Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: MauraLCohen    14/07/2015    6 recensioni
“I love you truly” è la mia personale revisione della serie Saint Seiya dopo la battaglia contro Apollo. La storia è interamente concentrata sull'amore di Seiya e Saori e dai problemi che questo comporta.
La storia è formata da 60 capitoli (sono pazza, lo so.) e riprende alcune parti della serie classica e di Omega, altre del film ma sopratutto degli “OAV”.
ultimo avvertimento: la storia verrà corretta dopo la pubblicazione dell'ultimo capitolo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Amor profano, amor proibito '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo XIV

La corsa ai Dodici templi (ultima parte)
Il risveglio di Tifone


Image and video hosting by TinyPic


Phoenix si era lasciato alle spalle i compagni ed aveva proseguito verso il terzo tempio dove ad attenderlo c'era Morfeo, il dio del sonno. La Fenice aveva deciso di spianare la strada ai compagni, affinché questi potessero proseguire spediti verso la loro dea che, ormai, aveva le ore contate.

<< KO'KNOR ATTACK >> Una voce fuori campo fece voltare il Saint di colpo, che si vide travolto da un vorticoso mulinello di fiori rossastri. << Che diavolo... >> sussurrò, prima di venire travolto dalla furia del colpo che lo scaraventò contro una colonna esterna del tempio. Un lampo azzurro lo percorse internamente da parte a pare ed egli non riuscì a capire il perché dell'improvvisa perdita delle forze; si sentiva come un pupazzo che veniva spostato da un bambino impazzito, dentro di sé sentiva la necessità di rimettersi in piedi e, stringendo i denti per sopportare il dolore, lo fece: La Fenice si era rialzata. Un brivido lo percorse non appena riaprì gli occhi << La bocca dell'Ade! >> affermò con certezza, scuotendo il capo. Il Saint era del tutto spaesato e avanzò lentamente nel tentativo di capire come facesse a trovarsi nel regno degli inferi.

<< PHOENIX?! >> La voce di Andromeda lo fece destare di colpo, si voltò per cercarlo ma non riusciva a vederlo. << Andromeda... Andromeda dove sei? >> Di colpo il Saint non vide più nulla, l'Ade si era trasformato in una stanza buia: non riusciva più a muoversi, era come immobilizzato dentro se stesso.
Dannazione, che mi succede?” si domandò, facendo pressione per camminare. “Sono disperso da qualche parte nell'Ade?” Era strano anche solo pensarci: egli si trovava nel tempio di Morfeo, come avrebbe fatto a raggiungere quel luogo così, dal nulla?

<< PHOENIX?! FRATELLO, DOVE SEI? >> Andromeda continuava a chiamarlo in vano, più Phoenix lo cercava più gli sembrava di allontanarlo. “Oh fratellino, cosa mai starà accadendo in questo luogo?” La Fenice strinse i pugni, doveva trovare il modo di liberarsi da quella situazione: Andromeda era in pericolo e nessun dio gli avrebbe impedito di salvarlo.

Il Saint cominciò a correre nel tentativo di raggiungere il fratello che si era palesato a pochi metri da lui. << Andromeda, sto arrivando! >> gli urlò ma questi scomparve in una nuvola di fumo. << C-Com'è possibile >> mormorò, guardandosi intorno.

<< Arrenditi, Cavaliere della Fenice, non riuscirai a raggiungerlo! >> Una voce maschile, quella di Morfeo fece irrigidire di colpo Andromeda, arrivato al tempio insieme a Crystal.

<< PHOENIX! >> Il Saint si era precipitato a soccorrere il fratello inginocchiato sul pavimento ma questi, non appena gli si avvicinò, balzò in aria per allontanarsi. << Phoenix, che stai facendo? Sono io, Andromeda, tuo fratello! >>

Il Bronze Saint non rispondeva, si limitava a guardare quella figura che per lui aveva assunto le sembianze della peggior bestia degli inferi.

*

Phoenix, ora, era circondato di fiamme e non riusciva a capire dove si trovasse, introno a lui vi era troppo fumo ad offuscargli la vista. L'unica cosa che riusciva a percepire – oltre all'aria pesante – era l'ombra, o meglio, la presenza di qualcuno con un cosmo molto forte.

<< Fatti vedere! >> gridò, cercando di individuare il possessore di tale cosmo.
<< Phoenix, calmati... Sono io >>

Quella voce... << Andromeda! >> esclamò il Saint, continuando a girarsi su se stesso nella disperata ricerca del fratello che pareva essere uno spettro nell'aria. << Andromeda, dove sei? >> ripeté, stavolta con più forza.

<< Phoenix, Phoenix... Tranquillo, sono qui! >> La voce di Andromeda si diffuse nell'aria, seguita dalla figura del ragazzo che, lentamente, si avvicinava al fratello. << Phoenix, sono io... >> continuava a sussurrargli ma il Bronze sembrava non riconoscerlo e più Andromeda gli si avvicinava, più lui indietreggiava.

