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Autore: emanuele0933    12/07/2015    1 recensioni
Quest'opera parla delle avventure di un ipotetico me stesso che dovrà affrontare i famosi 7 anni ad Hogwarts. Il progetto è un'opera abbastanza lunga e complessa, dato che percorrerà tutti gli anni accademici, perciò come lunghezza sarà paragonabile (più o meno) a quella creata da J.K. Rowling stessa.
E' mia intenzione essere il più preciso possibile e non lasciare mai nulla al caso, perciò i primi capitoli presenteranno parecchie situazioni abbastanza criptiche che verranno svelate solamente in seguito e, naturalmente, aggiungerò parecchi personaggi e luoghi inediti, di mia completa invenzione.
E' consigliabile leggere le 'Note dell'Autore' all'inizio del primo capitolo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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-Come?!?

-Devo ripetermi? Mi chiamo Wendell Wilkins e sono la persona che Silente ha incaricato per ricoprire il ruolo di tuo tutore.

Deve esserci un errore, perché io...

-Ne ho già uno!

-Cosa? Che novità sarebbe questa?

Mi sta prendendo in giro? La vera novità qui è lui...

-Ser Uppercut, lui... E’ lui il mio attuale tutore! Non mi ha mai parlato di alcuna eventualità di venir rimpiazzato!

-Uppercut dici? Mai sentito nominare... Deve essere uno nuovo, il tuo preside non mi ha mai parlato di altri collaboratori esterni presenti nella scuola. E non mi sembra nemmeno un atteggiamento tipico della sua persona quello di sostituire personale su due piedi. Vorrei parlare con questo tuo docente, dove ha l’ufficio?

-Ufficio? No, ser Uppercut non insegna nel castello...

-Allora di cosa stiamo parlando, Ragazzo?

Non lo so!!!

Ero sul punto di urlargli in faccia di spiegarsi una volta per tutte, quando finalmente decise a fare chiarezza:

-Ricominciamo d’accapo, perché temo tu abbia capito fischi per fiaschi. Io rappresento il tuo tutore scolastico che, in parole povere, sta a significare che fin quando non possiederai una bacchetta come tutti gli altri studenti, le lezioni che prevederanno esercitazioni in loco le seguirai con me. Tutto qui, semplice no?

Per niente...

-Insomma, lunedì secondo il tuo orario delle lezioni dovresti avere Difesa Contro le Arti Oscure nel pomeriggio, no? Ecco, anziché presentarti al terzo piano dal tuo docente verrai nel mio ufficio, per seguire una lezione equivalente con me, dove porremmo rimedio alla tua mancanza di bacchetta.

-E per Pozioni?

-Per pozioni nulla, vai assieme ai tuoi compagni e basta.

-Quindi non seguirò le lezioni assieme agli altri? E cosa ne penseranno della mia assenza?

-E’ già stato deciso tutto dal Preside: i tuoi insegnanti sono stati avvisati e i tuoi compagni lo saranno a loro volta, non preoccuparti di questo. Piuttosto sono curioso di vedere se ciò che Silente mi ha detto sul tuo conto è la verità. E’ vero che riesci ad eseguire svariati incantesimi senza l’ausilio di una bacchetta?

Ecco, mi vuole mettere alla prova pure lui...

Dato che sapevo come sarebbe andata a finire, decisi di appagare la sua curiosità rapidamente testando l’incantesimo che per necessità avevo appena imparato.

-Depulso!

Cercando di moderare il più possibile il colpo, riuscii a far roteare su se stesso il piccolo mappamondo posto su una delle credenze dell’ufficio del Preside, senza provocare danni.

-Capperacci! Non avevo motivo di dubitare delle parole di Albus, ma ciò non toglie che quel che ho appena visto sia comunque sensazionale! Quel dannato vecchiaccio me l’ha fatta, ti accetto come mio allievo!

-Che piacere sentirtelo dire, Wendell! Mi hai tolto un peso dallo stomaco, ma del resto sapevo che non saresti riuscito a resistere a questa nuova sfida.

Il professor Silente era appena entrato nel suo ufficio, giusto appena dopo aver sentito le esatte parole che si aspettava dal mio nuovo insegnante personale.

-Se non fosse per il fatto che il ragazzo qui è davvero dotato di ciò che io definirei un dono miracoloso non avrei mai accettato, Albus. Lo sai, sono fuori dai giochi ormai io, non...

-Lo so, lo so professor Wilkins, del resto non l’avrei fatta venire qui se non fossi stato certo che la cosa l’avrebbe entusiasmata. Dai, venite che vi mostro il vostro futuro luogo d’incontro.

Facendoci strada lungo i locali del castello, il professor Silente, con un passo alquanto rapido, illustrava al suo nuovo vecchio collega le migliorie e modifiche attuate alla scuola durante la sua assenza.

-Vedi questi arazzi? Li ho fatti impiantare io, come ricorderai gli originali avevano preso fuoco qualche anno prima del tuo ritiro. E’ stato un bel lavoro di ricerca, nessuno si ricordava con esattezza il loro disegno.

-Sì, mi pare fossero esattamente così, ottimo lavoro.

Quindi in questa scuola gli incendi sono frequenti?

Arrivati al sesto piano, uno dei luoghi in cui non avevo ancor messo piede, il professor Wilkins capì quale sarebbe stata la sua nuova sistemazione.

-L’ufficio di Horace, Albus?

-Esatto. Trovo sia la soluzione migliore: è spazioso, già arredato ed è rimasto inutilizzato da un bel po’ ormai. Certo, ai tuoi gusti risulterà un po’ pittoresco, ma sei libero di rimodernare l’ambiente come meglio credi.

-Nah, sarà una soluzione provvisoria, non mi sento a mio agio nell’ufficio di qualcun altro. Non posso riavere il mio?

-E’ in mano a Filius, Wendell... Non è più disponibile, capiscimi.

-Bah, al diavolo, va bene anche qui. Basta che mantieni la parola e non mi costringi a cenare assieme agli altri docenti in Sala Grande. Sono vecchio e ho bisogno di tranquillità.

-Anche quando eri nel fiore degli anni odiavi scender giù per fare pubblica apparizione. Non nasconderti dietro la scusa dell’età. Comunque sì, non sarai obbligato a presenziare ad alcun banchetto, del resto non sei ritornato in veste ufficiale da insegnante, anzi... Meno persone sapranno il motivo della tua presenza e meglio sarà. Questo vale anche per te Emanuele, acqua in bocca!

Il preside poteva contare sulla mia discrezione, anche perché un’eventuale fuga di notizie mi si sarebbe sicuramente ritorta contro.

-Allora qui vi lascio, ecco la chiave e buon lavoro!

Con la sua solita andatura a braccia incrociate dietro la schiena, il preside se ne andò, lasciandomi solo con il mio nuovo tutore. L’ufficio era piuttosto elegante: due poltrone e un divano in pelle, tavolo e sedie in robusto legno intagliato, quadri ritraenti scene di caccia e tende di velluto non riuscivano a nascondere però il fatto che quella stanza era rimasta disabitata per parecchi anni.

-Me l’aspettavo più polverosa... Di certo non meno colorata. Guarda qua!

Il prof Wilkins tirò dal tavolo un centrino verde e rosso, decorato con motivi natalizi.

-Ci adatteremo comunque. Dopotutto l’area didattica sembra confortevole!

Dicendo così si tuffò sul divano, divaricando le gambe il più possibile. Non notando però alcun banco o scrivania, chiesi:

-Quale area didattica? Dove si terranno le lezioni?

-Qui, io starò seduto su questo bel divano e tu su quella poltrona, non ci serve altro.

Notando il mio sguardo turbato, aggiunse:

-Ma certo: io sono il miglior insegnante di Incantesimi che questa scuola abbia mai avuto, tu sei un ragazzo più che dotato e le nostre lezioni non verteranno sulla teoria. Il nostro sarà un approccio a tu per tu! Ad esempio, mi sono già fatto dare il programma svolto nelle recenti lezioni dai tuoi insegnanti e questi sono gli incantesimi in cui dovresti esercitarti per non rimanere indietro...

Leggendo un foglietto di carta che fino a quel momento teneva nella tasca del suo panciotto, il mio nuovo insegnante elencò:

-Riddikulus, Edo Potestatis e Verdimillius. Accidenti, a parte l’ultimo questi non mi sembrano incantesimi da primo anno. Non che siano difficili ma... Un po’ scomodi.

-Iniziamo adesso?

-E quando vorresti farlo? Già abbiamo un bel po’ di materiale da recuperare, non ci conviene rimanere troppo indietro.

E addio alla giornata libera...

-Per il Riddikulus c’è poco da fare, ci serve un Molliccio, ma per il resto possiamo fare tutto qua dentro. Iniziamo con il Potestatis, è abbastanza semplice da eseguire. Ti ricordi quanto hai visto a lezione?

-Sì, più o meno sì.

-Vabbè, ci penso io a rinfrescarti la memoria. Un attimo solo che cerco qualcosa da poter incantare...

-Professore, io avrei questo...

Estrassi dalla tasca del mio pantalone la cartina Fast-Cast che qualche giorno prima il professor Vitious aveva consegnato ad ognuno di noi e gliela mostrai.

-E questa cos’è?

Dopo avergli spiegato la funzione di quel pezzo di carta, il mio nuovo tutore mi consigliò di metterla da parte.

-No, tienila per te, se è davvero monouso sarebbe un peccato sprecarla così. Mi basta solamente un oggettino... Ecco, questa andrà bene!

Una piccola forchetta d’argento fu designata come bersaglio e avrei dovuto trattarla come uno dei foglietti Fast-Cast.

-Potestas Sopis... Adesso è pronta! Ti ricordo il movimento del polso...

Apparentemente la forchetta sembrava non aver subito cambiamenti, ma il professor Wilkins mi assicurò della riuscita del suo incanto.

Come posso trasformarla? Non so nemmeno che cosa mi è permesso di farci e cosa no... Forse...

-Edo Potestatis!

Dopo il mio tentativo la forchetta stava iniziando a roteare e ad incurvarsi su se stessa, segno della buona riuscita dell’incantesimo. Dopo pochi attimi una bacchetta simile in tutto e per tutto a quella del mio tutore si presentò ai nostri occhi, al posto della forchetta.

-Oh.

Lo sguardo dell’insegnante era un misto di delusione e preoccupazione, non capendo il perché cercai di giustificare la mia scelta.

-Forse non essendo una vera bacchetta, questa potrebbe funzionare con me!

-Si, ma... Va bene, provala.

Tenendola in mano provai ad usare nuovamente l’incanto Depulso sul cassetto aperto della credenza da cui il prof Wilkins aveva preso la forchettina.

-Ah!

Purtroppo anche questa prova risultò vana, in quanto la bacchetta si sciolse in un liquido biancastro che si riversò sul pavimento.

-E’ argento fuso incandescente, non toccarlo!

Eh, non toccarlo, ormai mi sono scottato...

-Fammi vedere... No, non è grave, passerà nel giro di qualche minuto, il grosso del calore si è sviluppato un attimo dopo che hai lasciato la presa.

Dopo aver riparato la forchetta al meglio che poteva, il prof Wilkins mi spiegò:

-Sapevo non avrebbe funzionato, non per causa tua, qualunque altra persona avrebbe avuto problemi con quella bacchetta. Il fatto è che sebbene l’Edo Potestatis è virtualmente senza limitazioni, esse in realtà derivano dalle capacità del mago che ne ha precedentemente incantato l’oggetto con il Potestas Sopis. E devo ammetterlo, ho tante qualità, ma l’essere un fabbricatore di bacchette non è fra queste. Comunque l’importante è esserci accertati che riesci ad utilizzare l’incantesimo senza problemi. Ma questo era facile... Già il Verdimillius è qualcosa di più impegnativo, chiudi quella tenda, Ragazzo.

Mi affrettai alla finestra, ma per togliere il nodo alla tenda ci misi un bel po’, tanto che alla fine fu il professore stesso a chiuderla per me, assieme a tutte le altre, con un semplice gesto della bacchetta. Il che mi fece domandare perché mi avesse chiesto di fare manualmente una cosa che con la magia sarebbe risultata immediata.

-Lo so a cosa stai pensando, ma l’ho fatto per non farti ascoltare l’incantesimo di magia oscura che ho appena usato su questa povera posata.

-Quale posata?

-Quella che ho in mano, non la vedi perché ho appena usato... Ops! Stavo quasi per lasciarmi sfuggire il nome del malocchio! Roba troppo pericolosa per uno della tua età, potresti Occultare per errore un essere umano e per lui sarebbe la fine. Su, prova il Verdimillius in direzione del palmo della mia mano sinistra!

-Ok. Verdimillius!

Anche quest’ultimo esperimento andò a buon fine, evidentemente il mio addestramento sulle fatture e sulle trasmutazioni aveva dato i suoi frutti, mi riusciva quasi tutto al primo colpo.

-Vediamo in quanto tempo torna ad Occultarsi...

La forchettina impiegò esattamente trentadue secondi prima di perdere il suo bagliore verdognolo e tornare ad essere invisibile.

-Trentadue secondi, mica male! Li avresti fatti guadagnare senza dubbio quei cinque punti alla tua Casa! Purtroppo io non posso assegnarteli, ma a te non servono questi supporti psicologici!

-Professore, mi tolga una curiosità: ma perché Occultare è considerata una magia oscura?

-Il vostro insegnante di Difesa non ve lo ha spiegato?

-Non mi sembra.

-Beh, immagino perché è difficile da far capire ad una classe del primo anno. Quando Occultiamo qualcosa, non ci limitiamo a celarla alla vista, per quello esistono altri incantesimi più discreti e meno pericolosi. Con questa pratica invece noi facciamo avvolgere dalle tenebre che ci circondano il nostro obiettivo, rendendolo di fatto privo di consistenza, annullandolo. Per questo sugli esseri viventi è severamente vietato da utilizzare: non solo perché al malcapitato verrebbero a mancare due delle tre dimensioni, incapace di muoversi e col rischio di venir dimenticato nel posto in cui è stato Occultato, ma anche perché...

Il mio tutore tese lo sguardo verso la finestra a noi più vicina e dopo averci pensato un po’ mi disse:

-Al diavolo, ormai la forchetta è inutilizzabile, apri quelle tende, Ragazzo!

Al primo spiraglio di luce che colpì il punto in cui la posata era stata Occultata seguirono piccoli lampi e fumo secco, che rivelarono i contorni di una piccola forchetta che si stava velocemente corrodendo.

-Alla luce diretta del sole, questo è il destino che attende tutto ciò che ha subito un trattamento di Occultamento. E sfruttando questa particolarità, molti maghi l’hanno adoperato per secoli sottoforma di tortura... Che finiva quasi sempre con la morte del povero malcapitato.

-Wow. Ora capisco perché tanta segretezza.

-In realtà non corriamo troppi rischi: è una magia abbastanza complessa da eseguire perché possiate impararla su due piedi ed inoltre lascia talmente tante tracce che gli insegnanti se ne accorgerebbero subito se qualcuno tentasse di utilizzarlo qui a scuola. Ma dato che prevenire è meglio che curare...

-Non può aggiustarla più? Come ha fatto prima?

-No, non posso. Non ha più nulla che la possa ricondurre al suo stato originario, la polvere che è rimasta non è neppure più d’argento.

Mi dispiacque parecchio essere stato il carnefice di una povera posata da dessert, quasi come se avessi fatto del male ad un essere vivente.

-Stiamo andando alla grande, direi. Facciamoci dire dal professor Lupin dove tiene il Molliccio per provare l’ultimo incantesimo e così poi ti lascio libero.

Decise di alzarsi dalla scranna a capotavola in cui si era seduto, ma per farlo mi chiese una mano: sebbene a parole fosse energico, mostrava tutti i suoi anni nei movimenti.

