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Autore: The_Grace_of_Undomiel    13/07/2015    3 recensioni
"Nei secoli passati, nella terra di Erendithum non prosperava la pace, ma era soggetta a guerre continue. I Regni più in contrasto in assoluto erano Il Regno dei Desideria e il Regno dei Mildriend, chioma rossa. Per molto tempo tra queste due popolazioni ci fu furono guerre e battaglie sanguinose, fino a quando non si giunse ad una faticosa pace, suggellata dal matrimonio del principe Desideria, Dawmanos e la principessa Mildriend, Fhanys. Purtroppo, questa pace non fu destinata a durare a lungo. Infatti una nuova minaccia sorse dal Regno degli Alkres, che tentò di usurpare il Regno dei Desideria e dei Mildriend, per ottenere la supremazia massima. Ma dopo una guerra lunga e violenta, il Regno degli Alkres fu sconfitto e confinato in una dimensione a noi sconosciuta per opera della Maga Ailenia. Sventata anche questa minaccia, si visse nuovamente in pace e armonia. Alla tragica e misteriosa morte dei due sovrani, salirono al trono il fratello del Re, Moron, e la sua consorte, Alidiana. In seguito a ciò, si scatenò nuovamente un conflitto con i Mildriend, popolo divenuto ribelle e pericoloso. La popolazione venne a lungo perseguitata fino a quando la razza dei Mildriend non scomparve"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tra vie, spezie ed indovine

 

Arrampicata sulla cima di un alto e nodoso albero, Idril osservava con occhi socchiusi l’orizzonte innanzi a lei, la mano davanti agli occhi per schermirsi dall’accecante riverbero.
Il sole brillava ardente di una luce piena e dorata,  illuminava le soffici nuvole bianche redendole tondeggianti sagome oro, e si infrangeva sull’intero territorio, rischiarato da calde sfumature.
La giovane arciera sbatté un paio di volte le palpebre, prima di spalancare i grandi occhi verdi, entusiasta.
Nascoste da dolci colline, poteva intravedere i contorni sbiaditi di alcune torri sottili e le sagome di spessi edifici.
Finalmente, dopo innumerevoli arrampicate e perlustrazioni, i suoi occhi avevano visto qualcosa di diverso rispetto agli alberi e alle alture a cui aveva ormai fatto abitudine: Duilliur, la capitale del Regno dei Nureyel.
Con rapidità discese lungo il tronco dell’albero ed atterrò con leggerezza al suolo.
“Allora?” domandò Keira, che insieme agli altri aveva atteso il ritorno della ragazza.
“Ormai ci siamo! Sono riuscita ad intravedere i contorni della città, Duilliur dista poche miglia da qui”
“Perfetto, cominciavo ad averne abbastanza di cespugli e rada boscaglia” borbottò Khaled, rialzandosi in piedi e pulendosi il mantello da qualche foglia e ciuffo d’erba.
“A questo punto direi di rimetterci in cammino, se ci sbrighiamo arriveremo in città verso il pomeriggio. Sebbene Astril non abbia ancora avuto alcuna visione, potremo intanto visitare la città in cerca di qualche indizio e fare scorte di viveri. Andiamo”
Keira voltò le spalle e riprese ad avanzare con il suo solito passo celere e spedito. Senza perdere tempo Khaled l’affiancò, per nulla intenzionato a lasciarla in testa al gruppo.
La principessa, poco più indietro, sospirò abbattuta. Durante quei giorni, per quanto si fosse concentrata, non era riuscita a trarre alcuna informazione sulla posizione della gemma. Le visioni parevano essere sparite nel nulla. La premonizione che aveva avuto ad Ait Hiding era stata improvvisa e per nulla intenzionale. I Saggi l’avevano assicurata che avrebbe trovato senza troppe difficoltà la posizione della pietra, ma se così non fosse stato? Dopotutto le sue capacità di Neish erano ancora pressoché inesistenti.
“Non vi abbattete, sono certa che prima o poi avrete una visione!” sorrise Felixia.
“Spero che tu abbia ragione! Sono giorni che ci provo, ma i miei tentativi sono stati tutti vani”
“Evidentemente non ti trovi abbastanza vicino alla gemma. Ricordi quando hai preso la Gemma dei Mildriend? Per qualche tempo hai provato una strana sensazione, e solo in seguito ti è stato mostrato dove si trovasse. Credo che tu debba avere pazienza” interloquì Idril.
Astril annuì. Probabilmente avevano ragione, doveva solo attendere.
Da quando erano entrati nel Regno dei Nureyel, sette giorni prima, l’aria si era fatta meno torrida e soffocante, talvolta qualche fresco sospiro di vento risollevava i viaggiatori e li rinfrescava.