<< Cos'hai fatto ad Andromeda? >> sbraitò la Fenice, preparandosi a colpire quel fratello che non sembrava riconoscere. << Tornatene all'inferno... ALI DELLA FENICE! >>

<< NOO, FRATELLO... >> Invano, Andromeda, provò a chiamare un'ultima volta Phoenix prima che il colpo di quest'ultimo lo scaraventasse contro una parete.

*

<< ANDROOOMEDA! >> urlò Crystal, precipitandosi a soccorrerlo.
<< P-Phoenix non... E' come se... >>
<< Come se fosse in un'illusione che gli impedisce di riconoscerti >> Una voce, la stessa di prima, raggiunse le orecchie del Saint facendolo ammutolire di colpo.

Davanti agli occhi di Andromeda e Crystal, Morfeo aveva fatto la sua apparizione, fasciato da un'armatura nera che faceva contrasto con i suoi lunghi capelli color oro, racchiusi all'interno dell'elmo.

<< Arrendetevi, Cavalieri, non c'è modo di salvare il vostro compagno: egli è succube delle sue paure che hanno preso vita per mano mia e dei miei fratelli, Fantaso e Fobetore. >> Dietro il dio del sonno – poco sopra le sue spalle – due auree violacee si manifestarono, prendendo la forma di due uomini della stessa altezza, uno con i capelli lunghi intrecciati dietro la schiena (Fantaso) e l'altro col viso nascosto dall'elmo (Fobetore). << Noi siamo i figli di Hypnos, dio del sonno, che voi avete sconfitto nell'Elisio. E per questo pagherete! >> Proseguì Morfeo, presentando gli altri due fratelli.

<< Stolti, non crederete davvero che ci lasceremo fermare da voi... >> ringhiò Crystal balzando in piedi insieme ad Andromeda che a sua volta aggiunse << Noi dobbiamo salvare la nostra dea, nessuno ci impedirà di farlo... >> Con un lieve cenno del capo i due Saints si fecero segno a vicenda di prepararsi all'attacco.

<< Ingenui, non è con noi che dovrete battervi... >> Morfeo schivò entrambi i cavalieri lanciatisi verso di lui. << Diamo il via alle danze... KO'KNOR ATTACK >> La nube rossa che poco prima aveva colpito il Saint della Fenice si stava per abbattere sul giovane Andromeda, spinto via dal compagno che, grazie all'ausilio degli Anelli de cigno, riuscì a bloccare il colpo.

<< Va', Andromeda, porta via Phoenix da qui... Io non riuscirò a trattenerlo a lungo! >> Crystal, voltatosi velocemente verso il compagno a terra, lo spronò affinché questi si rimettesse in piedi e portasse in salvo il fratello maggiore ancora prigioniero dell'attacco di Morfeo.

<< Che quadretto adorabile... >> esordì Fobetore, lasciando la sua forma di spettro per materializzarsi in carne ed ossa al fianco del Cigno. << Quasi mi dispiace dovervi uccidere, sai? >> aggiunse poi, prima di assestargli un pugno nello stomaco.

<< CRYYYSTAL >> Andromeda, con fatica, si era rimesso in piedi. << Giammai... >> ringhiò. << Nessuno di voi oserà ferire i miei compagni! >> Il Saint deglutì a fatica “Se questo è l'unico modo, non esiterò!”

<< BRUCIA MIO COSMO, AI LIMITI ESTREMI >> Gli occhi del cavaliere si riempirono di lacrime mentre il suo cosmo bruciava, portandogli via la vita. << NEBULA CHAIN >>

La catena cominciò a muoversi in direzione di Morfeo e più questa avanzava, più Andromeda provava dolore; sentiva il suo cosmo prosciugarsi e le ginocchia cedere sotto le urla di Crystal che lo incitava a resistere.

Perché lo hai fatto, amico mio.” si domandava il Cigno. “Avresti dovuto prendere Phoenix ed andartene... Non può finire così” … non deve finire così.

Crystal balzò in aria, trovandosi così alle spalle di Fobetore che non fece in tempo a voltarsi che il Saint lo aveva già colpito << AURORA DEL NORD! >>

Il Dio, colto di sorpresa, venne scaraventato contro la statua di Morfeo situata dietro quest'ultimo.

<< Maledetto >> ringhiò, stavolta, Fantaso. Anch'egli divenuto uomo. << Pagherai con la vita tale affronto... DREA... >>

<< No! >> la mano di Morfeo si avvolse intorno al braccio di Fantaso che cercò di liberarsi << Che stai facendo, razza di idiota? Lasciami subito... >>

<< Fobetore non può più continuare... Se dovessi venir sconfitto anche tu, l'illusione cadrebbe. >> spiegò Morfeo, lasciando libero il fratello che, incurante di ciò che gli era appena stato detto, senza esitazioni, si voltò verso il Saint per scagliare il suo colpo << DREAM LANGUAGE >>

Crystal, chino sul corpo esanime di Andromeda, spinse via il compagno e si rimise in posizione di difesa.

<< Non vincerete... >> mormorò. << ANELLI DEL CIGNO >>

Fantaso rimase intrappolato, sospeso a mezz'aria, nel colpo del suo rivale.

