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Autore: Mia addams    13/07/2015    0 recensioni
Il mio nome era Lily Potter. La mia vita non poteva definirsi noiosa ma di certo non era all'altezza della vita che aveva vissuto la mia famiglia. Spendevo il mio tempo mettendomi nei guai e progettando schemi di Quidditch, attività che adolescenti scalmanati potevano benissimo portare avanti senza finire un giorno sì e uno no in fin di vita.
Ero nata in una generazione che aveva tutto, che non aveva nulla per cui lottare, nulla in cui sperare. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava ma mi sentivo alquanto inutile.
« Sei fortunata! » mi rimbeccava continuamente mia madre. « Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato? »
« Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo! »
E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lysander Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Convivenza ad Hogwarts.


Se i miei propositi erano quelli di iniziare (badate bene: solo iniziare) l'anno scolastico in modo tranquillo avevo fatto non male, ma malissimo, i miei conti. Io e Hugo finimmo nei pasticci prima di mettere piede a scuola e ricevemmo un gran rimprovero dal severo vicepreside Coleman, non che mio odiatissimo insegnante di Trasfigurazione, che minacciava di bocciarmi a prescindere dal momento in cui avevo messo piede nella sua classe. Il fascino della mia famiglia non aveva sortito alcun effetto sul mio professore, bensì avevo ottenuto l'esito contrario: essere detestata a morte, e non solo per il fatto che durante gli anni si era rivelato una cavia perfetta per le mie diavolerie e neanche per il fatto che il suo the appariva così attraente ai miei occhi che era difficile non immergerci dentro un pasticcetto svenevole o del torrone. Per lui era colpa mia anche se non era colpa mia e mai come con lui avrei voluto che il mio essere Potter suscitasse qualcosa nel suo animo.
« Spero solo che un giorno la Preside approvi le maniere forti. » stava blaterando il vecchio custode Armando, con voce strascicata e gracchiante, mentre il suo gattaccio rognoso Pond trotterellava al suo fianco e soffiava arrabbiato contro me e Hugo.
Il micio del vecchio Armando aveva un pelo spelacchiato grigio come i capelli del suo padrone, occhi arrossati come quelli del suo padrone e naso schiacciato come quello del suo padrone. E la faccia da infame come quella del suo padrone, si capisce.
« Specialmente su voi due teppisti ingrati. Mi ricordo che tanti e tanti anni fa, quando frequentavo questa scuola, c'era un custode che... ah, che uomo! Appendeva gli studenti che si comportavano male al soffitto delle segrete per i pollici e li faceva roteare. Oh, quanto mi mancano quelle urla. » concluse, come se si aspettasse un permesso dal cielo per appendere me e mio cugino per i pollici e farci roteare per ore e ore nelle segrete mentre lui, con un sacchetto di caramelle di Mielandia, si godeva lo spettacolo.
Alzai gli occhi verso il soffitto. « Questo l'ha già detto mille volte. » dichiarai con uno sbuffo, liberandomi dalla stretta del custode una volta individuata la porta della Sala Grande, scrollandomi altresì dai vestiti i folti peli del suo micio puzzolente.
« Siete dei delinquenti! Finirete entrambi ad Azkaban ancor prima di... »
« ... finire la nostra istruzione qui ad Hogwarts. » ci tenne a concludere Hugo per lui, come da copione. « Sì, lo sappiamo già. »
Annoiati, ci lasciammo alle spalle il pazzo Armando che di sicuro stava bestemmiandoci contro cose che non avrei voluto neanche immaginare.
Il nostro ingresso in Sala Grande fu senza dubbio teatrale date le nostre facce entusiaste e il gran baccano che facemmo per individuare i nostri parenti seduti alla tavolata Grifondoro. Gli studenti che si godevano la cena si voltarono a guardarci, chi indispettito e chi abbastanza incuriosito: mi sembrava di essere finita su una passerella sotto i riflettori. Mi sentii addosso lo sguardo di tutta Hogwarts, specialmente quello infuriato della McGranitt e quello ancora più furibondo di Coleman, e una volta individuati i miei cugini mi buttai letteralmente a peso morto sulla panca del tavolo di Grifondoro, lontana da moltissimi occhi curiosi.
« Quando impareranno a punirmi dopo il banchetto di inizio anno? Io non carburo a stomaco vuoto! » esclamai, sprofondando con la testa nel tavolo in segno di totale disperazione mentre mi rendevo conto che al tavolo erano appena svanite le pietanze cedendo il posto ai dolci.
Hugo, che aveva rubacchiato l'intero piatto con la torta di melassa tra le mani di un timido primino, senza curarsi di apparire scortese o altro, aveva la bocca così piena da non riuscire a dire neanche una parola. Oltretutto, quando il cibo c'entrava nella faccenda mio cugino non rispondeva delle sue azioni, esattamente come zio Ron, e zia Hermione non faceva che rinfacciarglielo da una vita intera.
Emettendo uno sbuffo rumorosissimo, sfilai dalle mani di Frank Paciock un vassoio colmo di dolci e me ne ficcai senza alcuna eleganza due in bocca, riempiendomi le guance come uno scoiattolo affamato. Il che fece ridere i Grifondoro vicini e mi fece ringraziare che Dominique fosse al tavolo dei Serpeverde e non mi guardasse.
« Allora? Che cosa vi ha detto Coleman? » chiese Fred, incuriosito.
« Il solito. » risposi, masticando lentamente e lanciando briciole di dolci sul malcapitato di fronte a me che si era rivelato essere Frank.
« Che anche quest'anno rischiate bocciatura certa? »
« Ovviamente. »
Fred ridacchiò, versandosi del succo di zucca nella coppetta. « Frustrante, vero? Essere costantemente rimproverati da Coleman, intendo. » intercettando l'occhiata sarcastica di Louis ci tenne a dire: « Sì, lo so che rimprovera sempre anche me ma loro due sono la sua ossessione fin dal primo anno. »
« Hai solo combinato meno disastri di loro, Fred. » rispose Louis, divertito.
« Ci sono stati avvisi importanti? »
« La McGranitt ha fatto il solito discorso di inizio anno: ha dato il bentornato a noi e il benvenuto ai primini, li ha smistati, elencato cose da non fare, posti in cui non possiamo andare, prodotti da non utilizzare. Ah, e il Cappello Parlante ha detto un sacco di stronzate. Non ho capito bene a cosa si stesse riferendo durante la filastrocca ma... »
« Ci sono stati avvisi importanti, Fred? » lo interruppi.
« No, nessuno. »
« Ma cosa stai dicendo? » si intromise tra di noi Alice, con vocina sottile e battendo le ciglia in modo languido. « Certo che ci sono stati avvisi importanti! La presentazione del nuovissimo professore di Difesa contro le Arti Oscure, ad esempio. »
Frank fece roteare gli occhi facendo una smorfia mentre mi voltavo preoccupata verso sua sorella che stava esibendo l'espressione più stralunata per eccellenza. Notai che non era la sola che somigliava ad una tenera innamorata: la sua espressione da ebete la ritrovai nei volti di quasi tutte le ragazze della tavolata Grifondoro, se non anche nella tavolata accanto.
Intercettai lo sguardo di Hugo e capii che ci stavamo chiedendo la stessa identica cosa.
« Adesso tutte innamorate di quel tipo. Ci mancava solo questa. » si intromise Fred, fissando una ragazza lì accanto che sembrava non avere occhi che per il tavolo dei professori.