I Regni Soliluce, in cui sfavillava un eterna estate, erano complessivamente tre: il Regno dei Desideria, il Regno dei Nureyel e il Regno dei Syrma. Il territorio più caldo era quello dei Desideria, seguiva poi quello dei Nureyel, dalle temperature molto calde ma sopportabili, ed infine il Regno dei Syrma, il cui clima era piacevolmente mite.  Le condizioni atmosferiche delle altre terre erano invece indubbiamente più variabili, si alternavano piogge, forti venti, nebbia e freddo a temperature primaverili, fino a giungere nei Regni Nevicristalli, in balia dell’inverno.
Dopo i quattro giorni  necessari per giungere nei territori dei Nureyel, i giovani avevano camminato poi altri tre giorni per avvicinarsi alla capitale. Il viaggio era stato tranquillo e privo di pericoli, alquanto faticoso per via delle calde temperature, ma povero di rilevanti avvenimenti.
Astril, Felixia ed Idril avevano chiacchierato tra loro per tutta la durata del viaggio. La principessa e la cameriera avevano ascoltato colpite le avventure dell’arciera, le sue perlustrazioni e i luoghi da lei scoperti.
Keira era intervenuta nei loro discorsi sporadiche volte, intenta principalmente a controllare la direzione e a dirigere il gruppo, o a scontrarsi con Khaled sulla direzione da prendere.
Il ragazzo si era sempre mantenuto in silenzio, tranne le volte in cui aveva contestato le decisioni di Keira o quando aveva commentato  i racconti di Idril con poco interesse. Non aveva però ancora rivolto la parola ad Astril e Felixia, da lui osservate molto spesso con diffidenza e scetticismo.
Nonostante la principessa si fosse rivelata la Neish, unica speranza contro gli Alkres, Khaled non aveva dimenticato le sue origini e a quale stirpe appartenesse. Non sarebbe bastata una stilla di sangue Mildriend per purificarla dalla crudeltà dei Desideria, popolo per il quale provava un odio scellerato.
La cameriera per egli risultava ancora un mistero. Viste le sue scarse capacità non la riteneva una particolare minaccia, bensì un fastidioso peso, l’elemento debole, insieme ad Astril, della compagnia.
Era certo che quelle due avrebbero dato non pochi grattacapi.

Proseguendo il cammino, gli alberi nodosi cominciarono poco a poco a scomparire, e il cielo  azzurro, squarciato in alcuni punti da striature dorate, ritornò visibile ai viaggiatori.
Attraversate con facilità le colline, si ritrovarono in un ampia valle, una distesa di fine erba lucente. Duilliur era ora ben visibile, le torri che, colpite dai raggi del sole, rilucevano di una luce verde smeraldo.
Incuriosita, Astril si portò vicino a Keira, alla quale chiese il perché di quel particolare bagliore.
“I Nureyel sono abili nell’utilizzare un particolare materiale, rinvenibile soltanto nelle loro grotte e miniere. Al momento non rammento il suo nome, ma so che si tratta di un metallo verde molto luminoso. Pare che in queste terre se ne trovi in grande quantità, per questo viene largamente utilizzato”
Riflettendoci con maggior attenzione, Astril ricordò di averne già sentito parlare. Da molto tempo pareva infatti che Moron stesse cercando  di persuadere il sovrano dei Nureyel perché questi offrisse il materiale ai Desideria, con scarsi risultati.
La principessa conosceva poco a proposito dei Nureyel, anzi, ignorava molti dettagli su tutte le stirpi, in quanto non aveva  ancora affrontato l’argomento con il professor Hatch; perciò, non sapeva dire se il rifiuto del sovrano fosse determinato da qualche motivo particolare o da semplice avidità.
“Una volta arrivati in città ci divideremo in gruppi, dal momento che cinque persone incappucciate potrebbero risultare un po’ sospette. Per prima cosa credo sia il caso rifornirci di viveri, poi visiteremo la città in cerca di qualche indizio utile” disse Keira.
“Mi sembra un ottimo piano! Astril e Felixia verranno con me! Sono già stata qualche volta qui, ci sono tantissime belle cose da vedere ed ammirare, ve le mostrerò tutte!” esclamò allegramente Idril, circondando le spalle delle due ragazze con un braccio.
“Non siamo qui per divertirci” le fece presente Khaled.
“Vero, tuttavia, visto che dovremo comunque visitare la città, questa potrebbe essere una buona occasione per distrarsi un po’...” ragionò Keira ad alta voce, stringendosi nelle spalle.
Astril si voltò a guardarla, un sorriso stranito ad incresparle le labbra. Da quando Keira conosceva il termine ‘distrarsi’? Allora anche a lei faceva piacere svagarsi, ogni tanto.
“Io visiterò la città da solo, magari trovo qualcosa di utile”
Keira tirò intimamente un sospiro di sollievo. Meglio, così avrebbe avuto qualche attimo di pace.
