... Infatti il mio nome è... No,
non era così... Ah
ecco, ora ricordo: il mio nome è Boris Bothroat!
-E’
stato divertente in fondo.
In
Sala Grande finalmente Brendan
aveva espresso un parere favorevole all’esperienza di quel
pomeriggio.
-Lo
hai ammesso alla fine! La
prossima volta non rifare il lamentoso però.
-Perché,
hai intenzione di
rifarlo?
-Certo,
sarebbe da idioti sapere
dell’esistenza di quell’ala dismessa e non
esplorarla a fondo. Se non vorrai
venire non ti costringo mica...
-No,
alla fine piace anche a me,
è solo che... Non ti sei davvero mai preoccupato di poterti
perdere lì dentro?
-No,
perché credo di avere un
buon senso dell’orientamento: quella di oggi non è
stata altro che una
passeggiata in confronto a cosa ho fatto un paio di anni fa.
-Ora
sono curioso, racconta.
Mi
misi comodo, poiché non
sarebbe stata né una storia breve né sarebbe
stata semplice da narrare evitando
i riferimenti al mondo babbano a cui fino a pochi mesi prima
appartenevo.
-Nulla
di eccezionale alla fin
fine, anzi forse potrebbe risultarti anche troppo assurda ed infantile.
Non so
perché l’ho fatto... O meglio: lo so, ma non
ricordo perché decisi di andare
fino in fondo, del resto non aveva alcun senso.
-E
dai, non farti pregare!
-Non
volevo tirarmi indietro, era
solo una premessa... Praticamente, verso le otto e mezza di sera, al
termine...
Liam,
René e Fred arrivarono in
gruppo alle nostre spalle e, vedendoci, decisero di sedersi accanto a
noi.
-Ma
dove siete stati tutto il
giorno? Vi prego, non diteci che siete rimasti seduti qui come due
vecchiacci
al parco!
-Nono,
io ed Emanlule siamo
arrivati da poco, siamo stati in giro per il Castello fino a poco fa.
Il
fatto che nessuno riuscisse a dire
né il mio nome né il mio cognome senza storpiarli
stava iniziando ad
infastidirmi seriamente.
-Ma
se non vi ho visto da nessuna
parte... Vi ho cercato, sapete? Ci serviva un altro giocatore per la
Pluffa
Avvelenata. Ragazzo avrebbe fatto
da
arbitro, visto che non sa stare in equilibrio sulla sua scopa.
Pensandoci
però, odiavo ancor di
più il nomignolo Ragazzo,
per cui ben
venivano le storpiature del mio nome.
-Che
faccia seria... Scherzavo!
Prima o poi imparerai a volare come si deve, neanche noi siamo poi
così
bravi... Anche se quel ragazzo di Corvonero è veramente
bravo, ma sono sicuro
abbia già fatto pratica in casa.
-Parli
di Rower, vero? Quel tizio
è un pazzo... E non parlo solo della sua bravura sulla scopa
e ad Incantesimi,
è proprio strano. Vi ricordate l’altra sera come
mi ha ucciso per una battuta
sui suoi genitori?
-Ahahah,
me l’ero quasi scordato
Liam... Per poco non ti spaccava la faccia con pugno. Avresti visto le
stelle
ancor prima della lezione di Astronomia!
-In
realtà ragazzi, a me, il suo compagno
di casa O’Connéll,
ha rivelato una cosa
troppo
strana
per essere
vera...
-E
cosa?
-Nah,
non posso dirvela,
altrimenti direste che credo
a qualunque
baggianata ascolti
da quell’Alexis.
-E
allora non mi interessa... Voi
due, invece, che vi stavate raccontando?
-Emaniul
mi stava raccontando di
una pazzia fatta a nove anni.
-Giusto,
il tema di oggi è questo
dopotutto... Ricomincia dall’inizio.
-In
realtà avevo appena iniziato,
però devo avvertirvi: non è poi così
interessante e può sembrare infantile la
motivazione per cui...
-E
dacci un taglio con ‘sti
preamboli! Lo ha fatto anche prima con me, mette sempre le mani avanti,
andrà a
finire che la storia si rivelerà una schifezza.
Data
la presenza di lingue un po’
meno discrete di quelle di Brendan, dovetti fare ancora più
attenzione nel
nascondere gli elementi non magici del mio racconto e,
sorprendentemente, non
fu tanto difficile sostituire il gruppo scout con una generica scuola
pomeridiana, l’automobile di mia madre con la Materializzazione
e i carabinieri con gli agenti dell’Ufficio
protezione minori del Ministero della Magia Italiano: credettero a
tutto.
-Verso
le otto e mezza di sera,
al termine del... Ehm, delle lezioni della mia scuola serale, attesi
mia madre
per parecchi minuti al di fuori dell’istituto, senza che lei
si presentasse.
Dopo una mezz’oretta decisi di andarmene a piedi fino a casa
mia. Il problema era
che da lì c’era parecchia strada da percorrere e
che i quartieri che avrei
dovuto superare non erano adatti ad un bambino della mia età
a quell’ora della
notte, visto che ci avrei messo un paio d’ore a piedi e si
sarebbero fatte
almeno le dieci.
-Ma
allora scusami, non aveva
alcun senso andarsene prima e farsi quella scarpinata se già
sapevi che
c’avresti impiegato comunque molto tempo. Tanto valeva
aspettare tua madre che
prima o poi si sarebbe Materializzata lì da te!
Sì,
esatto, Materializzata è il termine esatto... In
quell’occasione si era
staccata la marmitta dall’auto di mia madre, altro che poteri
magici.
-Ve
l’avevo detto che le
motivazioni con le quali parte questo mio racconto erano blande ed
infantili...
-Vabbè...
Così ti sei incamminato
di notte per questi quartieri un po’ bruttarelli. E poi?
-E
poi... Nulla. Dovreste
conoscere la mia città per comprendere che razza di strada
ho fatto: i viottoli
che ho intrapreso, le scalinate che ho salito, i campi che ho superato,
le
persone ho incontrato... Perché alla fine, preso
dall’euforia
dell’esplorazione, il mio obiettivo non era più
solo quello di tornare a casa,
ma farlo percorrendo più zone nuove del mio paese possibili.
Il che significò
che tornai a casa verso le undici di sera, dove al mio arrivo trovai ad
attendermi un plotone di... Di agenti dell’Ufficio protezione
minori del
Ministero della Magia Italiano, alla mia ricerca assieme ai miei
disperatissimi
genitori, che mi credevano morto o rapito.
-Esiste
un Ufficio del genere in
Italia?
-Sì,
certo... Perché qui no?
-Non
mi sembra, forse...
-Bah,
tu stavi male anche
all’epoca. Anche a me piace gironzolare qua e là
ogni tanto, ma spingere i miei
genitori a chiamare gli Auror mi pare esagerato.
-E
sconsiderato.
Alzai
le spalle in segno di
impotenza. Durante il mio lungo racconto la Sala Grande si era riempita
e stava
per iniziare la cena. Ripensando a quel discorso che coinvolgeva la mia
vecchia
vita mi tornò in mente la pizza del sabato sera.
Dio,
quanto mi manca...
-Ma
dormi ancora?
Rupert
mi svegliò sradicando le
coperte con le quali mi ero avvolto la sera prima.
-Ma
non è domenica? Almeno oggi
voglio dormire quanto voglio.
-Sì
ma sono quasi le dieci, ti
perderai la colazione.
-Sai
che m’importa, è stata una
settimana mostruosa, lasciami riposare.
-Fa’
come vuoi.
Ecco
bravo, ciao.
Dicendo
così Rupert se ne andò,
lasciandomi solo. L’inusuale silenzio che pervadeva
l’intera stanza però mi
tenne sveglio e non riuscii più a chiudere occhio.
-Bah,
ormai è fatta, tanto vale
alzarsi.
Diedi
una rapida occhiata a
Muthsera per vedere se stesse bene. Si era ingrossato ed impigrito in
soli sei
giorni, dovevo ridurre decisamente le sue razioni di cibo.
-Almeno uno dei due dorme fin quando vuole...
-Shh!
Ho bisogno di riposare, ho la digestione lenta!
-E
tu ormai solo questo fai: mangi e dormi.
-E
cos'altro dovrei fare? Sono un animale dopotutto: non ho i
tuoi stessi doveri!
-Sarà,
ma da oggi cambiamo dieta: un pezzetto di carne ogni due giorni.
-A
me sta bene, è comunque molto più di quello che
avrei ingozzato in natura.
La
Sala Comune era anch’essa
deserta: evidentemente erano tutti in Sala Grande.
E
andiamo... Anche se non ho poi tutta questa fame dopo la sfogliata di
ieri
sera...
Quando
arrivai la colazione era
agli sgoccioli: sui tavoli erano rimaste soltanto le bevande
più aspre e le
fette di pane più secche e sgretolate.
-Arrivi
tardi, ti sei perso le
brioches alla marmellata di lamponi!
-Meglio
così, altrimenti avrei
vomitato tutta la cena di ieri, troppo fritto.
Le
finestre delle vetrate della
Sala Grande si spalancarono improvvisamente, facendomi prendere un
colpo.
-E
adesso?
-Ahahah,
calmati, credo sia la
posta domenicale!
Uno
stormo di gufi e civette volò
sopra le nostre teste, in un vortice di piume e di ali che cozzavano
fra loro,
creando un gran scompiglio aereo.
-Di
domenica vengono gli uccelli
a consegnarci le lettere?
-Sì,
solitamente tocca a noi
ritirare la posta in Guferia durante la settimana, ma di domenica i
pacchi ci
vengono consegnati direttamente qui. Ho detto pacchi perché
tutta la posta più
pesante ed ingombrante la riceviamo solo di domenica, giornali e
semplici
lettere invece tutti i giorni.
-Probabilmente
è per non farci distrarre
troppo dallo studio se dovessimo ricevere un regalo dai nostri genitori.
-Ecco
a voi Rupert, il mio
bellissimo allocco! Cosa mi hai portato Rupert? Ah che bello, un set di
grucce
per appendere i miei abiti nell’armadio, effettivamente le
avevo dimenticate.
Il
rapace di Fred abbassò il capo
in cerca di grattatine da parte del suo padrone, che non si fecero
attendere.
-Ti
ho detto di cambiare il nome
a quel tuo stupido uccello!
-E
come faccio? Ormai lui si
riconosce con quest’appellativo e poi ragazzi, non credete
che gli assomigli un
po’?
I
due in comune avevano della
folta peluria nell’arcata sopraciliare, il che rendeva
abbastanza congrua la
comparazione.
-Effettivamente...
-Sta’
zitto tu, vedi invece se il
tuo gufo ti ha portato una bacchetta, magonò!
Uno
strano volatile che
assomigliava ad un barbagianni a cui è stata applicata una
permanente si
avvicinò al nostro tavolo, consegnando a Brendan una rivista
ed un piccolo
pacco.
-Ehm,
lei è Curly... Sì, ha le
treccine perché fino all’anno scorso era di mia
sorella!
Per
fortuna Rudra arrivò ad
interrompere quella scena imbarazzante con una lettera dei miei, la
terza solo
in questa settimana, e un catalogo della Hogsmeade, una non so quale
azienda
fornitrice di prodotti per streghe e maghi.
-E
questo?
-Ah,
è arrivato a tutti. A quelli
del primo e secondo anno non è permesso andare ad Hogsmeade,
perciò se vuoi
acquistare qualcosa dai loro negozi puoi farlo per corrispondenza.
-Hogsmeade?
-Ma
non sai mai nulla!