-Ok, andiamo dal tuo insegnante di DCAO, chissà se si ricorda di me.

 

Il Molliccio era rimasto rinchiuso per tutto il tempo in un baule nel sottopalco dell’ultimo piano della Torre di Astronomia, significando che la sera prima avevamo seguito la lezione con un mostro sotto i piedi.

-Questa è una fattura ed anche se è particolarmente semplice, rimane tale... Quindi molto più complicata dei due incantesimucci che hai utilizzato poco fa. Quindi concentrati e non farti paralizzare da qualsiasi cosa possa venir fuori da questa cassa.

Non ero particolarmente preoccupato, tutt’al più ero curioso di vedere sotto le sembianze che avrebbe assunto il Molliccio cosa la mia mente temesse più d’ogni altra cosa. Una volta libero il mostro si tramutò in un orrido e peloso ragno dalle dimensioni di poco più piccole di quelle di un cane. Ripugnante, ma non certo spaventoso.

-Ma non è vero che ho timore dei ragni!

-E che ti posso dire, Ridicolizzalo comunque!

-D’accordo.

Avevo in mente l’esatta punizione per questo strano Molliccio che non era stato in grado di mettermi addosso nemmeno un briciolo di paura.

-Riddikulus!

Un’enorme ciabatta schiacciò l’aracnide accartocciandolo dolorosamente, poi lo calciò dritto dentro il baule dal quale era appena fuoriuscito.

-Anche questa è fatta, sembra... Sei sicuro che i ragni non ti mettano almeno un pochino in soggezione?

-No, mi fanno solamente schifo. Cioè, non vorrei svegliarmi con uno di quei cosi sulla faccia, ma da qui a  finire preda del panico ce ne passa.

-Comprensibile, solo che... Boh, non m’è mai capitato.

Tra i due il più deluso ero io, poiché credevo di conoscermi, invece l’apparizione di quel ragno pose seri dubbi sulla mia autoanalisi.

Eppure credevo che provassi una fifa tremenda per gli zombie del cinema...

 

-Ma dove sei stato tutto il pomeriggio?

Al mio rientro alla Sala Comune, Dan mi mostrò tutta la sua preoccupazione.

-Ehm, ero con Piton...

-Tutto questo tempo? Scontavi una punizione?

-Sì e non è manco terminata. Dovrò andare da lui quasi tutti i giorni.

Non potendo dire come stavano realmente le cose, sperai che come scusa reggeva.

-Ti ha tolto dei punti?

Anche Fred si dimostrò ansioso, almeno per quanto riguardava i punti delle Case.

-No, almeno quello no. Cosa avete fatto voi nel frattempo?

-Siamo rimasti qui, ad aspettarti.

-Come, tutti quanti?

-Quasi tutti. Non potevamo pensare di uscire dal castello se sapevamo che tu eri chissà dove con Piton.

E da quand’è che gli sto così a cuore?

-Beh, allora scusatemi se vi ho fatto attendere.

-Abbiamo ancora qualche ora prima che faccia buio, cosa facciamo?

-Io vado ad allenarmi sul volo, volete venire?

Fred si rivolse a me, sogghignando:

-Ah, dimenticavo... Non ti è permesso!

Ecco il Fred che conosco...

-Vabbè, ci vediamo più tardi. Aspetto questo giorno da una settimana, non posso attendere oltre.

Dopo che Fred e Liam corsero ai piani superiori, con me rimase soltanto Brendan.

-Se vuoi puoi andare con gli altri, non sentirti obbligato a farmi compagnia.

-No, tranquillo, non mi sento ancora così sicuro sulla scopa tanto da allenarmi senza l’istruttrice.

-Gli altri dove sono?

-René e Rupert non lo so, ma le ragazze sono in Sala Grande ad ascoltare le prove del coro di canto. Domani ci sarà la prima domenica dell’anno.

-A me non va di passare il poco tempo libero che abbiamo a sbadigliare davanti ad un gruppo di rospi canterini.

-Allora cosa proponi?

Dato che per avermi aspettato così a lungo mi sentivo in debito con lui, decisi di fidarmi un pochino e di rivelargli ciò che scoprii qualche sera prima nei panni di Muthsera.

-Dammi una mano a cercare una cosa...

-Cosa di preciso?

-L’altro giorno mi sono... Ehm, accorto che in questo preciso punto della Sala Comune molto probabilmente c’è l’ingresso per uno di quei famosi passaggi segreti di cui discutevamo durante la ricerca dei Digitali Silvani.

-E cosa te lo fa pensare?

-Il fatto che le tende siano raccolte in ogni lato della stanza, mentre qui sono chiuse... Inoltre arriva una leggera brezza: se ti metti qui vicino quando il camino è acceso, la differenza la senti.

-Sarà, ma a me sembra un normalissimo muro.

-Perché non abbiamo ancora trovato il meccanismo che attiverà... Ecco, guarda.

Credetti di aver trovato una pista: uno dei ganci in cui si appendevano le tende mi sembrò più vecchio e scrostato degli altri che, invece, brillavano come nuovi.

-Secondo me dobbiamo farci qualcosa... Tirarlo, spingerlo o abbassarlo, non so.

-Guarda, lo si può roteare solo per un quarto di giro.

-Già e non lo si può muovere in nessun altro modo.

-Forse fa solo un po’ di gioco per via della sua età.

-Può darsi, ma se invece...

Click!

Inserendo la tenda avvolta dentro il gancetto e girandolo successivamente, provocai una leggera trazione sull’asta superiore lungo la quale scorrevano i tendaggi che, piegandosi, produsse quel suono. Subito dopo il muro di fronte a noi iniziò ad indietreggiare e a rivelare uno strettissimo passaggio.

-Che ti avevo detto?

-Accidenti, credi che dovremmo entrare?

-E secondo te perché l’ho cercato? Non vedo l’ora di scoprire dove conduce...

-Ma è buio pesto là dentro...

-Ci saranno sicuramente delle torce da accendere. Dai entriamo.

Per fortuna gli unici altri due Serpeverde che si trovavano nella stanza in quel momento stavano sonnecchiando spalla contro spalla sul divano a due passi dal nostro confabulare, così potei entrare senza il timore di essere spiato.

-Aspetta, prima di richiudere il passaggio cerchiamo una torcia.

-Ma come fai ad essere sicuro della loro presenza?

Perché ci sono già stato, ecco perché.

-Anche se è un passaggio segreto, fa sempre parte dei Sotterranei, no? E qui è pieno di torce lungo i muri, fai due più due e... Eccone una!

-Si ma è spenta!

-Tu non preoccuparti, chiudi il passaggio.

-Ma così rimaniamo al buio!

-Fa’ come ti dico.

Non appena vidi che Brendan mi rivolse le spalle, staccai dal muro la torcia ed usai silenziosamente l’incanto Incendio, visto che se c’era una cosa che sapevo far bene era dare fuoco alle cose.

-Hai visto? Non appena hai chiuso il passaggio, la torcia s’è accesa da sola!

-Pura fortuna... Dove andiamo adesso? Questo posto è immenso...

Era vero, eravamo all’interno di una vera e propria ala segreta del castello: non potevamo sapere dietro ogni angolo quante altre aree si nascondevano alla nostra vista.

-Direi che ci conviene utilizzare l’intuito: siamo nella parte ovest dei Sotterranei, se ci spingiamo ancora più in là ci troveremo sicuramente dinanzi a un muro prima o poi...

-O magari usciamo direttamente dal castello...

-Credi che esistano passaggi segreti che portano all’esterno?

-Perché no? E poi se sbagliamo, rischiamo di finire in mezzo ai troll di caverna.

-Già, è meglio evitarlo. Andiamo a destra, allora!

Andare ad est equivaleva a dire proseguire lungo uno stretto corridoio, per poi finire in un altissimo androne che si dipanava in tre o addirittura quattro rampe di scale agli angoli della sala tutte dimesse e malconce.

-E ora?

-Proseguiamo a destra... D’ora in poi qualsiasi incrocio affronteremo prenderemo sempre la via più a destra, in modo da saper tornare indietro, nel probabile caso il tragitto si dimostri più labirintico possibile.

-Non mi piace perdermi, siamo ancora in tempo...

-E dai, perdersi è impossibile se adottiamo questo metodo. E se qualcosa andasse comunque male ci basterebbe gridare come due ossessi, prima o poi qualcuno ci sentirà, siamo sempre all’interno del castello dopotutto.

Anche se non del tutto convinto Dan decise di seguirmi fino alla fine, tra ripidi scalini traballanti e scaffali pieni di argenteria e libri che avevano vissuto anni migliori.

-La polvere che c’è in queste stanze non l’avevo mai vista in tutta la mia vita!

-Più che della polvere mi preoccuperei per i dirupi improvvisi: guarda là!

L’ultima rampa di scale che avevamo deciso di discendere infatti terminava con un precipizio alto almeno un paio di metri: uno spettacolo impressionante da vedere poiché a causa della scarsa illuminazione non se ne vedeva il fondo a meno di non aver prima teso la torcia verso di esso.

-Dietrofront?

-Direi che siamo obbligati, non c’è modo di discenderlo senza lanciarsi di sotto... E anche se fossimo tanto pazzi da farlo poi non potremmo tornare più indietro. Ma che senso ha una voragine del genere?

-Forse è crollato tutto...

-Nah, è fatta apposta... Non ci sono né segni di cedimento né macerie di sotto, inoltre le pietre che costituiscono la parete del salto sono tutte levigate: è chiaro che fosse così fin dal principio.

-Allora non ne ho la più pallida idea: non c’è motivo di realizzare tre rampe di scale per farle terminare in un pozzo così profondo.

-Effettivamente poteva essere un pozzo, contenente dell’acqua. L’acqua ora non c’è più e adesso sembra solo un assurdo gradone.

-Possibile, andiamocene adesso.

Lo scarso senso di avventura di Dan stava iniziando ad infastidirmi, stavo quasi per rimpiangere di non essermi avventurato da solo.

-Aspetta però! Fino ad ora non abbiamo fatto altro che salire e risalire... Il tutto per almeno 3 piani! Non credo che questi pochi gradini ci abbiano fatto ridiscendere nei Sotterranei. E sfido chiunque a sfruttare una falda acquifera da questa altezza!

-Ed ecco spiegato il perché non c’è più acqua! Ora vogliamo andare?

-Non hai capito quello che voglio dire: è impossibile che questo sia mai stato un pozzo, deve essere un altro il motivo per cui hanno realizzato questo dislivello...

Dopo qualche secondo di concentrazione arrivai ad una conclusione.

-Ti ricordi di ieri, durante la lezione di Difesa?

-Cosa dovrei ricordare?

-Siamo scesi nei Sotterranei, nella cosiddetta Ala Vecchia della scuola...

-Sì?

-E il professor Lupin ci ha spiegato come molti degli ambienti del Castello siano stati realizzati con lo scopo di far esercitare gli studenti in determinati incantesimi.

-E allora?

-E allora, anche questa potrebbe essere una di quelle prove d’allenamento!

-Anche se fosse non conosceremmo comunque l’incantesimo che ci serve per levitare fino a là sotto.

-Quello no, ma ne conosciamo un altro che, con una buona dose di fortuna, potrebbe essere proprio quello che ci serve adesso!

L’espressione confusa di Dan mi costrinse ad esser più specifico.

-Questo mattone è marchiato con il simbolo del nostro libro di Difesa, probabilmente è un modo per indicare che qui sono state utilizzate delle Arti Oscure... Magari proprio l’Occultazione, che è esattamente la prima forma di magia oscura che sappiamo affrontare!

-Intendi con l’incantesimo della lucina verde?

-Sì, proprio così, quello della lucina...

-Ma io ho già dimenticato come si lanciava e tu non hai una bacchetta, quindi siamo sempre al punto di partenza.

-Di già? Ma è passato solo un giorno... Vabbè, per fortuna lo ricordo io per te: l’incantesimo era il Verdimillius e il movimento della bacchetta era più o meno questo. Provaci, dai!

-Ma sono riuscito a farlo a malapena davanti al professore, qui non ci riuscirò di sicuro...

-E dai, provaci almeno! Ti aiuto io, segui il mio dito...

-Verdimillius!

-Verdimillius!

Come avevo supposto il resto della scalinata apparve con un bagliore verdastro che si protendeva ancora più in profondità di quanto non ci sembrava a prima vista.

-Visto? Ce l’hai fatta! Andiamo adesso, sembra solido...

-Non andare! In classe il mio Verdimillius è durato solo per pochi secondi, non ce la faremo a percorrere tutta la strada in così poco tempo!

-Non preoccuparti, ce la faremo...

Anche perché in realtà l’ho lanciato io... E mal che vada il mio record negativo è di due minuti ormai...

-Basta sbrigarsi!

Detto questo mi lanciai veloce contro le scale disoccultate, portando con me la torcia. Brendan, per non rimanere da solo al buio fu costretto a seguirmi.

-Mannaggia, me la paghi!

-Prima corri e poi parli, o finiamo dritti nel precipizio!

Per via della forte luce verdognola scaturita dal disoccultamento, la torcia era praticamente inutile, tanto che sembrava quasi di camminare lungo una galleria autostradale in cui però i lampioni proiettavano luce dal basso.

-Arrivati!

Al termine della scalinata a tornante ci ritrovammo dinanzi ad una catena appesa al soffitto e a delle barre metalliche poste orizzontalmente a formare una scaletta a muro.

-Altre scale?

-Sì, ma queste portano dritte al tetto: non c’è alcun Verdimillius che possa far sparire il solaio da sopra le nostra teste.

-Forse non è necessario usare la magia per una volta...

Tirai in giù la catena, producendo svariati rumori metallici, come se degli ingranaggi ormai datati si stessero muovendo a forza per poter far funzionare un determinato meccanismo.

-Dimmi la verità: ci sei già venuto qui?

-No, ovvio che no. E solo che...

...Ho una notevole esperienza nel campo esplorativo per via di tutti quei videogame che ho giocato!

-Solo cosa?

-Niente! Intuizione, semplice intuizione.

Sulle nostre teste si formò un cerchio luminoso, nato dall’apertura di una botola alla fine della scaletta.

-Vediamo dove conduce!

Salire per quei gradini non fu semplice ma alla fine riuscii a sbucare dall’altra parte, dove un’armatura completa e un altro lungo corridoio mi attendevano. Per fortuna questo era ben più illuminato e familiare: dovevamo trovarci in uno dei corridoi principali che raccordavano le varie parti del castello.

-Oh, meraviglia! Allora sotto quell’armatura c’era un passaggio segreto? Non lo sapevo!

Una voce invisibile commentò così il nostro improvviso sbucare dal pavimento. Dopo qualche secondo dalla nostra emersione l’armatura tornò a traslare, ricoprendo il buco dal quale eravamo passati.

-Dan, secondo te dove siamo?

-Siete nel corridoio del terzo piano!

-Ancora quella voce, ma chi è?

-Uscite da lì e avvicinatevi, sono qui!

Scavalcando il muretto che divideva la navata espositiva del corridoio con quella percorribile mi diressi verso l’origine di quell’invito.

Ma non c’è nessuno...

-Qui, dietro di te, giovanotto!

Ed eccolo lì il mio interlocutore: un grasso e stempiato ometto che beveva un boccale di birra rappresentato su un dipinto di dimensioni quasi reali.

-Sì, sono un personaggio di un quadro! Non ti spaventare... E’ la prima volta che vedi un quadro animato?

-No, ne ho visti altri durante questa settimana ad Hogwarts, ma non avevo ancora parlato con nessuno di essi.

-Ah, lo dicevo io che eravate nuovi, non vi avevo mai visto da queste parti... Devo farvi i complimenti allora: non è da tutti scoprire dei passaggi segreti dopo appena una settimana di scuola, soprattutto non così segreti! Non ho mai visto nessuno sbucare da sotto quell’armatura ed io sono qui da parecchio tempo, sapete? Così tanto tempo che, ahimè, non ricordo più da quanto!

