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Autore: levasis    13/07/2015    1 recensioni
Edward e Bella sono una coppia alle prime armi. Hanno un ann d'amore alle spalle quando una decisione passata di Edward torna a farsi avanti. Edward parte. Lascia Bella e il suo presente.
Ma non si sa mai cosa il destino ha in serbo per noi. Cosa ha in serbo per loro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Pensavo che almeno il giorno di Natale mia madre sarebbe stata clemente con me, ma decisamente mi sbagliavo.
Cominciavo a pensare che le chiacchiere che avevo sentito da adolescente da parte dei suoi sottoposti, quando passavo per il suo ufficio, fossero vere.
Era decisamente una stronza.
Naturalmente una stronza in senso buono, con l’indice di comando e lo sguardo assassino.
Ma era pur sempre mia madre e seppure con tutti i suoi difetti per me insopportabili, l’adoravo lo stesso.
Ad aprirci la porta comunque non fu lei, ma mia sorella, che nascondeva sotto un ridicolo grembiulino a fiorellini rosa la sua pancia su cui cominciava a pesare qualche chiletto in più.
Non che fosse ingrassata anzi, sembrava raggiante ed in splendida forma.
Le baciai la guancia, poi mi scostai per permettere a Bella e ai bambini di entrare in casa e scaldarsi un po’ rispetto al clima decisamente rigido dell’esterno.
Bella tolse il cappotto alla piccola che fuggì immediatamente verso la cucina, dove sicuramente era la mamma, immersa nella preparazione di pranzo, cenone e chili su chili di biscotti.
EJ invece dopo aver lanciato il cappotto nella cabina armadio senza nemmeno prendersi cura di appenderlo si rifugiò in salotto, dove la televisione ciarlava inutilmente su un canale di baseball.
Non che odiassi il baseball, ma non ne avevo mai compreso fino in fondo le regole, per cui lo osservavo sempre con occhio critico e completamente disinteressato.
Al contrario di mio padre, che dal canto suo aveva sempre adorato il baseball, e sembrava che quella passione l’avesse ereditata mio figlio, il quale si era seduto al fianco del nonno e osservava attentamente la televisione.
Mi affacciai anche io verso il salotto e salutai mio padre, il quale mi fece cenno di avvicinarmi.
<< Allora cosa hai comprato a Bella per questo giorno cosi speciale? – disse mio padre osservandomi di traverso, visto che con un occhio continuava ad osservare la partita e con l’altro guardava me – spero per te che sia qualcosa di bello o almeno gustoso, visto come era sciupata nell’ultimo periodo >>.
Cavolo! Avevo completamente dimenticato il regalo.
Fortunatamente mio figlio sembrava disgustato dalla conversazione, per cui intervenne in modo assolutamente critico nei miei confronti.
<< Avrà sicuramente comprato la solita borsa, della quale mamma farebbe volentieri a meno, credo che preferirebbe che lui passasse più tempo a casa invece di comportarsi in modo estremamente scostante come fa di solito! – disse EJ sbuffando sonoramente – senza contare che tutte le volte che torna da qualche viaggio di lavoro o finisce con la mamma in lacrime oppure con la mamma che aspetta un bambino. Poi a subirne le conseguenze è comunque sempre lei. Dopo quello che è successo con Rees speravo che la facesse finita>>.
Non pensavo che mio figlio potesse essere cosi arguto e tantomeno cosi forbito, visto come andava vestito avevo pensato che non gli piacesse la scuola e che appartenesse a quel gruppo di bulletti che sono presenti sin dai primi anni di scuola e che continuano ad essere presenti fino alla fine dei tempi.
Sei un deficiente Cullen, non sai nulla di questo ragazzo.
<< EJ, non rivolgerti cosi a tuo padre, - disse mio padre - magari il nuovo fratellino è stato voluto e non puoi sapere se tua madre piange, visto che porti tutto il giorno quegli arnesi infernali alle orecchie!>>.
Guardai mio padre attentamente, non sembrava convinto di quello che diceva.
<< Si chiamano cuffie nonno – sottolineò EJ – e non farmi passare per stupido, c’ero anche io quando è nata Rees e so che la mamma aveva un piede nella fossa, e lui dove stava? Dimmelo perché sinceramente non me lo ricordo nella sala d’aspetto, quando io mi guardavo intorno impaurito, ricordo solo lo zio Jasper e lo zio Emmet, impauriti quanto me che non sapevano come rintracciarlo. E non è detto che non senta la mamma piangere la notte quando lui non c’è, cioè mai >>.
Finì EJ alzandosi e salendo le scale verso la sala musica.
Non riuscivo a comprendere l’astio che quel ragazzo provasse nei miei confronti, in fondo ero pur sempre suo padre anche se magari ero un padre assente.
<< è stato sleale da parte sua tirare in ballo quella storia – disse Bella che nel frattempo era entrata nel salotto con in mano un vassoio di biscotti all’uvetta – il giorno del parto sia tu che Esme non c’eravate, ed io sono stata una stupida in clinica facendo sforzi che tuo padre mi aveva espressamente vietato di fare. Comunque anche in quel caso non sarebbe stata colpa tua ma della placenta e non avresti potuto fare nulla in ogni caso >>.
Bella mi baciò una guancia e tornò verso la cucina, non prima di rimproverarmi per non essere ancora andato in cucina a salutare mia madre.
Salutai mio padre con la mano e presi la mano di Bella raggiungendo con lei la cucina, in cui mia madre stava impastando l’ennesima teglia di biscotti, aiutata da mia figlia la quale tuttavia sembrava più  un biscotto lei stessa, visto la quantità immensa di farina che le impiastricciava la faccia e le mani.
Mi diressi verso mia madre la quale appena mi vide tirò su un sopracciglio quasi come se l’avessero attaccato all’attaccatura dei capelli con lo scotch.
<< Guarda chi si vede – disse – il figliol prodigo >>.
<< Ciao mamma -  replicai – so di essere stato un pessimo figlio negli ultimi tempi! A mia discolpa posso dire che da quando hai deciso di chiudere l’agenzia per Natale ho voluto rilassarmi un po’>>.
Fortunatamente ricordai quello che mi aveva raccontato la donna al botteghino della stazione per cui potei salvarmi in corner dalle punzecchiate di mia madre.
<< Capisco, ma almeno avresti potuto fare una telefonata, da martedì sembravi come sparito, e sapevi benissimo che tua sorella sarebbe rimasta da noi per qualche giorno visto che Jasper è partito per quel corso d’aggiornamento! >>.
<< Lo so mamma, ma …  >>
<< Ma un corno Edward! – intervenne Alice – sei sempre cosi burbero e noioso e per l’ennesima volta la mamma ti chiede qualcosa e tu non la porti  a termine, esattamente come alla nascita di Rees o all’ultima partita di EJ o che so … >>
<< Esme, Alice, sapete che non sono mai maleducata con voi soprattutto perché siete rispettivamente la madre di Edward e mia suocera e la sorella di Edward e la mia migliore amica, ma dovreste smetterla di prendervela con Edward, sapete esattamente le motivazioni che gli hanno impedito di essere presente in quei giorni importanti, ma non è mai stata colpa sua perché era sempre in viaggio per lavoro dove l’avevi mandato tu, vero Esme? >>.
Mia madre tentennò un po’ come se sapesse che Bella aveva perfettamente ragione e che lei fosse, per una volta tanto, la parte nel torto.
<< E tu Alice sono sicura che stai pensando al fatto che per l’ennesima volta mi sono fatta abbindolare dai suoi occhi o dal fatto che mi ha sicuramente regalato qualcosa di stupido per tenermi buona, ma non è così, se io ho deciso di rimanere con lui nonostante le sue immense ed infinite mancanze è perché lo amo e perché sono certa che i miei sentimenti sono ricambiati anche se lui non lo dimostra >>.
Bella non mi aveva fatto decisamente dei complimenti ma aveva dimostrato quanto effettivamente mi amasse e se io ero davvero stato autore di tali mancanze nella vita fittizia, finché fossi rimasto le avrei reso la vita il più bella e felice possibile.
<< Ti amo … >>. Le sussurrai in un orecchio.
Lei si voltò guardandomi negli occhi con un velo lucido che invece ricopriva i suoi.
Stava per commuoversi.
<< Ti amo anche io … anche se era una vita che non me lo dicevi >>.
 