Hugo finì di mandare nello stomaco l'ultimo boccone di torta che l'aveva reso per cinque minuti muto e chiese, sconcertato e curioso, riprendendo la facoltà della parola: « Di chi stai parlando, esattamente? »
Fred, rassegnatissimo, fece una smorfia simile a quella fatta da Frank, indicando il tavolo dei professori ma tenendo lo sguardo ben piantato sulla ragazza di prima. Mi infilai velocemente gli occhiali e osservai attentamente il tavolo degli insegnanti che aveva tanto attirato l'attenzione delle ragazze della scuola. In un baleno, capii subito il significato dello sbuffo di Frank alla reazione della sorella, dei borbottii infastiditi di Fred e della voce trasognata e sentimentale di Alice. Beh, se quello seduto accanto a Lumacorno era il nostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure dovevo dire che comprendevo perfettamente la piccola Alice: per essere un professore era davvero giovane e affascinante.
Di certo non era uno che sarebbe passato inosservato lì al castello e mi chiesi se Dominique non stesse formulando il pensiero di quasi l'intera scolaresca femminile.
« Carino. » commentai, sincera ma per nulla toccata.
« Brutto come un troll. » corresse Hugo seccato, e Fred ci tenne ad annuire con forza. « Miseriaccia, guardate Victoria Robins come lo fissa... ma che diavolo le prende? Tra poco le dovremo pulire la bava alla bocca. »
« E da quando ti importa della Robins? » si inserì Louis, con un sorrisino insinuante.
« Le ho messo prima io gli occhi addosso, lenticchia, vacci piano. » ci tenne a puntualizzare Fred, che la stava osservando per minuti da quando avevo messo piede nella Sala Grande, e non osavo immaginare per quanto aveva continuato imperterrito a fissarla, con lo sguardo da maniaco seriale che si ritrovava.
« Sei un coglione, Fred. Era per parlare. »
Il battibeccare dei miei cugini finì in fretta, così come finì in fretta anche il banchetto di inizio anno. Banchetto al quale io, sfortunatamente, avevo preso davvero poco parte.
Una volta che tutti i piatti dei tavoli furono svuotati per magia, la nostra Preside, la McGranitt, ordinò immediatamente a tutti gli studenti di correre nei propri dormitori in modo da essere pronti per il giorno seguente per l'inizio delle lezioni.
« Avevi detto che la Robins fissava il belloccio prima, vero? »
Fred trotterellò al fianco di Hugo e prese ad assillarlo come solo lui sapeva fare, attaccandosi come una piovra al braccio del cugino e scuotendolo per attirare la sua attenzione. Louis era stato fermato da un paio di amiche e, superando i cugini, fece strada insieme a questo manipolo di bellissime ragazze che non facevano che riempirgli la testa di chiacchiere; Alice, piccola piccola, camminava dietro ai ragazzi con alcune amiche di classe, ascoltando le profonde conversazioni che avvenivano dinanzi a lei senza venire considerata minimamente.
« Il belloccio sarebbe il nuovo insegnante? » chiese Frank, con perspicacia.
« Beh, sì. » rispose Fred.
« Fred, lo stavano fissando tutte. »
« Nostra cugina no. »
« Il parere di nostra cugina non conta. »
Assunsi una smorfia stupita mentre la mia mano fremeva per colpirlo. « Ti ringrazio. Così arrossisco. »
« Cosa? Oh, non c'è di che. »
Feci per rispondere a tono o direttamente con un poderoso calcio negli stinchi di mio cugino quando non feci neanche in tempo a preparare i polpacci che un armadio enorme mi si era parato dinanzi con così tanta violenza che sussultai rumorosamente. Era il Capitano della squadra di Quidditch di cui io facevo parte e, inoltre, il Caposcuola che mi aveva minacciata in treno e che condivideva la stessa stanza con Fred, Louis e Frank.
Era il tanto temuto William Baston.
« Potter. » esordì Baston in saluto, col tono irritato e minaccioso di sempre.
Immaginai che fosse ancora furibondo con me per la faccenda del treno, quindi mi limitai a fissarlo senza dire una sola parola. Tralasciando il fatto che sembrava sempre e costantemente furibondo con me e con il mondo e che era meglio lasciargli sempre la parola e tacere per evitare di venire scaraventati in Burundi senza apparente motivo.
« A breve inizieremo duri allenamenti con tutta la squadra. » annunciò il Capitano, non facendo neanche cominciare la scuola.
Il Quidditch non era la sua passione: era la sua ossessione. Tutto ruotava attorno a quello sport e io e Hugo giuravamo da anni di aver sentito in giro una voce che diceva che uno dei primi complimenti che Baston aveva riservato alla sua unica ex ragazza fu qualcosa riguardante i suoi bellissimi bolidi, cosa che in tutta sicurezza aveva messo in fuga la malcapitata. Probabilmente, quella stessa voce era stata messa in circolazione da mio fratello James, ex componente e Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro da prima che William Baston prendesse il suo posto.
« Siamo intesi, Potter? Ho estremo bisogno di trovare un Cercatore decente per la squadra. Se Scamander prende di nuovo il boccino prima di noi e Serpeverde vince la Coppa del Quidditch sono costretto a ricoverarmi nel reparto di psichiatria del San Mungo, e voi tutti della squadra nel reparto incidenti. »
Tu dovresti abitare nel reparto psichiatria del San Mungo, non ricoverarti. - pensai, guardando i pugni serrati di Baston e la solita vena pulsante sulla sua tempia.
Nonostante questo, ero perfettamente d'accordo con lui: non dovevamo permettere che Serpeverde vincesse di nuovo la Coppa per il secondo anno di fila.
« Quindi preparati psicologicamente ad allenamenti mortali, fatti trovare sobria e avvisa quel maledetto di tuo cugino. Mi raccomando, Potter: un solo sgarro e ti sbatto fuori squadra. » e si allontanò in fretta, lasciandomi a bocca spalancata.
« Sono sempre sobria, Baston! » gli gridai dietro, ma l'unica risposta che ricevetti fu uno sbuffo irritato.
Rimasta da sola nella Sala Grande ormai svuotata, intercettai in un baleno la testa rossiccia di mia cugina Dominique che dal tavolo di Serpeverde si stava allontanando in compagnia di un paio di ragazze della sua stessa Casa.
La raggiunsi in fretta prima di perderla tra la folla.
« Tu e Hugo siete sulla bocca di tutti. » ci tenne ad informarmi lei, come se non fosse abbastanza chiaro. Salutò con un gesto distratto le ragazze con cui stava facendo strada un attimo prima e si rivolse di nuovo a me: « Poteva andarvi, e andarci, malissimo se quella pozione fosse stata pericolosa. Dico io, siete un disastro in pozioni e ancora vi ostinate a combinare pasticci? Foste, che ne so, tuo fratello Albus, che era un genio indiscusso in pozioni, posso capire, ma... »
Seguii mia cugina sulla via diretta per i dormitori, pensando che probabilmente Dominique non aveva tutti i torti riguardo ai totali disastri che eravamo in Pozioni.
« Risparmia il fiato. » la interruppi, scuotendo il capo come per mettere fine a quella storia. La strigliata ricevuta da Baston e dal vicepreside Coleman sarebbe bastava e avanzata per un mese. « Odio solo essermi persa il banchetto di inizio anno. »
« Ma tu guarda chi c'è lì davanti. » cambiò improvvisamente discorso mia cugina, in tono fin troppo concitato. Intercettai tra la calca, con un certo fastidio che mi decisi ad ignorare, Scamander in compagnia della Smith. « Oh, e c'è anche la sua orrenda fidanzata. Ma non credo sia rilevante. »
« E quindi? » domandai, a denti stretti.
