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Autore: 50shadesofLOTS_Always    13/07/2015    1 recensioni
Stüttgart. 870 km a nord da Firenze. Due ore in aereo per perdonare qualcuno in una stanza d'ospedale. Due settimane per dirsi addio...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore piú forte del Destino'
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Giocherello col bicchiere di carta che ancora odora di caffé. Lo avevo preso in attesa della visita di Elisa ed i bambini che avevo organizzato per Marco. Dopo circa un'oretta in cui Anna ha elencato a suo padre tutto ciò che aveva imparato a scuola,Elisa aveva gentilmente chiesto ad Andrea di uscire con la sorellina. Vedendoli stanchi,ho preso delle coperte da un armadietto e l'ho usate per tenerli al caldo. Ancora dormono sereni,rannicchiati sulle poltroncine in sala d'attesa. Faccio una carezza ad entrambi,facendo attenzione a non svegliarli per poi alzarmi e gettare il bicchiere di carta nel cestino,vicino alla stanza di Marco. Delle voci adirate,ma ovattate dalle pareti e dalla porta attirano la mia attenzione << Non possiamo parlarne civilmente? >>. La voce di Elisa é alterata << Sto' cercando di farlo,se solo mi lasciassi la parola per un secondo. Io con te,non ho piú niente da condividere >>. La voce di Marco é spaventosamente gelida << E i bambini? >> strilla lei e a giudicare dalle parole tremanti sta' per piangere. Non la biasimo << Non scapperò dal mio ruolo di padre. Voglio bene ai miei figli e non li abbandonerò >> risponde con fervore << No,Marco non sono tuoi: nostri >> ribatte lei ferita. 'Ti prego,Marco. Dalle una possibilità',dico dentro di me << Elisa,io non ti amo più.... Non ho altro modo per fartelo capire... >>. Silenzio. Quelle parole devono averle fatto male. Vorrei tanto intervenire,ma so che é una cosa che Marco deve risolvere con Elisa. Senza alcun tipo di interferenza << C'entra lei vero? >> chiede ed ora la sua voce é furiosa << Chi?! >> domanda Marco,sembrando al limite della sopportazione << La Dottoressa Nocentini >> ringhia Elisa facendomi gelare << Tieni Giada fuori da questa cosa... >> sibila lui in risposta << Oh,adesso é diventata Giada! >> << Le ho sempre voluto bene e non te l'ho mai nascosto >>. La risposta di Elisa tarda ad arrivare << Dov'é il tuo anello? >> domanda considerando l'oggetto come l'ultima speranza << Non cambiare discorso! >> la riprende con irritazione << Tu sei ancora sposato con me,chiaro?! >> << Non lo siamo da mesi,Elisa! Non abbiamo un rapporto da dopo la nascita di Anna... >> << Tu pensi solo a questo. Non pensi ai nostri figli! Ti importa solo di te stesso! >> lo accusa lei << Non dirmi stronzate,Elisa! Tutto quello che ho fatto a partire dalla cerimonia,l'ho fatto per te! Perciò non darmi dell'egoista,perché non sono io quello che deve farsi un esame di coscienza! - lo sento sospirare - Dovevo dare retta a mia madre,sai?! Non dovevo sposarti >> mormora quasi con rammarico. Un rimpianto << Marco,per favore. Questa storia sta' diventando assurda >>. La sua voce é una supplica << Su questo hai ragione. Quello che dovevo dirti,io te l'ho detto. Ora per favore esci di qui >>. Mi allontano dal cestino per avvicinarmi al vetro di una finestra,fingendo di guardarci attraverso mentre sento i passi di Elisa. Mi volto,sentendomi una schifezza nel vedere il suo sguardo basso su un viso cupo e rigato di lacrime << Va tutto bene? >>. 