-Vorrei
vederti al mio posto
Rupert, a studiare in un Paese diverso dal tuo, così vedrei
quante cose
sapresti.
-Sicuramente
ne saprei più di te!
Dan
per fortuna mi spiegò cosa
fosse Hogsmeade interrompendo lì la discussione.
-Hogsmeade
è un piccolo villaggio
al di fuori di Hogwarts, un tempo ci abitavano, ma è
così fuori dal mondo che
ormai serve solo da scalo agli studenti e agli ospiti della scuola
durante
l’anno, d’estate infatti è praticamente
deserta. Dal terzo anno in poi faremo
delle visite lì, potremmo definirle delle sorte di gite.
-Allegria...
-Ci
sei già stato, Liam?
-Sì,
è un buco: non c’è nulla. La
cosa più interessante è la testa di maiale che
ogni tanto grugnisce sull’insegna
della taverna vicino Mielandia... E ho detto tutto.
-In
effetti anche dalla lista dei
prodotti che vendono non sembra che ci sia chissà cosa. A
meno che non ti vuoi
far venire un’ulcera con tutti questi dolci, il resto
è abbastanza anonimo. La
Bottega degli Scherzi di Zonko è poi la più
triste di tutti.
-Ma
cosa dici, è piena di roba
interessante, guarda qua: c’è il Folio Magi in
offerta, l’altro giorno dicevi
che volevi iniziare la raccolta di figurine, no?
Miller
apparve alle nostre spalle
esprimendo tutto il suo entusiasmo scaturito dall’avere in
mano anche lui quel
catalogo.
-Ehi,
ma che ci fai qui?
Sconfinamento, intrusione, effrazione!
In
pochi attimi un boato di
insulti provenienti da tutto il tavolo dei Serpeverde piovve addosso al
povero
Miller che scappò mortificato.
-Ah
si, grazie, Miller...
Ma
ormai se n’era andato.
-Ahahah,
avete visto come se l’è
data a gambe?
-Ma
che gli è saltato in mente,
venire fin qui?
-Mi
voleva solo avvertire della
presenza del Folio Magi, siete stati sgarbati.
-Non
vorrai comprartelo
veramente, spero.
-Perché
no, mi sembra carino e
potrei venire a conoscenza di parecchi maghi che hanno fatto la storia
della
magia.
-Ma
non sei un po’ troppo
cresciutello per collezionare figurine?
-Sarà,
ma per me è una novità:
voi lo avete fatto da bambini, vorrei provarci io adesso. Accidenti...
-E
adesso cosa c’è?
-Il
Folio Magi in offerta costa 2
Galeoni e 8 Falci anziché 3, ma loro spediscono solo per
ordini superiori ai 3
Galeoni.
-Quindi
addio all’offerta, sempre
3 cucuzze devi sborsare.
-Sì,
ma cosa prendo che costi
esattamente 9 Falci? Ci sono solo cose stupide qui...
-Guarda
questo, ne costa 10 di
Falci, ma sembra carino: Tubizzatore.
La descrizione dice che nessun gufo riuscirebbe a resistere al richiamo
di
questo fischietto, così puoi dirottare la posta degli altri
la domenica
mattina!
-O
venir sommerso dalla loro
pupù.
-Anche.
-Nah,
non mi convince per niente,
se devo spendere questi soldi per forza che almeno sia qualcosa di
veramente
utile. Oh, forse ho trovato.
In
un angolino dell’ultima pagina
della sezione dedicata al Negozio di Zonko c’era un articolo
in promozione a
soli 9 Falci, esattamente quanto serviva a me.
-Foglietti
Cerca&Trova: dodici
pezzettini di carta incantati che andranno
alla ricerca di chiunque vorrete incontrare, basta scriverci sopra il
nome e
loro faranno il resto!
-Sembrano
pizzosi.
-A
me sembrano perfetti. Facciamo
quest’ordine, và. Al modulo precompilato vanno
aggiunti soldi in contanti?
Sicuri non si perdano lungo il viaggio?
-Via
gufo transitano beni e merci
ben più costosi di 3 Galeoni, quindi credo ti possa fidare.
-Speriamo
bene...
-Allenamento
di Quidditch? Di
già?
-Sì,
la nostra squadra è rimasta
praticamente invariata dall’anno scorso e quindi non hanno
dovuto perdere tempo
con le selezioni prima di partire con gli allenamenti ufficiali. Sono
già al
campo, venite?
Gideon
invitò me e Dan ad
assistere al primo allenamento della squadra di Quidditch di Corvonero,
non
potevamo certo rifiutare.
-Le
altre squadre sono messe
male: i capitani e i giocatori migliori si sono tutti diplomati
l’anno scorso,
se tutto va secondo i piani quest’anno la Coppa di Quidditch
la vinciamo noi.
-Sembri
informato... Serpeverde
com’è messa?
-Meglio
di Grifondoro e
Tassorosso, visto che Flint sta ripetendo il settimo anno, ma ha perso
entrambi
i battitori.
Per
me era come se Gideon e
Brendan stessero parlando arabo, perciò mi limitai ad
annuire ad ogni loro
valutazione tecnica. Avvicinandomi al campo di Quidditch notai che
finalmente
il grosso portone era aperto e una nutrita folla di studenti degli anni
superiori stava parlando al suo ingresso.
-Ma
dove vai? Di qua!
Gideon
mi urlò contro perché
stavo mettendo piede direttamente sul campo, invece di cercare un posto
tra gli
spalti.
-Scusa,
volevo vedere il campo in
prima persona.
-Ma
non puoi, ci saranno già i
giocatori lì... Se hai tutta questa curiosità
iscriviti al club della tua
squadra.
Non
ero sicuro se si trattasse di
un consiglio sincero o di una malcelata presa per i fondelli data la
mia ultima
esibizione sulla scopa. In ogni caso lo seguii su per le gradinate
della
tribuna.
-Non
si arriva mai, ma quanto in
alto stiamo salendo?
-Parecchio
direi, roba che se
cadi da qui ti spiaccichi al suolo come un uovo rotto.
Più
salivamo e più l’insicurezza
mi assaliva: sentivo il legno scricchiolare sotto il nostro peso,
notavo le
fenditure nei tendaggi e la ruggine sui giunti delle travi e delle
colonne.
-Ancora
niente?
-Direi
che siamo arrivati
finalmente, vedo un piccolo passatoio.
Infilandoci
sotto quell’angusta
apertura giungemmo finalmente all’esterno di
quell’enorme tendone. Finimmo tra
gli spalti dei Grifondoro, ma dato che si trattava solo di una partita
di
allenamento non c’era alcun problema.
-La
prossima volta dovremo
risalire la terza rampa a destra dell’ingresso se vogliamo
ritrovarci nella
tribuna giusta. Ah già, voi siete Serpeverde, quindi la
vostra sezione è quella
là, la quarta.
-Oppure
la prima a partire da
sinistra.
-O
la quinta.
C’erano
infatti tre alti piloni
per ogni Casa della scuola che fungevano da podi per gli spettatori
tutt’intorno al campo da Quidditch, campo che più
strano di così non poteva
essere. La forma era ellittica, molto lineare al centro ma con una
curvatura
decisamente accentuata sulle estremità, quasi da sembrare i
vertici di un
triangolo un po’ arrotondato; ai bordi dei due lati
trasversali del campo erano
presenti tre anelli bianchi sorretti da aste in legno che li ponevano
ognuno ad
altezze e a distanze diverse tra
loro,
mentre al centro del campo non c’era nulla se non una linea
tracciata
sull’erbetta che delimitava le due metà campo
avversarie.
-Chi
mi rammenta le regole di
questo sport?
-Non
hai mai seguito una partita
di Quidditch in vita tua, vero? Scordarsi le regole è
impossibile: sono poche e
intuitive. Vedi quei cerchi? Sono le porte, se la Pluffa tirata da un
cacciatore entra, segna 10 punti, se non ce la fa o il portiere la
para, zero.
Il cercatore acciuffa il Boccino e se ci riesce guadagna 150 punti e
pone fine
alla partita, mentre i battitori con le loro mazze cercano di mandare
in
Infermeria quanti più avversari possibili, colpendoli di
rimbalzo con i due
Bolidi attivi in campo. Tutto chiaro?
-Limpido
come l’acqua.
In
realtà non capii granché, ma
sperai di collegare le parole di Gideon ai fatti una volta visti
all’opera i
giocatori di Corvonero. Sulle panche alle nostre spalle
c’erano altri ragazzi,
tutti dei Corvonero e, separato dagli altri in un angolino, credetti di
riconoscere Andrea Rower che faceva finta di non averci scorto pur di
non
salutare.
-Venite
con me, vi presento un
mio amico d’infanzia!
L’amico
in questione era un tizio
rumoroso e dall’aspetto trasandato, con degli unti capelli
color porpora che
dalla ricrescita si capiva fossero stati originariamente neri ed un
gilet di
jeans pieno di fori e di rattoppi nei punti più delicati
come il colletto e i
gomiti.
-G
-Gideon! Sei venuto alla
f-fine!
-Zed!
I
due Corvonero si diedero a
vicenda delle vigorose pacche sulla schiena.
-Ragazzi,
vi presento Zedekiah
Glunk, un mio vecchio amico ed ora mio compagno di Casa, anche se lui
è di un
paio d’anni più avanti di me! Zed, loro sono
Brendan Callaghan e il ragazzo
italiano.
-Ah,
q-quello senza bacchetta,
v-vero?
-Sì,
Zedekiah...
-Chiamami
Zed amico, Zedekiah fa
s-schifo pure a me. Ma si chiamava c-così mio nonno e
quindi...
-Sapete,
l’anno scorso Zed era il
battitore destro dei Tassorosso!
-E
come mai non lo sei più?
-Ehm...
-Puoi
dirglielo Gideon, non è
mica un s-segreto.
-Come
posso dirglielo...
-C’è
che mi stavano b-bocciando
amico! Non facevo altro che pensare al Quidditch e q-quando la Sprite
ha
inviato i miei risultati dei test di marzo ai miei genitori, q-quelli
mi hanno
fatto sospendere da qualsiasi attività extra scolastica per
punizione! Ma
almeno la d-domenica sarò libero di far quel c-che voglio,
no?
-Beh,
certo...
-Allora
godiamoci q-questo
allenamento, c-che sono tre mesi c-che aspetto c-come un idiota... E
iniziate!
Da
Zed partì una sequela di
fischi che finirono per propagarsi di bocca in bocca lungo il resto
degli
spalti e persino nelle tifoserie dall’altra parte dello
stadio.
-E
datevi una mossa!
Anche
Gideon era della partita. Sospinti
da un tale entusiasmo i giocatori in campo finalmente decisero di dare
inizio
alla partita di allenamento, dividendosi in due squadre da sette
giocatori l’una,
una portava divise blu e l’altra nere: da così
lontano dove eravamo noi
distinguerle era un’impresa.
-Tra
q-quelli sarei potuto
esserci io, dannazione! Forza Jason, non farmi soffrire troppo,
muovila c-come
la muovevo io q-quella mazza!
La
partita era decisamente
movimentata, ma il centro dell’azione era talmente distante
che certi giocatori
sembravano fermi nelle loro posizioni, quando invece schivavano,
colpivano e
paravano palle da tutte le direzioni. Forse stavo iniziando a capire le
regole
di questo strambo gioco: una buona parte della partita la si giocava
vicino ai
tre anelli sospesi a mezz’aria che fungevano da specie di
porte da calcio; se
la palla più grossa tra le quattro in campo riusciva a
superare la difesa del
portiere ed entrava in uno di essi allora era punto e
l’azione riprendeva dal
cacciatore della squadra che ha subito il goal,
se invece il portiere riusciva a proteggere le sue porte allora il
gioco
continuava e con esso la probabilità di essere colpiti da
uno dei due Bolidi
vaganti tirati violentemente dai battitori. Questi ultimi non si
limitavano a
prendere a legnate le due palle nere, ma tiravano calci e spallate
verso chiunque
osasse avvicinarsi all’area che proteggevano, sembrava
abbastanza brutale.