<< Credi davvero che questo possa bastare? >> disse ridendo, spezzando i cerchi di ghiaccio con una lieve pressione delle braccia.

*******

I Gold Saint erano al cospetto del dio Efesto e di un uomo incappucciato che teneva in spalla Milo.
Il tempio nel quale si trovavano era avvolto interamente dalle tenebre, tanto da impedire ai presenti di vedere oltre il proprio naso.

<< E' ora di far ritorno a casa, Cavalieri. >> annunciò il dio avanzando verso di loro. << I vostri corpi hanno assorbito ogni peccato della dea Athena, ed ora sarete voi a pagare il prezzo di tali ingiurie all'essere divino! >>

Sopra le teste dei dieci Gold Saint presenti, disposti in ordine di casa, comparirono le reciproche armature.

<< Kanon, vieni avanti... >> disse Efesto, tendendo la mano verso l'uomo che lasciò cadere bruscamente a terra il corpo senza vita di Milo. << Voglio che tu versi il tuo sangue su ognuna delle armature... Questo farà sì che i dodici Cloth dorati rimangano fedeli ai loro proprietari anche se il loro cuore non è più puro... >>

Kanon si privò del mantello che per tutto quel tempo gli aveva impedito di mostrare la sua vera identità ed avanzò fino al fianco del Dio che gli porse un pugnale. << Dovrai farlo in fretta >> gli spiegò. << La purificazione della dea Athena è avvenuta ed è solo questione di ore prima che questa si risvegli, per quell'ora il Grande Tempio dovrà essere sotto l'intero dominio del sommo Zeus >>

Sotto il dominio?” si domandò Kanon, osservando il pugnale con fare perplesso. “Questi squilibrati vogliono prendere il controllo del Tempio di Athena e costringere la dea a rimanere sull'Olimpo... Non lo permetterò!”

<< E se non intendessi farlo? >> domandò, allontanando il braccio del Dio.

<< Non puoi sottrarti al tuo compito, ricordati il motivo per il quale sei ancora in vita... >> ribatté Efesto, riporgendogli il pugnale.

Come se fosse possibile dimenticare” ammise sconsolato, Kanon.

*

-Flashback Post Hades (Quattro mesi prima):

Kanon giaceva al suolo, in un campo di fiori macchiato dal suo sangue e da quello di Radamantys che stava a pochi metri da lui, privo di vita. Il Saint di Athena era ormai allo stremo delle forze ed era solo questione di tempo prima che la morte lo raggiungesse.

<< Perdonami, fratello. >> sussurrò, convinto che ormai la morte fosse vicina.

<< Che fai, Kanon, ti arrendi così facilmente? >> La voce di un uomo fece sollevare leggermente il capo del cavaliere che con un filo di voce chiese: << E tu chi saresti? >>

L'uomo dai lunghi capelli color argento, fasciato da un'armatura nera, sorrise avvicinandosi al suo interlocutore che lo osservava spaesato. << Io sono Efesto, dio del fuoco. E sono qui per te, Kanon di Gemini. Il sommo Zeus vuole che tu venga con me sull'Olimpo. >>

Il Dio levò una mano al celo facendo sollevare il colpo di Kanon per rimetterlo in piedi.

<< Tu diverrai un semi-dio, per volere del sommo Zeus e ti verrà risparmiata la vita. In cambio, il tuo cosmo verrà utilizzato dalle divinità per assumere il controllo del Tempio di Athena. >>

Kanon venne riposato a terra e con fare sospettoso osservava il dio dinnanzi a sé; non riusciva a comprendere il perché di tale proposta, che ruolo avrebbe avuto lui in quella vicenda e soprattutto che piani aveva Zeus per la sua Dea?

Devo scoprirlo...” si disse e deglutendo a fatica, fece comparire sul suo volto quel suo sorriso strafottente, e acconsentì << E sia, Efesto: verrò con te sull'Olimpo ma esigo di essere messo al corrente di ogni piano, oppure potete scordarvi la mia collaborazione! >>

Il dio rise, quasi volesse prendersi gioco di lui << Non sei nelle condizioni di dare ordini... Piuttosto ringrazia il Padre degli Dei che ti ha concesso di tenere la tua vita, avrebbe... >>

<< Avrebbe potuto fare cosa? >> lo interruppe Kanon, le mani strette a pugno lungo i fianchi e la voce dura, tanto da far indietreggiare Efesto << Io vi servo... Vivo. Altrimenti Zeus si sarebbe preso ciò che gli serviva, senza concedermi alcuna pietà. Io vi conosco, potete darla a bere a quei cinque moscerini che corrono dietro alla dea Athena, ma io vi ho inseguiti per anni, così come mio fratello, conosco bene i vostri giochetti... Ma so anche che un dio mantiene sempre la parola data >>

Efesto affiancò il Saint, protese una mano verso di lui ed asserì col capo << Sei perspicace, Kanon. Ma ho poco tempo, andiamo... >> annunciò, avvolgendo entrambi in una nube bianca.