'Falsa!',sussurra acida al mio indirizzo la mia coscienza. Lei guarda i due bimbi addormentati << Può badare a loro per un paio d'ore? >>. La sua voce é un fil di seta << Sí,nessun problema... >> la fermo prima che si allontani troppo,ma non faccio in tempo a parlare che un suono attira la mia attenzione. Mi precipito nella stanza di Marco, trovandolo che cerca di respirare invano << Infermiere,presto! Crisi respiratoria >>. Mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi. I sua sono pieni di terrore << Calmati. Va tutto bene,respira. >>. I bip trillano veloci segnalando il suo battito frettoloso. Faccio scattare una sicura ed abbasso lo schienale del letto mentre poso una mascherina sul suo volto. Finalmente giunge un'infermiera,che mi passa subito una pompa per dargli ossigeno. Dieci secondi. Trenta secondi << Ha la gola chiusa. Devo praticargli una tracheotomia! >>. Mentre l'infermiera prende l'occorrente, gli tolgo la mascherina ed indosso in fretta e furia un paio di guanti,ignorando Elisa sconvolta sulla soglia. Guardo Marco,il cui viso é paonazzo mentre i suoi polmoni cercano aria << Questo ti farà un pò male,ma ti prometto che starai meglio... >>. Prendo un batuffolo di cotone,imbevuto di disinfettante e lo passo sulla sua gola. Prendo un piccolissimo bisturi e per un nano secondo,vorrei non farlo. Delicatamente,pratico un piccolo taglio in un punto preciso della sua gola << Resisti ancora un attimo >>. Prendo un tubicino,infilandolo nel taglio permettendogli finalmente di respirare << Respira col naso >> gli ricordo mentre il cardiogramma segna di nuovo un battito regolare. Asciugo la goccia di sangue sulla sua pelle e gli sorrido mentre mi tolgo i guanti. Rivolgo un lieve sorriso ad Elisa << Sta' bene >>. Lei riprende a respirare e quasi piange di gioia. Si congeda con un cenno della mano e dopo che l'infermiere ha messo tutto a posto, resto di nuovo sola con Marco << Se vuoi parlare,devi tappare il tubicino... >>. Lui annuisce e mi stringe la mano mentre con quella libera,tappa il tubicino << Perché hai quella cera? >> domanda con voce arrochita,togliendo poi il "tappo" al tubicino << Non sei stato un pò troppo duro con lei? É preoccupata davvero per te e l'ho vista morire almeno un centinaio di volte... >>. Lui scuote la testa << Te l'ho già detto: non mi sento frlice con lei... >>. Annuisco evitando di insistere mentre sento dei passi fermarsi sulla porta. Alzo lo sguardo e vedo Laura con delle scartoffie fra le mani << Giada,vieni un attimo fuori... >> << Torno subito >> lo rassicuro prima di seguirla fuori dalla stanza. Chiudo la porta e la guardo negli occhi. Qualcosa mi dice che non porta buone notizie << Dobbiamo fargli una risonanza... A giudicare dai suoi parametri,temo che un edema sia ancora lí e non si é ridotto >>. Le prendo il foglio che mi porge,esaminandolo riga per riga,dato per dato << Non potremmo chiamare un neurologo? Conosco un buon Dottore e posso farlo venire qui direttamente da Stüttgart... >> << Per questo ho bisogno di fargli una risonanza... Devo sapere se é operabile o meno... >> dice senza nascondere la sua lieve agitazione.