Proprio quando sembrava avessi afferrato quasi tutto, due giocatori si
distaccarono dal gruppo ed iniziarono a sfrecciare come pazzi
all’esterno del
campo di gioco, verso non si sa quale direzione. Da
quell’esatto momento gli occhi
di tutti gli spettatori si puntarono fissi verso i due corridori.
-E
adesso che succede?
-Uno
dei due cercatori avrà
avvistato il Boccino e l’altro lo sta seguendo!
-E
possono uscire dal campo?
-Beh
sì, entro certi limiti sì,
il Boccino non vuole mica farsi acchiappare.
I
due cercatori tornarono
indietro e si diressero verso il pilone dei Serpeverde alla nostra
sinistra, ad
una velocità tale da estirpare alcuni teloni che ricoprivano
la colonna.
Io
non riuscirò mai ad arrivare ai loro livelli con la scopa...
Sono pazzeschi.
Ad
un certo punto però
dirottarono verso di noi, volando a poche spanne dalle nostre teste.
-Ma
è pericoloso anche per il
pubblico! Per poco non ci ammazzavano!
-Dai,
è divertente!
Gideon
e Zed sembravano felici
come dei bambini al Luna Park, tant’è che
quest’ultimo se ne uscì con un
ispirato coro da stadio.
-Forza
Corvi, non deludeteci
maaiii. Noi vi supporteremo se la vittoria otterremo, ma se voi
perderete la
faccia ci rimetterete, perciò Corvi non deludeteci maaiii!!!
Quando
toccava le note più alte
partiva uno stridolio urticante come quello prodotto da delle unghie
ben limate
che graffiavano una lavagna lucida e nuova di zecca. Io, Dan ed il
resto della
platea fummo costretti a tapparci le orecchie per contenere il dolore.
-Ah,
quando canta non balbetta
però!
-Zitto,
che si potrebbe
offendere!
-In
questo momento sono le mie
orecchie da ritenersi offese!
Tutto
d’un tratto i cori
d’incitamento cessarono, compreso quello di Zed, ed un rombo
di stupore prese
il posto dell’euforia generale.
-Ohibò,
e adesso?
-Un
bolide ha preso il cercatore
dei blu sulla schiena.
Affacciandomi
un pelino dal mio
spalto vidi un corpo spiaccicato sul suolo del campo, con le gambe
all’aria e la
scopa schiantatasi a diversi metri dal luogo dell’impatto.
-Ma
da che altezza è caduto... E’
morto?
-Ma
ti pare che un giocatore
crepi c-così facilmente? Volavano praticamente rasoterra, un
paio di ore in
Infermeria e s-si rimetterà in sesto.
Sempre
più brutale.
-A
q-questo punto direi che i
neri hanno vinto, a meno c-che il loro cercatore non si faccia silurare come q-quello dei blu,
avrà tutto il tempo
per recuperare il Boccino e porre f-fine alla partita. Le s-squadre
stanno ancora
20 a 30, quindi 150 punti regalerebbero la vittoria s-senza troppi giri
di
parole.
-Beh,
è stato breve ma intenso
quest’incontro.
-Ma
che dici, non ascoltare Zed,
la partita non è ancora decisa. I blu potrebbero segnare
più di quindici volte
e quindi ribaltare il risultato nonostante la cattura del Boccino. E
poi non è
detto che non facciano scendere in campo un cercatore di riserva.
-E’
una partita di allenamento,
Gideon! Il sostituto è q-quello che in questo momento sta
lottando per la vita
in una barella da c-campo, non ce ne sono altri! Lo so
perché è il mio
c-compagno di stanza, più tardi andrò a fargli
una visita.
-Ah
beh, allora...
In
ogni caso la partita sarebbe
stata destinata a finire prima del previsto poiché due
Dissennatori, attratti
dalla calca dello stadio, si avvicinarono troppo agli atleti, spargendo
il
panico tra di essi.
-Dannati
Dissennatori, vogliono
rovinarci il c-campionato?
-Spero
almeno che durante le
partite ufficiali gli insegnanti vietino a questi cosi
l’accesso al campo.
-Gli
insegnanti hanno le mani
legate al riguardo, altrimenti d-dopo l’aggressione
dell’altro giorno avrebbero
già p-preso provvedimenti.
-Di
quale aggressione parli, Zed?
-Come
non lo sapete? E’ successo
il putiferio l’altro giorno sull’Espresso per
Hogwarts, dormivate?
-No,
sapevamo che due Dissennatori
erano entrati nel treno per controllare i vagoni, ma non eravamo a
conoscenza
di alcuna aggressione.
-Quelli
del nostro anno non hanno
f-fatto altro che parlarne in questi giorni, quel Potter è
caduto come una
p-pera sfatta!
Potter?
Dove ho già sentito questo cognome?
-Ed
è morto?
-Ma
sei p-proprio fissato con la
morte, ragazzino. Cerchi il sangue per f-forza...
-No,
è che da quel che so, se un
Dissennatore ti attacca ti risucchia l’anima e trovo
difficile riuscire a
sopravvivere a questo.
-Beh,
q-quello che so io invece è
che un insegnante è intervenuto per scacciare il
Dissennatore e che il ragazzo
adesso sta benone, t-tanto da mettersi in mostra anche a Divinazione,
quindi o
quel che sai tu su q-questi mostri è sbagliato o
semplicemente non ne ha avuto il
tempo.
Anche
dopo la sparizione dei due
Dissennatori i giocatori non ripresero a giocare, il che costrinse
l’arbitro ad
annullare la partita. Zed e Gideon, alla fine delle scale, ci
salutarono
dirigendosi verso il Lago Nero.
-Che
tipo questo Zed...
-Per
fortuna non è un Serpeverde,
altrimenti saremmo stati costretti ad ascoltare i suoi inni ad ogni
p-partita.
-Adesso
balbetti pure tu?
Accidenti!
Non me ne ero accorto!
-Sai
com’è, chi va con lo
zoppo...
-Impara
a incespicare!
-Adesso
state zitti, che parte il
primo coro domenicale!
Liz
aveva interrotto tutti i
discorsi che tenevano banco i miei compagni Serpeverde al tavolo del
pranzo:
dovevamo ascoltare in religioso silenzio le melodie prodotte dal coro
della
scuola.
-Ma
le interessa davvero così
tanto il gruppo musicale?
-Shh!!!
Evidentemente...
Il
professor Vitious, dall’alto
del suo sgabello, iniziò ad inarcare la bacchetta da
maestro, scandendo il
tempo.
-E
un, due, tre e quattro!
-Hogwarts, Hogwarts
la
nostra casa
Dove
la cultura degli studenti si basa
Hogwarts,
Hogwarts
la
nostra scuola
Dove
ci si aiuta come in una famigliola
-Ma
è terribile!
-Sta’
zitto e comprendi il testo.
-Le
parole le capisco, ma sono tremendamente
stupide.
-Hogwarts, Hogwarts
la
nostra vita
Dove
si vive la routine più ambita
-Allora
goditi il ritmo e i toni
delle voci bianche.
-Anche
peggio!
-Allora
mangia e non disturbare
chi invece vuole ascoltarlo!
-Hogwarts, Hogwarts
la
nostra storia
Dove
si guadagnano onore e gloria!
Forse
concentrarsi solo sul cibo
non era affatto un cattivo consiglio, anche se il porridge che ci
avevano
servito non era per nulla invitante.
Altro
che lasagne...
-Davvero,
mangiavo meglio quando
non mangiavo affatto!
-Quante
volte te lo devo ripetere
che in Gran Bretagna diamo più importanza alla cena che al
pranzo?
-Sì,
ma almeno quello domenicale
non toccatemelo. Non chiedevo mica cannoli siciliani su dei piattini
d’argento,
ma quella brodaglia farinosa...
-I
principi di Edimburgo si
lamentano del servizio in tavola?
Il
professor Piton sbucò
dall’altra parte della porta che dava l’accesso ai
Sotterranei, pietrificando
sia me che Brendan all’uscio.
-Burgio,
vieni con me.
Oh
no, cosa c’è adesso?
Col
suo solito passo spedito
difficile da seguire, Piton mi guidò alle porte del
corridoio del terzo piano,
dove temetti che avesse scoperto la nostra perlustrazione dei passaggi
segreti
del giorno prima. Per fortuna però, l’insegnante
continuò a salire le scale
fino al sesto piano, dove mi rivelò il motivo di
quell’inattesa scarpinata: il
professor Wilkins voleva vedermi.
-E’
permesso?
La
porta del mio insegnante
personale era aperta, probabilmente perché mi attendeva.
Entrai comunque con
discrezione, perché non avevo ricevuto alcuna risposta.
-Era
buono il porridge?
Il
professor Wilkins aveva appena
finito di consumare il pranzo sul suo tavolo e si stava lavando le mani.
-Come
fa a sapere...
-Che
non ti è piaciuto per
niente? Sarebbe stato strano il contrario...
Dopo
essersi asciugato si avviò
verso la credenza dove era in cerca di qualcosa.
-Qui
ad Hogwarts si cucina solo ciò
che è di stagione... E settembre è il mese
dell’avena, abituatici.
Finalmente
sembrò aver trovato
ciò che cercava.
-Ecco
qui, Silente m’ha dato
l’esatto orario delle tue lezioni, quindi adesso possiamo
regolarci in maniera
ufficiale, perciò apri bene le orecchie: lunedì
mattina la passi in classe,
pomeriggio con me; martedì mattina dipende, questa settimana
in particolare con
me e nel pomeriggio sei libero; mercoledì mattina in classe,
pomeriggio con me;
giovedì mattina dipende, questa settimana in classe,
pomeriggio pure; venerdì
mattina dipende, questa settimana molto probabilmente la passerai in
classe.
Poi vabbè, Astronomia di venerdì sera e Volo il
sabato è chiaro che le seguirai
con i giusti insegnanti. Ci sono domande?
-No,
tutto qui?
-Certo,
cos’altro volevi? Adesso
vai e goditi il resto della giornata, da domani si farà su
serio, Ragazzo!
Mi
ha fatto prendere un colpo per niente... Ma perché proprio
Piton è il direttore
della nostra Casa?
La
stanza da letto era vuota,
eccezion fatta per il rospo di Rupert che sembrava ormai un sasso ed il
mio
Muthsera, abbacchiato e disteso come un morto in forma anfibia. Avevo
deciso
che nel pomeriggio avrei esplorato i meandri del Castello con lui, sia
per
rimanere un po’ da solo ed evitare altri incontri strampalati
come quello con
Zed che per dedicare un po’ di tempo al mio serpente
domestico che in questi
ultimi giorni avevo trascurato fin troppo.
-Ma non voglio, sono stanco,
c’è caldo...
-Non
voglio sentire scuse, sei passato da un atteggiamento pavido ad uno
accidioso,
non hai un po’ di spina dorsale?
-Sono
nato in una gabbia, per me è difficile abituarmi a tutto
questo movimento...
-Ma
quale movimento, sono passati già cinque giorni
dall’ultima volta che hai messo
il muso fuori da questa stanza... Perbacco quanto sei pesante in forma
rettile,
riesco a malapena a tenerti in mano.