« Gli chiedi del cioccolato, Lis, mi sembra ovvio. Ti ricordo le terribili convulsioni di nostro cugino in una situazione di digiuno e calo di zuccheri. Stavi dicendo di esservi persi la cena, no? »
Deglutii con orrore, fissando i due che si tenevano per mano ed esitando visibilmente. Ancora una volta, mia cugina non aveva tutti i torti. Annuii sotto lo sguardo insistente di Dominique, chiedendomi se avesse la stramba idea di farci da Cupido (non lo avrei sopportato) oppure volesse semplicemente rovinare un momento bello della vita di Cassandra Smith (optai per la seconda), e raggiunsi il ragazzo con passo svelto e deciso.
« Scamander! » esclamai, spintonando la folla di studenti e richiamando nuovamente su di me molti sguardi incuriositi.
Lui si accorse che qualcuno lo stava chiamando dopo qualche secondo e si voltò verso di me, sovrastandomi dal suo metro e ottantacinque circa una volta che ebbi urtato violentemente sul suo petto magro. Il ragazzo assunse un'espressione imbarazzata e arrossì quando si accorse che non mi decidevo a prendere le distanze. Cassandra Smith, attaccata al suo braccio come una piovra, divenne paonazza in zona orecchie e quello fu un ottimo campanello d'allarme per me, che mi allontanai in fretta dal petto del biondino e sorrisi di circostanza.
« Ci si rivede. » disse lui, ricambiando timidamente il sorriso e mettendo in bella mostra i suoi candidi denti.
« Sì, perdona l'interruzione ma mi chiedevo se avessi ancora quelle barrette di cioccolato che mi hai offerto in treno. » dissi, sperando che il biondino non mi cacciasse via a insulti. La Smith fece un colpetto di tosse che non somigliava affatto ad un colpetto di tosse. « Temo che mio cugino sia sotto effetto di convulsioni sortite da digiuno. »
Scamander sorrise sotto ai baffi e cominciò a frugarsi nelle tasche interne della sua tunica. Con mia grandissima gioia, il rumore che producevano le tasche era simile al rumore della carta del cioccolato e fui pervasa da una straordinaria sensazione.
« Com'è andata con Coleman? » chiese il ragazzo, tendendomi il cioccolato.
« Il solito: minaccia di bocciarmi da quando ho messo piede al castello. » afferrai il cioccolato mentre Cassandra esibiva l'ennesima smorfia innervosita. « Ti ringrazio e ti ringrazia anche mio cugino. Ci si vede! » feci l'ennesimo sorriso più finto del mondo e mi allontanai velocemente da loro con passo svelto, cercando di mettere chilometri e chilometri di distanza tra me e i due innamorati.
Arrivai quasi marciando da Dominique, che mi osservava con una strana espressione maliziosa ed inquietante, con un accenno di sorrisetto Serpeverdesco in cui si intravedeva tutto tranne che qualcosa di buono. Preferii non voler affatto sapere cosa le fosse passato per la testa in quei pochi minuti in cui l'avevo lasciata sola.
« Fatto? » chiese Domi civettuola, attorcigliandosi una ciocca di capelli sul dito.
Le mostrai le due barrette di cioccolato.
« Erano discorsi interessanti? »
Salii la scalinata di marmo che portava ai piani superiori, quasi scivolando sul solito ultimo gradino. « No. » sbottai, tenendomi al corrimano e scandalizzando alcuni primini.
« Non ci credo proprio. »
« Taci, Dominique. » sbraitai, sventolandole le due barrette sotto al naso e voltandomi per vedere dove fossero andati a finire i due innamorati. Purtroppo per me, erano ancora lì che si scambiavano probabili dolci chiacchiere. « Allora, ti fermi alla Torre di Grifondoro per inaugurare il nuovo anno? » il mio cambio di argomento fu repentino. « Hugo ha spillato una bottiglia di Wiski Incendiario dalle scorte di nonno Arthur nella cantina della Tana. Avevamo pensato di scolarcelo stasera dopo il banchetto, sai, per festeggiare il nostro ritorno qui ad Hogwarts. Che ne dici? »
Dominique non se lo fece ripetere due volte.
« Bere senza di me? Dovete essere matti! »




« Proprio qui dovete ubriacarvi? Dovete essere matti! »
Nei dormitori maschili, precisamente nella stanza dei ragazzi del settimo anno, stanza in cui dormivano Fred, Louis e Frank e anche il mio Capitano (che misericordiosamente non era lì), regnava il caos. Frank era seduto al bordo del suo stesso letto con in grembo un libro sulle piante carnivore e Fred era disteso a terra, ai piedi dell'amico, con il tappo della bottiglia in bilico sul naso mentre esibiva una dopo l'altra una serie di barzellette. Io e Hugo eravamo stravaccati uno addosso all'altro sul letto di niente di meno che William Baston in persona e Dominique era seduta a gambe accavallate sulla sedia che Frank utilizzava per sistemare i suoi abiti e guardava il fratello storcendo il naso; Louis, dal suo canto, era in piedi come se stesse sorvegliando la situazione critica in cui si era trovato e sorrideva, scuotendo il capo. Mio cugino aveva quella straordinaria abitudine di non perdere mai la calma e di apparire tranquillo in proprio tutte le situazioni.
« Sapete che si dice in giro? L'odore dell'alcool attira le donne. » esordì Fred, alzando un sopracciglio in direzione di Frank.
« Questa sarebbe una delle tue tante barzellette? » intervenne Hugo, sfilandogli la bottiglia da sotto al naso con veemenza.
« Ti dico solo che domattina Victoria Robins cadrà ai miei piedi, cugino. »
« A causa del puzzo stantio emanato dalla tua tunica, immagino. » interferii, ridacchiando.
Fred fece una smorfia, minacciandomi con la bacchetta. « Fai pure la spiritosa, i maschi corrono via spaventati da te! Fatti due domande! »
« E a me cosa importa? » sbottai, cercando di pensare a Scamander il meno possibile. « Sono contenta di non essere nata bionda. »
« E questo cosa c'entra? » chiese Frank, curioso.
« Si chiama alcool, Frank. Non farti troppe domande quando si trova in queste condizioni. » rispose Hugo che, come non detto, aveva dimostrato di non aver capito un tubo. « Piuttosto, aiutaci a finire questa roba. Non vorrai mica che Fred si scoli una bottiglia intera e venga a svegliare te coperto di vomito durante la notte. » propose, con il sorrisetto malandrino di chi aveva tutto in pugno.
Frank ebbe un tentennamento ma, in trappola e valutando la situazione in cui era immerso fino al collo, dovette acconsentire.
« Non eri astemio? » venne in soccorso Louis.
« Tu sarai il prossimo. » decretai, scambiandomi uno sguardo complice con Hugo ma Louis fece spallucce.
« Solo uno. » concesse, appellando la vecchia bottiglia di nonno Arthur con la bacchetta.
Osservando per un paio di secondi la bottiglia polverosa sotto lo sguardo incuriosito di tutti i presenti, quello particolarmente eccitato di Fred e quello attento di Frank, Louis ne bevve un piccolo sorso.
Risatina mal trattenuta in zona Hugo.
« Muffito. » fu il pronto commento di nostro cugino.
« Ma ti pare che beviamo roba muffita? » e feci un gesto con la mano, come se stessi scacciando via un moscerino. « Nonno Arthur le conserva sempre per bene le bottiglie, ci tiene molto alla sua cantina. »
Certo, non quando queste risalgono ai tempi della nascita dello stesso nonno Arthur.
Louis, ovviamente, non ne era così convinto ma la sua estrema pacatezza lo costrinse a sorvolare sulla questione e a cedere la bottiglia polverosa al caro Frank che, attirato dai cenni dei miei cugini e da quelli estremamente minacciosi della sottoscritta, bevve un sorso in maniera contrariata.