****

Tengo una mano sulla piccola sbarra del lettino mentre trasferiamo Marco nella sala della risonanza. Lo guardo senza far caso al cerotto dove prima ho praticato la tracheotomia << A cosa serve la risonanza? >> chiede e sembra terrorizzato << É solo un semplice test,niente di doloroso. Fidati... >>. Lui accenna ad un sorriso,ma non sembra convinto delle mie parole.

Due infermieri lo aiutano a sedersi sulla lastra rigida prima di lasciarci soli. Mentre sistemo i tubicini delle flebo,sento il suo sguardo addosso << Morirò? >>. Lo guardo di scatto << Pensi che lo permetterò? >> << No,ma... >> farfuglia e per la prima volta,scorgo della paura nel suo sguardo << Marco,andrà tutto bene - dico sfiorandogli una guancia. Lui annuisce e lo aiuto a stendersi - Io sarò dietro quel vetro e potremmo parlare grazie all'interfono. Ricordati che devi muoverti il meno possibile >>. Lui mi fà cenno che ha capito ed attivo la macchina,premendo il pulsante e tornando da Laura che mi attende nella sala computer. Uno schermo inquadra il volto di Marco mentre altri due,riportano le foto della macchina fatte al cervello << Gli stai mentendo lo sai? >> mi rinfaccia Laura << No,gli sto' dando delle speranze... - sbotto prima di accendere il tasto dell'interfono - Marco,tutto a posto? >> << Sí... -risponde mentre al suono della mia voce,gli si dipinge un lieve sorriso - Grazie a Dio non sono claustrofobico >> commenta facendomi sorridere << Fra poco sarà tutto finito... >>. Lascio andare il bottone spegnendo l'interfono mentre il mio sguardo si posa sugli schermi. Una grossa macchia,che ricopre buona parte di un emisfero celebrale. Un enorme edema,che sembra ingrandirsi anziché regredire. Sento una fitta al cuore << Laura,dimmi che non é quello che penso.. >> sussurro mentre le ginocchia tremano facendo sembrare le mie gambe gelatina << Mi dispiace,Giada... Non credo che si possa rimuovere un edema di quelle dimensioni... >>. Mi massaggio le tempie con entrambe le mani prima di sollevare di nuovo lo sguardo sugli schermi. Noto una strana espressione sul viso di Marco ed accendo subito l'interfono << Ti senti bene? >> << Non riesco a respirare... >> sussurra con voce flebile. Entro nella stanza e spengo la macchina,tirandolo fuori << É in arresto cardiaco,ho bisogno di un defibrillatore! >> dico spostandogli il camice sul petto per scoprirlo << Giada,ascoltami per un secondo >> sussurra roco prendendomi una mano << Marco,non ora >> lo rimprovero mentre Laura prepara le placche << No,ascoltami! - dice col fiato corto - Voglio che tu diventi madrina dei miei figli... Promettimi che ti prenderai cura di loro... >>. Quelle parole mi spiazzano,ma non ho tempo per negargli una promessa. Sono sempre stata di parola e non gli volterò le spalle proprio adesso << Lo farò,ma ci sarai anche tu.. >> dico  forse piú a me stessa,un istante prima che i suoi occhi si chiudano,nascondendomi le sue iridi nocciola in cui amo perdermici << Vorrei solo averti sposato... >> dice trattenendomi per un polso,vicino al suo viso affinché senta le sue parole appena sospirate. Lo guardo terrorizzata,dando l'okay a Laura che posa le placche sul suo petto,dandogli una scarica elettrica. Il suo corpo sobbalza,ma non si riprende. Metto la guancia sulla sua bocca prima di praticare il massaggio cardiaco. Il mondo sembra isolarmi ancora una volta. Lo osservo con gli occhi chiusi,il viso quasi sereno. No,non può morire << Giada... >> la voce di Laura é lontana dalle mie orecchie. Conto ritmicamente le pressioni sperando che il suo cuore riprenda a battere << Giada! - smetto con le compressioni e guardo Laura - Non c'é polso... >>. Mantengo le mani sul suo petto,incapace di distogliere lo sguardo Marco. Trattengo un singhiozzo, respirando affannosamente senza riuscire a fermare le lacrime amare << Giada... Giada,mi dispiace tanto... >> mormora lei,senza nemmeno immaginarsi la voragine che si propaga nel mio petto. La testa mi gira vorticosamente,ma resto in piedi. Immobile,con lo sguardo fisso su Marco nella vana attesa che riapra gli occhi,come se mi stesse facendo uno scherzo << Lasciatemi sola... >> dico con un fil di voce << Giada... >> << Ti ho chiesto un favore! >> chiedo adirata mentre si allontana,mettendo a posto il defibrillatore. Quando la porta si chiude,mi sfugge un gemito strozzato. Mi ripeto di non piangere,come se mi vergognassi di farlo. Mi chino su di lui,rigido e sento la vita scorregli via dal corpo, facendolo raffreddare gradualmente. Poso la fronte sulla sua,incurante delle lacrime che cadono sulla sua pelle divenuta improvvisamente pallida. Diafana,come la neve rischiarata dai candidi raggi lunari. Senza dar peso a sguardi indiscreti,poso un ultimo bacio sulle sue labbra. Casto,per dargli un ultimo addio << Anch'io vorrei averti sposato... >> sussurro,ma so già che non può piú sentirmi. Gli passo una mano fra i capelli per imprimermi nella mente la sua immagine. Mi resta solo la consapevolezza di avergli fatto una promessa,che ho tutta intenzione di mantenere. Resto ancora un attimo vicina a lui,incapace di lasciarlo andare e condendomi il lusso di un altro bacio d'addio. Prendo la coperta e lo copro,compreso il volto ed esco dalla stanza completamente distrutta. Cosa racconterò ad Anna? Ad Andrea ed Elisa? Queste domande mi rimbombano nel cervello come un martello pneumatico << 23 Ottobre 2030. Ora del decesso,16:27 >> mormoro con voce atona.