Fine flashback.-

*

Kanon strinse il pugnale con entrambe le mani, osservando di sottecchi Efesto che aspettava impaziente che il Saint cominciasse il rituale. << Avanti Kanon, non abbiamo tutto il giorno >> lo incitò, mentre questi cominciava ad incidere il palmo della sua mano destra.

Il sangue cominciò a scorrere, goccia dopo goccia, sulla prima armatura: quella dell'Ariete.

Kanon sentiva il suo sangue bruciare nelle vene, quello era l'ennesimo tradimento alla sua dea.

Aveva provato in ogni modo a salvare la situazione, aveva rischiato anche la sua stessa vita pur di riuscirci ma ogni suo sforzo fu vano.

*

Tre giorni prima, Tredicesima Casa.

L'ho trovato, finalmente. Mio fratello Saga è ancora al tempio.” pensò Kanon, materializzatosi alla Tredicesima Casa nella speranza di poter avere colloquio con Saga che risiedeva, avvolto dalle sue vesti di Gran Sacerdote, sul trono.

<< Che ci fai qui? >> chiese Saga, basito nel vedere la figura del fratello, anch'egli fasciato da una tunica divina che lo copriva interamente. << Dovresti essere m... >>

<< Morto? >> lo interruppe Kanon. << Ebbene sì, dovrei esserlo... Ma non lo sono. Il sommo Zeus brama qualcosa contro il Tempio ed io gli servo, così a pensato bene di tenermi in vita... >> spiegò poi, avvicinandosi al fratello. << Contro il tempio? >> fece da eco quest'ultimo.

<< Hai capito bene. Sfortunatamente non so ancora di cosa si tratti ma nel monte Olimpo c'è grande fermento, in pochi – quasi nessuno – sono dalla nostra parte... >>

<< Dalla nostra parte? >> ribatté Saga, alzatosi dal trono per scuotere violentemente il fratello.

<< Anche tu sei dalla nostra parte? >> ripeté, ora più convinto.

Kanon rise, spostando le mani che lo stringevano per le spalle. << Sarei qui se non fosse così? Fratello mio, dovresti conoscermi: non rischierei mai la mia vita se non fossi certo di ciò che sto facendo... Dammi retta una volta tanto, preparatevi al peggio! >>

Saga sbatté con forza un pugno sul bracciolo del trono << PREPARARCI AL PEGGIO? >> sbraitò. << E' l'unica cosa che riesci a dirmi? Se sta davvero per scoppiare un'altra Guerra Sacra ho bisogno di più informazioni per poter proteggere Athena! >> Il Gran Pope aveva gli occhi fissi sul fratello che lo guardava stranito << Kanon, devi dirmi di più... Cosa vogliono di preciso gli dei dal tempio? >>

<< Saga... >> obbiettò Kanon.

<< No, Kanon.. Risp... >>

<< SAGA... >> insistette, nella speranza di farlo calmare. << Se sapessi qualcosa in più te lo dire ma tutto ciò che so è quello che ti ho appena detto... Zeus vuole Athena, sua figlia, e non ci vorrà molto prima che se la riprenda; dovrai essere pronto, fratello mio... Se vuoi difendere la donna che ami, prima della tua dea, allora dovrai essere davvero pronto...>>

A quell'ultima affermazione Saga sentì mancargli la terra da sotto i piedi e dovette stringersi allo schienale del trono per sorreggersi. << Tu come fai a saperlo? >> domandò, alzando di scatto il capo verso Kanon che non esitò a rispondere rapidamente << Lo so e basta, Saga... Noi due non siamo diversi, ricordalo. Ed ora devo andare o cominceranno ad insospettirsi... Tu tieni a mente chi è il vero nemico in questa storia. >>

<< Kaanon, aspetta... >> provò a fermarlo il Gran Sacerdote ma il fratello era già scomparso...

Grazie...” sussurrò Saga, rimanendo solo nel silenzio della Tredicesima Casa.

*******

La purificazione di Athena era ormai ultimata e il sommo Zeus sorreggeva il corpo della giovane lady Isabel mentre lo trasportava per adagiarlo su un piccolo letto posto nella penombra del tempio.

<< E quasi fatta, figlia mia adorata... >> le sussurrò, sistemandola sopra la lastra di marmo. << Presto tu, Athena, tornerai a vivere senza che l'essere umano nel quale ti sei reincarnata abbia alcun potere su di te... >> Zeus accarezzava la fronte della figlia mentre la osservava e sperava che si risvegliasse il prima possibile, pronta ad essere la sola padrona di quel corpo così fragile.

<< Sommo Zeus... I Saints della dea Athena sono già al tempio del dio Morfeo... >> Una musa dai lunghi capelli color cobalto racchiusi in una treccia, arrivò correndo al cospetto del dio che le rivolse uno sguardo tutt'altro che rassicurante. << Come possono essere già arrivati al tempio di Morfeo? Eros e Artemide sono stati sconfitti? >> domandò perplesso, Zeus.

<< Sì, mio signore. Il dio Eros non si è scontrato con i protettori di Athena mentre i servitori della dea Artemide sono stati sconfitti da Pegasus. >>

<< Dannazione... >> Il sommo Zeus si allontanò rapidamente dal copro di lady Isabel e si diresse nel suo trono.