Risatina per niente trattenuta in zona mia.
« Avrei preferito ingerire un'Algabranchia. » proferì Frank, con un brivido. « Se veniste attaccati in questo momento non riuscireste a difendervi neanche con un Expelliarmus per come siete ridotti. »
« Tu soffri di manie di persecuzione, Frank. » disse Fred. Lo pensavamo tutti quanti. « Sarai un ottimo Auror! »
« Lo daresti a me adesso? » chiese Dominique, civettuola.
« Tutto quello che vuoi. » rispose senza neanche pensare Frank, arrossendo un attimo dopo quando le nostre risate riempirono l'intera stanza. Ci fu un attimo di pausa imbarazzante in cui il ragazzo si decise a riprendere il controllo delle sue capacità linguistiche. « Intendevi la bottiglia, certo. »
« Direi proprio di sì, Frank. » risposi, non potendo fare a meno di ridergli in faccia.
Dominique si era appropriata della bottiglia con un sorriso malizioso all'indirizzo di Frank ma proprio quando le sue labbra sfiorarono la guancia del buon Paciock per un bacio di ringraziamento, un gufo venne a picchiettare alla finestra.
« Un tantino presto per la posta, no? »
La smorfia divertita di Hugo si era tramutata improvvisamente in un'espressione di puro terrore mentre ci scambiavamo uno sguardo che valeva più di mille parole.
« Miseriaccia, Lily, saranno i nostri genitori che hanno ricevuto notizie dalla McGranitt! »
Con occhi spalancati, fui la prima ad alzarmi dal pavimento. Io e mio cugino ci spintonammo per tutto il tratto dai letti alla finestra per chi dovesse prendere per primo la posta. Inutile dire che mi scrollai mio cugino da dosso con un poderoso calcio nel sedere e lo spedii di nuovo prepotentemente sul letto. Ignorando i suoi insulti, aprii l'anta della finestra, lasciando entrare un barbagianni davvero strano. Era veramente buffissimo: esibiva un curioso cipiglio arrabbiato che mai avevo visto in un uccello.
« Non ho mai visto un uccello così brutto. » mi lesse nel pensiero Hugo, affiancandomi.
« Non sembra appartenere alla nostra famiglia. » osservò Fred, saltellandomi accanto.
Hugo mi diede una gomitata, ridendomi sulla spalla. « Di certo somiglia al padrone. »
Allungai la mano per afferrare la lettera legata alla zampa dello strano volatile che prima di andar via mi morse, spiccando in fretta il volo.
« Dannato gufo! » sbottai, scartando velocemente la pergamena, coi miei due cugini che mi alitavano sul collo. Anche gli altri mi raggiunsero, creando un cerchio attorno a me per curiosare nel contenuto della lettera.
La calligrafia era disordinata, come se il mittente avesse composto il testo di fretta e furia. Mi sembrava così familiare lo stile di scrittura che arrivai perfino a pensare che fosse di Coleman. Infondo, il suo ufficio era lì vicino e niente avrebbe potuto impedirgli di scriverci una minacciosa lettera.
Ci fu il rumore di un respiro trattenuto.
« Per tutte le piante carnivore! È una lettera da parte di Baston. » esordì Frank sconvolto, confermando i miei sospetti su chi potesse essere così fuori di cervello da spedire lettere a notte inoltrata.
Hugo scosse il capo con un sorriso, per niente toccato dalla lettera. « Ecco spiegata la faccenda del barbagianni... »
« Cosa vuole da noi? » si intromise Fred, così stizzito nei confronti di Baston da non fare nemmeno caso alla battuta di nostro cugino che io avevo accolto con una risatina simile ad un latrato. « Circe maiala, non ci lascia mai divertire, quello spilungone Caposcuola! »
Quasi mi aspettavo di vedere il mio Capitano spalancare la porta della sua stessa stanza con un potentissimo calcio e sbraitare contro di noi e contro il suo compagno di dormitorio per quella ben poco lusinghiera affermazione, ma presi questo pensiero orribile come un invito a leggere la missiva.

“Per l'unico branco di fuorilegge scalmanati che conosca,
vi rendete conto che state disturbando la misericordiosa quiete pubblica? Sono la bellezza di mezzanotte e diciassette, vi ho fatto già un grandissimo favore ad andarmene dalla mia stanza per farvi restare in pace tra cugini. Avrei bisogno di calma mentale e, soprattutto, di riposo perché io, a differenza vostra, sono un Caposcuola e anche il Capitano della squadra di Quidditch del Grifondoro. Quindi, Potter
(« Mi stavo giusto chiedendo quando sarebbe saltato fuori il mio nome! »), voglio essere gentile proprio perché è l'inizio dell'anno e non voglio rovinarmi - e rovinarti - questo momento: ti do solamente cinque minuti scarsi per portare quelle tue chiappe lentigginose fuori dalla mia stanza se non vuoi rischiare il posto nella mia squadra.
il Caposcuola e Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, William Baston.”


Ci furono un paio di minuti di silenzio tombale in cui io non feci altro che osservare con la bocca enormemente spalancata la pergamena, poi ognuno ebbe la propria reazione. Io e Hugo riempimmo la stanza di urla di risate sguaiate, miste a insulti di ogni tipo al noiosissimo Capitano Baston; Louis sembrava fin troppo fuori contesto per dire la sua; Frank e Fred blateravano di vuote ciance mentre Dominique ridacchiava allegramente, troppo presa dall'alcool per fare altro.
« Mi piace la sua energia. » ci tenne a commentare quest'ultima, in tono malizioso. Louis scosse il capo, socchiudendo gli occhi.
« Io lo prendo a cazzotti! » insistette Fred furioso, armandosi di pugni chiusi e nocche pronte mentre si agitava come un fringuello nel periodo dell'accoppiamento. « Lo prendo a cazzotti nello stomaco! Mi avete sentito? Queste sono le mie ultime parole, poi solo cazzotti! »
« Ve l'avevo detto di non esagerare. » proferì Louis, calmo.
Frank, vittima della sua mania di persecuzione, si era armato di bacchetta pronta e mi osservò mentre bruciavo a colpi di bacchetta la lettera sibilando parolacce a mezza voce.
Hugo fece evanescere la cenere con un ghigno. « E quanto tempo ti avrebbe dato Baston per portare le tue chiappe lentigginose fuori da qui? »
Ci riflettei su due secondi mentre le risate sfacciate dei miei cugini facevano eco nella camera.
« Aspetta un momento... »
Marciai con decisione fuori alla stanza, sbattendo la porta sul naso del malcapitato di turno che si era rivelato essere Fred, e mi sporsi dal piccolo balconcino che dava nella Sala Comune, circondando la bocca con le mani per farmi sentire da Baston al di sopra del vociare abbastanza rumoroso degli ultimi rimasti. William Baston era seduto con un paio di compagni di squadra accanto al fuoco, mostrando il suo rarissimo sorriso di circostanza. Mi faceva strano non vederlo con la vena pulsante e i denti digrignati dal nervosismo. Immaginai che il suo stato mentale di apparente calma stesse per finire...
Come infatti...
« Io non ho le lentiggini sul culo, Baston! »
William Baston ebbe un sussulto e una volta individuatami assunse la solita espressione minacciosa di sempre, come da copione. Si stava giusto per gonfiare tutto come un pollo per sbraitare arrabbiato quando Frank intervenne prontamente, dandomi una gomitata così forte che quasi caddi dalle scale.
« Deve essere il sonno. » si inserì, cercando di suonare credibile, mentre i miei cugini alle mie spalle davano di matto.
« O l'alcool. » corresse Fred, in preda ad un attacco isterico.