Non mi sarei mai aspettata uno spettacolo del genere una volta uscita dalla stanza. Elisa ha il viso rosso di rabbia mentre dagli occhi gonfi,scorrono lacrime prima che mi rivolga uno sguardo sprezzante. Laura si volta nella mia direzione,confusa quanto me. Mi avvicino con cautela,mantenendo la mia sicurezza << Avevi detto che stava bene >> sibila Elisa guardandomi. Le sue iridi verdi assomigliano a quelle del mostro della gelosia << Primo: non sapevo che l'edema fosse grande fino a quel punto. Secondo: sono un medico ed ho fatto il mio dovere. Perciò non starò qui a farmi insultare,dopo che... - mi interrompo vedendo i bambini - Dopo quello che é successo >> dico guardando di nuovo Elisa << Ha detto qualcosa? >>. La sua domanda sembra piú una velenosa insinuazione << Mi ha chiesto solo di essere la madrina di Anna ed Andrea >> dico con sincerità << Ah davvero?! >> domanda su tutte le furie << Ero presente anch'io e due infermieri se non ci crede... >> interviene Laura con voce piatta. Lei stringe i pugni e si allontana,portando con sé i bambini. << É incredibile: suo marito é morto e nemmeno si degna di salutarlo. Sai che ti dico? Lei non lo ama,davvero... >> sbotto prima di allontanarmi. Ho bisogno di una passeggiata. E di un caffé.

****

Sono stanca. Ho visto il suo corpo essere trasportato verso l'obitorio mentre le pratiche per il funerale e l'affidamento congiunto dei bambini fra me ed Elisa sono giá cominciate. Ho ottenuto dal giudice,grazie alla testimonianza di Laura e i due infermieri di vegliare su Anna ed Andrea ed il permesso di poterli vedere di tanto in tanto,in accordo con la madre. Mi sento sola,di nuovo. Ora Marco se n'é andato sul serio e non ho piú quella speranza che avevo di vederlo,quando stavamo in due stati diversi. Prima di scoppiare in lacrime,sento il mio cellulare vibrare nello zaino che mi ha seguito per due settimane. Rispondo alla chiamata dal numero sconosciuto << Pronto? >> << Dottoressa Giada,sono Andrea. Mia madre é svenuta e non si sveglia >>. La voce del bambino é terrorizzata e sento il pianto di Anna lí vicino. Vedo Laura e la afferro per un braccio << Andrea,resta lí e non ti muovere. Dimmi l'indirizzo >>. Una volta ricevuta l'indicazione,guardo Laura << Prendiamo un'ambulanza. Elisa non sta' bene... >>.

Lottare contro il traffico di Firenze é una cosa a dir poco allucinante. Fortunatamente per me,é un infermiere a guidare l'ambulanza. Dopo circa venti minuti,ci fermiamo davanti ad una palazzina in pieno centro. Prendo la borsa per il primo soccorso e scendo dal mezzo,sotto lo sguardo sbigottito dei passanti. Alcuni di loro,escono dai negozi o entrano. Suono il campanello con su scritto Rossi ed appena il portone si apre con uno scatto rumoroso,spingo il battente e lascio entrare Laura i due infermieri giá pronti con una barella. Salgo le scale guidandoli fino alla porta del terzo piano,leggermente socchiusa. Busso ed apro << Andrea,sono la Dottoressa... >> << Siamo in salotto >>. Seguo la voce del bambino e lo vedo seduto sul divano,insieme ad Anna rannicchiata vicina a lui in cerca di protezione. Mi avvicino ad Andrea << Dov'é vostra madre? >> domando leggermente preoccupata << Ho sentito un forte rumore e sono andato a vedere in camera da letto. Mamma é lí distesa e non si muove... >>. Faccio cenno a Laura di seguirmi,lasciando i bambini con gli infermieri. Attraverso il corridoio osservando sulle pareti color crema,le foto incorniciate. Raggiungiamo la camera patronale e spingo la porta. Subito un forte odore di sangue,mi fa' drizzare i capelli sulla nuca. Sono abituata a questo odore ed ho timore di non sbagliarmi. Mi guardo intorno e vedo solo i piedi di Elisa mentre il resto del corpo é nascosto dalla mia visuale dal letto. Mi avvicino con cautela e la vedo distesa sulla moquette grigio fumo. I capelli mori sparsi in disordine sulla sua fronte e sul pavimento. Il mio sguardo si posa sulla pistola ancora stretta nella debole presa della sua mano. La mano sinistra,quella con la fede. Un colpo solo,in bocca. Alcune parti ossee e celebrali sono finiti sotto al letto,macchiando la moquette ed il battiscopa << Oh,mio Dio... >> sento il mormorio di sgomento di Laura alle mie spalle << Chiamiamo la Polizia... Prima di procedere... >> dico prendendo le distanze da questa scena raccapricciante.

 

   
 
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