Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    13/07/2015    1 recensioni
Sembra incredibile, ma Lupin è stato catturato e adesso è bloccato dietro le sbarre! Ma non è stato acciuffato dalla polizia, ma bensì da Balalaika, la nota mafiosa a capo del cartello russo di Roanapur. Ma che ci faceva da quelle parti il noto ladro, in quel paese affacciato sul mare della Thailandia e corrotto fino al midollo? Bhe, forse era lì per uno dei suoi incredibili furti... forse...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Ricordo di un furto


Qualche minuto dopo aver terminato l'interrogatorio col prigioniero, Rock venne portato nell'ufficio di Balalaika. La donna, riconoscibile dalla sua folta chioma bionda e dai suoi occhi azzurri, lo attendeva seduta alla sua scrivania, con in mano un sigaro appena iniziato. Era vestita con un tailleur bordeaux e, come Lupin aveva anticipato, portava una vistosa cicatrice sul volto, che scendeva verso il basso.
Al suo fianco, appoggiata al muro, c'era una ragazza dai lunghi capelli marroni, con un vistoso tatuaggio tribale sulla spalla destra e ai fianchi portava ben due fondine con altrettante pistole: era Revy, la mercenaria che tempo fa aveva rapito Rock che, in un secondo momento, si unì al suo gruppo. Sembrava un po' nervosa, forse perché aspettare non era il suo forte.
«Allora Rock!» esclamò quest'ultima, appena il giapponese chiuse la porta alle sue spalle. «Che ti ha detto il nostro ospite?»
«Non molto, a dir la verità...» rispose l'ex impiegato, imbarazzato e facendo un leggero sospiro. Poco dopo intervenne Balalaika.
«Cosa ti ha detto precisamente, Japonski?» domandò, parlando col suo accento russo.
«Non molto, ha confermato di aver rubato le armi che dovevamo consegnare e nient'altro. E prima di ritornare in cella, ha lasciato un messaggio a Revy.»
«Un messaggio? Che tipo di messaggio?» domandò sorpresa la mercenaria.
«Sarai libera di non credermi, ma si è scusato per l'incidente sulla barca e ti manda i suoi saluti!»
Conoscendo il caratteraccio di Revy, Rock capì subito che la ragazza non avrebbe per nulla gradito le parole di Lupin...
«Ma io quel cretino lo ammazzo!!!» urlò, staccandosi dal muro. «Adesso basta, ora vado giù e gli faccio saltare quella testa di ca**o che si ritrova sulle spalle!»
Accecata dalla rabbia, Revy fece qualche passo in direzione della porta, ma Balalaika la richiamò.
«Fermati! Te lo ordino!»
«Ma sorellona...» protestò Revy, usando il nomignolo che le aveva dato.
«Agire d'impulso è inutile. Non hai capito che Lupin ha qualcosa in mente?»
«Che vuoi dire, sorellona?»
Dopo aver calmato Revy, che aveva una grande stima nei suoi confronti, Balalaika fece una piccola nuvola di fumo col sigaro e poco dopo riprese la parola.
«Mi sono informata per bene sul nostro ospite e ho capito fin da subito che non è uno stupido, anzi! Sono anni che le autorità tentano di arrestarlo, ma senza riuscirci.»
«Dici sul serio? Quel cretino è così pericoloso?»
«Lupin non è un ladro comune, credimi» aggiunse Rock. «Come ha detto Balalaika, è molto più intelligente di quanto sembra»
«E tu Rock hai scoperto tutto ciò solo parlando con Lupin?» domandò la mercenaria, sfottendolo. Messo un po' in difficoltà, Rock gli diede una risposta.
«No, no! Quando lavoravo come impiegato, i suoi furti a Tokyo erano tutti i giornali! Una volta ha persino derubato un mio superiore, che a suo dire aveva un sistema di sicurezza infallibile! Alla scoperta del furto, è andato in depressione per almeno tre mesi.»
«Sarà vero, ma se siamo riusciti a catturarlo, così furbo non è!» ribatté Revy.
«Però ricordati che è inseguito pure da quelli dell'Interpol. Meglio non sottovalutarlo...» commentò Balalaika, invitando poi i due ad uscire dal suo ufficio. «Per stanotte lasciamolo lì, tutto si deciderà domani»
Una volta usciti dall'Hotel Moscow, il covo della mafia russa, Revy e Rock si incamminarono per tornare alla loro base, dove Dutch li stava aspettando. Mentre i due stava percorrendo una lunga via illuminata dai lampioni, la ragazza notò che il giapponese era soprappensiero, aveva lo sguardo perso nel buio. Sicuramente stava ancora pensando al suo incontro con Lupin e ciò la infastidiva.