“D’accordo, io mi occuperò dei viveri. Una volta arrivati decideremo  il punto adatto in cui rincontrarci”
“Dove dormiremo?” domandò Felixia.
“Conosco un posticino abbastanza tranquillo in cui passare la notte. Un piccolo spiazzo erboso, nascosto dalla vegetazione, poco lontano dalla città, ma ben riparato. Nessuno verrà a disturbarci” rispose la Mildriend più giovane.
Accordatisi sugli ultimi dettagli, il gruppo proseguì in silenzio. In lontananza Astril poté intravedere il sentiero principale posto qualche metro più ad Est rispetto alla loro posizione. Ricordava bene la disputa che Khaled e Keira avevano avuto giorni prima, chi convinto che si dovesse proseguire sul sentiero, e chi convinto del contrario.
Così presa dagli ultimi avvenimenti, la principessa non aveva pensato che durante quel viaggio avrebbe potuto visitare tantissimi luoghi nuovi, a partire dalla capitale dei Nureyel. Da quando era nata non era mai uscita da Desponia, perciò ora si sentiva estremamente emozionata.
“Cosa sai a proposito dei Nureyel?” chiese a Keira.
La guerriera le lanciò un’occhiata.
“Tu cosa conosci?”
“Nulla, a dire il vero. A parte il colore della loro chioma” mormorò imbarazzata.
“I Nureyel sono una stirpe molto particolare, li definirei...enigmatici, e anche abbastanza dei farabutti”
“Farabutti?”
“Sì, non tutti, ma la maggior parte. Sono abili con i giri di parole e hanno un indole dispettosa, si divertono nel prendere in giro, in modo particolare i forestieri. A questo proposito, cerca di fare attenzione in città, non allontanatevi da Idril” disse rivolta anche a Felixia “E’ probabile che qualcuno degli abitanti tenti di derubarvi”
“Che  solo ci provino” intervenne Khaled a denti stretti.
“Vedi di non combinare qualche disastro mentre non ci siamo, come improvvisare combattimenti o altro. Dobbiamo essere pressoché invisibili”
“Lo so, non c’è bisogno che tu me lo dica!”
Astril abbozzò un sorriso divertito. Stavano ricominciando.
“Invece in quanto capacità magiche?” chiese ancora, interrompendo l’imminente litigio “I Nureyel sanno destreggiarsi con gli incantesimi oppure non li padroneggiano?” 
La guerriera inarcò un sopracciglio dubbiosa.
“Credevo che almeno avessi conoscenze su questo” commentò, facendo arrossire appena la principessa di imbarazzo “In ogni popolo di Erendithum scorre la magia, ci sono coloro che la padroneggiano ed altri che non possiedo capacità magiche, ma non esiste una stirpe che ne sia completamente priva. Ed ogni individuo possiede una particolare magia, non ci sono magie identiche tra loro. Forse simili, ma non identiche” 
Astril annuì piano, consapevole di aver mostrato per l’ennesima volta quanto poco conoscesse a proposito di Erendithum e dei suoi Regni. Rispetto alle interminabili ore di lezione al castello, quei pochi minuti erano stati decisamente più utili, ed anche più interessanti.
Rapido ed improvviso, uno strano fruscio le giunse alle orecchie, strappandola dai suoi pensieri.
La principessa si fermò di colpo, voltando la testa da una parte all’altra e alle sue spalle, senza trovare però alcunché di sospetto. Che se lo fosse immaginata? 
Fece per riprendere il cammino, quando udì nuovamente quel rumore singolare.
“Chi va là?” domandò al vuoto, gli occhi sgranati.
Portò lo sguardo al suolo e, quando vide la fonte del rumore, lanciò uno strillo.
A quel grido, Keira la raggiunse insieme agli altri in poche falcate.
“Che diamine succede? Perché ti sei fermata?” le domandò.
Astril non le rispose, si limitò ad indicarle qualcosa ai suoi piedi, le labbra tremanti e il viso pallido.
Semi nascosto dall’erba, era possibile intravedere un minuto essere verde dai piccoli occhi rossi, il corpo attraversato da sottili strisce nere.
“Un...serpente?” fece Felixia perplessa, dando voce ai pensieri di tutti.
Keira continuò ad osservare il rettile, prima di sollevare lo sguardo su un’ atterrita Astril.
“Ebbene? Non vedo perché allarmarsi”
“I...io, io ho il terrore dei...dei serpenti” balbettò la ragazza, tremando leggermente e senza allontanare gli occhi dalla creatura, che sibilò appena, facendole fare un balzo indietro.
“Vi prego, fate qualcosa!”
Khaled roteò gli occhi scocciato, prima di avvicinarsi ed afferrare il serpente per la coda. Questi soffio rabbioso ma, prima che potesse far nulla, venne scaraventato lontano.