Rabbia.

Troppa rabbia provava in quel momento.

Le divinità erano così inutili al cospetto di un semplice uomo?

La risposta gli pareva più che chiara... Ma il tempo stringeva, Athena andava protetta e per questa volta il Padre degli Dei avrebbe rischiato tutto.

Si alzò bruscamente dal trono ed estrasse dalla sua tunica uno zaffiro.

<< Va' via... >> ordinò alla musa, ancora inchinata davanti a lui. La donnina minuta, senza proferir parola, si alzò in piedi e facendo un lieve cenno del capo in segno di saluto e andò via.

<< Non siete stati in grado di difendere le vostre case... >> cominciò a mormorare Zeus. << Non avete onorato il compito che io stesso vi ho assegnato, permettendovi di vivere qui, sull'Olimpo... Ed ora, assolverete il vostro incarico, volenti o nolenti! >>

Il Padre degli Dei arrivò dinnanzi alla sua statua, nella quale vi era un piccolo foro nell'incisione in basso. Il Dio respirò a fondo e con una lieve pressione del dito spinse al suo interno la pietra che teneva in mano.

<< E' ora che tu venga risvegliato, Tifone... Prendi i cosmi delle dodici divinità e scaglia la tua ira contro i Saints di Athena; impedisci loro di giungere fin qui... >>

Non appena Zeus tacque, la sala del trono si riempì di una calda luce rossastra che fece tirare un sospiro di sollievo al Dio.

<< Non temete figli miei, la vita vi verrà restituita... Tifone ha bisogno del vostro cosmo per risvegliarsi e per sconfiggere i cavalieri ma presto tutto questo sarà finito e Athena tornerà con noi sull'Olimpo e l'equilibrio verrà ristabilito >>

*******

Il sangue di Kanon aveva ormai risanato quasi tutte le armature, e i loro legittimi proprietari stavano immobili davanti ad esse aspettando che Efesto li beasse del suo cosmo per permettere loro di tornare al Grande Tempio e impadronirsene.

<< Avanti Kanon, va' con loro... >> ordinò il dio, facendo cenno al Saint di mettersi tra Aldebaran e Death Mask.

Kanon lo osservò cercando di capire il perché della sua richiesta; i patti erano altri: lui non avrebbe dovuto partecipare all'assedio del tempio della dea Athena.

<< Perché dovrei farlo? >> chiese dunque, irritato.

<< Non ti è dato saperlo, uomo. Fa' come ti ho detto o preparati a tornare nell'Elisio! >> Al che Kanon fu costretto ad obbedire: l'unico modo per contrastare Zeus era far credere a tutti di essere dalla sua parte. Ma soprattutto doveva restare vivo.

Così si posizionò tra i due Gold ed Efesto cominciò a far materializzare una sfera di luce tra le sue mani che si espanse fino ad avvolgere sia Kanon che Death, seguiti subito dopo da Aldebaran e Aiolia che scomparvero nell'immediato.

Com'è possibile?” pensò Efesto, allarmato.

Il suo potere era bastato a trasportare solo quattro dei Saints, lasciando gli altri inermi davanti a lui.

Maledizione...” commentò. “Zeus vuole risvegliare Tifone!”. Al dio, questo, fu subito chiaro: il suo cosmo si stava indebolendo e una forza misteriosa lo stava chiamando a sé.

La Sacra Statua.

Solo questa aveva un tale potere e solo questa aveva bisogno del cosmo delle divinità per essere riportata a nuova vita.

Zeus ha deciso di giocar sporco...” sentenziò Efesto, prima di sparire.

*******

I quattro Saints ricomparvero tutti alla prima casa, insieme all'armatura dell'Ariete.

Erano tutti storditi e indolenziti ma sembravano stare bene... Almeno fisicamente.

<< Ma che diavolo è successo? >> domandò Death Mask, guardando stranito i compagni che erano del tutto interdetti. << Bei capelli, tu sai qualcosa? >> chiese poi, sarcastico, rivolto a Kanon che però annuì. << Zeus vi ha fatti prigionieri un giorno fa insieme ad Athena... Voi sareste dovuti essere il suo esercito ma qualcosa dev'essere andato storto... Almeno con noi quattro! >>

Era inutile aggiungere altro: le facce dei tre Gold parlavano chiaro: non ricordavano nulla e non intendevano nemmeno farlo.

<< Dov'è adesso Athena? >> Ioria, ripresosi da quanto detto da Kanon, si avvicinò al totem del armatura dell'Ariete, posizionato sul segno inciso sul pavimento.

<< Dove sono gli altri, Kanon? >> chiese, accarezzando l'elmo. Ioria – così come tutti – dentro di sé aveva una grande rabbia: perché gli uomini dovevano essere burattini delle divinità? Chi dava loro il diritto di giocare così con le loro vite?

Il potere.

Solo quella era la risposta.

Gli dei avevano più potere e quindi dominavano... O almeno credevano di doverlo fare.