«Ehi! Che ti è preso adesso?»
«Eh?» esclamò Rock un po' confuso. «Ah, scusami Revy... ero distratto.»
«Non dirmi che stai pensando ancora a quel ladro?»
«Bhe... un po'.»
«Dimenticalo!» affermò la mercenaria. «Entro domani sarà già morto!»
«Sul serio? Intendi dire che...»
«La pazienza della sorellona ormai ha raggiunto il limite. O gli dice subito dove ha nascosto la merce oppure... bhe, sai la risposta, vero?» domandò Revy, sorridendo in maniera diabolica.
«Certo che lo so. Però ho la sensazione che ci sia qualcosa che non va in tutta questa storia.»
«Che intendi dire Rock?»
«Non so come spiegartelo: è come se mancasse qualche particolare importante...»
«Tu pensi troppo!» replicò la ragazza, ormai stufa di sentire i dubbi dell'ex impiegato. «Ora fammi il piacere di stare zitto, oggi sono così nervosa che potrei farti un buco in fronte!»
Con quella minaccia Revy chiuse lì la discussione, ma i dubbi di Rock erano tutt'altro che finiti. Proseguendo col suo ragionamento, il giapponese iniziò a ricordare ciò che era successo quel giorno, tornando indietro con la mente di qualche ora.

Quel pomeriggio lui e Revy erano diretti al porto di Roanapur, per consegnare la merce per conto di Balalaika. Per farlo avevano a disposizione una barca, la Black Lagoon, e al comando vi era il loro capo, Dutch. L'uomo, un mercenario afroamericano alto e pelato, stava dando gli ultimi controlli al carico prima della partenza, ormai imminente. Qualche minuto dopo Revy e Rock fecero la loro comparsa sul ponte della barca, in leggero ritardo rispetto all'orario accordato in precedenza.
«Come mai ci avete messo così tanto?» lamentò Dutch. Sebbene quel leggero momento di rabbia, il mercenario rimase calmo e si limitò a sistemare i suoi inseparabili occhiali da sole.
«Niente... Rock è stato fermato dalla polizia per un controllo! Non so perché, ma lo avevano preso di mira!» spiegò Revy, scaricando la colpa del ritardo su Rock, che timidamente provò a ribattere.
«Ma tra tutti quelli che erano presenti, perché hanno ispezionato proprio me? Non ero mica l'unico di fronte alla banca!»
«Forse ti avevano scambiato per un impiegato in fuga col bottino...» affermò la mercenaria ironicamente.
«Un furto in banca?» domandò incuriosito Dutch.
«Sì, stamattina alla Roanapur Bank» rispose Rock. «Però non si sa alcun particolare sui rapinatori, sembrano come svaniti nel nulla.»
«Questa è buona!» commentò il mercenario di colore, accennando un leggero sorriso. «Ma chi è quel pazzo che va a rapinare una banca del genere? Lo sanno tutti che è gestita da non so quanti mafiosi!»
«Sicuramente un disperato... e ce ne sono tanti a Roanapur» affermò Revy.
In quel momento, sul ponte della barca, arrivò l'ultimo componente del gruppo di mercenari capitanati da Dutch. Si chiamava Benny ed era l'esperto di elettronica, riconoscibile fin da subito dalla sua chioma bionda e dalla camicia hawaiana rossa. Era sbucato dalla parte inferiore della barca, da cui gestiva tutta la parte elettronica, comunicazioni comprese.
«Vedo che siete tutti a bordo! Ottimo, allora possiamo andare!» affermò.
«Dove siamo diretti stavolta Dutch?» chiese Revy.
«Vicino Singapore» rispose il mercenario di colore. «Ci aspettano poco fuori le acque internazionali.»

Il viaggio della Black Lagoon fu relativamente breve, infatti ci mise solo qualche ora per arrivare a destinazione. Una volta raggiunta la posizione prestabilita, Dutch vide davanti a sé una grossa imbarcazione da trasporto grigia, ormeggiata in mezzo al mare. Era costruita su più piani e al centro aveva una gru, utile per caricare a bordo qualsiasi tipo di carico.