Astril sospirò, sollevata.
“Era innocuo, comunque” ci tenne a sottolineare il ragazzo, prima di voltarle le spalle e rimettersi in cammino.
La principessa, ancora scossa, non disse nulla. Che fossero innocui o meno, aveva sempre temuto quella creature, le facevano venire i brividi.
Sperò intimamente di non averci mai più a che fare.


Torri ed enormi palazzi si susseguivano a piccole abitazioni modeste e a botteghe caratteristiche. La via principale era sommersa dalla moltitudine di cittadini e forestieri, il cui vociare risuonava allegro per le strade di Duilliur. Tra le infinite chiome verde menta spiccavano talvolta zazzere bionde oro, viola o azzurre, rispettivamente la stirpe dei Syrma, dei Veìdlin e degli Uishglan.
Non appena Felixia ed Astril avevano visto quel fatto così singolare, avevano strabuzzato gli occhi per lo stupore. Era infatti strano per loro veder così tante razze camminare fianco a fianco, poiché, nel Regno dei Desideria, ciò accadeva molto raramente. Ma nella città di Duilliur, luogo di passaggio, veniva considerato normale l’andirivieni di stirpi diverse, principalmente dei Regni più vicini a quello dei Nureyel.
Tra tutte quelle chiome, però, le due ragazze non avevano visto nemmeno una che comprendesse due razze diverse. I mezzosangue, infatti, erano divenuti ormai rari.
Da quando erano giunte nella città, Idril non era stata ferma un attimo. Con passo saltellante le aveva condotte ovunque, in ogni vicolo e in ogni via, e aveva raccontato loro tutto ciò che sapeva su Duilliur, dalle notizie storiche alle curiosità più recenti.
Astril ascoltava con piacere, la mente tranquilla, sebbene talvolta si guardasse intorno circospetta. Non aveva infatti dimenticato ciò che le aveva detto Keira a proposito dei farabutti. Non che avesse con sé qualcosa di particolarmente prezioso, eccetto il pugnale, che non sapeva utilizzare, nascosto sotto il mantello.
I viveri rimasti e le monete erano sotto la custodia della guerriera, perciò non ci sarebbe stato pericolo che potessero venir rubati.
Chissà come stavano procedendo le ricerche di Khaled e Keira. Quest’ultima aveva incaricato tutti di visitare in lungo e in largo la città, in attesa di una qualche visione da parte di Astril. Se la gemma si trovava lì, la principessa avrebbe dovuto provare qualche particolare sensazione, o almeno così ella sperava, dal momento che le sue capacità di Neish parevano estremamente  acerbe e ancora impossibili da controllare.
Così come stabilito, si sarebbero incontrati nuovamente  al tramonto, nel primo vicolo all’entrata della città. Avrebbero proseguito le ricerche l’indomani e, se non ci fosse stato ancora nessun segno, avrebbero ripreso il viaggio verso altre mete.
“Percepisci qualcosa di strano, Astril?” le chiese ad un certo punto Idril.
Da sotto il cappuccio, la ragazza scosse tristemente il capo.
“Nulla”
Qualcuno le urtò il braccio, facendola barcollare appena. La strada stava divenendo ancora più affollata.
“Non preoccuparti, forse non ci troviamo nel punto adatto. Abbiamo appena incominciato, se la gemma si trova affettivamente qui, presto avrai una visione” sorrise la Mildriend.
Questa volte ad essere colpita fu Felixia, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che sistemarsi il mantello, terrorizzata che qualcuno le potesse scoprire. Cominciava ad esserci un po’ troppa gente, e la cosa la metteva a disagio. Accelerò il passo. La folla la stava allontanando dalle compagne.
“A questo punto direi che potremmo dirigerci a Nord della città. Ci sono ancora molte cose da vedere, vi piacerà, e magari troveremo qualcosa in grado di mettere in allerta in sensi di Astril! Cosa ne dite?”
Non le giunse risposta.
“Ragazze, mi avete sentito?”
Si voltò.
“Ragaz...ze?”
Ad Idril, ferma in mezzo alla via, incurante dei passanti che infastiditi le giravano intorno, ci volle poco per realizzare la catastrofe.
Astril e Felixia erano scomparse.


Due figure, seminascoste in un stretto ed angusto vicolo in penombra, si osservavano da qualche tempo, l’una dinnanzi all’altra.
La prima, una minuta sagoma tremante, si trovava appoggiata al muro, in mano quella che doveva essere un’arma corta ed affilata.
La seconda, avvolta in uno scuro mantello, teneva le braccia incrociante al petto ed osservava l’individuo di fronte con calma glaciale.
“Non mi sono mai piaciuti giochi come questi” riprese a parlare.
“Io non...non sto giocando!” replicò l’altro a denti stretti, puntando l’arma davanti a sé con i polsi tremolanti.
