Di Sanji non si poteva certo dire che fosse un vigliacco.
Insomma, per quanto Zoro si ostinasse a non ammetterlo – per lo meno ad alta voce – doveva riconoscere che il suo ragazzo era dotato di grande coraggio e determinazione.
Non si faceva mai prendere dal panico; sempre razionale e ponderato; l’espressione seria e il portamento fiero ed elegante.
O, almeno, Zoro pensava tutto ciò fino a quel momento.
Se non lo avesse conosciuto così bene non sarebbe mai riuscito a spiegarsi per quale motivo, il biondo stesse correndo a zonzo per casa, borbottando insulti e imprecazione alternate a gridolini.
Vide Sanji ripararsi dietro alle sue spalle per poi stringergli il braccio possente in preda al panico, incurante della figura di merda che stava facendo in quell’istante.
«Torciglio, è solo un insetto»
«Marimo, sta’ zitto e renditi utile per una volta»
«Ogni azione ha il suo prezzo, cuocastro. Cosa mi dai in cambio?»
«Tutto quello che vuoi. Ma uccidi quella dannata vespa»
Con un panno tagliò l’aria di netto, come se con una spada avesse scagliato un fendente, andando a spiaccicare, con gesto eroico, quello che Sanji aveva definito essere immondo.
«Ecco fatto, principessa. Ora voglio la mia ricompensa» esordì, con sguardo malizioso.
«Stasera, Marimo. Ogni cosa ha il suo tempo»
Dopotutto, vedere Sanji, così solitamente calmo, perdere la calma per un insetto era divertente… e anche vantaggioso.