-Sai,
non credo faccia bene al mio organismo tutti questi cambi di aspetto:
passo da
un corpo più caldo ad uno più freddo, da un
ambiente umido ad uno più secco. Ed
il mio apparato digerente ormai non sa più come regolarsi...
Hai mai visto un
serpente vomitare?
-No,
ma scommetto sarebbe comunque uno spettacolo migliore di un colubro che
si
dondola pigramente tra le sbarre della sua gabbietta.
-E
dimmi un po’, dove vorresti andare?
-Voglio
esplorare meglio il passaggio segreto che hai scoperto
l’altra sera proprio
dietro la Sala Comune, così grazie al tuo fiuto riusciremo a
trovare nuove
uscite e ad arrivare ancora più in alto.
-Vedi
di non contare troppo sul mio olfatto, non sono mica un cane!
Nascosi
Muthsera tra le pieghe
della mia mantella e mi avviai verso l’angolo della Sala
Comune che celava il
passaggio segreto. Per fortuna ancora nessuno era rincasato,
perciò potei fare
tutto senza destare sospetti. Una volta all’interno
dell’ala disabitata accesi
una torcia e poggiai a terra il serpente, ordinandogli di mostrarmi la
via.
-Ah, la strada la conosci tu ma devo indicartela io?
-Magari
trovi percorsi secondari che a me sarebbero sfuggiti.
Per
un bel pezzo continuammo per
la via che il giorno prima avevo percorso con Brendan, ma al primo
incrocio del
primo piano ci fermammo, per decidere il da farsi.
-Quindi?
-Dimmi
tu, l’ultima volta abbiamo preso a destra e proseguito verso
i piani superiori,
a sinistra cosa c’è?
-Non
ho la sfera di cristallo con me, ma un quasi impercettibile incremento
di
umidità nell’aria mi spinge a credere che
proseguendo a sinistra alla lunga si
finisca fuori dal Castello in qualche modo.
-Quello
che pensavo anch’io, infatti abbiamo preso a destra per
evitare di venir
beccati dagli altri studenti in pausa nei cortili. Continuiamo come
ieri,
magari sta volta prenderemo la rampa a chiocciola anziché
quella più esterna,
chissà dove ci condurrà.
-C’è
un problema però.
-E
quale sarebbe?
-Io
sono già stanco adesso, come farò a salire tutti
quei gradini?
-Vabbè,
ti porterò io sulle spalle.
Così
dicendo avvolsi a mo’ di
sciarpa il corpo di Muthsera attorno al collo e gli feci poggiare la
testa sul
mio avambraccio destro, poiché dato che per tenere la torcia
lo tenevo alzato
potesse vederci meglio.
-Non ti muovere troppo, che la tua pelle mi fa senso
sul corpo...
-Ah,
è la mia pelle a provocare senso a te, non viceversa? Sembra
di stare
appoggiato ad una padella pelosa...
-E’
la maglia della scuola, non sono così peloso io!
Per
il resto della serata
continuammo a punzecchiarci e ad esplorare i meandri più
reconditi del
Castello, finendo per trovare ben sette uscite nascoste in Biblioteca,
nei
corridoi del quarto e quinto piano, all’interno di
un’imprecisata aula
scolastica e perfino in un bagno con vista sul Cortile di
Trasfigurazione:
potevo ritenermi soddisfatto.
-E chi se li ricorda adesso tutti questi passaggi
che abbiamo scoperto?
-Fatti
una mappa, almeno non te li dimentichi più!
Il
tono di Muthsera era
ovviamente ironico, ma più ci pensavo e più una
mappa della scuola
rappresentava la soluzione di tutti i miei problemi scolastici e non.
-Guardate
chi c’è, il redivivo!
Non è che sei in combutta con Piton? Ogni volta che vai con
lui sparisci per
delle ore... Qui gatta ci cova!
Fred
mi prese a braccetto e mi
spinse al di fuori della Sala Comune.
-Andiamo
in Sala Grande assieme,
altrimenti finisce che sparisci pure lì.
-Si,
un attimo, devo prima darmi
una sciacquata, non posso...
-Lo
farai dopo, al massimo mangi
coi guanti, ahahah!
Così
finii per cenare con un
serpente avvinghiato al braccio, non certo il massimo della
comodità, né del
buongusto.
-Cosa
dicevi della cena più
importante del pranzo per voi inglesi? Stufato di lampreda... Mi ha
fatto più
schifo del porridge, non ho toccato cibo, per fortuna c’era
un pandolce come
dessert.
-Sembra
che ai duchi di Normandia
continui a non piacere la cucina locale. Se anch’io dovessi
mostrare i vostri
gusti nella correzione dei vostri compiti, difficilmente riuscirei a
promuovere
qualcuno all’interno di questa classe... Ed infatti
è così.
Il
professor Piton entrò in
classe sbattendo come sua prassi la porta e facendo svolazzare dei
fogli che
finirono sui nostri banchi e che si rivelarono essere i nostri compiti
corretti.
-Ma
perché parli di cibo sempre
quando siamo in sua presenza?
-Non
lo so, m’è venuto in mente
solo ora, vedendo tutti questi ingredienti strani sulla cattedra.
-Questi
voti sono da considerarsi
validi solo per l’impegno profuso da alcuni di voi nella
stesura di queste
relazioni, non riguardo al contenuto stesso, altrimenti non avrei
dovuto
promuovere praticamente nessuno. All’infuori di questo
episodio, la prossima
volta che oserete consegnarmi testi talmente scadenti sul lato
contenutistico e
grammaticale, vi giudicherò come se non aveste presentato
alcunché, il che
significherebbe l’assegnamento arbitrario del voto Troll...
Per inciso, il
peggiore. Date una rapida occhiata agli errori concettuali, mentre per
tutto il
resto non posso far altro che consigliarvi vivamente di seguire le
lezioni di
Inglese che la professoressa Burbage, il sabato pomeriggio, ha deciso
gentilmente di intrattenere per voi del primo anno.
Non
riuscii a vedere i compiti di
tutti gli altri, ma già tra il mio e quelli di Brendan e
Miller il risultato
generale era più che deprimente: tre Scadenti, un
Accettabile e due Desolanti.
-Prima
di iniziare, ci sono
domande?
Miller
fu l’unico ad alzare la
mano.
-Sì...
Signor McBumble?
-Dove
sarebbe di preciso l’aula
dell’insegnante che ha nominato lei?
Piton
lo fucilò con lo sguardo,
poi aggiunse:
-E
allora prima che a qualcuno
venga la brillante idea di dare aria alla propria bocca con certe
idiozie,
diamo inizio alla lezione di oggi, che parlerà della Pomata
Lucida Ottoni.
-Buh!
La
stanza del professor Wilkins
era avvolta dall’oscurità e lui ne ha approfittato
per farmi prendere uno
spavento.
-Ma
che succede?
-E’
per la lezione di oggi, i
tuoi compagni di sotto stanno per imparare uno degli incantesimi
più utili che vedrete
quest’anno a scuola e tu non puoi essere da meno.
-Un
incantesimo oscuro per
Occultare gli oggetti?
-No,
tutto il contrario, per far
luce tra le tenebre...
-Ma
non era il Verdimillius quello?
-No,
è un’altra cosa ancora...
Insomma, guarda qua: Lumos!
Dal
buio più totale apparve una
flebile luce bianca il cui bagliore delimitava i lineamenti del volto
del mio
tutore.
-E
posso pure modularla sia in
ampiezza che in intensità, guarda!
La
lucina si era improvvisamente
trasformata in un faro allo xeno talmente potente che non riuscivo a
vederci
più da quanto fosse diventata abbagliante.
-Forse
ho esagerato un po’. Che
ne dici, non è interessante? Potrai illuminare ogni stanza,
non c’è più la
limitazione degli oggetti precedentemente Occultati. Ti serve un
po’ di luce
per andare al gabinetto? Usi il Lumos a
bassa potenza. Ti serve per leggere un libro la notte? Lo usi a potenza
media.
Ti serve per illuminare un intero ambiente? Lo sfrutti alla massimo
come ti ho
mostrato poco fa. E’ molto versatile e ci sono pure diverse
varianti, ma sono
un po’ più avanzate, procediamo con ordine.
Effettivamente
sembrava davvero
utile, specie per un fanatico come me delle escursioni notturne tra gli
anfratti della scuola. Poggiai quindi il mio libro di DCAO sul tavolino
dinanzi
il caminetto e mi sedetti sulla poltrona.
-Ma
no, che fai, non ci servono i
libri, guarda i miei movimenti, è così semplice!
Svolgendo
un paio di semiarchi in
aria il professor Wilkins mi mostrò lentamente il giusto
movimento di polso da
effettuare per lanciare correttamente il Lumos.
Sembrava semplice, se non fosse per un piccolo particolare.
-Professore
ma il Lumos rende la bacchetta una
fonte di
luce, ma io non ce l’ho una bacchetta! Cosa dovrebbe
illuminarsi da me, la mia
mano?
-Ah
vero... Giusto, che
sbadato... Non saresti qui con me adesso altrimenti... Tu provaci lo
stesso,
non si sa mai!
-Sarà...
Un semiarco crescente,
poi uno decrescente... Seguiti da una prima chiusura ed infine da una
seconda
per formare una specie di otto e
poi... Lumos!
Niente.
-Riprovaci,
dai!
-Non
credo funzionerebbe, questa
volta una bacchetta mi serve davvero.
-Allora
tieni questo!
Il
professore mi tirò contro un
mestolo di metallo, evidentemente voleva dare fondo a tutta
l’argenteria della
stanza.
-Usalo
come se fosse una
bacchetta, provare non ti costa nulla.
In
realtà mi costava in dignità,
dato che mi sentivo un vero idiota con un cucchiaione in mano a provare
incantesimi che qualsiasi altro studente non avrebbe avuto problemi
nell’apprendere.
-E
va bene... Lumos!
Sorprendentemente
funzionò, anche
se per pochi istanti.
-Accidenti,
si è spenta!
-E’
normale, ti sei
deconcentrato... Riprova!
Ripetei
a mente il movimento del
polso, tutt’altro che semplici ed intuitivi come asseriva il
mio tutore.
-Lumos!
Mantenere
la luce viva e vegeta
sull’estremità concava del mestolo si
dimostrò più complicato del previsto, ma
alla fine riuscii a farcela anche questa volta.
-Hai
visto? Una volta lanciato
correttamente il Lumos diventa
autonomo, non ha più bisogno del volere del mago per
mantenersi attivo, si
spegnerà solo quando tu lo vorrai... Ma prima esercitiamoci
a modularne l’intensità:
se vuoi ingrandire la luce concentrati sull’incanto e poi
alza leggermente la
bacchetta, cioè il mestolo; se invece vuoi diminuirla
fa’ lo stesso ma
abbassandolo.
-Lumos su...
-Bene.
-...E
Lumos giù!
-Ottimo,
ci sei già riuscito. Una
piccola cosa: non c’è bisogno di ripetere ogni
volta Lumos, basta che lo pensi e
funziona comunque, tanto il grosso del
lavoro ormai è stato fatto. Adesso non ci rimane che
imparare a disattivare
l’incantesimo e ad impratichirci ulteriormente, giusto per
esserne sicuri. Per
spegnere la luce prodotta dal Lumos
basta ripetere a voce alta Nox e
dare
un colpetto alla bacchetta. Per le prime volte forse è
meglio darle dei begli
strattoni.
-Boh,
proviamo: Nox!