-Emanul... Emanl... Insomma, cosa ne facciamo di questa?

Brendan mi mostrò la torcia che avevamo utilizzato lungo i meandri del passaggio segreto.

-Ah non lo so, spegnila e buttala là dietro, almeno nessuno la noterà.

-E come la spengo?

-Già, come la spegni? Siamo al terzo piano sembrerebbe... Bene, più avanti c’è quel ponte in legno, la lanceremo da lì sul fiume!

-Oh, che vandali!

-Vedi che siamo costretti a farlo! Non possiamo lasciarla accesa da qualche parte: è tutto di legno qui!

-Effettivamente sembra non abbiate molta scelta... Se non la più ovvia.

-E quale sarebbe?

-Vedete quei vassoi sotto ogni torcia del castello? Si chiamano ceneratoi... Lascio a voi capire a cosa servono.

-Guarda, funziona! Si è spenta!

Brendan aveva affossato la torcia all’interno di quel mucchio di cenere, smorzandone la fiamma fino a spegnerla del tutto.

-Ma così rimane il problema della torcia in più... Anche se spenta rimane un problema.

-Guardatevi intorno: è pieno di roba inutile buttata a casaccio, chi vuoi che si accorga di una torcia spaiata in mezzo a questa confusione?

Effettivamente negli angoli tra la parete e le colonne c’erano pile di libri consunti, cornici spaccate e vasi rotti che rendevano il corridoio una specie di discarica pubblica.

-Ditemi, giovani Serpeverde, da dove provenite?

-Beh ecco, noi...

Fulminai con lo sguardo Brendan che stava già spifferando il nostro segreto.

-Tranquilli ragazzi, terrò la bocca cucita! Sono un amante dei passaggi segreti, non ne farò parola con nessuno. Ed anzi, se vi confiderete con me, condividerò anch’io un segreto con voi!

Ci sarà da fidarsi di un quadro parlante?

Non avevo ancora ben chiaro il meccanismo con il quale questi dipinti si mettessero a dialogare e a ragionare, né se avessero una loro etica o morale, ma decisi comunque di fidarmi, del resto per lui era impossibile capire il punto esatto da cui si accedeva al passaggio, se avessi risposto con un generico...

-Dai Sotterranei!

-Addirittura da così lontano!

-Già, c’è praticamente un intero castello di passaggi segreti là sotto!

-Ah, come vorrei venire con voi! Ma sono bloccato qui appeso come un salame a questa parete... E sapete perché?

-Perché sei un quadro?

Che domanda sciocca...

-No, cioè sì, ma perché mi hanno affisso qui? Non certo per potermi ammirare, siamo sinceri, non sono poi un così bello spettacolo.

-Effettivamente...

-Perché celo un altro passaggio segreto! Già, dietro di me c’è un varco che conduce da qualche altra parte del Castello e di questo ormai ne sono a conoscenza solo io!

-Davvero?!? E dove conduce?

-Ah, vedi... Questo non lo so! O meglio, l’ho dimenticato! Sono tanti anni che nessuno lo usa più e quindi... Non mi ricordo più dove porta!

-Beh, potremmo scoprirlo noi per te, basta che ci farai passare e...

La faccia contrita di Brendan tradiva il suo rattristamento al sapere di dovere attraversare un altro cunicolo oscuro.

-Impossibile! Senza la parola d’ordine nessuno può accedere al passaggio segreto!

-E tu diccela, no? Avevi promesso di svelarci un segreto, no?

-Il segreto era che io nascondevo un passaggio segreto, questo segreto sarebbe un altro segreto!

Tutto quel parlare di segreti mi aveva infastidito: ero stato truffato da un dipinto!

-La verità è che ho dimenticato pure quella, altrimenti ve l’avrei detta... Anche a me interessa sapere dove conduce l’altra faccia della mia tela: quasi non ci dormo la notte!

-Allora facci passare senza parola d’ordine: noi non la sappiamo, tu non la ricordi... Siamo a un punto morto!

-Impossibile! Senza la parola d’ordine nessuno può accedere al passaggio segreto!

Ebbi una netta sensazione di dejà vu, il ciccione del quadro si stava nuovamente prendendo gioco di noi.

-Non guardatemi così, non dipende da me... Noi quadri siamo stati incantati in questo modo: se non conosci la parola d’ordine non puoi passare, anche se lo volessimo. Vale anche il viceversa: siamo obbligati a far passare chiunque la conosca, anche se non vogliamo.

-Ma se non te la ricordi come farai a riconoscere quella giusta?

-Il passaggio si aprirebbe automaticamente... Credo. Non ne sono sicuro, non mi ricordo granché del procedimento. Però non voglio lasciarvi a mani vuote: vi dirò cosa vedo dall’altra parte della tela, almeno se mai ci passerete un giorno potrete riferirmi di che parte del Castello si tratta.

-Ah, puoi vedere dall’altra parte?

-Certo, ognuno di noi ha un doppione da qualche parte nel Castello, doppione che funge da punto di arrivo all’interno del nostro passaggio segreto. Il mio porta ad una sala con... Un attimo che controllo: sapete, è da tanto che non vado dall’altro lato, lì non passa mai nessuno e mi annoio facilmente e dato che non voglio commettere errori...

Soprattutto con la memoria d’elefante che ti ritrovi...

L’omino si rigirò sulla sedia dandoci le spalle, si alzò e si diresse verso il fondo della prospettiva, sparendo sottoforma di puntino all’interno di un pomello della credenza nello sfondo.

-Guarda, è sparito.

-Evidentemente anche se il dipinto lo vediamo in due dimensioni all’interno c’è una qualche sorta di tridimensionalità che noi non riusciamo a percepire dall’esterno. Non credo si sia miniaturizzato per entrare dentro quel mobile: sicuramente starà attraversando un passaggio che solo lui può percepire.

-Sarà...

Dopo qualche secondo iniziai a riconoscere la corpulenta figura dell’uomo del quadro che appariva via via sempre più nitida, fino a mostrarsi nella sua interezza dinanzi a noi. Il personaggio si sedette, riprese la sua posa abituale e commentò:

-Eccoci, ricordavo bene dopotutto. Quasi... Per nulla in verità. Fortunatamente ho ben pensato di dare una ricontrollata così ho tutto più fresco... Da dove posso partire? Oddio... Non ricordo più cosa dovevo dirvi... Ah già, i rosoni! La sala in cui si affaccia l’altro lato del mio dipinto è decorata con rosoni sui quali poggiano dei brevi parapetti in pietra. Il solaio e il pavimento sono in legno, mentre come tramezzi tra le parti in legno e quelle in pietra ci sono dei motivi decorativi a forma di pipistrello, anch’essi in pietra. Vi viene in mente qualche luogo specifico della scuola?

-Beh, complimenti per la descrizione dettagliata ma no, non siamo mai stati in quella parte del Castello... Non che prestiamo tutta questa attenzione ai merli delle pareti comunque.

-Ah, peccato. Se mai passerete da quelle parti comunque cercatemi, ho tanta voglia di sapere dove il mio passaggio conduce!

-D’accordo!

Come no, contaci.

-Ma scusa, se tu sei sempre rivolto da questa parte, noi di là come faremmo a parlarti? Non ci sentiresti!

Brendan era seriamente intenzionato ad esaudire la sua richiesta; a me sembrava solo una perdita di tempo: anche se glielo avessimo rivelato se lo sarebbe scordato nel giro di un’ora.

-Oh, non preoccuparti di quello, riesco a sentire contemporaneamente da entrambe le parti... Il che è fastidioso quando ci sono roditori che gironzolano in giro di notte: è più probabile che mi sveglino coi loro squittii se ho le orecchie puntate su due luoghi distinti del Castello nello stesso momento. Comunque per fugare ogni dubbio ti basterà dichiarare a voce alta il mio nome, cioè... Ehm, voglio dire che mi chiamo... Dunque, sebbene sembri che non me lo ricordi è solo che è un po’ difficile da pronunciare correttamente... Infatti il mio nome è... No, non era così... Ah ecco, ora ricordo: il mio nome è Boris Bothroat!

 

-E’ stato divertente in fondo.

In Sala Grande finalmente Brendan aveva espresso un parere favorevole all’esperienza di quel pomeriggio.

-Lo hai ammesso alla fine! La prossima volta non rifare il lamentoso però.

-Perché, hai intenzione di rifarlo?

-Certo, sarebbe da idioti sapere dell’esistenza di quell’ala dismessa e non esplorarla a fondo. Se non vorrai venire non ti costringo mica...

-No, alla fine piace anche a me, è solo che... Non ti sei davvero mai preoccupato di poterti perdere lì dentro?

-No, perché credo di avere un buon senso dell’orientamento: quella di oggi non è stata altro che una passeggiata in confronto a cosa ho fatto un paio di anni fa.

-Ora sono curioso, racconta.

Mi misi comodo, poiché non sarebbe stata né una storia breve né sarebbe stata semplice da narrare evitando i riferimenti al mondo babbano a cui fino a pochi mesi prima appartenevo.

-Nulla di eccezionale alla fin fine, anzi forse potrebbe risultarti anche troppo assurda ed infantile. Non so perché l’ho fatto... O meglio: lo so, ma non ricordo perché decisi di andare fino in fondo, del resto non aveva alcun senso.

-E dai, non farti pregare!

-Non volevo tirarmi indietro, era solo una premessa... Praticamente, verso le otto e mezza di sera, al termine...

Liam, René e Fred arrivarono in gruppo alle nostre spalle e, vedendoci, decisero di sedersi accanto a noi.

-Ma dove siete stati tutto il giorno? Vi prego, non diteci che siete rimasti seduti qui come due vecchiacci al parco!

-Nono, io ed Emanlule siamo arrivati da poco, siamo stati in giro per il Castello fino a poco fa.

Il fatto che nessuno riuscisse a dire né il mio nome né il mio cognome senza storpiarli stava iniziando ad infastidirmi seriamente.

-Ma se non vi ho visto da nessuna parte... Vi ho cercato, sapete? Ci serviva un altro giocatore per la Pluffa Avvelenata. Ragazzo avrebbe fatto da arbitro, visto che non sa stare in equilibrio sulla sua scopa.

Pensandoci però, odiavo ancor di più il nomignolo Ragazzo, per cui ben venivano le storpiature del mio nome.

-Che faccia seria... Scherzavo! Prima o poi imparerai a volare come si deve, neanche noi siamo poi così bravi... Anche se quel ragazzo di Corvonero è veramente bravo, ma sono sicuro abbia già fatto pratica in casa.

-Parli di Rower, vero? Quel tizio è un pazzo... E non parlo solo della sua bravura sulla scopa e ad Incantesimi, è proprio strano. Vi ricordate l’altra sera come mi ha ucciso per una battuta sui suoi genitori?

-Ahahah, me l’ero quasi scordato Liam... Per poco non ti spaccava la faccia con pugno. Avresti visto le stelle ancor prima della lezione di Astronomia!

-In realtà ragazzi, a me, il suo compagno di casa O’Connéll, ha rivelato una cosa troppo strana per essere vera...

-E cosa?

-Nah, non posso dirvela, altrimenti direste che credo a qualunque baggianata ascolti da quell’Alexis.

-E allora non mi interessa... Voi due, invece, che vi stavate raccontando?

-Emaniul mi stava raccontando di una pazzia fatta a nove anni.

-Giusto, il tema di oggi è questo dopotutto... Ricomincia dall’inizio.

-In realtà avevo appena iniziato, però devo avvertirvi: non è poi così interessante e può sembrare infantile la motivazione per cui...

-E dacci un taglio con ‘sti preamboli! Lo ha fatto anche prima con me, mette sempre le mani avanti, andrà a finire che la storia si rivelerà una schifezza.

Data la presenza di lingue un po’ meno discrete di quelle di Brendan, dovetti fare ancora più attenzione nel nascondere gli elementi non magici del mio racconto e, sorprendentemente, non fu tanto difficile sostituire il gruppo scout con una generica scuola pomeridiana, l’automobile di mia madre con la Materializzazione e i carabinieri con gli agenti dell’Ufficio protezione minori del Ministero della Magia Italiano: credettero a tutto.

-Verso le otto e mezza di sera, al termine del... Ehm, delle lezioni della mia scuola serale, attesi mia madre per parecchi minuti al di fuori dell’istituto, senza che lei si presentasse. Dopo una mezz’oretta decisi di andarmene a piedi fino a casa mia. Il problema era che da lì c’era parecchia strada da percorrere e che i quartieri che avrei dovuto superare non erano adatti ad un bambino della mia età a quell’ora della notte, visto che ci avrei messo un paio d’ore a piedi e si sarebbero fatte almeno le dieci.

-Ma allora scusami, non aveva alcun senso andarsene prima e farsi quella scarpinata se già sapevi che c’avresti impiegato comunque molto tempo. Tanto valeva aspettare tua madre che prima o poi si sarebbe Materializzata lì da te!

Sì, esatto, Materializzata è il termine esatto... In quell’occasione si era staccata la marmitta dall’auto di mia madre, altro che poteri magici.

-Ve l’avevo detto che le motivazioni con le quali parte questo mio racconto erano blande ed infantili...

-Vabbè... Così ti sei incamminato di notte per questi quartieri un po’ bruttarelli. E poi?

-E poi... Nulla. Dovreste conoscere la mia città per comprendere che razza di strada ho fatto: i viottoli che ho intrapreso, le scalinate che ho salito, i campi che ho superato, le persone ho incontrato... Perché alla fine, preso dall’euforia dell’esplorazione, il mio obiettivo non era più solo quello di tornare a casa, ma farlo percorrendo più zone nuove del mio paese possibili. Il che significò che tornai a casa verso le undici di sera, dove al mio arrivo trovai ad attendermi un plotone di... Di agenti dell’Ufficio protezione minori del Ministero della Magia Italiano, alla mia ricerca assieme ai miei disperatissimi genitori, che mi credevano morto o rapito.

-Esiste un Ufficio del genere in Italia?

-Sì, certo... Perché qui no?

-Non mi sembra, forse...

-Bah, tu stavi male anche all’epoca. Anche a me piace gironzolare qua e là ogni tanto, ma spingere i miei genitori a chiamare gli Auror mi pare esagerato.

-E sconsiderato.

Alzai le spalle in segno di impotenza. Durante il mio lungo racconto la Sala Grande si era riempita e stava per iniziare la cena. Ripensando a quel discorso che coinvolgeva la mia vecchia vita mi tornò in mente la pizza del sabato sera.

Dio, quanto mi manca...

 

-Ma dormi ancora?

Rupert mi svegliò sradicando le coperte con le quali mi ero avvolto la sera prima.

-Ma non è domenica? Almeno oggi voglio dormire quanto voglio.

-Sì ma sono quasi le dieci, ti perderai la colazione.

-Sai che m’importa, è stata una settimana mostruosa, lasciami riposare.

-Fa’ come vuoi.

Ecco bravo, ciao.

Dicendo così Rupert se ne andò, lasciandomi solo. L’inusuale silenzio che pervadeva l’intera stanza però mi tenne sveglio e non riuscii più a chiudere occhio.

-Bah, ormai è fatta, tanto vale alzarsi.

Diedi una rapida occhiata a Muthsera per vedere se stesse bene. Si era ingrossato ed impigrito in soli sei giorni, dovevo ridurre decisamente le sue razioni di cibo.

-Almeno uno dei due dorme fin quando vuole...

-Shh! Ho bisogno di riposare, ho la digestione lenta!

-E tu ormai solo questo fai: mangi e dormi.

-E cos'altro dovrei fare? Sono un animale dopotutto: non ho i tuoi stessi doveri!

-Sarà, ma da oggi cambiamo dieta: un pezzetto di carne ogni due giorni.