 
Dopo che Jasper fu tornato dall’aeroporto e dopo che la mamma gli permise di farsi una doccia, diciamo che lo obbligò, e che ci informasse che Emmet e Rosalie non sarebbero stati dei nostri per via del week end in California organizzato dall’azienda per cui lavorava Emmett, potemmo finalmente metterci a tavola.
Il pranzo che la mamma aveva preparato era a dir poco luculliano e quando arrivammo al dolce ero pieno da scoppiare, quasi come un tacchino da Ringraziamento.
Tutti avevano mangiato esattamente quanto me, tranne EJ che sembrava essere ancora arrabbiato per colpa del richiamo da parte del nonno.
Continuava a guardarmi con occhio critico e sembrava ancora più in collera con me di quanto fosse all’inizio.
<< Amore – dissi guardando Bella – che ne dici se stasera lasciamo i bambini ai miei e ce ne andiamo al cinema? Trasmettono quel film che da giovane mi avrai costretto a vedere milioni di volte… ehm.. si Pretty Woman… >>.
I suoi occhi si illuminarono e sembrò estremamente felice quando con un verso disgustato EJ si intromise.
<< Si certo, in questo modo puoi comprarla meglio no? Purtroppo è già in attesa, che cosa vuoi farle ancora? >>. Bella sgranò gli occhi mentre io lo guardai furente.
<< Non capisco – dissi – cosa ti impedisce di portare un po’ di rispetto a tuo padre? In fondo hai il mio stesso sangue, i miei stessi capelli, hai quasi tutto di me! Sto solo cercando… >>.
<<  … Di essere carino, si certo lo dici tutte le volte ormai è una cosa trita e ritrita, sai pensavo che la mamma avesse smesso di crederti l’ultima volta, quando tentando di chiamarti, al tuo telefono aveva  risposto una donna, chissà chi era, forse la tua segretaria? >>.
Lo guardai con tanto d’occhi, incredulo a quello che stava dicendo e soprattutto impossibilitato a credere che avessi potuto comportarmi in questo modo nei confronti di Bella.
<< Dici sempre di amarla, ogni volta che torni e lei ti crede perché è troppo innamorata di te per avere il coraggio di lasciarti a te stesso, e tornare da nonno Charlie con me e Rees. Se io potessi la porterei via, ma sono solo un bambino no? Me lo ricordi sempre, ogni volta che tento di proteggerla da te … sei il nulla per me! >>.
Detto questo, si alzò e rovesciando la sedia corse di sopra.
Da quel momento nella sala da pranzo cadde il silenzio, intervallato solo dal rumore della masticazione della piccolina e da Bella che cercava di trattenere le lacrime tirando su col naso.
Cominciavo a pensare che in quella famiglia non fosse mia madre la stronza.
Pensavo che avessero ragione i miei colleghi dell’altra vita.
Pensavo che avesse ragione Babbo natale a considerarmi un incapace.
Pensavo che avesse ragione Aro a considerarmi un bastardo quale effettivamente ero.
 