E
la bacchetta di fortuna tornò
ad essere un normalissimo mestolo da cucina. Ripetei il procedimento di
accensione e spegnimento un altro paio di volte fin quando il mio
insegnante
non mi interruppe.
-Incredibile,
ce l’hai fatta
nuovamente al primo tentativo... A quest’ora i tuoi compagni
staranno ancora
cercando di capire come impugnare correttamente la bacchetta. In
realtà la
lezione sarebbe finita, ma tu sei uno studente fuori
dall’ordinario e, scusa la
mia poca modestia, neanche io sono un insegnante del tutto ordinario,
perciò ti
posso insegnare qualcosa di più avanzato.
Sembrava
felice come un bambino,
come se gli incantesimi li stesse imparando lui e non viceversa. Si
smanicò e
fece spazio tra il mobilio per prepararsi al meglio a ciò
che stava per
accadere.
-La
prima variante del Lumos non
è niente di particolare, è
solo un po’ più difficile da eseguire ed ha un
effetto prolungato nel tempo ma
che si consuma a differenza dell’incanto originario.
E’ il Lumos Maxima, che
come capirai dal nome, è utilizzato per
illuminare intere aree e non piccoli ambienti come questa stanza. Ma
dato che
non abbiamo l’intera Ala Vecchia a disposizione ci
accontentiamo della mia
stanza... Pronto? I gesti sono identici tranne alla fine, dove dovrai
lanciare
il punto luce lontano da te.
Pronto
o no devo farlo comunque, quindi...
-Lumos
Maxima!
Whisss!
Una
coltre di raggi ottici
illuminò l’intera stanza: il prodotto del mio
incantesimo era talmente
abbagliante da costringerci a chiudere gli occhi e ad uscire dalla
stanza,
rintanandoci nel bagno privato del professore.
-E’
andata bene direi, non ci
vedo più per via dello sfarfallio, ma è un buon
segno, credo.
-Professore,
posso inumidirmi gli
occhi? Credo mi stiano per sanguinare...
-Sisi,
come no, anzi ti seguo a
ruota.
Dopo
aver atteso qualche minuto
seduti sulla tavolozza del water e sul gradino della vasca provammo ad
aprire
la porta del bagno.
-Che
ne dici, credi che l’effetto
del tuo incantesimo sarà svanito?
-Non
lo so, provi.
Aprendo
appena la porta, un
intenso fascio di luce pervase il nostro nascondiglio, segno che il Lumos Maxima non si era ancora estinto.
-Direi
di no.
-Già.
Ben
ventidue interminabili minuti
dopo potemmo passare all’incanto successivo, che avrei
lanciato questa volta in
bagno per poter usufruire della stanza principale anche dopo la sua
esecuzione.
-Il
Lumos Solem nelle
modalità è identico in tutto e per tutto al Maxima, ma credimi se questa volta
sarà
difficile da eseguire, dato che dovrai emulare l’irradiamento
che naturalmente
fornisce il sole.
Mi
preparai a lanciarlo
mettendomi in posizione da battitore di baseball.
-Ragazzo, mi raccomando, prendi bene la
mira e lancialo in bagno,
altrimenti oltre a rimanere ciechi moriremo pure dal caldo questa volta.
-Sissignore.
Lumos Solem!
Una
grossa palla di luce
arancione si diresse in tutta velocità verso il bagno del
docente, che si affrettò
a chiuderne la porta d’accesso con un gesto repentino della
bacchetta.
-Et
voilà, riuscito alla
perfezione... Non che nutrissi dei dubbi in merito. Aspettiamo qualche
secondo
e poi... Ecco, tocca la porta.
Poggiando
la mano sopra riuscii a
sentire tutto il calore che proveniva da dietro di essa.
-Come
un sole caldo che in natura
riscalda e dona vita ad ogni cosa, anche il Lumos
Solem fa lo stesso se eseguito alla perfezione. Ne
approfitterò per farmi
una bella sauna una volta terminata la nostra lezione.
Era
stranamente sia buffo che
disturbante immaginarsi il professor Wilkins in accappatoio e ciabatte
pronto a
sudare dentro uno stanzino in cui era appena stato impiantato un sole
in
miniatura.
-Non
per metterti paura Ragazzo, ma la
prossima variante del Lumos
è davvero roba molto avanzata,
talmente tanto che non viene nemmeno insegnata in questa scuola, ma
solo in
alcuni corsi specialistici per Auror e Obliviatori, perciò
se non dovessi
riuscirci non prendertela con te stesso, è normale. Sarebbe
anormale il contrario
ed in quel caso sarei io a provare timore. Scherzo, ne sarei felice
invece, ma
non fasciamoci la testa prima di rompercela: l’incanto
è il Deluxon, che al
contrario di tutti i
sortilegi visti finora, esercita l’effetto diametralmente
opposto. Esso infatti
assorbe totalmente l’energia luminosa da tutte le fonti di
luce naturali e
artificiali nei dintorni, per lasciare al loro posto la più
fredda e cupa
oscurità. Ti mostro io come funziona... Deluxon!
Al
lancio dell’incantesimo, tutte
le fonti di luce della stanza, la fiammella della lampada ad olio sul
tavolo
del professore e la brace del caminetto, vennero assorbite dalla punta
della
sua bacchetta, svanendo. Al loro posto rimasero le ombre
di ciò che fino a poco prima erano: fiamme vacue e spettrali
danzavano tra i ceppi senza che emanassero luce o tepore.
-Occhio
a non avvicinarti troppo,
quella fiamma non trasmetterà più calore, ma
può comunque ustionarti per
contatto diretto.
Che
cosa strana...
Era
effettivamente la stregoneria
più interessante tra tutte quelle viste quel giorno, dovevo
assolutamente
padroneggiarla.
-Se
non ti ricordi il movimento
corretto te lo rimostro: è l’inverso di quello del
Lumos, con in più uno
strattone all’indietro finale che serve per
assorbire le fonti di luce nei paraggi. Puoi anche decidere di spegnere
una
sola luce alla volta anziché tutte assieme, basta
concentrarsi solo su un
obiettivo e mirare bene con la bacchetta. Adesso rilascio le fonti di
luce che
ho delumizzato e poi ci provi
tu...
Ah, ho dimenticato di dirti che come il Nox
disattiva l’incanto della luce magica, per fare la stessa
cosa con il Deluxon
serve usare il Denoctis. Per
imparare entrambi ci ho
messo più di due settimane durante il seminario
dell’accademia, non so se ti ho
reso l’idea... Sono comunque curioso di vedere come te la
cavi, perciò... Denoctis!
Così
come erano sparite, entrambe
le braci tornarono al loro posto, pronte a consumare tutto
ciò che le loro
fiamme erano in grado di mordere... Ed io sarei riuscito a spegnerle?
-Se
fallisco la colpa è comunque
di questo mestolo e non mia...
-Nessuno
è mai riuscito in
qualcosa se è partito con un atteggiamento negativo...
Credici! Se non puoi tu,
non può nessuno!
Ma
sbaglio o mi sta sopravvalutando eccessivamente? Spero che non venga a
conoscenza della mia performance a Volo, altrimenti gli crollerebbe un
mito...
Forza, ce la posso fare!
-Deluxon!
Mi
sembrò per un attivo che la
fiamma della lucerna si fosse mossa di qualche millimetro, ma poi tutto
tornò
come prima.
-Umh,
ritenta... Abbiamo un sacco
di tempo dopotutto.
-Deluxon!
-Deluxon!
-Deluxon!
-Ho
detto Deluxon!
Per
un oscuro motivo il mestolo
iniziò a diventare rovente, tanto da spingermi a gettarlo
per terra per non
ustionarmi.
-Cosa
c’è?
-E’
improvvisamente diventato
caldo...
-Umh,
lo vedo, scotta davvero
tanto. A questo punto direi che è meglio fermarci, o
potremmo farci male senza
comunque conseguire alcun risultato.
Non
mi trovavo d’accordo: per una
volta c’era un incantesimo che mi interessava davvero
imparare e non volevo
rinunciarci a causa di un utensile da cucina che si era surriscaldato.
-Sono
più abituato a mani nude mi
sa... Provo così: Deluxon!
Finalmente
le due fiamme si
decisero a schiodarsi dalle loro sedi per trasferirsi
all’interno del palmo
della mia mano destra, che adesso provava la singolare sensazione di un
calore
di natura esterna ma che si propagava all’interno della mia
pelle. Avrei dovuto
annullare il Deluxon con il Denoctis, ma a questo punto ero deciso a
provare uno dei precedenti incantesimi senza l’ausilio del
cucchiaione.
-Lumos!
Il
tepore intenso che provavo al
di sotto della cute si manifestò in tutta la sua
brillantezza sottoforma di una
sfera uniforme che poggiava delicatamente sulle estremità
dei miei
polpastrelli: era una sensazione fantastica.
Dio,
mi sento Goku! Solo che adesso mi lacrimano gli occhi, la luce
è troppo
forte...
Stringendo
il pugno rilasciai
l’incanto pronunciando sommessamente Nox.
Il camino tornò a divampare animatamente, ma qualcosa
dovette andare storto per
la fiammella della lanterna, perché si estinse del tutto.
Clap!
Clap!
-Magnifico!
Davvero magnifico!
Avevo ventun anni e ci ho comunque impiegato due settimane ad imparare
un
incantesimo che tu sei riuscito a padroneggiare con così
tanta maestria! E
l’effetto che fa una sfera di luce sulla mano nuda... Ripeto:
magnifico!
-Bello,
eh? Peccato che non posso
mostrarlo a nessun altro all’infuori di queste lezioni... Ci
sarebbero alcuni
ragazzetti che necessiterebbero una lezione su chi è un vero
mago oppure no.
-Già,
è un peccato, ma tieni duro
per queste settimane, una volta ottenuta la tua bacchetta potrai uscire
allo
scoperto, anche se terrei sempre per me il fatto di saper lanciare
incantesimi
senza l’ausilio di catalizzatori magici... Sai
com’è, se non altro per avere un
asso nella manica in caso di necessità.
-Effettivamente
è vero.
-Ho
solo un paio di cose da
aggiungere sul Deluxon: primo, non
puoi delumizzare fonti di luce
provenienti da elementi magici o chimici. I primi perché
semplicemente non
puoi, non contengono alcuna base energetica alla quale togliere il
potenziale
luminoso, i secondi perché si rinnovano ogni istante e anche
se riuscissi ad
assorbirne le radiazioni in un preciso momento, in quello successivo ne
nascerebbero di nuove, vanificando il tuo sforzo... Per farla breve, se
provi a
delumizzare il ventre di una
lucciola
fallirai, così come tutte quelle fonti di luce che si basano
su principi
simili. Secondo, sebbene teoricamente è possibile delumizzare il sole e le stelle, esse
sono troppo grandi e lontane
per poterci riuscire, perciò non provarci, ti risparmio
questa delusione che
tutti gli studenti che si apprestano allo studio della delumizzazione
prima o poi provano, compreso me. Volevo scrivere il
nome della mia ragazza con le stelle di una notte d’estate,
ma l’unica cosa che
ottenni fu una sonora figuraccia.
Ma
è così assurda come pretesa che non ci avrei
minimamente pensato...
-Guarda
che ore sono: tutti
questi incantesimi e abbiamo comunque finito dodici minuti prima del
termine
della lezione di Difesa. Incredibile, vero? Ah, un’ultima
cosa: Piton questa
mattina vi ha parlato della Pomata Lucida Ottoni, vero?
-Sì,
ci ha pure chiesto di
riprodurla la settimana prossima e di trascrivere una relazione sui
possibili
usi di tale crema.
-Perfetto.