-A me sta bene, è comunque molto più di quello che avrei ingozzato in natura.

La Sala Comune era anch’essa deserta: evidentemente erano tutti in Sala Grande.

E andiamo... Anche se non ho poi tutta questa fame dopo la sfogliata di ieri sera...

Quando arrivai la colazione era agli sgoccioli: sui tavoli erano rimaste soltanto le bevande più aspre e le fette di pane più secche e sgretolate.

-Arrivi tardi, ti sei perso le brioches alla marmellata di lamponi!

-Meglio così, altrimenti avrei vomitato tutta la cena di ieri, troppo fritto.

Le finestre delle vetrate della Sala Grande si spalancarono improvvisamente, facendomi prendere un colpo.

-E adesso?

-Ahahah, calmati, credo sia la posta domenicale!

Uno stormo di gufi e civette volò sopra le nostre teste, in un vortice di piume e di ali che cozzavano fra loro, creando un gran scompiglio aereo.

-Di domenica vengono gli uccelli a consegnarci le lettere?

-Sì, solitamente tocca a noi ritirare la posta in Guferia durante la settimana, ma di domenica i pacchi ci vengono consegnati direttamente qui. Ho detto pacchi perché tutta la posta più pesante ed ingombrante la riceviamo solo di domenica, giornali e semplici lettere invece tutti i giorni.

-Probabilmente è per non farci distrarre troppo dallo studio se dovessimo ricevere un regalo dai nostri genitori.

-Ecco a voi Rupert, il mio bellissimo allocco! Cosa mi hai portato Rupert? Ah che bello, un set di grucce per appendere i miei abiti nell’armadio, effettivamente le avevo dimenticate.

Il rapace di Fred abbassò il capo in cerca di grattatine da parte del suo padrone, che non si fecero attendere.

-Ti ho detto di cambiare il nome a quel tuo stupido uccello!

-E come faccio? Ormai lui si riconosce con quest’appellativo e poi ragazzi, non credete che gli assomigli un po’?

I due in comune avevano della folta peluria nell’arcata sopraciliare, il che rendeva abbastanza congrua la comparazione.

-Effettivamente...

-Sta’ zitto tu, vedi invece se il tuo gufo ti ha portato una bacchetta, magonò!

Uno strano volatile che assomigliava ad un barbagianni a cui è stata applicata una permanente si avvicinò al nostro tavolo, consegnando a Brendan una rivista ed un piccolo pacco.

-Ehm, lei è Curly... Sì, ha le treccine perché fino all’anno scorso era di mia sorella!

Per fortuna Rudra arrivò ad interrompere quella scena imbarazzante con una lettera dei miei, la terza solo in questa settimana, e un catalogo della Hogsmeade, una non so quale azienda fornitrice di prodotti per streghe e maghi.

-E questo?

-Ah, è arrivato a tutti. A quelli del primo e secondo anno non è permesso andare ad Hogsmeade, perciò se vuoi acquistare qualcosa dai loro negozi puoi farlo per corrispondenza.

-Hogsmeade?

-Ma non sai mai nulla!

-Vorrei vederti al mio posto Rupert, a studiare in un Paese diverso dal tuo, così vedrei quante cose sapresti.

-Sicuramente ne saprei più di te!

Dan per fortuna mi spiegò cosa fosse Hogsmeade interrompendo lì la discussione.

-Hogsmeade è un piccolo villaggio al di fuori di Hogwarts, un tempo ci abitavano, ma è così fuori dal mondo che ormai serve solo da scalo agli studenti e agli ospiti della scuola durante l’anno, d’estate infatti è praticamente deserta. Dal terzo anno in poi faremo delle visite lì, potremmo definirle delle sorte di gite.

-Allegria...

-Ci sei già stato, Liam?

-Sì, è un buco: non c’è nulla. La cosa più interessante è la testa di maiale che ogni tanto grugnisce sull’insegna della taverna vicino Mielandia... E ho detto tutto.

-In effetti anche dalla lista dei prodotti che vendono non sembra che ci sia chissà cosa. A meno che non ti vuoi far venire un’ulcera con tutti questi dolci, il resto è abbastanza anonimo. La Bottega degli Scherzi di Zonko è poi la più triste di tutti.

-Ma cosa dici, è piena di roba interessante, guarda qua: c’è il Folio Magi in offerta, l’altro giorno dicevi che volevi iniziare la raccolta di figurine, no?

Miller apparve alle nostre spalle esprimendo tutto il suo entusiasmo scaturito dall’avere in mano anche lui quel catalogo.

-Ehi, ma che ci fai qui? Sconfinamento, intrusione, effrazione!

In pochi attimi un boato di insulti provenienti da tutto il tavolo dei Serpeverde piovve addosso al povero Miller che scappò mortificato.

-Ah si, grazie, Miller...

Ma ormai se n’era andato.

-Ahahah, avete visto come se l’è data a gambe?

-Ma che gli è saltato in mente, venire fin qui?

-Mi voleva solo avvertire della presenza del Folio Magi, siete stati sgarbati.

-Non vorrai comprartelo veramente, spero.

-Perché no, mi sembra carino e potrei venire a conoscenza di parecchi maghi che hanno fatto la storia della magia.

-Ma non sei un po’ troppo cresciutello per collezionare figurine?

-Sarà, ma per me è una novità: voi lo avete fatto da bambini, vorrei provarci io adesso. Accidenti...

-E adesso cosa c’è?

-Il Folio Magi in offerta costa 2 Galeoni e 8 Falci anziché 3, ma loro spediscono solo per ordini superiori ai 3 Galeoni.

-Quindi addio all’offerta, sempre 3 cucuzze devi sborsare.

-Sì, ma cosa prendo che costi esattamente 9 Falci? Ci sono solo cose stupide qui...

-Guarda questo, ne costa 10 di Falci, ma sembra carino: Tubizzatore. La descrizione dice che nessun gufo riuscirebbe a resistere al richiamo di questo fischietto, così puoi dirottare la posta degli altri la domenica mattina!

-O venir sommerso dalla loro pupù.

-Anche.

-Nah, non mi convince per niente, se devo spendere questi soldi per forza che almeno sia qualcosa di veramente utile. Oh, forse ho trovato.

In un angolino dell’ultima pagina della sezione dedicata al Negozio di Zonko c’era un articolo in promozione a soli 9 Falci, esattamente quanto serviva a me.

-Foglietti Cerca&Trova: dodici pezzettini di carta incantati che andranno alla ricerca di chiunque vorrete incontrare, basta scriverci sopra il nome e loro faranno il resto!

-Sembrano pizzosi.

-A me sembrano perfetti. Facciamo quest’ordine, và. Al modulo precompilato vanno aggiunti soldi in contanti? Sicuri non si perdano lungo il viaggio?

-Via gufo transitano beni e merci ben più costosi di 3 Galeoni, quindi credo ti possa fidare.

-Speriamo bene...

 

-Allenamento di Quidditch? Di già?

-Sì, la nostra squadra è rimasta praticamente invariata dall’anno scorso e quindi non hanno dovuto perdere tempo con le selezioni prima di partire con gli allenamenti ufficiali. Sono già al campo, venite?

Gideon invitò me e Dan ad assistere al primo allenamento della squadra di Quidditch di Corvonero, non potevamo certo rifiutare.

-Le altre squadre sono messe male: i capitani e i giocatori migliori si sono tutti diplomati l’anno scorso, se tutto va secondo i piani quest’anno la Coppa di Quidditch la vinciamo noi.

-Sembri informato... Serpeverde com’è messa?

-Meglio di Grifondoro e Tassorosso, visto che Flint sta ripetendo il settimo anno, ma ha perso entrambi i battitori.

Per me era come se Gideon e Brendan stessero parlando arabo, perciò mi limitai ad annuire ad ogni loro valutazione tecnica. Avvicinandomi al campo di Quidditch notai che finalmente il grosso portone era aperto e una nutrita folla di studenti degli anni superiori stava parlando al suo ingresso.

-Ma dove vai? Di qua!

Gideon mi urlò contro perché stavo mettendo piede direttamente sul campo, invece di cercare un posto tra gli spalti.

-Scusa, volevo vedere il campo in prima persona.

-Ma non puoi, ci saranno già i giocatori lì... Se hai tutta questa curiosità iscriviti al club della tua squadra.

Non ero sicuro se si trattasse di un consiglio sincero o di una malcelata presa per i fondelli data la mia ultima esibizione sulla scopa. In ogni caso lo seguii su per le gradinate della tribuna.

-Non si arriva mai, ma quanto in alto stiamo salendo?

-Parecchio direi, roba che se cadi da qui ti spiaccichi al suolo come un uovo rotto.

Più salivamo e più l’insicurezza mi assaliva: sentivo il legno scricchiolare sotto il nostro peso, notavo le fenditure nei tendaggi e la ruggine sui giunti delle travi e delle colonne.

-Ancora niente?

-Direi che siamo arrivati finalmente, vedo un piccolo passatoio.

Infilandoci sotto quell’angusta apertura giungemmo finalmente all’esterno di quell’enorme tendone. Finimmo tra gli spalti dei Grifondoro, ma dato che si trattava solo di una partita di allenamento non c’era alcun problema.

-La prossima volta dovremo risalire la terza rampa a destra dell’ingresso se vogliamo ritrovarci nella tribuna giusta. Ah già, voi siete Serpeverde, quindi la vostra sezione è quella là, la quarta.

-Oppure la prima a partire da sinistra.

-O la quinta.

C’erano infatti tre alti piloni per ogni Casa della scuola che fungevano da podi per gli spettatori tutt’intorno al campo da Quidditch, campo che più strano di così non poteva essere. La forma era ellittica, molto lineare al centro ma con una curvatura decisamente accentuata sulle estremità, quasi da sembrare i vertici di un triangolo un po’ arrotondato; ai bordi dei due lati trasversali del campo erano presenti tre anelli bianchi sorretti da aste in legno che li ponevano ognuno ad altezze e a distanze diverse  tra loro, mentre al centro del campo non c’era nulla se non una linea tracciata sull’erbetta che delimitava le due metà campo avversarie.

-Chi mi rammenta le regole di questo sport?

-Non hai mai seguito una partita di Quidditch in vita tua, vero? Scordarsi le regole è impossibile: sono poche e intuitive. Vedi quei cerchi? Sono le porte, se la Pluffa tirata da un cacciatore entra, segna 10 punti, se non ce la fa o il portiere la para, zero. Il cercatore acciuffa il Boccino e se ci riesce guadagna 150 punti e pone fine alla partita, mentre i battitori con le loro mazze cercano di mandare in Infermeria quanti più avversari possibili, colpendoli di rimbalzo con i due Bolidi attivi in campo. Tutto chiaro?

-Limpido come l’acqua.

In realtà non capii granché, ma sperai di collegare le parole di Gideon ai fatti una volta visti all’opera i giocatori di Corvonero. Sulle panche alle nostre spalle c’erano altri ragazzi, tutti dei Corvonero e, separato dagli altri in un angolino, credetti di riconoscere Andrea Rower che faceva finta di non averci scorto pur di non salutare.

-Venite con me, vi presento un mio amico d’infanzia!

L’amico in questione era un tizio rumoroso e dall’aspetto trasandato, con degli unti capelli color porpora che dalla ricrescita si capiva fossero stati originariamente neri ed un gilet di jeans pieno di fori e di rattoppi nei punti più delicati come il colletto e i gomiti.

-G -Gideon! Sei venuto alla f-fine!

-Zed!

I due Corvonero si diedero a vicenda delle vigorose pacche sulla schiena.

-Ragazzi, vi presento Zedekiah Glunk, un mio vecchio amico ed ora mio compagno di Casa, anche se lui è di un paio d’anni più avanti di me! Zed, loro sono Brendan Callaghan e il ragazzo italiano.

-Ah, q-quello senza bacchetta, v-vero?

-Sì, Zedekiah...

-Chiamami Zed amico, Zedekiah fa s-schifo pure a me. Ma si chiamava c-così mio nonno e quindi...

-Sapete, l’anno scorso Zed era il battitore destro dei Tassorosso!

-E come mai non lo sei più?

-Ehm...

-Puoi dirglielo Gideon, non è mica un s-segreto.

-Come posso dirglielo...

-C’è che mi stavano b-bocciando amico! Non facevo altro che pensare al Quidditch e q-quando la Sprite ha inviato i miei risultati dei test di marzo ai miei genitori, q-quelli mi hanno fatto sospendere da qualsiasi attività extra scolastica per punizione! Ma almeno la d-domenica sarò libero di far quel c-che voglio, no?

-Beh, certo...

-Allora godiamoci q-questo allenamento, c-che sono tre mesi c-che aspetto c-come un idiota... E iniziate!

Da Zed partì una sequela di fischi che finirono per propagarsi di bocca in bocca lungo il resto degli spalti e persino nelle tifoserie dall’altra parte dello stadio.

-E datevi una mossa!

Anche Gideon era della partita. Sospinti da un tale entusiasmo i giocatori in campo finalmente decisero di dare inizio alla partita di allenamento, dividendosi in due squadre da sette giocatori l’una, una portava divise blu e l’altra nere: da così lontano dove eravamo noi distinguerle era un’impresa.

-Tra q-quelli sarei potuto esserci io, dannazione! Forza Jason, non farmi soffrire troppo, muovila c-come la muovevo io q-quella mazza!

La partita era decisamente movimentata, ma il centro dell’azione era talmente distante che certi giocatori sembravano fermi nelle loro posizioni, quando invece schivavano, colpivano e paravano palle da tutte le direzioni. Forse stavo iniziando a capire le regole di questo strambo gioco: una buona parte della partita la si giocava vicino ai tre anelli sospesi a mezz’aria che fungevano da specie di porte da calcio; se la palla più grossa tra le quattro in campo riusciva a superare la difesa del portiere ed entrava in uno di essi allora era punto e l’azione riprendeva dal cacciatore della squadra che ha subito il goal, se invece il portiere riusciva a proteggere le sue porte allora il gioco continuava e con esso la probabilità di essere colpiti da uno dei due Bolidi vaganti tirati violentemente dai battitori. Questi ultimi non si limitavano a prendere a legnate le due palle nere, ma tiravano calci e spallate verso chiunque osasse avvicinarsi all’area che proteggevano, sembrava abbastanza brutale. Proprio quando sembrava avessi afferrato quasi tutto, due giocatori si distaccarono dal gruppo ed iniziarono a sfrecciare come pazzi all’esterno del campo di gioco, verso non si sa quale direzione. Da quell’esatto momento gli occhi di tutti gli spettatori si puntarono fissi verso i due corridori.

-E adesso che succede?

-Uno dei due cercatori avrà avvistato il Boccino e l’altro lo sta seguendo!

-E possono uscire dal campo?

-Beh sì, entro certi limiti sì, il Boccino non vuole mica farsi acchiappare.

I due cercatori tornarono indietro e si diressero verso il pilone dei Serpeverde alla nostra sinistra, ad una velocità tale da estirpare alcuni teloni che ricoprivano la colonna.

Io non riuscirò mai ad arrivare ai loro livelli con la scopa... Sono pazzeschi.

Ad un certo punto però dirottarono verso di noi, volando a poche spanne dalle nostre teste.

-Ma è pericoloso anche per il pubblico! Per poco non ci ammazzavano!

-Dai, è divertente!

Gideon e Zed sembravano felici come dei bambini al Luna Park, tant’è che quest’ultimo se ne uscì con un ispirato coro da stadio.

-Forza Corvi, non deludeteci maaiii. Noi vi supporteremo se la vittoria otterremo, ma se voi perderete la faccia ci rimetterete, perciò Corvi non deludeteci maaiii!!!

Quando toccava le note più alte partiva uno stridolio urticante come quello prodotto da delle unghie ben limate che graffiavano una lavagna lucida e nuova di zecca. Io, Dan ed il resto della platea fummo costretti a tapparci le orecchie per contenere il dolore.