Appena iniziò le manovre di avvicinamento, Dutch avvertì Revy e Rock di prepararsi e nel giro di pochi minuti i due si ritrovarono faccia a faccia con il compratore, un uomo dalla corporatura magra e vestito di scuro, così elegante da essere quasi fuori posto in quel frangente. Si chiama mister Sung e fu subito evidente che era una persona molto riservata, per non dire misteriosa. Non solo si presentava con un nome falso, ma non si sapeva nemmeno da quale paese proveniva, sebbene i suoi lineamento fossero chiaramente orientali. L'unica cosa certa sul suo conto era che gestiva i suoi traffici illegali nella zona di Singapore, in maniera molto scrupolosa. Era un tizio molto previdente, infatti si era portato con sé due guardie del corpo, che rimanevano sempre con lui ad un certa distanza.
Dopo una veloce presentazione, mister Sung fece un cenno con la mano e ordinò ad uno dei suoi uomini a bordo della nave di prendere il carico presente sulla Black Lagoon. Mentre il braccio della gru si metteva in moto, il compratore continuò a parlare con i suoi due ospiti.
«Non ci vorrà molto per caricare la merce, tra mezz'ora sarà tutto a bordo. Un lavoro semplice e pulito, come piace a me!» commentò allegro.
«Come d'accordo, in totale nelle casse ci sono...»
Rock stava per spiegare nei dettagli il contenuto del carico, ma di colpo fu costretto a fermarsi. Il frastuono provocato da un'esplosione attirò l'attenzione di tutti i presenti, che per lo spavento si aggrapparono al parapetto della nave. L'intera imbarcazione tremò per diversi secondi, come se fosse stata colpita da una bomba.
«Porca puttana! Che diavolo è successo?!?» gridò mister Sung, guardandosi attorno. Non riusciva a capire cosa fosse successo, finché non vide una densa nube di fumo provenire da una delle stive, accompagnato da numerose urla d'aiuto. Vedendo quella scena, pensò subito che era successo qualcosa di grave nella sala motori, probabilmente qualche macchinario era saltato.
«C'è il rischio che affondiamo?» domandò Rock impaurito.
«No, puoi stare tranquillo: le sale sono a tenuta stagna. Ma tutto ciò non doveva accadere!» affermò mister Sung, visibilmente arrabbiato.
«E perché?» intervenne Revy.
«Ho fatto controllare la sala motori giusto due settimane fa e mi avevano assicurato che era tutto a posto!»
Col passare del tempo, la nube di fumo uscita dalla nave iniziò a diradarsi, permettendo alle guardie di mister Sung di dare una prima occhiata alla sala motori. Al loro ritorno, erano rimasti nella parte inferiore della nave per una decina di minuti al massimo, i due riemersero con uno strano aggeggio in mano: era una sorta di motorino con un tubo attaccato sul fondo, il tutto fissato ad una tavola di legno. Aveva l'aria di essere un oggetto costruito in maniera artigianale.
«Che cos'è quell'affare?» chiese Revy dubbiosa.
«Lo abbiamo trovato nella sala motori» rispose uno degli uomini di mister Sung. «Sembrerà incredibile, ma mi hanno detto che il fumo veniva prodotto da questo meccanismo!»
«Che diavolo state dicendo?» esclamò il suo capo. «I motori in che stato si trovano?»
«Mi hanno riferito che sono perfettamente funzionanti e non ci saranno problemi nel riavviare la nave»
«Ma che sta succedendo qui?» chiese Rock, mentre stava fissando con cura il meccanismo ritrovato nella sala motori.
«Semplice Rock...» accennò Revy, impugnando le sue pistole e mettendo in agitazione il suo compagno. «Qualcuno sta cercando di fregarci!»
Intuendo il pericolo, di primo istinto Revy si mosse per raggiungere Dutch sulla Black Lagoon, ma appena fece un paio di passi sentì il rumore di uno sparo e immediatamente si rifugiò dietro il parapetto della nave.
Quando le fu possibile, la mercenaria rispose al fuoco nemico, cercando allo stesso tempo di dare un'occhiata alla barca di Dutch. Notò che c'era un uomo sulla Black Lagoon, che stringeva tra le mani una pistola a tamburo. Era vestito tutto di nero e il suo sguardo era coperto da un cappello di vecchio stampo, che lasciava intravedere un po' di barba incolta. Dietro di lui c'era una donna, che in fretta e furia stava spostando le casse piene di armi su un gommone giallo, che in precedenza avevano usato per salire a bordo della Black Lagoon. Infuriato per quello che stava accadendo, mister Sung e le sue guardie del corpo iniziarono a sparare contro l'intruso, ma quest'ultimo, con una serie di colpi molto precisi, riuscì a disarmarli con estrema facilità. Revy rimase colpita da quella scena: quell'uomo aveva una mira eccezionale, fuori dal comune.


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