« O entrambi. » ci tenne a puntualizzare Hugo, battendo i pugni sul corrimano con le lacrime agli occhi.
« O il desiderio omicid... »
Louis ritenne opportuno tapparmi la bocca per evitare che le vene di Baston si ingrossassero ancora di più e prima che il Capitano potesse dire qualunque cosa, o qualunque insulto, la voce di Dominique irruppe nelle risatine generali.
« Beh, io torno nei sotterranei: c'è un odore davvero spiacevole qui dentro. » intervenne, e il silenzio che si venne a creare fu repentino. « Ci si vede domani a colazione. Mi raccomando la doccia, Fred. » concluse, scendendo le scale e avviandosi verso l'uscita della Sala Comune dei Grifondoro.
Il sorriso malizioso che mia cugina lanciò a Baston mentre fluttuava via e il volto sbalordito del Capitano fu l'ultima cosa che vidi della Sala Comune prima che Louis mi trascinasse nel mio dormitorio giusto in tempo per evitare una sfuriata.




Quella notte vomitai anche il cenone di capodanno di due anni prima e il mattino successivo somigliavo più ad uno straccio per lavare i vetri che ad un essere umano. Appurato che Baston non volesse ammazzarmi o cacciarmi di prepotenza fuori squadra, mi godetti la colazione con una faccia da funerale ma in compenso mangiando tutto quello che non avevo ingerito al banchetto della sera precedente. Tutto quello che mi capitava tra le mani, quindi.
La colazione ad Hogwarts il primo giorno era sempre un gran caos. Studenti ritardatari che correvano per la Sala Grande speranzosi di trovare ancora qualcosa da mettere sotto i denti, altri che salutavano i compagni che non avevano salutato la sera prima, altri che discutevano animatamente delle lezioni. Io ero nella categoria: profonde conversazioni con il cibo e gesti inconsulti verso le persone che mi salutavano e rivolgevano la parola.
« Gli orari. »
La voce di Coleman mi fece sussultare. Ero così impegnata ad ingozzarmi come un maiale che quasi dimenticavo che ogni anno passava per i tavoli a distribuire gli orari delle lezioni. Mi voltai verso di lui e afferrai gli orari, tornando a voltarmi velocemente verso il cibo per non doverlo guardare in faccia un secondo di più. Mi sentivo lo sguardo del mio acerrimo insegnante addosso e per alleviare la tensione mi affrettai a controllare il foglio delle lezioni, mentre centinaia di gufi facevano irruzione nella Sala Grande per la posta. Non ci feci molto caso: se i miei genitori non mi avevano scritto la sera prima, non l'avrebbero fatto quella mattina.
« Erbologia con i Serpeverde alla prima ora. » annunciò Fred, sbuffando rumorosamente. L'odore dell'alcool non aveva per niente attirato Victoria Robins, che aveva invece preso posto a dieci posti di distanza da noi. « Avevo sperato coi Tassorosso. Beh, ci tocca lavorare con Dominique e con tutti gli altri Serpeverde idioti del settimo. »
Frank sembrava piuttosto allegro.
« E voi cosa avete, invece? » chiese Louis, sbirciando sul mio foglio.
« Difesa contro le Arti Oscure alla prima ora! » esordì Hugo, entusiasta. « E dopo... »
« Trasfigurazione. » gemetti, sprofondando con la testa sul legno del tavolo. « Merlino, odio il tuo pennuto. » sbraitai verso Leo, il gufo di famiglia dello zio Ron e di zia Hermione, che aveva sempre nutrito per me una grandissima antipatia dal giorno in cui da bambina avevo cercato di annegarlo nel laghetto della Tana.
Immaginai che zia Hermione, con il maniacale ordine di sempre, avesse stilato una lista al figlio delle cose che gli mancavano, così da spedirgli con accortezza tutto quello che gli sarebbe servito per la sua permanenza lì ad Hogwarts.
Come avevo immaginato, non ci fu traccia della mia civetta.
« Grazie, Leo. » disse Hugo, dando uno sguardo alla lettera della madre. « Oh, miseriaccia! Ho dimenticato le Pasticche Vomitose a casa e la mia cara mammina minaccia di farle evanescere. »
Leo fece per spiccare il volo verso casa, non dopo aver fatto spiccare il volo al foglio delle lezioni che avevo tra le mani agitando le ali per farmi un dispetto. Sentii il vento scompigliarmi i capelli e capii che l'uccello era volato via giusto in tempo per non essere incastrato con la testa nella brocca del succo di zucca. Con una parolaccia sibilata a mezza voce, mi voltai verso il foglio degli orari che era atterrato accanto al tavolo dei Corvonero alle mie spalle. Alzandomi dalla panca per prenderlo, qualcuno fece prima di me.
« Difesa contro le Arti Oscure alla prima ora. » lesse una voce calma e profonda.
Scamander mi fece un sorriso piuttosto genuino mentre mi porgeva con gentilezza il foglio. Lo fissai imbambolata, con la mano ancora tesa verso il pavimento.
« Ci becchiamo lì, allora. » concluse il ragazzo, affrettandosi ad uscire dalla Sala Grande e lasciandomi a bocca spalancata e con la mano destra ancora tesa verso il marmo sottostante.
Avremmo condiviso sul serio le lezioni?
« Cosa ha detto Scamander? »
Hugo si protese verso di me quando presi nuovamente posto sulla panca, troppo distratto dalla lettera della madre per udire lo scambio di battute avvenuto tra me e il biondino.
« Che ci saremmo beccati lì... » risposi, in un sussurro.
« Ah, sì, avevo dimenticato di dirti che le lezioni di Difesa saranno svolte in gruppo e quelle di Trasfigurazione esclusivamente con i Serpeverde. » disse mio cugino, ficcandosi con nonchalance una cucchiaiata di cereali in bocca fino a riempirsi le guance. « Nessuno dei Grifondoro e dei Serpeverde ha scelto Babbanologia, a differenza di Corvonero e Tassorosso. Ci avranno combinato l'orario così da passare quell'ora a Trasfigurazione con le serpi e le altre tutti insieme. »
Ma io quasi non lo ascoltavo. L'anno precedente, al quinto anno, trascorrevo insieme a Scamander solamente la lezione di Cura delle Creature Magiche e mi accorgevo appena della sua presenza. Aveva sempre seguito lezioni diverse da me e il tempo che lui occupava facendo materie che io non avevo scelto io lo occupavo facendo tutt'altro, per poi ritrovarmi con un misto di ore buche. Immaginai che quell'anno avessero cambiato le cose, riducendo le ore buche in modo da farci condividere le lezioni.
Finita la colazione dopo quella straordinaria notizia del lunedì mattina, mi alzai dal tavolo dei Grifondoro, trascinando Hugo al mio seguito, e ci avviammo in perfetto orario verso l'aula di Difesa contro le Arti Oscure.
« Forse dovremmo usare qualche Merendina Marinara per la seconda ora. » propose mio cugino, liberandosi dalla mia stretta ferrea e premurandosi accuratamente di abbassare la voce in corridoio. « Sai, non credo di resistere ad una nuova ramanzina di Coleman sulle regole da rispettare a scuola e le sue minacce di bocciatura. »
« Mi sembra ovvio che dobbiamo intervenire. » concordai.
« Mi sa che ci conviene usare i nuovi Fondenti Febbricitanti. »
« Stavo pensando esattamente la stessa cosa. » convenni, con un sorriso. « Pensi che ci scopra? »
« Io dico proprio di sì. » intervenne una voce divertita in corridoio.
Riconobbi immediatamente la voce di Scamander ancor prima di voltarmi solo captando un rapido aumento del mio battito cardiaco. Il biondino ci venne incontro mentre si lisciava i capelli più lunghi del dovuto con un gesto spontaneo e, sempre a giudicare dall'aumento del mio battito cardiaco, sembravano donargli particolarmente.