-Ah, quando canta non balbetta però!

-Zitto, che si potrebbe offendere!

-In questo momento sono le mie orecchie da ritenersi offese!

Tutto d’un tratto i cori d’incitamento cessarono, compreso quello di Zed, ed un rombo di stupore prese il posto dell’euforia generale.

-Ohibò, e adesso?

-Un bolide ha preso il cercatore dei blu sulla schiena.

Affacciandomi un pelino dal mio spalto vidi un corpo spiaccicato sul suolo del campo, con le gambe all’aria e la scopa schiantatasi a diversi metri dal luogo dell’impatto.

-Ma da che altezza è caduto... E’ morto?

-Ma ti pare che un giocatore crepi c-così facilmente? Volavano praticamente rasoterra, un paio di ore in Infermeria e s-si rimetterà in sesto.

Sempre più brutale.

-A q-questo punto direi che i neri hanno vinto, a meno c-che il loro cercatore non si faccia silurare  come q-quello dei blu, avrà tutto il tempo per recuperare il Boccino e porre f-fine alla partita. Le s-squadre stanno ancora 20 a 30, quindi 150 punti regalerebbero la vittoria s-senza troppi giri di parole.

-Beh, è stato breve ma intenso quest’incontro.

-Ma che dici, non ascoltare Zed, la partita non è ancora decisa. I blu potrebbero segnare più di quindici volte e quindi ribaltare il risultato nonostante la cattura del Boccino. E poi non è detto che non facciano scendere in campo un cercatore di riserva.

-E’ una partita di allenamento, Gideon! Il sostituto è q-quello che in questo momento sta lottando per la vita in una barella da c-campo, non ce ne sono altri! Lo so perché è il mio c-compagno di stanza, più tardi andrò a fargli una visita.

-Ah beh, allora...

In ogni caso la partita sarebbe stata destinata a finire prima del previsto poiché due Dissennatori, attratti dalla calca dello stadio, si avvicinarono troppo agli atleti, spargendo il panico tra di essi.

-Dannati Dissennatori, vogliono rovinarci il c-campionato?

-Spero almeno che durante le partite ufficiali gli insegnanti vietino a questi cosi l’accesso al campo.

-Gli insegnanti hanno le mani legate al riguardo, altrimenti d-dopo l’aggressione dell’altro giorno avrebbero già p-preso provvedimenti.

-Di quale aggressione parli, Zed?

-Come non lo sapete? E’ successo il putiferio l’altro giorno sull’Espresso per Hogwarts, dormivate?

-No, sapevamo che due Dissennatori erano entrati nel treno per controllare i vagoni, ma non eravamo a conoscenza di alcuna aggressione.

-Quelli del nostro anno non hanno f-fatto altro che parlarne in questi giorni, quel Potter è caduto come una p-pera sfatta!

Potter? Dove ho già sentito questo cognome?

-Ed è morto?

-Ma sei p-proprio fissato con la morte, ragazzino. Cerchi il sangue per f-forza...

-No, è che da quel che so, se un Dissennatore ti attacca ti risucchia l’anima e trovo difficile riuscire a sopravvivere a questo.

-Beh, q-quello che so io invece è che un insegnante è intervenuto per scacciare il Dissennatore e che il ragazzo adesso sta benone, t-tanto da mettersi in mostra anche a Divinazione, quindi o quel che sai tu su q-questi mostri è sbagliato o semplicemente non ne ha avuto il tempo.

Anche dopo la sparizione dei due Dissennatori i giocatori non ripresero a giocare, il che costrinse l’arbitro ad annullare la partita. Zed e Gideon, alla fine delle scale, ci salutarono dirigendosi verso il Lago Nero.

-Che tipo questo Zed...

-Per fortuna non è un Serpeverde, altrimenti saremmo stati costretti ad ascoltare i suoi inni ad ogni p-partita.

-Adesso balbetti pure tu?

Accidenti! Non me ne ero accorto!

-Sai com’è, chi va con lo zoppo...

-Impara a incespicare!

 

-Adesso state zitti, che parte il primo coro domenicale!

Liz aveva interrotto tutti i discorsi che tenevano banco i miei compagni Serpeverde al tavolo del pranzo: dovevamo ascoltare in religioso silenzio le melodie prodotte dal coro della scuola.

-Ma le interessa davvero così tanto il gruppo musicale?

-Shh!!!

Evidentemente...

Il professor Vitious, dall’alto del suo sgabello, iniziò ad inarcare la bacchetta da maestro, scandendo il tempo.

-E un, due, tre e quattro!

-Hogwarts, Hogwarts

la nostra casa

Dove la cultura degli studenti si basa

Hogwarts, Hogwarts

la nostra scuola

Dove ci si aiuta come in una famigliola

-Ma è terribile!

-Sta’ zitto e comprendi il testo.

-Le parole le capisco, ma sono tremendamente stupide.

-Hogwarts, Hogwarts

la nostra vita

Dove si vive la routine più ambita

-Allora goditi il ritmo e i toni delle voci bianche.

-Anche peggio!

-Allora mangia e non disturbare chi invece vuole ascoltarlo!

-Hogwarts, Hogwarts

la nostra storia

Dove si guadagnano onore e gloria!

Forse concentrarsi solo sul cibo non era affatto un cattivo consiglio, anche se il porridge che ci avevano servito non era per nulla invitante.

Altro che lasagne...

 

-Davvero, mangiavo meglio quando non mangiavo affatto!

-Quante volte te lo devo ripetere che in Gran Bretagna diamo più importanza alla cena che al pranzo?

-Sì, ma almeno quello domenicale non toccatemelo. Non chiedevo mica cannoli siciliani su dei piattini d’argento, ma quella brodaglia farinosa...

-I principi di Edimburgo si lamentano del servizio in tavola?

Il professor Piton sbucò dall’altra parte della porta che dava l’accesso ai Sotterranei, pietrificando sia me che Brendan all’uscio.

-Burgio, vieni con me.

Oh no, cosa c’è adesso?

Col suo solito passo spedito difficile da seguire, Piton mi guidò alle porte del corridoio del terzo piano, dove temetti che avesse scoperto la nostra perlustrazione dei passaggi segreti del giorno prima. Per fortuna però, l’insegnante continuò a salire le scale fino al sesto piano, dove mi rivelò il motivo di quell’inattesa scarpinata: il professor Wilkins voleva vedermi.

-E’ permesso?

La porta del mio insegnante personale era aperta, probabilmente perché mi attendeva. Entrai comunque con discrezione, perché non avevo ricevuto alcuna risposta.

-Era buono il porridge?

Il professor Wilkins aveva appena finito di consumare il pranzo sul suo tavolo e si stava lavando le mani.

-Come fa a sapere...

-Che non ti è piaciuto per niente? Sarebbe stato strano il contrario...

Dopo essersi asciugato si avviò verso la credenza dove era in cerca di qualcosa.

-Qui ad Hogwarts si cucina solo ciò che è di stagione... E settembre è il mese dell’avena, abituatici.

Finalmente sembrò aver trovato ciò che cercava.

-Ecco qui, Silente m’ha dato l’esatto orario delle tue lezioni, quindi adesso possiamo regolarci in maniera ufficiale, perciò apri bene le orecchie: lunedì mattina la passi in classe, pomeriggio con me; martedì mattina dipende, questa settimana in particolare con me e nel pomeriggio sei libero; mercoledì mattina in classe, pomeriggio con me; giovedì mattina dipende, questa settimana in classe, pomeriggio pure; venerdì mattina dipende, questa settimana molto probabilmente la passerai in classe. Poi vabbè, Astronomia di venerdì sera e Volo il sabato è chiaro che le seguirai con i giusti insegnanti. Ci sono domande?

-No, tutto qui?

-Certo, cos’altro volevi? Adesso vai e goditi il resto della giornata, da domani si farà su serio, Ragazzo!

Mi ha fatto prendere un colpo per niente... Ma perché proprio Piton è il direttore della nostra Casa?

La stanza da letto era vuota, eccezion fatta per il rospo di Rupert che sembrava ormai un sasso ed il mio Muthsera, abbacchiato e disteso come un morto in forma anfibia. Avevo deciso che nel pomeriggio avrei esplorato i meandri del Castello con lui, sia per rimanere un po’ da solo ed evitare altri incontri strampalati come quello con Zed che per dedicare un po’ di tempo al mio serpente domestico che in questi ultimi giorni avevo trascurato fin troppo.

-Ma non voglio, sono stanco, c’è caldo...

-Non voglio sentire scuse, sei passato da un atteggiamento pavido ad uno accidioso, non hai un po’ di spina dorsale?

-Sono nato in una gabbia, per me è difficile abituarmi a tutto questo movimento...

-Ma quale movimento, sono passati già cinque giorni dall’ultima volta che hai messo il muso fuori da questa stanza... Perbacco quanto sei pesante in forma rettile, riesco a malapena a tenerti in mano.

-Sai, non credo faccia bene al mio organismo tutti questi cambi di aspetto: passo da un corpo più caldo ad uno più freddo, da un ambiente umido ad uno più secco. Ed il mio apparato digerente ormai non sa più come regolarsi... Hai mai visto un serpente vomitare?

-No, ma scommetto sarebbe comunque uno spettacolo migliore di un colubro che si dondola pigramente tra le sbarre della sua gabbietta.

-E dimmi un po’, dove vorresti andare?

-Voglio esplorare meglio il passaggio segreto che hai scoperto l’altra sera proprio dietro la Sala Comune, così grazie al tuo fiuto riusciremo a trovare nuove uscite e ad arrivare ancora più in alto.

-Vedi di non contare troppo sul mio olfatto, non sono mica un cane!

Nascosi Muthsera tra le pieghe della mia mantella e mi avviai verso l’angolo della Sala Comune che celava il passaggio segreto. Per fortuna ancora nessuno era rincasato, perciò potei fare tutto senza destare sospetti. Una volta all’interno dell’ala disabitata accesi una torcia e poggiai a terra il serpente, ordinandogli di mostrarmi la via.

-Ah, la strada la conosci tu ma devo indicartela io?

-Magari trovi percorsi secondari che a me sarebbero sfuggiti.

Per un bel pezzo continuammo per la via che il giorno prima avevo percorso con Brendan, ma al primo incrocio del primo piano ci fermammo, per decidere il da farsi.

-Quindi?

-Dimmi tu, l’ultima volta abbiamo preso a destra e proseguito verso i piani superiori, a sinistra cosa c’è?

-Non ho la sfera di cristallo con me, ma un quasi impercettibile incremento di umidità nell’aria mi spinge a credere che proseguendo a sinistra alla lunga si finisca fuori dal Castello in qualche modo.

-Quello che pensavo anch’io, infatti abbiamo preso a destra per evitare di venir beccati dagli altri studenti in pausa nei cortili. Continuiamo come ieri, magari sta volta prenderemo la rampa a chiocciola anziché quella più esterna, chissà dove ci condurrà.

-C’è un problema però.

-E quale sarebbe?

-Io sono già stanco adesso, come farò a salire tutti quei gradini?

-Vabbè, ti porterò io sulle spalle.

Così dicendo avvolsi a mo’ di sciarpa il corpo di Muthsera attorno al collo e gli feci poggiare la testa sul mio avambraccio destro, poiché dato che per tenere la torcia lo tenevo alzato potesse vederci meglio.

-Non ti muovere troppo, che la tua pelle mi fa senso sul corpo...

-Ah, è la mia pelle a provocare senso a te, non viceversa? Sembra di stare appoggiato ad una padella pelosa...

-E’ la maglia della scuola, non sono così peloso io!

Per il resto della serata continuammo a punzecchiarci e ad esplorare i meandri più reconditi del Castello, finendo per trovare ben sette uscite nascoste in Biblioteca, nei corridoi del quarto e quinto piano, all’interno di un’imprecisata aula scolastica e perfino in un bagno con vista sul Cortile di Trasfigurazione: potevo ritenermi soddisfatto.

-E chi se li ricorda adesso tutti questi passaggi che abbiamo scoperto?

-Fatti una mappa, almeno non te li dimentichi più!

Il tono di Muthsera era ovviamente ironico, ma più ci pensavo e più una mappa della scuola rappresentava la soluzione di tutti i miei problemi scolastici e non.

-Guardate chi c’è, il redivivo! Non è che sei in combutta con Piton? Ogni volta che vai con lui sparisci per delle ore... Qui gatta ci cova!

Fred mi prese a braccetto e mi spinse al di fuori della Sala Comune.

-Andiamo in Sala Grande assieme, altrimenti finisce che sparisci pure lì.

-Si, un attimo, devo prima darmi una sciacquata, non posso...

-Lo farai dopo, al massimo mangi coi guanti, ahahah!

Così finii per cenare con un serpente avvinghiato al braccio, non certo il massimo della comodità, né del buongusto.

 

-Cosa dicevi della cena più importante del pranzo per voi inglesi? Stufato di lampreda... Mi ha fatto più schifo del porridge, non ho toccato cibo, per fortuna c’era un pandolce come dessert.

-Sembra che ai duchi di Normandia continui a non piacere la cucina locale. Se anch’io dovessi mostrare i vostri gusti nella correzione dei vostri compiti, difficilmente riuscirei a promuovere qualcuno all’interno di questa classe... Ed infatti è così.

Il professor Piton entrò in classe sbattendo come sua prassi la porta e facendo svolazzare dei fogli che finirono sui nostri banchi e che si rivelarono essere i nostri compiti corretti.

-Ma perché parli di cibo sempre quando siamo in sua presenza?

-Non lo so, m’è venuto in mente solo ora, vedendo tutti questi ingredienti strani sulla cattedra.

-Questi voti sono da considerarsi validi solo per l’impegno profuso da alcuni di voi nella stesura di queste relazioni, non riguardo al contenuto stesso, altrimenti non avrei dovuto promuovere praticamente nessuno. All’infuori di questo episodio, la prossima volta che oserete consegnarmi testi talmente scadenti sul lato contenutistico e grammaticale, vi giudicherò come se non aveste presentato alcunché, il che significherebbe l’assegnamento arbitrario del voto Troll... Per inciso, il peggiore. Date una rapida occhiata agli errori concettuali, mentre per tutto il resto non posso far altro che consigliarvi vivamente di seguire le lezioni di Inglese che la professoressa Burbage, il sabato pomeriggio, ha deciso gentilmente di intrattenere per voi del primo anno.

Non riuscii a vedere i compiti di tutti gli altri, ma già tra il mio e quelli di Brendan e Miller il risultato generale era più che deprimente: tre Scadenti, un Accettabile e due Desolanti.

-Prima di iniziare, ci sono domande?

Miller fu l’unico ad alzare la mano.

-Sì... Signor McBumble?

-Dove sarebbe di preciso l’aula dell’insegnante che ha nominato lei?

Piton lo fucilò con lo sguardo, poi aggiunse:

-E allora prima che a qualcuno venga la brillante idea di dare aria alla propria bocca con certe idiozie, diamo inizio alla lezione di oggi, che parlerà della Pomata Lucida Ottoni.

 

-Buh!

La stanza del professor Wilkins era avvolta dall’oscurità e lui ne ha approfittato per farmi prendere uno spavento.

-Ma che succede?

-E’ per la lezione di oggi, i tuoi compagni di sotto stanno per imparare uno degli incantesimi più utili che vedrete quest’anno a scuola e tu non puoi essere da meno.

-Un incantesimo oscuro per Occultare gli oggetti?

-No, tutto il contrario, per far luce tra le tenebre...

-Ma non era il Verdimillius quello?

-No, è un’altra cosa ancora... Insomma, guarda qua: Lumos!

Dal buio più totale apparve una flebile luce bianca il cui bagliore delimitava i lineamenti del volto del mio tutore.

-E posso pure modularla sia in ampiezza che in intensità, guarda!