“Hai meno di un istante per restituirmi ciò che mi appartiene”
“Me ne sono impossessato correttamente, perciò adesso è di mia proprietà!” affermò ostinato.
“Correttamente, dici?”
 La figura fece per avvicinarsi, ma la sua avanzata venne fermata dalla punta della lama, posatasi lieve sul suo petto.
“Se ti avvicini, ti uccido” sibilò la sagoma più piccola.
“Vuoi duellare?” la figura incappucciata inarcò un sopracciglio “Non ho tempo da perdere, in ogni caso sarà un combattimento veloce”
“Non sottovalutarmi! E poi con quali armi vorresti batterti? Non hai nulla con te!”
“Non ti sto sottovalutando, io non sottovaluto mai i miei avversarsi” rispose, slacciandosi il mantello.
“Che...che stai facendo?” balbettò l’altro.
A rispondergli fu lo stridore di due lunghe e lucenti lame che venivano sfilate, e che vennero puntate rapidamente proprio davanti al suo naso.
“Mi preparo alla battaglia” rispose “Non mi fermerò davanti a niente. Sei pronto?” e a quella domanda un paio di occhi scintillarono determinati da sotto il cappuccio.
Il temerario avversario, però, pareva essersi volatilizzato, unico ricordo della sua presenza l’arma che impugnava poco prima, gettata a terra.
La figura incappucciata si guardò un po’ intorno, poi raccolse la lama e la rinfoderò nella cintura.
“Ragazzini, tutti uguali. Tanto fumo, niente arrosto. E dire che sembrava determinato”
Con una lieve smorfia di disapprovazione sul volto, Keira uscì dal vicolo e riprese a camminare nel mezzo della folla.
Da quando era arrivata, avevano provato a derubarla già tre volte. Prima un ragazzo sui quattordici anni a capo di una piccola banda di ragazzini aveva tentato, fallendo miseramente, di rubarle il sacco con le provviste. Poi era stato il turno di una donna, che aveva provato ad impossessarsi del sacchetto con le  monete, ed infine il ragazzino di poco prima, che silenzioso e scaltro era riuscito a sfilarle il pugnale prediletto, per poi scappare a gambe levate. La Mildriend lo aveva raggiunto quasi subito e lo aveva trascinato per il colletto in quel vicolo.
Keira sbuffò, contrariata. Eccetto ladruncoli, non aveva ancora visto nulla di interessante, né indizi utili per la missione, né qualcosa che rientrasse nei suoi gusti personali.
Forse gli altri avevano trovato qualche indizio, o ancor meglio Astril aveva avuto una visione. Avrebbe avuto notizie solo al calar del sole e, purtroppo,  sapeva che non sarebbero state liete.
“Ragazzo? Ehy, ragazzo, sto parlando con te!” una voce le giunse alle orecchie e Keira, di riflesso, si calò ancora di più il cappuccio sul volto, prima di avvicinarsi.
Un Nureyel bassoccio le sorrideva ammiccante, mentre le indicava affabile la bancarella di cui era proprietario.
“Immagino che ad un forestiero come te capiti spesso di ritrovarsi in situazioni pericolose...”
“Non mi interessa. Arrivederci”
“No, aspetta! Questa è un’offerta imperdibile!”
Keira si fermò nuovamente ed il negoziante, sollevato, riprese a parlare.
“Vedi queste sfere?” disse “Sono di un materiale molto particolare, pressoché indistruttibile! Se le lanci addosso ad un malintenzionato, questi verrà immediatamente messo fuori combattimento da una di queste utilissime sferette!”
Con volto imperturbabile, Keira soppesò con lo sguardo l’infinità di globi, rilucenti ai raggi del sole.
“Indistruttibili?”
La ragazza ne prese una in mano, la osservò un istante, e poi la strinse con forza tra le dita. La sfera si sbriciolò in una moltitudine di schegge lucenti, sotto lo sguardo sconvolto del negoziante.
“Non mi paiono molto resistenti” osservò Keira. L’uomo pareva aver perso la parola, gli occhi fissi suoi resti della sua adorata sfera.
“Comunque, ne prendo una. Qual è il suo prezzo?”
“Te...te la regalo. Un...un omaggio” balbettò egli, porgendole tremante la sferetta.
“La ringrazio. Addio”
Keira riprese a camminare, la sfera che rigirava tra le sue dita. Forse, in futuro le sarebbe tornata utile.

La situazione in cui si trovava era veramente critica.
Felixia, gli occhi che da sotto il cappuccio saettavano inquieti da una parte all’altra, camminava da quelle che le parevano ore.
Aveva perso un attimo di vista Astril ed Idril ed in un battito di ciglia si era ritrovata sola e sperduta tra le vie sconosciute di Duilliur.