Se mai ti chiederà
perché non la si usa per lucidare altri metalli la risposta
è perché
semplicemente non avrebbe effetto, tranne che sul ferro, che lo ossida
irreversibilmente. E’ una domanda infame che fa agli studenti
ogni anno, non è
scritta in alcun libro di testo e quindi ci cascano tutti... Tu non
farti
trovare impreparato.
-Beh,
allora grazie signore.
-Di
nulla, non ho mai sopportato
i suoi metodi così umilianti. Credo potremmo congedarci qui,
tu ti sei
indubbiamente meritato qualche minuto di riposo, mentre io ho un bagno
turco
che mi attende.
Allora
è meglio che me la squagli alla svelta...
-Non
è possibile: posso
comprendere le tue sparizioni durante le ore buche, ma non presentarsi
perfino
alle lezioni, è inconcepibile! Eri di nuovo in punizione con
Piton?
Fred
mi stava rimproverando la
mia assenza alla lezione di DCAO di quel pomeriggio in Sala Grande.
-Lupin
non vi ha detto nulla?
-Ha
farfugliato qualcosa sul
fatto che per la tua situazione è stato deciso che
è meglio che studi
privatamente le parti più teoriche delle materie, in modo da
non rallentare
eccessivamente il decorso delle nostre lezioni, ma a questo punto che
senso ha
venire a scuola?
-Già,
non è molto sensato... Chomp!
Rupert
doveva immischiarsi per
forza, anche con la bocca piena di ravioli alla panna.
-E’
solo una situazione
temporanea, fino a quando anch’io avrò la mia
bacchetta, poi frequenterò le
vostre stesse lezioni. E comunque so già tutto di quello che
Lupin vi ha
insegnato oggi: l’incanto Lumos.
-Sì,
ma non parlo soltanto dei
contenuti delle lezioni, ma di tutto ciò che ti perdi in
questo modo. Ad
esempio oggi siamo ritornati all’Ala Vecchia per esercitarci
in questo nuovo
incantesimo e siamo entrati in una stanza talmente buia che non si
vedeva ad un
palmo dal naso. Quel furbone di McBumble fa cadere la sua bacchetta per
terra e
così ci siamo messi tutti a cercarla facendo luce coi
lumicini prodotti dalle
nostre bacchette. Solo che chi la trovava anziché prenderla
la calciava più
lontano, in modo da farla smarrire nuovamente tra le tenebre... Tutto
bellissimo, finché quell’altro genio di Dogan non
ha esagerato come suo solito
e l’ha calciata così forte da fargli fare un tale
chiasso che era impossibile
non capire dove si trovasse anche al buio, così Lupin ha
posto fine al gioco
raccogliendola al posto nostro. La faccenda è comunque
durata parecchio, almeno
una decina di minuti.
-Bum!
L’hai sparata! Saranno
stati cinque minuti scarsi al massimo...
Effettivamente
da come l’avevano
raccontata sembrava mi fossi perso una lezione davvero divertente, un
vero
peccato.
-Vediamo
cosa abbiamo qui... Umh,
una trasfigurazione davvero complessa devo dire: trasformare un comune
sasso in
un pezzo di marmo. Metterà a dura prova uno studente che
riesce a tramutare un
candelabro in una tartaruga senza il minimo sforzo.
-A
dire il vero il candelabro lo trasformo
in un lumacone nelle due varianti con o senza guscio.
-Bah,
è lo stesso... Per te sarà
una bazzecola. L’incanto da usare è il Litomors,
provaci su.
Una
volta riuscito alla
perfezione anche questo incantesimo, il mio tutore mi spronò
a variare la
trasfigurazione modificando il minerale finale. Così
trasformai il marmo in
tufo, il tufo in argilla e l’argilla in gesso, anche se
quest’ultimo venne
piuttosto annacquato rispetto alle mie aspettative.
-Troppo
semplice, vero? Guarda,
vai in camera tua e sfrutta questo tempo libero per studiare bene dal
libro di
testo tutta la parte riguardante alle rune degli Intenti Inanimati e
alle varie
convenzioni che sono state adottate per questi tipi di trasfigurazioni,
perché
al primo anno più che sulla pratica la McGranitt punta alla
fermezza dei
concetti teorici. Ci vediamo domani pomeriggio.
-Non
dirmelo: mi sono perso
un’altra entusiasmante lezione. Avete trasfigurato la testa
di Miller in un
opale.
-Questa
volta no, anzi...
tutt’altro. E’ stata la lezione più
barbosa dell’anno finora, neanche Storia
della Magia riuscirebbe a farmi sbadigliare tanto.
Ma
Fred si sarebbe ricreduto il
mattino immediatamente successivo, alla lezione del professor
Rüf.
-Basta!
Ma è possibile che debba
raccontare vita, morte e miracoli di ogni essere umano apparso in
questa terra?
-Dato
che come vi avevo già
annunciato, quasi metà del programma di Storia della Magia
di quest’anno si
sarebbe concentrato sulla storia e la fondazione di Hogwarts, adesso
facciamo
un doveroso salto temporale di una decina di millenni, che ci trasporta
all’incirca al 980 d.C., periodo della fondazione della
nostra scuola. Come già
saprete, la scuola fu fondata dai quattro maghi a cui devono il nome le
vostre
Case: Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde, Cosetta Corvonero e Tosca
Tassorosso, per dare un punto di riferimento a tutti i maghi e le
streghe che avessero
voluto coltivare i propri talenti all’interno di una
comunità accademica e
progressista. Di loro parleremo specificatamente più avanti
nel corso, mentre da
questa lezione fino alla fine del prossimo mese ci soffermeremo sulle
motivazioni sociali, politiche e geografiche della scelta di questo
lembo di
valle come sede di ciò che nei secoli diverrà la
più importante scuola di magia
e stregoneria del Commonwealth britannico. Perciò prendete
appunti, segnalatevi
i libri di testo che man mano vi elencherò perché
entro Novembre dovrete
consegnare un vostro progetto, anche collettivo se volete, che dimostri
la
vostra pedissequa conoscenza della storia e delle usanze di questa
scuola e di
ciò che rappresenta nelle società di ieri e di
oggi.
Perfetto,
la mia idea di fare una mappa dell’intero castello adesso ha
pure una
motivazione scolastica: mi farò aiutare da Brendan e da
chiunque altro abbia il
coraggio di impelagarsi in un progetto tanto folle.
-Nooo...
Il
resto della classe non
sembrava aver preso positivamente la notizia come me.
-Eh
si, questa volta sarà dura, Ragazzo,
durissima. Far levitare una
pesantissima piuma d’oca... E adesso come facciamo?
Sapevo
che come al solito il
professor Wilkins stava facendo il sarcastico, ma se non mi svelava
almeno il
nome dell’incantesimo da utilizzare, riuscirci era davvero
dura.
-Agita
e colpisci, niente di più
semplice: Wingardium Leviosa! Ecco
fatto, se muovi la bacchetta in una determinata direzione, la piuma la
seguirà
e se rilasci l’incanto, essa cadrà
perché senza più alcuna forza che la tenga
sollevata da terra. Ovvio. Basilare. Elementare.
-Wingardium Leviosa!
La
grossa penna d’oca che era
dinanzi a me iniziò a fluttuare comandata dal mio volere.
Poteva anche essere un
incantesimo di semplice esecuzione, ma era comunque di grande effetto e
dava le
sue belle soddisfazioni.
-Ovviamente
esistono anche altri
sortilegi più o meno complessi che prevedono la levitazione
di oggetti, tra cui
i più utili e noti sono il Levitate
ed il Levicorpus. Il primo potremmo
anche provarlo perché non è altro che un
incantesimo che solleva da terra un
corpo per un certo periodo di tempo senza la necessità di
controllare
l’esecuzione come nel caso del Wingardium
Leviosa, mentre il secondo è una fattura che
colpisce gli esseri umani e,
dato che qui dentro oltre a te ci sono solo io, e di certo non voglio
finire a testa
in giù, diciamo che questo per il momento lo saltiamo. Tanto
lo si impara
soltanto al quinto anno, quindi non abbiamo poi tutta questa fretta.
-Quindi
abbiamo finito?
-Tecnicamente
sì, ma non possiamo
chiudere dopo soli dieci minuti, non credi? Visto che questa volta hai
ben poco
da studiare dal libro di Incantesimi, perché non ci portiamo
avanti col lavoro
prevedendo ciò che gli altri insegnanti ti insegneranno
nelle prossime lezioni?
Iniziamo da Erbologia: mi gioco la gamba buona che la professoressa
Sprite vi
parlerà del...
-Aguamenti, uno degli incantesimi
più utili che un aspirante
erbologo potrà mai apprendere. Come vi avevo accennato la
settimana scorsa i
Digitali Silvani sbocciano soltanto in presenza di maghi e streghe
nelle
prossime vicinanze e solo se innaffiati a dovere. A proposito, avete
svolto un
ottimo lavoro riguardo la ricerca che vi avevo assegnato
giovedì scorso, alcuni
di voi hanno persino corredato i loro compiti con delle foto dei
boccioli, non
potevo che premiarli con un Eccezionale, complimenti davvero.
Il
gruppetto con il quale ho
collaborato per il compito si scambiò pacche sulle spalle e
stette di mano,
pregustandosi il primo buon voto della nostra carriera scolastica.
-Come
dicevo, bisogna bagnare la
superficie esterna delle campane dei Digitali Silvani se vogliamo
sfruttare la
loro proprietà di attrazione per i Dissennatori,
perciò esigo che voi tutti
imparerete ad usare alla perfezione quest’incantesimo tanto
importante. Capisco
che non è una magia adatta al vostro livello ancora acerbo,
ma non abbiamo
fretta: dedicheremo l’intera lezione di oggi
all’apprendimento di questo
complesso incantesimo. E’ difficile perché vi
costringe ad attingere all’acqua
che fino ad un momento prima era semplicemente il vapore acqueo
presente
nell’atmosfera, per concentrarlo nelle punte delle vostre
bacchette.
-E’
una sciocchezza: insomma,
dopo che hai creato un sole artificiale in una camera da letto,
figurati se
avrai problemi nel produrre un po’ d’acqua per
annaffiare quattro fiorellini.
Innalziamo un po’ il tasso di difficoltà, passiamo
direttamente all’Aquaeructo!
-Signorina
Carrow, vuole provarci
lei? Stringa bene la sua bacchetta tra le mani... Sì,
entrambe, perché il getto
che ne scaturisce potrebbe sbilanciarti e fartela perdere. Ok, brava
così...
Adesso ripeta con me: Aguamenti!
-Il
segreto sta tutto nella posa
e nella sicurezza dei movimenti: se parti curvo o impaurito, allora
preparati a
farti un bagno con le tue stesse mani. Se invece rimani rigido nella
posizione
ma allo stesso tempo rendi flessibili le tue articolazioni, nulla
potrà farti
perdere l’equilibrio e potrai inondare l’intera
serra di Erbologia senza
battere ciglio!
-Non
fa nulla Flora... Sei Flora,
vero? Che bel nome... E’ comunque normale fallire la prima
volta, riprovaci.
Questa volta però sii più convinta!
-Aguamenti!
-Sei
pronto? Mi raccomando, mira
alla vasca, che se sbagli inondi tutto...
-Sisi,
non c’è bisogno che me lo
ripete cento volte... Aquaeructo!
Dalla
bacchetta di Flora Carrow
sgorgò della limpida acqua cristallina, che
idratò delicatamente i piccoli
boccioli di Digitale Silvano, che si aprirono lentamente come
svegliatisi da un
tenero sonno. Dalle mie mani incrociate scaturì invece un
flusso idrico
talmente potente da farmi ribaltare e cadere sulla schiena,
cosicché il getto
si riversò in aria, trasformandosi in
un’incessante pioggia torrenziale.