« Che pessimista, Scamander. » lo rimbeccai, nel tono meno scorbutico che potessi trovare.
« Volevo mettervi in guardia. » volle quasi scusarsi lui, con gentilezza.
Lo interruppi facendogli un sorriso di circostanza che somigliava più ad una smorfia contrariata e giungemmo in aula prima che lui potesse dire altro. Io e mio cugino prendemmo posto al solito penultimo banco in fondo alla stanza mentre Scamander, dopo aver salutato i suoi amici e scambiato qualche battuta divertente, si sedette avanti a noi, nel posto libero accanto a suo fratello Lorcan che non gradì affatto la mia presenza dietro di lui manco fossi un maniaco.
« Tieni lontano quella roba appiccicosa dai miei capelli, Hugo, o ti prendo a calci nel culo. » minacciai, osservando mio cugino giocherellare con una disgustosa gomma rosa dall'aria poco affidabile.
Alcuni compagni di classe deglutirono.
Neanche il tempo di sistemare le borse e fare il solito baccano prima dell'inizio delle lezioni o, nel caso di mio cugino, di rischiare di essere preso a calci dalla sottoscritta a causa dei pochi centimetri che distavano tra me e la sua orribile gomma rosa, l'uomo che la sera del nostro arrivo aveva affascinato quasi tutto il popolo femminile di Hogwarts, e non solo, fece il suo ingresso in classe lasciando tutti a bocca aperta.
« Salve, giovani maghi. » ci diede il buongiorno il nuovo insegnante, mentre ogni membro della classe lo squadrava da capo a piedi. « No, no... sedetevi pure, state. » disse in fretta, quando molti di loro fecero per alzarsi dalle sedie come ci era sempre stato insegnato da quando avevamo messo piede nel castello. « Ho sempre odiato quando insegnano agli studenti a mostrare il rispetto per gli insegnanti facendoli alzare dalle loro sedie piuttosto che usare modi ben più semplici per farli rispettare. Manco fossi la regina, vero? Ah, lunga vita alla regina! »
Sì, sembra un tipo strano, ma non così strano da essere rinchiuso in manicomio.
Ci sorrise in modo cordiale, per poi tornare a squadrarci con espressione seria e profonda, incamminandosi lentamente verso la cattedra mentre i Serpeverde ritardatari borbottavano quelle che secondo loro dovevano essere scuse prendevano posto nei rispettivi banchi. Bellatrix Lestrange, dai riccioluti capelli neri e le palpebre pesanti, mia nemica da quando avevo messo piede ad Hogwarts, mi lanciò uno dei suoi sguardi arcigni. Ricambiai l'occhiataccia, focalizzandomi successivamente sull'insegnante. Dovetti ammettere che da vicino era ancora più carino e non biasimai per nessuna ragione al mondo le mie due compagne Grifondoro, Lisa Finnigann e Katie Thomas, quando sospirarono alla vista del suo fondoschiena da urlo. Giovane, bello e dall'aria assolutamente inglese: portava un gilet verde sotto la veste da mago aperta che gli metteva in mostra gli addominali e dei jeans logori e scoloriti. I capelli erano corti e castani, sparati in tutte le direzioni. Avrebbe potuto avere non meno di trentasette anni.
« Siete del sesto anno, giusto? » chiese lo strambo professore. « Bene, io mi chiamo Alan Brown e sono il vostro nuovo insegnante di Difesa. Potete chiamarmi professor Brown, o anche solo professore... o magari, se i miei compiti non saranno graditi, potete anche apostrofarmi con tutti i volgari epiteti che conoscete. »
Fui la prima a scoppiare a ridere, scambiando un'occhiata complice e divertita con Hugo, che finalmente si era disfatto della gomma rosa shocking che si portava dietro fin dalla colazione. Tutta la classe ridacchiava e osservava il nuovo insegnante con un certo interesse, tutti tranne Bellatrix e la sua combriccola che avevano preferito esibire un sopracciglio alzato e una smorfia interrogativa. Simon Zabini e Matt Ford, nostri amici Serpeverde seduti dietro me e mio cugino all'ultimo banco, erano troppo occupati a rollare qualcosa di illegale per prestare attenzione a Brown. Naturalmente, anche Lorcan Scamander e Justin Smith, l'odioso fratello di Cassandra che tutta la scuola detestava a causa di cronache sul Quidditch poco sportive, evitarono di unirsi alle risate. La loro inimicizia era pari solo a quella tra me e Bellatrix.
Il professore prese a camminare tra i banchi, osservandoci tutti con la stessa curiosità che noi ostentavamo verso di lui.
« Questo qui cosa dovrebbe essere? » chiese il professor Brown rivolto a Lorcan, sventolandogli il manuale sotto al naso; Justin Smith, dal suo canto, si era drizzato frettolosamente sulla sedia, socchiudendo gli occhi in due fessure strette e in attesa di eventuali cambiamenti.
« Un libro? » rispose prontamente Lorcan.
A Hugo sfuggì una risatina per l'abbondante sarcasmo usato da Lorcan.
« Oh, nella mia classe non si utilizzano libri di testo. » disse Brown, serio. Smith nascose subito il suo nella borsa, rischiando quasi di scivolare dalla sedia. « Fate sparire tutti i libri che avete sui banchi e sfoderate le bacchette. Non vedo come potete imparare a difendervi dalle Arti Oscure se continuate ad attenervi a qualcosa di scritto. E dovete sapervi difendere a tutti costi. Bene, formate velocemente delle coppie. »
Fui la sola a rendermi conto di come aveva marcato sulle parole: « dovete » e: « a tutti i costi » ma ero troppo eccitata per quella nuova lezione per farlo notare anche a mio cugino.
« È il professore più matto che abbia mai conosciuto... » borbottai, mentre il suddetto mandava sedie e banchi a schiantarsi sul fondo dell'aula. « Mi piace! »
In un attimo, dieci coppie si posizionarono di fronte al professor Brown, che non parve affatto convinto di quegli accostamenti. Si mise a ronzarci attorno, cambiando e scambiando compagni di lavoro, fissandoci intensamente e borbottando pensieri a mezza voce. Non avevo idea di che cosa stesse facendo, e neanche gli altri a giudicare dalle espressioni. Alla fine, dopo tanti cambi, Brown aveva piazzato insieme persone che si odiavano e allontanato persone che insieme andavano d'accordo. Per esempio, me e mio cugino. Hugo finì in coppia con la mia compagnia di dormitorio, Lisa Finnigann, e io capitai con Scamander. Al gemello Lorcan, invece, era toccato Smith e in quel caso mi augurai che Lorcan facesse fuori in fretta il suo partner, e anche sua sorella, dato che si trovava.
A lavoro finito, Brown sorrise piuttosto soddisfatto. Tutto questo sotto il naso delle coppie manomesse da lui, che stavano cominciando a litigare tra di loro o ignorarsi di buon grado.
« Queste saranno le coppie ufficiali per questa lezione e per quelle che seguiranno. » disse il professore, con determinazione. « È molto importante che impariate a collaborare pacificamente tra di voi. Le coppie che ho formato avranno dei compiti anche al di fuori di qui, lavorerete insieme sia fuori che dentro questa classe. »
Mi voltai lentamente verso il mio partner, in apparenza con totale distacco. Nessuno poteva sapere che in quel momento mi sentivo piuttosto eccitata e non facevo che ripetere a me stessa mentalmente di piantarla di fare la tredicenne in piena crisi ormonale.
In ogni caso, quella del mio insegnante sembrava non essere stata affatto una scelta casuale...