Tra meno di un’ora si sarebbe dovuta rincontrare con gli altri nel vicolo all’inizio della città, purtroppo però, la cameriera non aveva idea di come raggiungerlo, esattamente come non aveva idea di dove si trovasse lei in quel momento.
Probabilmente doveva essere finita in una delle zone secondarie della città. Le botteghe caratteristiche avevano lasciato spazio a semplici bancarelle, alle quali comunque non mancava la clientela.
Qualcuno le sfiorò il braccio e Felixia si ritrasse indietro con uno scatto, spaventata. Il cuore le batteva furioso nel petto, mentre la mente macchinava frenetica in cerca di una soluzione. Come avrebbe fatto a ritrovare gli altri? 
Si riscosse, imponendosi la calma. Lasciarsi travolgere dal panico avrebbe solo peggiorato la situazione. Avrebbe voluto chiedere indicazioni, ma nella sua posizione sarebbe stato troppo rischioso, perciò, l’unica cosa da fare, era proseguire lungo la strada, con la speranza di arrivare prima o poi in un luogo conosciuto.
Fece scorrere lo sguardo sulle numerose bancarelle, cercando di distrarsi un poco, finché una in particolare non attirò la sua attenzione.
Spezie dalle infinite forme e dimensioni erano poste con cura all’interno di tondeggianti vasetti e coppette di vetro, dai quali proveniva un inebriante miscuglio di fragranze.
Felixia si avvicinò incuriosita, facendosi timidamente largo tra la gente che osservava interessata.
La cameriera chiuse gli occhi, inspirando a fondo le essenze benefiche.
“Affascinanti  le spezie, nevvero?”
La ragazza sussultò, sollevando lo sguardo. Oltre la bancarella, una donna le sorrideva complice, i lunghi e mossi capelli neri raccolti in una morbida coda laterale e gli occhi smeraldini che scintillavano astuti.
Il respiro della cameriera si bloccò di colpo, ed ella rimase senza fiato ad osservare la figura dinnanzi a lei. Quella donna l’aveva già incontrata. L’aveva incontrata a Desponia, il giorno in cui aveva comprato i vestiti per Astril. Quella donna era la venditrice.
“Molto affascinati, sì, davvero molto” rispose in un sussurro.
“Il loro profumo, poi, è delizioso” aggiunse la negoziante, travasando una finissima polvere ocra in un vasetto. Felixia la osservò fare come ipnotizzata.
“In ogni modo” riprese la donna con disinteresse, mentre travasava un’altra spezia “Non avevi detto che viaggi e spostamenti non facevano per te?”
La cameriera spalancò gli occhi sconvolta. Lei...l’aveva riconosciuta! Ma come era possibile, se aveva addosso il mantello? Fece per rispondere, ma la venditrice la precedette.
“Esatto, mi ricordo di te. Ci siamo viste a Desponia”
“Ma come...come?”
“La tua voce; ma non è questo l’importante. Dimmi, che ci fai qua, così lontana da casa? Credevo non amassi allontanarti”
“Ecco... eventi non previsti hanno scombinato i miei piani iniziali, se così si può dire” rispose impacciata.
“Te l’avevo detto. Non puoi sapere cosa il fato ti presenterà!” esclamò la donna compiaciuta.
“Temo di dover concordare con te” asserì Felixia, ripensando agli ultimi avvenimenti. Quando aveva incontrato quella venditrice era ancora una semplice cameriera, inconsapevole di quello che sarebbe accaduto la notte di quel giorno, di come la sua vita sarebbe cambiata.
“Credevo che vendessi vestiti, e non spezie” osservò perplessa.
“Ho cambiato attività, penso che arrivati ad un certo punto faccia bene provare qualcosa di nuovo” le rispose “Anche tu hai cambiato mestiere, direi. Cosa ti porta a Duilliur?”
“Non...non posso parlarne, a dire il vero. Informazioni riservate...”
“Comprendo. A proposito, tieni. Offre la casa!” sorrise, porgendole un sacchettino con all’interno una fine polverina dorata.
“Grazie...” indugiò.
“Amalea, il mio nome è Amalea”
“Amalea...ti ringrazio davvero. Vorrei chiederti un favore...per caso sai come ritornare all’inizio della città? Nel primo vicolo...”
La donna rifletté un istante, l’indice sulle labbra, poi scosse la testa.
“Sono desolata, ma sono giunta anch’io qui da poco, non sarei in grado di darti indicazioni precise”
Felixia annuì mestamente.
“Capisco, fa lo stesso. Adesso credo che mi rimetterò in cammino, in un modo o nell’altro devo riuscire a raggiungere la mia meta. Addio!”
“No, questo non è un addio, ma un arrivederci” ammiccò Amalea “Potremo incontrarci di nuovo in futuro, così come ci siamo riviste questa volta. Buona fortuna!”