-Stacca
le braccia, per Diana!
Riotteni
il controllo della
situazione quando ormai era troppo tardi: l’intero bagno era
ormai allagato e
sia io che il mio insegnate eravamo zuppi fino al midollo.
-Puah!
Me lo dovevo immaginare,
ci sono incantesimi che non possono assolutamente essere insegnati al
chiuso...
Scemo io che ci ho provato lo stesso.
-Mi
scusi professore, mi dispiace
davvero tanto, io non credevo...
-Tranquillo,
è solo acqua
dopotutto. Almeno adesso sai come provocare un allagamento, in caso
qualche
compagno ti incendi le mutande.
-A
quanto mi hanno detto da
questa mattina siete diventati esperti evocatori d’acqua...
E’ un bene perché
proprio l’acqua è l’ingrediente
preponderante nella miscela di oggi. Prendete
un bacile e riempitelo per tre quarti d’acqua, poi seguite
alla lettera le
istruzioni di pagina ventitre e ventiquattro del vostro libro per
preparare la
pozione Scioglipietra. Avete due ore di tempo.
-Invece
il professor Lupin
venerdì mattina cosa ci insegnerà?
-Beh,
se non ricordo male, dopo
il Verdimillius e il Lumos
tocca al Flipendo, un...
-Utile
incantesimo di difesa, ma volendo
anche di attacco, se si ha a che fare con animali o piccole creature
dei
boschi. E’ una sfera di energia magica che parte dalla punta
della bacchetta
del mago e che viene lanciata con una forza variabile, a seconda degli
usi che
se ne vuole fare.
-Professore,
cosa intende
esattamente per piccole creature dei boschi?
-Ah,
domanda interessante.
Intendo tutte quelle creature magiche che non sono particolarmente
intelligenti
né aggressive, che possono spaventarsi alla vista di un
grosso pallone luminoso
che vola in loro direzione.
-Può
servire anche a spingere e a
capovolgere oggetti leggeri o mediamente pesanti e, se lanciato con
particolare
forza, può persino rompere strutture costituite da materiali
fragili o
irrimediabilmente intaccati. Ma visto che per la difesa personale
esistono un
sacco di fatture, per spingere e ribaltare gli oggetti esiste il Depulso e per rompere e distruggere,
niente è meglio del buon vecchio Reducto,
il Flipendo in definitiva
è un
incantesimo inutile.
-Un
versatilissimo strumento per
i maghi alle prime armi: con la lezione di oggi avrete modo di
saggiarne le sue
mille utilità. Walter, vuoi farci vedere tu come si
può usare il Flipendo
per spostare senza fatica
questa pesante cassa di palloni da Quidditch?
-Insomma,
mi vuole far credere
che tutto il primo anno sarà costellato da insegnamenti ed
incantesimi inutili?
-Io
non ho mai detto questo, però
per larga parte sì. Ma non lo dire in giro... Acqua in
bocca, oltre che nei
nostri vestiti!
Arrivarono
infine il venerdì sera
ed il sabato mattina, dove il professor Wilkins non poté
aiutarmi a prevedere
gli argomenti delle lezioni. Il che si trasformò in una noia
mortale per la
prima materia e una tragedia isterica per la seconda.
-Quest’oggi
parleremo e
osserveremo da vicino le più importanti costellazioni
visibili dal nostro
osservatorio.
Dove
per più importanti la
professoressa Sinistra intendeva tutte quelle
presenti nel libro, anche quelle che non erano più visibili
da almeno 300 anni
causa allineamento avverso dei pianeti.
-Ma
dove li vedevano i cigni, i
leoni, gli orsi e gli arcieri gli astronomi del passato? Erano tutti
strafatti
di una qualche
sostanza illegale?
-Signor
Runcorn, anche se sono
quasi le due del mattino, non è autorizzato a fare commenti
del genere.
-Ma
se non parlo, qui crollo...
-Fai
come Sullivan, che sta
osservando la costellazione del Grande Carro da più di
un’ora!
-Signor
Bones, ma sta dormendo
appoggiato al cannocchiale?
-Dimmi
Ragazzo, qual è il tuo
problema? Tutti gli altri tuoi compagni sono
riusciti a superare il percorso guidato già da un pezzo!
-Non
lo so, Madama Bumb,
veramente... Io ci provo, ma barcollo sempre e poi poggio i piedi per
terra.
Forse è la scopa che non funziona: l’ho presa
usata e non vorrei fosse
difettosa...
-No,
non è la scopa il problema,
altrimenti non si sarebbe alzata nemmeno di un pollice. Hai paura delle
altezze?
-Paura?
No, perché dovrei...
-Chi
lo potrebbe sapere meglio di
te: da bambino sei mai caduto da un posto in alto, o è
caduto un tuo
famigliare?
-No
no, non credo proprio. Al
massimo avevo l’insensato timore di darmi così
tanta spinta sull’altalena da
farmi fare un giro completo per poi spiaccicarmi la faccia al suolo.
-Davvero?
Sull’altalena?
-Sì,
perché?
Così
mi ritrovai appeso per i
fianchi sul cornicione della Torre di Allenamento del Quidditch per
un’ora e
mezza: un salto di più di dodici metri che al solo guardarlo
mi venivano i
crampi allo stomaco.
-E’
per il tuo bene Ragazzo, credimi!
Vedrai che sabato
prossimo riuscirai a volare come tutti gli altri!
Da
lassù l’insegnante di Volo
sembrava veramente minuscola ed insignificante, chissà come
avrebbe reagito se
le avessi sputato da dodici metri di altezza.
Una
volta sceso a terra notai di
aver guadagnato una perenne sensazione di nausea ed un nuovo amichevole
appellativo: Gargoyle, come se Ragazzo già non mi bastasse.
Per
fortuna però alla lezione
pomeridiana d’Inglese della professoressa Burbage, riuscii a
dimostrare la mia
bravura nella stesura dei temi che l’insegnante ci aveva
lasciato per verifica.
Avevo deciso di disattivare il Logos
Comprehendi per approfittare il più possibile
degli insegnamenti del
docente, poiché anche se commettevo parecchie sviste, quelle
lezioni non
prevedevano voti e non rischiavo di venir bocciato. Sorprendentemente
commisi
pochi errori e quasi tutti riguardanti le forme al passato e al
condizionale,
miei già ben noti punti dolenti, così come fu
inaspettata la massiccia presenza
dei miei compagni di anno che, a parte di un paio di prevedibili
assenze, hanno
deciso di frequentare quest’ennesimo corso per paura di
venire cannibalizzati da
Piton.
-Ho
una bellissima notizia per
voi, giovani maghi e giovani streghe del primo anno: una mia brillante
allieva
del terzo anno si è offerta volontaria nel correggere i
vostri compiti di
Pozioni di questa settimana. Alla fine della lezione per tutto il resto
della
giornata di oggi e per quella di domani sarà a vostra
disposizione se avrete la
necessità di farle visionare le vostre relazioni. Vieni qui
Hermione, fatti
conoscere da questi angioletti.
-Ehm,
salve... Come ha già detto
la professoressa Burbage sono disponibile sia oggi che domani presso la
Biblioteca della scuola per farvi da tutor e aiutarvi nei ben noti
difficoltosi
compiti di Pozioni. Spero verrete in tanti così faremo
reciproca conoscenza.
Dove
ho già visto questa tipa? Ah già, al Paiolo
Magico... E’ una degli svalvolati
che sono andati in Egitto quest’estate.
-Bene,
puoi andare Hermione, sono
sicura che presto riceverai molte visite da parte loro, sono
volenterosi: si
vede.
-Ah,
io ci vado di sicuro: nella
Sala Comune dei Grifondoro non si fa altro che parlare di lei e dei
suoi voti
scandalosi in ogni materia. Se è vera solo la
metà delle cose che ho sentito
sul suo conto ho comunque risolto i miei problemi con Piton.
Ciò
che disse Matheus mi rincuorò
in qualche modo: forse non era poi così svitata come pensavo.
Passai
il resto della serata
cercando di rendere il più presentabile possibile il mio
testo da far
correggere alla tipa di Grifondoro il giorno dopo ma, verso le sette,
esausto
anche per via della nottata in bianco della sera prima, crollai
saltando pure
la cena. Mi svegliai soltanto il mattino dopo sotto gli insistenti
richiami di
Muthsera che reclamava disperatamente acqua e cibo.
Dannazione,
mi sono completamente dimenticato di Muthsera e Rudra, spero che il mio
gufo
non sia morto di fame...
Era
dura passare dal non avere
nessun animale domestico al possederne due alla volta: alcune azioni
abitudinarie dovevano ancora entrarmi in testa.
-Sì, adesso scendo in Sala Grande e
prendo qualcosa da mangiare... Anche
io ho digiunato ieri, sai?
-Io
digiuno da otto giorni, mannaggia a te!
-Sono
stato occupato, lo sai...
-Almeno
potevi farmi tornare serpente, mi sarei arrangiato, sento proprio le
fitte
della fame...
Lasciai
Muthsera ai suoi soliti
piagnistei e mi diressi verso la Sala Grande, avrebbe giovato pure a
lui se mi
fossi affrettato a tornare con un po’ di vettovaglie.
L’insipida colazione
Hogwartsiana sembrava meno insapore quando si moriva di fame, feci
addirittura
il bis di pane alla crusca con marmellata di un qualche melenso frutto
di
provenienza gallese.
-E
vai, la posta della domenica!
Come
la settimana prima un
nutrito gruppo di gufi scese in picchiata sui nostri tavoli per
consegnare la
posta ai legittimi destinatari. Rudra non sembrava poi così
deperito, ma gli
avrei comunque fatto una visitina nel pomeriggio per pulirgli la
cuccetta e
rifornirlo di becchime per la settimana successiva.
-Ooh,
stavolta nessuna lettera da
parte dei miei, forse si sono offesi delle mie mancate risposte alle
loro
ultime due missive... Meglio così. Allora questo
cos’è? Ah già, il pacco che
avevo ordinato da Hogsmeade.
Attorno
a me s’era creata un po’
di calca.
-Aprilo!
-Aspettate,
devo godermi questo
momento il più possibile...
Allontanai
tutti i possibili
ingombri dall’area di apertura dello scatolo e congedai il
mio gufo, infine
iniziai a spillare poco alla volta l’involucro protettivo del
pacco e ne tirai
fuori il contenuto: un elegante Folio Magi con copertina rossa e
decisamente poco
eleganti righe in ciano aggiornato al 31 dicembre 2000, una confezione
di cinque
Cioccorane compresa nel prezzo dell’album di figurine e un
blocchetto di dodici
fogli bianchi che dovevano essere i foglietti Cerca&Trova.
-Apri
una Cioccorana!
-Ma
non erano cose troppo
infantili per voi?
-Ma
ormai le hai comprate, tanto
vale vedere cosa hai beccato.
-E
vabbè. Ma solo una, le altre
me le riservo per qualche altro giorno. Umh, Nicholas Flamel...
E’ raro?
-Fino
all’anno scorso lo era, poi
ne hanno ristampate decine di migliaia di copie e adesso ce
l’hanno tutti, mi
pare combinò qualcosa di grosso l’anno scorso, per
questo lo hanno riproposto
in gran spolvero.
-Ah,
ma perché, è ancora viva
‘sta mummia? Sembra uscito da un’illustrazione del
libro di Storia della Magia.