« Allora. » esordii per rompere il ghiaccio, piazzandomi di fronte al mio nuovo compagno di difesa. « Da ora in poi saremo in coppia. » e se non avessi avuto una sfacciata audacia da Grifondoro e una gran faccia tosta mi sarei di sicuro scavata la fossa da sola in mezzo all'aula.
« Così pare. » rispose il biondino, che era arrossito lievemente e pareva visibilmente imbarazzato. Oltretutto, stava tentando in tutti i modi di evitare il contatto visivo con me, cosa che mi stava già facendo andare su tutte le furie.
« Stamane ci eserciteremo con le cose più semplici. » disse Brown, sorridendoci vivacemente. « Potremmo cominciare dagli incantesimi che ti permettono di disarmare, schiantare e ostacolare il proprio compagno. Ragazze: dateci dentro. »
Tutte le ragazze ridacchiarono e si scambiarono sguardi complici. Eccetto Bellatrix, che stava ignorando di buon grado Simon Zabini.
« Ragazzi: non fate i cavalieri e non fatevi distrarre troppo. Iniziamo con l'Incantesimo di disarmo, ovvero... »
« ... Expelliarmus. » conclusi ad alta voce, fiera della mia notevole conoscenza di incantesimi.
« Esattamente. » rispose il professore in maniera pimpante, facendomi un largo sorriso. « Potter, dico bene? Somigli ai tuoi genitori in maniera sorprendente, e non solo tu. » volse uno sguardo a mio cugino, che annuì, e un accenno di sorriso ai gemelli Scamander. « Bene, cominciamo! Concentratevi al massimo, mi raccomando. E cercate di usare un sortilegio scudo, se ci riuscite. »
Impugnai la bacchetta, sorridendo all'insegnante per l'affermazione fatta poco prima, e fissai le iridi verde scuro del biondino puntate nelle mie. Eravamo tutti piuttosto nervosi: con i precedenti insegnanti non avevamo mai fatto tanta pratica, ci eravamo limitati ad incantesimi semplici e alla teoria e quella era una buona occasione per dimostrare che cosa sapevamo fare. Io me la cavavo abbastanza bene, ma non avevo mai sfidato professionalmente a duello qualcuno. Le risse e i duelli illegali non facevano curriculum.
Strinsi con più forza la bacchetta tra le dita, mentre intorno a noi facevano eco le voci dei nostri compagni che avevano appena iniziato l'esercizio. Brown cominciava a passeggiare tra le coppie, chiedendo i loro nomi, facendo correzioni e dando forza ai ragazzi, scherzando e improvvisando qualche battuta per smorzare la tensione creatasi.
« Expelliarmus! » esclamai, ma non colsi alla sprovvista il mio compagno.
Senza aver pronunciato nessuna formula magica e senza aver neanche sussurrato una parola, Scamander aveva parato l'incantesimo, lasciandomi a bocca aperta dallo sconcerto e facendomi urtare un fianco sul banco per la sorpresa. Sentii le risatine di Hugo dall'altro lato della stanza, poi un tonfo secco e seppi con sicurezza che mio cugino era stato appena mandato all'aria dalla sua compagna.
« Stai bene? » mi chiese Scamander, in tono premuroso. Notai che era arrossito furiosamente.
« Benissimo. Hai usato un incantesimo non verbale? » domandai, assumendo una mia tipica espressione omicida.
« Sì. » dovette ammettere, intimorito dal mio sguardo.
« Non si potrebbero ancora usare, che io sappia, Scamander. » replicai, con scortesia.
« Io non... » il ragazzo fu interrotto da un'esclamazione alquanto isterica di Justin Smith.
Io e Scamander, infatti, non eravamo certo gli unici ad avere piccoli problemi di coppia. Lorcan, per esempio, si stava sbranando con il suo compagno e l'accusava di non essere partito al suo via, ma decisamente prima; Bellatrix Lestrange e Simon Zabini, seppur entrambi Serpeverde, si ringhiavano contro insulti di ogni tipo. Dal suo canto, mio cugino riteneva che Lisa lo stava distraendo per disarmarlo e fargli fare la figura dello scemo davanti a tutta la classe. Mentre io...
« Beh, hai barato. » insistetti, piantandomi con i piedi per terra e lanciando uno sguardo di fuoco al mio compagno Serpeverde: furbo, ma non abbastanza da evitare la mia ira.
« Non l'ho mica fatto di proposito. Perdonami, volevo solo provare quell'incantesimo. Ricominciamo? »
Combattiva, determinata e senza paura, così intendevo farmi vedere dal mio compagno di lavoro. Disarmarlo sembrava essere diventata una cosa personale piuttosto che un esercizio scolastico.
« Come va, ragazzi? » chiese Brown, che passava di lì. « Scamander, vero? »
« Bene! » rispondemmo all'unisono io e il mio compagno, io piuttosto brusca e il ragazzo piuttosto imbarazzato.
« Vi vedo lievemente tesi. Non siamo ad un vero incontro per duellanti, rilassatevi. Ci stiamo solo esercitando, e che esercitazione sia! »
Naturalmente, mi feci scivolare addosso il consiglio del mio insegnante: volevo battere il biondino a tutti i costi.
« Expelliarmus! »
« PROTEGO! » esclamai, facendo perdere l'equilibrio al mio sfidante, che finì per trovarsi con il sedere per terra a causa della veemenza con cui avevo lanciato l'incantesimo.
Mi sarei volentieri baciata da sola se non fosse stato per il fatto che con tutta la mia somma soddisfazione dovevo aiutare il mio compagno a terra, che mi avrebbe vista dal basso mentre io lo sovrastavo da vincitrice. Non avevo dimenticato la faccia tosta con cui si era divertito a sorridermi la sera prima mentre era insieme alla sua fidanzata.
« Ti sei fatto male? » gli chiesi, cercando di reprimere il tono compiaciuto.
Inutile dire che non ci riuscii.
« Un pochino. »
« Andiamo! Il colpo che ho preso io prima era dieci volte più doloroso. » mentii, per farlo sentire in colpa.
Lui mi rivolse uno sguardo scettico ma divertito allo stesso tempo. « Hai solo sfiorato il banco con un fianco, Potter. »
Feci un cenno noncurante con la mano, poi mi inginocchiai accanto a lui. « Pronto per ricominciare? »
Scamander fece un timido sorriso, accettando la mano libera che gli stavo offrendo. « Prontissimo. »
Solo quando ci alzammo entrambi e ci trovammo l'uno di fronte all'altro, senza alcuno sguardo di competizione, mi accorsi che la mia domanda non sembrava affatto riferita alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure. E forse non ci teneva ad esserlo.




« Lui sapeva. »
« Di chi diavolo stai parlando? » chiese Hugo distrattamente, disteso sul divano della Sala Comune a giocherellare con la stessa gomma rosa che aveva in classe quella mattina.
« Di Brown! » esclamai, abbassando i piedi dal bracciolo della poltrona su cui ero rannicchiata. « Di chi altri se no? »
Era il crepuscolo e le lezioni erano finite da un pezzo. Il cielo coperto di nuvole era di uno striato color indaco e la Sala Comune di Grifondoro appariva più incasinata che mai. Gli studenti si divertivano tra loro godendosi la pausa, giocando a scacchi, scambiandosi figurine di Cioccorane o semplicemente scambiandosi quattro chiacchiere.