Salutata la venditrice, Felixia si rimise in cammino. Vagò per la città ancora lungo, sempre più sconsolata e timorosa di rimanere bloccata in quelle vie per sempre, fino a quando non scorse una figura a lei famigliare, una sagoma incappucciata con in mano una piccola sfera, sulle spalle una sacca color rosso sbiadito.
Speranzosa, la cameriera affrettò il passo fino ad arrivare alle spalle dell’individuo.
“Keira? Keira, aspettami!”
Sulla difensiva, la ragazza si girò con uno scatto, la fronte contratta, ma, quando vide da vicino gli occhi blu limpido della cameriera, l’ostilità divenne sorpresa.
“Felixia? Che ci fai qui? E dove sono Idril ed Astril!?” domandò.
“Le ho perse di vista qualche tempo fa, e mi sono persa. Non ho idea di dove si trovino”
“Forse in questo momento si stanno dirigendo al punto di incontro...” ipotizzò, rivolgendo lo sguardo verso il sole “Spero solo che neppure loro si siano separate. A breve sarà il tramonto. Dobbiamo sbrigarci, seguimi!”

Vicoli, vicoli ed ancora vicoli. Piccole stradine buie e strette, insinuate tra i muri di case e palazzi.
Per quanti sforzi facesse, Astril non riusciva a giungere in luogo più ampio, a ritornare nella strada principale. Ogni volta che arrivava al termine di un vicolo era costretta ad imboccarne un altro, intrappolata in un infinito groviglio di viuzze contorte.
La moltitudine di gente l’aveva separata dalle sue compagne e la principessa, in breve tempo, si era persa.
Alla vista della fine dell’ennesimo vicolo in cui si era imbattuta, Astril si mise a correre, smaniosa di allontanarsi da quel luogo che le trasmetteva tanto timore e disagio.
Con immenso sollievo, la ragazza si ritrovò nel mezzo di un enorme e popolata via, illuminata dal sole in procinto di tramontare e animata dal chiacchiericcio dei passanti.
Con il respiro affannoso a causa della lunga corsa, Astril si guardò febbrilmente intorno, completamente ignara della direzione da prendere.
Infine, con la mente carica di pensieri e preoccupazioni, si incamminò verso nord. Al pensiero di essere probabilmente l’unica a non essere arrivata al punto di ritrovo, il cuore prese a batterle veloce. Da sola, da quel labirinto che si era rivelato la città di Duilliur, non avrebbe avuto alcuna possibilità di uscire. Poteva solo sperare nell’aiuto di Keira e gli altri, ma come avrebbero fatto loro a ritrovarla?
Inoltre, durante tutto quel tempo, alcuna particolare sensazione l’aveva messa in allerta, e la ragazza non sapeva come interpretare quel fatto: la gemma effettivamente non si trovava lì, oppure i suoi sensi di Neish non funzionavano più?
Un improvviso ed accecante bagliore verde all’orizzonte la riscosse. Perplessa, Astril aumentò l’andatura, curiosa di scoprire l’origine di quella luce.
Una volta giunta, i suoi occhi si spalancarono per lo stupore. Al centro di un’enorme piazza giganteggiava un edificio, il cui tetto era completamente rivestito da un materiale verde, che riluceva splendente ed abbagliante.
Dalla porta principale numerosi Nureyel entravano ed uscivano in continuazione, sorrisi di pura ammirazione sul volto.
Astril rimase per qualche istante a contemplare l’edificio, inconsapevole di trovarsi innanzi al monumento più importante di Duilliur e dell’intero Regno dei Nureyel, eretto molte ere precedenti.
Esso era il simbolo del popolo e la leggenda narrava che nei tempi antichi una creatura benevola e splendente  avesse abitato in quel palazzo e  che avesse vegliato con amore e saggezza sull’intera città.
Decisa ad entrare per visitarlo, Astril fece per avviarsi verso il monumento, quando si ritrovò la strada sbarrata da quattro soldati Nureyel, apparsi dal nulla.
“Gli unici ad avere il permesso di entrare sono i Nureyel, nessuna altra stirpe può mettervi piede. Sei pregato di abbassare il cappuccio, così da mostrarci il tuo volto e la tua chioma” parlò uno di loro, puntandole addosso uno sguardo indagatore.
Astril fremette appena, le dita serrate intorno al colletto del mantello.
“Non sono interessata a visitare il palazzo...” mormorò solo, prima di voltarsi e ritornare indietro, le occhiate dubbiose delle guardie sulla schiena. Aveva rischiato grosso.
“Vuoi che legga la tua anima?”
Una voce  trasognata e proveniente da sinistra la chiamò, costringendola a fermarsi.
Seduta a terra con la spalle adagiate al muro vi era una ragazza. Teneva il viso rivolto verso la principessa, gli occhi coperti dalla frangetta liscia. I lunghi capelli verdi le giungevano fino alla schiena, posandosi  lievi sulla semplice e consunta veste lilla che indossava.