<< Non lo so, Aiolia... Credo che siano rimasti sull'Olimpo; molto probabilmente Efesto si è sopravvalutato... >> spiegò Kanon, continuando ad aggiungere dubbi su dubbi nelle menti dei Gold. << Sono successe tante cose, ragazzi... Zeus organizza tutto questo da molto tempo, noi siamo solo un pezzo del puzzle... >> … “Un puzzle troppo complesso anche per me...”

<< E come mai tu sai così tante cose, Kanon? >> chiese Death, dando voce ad una domanda che brulicava in testa a tutti ma che nessuno aveva il coraggio di porre.

Nel tempio calò il silenzio, tutti gli occhi erano puntati su Kanon che indietreggiava lentamente.

<< Ve l'ho detto: sono successe tante cose, è complicato da spiegare... Ed ora non ne abbiamo il tempo, dobb... >>

<< E' complicato dire di aver tradito ancora una volta la nostra dea? >> infierì Death Mask, scatenando così l'ira del Saint che gli piazzò un pugno in piena faccia. << Sta' zitto, imbecille. Non hai idea di ciò che ho fatto per evitare di trovarci a questo punto... Ed ora, vedete di rendervi utili pure voi... >> Kanon non avrebbe voluto arrivare a tanto ma aveva perso il controllo: nessuno poteva giudicarlo senza sapere ciò che era successo.

<< Come osi tu... Brutto str... >>

<< PIANTATELA VOI DUE... >> intervenne Aldebaran, rimettendo ognuno al proprio posto. << Non m'importa sapere né se hai tradito e né tanto meno il perché, Kanon. Ciò che conta ora e salvare Athena... Quindi tu, Death, vedi di tenere a bada il tuo caratteraccio! >>

<< Fatevi prendere voi per il culo dal fratello del Gran Pope, io me ne vado... >> Death Mask non credeva neanche un po' ai racconti di Kanon e non lo avrebbe fatto finché non avrebbe detto loro tutta la verità, dunque era inutile stare lì: quel farabutto non avrebbe parlato.

<< Fermati! >> sbraitò Aiolia, trattenendolo per un braccio, ma il Cancer, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, lo staccò da sé e uscì dal tempio per dirigersi nella sua casa. Attraversò prima quella del Toro e poi quella di Gemini e in entrambe notò le armature posizionate sopra il segno zodiacale appartenente inciso sul pavimento.

Eccola.” si disse, entrando nella sua casa e vedendola lì, come le altre due, perfettamente intatta, la sua armatura.

L'aveva sfiorata, solo una volta, ma gli era bastata.

In un attimo aveva ricordato tutto: l'attacco del fulmine di Zeus, la prigionia ed anche la tortura.

L'armatura aveva racchiuso in sé ogni ricordo dell'uomo.

Death sapeva d'essere un tutt'uno con il suo Cloth, ma non credeva che in esso vi fosse tanto potere.

<< Avanti, torna dal tuo paparino >> disse, indossandola.

Era come ritornare a nuova vita: il Cancer sentì dentro di sé il sangue scorrere più velocemente.

Era pura e semplice adrenalina.

<< Eccola qui, la mia bambina >> disse, estasiato. << Ed ora andiamo a prendere a calci il regale fondo-schiena del nostro Gran Sacerdote! >>

*******

<< Tisifone... Tisifone, l'hai sentito? >> Castalia era balzata in piedi, euforica, talmente felice da star quasi piangendo. << Tisifone, dannazione, lo hai sentito? >>

<< Sentito cosa, Cas... Ooh... >> mormorò la sacerdotessa dell'Ofiuco, anche lei traboccante di gioia.

<< E' lui.. E' il cosmo di Ioria... Lo senti, vero? >> Castalia non stava più nella pelle, se non fosse stata incinta si sarebbe messa a saltellare da una parte all'altra.

<< Sì... Sì, Castalia... E' lui. E' Ioria... E, sì, ci sono anche Aldebaran, Death e... E Kanon? >> Tisifone sgranò gli occhi, come faceva a percepire il cosmo di Kanon? Lui dovrebbe essere morto!

<< Castaliaaaa... >> urlò la sacerdotessa, ma la donna aveva già cominciato a correre.

Meno male che è incinta e dovrebbe riposare... Lo farò presente a Saga quando ci affiderà nuovi incarichi”sorrise tra sé e sé Tisifone, era bello rivedere la compagna così felice: dopo la scomparsa di Ioria, più che vivendo, Castalia stava sopravvivendo... E in fondo anche lei lo stava facendo, così, per una volta, si lasciò trasportare dalla lieta notizia e corse in contro alla neo mamma.

*******

Crystal giaceva al suolo, ormai in fin di vita e Morfeo, insieme al fratello Fantaso, stava per infierire su di lui con l'ultimo colpo.

<< A-Andromeda... P-Phoenix >> sussurrò, cercando con lo sguardo i due compagni feriti, distesi poco più in là.