La lucina si era improvvisamente trasformata in un faro allo xeno talmente potente che non riuscivo a vederci più da quanto fosse diventata abbagliante.

-Forse ho esagerato un po’. Che ne dici, non è interessante? Potrai illuminare ogni stanza, non c’è più la limitazione degli oggetti precedentemente Occultati. Ti serve un po’ di luce per andare al gabinetto? Usi il Lumos a bassa potenza. Ti serve per leggere un libro la notte? Lo usi a potenza media. Ti serve per illuminare un intero ambiente? Lo sfrutti alla massimo come ti ho mostrato poco fa. E’ molto versatile e ci sono pure diverse varianti, ma sono un po’ più avanzate, procediamo con ordine.

Effettivamente sembrava davvero utile, specie per un fanatico come me delle escursioni notturne tra gli anfratti della scuola. Poggiai quindi il mio libro di DCAO sul tavolino dinanzi il caminetto e mi sedetti sulla poltrona.

-Ma no, che fai, non ci servono i libri, guarda i miei movimenti, è così semplice!

Svolgendo un paio di semiarchi in aria il professor Wilkins mi mostrò lentamente il giusto movimento di polso da effettuare per lanciare correttamente il Lumos. Sembrava semplice, se non fosse per un piccolo particolare.

-Professore ma il Lumos rende la bacchetta una fonte di luce, ma io non ce l’ho una bacchetta! Cosa dovrebbe illuminarsi da me, la mia mano?

-Ah vero... Giusto, che sbadato... Non saresti qui con me adesso altrimenti... Tu provaci lo stesso, non si sa mai!

-Sarà... Un semiarco crescente, poi uno decrescente... Seguiti da una prima chiusura ed infine da una seconda per formare una specie di otto e poi... Lumos!

Niente.

-Riprovaci, dai!

-Non credo funzionerebbe, questa volta una bacchetta mi serve davvero.

-Allora tieni questo!

Il professore mi tirò contro un mestolo di metallo, evidentemente voleva dare fondo a tutta l’argenteria della stanza.

-Usalo come se fosse una bacchetta, provare non ti costa nulla.

In realtà mi costava in dignità, dato che mi sentivo un vero idiota con un cucchiaione in mano a provare incantesimi che qualsiasi altro studente non avrebbe avuto problemi nell’apprendere.

-E va bene... Lumos!

Sorprendentemente funzionò, anche se per pochi istanti.

-Accidenti, si è spenta!

-E’ normale, ti sei deconcentrato... Riprova!

Ripetei a mente il movimento del polso, tutt’altro che semplici ed intuitivi come asseriva il mio tutore.

-Lumos!

Mantenere la luce viva e vegeta sull’estremità concava del mestolo si dimostrò più complicato del previsto, ma alla fine riuscii a farcela anche questa volta.

-Hai visto? Una volta lanciato correttamente il Lumos diventa autonomo, non ha più bisogno del volere del mago per mantenersi attivo, si spegnerà solo quando tu lo vorrai... Ma prima esercitiamoci a modularne l’intensità: se vuoi ingrandire la luce concentrati sull’incanto e poi alza leggermente la bacchetta, cioè il mestolo; se invece vuoi diminuirla fa’ lo stesso ma abbassandolo.

-Lumos su...

-Bene.

-...E Lumos giù!

-Ottimo, ci sei già riuscito. Una piccola cosa: non c’è bisogno di ripetere ogni volta Lumos, basta che lo pensi e funziona comunque, tanto il grosso del lavoro ormai è stato fatto. Adesso non ci rimane che imparare a disattivare l’incantesimo e ad impratichirci ulteriormente, giusto per esserne sicuri. Per spegnere la luce prodotta dal Lumos basta ripetere a voce alta Nox e dare un colpetto alla bacchetta. Per le prime volte forse è meglio darle dei begli strattoni.

-Boh, proviamo: Nox!

E la bacchetta di fortuna tornò ad essere un normalissimo mestolo da cucina. Ripetei il procedimento di accensione e spegnimento un altro paio di volte fin quando il mio insegnante non mi interruppe.

-Incredibile, ce l’hai fatta nuovamente al primo tentativo... A quest’ora i tuoi compagni staranno ancora cercando di capire come impugnare correttamente la bacchetta. In realtà la lezione sarebbe finita, ma tu sei uno studente fuori dall’ordinario e, scusa la mia poca modestia, neanche io sono un insegnante del tutto ordinario, perciò ti posso insegnare qualcosa di più avanzato.

Sembrava felice come un bambino, come se gli incantesimi li stesse imparando lui e non viceversa. Si smanicò e fece spazio tra il mobilio per prepararsi al meglio a ciò che stava per accadere.

-La prima variante del Lumos non è niente di particolare, è solo un po’ più difficile da eseguire ed ha un effetto prolungato nel tempo ma che si consuma a differenza dell’incanto originario. E’ il Lumos Maxima, che come capirai dal nome, è utilizzato per illuminare intere aree e non piccoli ambienti come questa stanza. Ma dato che non abbiamo l’intera Ala Vecchia a disposizione ci accontentiamo della mia stanza... Pronto? I gesti sono identici tranne alla fine, dove dovrai lanciare il punto luce lontano da te.

Pronto o no devo farlo comunque, quindi...

-Lumos Maxima!

Whisss!

Una coltre di raggi ottici illuminò l’intera stanza: il prodotto del mio incantesimo era talmente abbagliante da costringerci a chiudere gli occhi e ad uscire dalla stanza, rintanandoci nel bagno privato del professore.

-E’ andata bene direi, non ci vedo più per via dello sfarfallio, ma è un buon segno, credo.

-Professore, posso inumidirmi gli occhi? Credo mi stiano per sanguinare...

-Sisi, come no, anzi ti seguo a ruota.

Dopo aver atteso qualche minuto seduti sulla tavolozza del water e sul gradino della vasca provammo ad aprire la porta del bagno.

-Che ne dici, credi che l’effetto del tuo incantesimo sarà svanito?

-Non lo so, provi.

Aprendo appena la porta, un intenso fascio di luce pervase il nostro nascondiglio, segno che il Lumos Maxima non si era ancora estinto.

-Direi di no.

-Già.

Ben ventidue interminabili minuti dopo potemmo passare all’incanto successivo, che avrei lanciato questa volta in bagno per poter usufruire della stanza principale anche dopo la sua esecuzione.

-Il Lumos Solem nelle modalità è identico in tutto e per tutto al Maxima, ma credimi se questa volta sarà difficile da eseguire, dato che dovrai emulare l’irradiamento che naturalmente fornisce il sole.

Mi preparai a lanciarlo mettendomi in posizione da battitore di baseball.

-Ragazzo, mi raccomando, prendi bene la mira e lancialo in bagno, altrimenti oltre a rimanere ciechi moriremo pure dal caldo questa volta.

-Sissignore. Lumos Solem!

Una grossa palla di luce arancione si diresse in tutta velocità verso il bagno del docente, che si affrettò a chiuderne la porta d’accesso con un gesto repentino della bacchetta.

-Et voilà, riuscito alla perfezione... Non che nutrissi dei dubbi in merito. Aspettiamo qualche secondo e poi... Ecco, tocca la porta.

Poggiando la mano sopra riuscii a sentire tutto il calore che proveniva da dietro di essa.

-Come un sole caldo che in natura riscalda e dona vita ad ogni cosa, anche il Lumos Solem fa lo stesso se eseguito alla perfezione. Ne approfitterò per farmi una bella sauna una volta terminata la nostra lezione.

Era stranamente sia buffo che disturbante immaginarsi il professor Wilkins in accappatoio e ciabatte pronto a sudare dentro uno stanzino in cui era appena stato impiantato un sole in miniatura.

-Non per metterti paura Ragazzo, ma la prossima variante del Lumos è davvero roba molto avanzata, talmente tanto che non viene nemmeno insegnata in questa scuola, ma solo in alcuni corsi specialistici per Auror e Obliviatori, perciò se non dovessi riuscirci non prendertela con te stesso, è normale. Sarebbe anormale il contrario ed in quel caso sarei io a provare timore. Scherzo, ne sarei felice invece, ma non fasciamoci la testa prima di rompercela: l’incanto è il Deluxon, che al contrario di tutti i sortilegi visti finora, esercita l’effetto diametralmente opposto. Esso infatti assorbe totalmente l’energia luminosa da tutte le fonti di luce naturali e artificiali nei dintorni, per lasciare al loro posto la più fredda e cupa oscurità. Ti mostro io come funziona... Deluxon!

Al lancio dell’incantesimo, tutte le fonti di luce della stanza, la fiammella della lampada ad olio sul tavolo del professore e la brace del caminetto, vennero assorbite dalla punta della sua bacchetta, svanendo. Al loro posto rimasero le ombre di ciò che fino a poco prima erano: fiamme vacue e spettrali danzavano tra i ceppi senza che emanassero luce o tepore.

-Occhio a non avvicinarti troppo, quella fiamma non trasmetterà più calore, ma può comunque ustionarti per contatto diretto.

Che cosa strana...

Era effettivamente la stregoneria più interessante tra tutte quelle viste quel giorno, dovevo assolutamente padroneggiarla.

-Se non ti ricordi il movimento corretto te lo rimostro: è l’inverso di quello del Lumos, con in più uno strattone all’indietro finale che serve per assorbire le fonti di luce nei paraggi. Puoi anche decidere di spegnere una sola luce alla volta anziché tutte assieme, basta concentrarsi solo su un obiettivo e mirare bene con la bacchetta. Adesso rilascio le fonti di luce che ho delumizzato e poi ci provi tu... Ah, ho dimenticato di dirti che come il Nox disattiva l’incanto della luce magica, per fare la stessa cosa con il  Deluxon serve usare il Denoctis. Per imparare entrambi ci ho messo più di due settimane durante il seminario dell’accademia, non so se ti ho reso l’idea... Sono comunque curioso di vedere come te la cavi, perciò... Denoctis!

Così come erano sparite, entrambe le braci tornarono al loro posto, pronte a consumare tutto ciò che le loro fiamme erano in grado di mordere... Ed io sarei riuscito a spegnerle?

-Se fallisco la colpa è comunque di questo mestolo e non mia...

-Nessuno è mai riuscito in qualcosa se è partito con un atteggiamento negativo... Credici! Se non puoi tu, non può nessuno!

Ma sbaglio o mi sta sopravvalutando eccessivamente? Spero che non venga a conoscenza della mia performance a Volo, altrimenti gli crollerebbe un mito... Forza, ce la posso fare!

-Deluxon!

Mi sembrò per un attivo che la fiamma della lucerna si fosse mossa di qualche millimetro, ma poi tutto tornò come prima.

-Umh, ritenta... Abbiamo un sacco di tempo dopotutto.

-Deluxon!

-Deluxon!

-Deluxon!

-Ho detto Deluxon!

Per un oscuro motivo il mestolo iniziò a diventare rovente, tanto da spingermi a gettarlo per terra per non ustionarmi.

-Cosa c’è?

-E’ improvvisamente diventato caldo...

-Umh, lo vedo, scotta davvero tanto. A questo punto direi che è meglio fermarci, o potremmo farci male senza comunque conseguire alcun risultato.

Non mi trovavo d’accordo: per una volta c’era un incantesimo che mi interessava davvero imparare e non volevo rinunciarci a causa di un utensile da cucina che si era surriscaldato.

-Sono più abituato a mani nude mi sa... Provo così: Deluxon!

Finalmente le due fiamme si decisero a schiodarsi dalle loro sedi per trasferirsi all’interno del palmo della mia mano destra, che adesso provava la singolare sensazione di un calore di natura esterna ma che si propagava all’interno della mia pelle. Avrei dovuto annullare il Deluxon con il Denoctis, ma a questo punto ero deciso a provare uno dei precedenti incantesimi senza l’ausilio del cucchiaione.

-Lumos!

Il tepore intenso che provavo al di sotto della cute si manifestò in tutta la sua brillantezza sottoforma di una sfera uniforme che poggiava delicatamente sulle estremità dei miei polpastrelli: era una sensazione fantastica.

Dio, mi sento Goku! Solo che adesso mi lacrimano gli occhi, la luce è troppo forte...

Stringendo il pugno rilasciai l’incanto pronunciando sommessamente Nox. Il camino tornò a divampare animatamente, ma qualcosa dovette andare storto per la fiammella della lanterna, perché si estinse del tutto.

Clap! Clap!

-Magnifico! Davvero magnifico! Avevo ventun anni e ci ho comunque impiegato due settimane ad imparare un incantesimo che tu sei riuscito a padroneggiare con così tanta maestria! E l’effetto che fa una sfera di luce sulla mano nuda... Ripeto: magnifico!

-Bello, eh? Peccato che non posso mostrarlo a nessun altro all’infuori di queste lezioni... Ci sarebbero alcuni ragazzetti che necessiterebbero una lezione su chi è un vero mago oppure no.

-Già, è un peccato, ma tieni duro per queste settimane, una volta ottenuta la tua bacchetta potrai uscire allo scoperto, anche se terrei sempre per me il fatto di saper lanciare incantesimi senza l’ausilio di catalizzatori magici... Sai com’è, se non altro per avere un asso nella manica in caso di necessità.

-Effettivamente è vero.

-Ho solo un paio di cose da aggiungere sul Deluxon: primo, non puoi delumizzare fonti di luce provenienti da elementi magici o chimici. I primi perché semplicemente non puoi, non contengono alcuna base energetica alla quale togliere il potenziale luminoso, i secondi perché si rinnovano ogni istante e anche se riuscissi ad assorbirne le radiazioni in un preciso momento, in quello successivo ne nascerebbero di nuove, vanificando il tuo sforzo... Per farla breve, se provi a delumizzare il ventre di una lucciola fallirai, così come tutte quelle fonti di luce che si basano su principi simili. Secondo, sebbene teoricamente è possibile delumizzare il sole e le stelle, esse sono troppo grandi e lontane per poterci riuscire, perciò non provarci, ti risparmio questa delusione che tutti gli studenti che si apprestano allo studio della delumizzazione prima o poi provano, compreso me. Volevo scrivere il nome della mia ragazza con le stelle di una notte d’estate, ma l’unica cosa che ottenni fu una sonora figuraccia.

Ma è così assurda come pretesa che non ci avrei minimamente pensato...

-Guarda che ore sono: tutti questi incantesimi e abbiamo comunque finito dodici minuti prima del termine della lezione di Difesa. Incredibile, vero? Ah, un’ultima cosa: Piton questa mattina vi ha parlato della Pomata Lucida Ottoni, vero?

-Sì, ci ha pure chiesto di riprodurla la settimana prossima e di trascrivere una relazione sui possibili usi di tale crema.

-Perfetto. Se mai ti chiederà perché non la si usa per lucidare altri metalli la risposta è perché semplicemente non avrebbe effetto, tranne che sul ferro, che lo ossida irreversibilmente. E’ una domanda infame che fa agli studenti ogni anno, non è scritta in alcun libro di testo e quindi ci cascano tutti... Tu non farti trovare impreparato.

-Beh, allora grazie signore.

-Di nulla, non ho mai sopportato i suoi metodi così umilianti. Credo potremmo congedarci qui, tu ti sei indubbiamente meritato qualche minuto di riposo, mentre io ho un bagno turco che mi attende.

Allora è meglio che me la squagli alla svelta...

 

 

-Non è possibile: posso comprendere le tue sparizioni durante le ore buche, ma non presentarsi perfino alle lezioni, è inconcepibile! Eri di nuovo in punizione con Piton?

Fred mi stava rimproverando la mia assenza alla lezione di DCAO di quel pomeriggio in Sala Grande.

-Lupin non vi ha detto nulla?