Al silenzio stupito di Astril, la giovane ripeté la domanda, il tono di voce immutato.
“Vuoi che legga la tua anima?”
“Saresti...saresti in grado di farlo?”  chiese la ragazza.
“Certamente, questa è la mia occupazione” le rivolse un lieve sorriso “Se vuoi che legga la tua anima, siedi qui” disse, indicandole con un gesto incerto il piccolo tappeto ocra steso al suolo.
“Non ho di che pagarti” l’avvertì Astril.
“Non ha importanza. Coraggio, siedi pure” proseguì imperterrita la giovane.
Dopo aver riflettuto qualche istante, la principessa decise di ubbidire. Si sedette a terra ed osservò con sguardo dubbioso la misteriosa interlocutrice.
“Dammi la mano”
Astril eseguì nuovamente. La ragazza prese la mano tra le sue, nivee e terribilmente fredde.
“La tua anima trema” sussurrò dopo qualche istante l’indovina “Hai timore di qualcosa, timore di non essere all’altezza di un compito...un compito importante...”
La principessa schiuse appena le labbra, sorpresa.
“Sei...confusa. La tua anima è colma di incertezze. Stai cercando un oggetto...trovandolo parte delle tue preoccupazioni si dissolverebbe”
Astril sussultò. Quella ragazza si stava rilevando eccessivamente abile. Se proseguiva vi era il rischio che potesse scoprire dettagli di cui non doveva venire a conoscenza.
“Un oggetto? Io non sto cercando nulla di ciò, davvero” intervenne con un sorriso tirato.
“Un oggetto, sì... Sai già dove si trova, ma la tua anima non riesce a mostrarti dove. Qualcosa le impedisce di mostrarti con chiarezza”
“Ti chiedo scusa, ma adesso devo proprio andare” fece per ritirare la mano, ma la ragazza glielo impedì.
“La vedo, riesco a percepirla” l’indovina alzò il capo verso l’alto, facendo spostare di poco la frangetta. Gli occhi, di un pallido e trasparente azzurro, vagavano verso il vuoto. Era cieca.
“Ciò che cerchi...si trova là” concluse infine, mostrandole con un gesto tremante l’edificio verde.
“Nel palazzo!?” esclamò senza riuscire a celare la sua sorpresa.
La giovane annuì piano.
“Sì, in un luogo nascosto. Non vedo altro” e con queste parole lasciò andare la mano di Astril, che scattò in piedi, sconvolta.
“Ho forse detto qualcosa che ti ha turbata?” chiese lieve la giovane, gli occhi vuoti fissi davanti a sé.
“Se quello che dici è vero, sei stata la mia salvezza. Dimmi, per caso sai dove si trova l’inizio della città? Vi sono lontana?”
“No, se imbocchi quella strada” indicò una via poco lontano “Arriverai in poco tempo. È una scorciatoia. Perché vuoi recarti là, principessa? Non recuperi ciò che cerchi?”
“Non in questo momento, non ancora! Adesso devo andare, grazie, grazie di cuore!”
E con rapidità prese a correre, ansiosa di raggiungere gli altri.
“Di nulla...Astril…”


“Come sarebbe a dire ‘scomparsa’!?”
Keira, gli occhi sbarrati e il tono di voce alterato, si voltò di scatto verso Idril.
“Non so come sia potuto accadere, ma in un istante si sono volatilizzate sia lei, sia Felixia!” rispose agitata la giovane arciera “Tuttavia credevo che almeno loro due fossero rimaste insieme”
“No, io mi sono ritrovata sin da subito da sola, non ho idea di dove si trovi Astril” mormorò dispiaciuta la cameriera.
Con rabbia e frustrazione, Keira sbatté un pugno contro la parete di fronte “Maledizione”
“Tsk, non mi sorprende che si sia persa” sbottò Khaled con una smorfia “In questo momento potrebbe star vagando chissà dove, magari si è fatta pure scoprire e catturare...”
“Non dirlo neppure per scherzo” ringhiò fuor dai denti la guerriera “Dobbiamo dividerci e metterci alla sua ricerca, prima che sia troppo tardi”
Aveva appena finito di  pronunciare quelle parole, che una figura indistinta apparve alla fine del vicolo. Trafelata stava correndo verso la loro direzione.
Non sapendo di chi potesse trattarsi, tutti loro posarono le mani sulle armi, in allerta.
“Ragazzi!” li chiamò la figura, agitando un braccio.
Riconoscendola, Keira abbassò immediatamente le spade.
Astril, ansimante e con gli occhi sgranati, li raggiunse.
“Astril, grazie al cielo. Si può sapere dov...” ma la guerriera venne prontamente interrotta.
“So dov’è le gemma”
 
 
  
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