Era tutto un'illusione: Andromeda che moriva, Phoenix che non riusciva a trovarlo. Era tutto frutto del colpo dei tre fratelli, padroni del sonno. Crystal ci mise troppo tempo a capirlo, eppure lui era già stato vittima di un attacco simile: quello di Molook aveva lo stesso principio. Ma quando di mezzo vi erano i sentimenti, non c'era il tempo di ragionare. Il Cigno lo sapeva bene. Lo aveva visto con sua madre la notte che morì: lei non aveva ragionato su un modo per salvare sia lei che il suo bambino, l'unica cosa che fece fu mettere il salvo quest'ultimo. Era così, era sempre così. Quando di mezzo vi erano i sentimenti non contava ciò che sarebbe accaduto a sé stessi, l'importante era che chi ci stava a cuore fosse in salvo... Perché si poteva morire lasciando le persone care ma non si poteva vivere senza di esse.

<< Che diavolo? >> Qualcosa bloccò di colpo Fantaso che stava per porre fine alla vita del Cigno. << Che mi sta succedendo? >> sbraitò.

<< E' Zeus: ci sta richiamando a sé! >> spiegò Morfeo, osservando i corpi dei suoi fratelli smaterializzarsi. “Qualsiasi cosa sia, non promette nulla di buono” commentò, sparendo anche lui.

*******

Gli occhi del sommo Zeus si posarono sulle divinità presenti che parlavano animatamente tra loro.

Li aveva richiamati tutti a sé con il solo scopo di dare a Tifone la possibilità di assorbire i loro cosmi senza che nessuno gli sfuggisse.

<< Tacete! >> esordì il Padre degli Dei, facendo così calare il tempio in un silenzio tombale.

<< Avrete già capito perché siete qui... >> cominciò, notando nello sguardo di tutti i presenti un velo di paura mista a rassegnazione.

Nel tempio non volava più neanche una mosca e Zeus scese dal suo trono per dirigersi al centro della sala.

La tensione si tagliava col coltello, i visi spenti delle divinità presenti non sembravano scalfire minimamente la fermezza del Padre degli Dei: niente gli avrebbe impedito di salvare sua figlia.

<< Tifone ha bisogno di tutti voi per sconfiggere i Cavalieri e vi assicuro che ci riuscirà... >>

Fu così che Zeus fece cadere al suolo uno scrigno tanto piccolo da stare nel palmo di una mano; la superficie era apparentemente in legno ma sopra vi era incisa una sorta di galassia sui toni dell'azzurro che cominciò a brillare. “Forza...” si disse Zeus, ma qualcosa non gli permetteva di aprirsi. Il cosmo delle divinità stava già venendo assorbito, allora perché non andava?

Il Padre degli Dei, spazientito, diede una rapida occhiata alle divinità presenti: dieci.

Davanti a lui vi erano solo dieci divinità.

Gli ci volle un attimo per capire. << Dov'è? >> urlò, facendo tacere il brusio che si era andato a creare. Gli sguardi dei presenti si posarono sul Dio furibondo. << Dov'è Aprhodite? >> ripeté, con un tono di voce ancora più saldo.

Nessuno sapeva spiegarsi cosa stesse accadendo: la dea della bellezza era misteriosamente scomparsa e nemmeno suo figlio, Eros, era in grado di percepirne il cosmo.

<< M-mio signore... >> balbettò un'ancella. << Io credo di sapere cosa sia accaduto alla venerabile Aprhodite... >>

<< E allora parla, donna... Non farmi attendere oltre: la mia pazienza è agli sgoccioli! >>

La ninfa deglutì a fatica vedendo l'espressione combattuta sul voto del Dio: avrebbe potuto giurare che se non avesse dato lui le informazioni che si aspettava, nel arco di qualche istante, si sarebbe ritrovata in cenere. << La dea Aprhodite, dopo che i Saints della venerabile Athena hanno oltrepassato il secondo tempio, ha cercato di raggiungere la Terra ed il suo cosmo è svanito! >>

Zeus trasalì sentendo quelle parole. “Si è reincarnata?” pensò, voltandosi verso Era ed Efesto che stavano dietro di lui visibilmente preoccupati. << Voi due... >> disse il Padre degli Dei. << Dirigetevi ad Atene, ho come la strana sensazione che Aprhodite voglia soffiarmi la vittoria da sotto il naso... >>

<< Ma Sommo Zeus >> obbiettò Efesto. << Se sia io che Era andremo tra i mortali, all'appello mancheranno ben cinque divinità... Come farete a risvegliare Tifone? >>

A quella domanda Zeus indietreggiò: la risposta non sarebbe piaciuta al suo interlocutore.

<< Mio caro Efesto, Tifone tornerà comunque a nuova vita: utilizzerò sia il mio cosmo che quello dei Gold Saints rimasti >>

<< E' una follia! >> protestò Era, avvicinatasi al marito che la respinse bruscamente.

<< Non sta a te decidere, donna. >> Il Sommo Zeus, con un gesto della mano, fece comparire i corpi dei sette Cavalieri d'Oro. << Eccoli qui... >> mormorò, soddisfatto.