-Ha farfugliato qualcosa sul fatto che per la tua situazione è stato deciso che è meglio che studi privatamente le parti più teoriche delle materie, in modo da non rallentare eccessivamente il decorso delle nostre lezioni, ma a questo punto che senso ha venire a scuola?

-Già, non è molto sensato... Chomp!

Rupert doveva immischiarsi per forza, anche con la bocca piena di ravioli alla panna.

-E’ solo una situazione temporanea, fino a quando anch’io avrò la mia bacchetta, poi frequenterò le vostre stesse lezioni. E comunque so già tutto di quello che Lupin vi ha insegnato oggi: l’incanto Lumos.

-Sì, ma non parlo soltanto dei contenuti delle lezioni, ma di tutto ciò che ti perdi in questo modo. Ad esempio oggi siamo ritornati all’Ala Vecchia per esercitarci in questo nuovo incantesimo e siamo entrati in una stanza talmente buia che non si vedeva ad un palmo dal naso. Quel furbone di McBumble fa cadere la sua bacchetta per terra e così ci siamo messi tutti a cercarla facendo luce coi lumicini prodotti dalle nostre bacchette. Solo che chi la trovava anziché prenderla la calciava più lontano, in modo da farla smarrire nuovamente tra le tenebre... Tutto bellissimo, finché quell’altro genio di Dogan non ha esagerato come suo solito e l’ha calciata così forte da fargli fare un tale chiasso che era impossibile non capire dove si trovasse anche al buio, così Lupin ha posto fine al gioco raccogliendola al posto nostro. La faccenda è comunque durata parecchio, almeno una decina di minuti.

-Bum! L’hai sparata! Saranno stati cinque minuti scarsi al massimo...

Effettivamente da come l’avevano raccontata sembrava mi fossi perso una lezione davvero divertente, un vero peccato.

 

-Vediamo cosa abbiamo qui... Umh, una trasfigurazione davvero complessa devo dire: trasformare un comune sasso in un pezzo di marmo. Metterà a dura prova uno studente che riesce a tramutare un candelabro in una tartaruga senza il minimo sforzo.

-A dire il vero il candelabro lo trasformo in un lumacone nelle due varianti con o senza guscio.

-Bah, è lo stesso... Per te sarà una bazzecola. L’incanto da usare è il Litomors, provaci su.

Una volta riuscito alla perfezione anche questo incantesimo, il mio tutore mi spronò a variare la trasfigurazione modificando il minerale finale. Così trasformai il marmo in tufo, il tufo in argilla e l’argilla in gesso, anche se quest’ultimo venne piuttosto annacquato rispetto alle mie aspettative.

-Troppo semplice, vero? Guarda, vai in camera tua e sfrutta questo tempo libero per studiare bene dal libro di testo tutta la parte riguardante alle rune degli Intenti Inanimati e alle varie convenzioni che sono state adottate per questi tipi di trasfigurazioni, perché al primo anno più che sulla pratica la McGranitt punta alla fermezza dei concetti teorici. Ci vediamo domani pomeriggio.

 

-Non dirmelo: mi sono perso un’altra entusiasmante lezione. Avete trasfigurato la testa di Miller in un opale.

-Questa volta no, anzi... tutt’altro. E’ stata la lezione più barbosa dell’anno finora, neanche Storia della Magia riuscirebbe a farmi sbadigliare tanto.

Ma Fred si sarebbe ricreduto il mattino immediatamente successivo, alla lezione del professor Rüf.

-Basta! Ma è possibile che debba raccontare vita, morte e miracoli di ogni essere umano apparso in questa terra?

-Dato che come vi avevo già annunciato, quasi metà del programma di Storia della Magia di quest’anno si sarebbe concentrato sulla storia e la fondazione di Hogwarts, adesso facciamo un doveroso salto temporale di una decina di millenni, che ci trasporta all’incirca al 980 d.C., periodo della fondazione della nostra scuola. Come già saprete, la scuola fu fondata dai quattro maghi a cui devono il nome le vostre Case: Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde, Cosetta Corvonero e Tosca Tassorosso, per dare un punto di riferimento a tutti i maghi e le streghe che avessero voluto coltivare i propri talenti all’interno di una comunità accademica e progressista. Di loro parleremo specificatamente più avanti nel corso, mentre da questa lezione fino alla fine del prossimo mese ci soffermeremo sulle motivazioni sociali, politiche e geografiche della scelta di questo lembo di valle come sede di ciò che nei secoli diverrà la più importante scuola di magia e stregoneria del Commonwealth britannico. Perciò prendete appunti, segnalatevi i libri di testo che man mano vi elencherò perché entro Novembre dovrete consegnare un vostro progetto, anche collettivo se volete, che dimostri la vostra pedissequa conoscenza della storia e delle usanze di questa scuola e di ciò che rappresenta nelle società di ieri e di oggi.

Perfetto, la mia idea di fare una mappa dell’intero castello adesso ha pure una motivazione scolastica: mi farò aiutare da Brendan e da chiunque altro abbia il coraggio di impelagarsi in un progetto tanto folle.

-Nooo...

Il resto della classe non sembrava aver preso positivamente la notizia come me.

 

-Eh si, questa volta sarà dura, Ragazzo, durissima. Far levitare una pesantissima piuma d’oca... E adesso come facciamo?

Sapevo che come al solito il professor Wilkins stava facendo il sarcastico, ma se non mi svelava almeno il nome dell’incantesimo da utilizzare, riuscirci era davvero dura.

-Agita e colpisci, niente di più semplice: Wingardium Leviosa! Ecco fatto, se muovi la bacchetta in una determinata direzione, la piuma la seguirà e se rilasci l’incanto, essa cadrà perché senza più alcuna forza che la tenga sollevata da terra. Ovvio. Basilare. Elementare.

-Wingardium Leviosa!

La grossa penna d’oca che era dinanzi a me iniziò a fluttuare comandata dal mio volere. Poteva anche essere un incantesimo di semplice esecuzione, ma era comunque di grande effetto e dava le sue belle soddisfazioni.

-Ovviamente esistono anche altri sortilegi più o meno complessi che prevedono la levitazione di oggetti, tra cui i più utili e noti sono il Levitate ed il Levicorpus. Il primo potremmo anche provarlo perché non è altro che un incantesimo che solleva da terra un corpo per un certo periodo di tempo senza la necessità di controllare l’esecuzione come nel caso del Wingardium Leviosa, mentre il secondo è una fattura che colpisce gli esseri umani e, dato che qui dentro oltre a te ci sono solo io, e di certo non voglio finire a testa in giù, diciamo che questo per il momento lo saltiamo. Tanto lo si impara soltanto al quinto anno, quindi non abbiamo poi tutta questa fretta.

-Quindi abbiamo finito?

-Tecnicamente sì, ma non possiamo chiudere dopo soli dieci minuti, non credi? Visto che questa volta hai ben poco da studiare dal libro di Incantesimi, perché non ci portiamo avanti col lavoro prevedendo ciò che gli altri insegnanti ti insegneranno nelle prossime lezioni? Iniziamo da Erbologia: mi gioco la gamba buona che la professoressa Sprite vi parlerà del...

 

-Aguamenti, uno degli incantesimi più utili che un aspirante erbologo potrà mai apprendere. Come vi avevo accennato la settimana scorsa i Digitali Silvani sbocciano soltanto in presenza di maghi e streghe nelle prossime vicinanze e solo se innaffiati a dovere. A proposito, avete svolto un ottimo lavoro riguardo la ricerca che vi avevo assegnato giovedì scorso, alcuni di voi hanno persino corredato i loro compiti con delle foto dei boccioli, non potevo che premiarli con un Eccezionale, complimenti davvero.

Il gruppetto con il quale ho collaborato per il compito si scambiò pacche sulle spalle e stette di mano, pregustandosi il primo buon voto della nostra carriera scolastica.

-Come dicevo, bisogna bagnare la superficie esterna delle campane dei Digitali Silvani se vogliamo sfruttare la loro proprietà di attrazione per i Dissennatori, perciò esigo che voi tutti imparerete ad usare alla perfezione quest’incantesimo tanto importante. Capisco che non è una magia adatta al vostro livello ancora acerbo, ma non abbiamo fretta: dedicheremo l’intera lezione di oggi all’apprendimento di questo complesso incantesimo. E’ difficile perché vi costringe ad attingere all’acqua che fino ad un momento prima era semplicemente il vapore acqueo presente nell’atmosfera, per concentrarlo nelle punte delle vostre bacchette.

 

-E’ una sciocchezza: insomma, dopo che hai creato un sole artificiale in una camera da letto, figurati se avrai problemi nel produrre un po’ d’acqua per annaffiare quattro fiorellini. Innalziamo un po’ il tasso di difficoltà, passiamo direttamente all’Aquaeructo!

 

-Signorina Carrow, vuole provarci lei? Stringa bene la sua bacchetta tra le mani... Sì, entrambe, perché il getto che ne scaturisce potrebbe sbilanciarti e fartela perdere. Ok, brava così... Adesso ripeta con me:  Aguamenti!

 

-Il segreto sta tutto nella posa e nella sicurezza dei movimenti: se parti curvo o impaurito, allora preparati a farti un bagno con le tue stesse mani. Se invece rimani rigido nella posizione ma allo stesso tempo rendi flessibili le tue articolazioni, nulla potrà farti perdere l’equilibrio e potrai inondare l’intera serra di Erbologia senza battere ciglio!

 

-Non fa nulla Flora... Sei Flora, vero? Che bel nome... E’ comunque normale fallire la prima volta, riprovaci. Questa volta però sii più convinta!

-Aguamenti!

 

-Sei pronto? Mi raccomando, mira alla vasca, che se sbagli inondi tutto...

-Sisi, non c’è bisogno che me lo ripete cento volte... Aquaeructo!

 

Dalla bacchetta di Flora Carrow sgorgò della limpida acqua cristallina, che idratò delicatamente i piccoli boccioli di Digitale Silvano, che si aprirono lentamente come svegliatisi da un tenero sonno. Dalle mie mani incrociate scaturì invece un flusso idrico talmente potente da farmi ribaltare e cadere sulla schiena, cosicché il getto si riversò in aria, trasformandosi in un’incessante pioggia torrenziale.

-Stacca le braccia, per Diana!

Riotteni il controllo della situazione quando ormai era troppo tardi: l’intero bagno era ormai allagato e sia io che il mio insegnate eravamo zuppi fino al midollo.

-Puah! Me lo dovevo immaginare, ci sono incantesimi che non possono assolutamente essere insegnati al chiuso... Scemo io che ci ho provato lo stesso.

-Mi scusi professore, mi dispiace davvero tanto, io non credevo...

-Tranquillo, è solo acqua dopotutto. Almeno adesso sai come provocare un allagamento, in caso qualche compagno ti incendi le mutande.

 

-A quanto mi hanno detto da questa mattina siete diventati esperti evocatori d’acqua... E’ un bene perché proprio l’acqua è l’ingrediente preponderante nella miscela di oggi. Prendete un bacile e riempitelo per tre quarti d’acqua, poi seguite alla lettera le istruzioni di pagina ventitre e ventiquattro del vostro libro per preparare la pozione Scioglipietra. Avete due ore di tempo.

 

-Invece il professor Lupin venerdì mattina cosa ci insegnerà?

-Beh, se non ricordo male, dopo il Verdimillius e il Lumos tocca al Flipendo, un...

 

-Utile incantesimo di difesa, ma volendo anche di attacco, se si ha a che fare con animali o piccole creature dei boschi. E’ una sfera di energia magica che parte dalla punta della bacchetta del mago e che viene lanciata con una forza variabile, a seconda degli usi che se ne vuole fare.

-Professore, cosa intende esattamente per piccole creature dei boschi?

-Ah, domanda interessante. Intendo tutte quelle creature magiche che non sono particolarmente intelligenti né aggressive, che possono spaventarsi alla vista di un grosso pallone luminoso che vola in loro direzione.

 

-Può servire anche a spingere e a capovolgere oggetti leggeri o mediamente pesanti e, se lanciato con particolare forza, può persino rompere strutture costituite da materiali fragili o irrimediabilmente intaccati. Ma visto che per la difesa personale esistono un sacco di fatture, per spingere e ribaltare gli oggetti esiste il Depulso e per rompere e distruggere, niente è meglio del buon vecchio Reducto, il Flipendo in definitiva è un incantesimo inutile.

 

-Un versatilissimo strumento per i maghi alle prime armi: con la lezione di oggi avrete modo di saggiarne le sue mille utilità. Walter, vuoi farci vedere tu come si può usare il Flipendo per spostare senza fatica questa pesante cassa di palloni da Quidditch?

 

-Insomma, mi vuole far credere che tutto il primo anno sarà costellato da insegnamenti ed incantesimi inutili?

-Io non ho mai detto questo, però per larga parte sì. Ma non lo dire in giro... Acqua in bocca, oltre che nei nostri vestiti!

 

Arrivarono infine il venerdì sera ed il sabato mattina, dove il professor Wilkins non poté aiutarmi a prevedere gli argomenti delle lezioni. Il che si trasformò in una noia mortale per la prima materia e una tragedia isterica per la seconda.

-Quest’oggi parleremo e osserveremo da vicino le più importanti costellazioni visibili dal nostro osservatorio.

Dove per più importanti la professoressa Sinistra intendeva tutte quelle presenti nel libro, anche quelle che non erano più visibili da almeno 300 anni causa allineamento avverso dei pianeti.

-Ma dove li vedevano i cigni, i leoni, gli orsi e gli arcieri gli astronomi del passato? Erano tutti strafatti di  una qualche sostanza illegale?

-Signor Runcorn, anche se sono quasi le due del mattino, non è autorizzato a fare commenti del genere.

-Ma se non parlo, qui crollo...

-Fai come Sullivan, che sta osservando la costellazione del Grande Carro da più di un’ora!

-Signor Bones, ma sta dormendo appoggiato al cannocchiale?

 

-Dimmi Ragazzo, qual è il tuo problema? Tutti gli altri tuoi compagni sono riusciti a superare il percorso guidato già da un pezzo!

-Non lo so, Madama Bumb, veramente... Io ci provo, ma barcollo sempre e poi poggio i piedi per terra. Forse è la scopa che non funziona: l’ho presa usata e non vorrei fosse difettosa...

-No, non è la scopa il problema, altrimenti non si sarebbe alzata nemmeno di un pollice. Hai paura delle altezze?

-Paura? No, perché dovrei...

-Chi lo potrebbe sapere meglio di te: da bambino sei mai caduto da un posto in alto, o è caduto un tuo famigliare?

-No no, non credo proprio. Al massimo avevo l’insensato timore di darmi così tanta spinta sull’altalena da farmi fare un giro completo per poi spiaccicarmi la faccia al suolo.

-Davvero? Sull’altalena?

-Sì, perché?

Così mi ritrovai appeso per i fianchi sul cornicione della Torre di Allenamento del Quidditch per un’ora e mezza: un salto di più di dodici metri che al solo guardarlo mi venivano i crampi allo stomaco.

-E’ per il tuo bene Ragazzo, credimi! Vedrai che sabato prossimo riuscirai a volare come tutti gli altri!

Da lassù l’insegnante di Volo sembrava veramente minuscola ed insignificante, chissà come avrebbe reagito se le avessi sputato da dodici metri di altezza.

Una volta sceso a terra notai di aver guadagnato una perenne sensazione di nausea ed un nuovo amichevole appellativo: Gargoyle, come se Ragazzo già non mi bastasse.

Per fortuna però alla lezione pomeridiana d’Inglese della professoressa Burbage, riuscii a dimostrare la mia bravura nella stesura dei temi che l’insegnante ci aveva lasciato per verifica. Avevo deciso di disattivare il Logos Comprehendi per approfittare il più possibile degli insegnamenti del docente, poiché anche se commettevo parecchie sviste, quelle lezioni non prevedevano voti e non rischiavo di venir bocciato. Sorprendentemente commisi pochi errori e quasi tutti riguardanti le forme al passato e al condizionale, miei già ben noti punti dolenti, così come fu inaspettata la massiccia presenza dei miei compagni di anno che, a parte di un paio di prevedibili assenze, hanno deciso di frequentare quest’ennesimo corso per paura di venire cannibalizzati da Piton.