« Brown sapeva che in classe c'era qualcosa che non andava, che alcuni di noi si detestavano. » continuai, imperterrita. « È davvero molto intelligente, ma sono sicura che ha usato la Legilimanzia per penetrare nella nostra mente mentre ci trovava il compagno da lavoro. Capisci? »
Ero così presa dalle mie ipotesi che non riuscivo a concentrarmi su niente che non fossero esclusivamente le mie ipotesi, e non mi distraeva neanche la canzone che preferivo in assoluto che era appena partita dalla radiolina e risuonava in tutta la sala facendo canticchiare un paio di ragazzine del primo anno. Non avevo dubbi: le parole di Brown sul fatto che era importante saperci difendere a tutti i costi, la pacifica collaborazione, erano cose che facevano pensare che ci fosse qualcosa di strano sotto.
« Come poteva essere così soddisfatto dopo la scelta delle varie coppie se non fosse stato un Legilimens? » i miei occhi si posarono sulla gomma rosa che Hugo aveva tra le dita, fino a diventare profondi e quasi vitrei. « Ricordi cosa ha detto? È importante che collaboriamo pacificamente tra di noi. Ecco spiegato il motivo delle coppie combinate. »
Hugo sembrava abbastanza confuso dal discorso e dall'interrogativo che gli ponevo dinanzi.
« Ma... non riesco a capire il motivo della sua scelta. Insomma, se voleva semplicemente formare delle coppie che collaborassero pacificamente tra di loro avrebbe potuto lasciare quelle fatte da noi, invece di cambiarci. »
Devo ammettere che questa affermazione non fa una piega.
« È ovvio che qui sta accadendo qualcosa di strano. » conclusi, assumendo la tipica espressione da detective fallito. A dire il vero, non avrei saputo motivare la tesi di mio cugino e non sarei mai riuscita ad arrivare a conclusioni logiche. Non che la logica avesse potuto appartenermi in qualche modo, sia chiaro, ma avevo come la sensazione che dovessi ragionarci su senza fronzoli.
Hugo fece spallucce, concentrato al massimo sulla sua gomma, che ancora dovevo capire a cosa diavolo gli servisse ma, tralasciando i dettagli insignificanti di quella mia ignoranza, ero sicura che non portasse a nulla di buono.
« Forse ci stiamo impressionando. » mise fine al discorso mio cugino, allungando la gomma per constatare fino a che punto potesse arrivare.
« O forse no. » lo contraddissi, le sopracciglia inarcate. « Probabilmente sta accadendo davvero qualcosa di strano sotto il nostro naso e tutti noi non ce ne accorgiamo. »
Hugo non mi udì nemmeno.
Sospirai, affranta e annoiata allo stesso tempo. « Tu credi sia l'alcool di ieri a farmi parlare in questo modo? »
« Sì, Lily, credo ti abbia dato un tantino alla testa. » convenne immediatamente mio cugino. « Tu vedi sempre complotti, anche dove non ci sono. »
« Hai ragione, non potrebbe mai accadere qualcosa in un mondo noioso come questo. Oh, adoro questa canzone. »
Dimenticandomi del discorso fatto poco prima, scattai in piedi sul divano della Sala Comune, muovendomi sulle note della canzone, atterrendo alcuni vicini e anche mio cugino, che era sobbalzato rumorosamente. Alcuni studenti avevano cominciato a ridere, altri si allontanavano da me dubitando della mia salute mentale. Non biasimai per nulla William Baston che iniziò a tuonare per tutta la sala: « E questa qui farebbe parte della mia squadra di Quidditch? »
Hugo, approfittando dello scompiglio creatosi nella Torre Grifondoro, si unì a me nelle danze e mosse il bacino in modo volutamente sensuale verso William Baston, scatenando le risate convulse di tutti gli studenti della Sala Comune e facendo sì che il Capitano sussultasse di spavento e arretrasse fino ad inciampare sul tappeto della Sala e piombare a terra di sedere.
« Voi due siete pazzi! » urlava furiosamente il Capitano, afferrando la mano libera dell'altra Caposcuola. « I vostri genitori vi hanno concepiti a suon di Bombarda Maxima o da bambini siete caduti dalla scopa? »
Il rumore delle risate coprì il rumore del ritratto che si apriva durante il finale della canzone. Fu con una certa sorpresa che dal ritratto fecero capolino una Grifondoro che conoscevo solo di vista, tutta rossa in faccia come un tulipano, insieme a Lysander Scamander. Non sapendo cosa volesse dalla Torre di Grifondoro ma sapendo benissimo di aver fatto una grandissima figura da quattro zellini continuando a ballare con poca grazia nonostante lui mi avesse subito individuata, mi catapultai seduta, in modo composto e con tutta la dignità che potesse avere una persona che era stata appena scoperta danzare come una psicopatica.
« Ciao. » esordì lui, avvicinandosi a me con un sorrisetto.
« Scamander! » sbottai, con la voce acuta di chi vuole sotterrarsi nel gabinetto intasato di Mirtilla Malcontenta e non riemergerne mai più. « E tu che diavolo ci fai qui? »
« Anch'io sono contento di vederti. » rispose Lysander ironico, incurante delle occhiate che le ragazze gli lanciavano. E soprattutto di quelle che gli lanciava la ragazza con il quale aveva fatto ingresso che, probabilmente, condivideva il mio stesso pensiero di inabissamento nelle acque sudicie del gabinetto di Mirtilla. « Avevi dimenticato i tuoi occhiali sul banco a lezione e passavo di qui, così ho pensato di riportarteli. Mi spieghi come hai fatto a dimenticare gli occhiali? »
« Bella domanda. Fortuna che il caro Scamander passava di qui, vero? » si intromise Hugo consapevolmente, nel tono sarcastico che solo io riuscii a comprendere.
Fulminai mio cugino con un'occhiataccia e mi affrettai a fare un finto sorriso in direzione del biondino, che mi fissava piuttosto stranito; Hugo mi diede una gomitata nelle costole e io lo interpretai come una sollecitazione ad essere gentile con l'intruso.
« Davvero una benedizione. » mentii, pensando a dove potesse essere diretto per passare al settimo piano e sentendo l'istinto di vomitare un attimo dopo aver constatato che la Torre di Grifondoro e quella di Corvonero erano sullo stesso piano. « Grazie, non dovevi scomodarti. »
« Di nulla, passavo davvero di qui. Ci vediamo domani a lezione! »
Certo che passavi di qui, figlio di buona donna, non ti insulto solo per il bene che provo per tua madre.
Il biondino in questione fece per andarsene e io feci per aggredire verbalmente e, soprattutto, fisicamente Hugo e stavo appunto alzando un pugno per colpirlo con violenza quando sempre il biondino in questione si voltò di nuovo dalla nostra parte e io dovetti far finta di stare semplicemente accarezzando una guancia a mio cugino.
« Sei una ballerina proprio brava, sai? » accluse simpaticamente, con il tono di chi vuol prendere in giro qualcuno.
Mi fece un timido sorrisino e sparì dietro al buco del ritratto, lasciandosi la sala dei Grifondoro alle spalle.
Rimasi a fissare la sua chioma bionda fin quando non scomparve dalla vista. Poi mio cugino fece un lievissimo colpetto di tosse, trattenendo in modo penoso una risata.
« Sai che cosa significa, vero? Significa che balli da schifo. »
« Io non... »
« Tuo cugino ha ragione! » convenne Baston, con estremo ardore e ripresa la facoltà di parola. « E adesso fila nel tuo dormitorio. Credo che tutti qui dentro abbiano già soddisfatto i loro bisogni primari. E chi non l'ha fatto dopo questa tua performance non mancherà di farlo, puoi starne assolutamente certa. »
Con un decoro degno di non essere chiamato in quel modo, mi avviai impettita verso le scale dei dormitori con un unico pensiero che mi frullava per la mente: preferire di gran lunga essere perseguitata dai Nargilli e non dalla sfortuna.

   
 
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