 
 
Bella ( universo reale)
 
Avevo scritto una lettera, sei mesi dopo aver scoperto di aspettare EJ.
L’avevo scritta con l’intenzione di spedirla ad Edward per informarlo che qualcosa del nostro amore c’era ancora e sarebbe rimasto per sempre.
Non mi illudevo che sarebbe tornato, è sempre stato troppo ambizioso per lasciare le cose a metà, figuriamoci se gli avessi detto che aspettavo un bambino.
Era sempre stato chiaro sin dall’inizio della nostra relazione.
Non pensavo che un tipo come lui si sarebbe mai interessato a me ed invece l’aveva fatto.
Non pensavo che saremmo durati ed invece l’avevamo fatto.
Mi ero sin da subito innamorata follemente di lui e speravo che lui ricambiasse a pieno i miei sentimenti tanto da mettere da parte una lettera che aveva spedito più per gioco che per effettiva voglia di partire.
All’inizio avevo pensato di non dirglielo e avevo pregato anche i suoi genitori di farlo in modo tale che non sarebbe stato costretto a rinunciare in nessun modo a qualcosa che desiderava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Loro avevano fatto un tentativo ma appena Edward aveva sentito parlare di me aveva subito attaccato.
Non capivo se fosse per la lontananza che lo faceva soffrire o per il fatto che non mi avesse mai amato.
Era stata una via di fuga perfetta.
 
Naturalmente quella lettera non avevo mai potuto spedirla poiché al sesto mese ero stata costretta al letto da delle brutte contrazioni arrivate prematuramente.
A quel punto tutta la storia era passata in secondo piano fino al giorno del parto.
Mi avevano fatto un cesareo programmato, ero troppo piccola per affrontare un parto naturale ed in quei momenti non avevo fatto altro che tremare e piangere.
Quanto avrei voluto che fosse lì con me.
 
Me l’ero cavata con l’aiuto di tutti, ma ad un certo punto avevo dovuto fare una scelta e così avevo trovato lavoro in uno studio fotografico come apprendista, in modo tale da stare più vicina ad EJ.
Era filato tutto liscio fino ai tre anni di EJ, quando dopo numerosi controlli, in cui tutto era risultato perfettamente nella norma, Carlisle non era diventato primario.
Aveva iniziato a notare delle stranezze nel modo di camminare di EJ, era un bambino allegro, ma sempre troppo stanco ed affaticato.
Era iniziato un calvario, scandito da infiniti ricoveri in ospedale con cure palliative.
Vedevo mio figlio spegnersi senza poter fare nulla.
Aveva bisogno di un trapianto per salvarsi e per tornare ad essere il bambino che non aveva potuto essere.
Aveva bisogno di Edward.
Di suo padre.
 
 
-Angolo     -
 
So di essere imperdonabile e che sono quasi due anni che non aggiorno ma si sono susseguite una serie di vicissitudini che non mi hanno permesso di essere presente per aggiornare e portare avanti questa passione che mi porto appresso.
Ora ho tempo e prometto che la storia verrà portata a compimento se non per me, almeno per voi.
Spero che sarete ancora qui per sostenere la storia e vedere come va a finire.
Sarah
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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