-Dietro
c’è una breve biografia:
se non appare la data di morte evidentemente è ancora in
giro.
-Non
ci credo, ha cinquecentoventidue
anni, impressionante. Ho speso bene i miei soldi, questo Folio Magi
sarà pieno
di gente straordinaria come lui.
-E
la Cioccorana?
-Poi
me la mangio, non ho più
fame dopo questo schifo di pane di segale... Non è che ho
Piton alle spalle,
vero?
-No,
questa volta no, tranquillo.
-Comunque
se volete ve ne posso
offrire un pezzetto l’uno.
-Ci
sto!
-Anch’io.
-Grazie!
-Mi
prenoto!
-Visto
che lo prendete tutti, ne prendo un pezzetto
anch’io!
Dopo
aver diviso la ranocchia con tutti i miei compagni Serpeverde, era
rimasta solo
una zampetta che decisi di darla a Muthsera più tardi.
-Adesso
prova i foglietti!
Le brevi
istruzioni non condividevano nuove informazioni rispetto a quelle
già contenute
nel catalogo dei prodotti: praticamente dovevo scrivere il nome di una
persona
qualsiasi e questi pezzetti di carta si sarebbero diretti autonomamente
verso
il loro obiettivo, sia esso vicino o lontano nel tempo e nello spazio.
Poi li
avrebbero ricondotti da me.
-Prima
proviamo con qualcosa di semplice, poi magari se funzionano alziamo il
tiro.
-Che
intendi dire?
-Ora
vedrai... Sto scrivendo...
Una
volta terminato di scrivere il nome della persona a cui avrei voluto
rompere le
scatole il foglietto si animò e si diresse in sua direzione.
-Uh? E
questo cos’è?
Il primo
foglietto Cerca&Trova aveva centrato il suo bersaglio: si era
appiccicato
sulla fronte di Elizabeth Gaunt, dall’altra parte del tavolo
dei Serpeverde.
-C’è
il
mio nome sopra, chi l’ha scritto?
Scoppiammo
tutti a ridere.
-Scemi.
-Allora
funzionano davvero!
-Chi
scriviamo adesso?
-Andateci
piano, sono soltanto dodici, adesso undici, potrebbero servire per
qualcosa di
più utile di qualche stupido scherzo!
-Ad
esempio?
-Non lo
so, magari per avvisare qualcuno di un pericolo...
-Ma
l’hai visto con quale lentezza svolazzano questi cosi? Se
aspetti di essere
salvato da queste cartine sei morto tre volte!
-Io
avrei un’idea, ma sicuramente non sono così
potenti come dice la confezione...
Liz era un bersaglio facile perché era seduta qui con noi e
fa parte della
nostra epoca, ma chi ho in mente io...
-E chi
di preciso?
-Grifondoro!
Uno dei quattro fondatori della scuola di cui ci parlava il professor
Rüf.
Magari proprio mentre sta poggiando la prima pietra gli si spalma in
fronte
questo pezzetto di carta... Guardate, ha preso il volo!
-Bah,
hai sprecato un fogliettino: è impossibile che viaggino nel
tempo.
-Lo so,
ma sono curioso di vedere cosa combina lo stesso, magari va in errore e
si
riappiccica in fronte a Liz!
-E
invece se n’è proprio andato! E’ appena
uscito dalla Sala Grande...
-Magari
è alla ricerca di un suo discendente.
-Allora
aspetta e spera!
-Tieni, fattela bastare almeno fino a pranzo,
non c’era niente di meglio di sopra...
-Ma è una zampa di cioccolato!
Non posso assumere tutti questi zuccheri, mi verrebbe il diabete!
-E’ piccolina, giusto per tappare
il buco e ridarti un po’ di energia... E poi è una
zampa di rospo, asseconda la
tua natura di predatore!
-Sai che in Africa ci sono rospi
così grossi che ingeriscono gli esemplari più
piccoli della mia specie?
-Certo che lo so, te l’ho letto
io dal libro di ser Uppercut.
-Era per farti ricordare che non
siamo così in alto nella catena alimentare...
-Tranquillo, so bene che la tua
razza è una delle più sfigate in natura, ora
però fammi finire questa relazione
a cui mancano solo le conclusioni.
Prima di
posare dentro il cassetto del comodino il Folio Magi però
decisi di dare una
rapida occhiata al suo interno.
C’è persino la sezione dei
vampiri
famosi, allora sono reali, chissà se lo sono pure i lupi
mannari e le bambole
assassine... Ecco qua la sezione dei licantropi più celebri,
invece nessuna
traccia di pupazzi malefici, peccato.
Secondo
la didascalia che appariva nel riquadro sottostante ad una figurina
mancante
però si faceva menzione ad uno psicopatico vissuto tra la
fine del diciottesimo
secolo e la prima metà del diciannovesimo che aveva stregato
tutte le
marionette del suo negozio di giocattoli per utilizzarle come mezzo per
rapire
ed uccidere gli sventurati bambini che avevano avuto la sfortuna di
metter
piede all’interno della sua bottega. I giornali di cronaca
dell’epoca chiamarono
il suo caso The Children Carny Vale, che si sarebbe potuto tradurre con
l’addio
dell’ammaliatore di fanciulli.
Che scelta di cattivo gusto... E
solo per far leva sul gioco di parole con Carnival poi, cioè
parco giochi in
inglese. Adesso torniamo alla realtà però...
Dannata Pomata Lucida Ottoni, ti
sto odiando!
Per
pranzo nelle cucine qualcuno aveva avuto la brillante idea di rovinare
delle
gustose ali di pollo cospargendole di caramello, rendendole
immangiabili. Ciò
che più mi colpì però fu la presenza
di un foglietto di carta piegato sul mio
sottopiatto, aprendolo lessi una specie di indovinello che recitava
così:
“Se di giocare voglia avete
state lontani dalla bottega del
carnefice.
Bambini vi avverto, con me non vi
divertirete
perché dei balocchi killer io sono
l’artefice.
Chi sono?”
E questa filastrocca cos’è?
Chi l’ha
scritta e come fa a sapere che ho letto proprio quella pagina del mio
Folio
Magi?
Nonostante
le mie perplessità non riuscii comunque a trattenermi
dall’inserire la risposta
al quesito, scrivendo col grasso del pollo “The Children
Carny Vale”.
-Grazie.
Una mano
sbucò dallo spazio tra me e Liam e si accaparrò
il foglietto con la mia
risposta. Girandomi vidi che il braccio apparteneva ad un ragazzo
più grande,
ma non riuscii ad identificarlo, né a capire a quale Casa
appartenesse, perché
si dileguò immediatamente dopo tra la folla della Sala
Grande.
-L’hai
visto?
-Visto
cosa?
-Lascia
perdere...
Un
episodio simile si ripresentò più tardi, in
Guferia, dove mentre ero propenso a
pulire la cuccetta di Rudra, tra la sua segale notai un altro foglietto
piegato, con su impresso un suo indovinello.
“La vita è dura ed io lo so
bene
per questo ho inventato il
Rimuovi Odore.
E se oltre a lavare, dei capi il
colore mantiene
per dedicarsi ad altro adesso la gente
ha le ore!
Chi sono?”
Questa volta non lo so e comunque
non avrei risposto... Cos’è questa storia?
Stavo
iniziando ad innervosirmi e a preoccuparmi allo stesso tempo, temevo
che quel
tizio fosse in agguato dietro qualche angolo attendendo una mia
risposta.
-C’è
qualcuno?
Ma
nessuno rispose, così terminai di pensare alla pulizia del
mio gufo e mi
fiondai subito in Biblioteca, per stare in un posto con più
persone possibili.
-Mi
sembri distratto, cerchi qualcosa?
-No,
è
che... Niente, continua per favore.
La
ragazza di nome Hermione stava correggendo il mio lavoro, ma si era
comunque accorta
del mio stato d’animo guardingo, così decisi di
smetterla momentaneamente con
la caccia allo stalker e ai suoi fogliettini per concentrarmi solo sui
suoi
consigli.
-Non
c’è
male, io avrei cambiato l’ordine di questi due periodi...
Vedi questo è
subordinato, mentre quest’altro è più
principale rispetto al primo. Così la
forma indiretta si evita e la lettura risulta più scorrevole.
-Sì,
certo.
A me
sembravano solo delle esagerazioni: si trattava sempre di una relazione
scolastica non di un romanzo rosa.
-Come
mai ti stai dando così da fare per noi?
-Per
noia più che altro. Il corso di Babbanologia per un Nato
Babbano è troppo
semplice e così, visto che non devo studiare, occupo il mio
tempo aiutando la
professoressa Burbage in ogni modo... E questo è uno di essi.
-Ah,
allora
grazie.
-Figurati.
E questa frase qui: “La Pomata Lucida Ottoni non viene
adoperata per ridare
tono agli altri metalli poiché non sono stati riscontrati
effetti degni di
nota, tranne che sul ferro che lo ossida irreversibilmente”,
da dove è saltata
fuori?
-Perché,
è sbagliata?
-No, ma
non
è scritta da nessuna parte nel libro.
Conosce il libro di Pozioni del
primo anno a memoria per caso?
-Ce
l’ha
detto Piton, durante la lezione...
-Davvero?
Nessun altro tuo compagno a cui ho corretto il compito lo ha scritto,
tu sei il
primo.
-E...
Forse
perché me lo sono ricordato solo io!
Non
sapevo più che pesci pigliare, non potevo mica rivelare di
avere un insegnante
privato.
-Umh,
sarà... O semplicemente ai Serpeverde Piton riserva un
trattamento di favore,
non è vero?
-No,
cioè non lo so... A me non è sembrato.
-Ok, ti
credo: continuiamo.
A parole
mi avrà pure creduto, ma da quel momento in poi si
è mantenuta fredda, correggendo
i miei errori senza più commentarli e, una volta terminato
il lavoro, congedandomi
con una sbrigativa stretta di mano.
-Ho
altri compiti da correggere.
Intanto
io avevo appena trovato un altro di quei foglietti tra le pagine del
mio libro
di Pozioni.
“Se l’aria estiva è
troppo secca
e le tue piante per mancanza d’acqua
soffrono
sta’ calmo perché il mio
Fertilsorpresa non fa mai cilecca,
così anche nel Montgomery le
angurie crescono!
Chi sono?”
-Un
grandissimo idiota, ecco chi sei! Vuoi uscire fuori? So che mi stai
seguendo!
Ancora
nessuna risposta. Indisposto mi avviai quindi nella Sala Comune dalla
mia Casa,
magari avrei scoperto che si trattava solo di uno stupido scherzo dei
miei
compagni. Lungo il corridoio dei Sotterranei fui però
trattenuto dalla vista di
un altro di quei fogliettini, che mi si stava avvicinando fluttuando.
-Adesso
basta però, vieni fuori!
-Non
è
educato rivolgersi in questo modo alle persone più grandi di
te, giovanotto.
Un’indefinita
figura umana dagli abiti antichi e signorili e dalla capigliatura
legata con
fascette di seta si palesò di fronte ai miei occhi. Era viva
ma allo stesso
tempo immobile, reale ma allo stesso tempo vuota: mi ci volle un
po’ per capire
di trovarmi di fronte ad un fantasma.
-E lei
chi sarebbe? Cosa vuole da me?
-Cosa
vorrei io da te? Sei tu ad avermi sollecitato a venire.
-Io? Impossibile...
Solo
dopo mi resi conto che il foglietto che tenevo fra le mani era
più piccolo di
quelli che avevo ricevuto per tutto il giorno: era uno dei miei fogli
Cerca&Trova, quello su cui avevo annotato il nome di Grifondoro.