-Ho una bellissima notizia per voi, giovani maghi e giovani streghe del primo anno: una mia brillante allieva del terzo anno si è offerta volontaria nel correggere i vostri compiti di Pozioni di questa settimana. Alla fine della lezione per tutto il resto della giornata di oggi e per quella di domani sarà a vostra disposizione se avrete la necessità di farle visionare le vostre relazioni. Vieni qui Hermione, fatti conoscere da questi angioletti.

-Ehm, salve... Come ha già detto la professoressa Burbage sono disponibile sia oggi che domani presso la Biblioteca della scuola per farvi da tutor e aiutarvi nei ben noti difficoltosi compiti di Pozioni. Spero verrete in tanti così faremo reciproca conoscenza.

Dove ho già visto questa tipa? Ah già, al Paiolo Magico... E’ una degli svalvolati che sono andati in Egitto quest’estate.

-Bene, puoi andare Hermione, sono sicura che presto riceverai molte visite da parte loro, sono volenterosi: si vede.

-Ah, io ci vado di sicuro: nella Sala Comune dei Grifondoro non si fa altro che parlare di lei e dei suoi voti scandalosi in ogni materia. Se è vera solo la metà delle cose che ho sentito sul suo conto ho comunque risolto i miei problemi con Piton.

Ciò che disse Matheus mi rincuorò in qualche modo: forse non era poi così svitata come pensavo.

Passai il resto della serata cercando di rendere il più presentabile possibile il mio testo da far correggere alla tipa di Grifondoro il giorno dopo ma, verso le sette, esausto anche per via della nottata in bianco della sera prima, crollai saltando pure la cena. Mi svegliai soltanto il mattino dopo sotto gli insistenti richiami di Muthsera che reclamava disperatamente acqua e cibo.

Dannazione, mi sono completamente dimenticato di Muthsera e Rudra, spero che il mio gufo non sia morto di fame...

Era dura passare dal non avere nessun animale domestico al possederne due alla volta: alcune azioni abitudinarie dovevano ancora entrarmi in testa.

-Sì, adesso scendo in Sala Grande e prendo qualcosa da mangiare... Anche io ho digiunato ieri, sai?

-Io digiuno da otto giorni, mannaggia a te!

-Sono stato occupato, lo sai...

-Almeno potevi farmi tornare serpente, mi sarei arrangiato, sento proprio le fitte della fame...

Lasciai Muthsera ai suoi soliti piagnistei e mi diressi verso la Sala Grande, avrebbe giovato pure a lui se mi fossi affrettato a tornare con un po’ di vettovaglie. L’insipida colazione Hogwartsiana sembrava meno insapore quando si moriva di fame, feci addirittura il bis di pane alla crusca con marmellata di un qualche melenso frutto di provenienza gallese.

-E vai, la posta della domenica!

Come la settimana prima un nutrito gruppo di gufi scese in picchiata sui nostri tavoli per consegnare la posta ai legittimi destinatari. Rudra non sembrava poi così deperito, ma gli avrei comunque fatto una visitina nel pomeriggio per pulirgli la cuccetta e rifornirlo di becchime per la settimana successiva.

-Ooh, stavolta nessuna lettera da parte dei miei, forse si sono offesi delle mie mancate risposte alle loro ultime due missive... Meglio così. Allora questo cos’è? Ah già, il pacco che avevo ordinato da Hogsmeade.

Attorno a me s’era creata un po’ di calca.

-Aprilo!

-Aspettate, devo godermi questo momento il più possibile...

Allontanai tutti i possibili ingombri dall’area di apertura dello scatolo e congedai il mio gufo, infine iniziai a spillare poco alla volta l’involucro protettivo del pacco e ne tirai fuori il contenuto: un elegante Folio Magi con copertina rossa e decisamente poco eleganti righe in ciano aggiornato al 31 dicembre 2000, una confezione di cinque Cioccorane compresa nel prezzo dell’album di figurine e un blocchetto di dodici fogli bianchi che dovevano essere i foglietti Cerca&Trova.

-Apri una Cioccorana!

-Ma non erano cose troppo infantili per voi?

-Ma ormai le hai comprate, tanto vale vedere cosa hai beccato.

-E vabbè. Ma solo una, le altre me le riservo per qualche altro giorno. Umh, Nicholas Flamel... E’ raro?

-Fino all’anno scorso lo era, poi ne hanno ristampate decine di migliaia di copie e adesso ce l’hanno tutti, mi pare combinò qualcosa di grosso l’anno scorso, per questo lo hanno riproposto in gran spolvero.

-Ah, ma perché, è ancora viva ‘sta mummia? Sembra uscito da un’illustrazione del libro di Storia della Magia.

-Dietro c’è una breve biografia: se non appare la data di morte evidentemente è ancora in giro.

-Non ci credo, ha cinquecentoventidue anni, impressionante. Ho speso bene i miei soldi, questo Folio Magi sarà pieno di gente straordinaria come lui.

-E la Cioccorana?

-Poi me la mangio, non ho più fame dopo questo schifo di pane di segale... Non è che ho Piton alle spalle, vero?

-No, questa volta no, tranquillo.

-Comunque se volete ve ne posso offrire un pezzetto l’uno.

-Ci sto!

-Anch’io.

-Grazie!

-Mi prenoto!

-Visto che lo prendete tutti, ne prendo un pezzetto anch’io!

Dopo aver diviso la ranocchia con tutti i miei compagni Serpeverde, era rimasta solo una zampetta che decisi di darla a Muthsera più tardi.

-Adesso prova i foglietti!

Le brevi istruzioni non condividevano nuove informazioni rispetto a quelle già contenute nel catalogo dei prodotti: praticamente dovevo scrivere il nome di una persona qualsiasi e questi pezzetti di carta si sarebbero diretti autonomamente verso il loro obiettivo, sia esso vicino o lontano nel tempo e nello spazio. Poi li avrebbero ricondotti da me.

-Prima proviamo con qualcosa di semplice, poi magari se funzionano alziamo il tiro.

-Che intendi dire?

-Ora vedrai... Sto scrivendo...

Una volta terminato di scrivere il nome della persona a cui avrei voluto rompere le scatole il foglietto si animò e si diresse in sua direzione.

-Uh? E questo cos’è?

Il primo foglietto Cerca&Trova aveva centrato il suo bersaglio: si era appiccicato sulla fronte di Elizabeth Gaunt, dall’altra parte del tavolo dei Serpeverde.

-C’è il mio nome sopra, chi l’ha scritto?

Scoppiammo tutti a ridere.

-Scemi.

-Allora funzionano davvero!

-Chi scriviamo adesso?

-Andateci piano, sono soltanto dodici, adesso undici, potrebbero servire per qualcosa di più utile di qualche stupido scherzo!

-Ad esempio?

-Non lo so, magari per avvisare qualcuno di un pericolo...

-Ma l’hai visto con quale lentezza svolazzano questi cosi? Se aspetti di essere salvato da queste cartine sei morto tre volte!

-Io avrei un’idea, ma sicuramente non sono così potenti come dice la confezione... Liz era un bersaglio facile perché era seduta qui con noi e fa parte della nostra epoca, ma chi ho in mente io...

-E chi di preciso?

-Grifondoro! Uno dei quattro fondatori della scuola di cui ci parlava il professor Rüf. Magari proprio mentre sta poggiando la prima pietra gli si spalma in fronte questo pezzetto di carta... Guardate, ha preso il volo!

-Bah, hai sprecato un fogliettino: è impossibile che viaggino nel tempo.

-Lo so, ma sono curioso di vedere cosa combina lo stesso, magari va in errore e si riappiccica in fronte a Liz!

-E invece se n’è proprio andato! E’ appena uscito dalla Sala Grande...

-Magari è alla ricerca di un suo discendente.

-Allora aspetta e spera!

 

-Tieni, fattela bastare almeno fino a pranzo, non c’era niente di meglio di sopra...

-Ma è una zampa di cioccolato! Non posso assumere tutti questi zuccheri, mi verrebbe il diabete!

-E’ piccolina, giusto per tappare il buco e ridarti un po’ di energia... E poi è una zampa di rospo, asseconda la tua natura di predatore!

-Sai che in Africa ci sono rospi così grossi che ingeriscono gli esemplari più piccoli della mia specie?

-Certo che lo so, te l’ho letto io dal libro di ser Uppercut.

-Era per farti ricordare che non siamo così in alto nella catena alimentare...

-Tranquillo, so bene che la tua razza è una delle più sfigate in natura, ora però fammi finire questa relazione a cui mancano solo le conclusioni.

Prima di posare dentro il cassetto del comodino il Folio Magi però decisi di dare una rapida occhiata al suo interno.

C’è persino la sezione dei vampiri famosi, allora sono reali, chissà se lo sono pure i lupi mannari e le bambole assassine... Ecco qua la sezione dei licantropi più celebri, invece nessuna traccia di pupazzi malefici, peccato.

Secondo la didascalia che appariva nel riquadro sottostante ad una figurina mancante però si faceva menzione ad uno psicopatico vissuto tra la fine del diciottesimo secolo e la prima metà del diciannovesimo che aveva stregato tutte le marionette del suo negozio di giocattoli per utilizzarle come mezzo per rapire ed uccidere gli sventurati bambini che avevano avuto la sfortuna di metter piede all’interno della sua bottega. I giornali di cronaca dell’epoca chiamarono il suo caso The Children Carny Vale, che si sarebbe potuto tradurre con l’addio dell’ammaliatore di fanciulli.

Che scelta di cattivo gusto... E solo per far leva sul gioco di parole con Carnival poi, cioè parco giochi in inglese. Adesso torniamo alla realtà però... Dannata Pomata Lucida Ottoni, ti sto odiando!

 

Per pranzo nelle cucine qualcuno aveva avuto la brillante idea di rovinare delle gustose ali di pollo cospargendole di caramello, rendendole immangiabili. Ciò che più mi colpì però fu la presenza di un foglietto di carta piegato sul mio sottopiatto, aprendolo lessi una specie di indovinello che recitava così:

“Se di giocare voglia avete

state lontani dalla bottega del carnefice.

Bambini vi avverto, con me non vi divertirete

perché dei balocchi killer io sono l’artefice.

Chi sono?”

E questa filastrocca cos’è? Chi l’ha scritta e come fa a sapere che ho letto proprio quella pagina del mio Folio Magi?

Nonostante le mie perplessità non riuscii comunque a trattenermi dall’inserire la risposta al quesito, scrivendo col grasso del pollo “The Children Carny Vale”.

-Grazie.

Una mano sbucò dallo spazio tra me e Liam e si accaparrò il foglietto con la mia risposta. Girandomi vidi che il braccio apparteneva ad un ragazzo più grande, ma non riuscii ad identificarlo, né a capire a quale Casa appartenesse, perché si dileguò immediatamente dopo tra la folla della Sala Grande.

-L’hai visto?

-Visto cosa?

-Lascia perdere...

Un episodio simile si ripresentò più tardi, in Guferia, dove mentre ero propenso a pulire la cuccetta di Rudra, tra la sua segale notai un altro foglietto piegato, con su impresso un suo indovinello.

“La vita è dura ed io lo so bene

per questo ho inventato il Rimuovi Odore.

E se oltre a lavare, dei capi il colore mantiene

per dedicarsi ad altro adesso la gente ha le ore!

Chi sono?”

Questa volta non lo so e comunque non avrei risposto... Cos’è questa storia?

Stavo iniziando ad innervosirmi e a preoccuparmi allo stesso tempo, temevo che quel tizio fosse in agguato dietro qualche angolo attendendo una mia risposta.

-C’è qualcuno?

Ma nessuno rispose, così terminai di pensare alla pulizia del mio gufo e mi fiondai subito in Biblioteca, per stare in un posto con più persone possibili.

-Mi sembri distratto, cerchi qualcosa?

-No, è che... Niente, continua per favore.

La ragazza di nome Hermione stava correggendo il mio lavoro, ma si era comunque accorta del mio stato d’animo guardingo, così decisi di smetterla momentaneamente con la caccia allo stalker e ai suoi fogliettini per concentrarmi solo sui suoi consigli.

-Non c’è male, io avrei cambiato l’ordine di questi due periodi... Vedi questo è subordinato, mentre quest’altro è più principale rispetto al primo. Così la forma indiretta si evita e la lettura risulta più scorrevole.

-Sì, certo.

A me sembravano solo delle esagerazioni: si trattava sempre di una relazione scolastica non di un romanzo rosa.

-Come mai ti stai dando così da fare per noi?

-Per noia più che altro. Il corso di Babbanologia per un Nato Babbano è troppo semplice e così, visto che non devo studiare, occupo il mio tempo aiutando la professoressa Burbage in ogni modo... E questo è uno di essi.

-Ah, allora grazie.

-Figurati. E questa frase qui: “La Pomata Lucida Ottoni non viene adoperata per ridare tono agli altri metalli poiché non sono stati riscontrati effetti degni di nota, tranne che sul ferro che lo ossida irreversibilmente”, da dove è saltata fuori?

-Perché, è sbagliata?

-No, ma non è scritta da nessuna parte nel libro.

Conosce il libro di Pozioni del primo anno a memoria per caso?

-Ce l’ha detto Piton, durante la lezione...

-Davvero? Nessun altro tuo compagno a cui ho corretto il compito lo ha scritto, tu sei il primo.

-E... Forse perché me lo sono ricordato solo io!

Non sapevo più che pesci pigliare, non potevo mica rivelare di avere un insegnante privato.

-Umh, sarà... O semplicemente ai Serpeverde Piton riserva un trattamento di favore, non è vero?

-No, cioè non lo so... A me non è sembrato.

-Ok, ti credo: continuiamo.

A parole mi avrà pure creduto, ma da quel momento in poi si è mantenuta fredda, correggendo i miei errori senza più commentarli e, una volta terminato il lavoro, congedandomi con una sbrigativa stretta di mano.

-Ho altri compiti da correggere.

Intanto io avevo appena trovato un altro di quei foglietti tra le pagine del mio libro di Pozioni.

“Se l’aria estiva è troppo secca

e le tue piante per mancanza d’acqua soffrono

sta’ calmo perché il mio Fertilsorpresa non fa mai cilecca,

così anche nel Montgomery le angurie crescono!

Chi sono?”

-Un grandissimo idiota, ecco chi sei! Vuoi uscire fuori? So che mi stai seguendo!

Ancora nessuna risposta. Indisposto mi avviai quindi nella Sala Comune dalla mia Casa, magari avrei scoperto che si trattava solo di uno stupido scherzo dei miei compagni. Lungo il corridoio dei Sotterranei fui però trattenuto dalla vista di un altro di quei fogliettini, che mi si stava avvicinando fluttuando.

-Adesso basta però, vieni fuori!

-Non è educato rivolgersi in questo modo alle persone più grandi di te, giovanotto.

Un’indefinita figura umana dagli abiti antichi e signorili e dalla capigliatura legata con fascette di seta si palesò di fronte ai miei occhi. Era viva ma allo stesso tempo immobile, reale ma allo stesso tempo vuota: mi ci volle un po’ per capire di trovarmi di fronte ad un fantasma.

-E lei chi sarebbe? Cosa vuole da me?

-Cosa vorrei io da te? Sei tu ad avermi sollecitato a venire.

-Io? Impossibile...

Solo dopo mi resi conto che il foglietto che tenevo fra le mani era più piccolo di quelli che avevo ricevuto per tutto il giorno: era uno dei miei fogli Cerca&Trova, quello su cui avevo annotato il nome di Grifondoro.

  
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