Mur, Shaka, Dohko, Milo, Shura, Camus e Aprhodite erano distesi, ammassati l'uno sull'altro, davanti a tutte le divinità presenti che li ammiravano divertiti: i più valorosi guerrieri, ridotti a carne da macello... Era davvero l'inizio della fine.

Senza più dire niente Efesto ed Era si smaterializzarono e Zeus diede il via alla rinascita di Tifone.

Nella sala calò di colpo il silenzio e lo scrigno che prima aveva cominciato a brillare, ora scatenava dal suo interno un forte bagliore che avvolse tutti coloro che stavano in quella sala.

Lo sguardo dei presenti era perso nel vuoto, come se tutti sapessero che quella era l'ultima volta che vedevano la luce del sole: nessuna divinità era mai riuscita a vincere contro i valorosi guerrieri della dea Athena, dunque cosa rendeva Zeus così sicuro?

Ma il padre degli dei non era sicuro... Questo Era lo sapeva. Ella era fermamente convinta che colui che regnava sull'Olimpo sapesse per certo che il suo era un suicidio, ma ci andava incontro lo stesso. E per quanto la dea volesse trovare altre mille spiegazioni per quel gesto, l'unica che le veniva in mente era: perché Athena ha il suo cuore. Zeus ha sempre mostrato una predilezione per la dea della Giustizia... Forse perché la sentiva più sua. Ma poco importava; Athena era il suo chiodo fisso ed Era ne era da sempre gelosa. Sapeva sì, che il sentimento nutrito da Zeus nei confronti della figlia non era nient'altro che affetto puro e sincero, ma vederlo immolarsi per lei, la feriva.

Per questo dovette nascondere il viso tra le mani quando sentì il cosmo del suo amato marito spegnersi.

<< Madre... >> Efesto si voltò verso la donna. << V-voi siete sicura che il piano funzionerà? >> le chiese, facendola rinvenire. << Funzionerà... Ho fatto sì che Aprhodite, dopo la sua morte, rinascesse nel corpo di una bambina. Questa nascerà il 19 Novembre e noi dovremmo tenerla d'occhio perché solo dopo aver compiuto undici anni, manifesterà il suo cosmo... Ed allora potremo usarla come arma contro Athena. >> Il dolore, Era, lo dovette mettere da parte: nella sua voce non traspariva alcuna esitazione né alcun ripensamento. Il suo piano era preciso, fin dall'inizio: aveva mosso Zeus come una pedina, per condurlo a perdere ciò che amava di più e ritornare da lei.

<< Ma... Era... >> Gli occhi del dio si erano fatti enormi. << Se la bimba non manifesterà il suo cosmo prima degli undici anni, come faremo a capire chi è? >> Efesto non capiva... Proprio non ci riusciva. Il piano di Era, a detta della stessa, era perfetto; ma più lui ne scopriva i passaggi, più lo trovava assurdo. Possibile che la gelosia verso Athena l'avesse accecata del tutto?

<< Infatti non lo capiremo... O meglio: non ne avremo la conferma fino al suo undicesimo compleanno. >> Era rise, l'espressione interdetta sul viso del figlio le dimostrava ancora una volta quanto la sua stupidità fosse pari alla sua bruttezza. << Potremo riconoscerla, stupido! >> gli disse. << Sappiamo la data di nascita e sappiamo che nascerà qui, al santuario. E per giunta sarà legata ad Athena indissolubilmente... Dunque sarà lei stessa a portarci dalla reincarnazione di Aprhodite! >>

<< Io continuo a non capire... >> sbuffò Efesto. << Cosa vi fa pensare che questo funzionerà? Athena ha sempre vinto contro tutte le divinità e non credo che tu sia esente da questo... >>

<< Vedi, Efesto... Finché Athena continuerà a vivere nel corpo di quella sgualdrina mortale, sarà vulnerabile! E noi è al suo desiderio di essere donna che ci aggrapperemo... >> la dea si zittì per un istante e volse il capo al cielo. << Ricordi l'ancella che ha informato Zeus della dipartita di Aprhodite? >>

Efesto accennò un “sì” col capo.

<< Beh, lei ha omesso che a privare la dea della sua vita sono stata io... E lo ha fatto perché io, tra le mani, ho qualcosa a cui lei tiene molto... Qualcosa che userò contro Athena e che segnerà la sua sconfitta... >>

*******

Crystal era ancora disteso al suolo, osservando il soffitto del tempio: non aveva la forza di rimettersi in piedi e si stava lasciando andare. Si sentiva un fallimento... Un cavaliere indegno. Non era stato in grado di combattere, di proteggere i suoi compagni, e se le tre divinità del sonno non fossero scomparse, a quest'ora, sia lui che Andromeda e Phoenix, sarebbero morti.

Mi dispiace, Athena...” mormorò, stringendo i pugni. “Non ho onorato l'armatura che indosso”

Avrebbe pianto, se solo fosse stato abbastanza forte per farlo senza sentirsi ancora più inutile.

<< Amiiiiciiii >>

<< Crystal, Andromeda >>

Le voci di Pegasus e Sirio, appena giunti all'interno del tempio, lo fecero sobbalzare.

<< S-siamo qui... >> provò ad urlare, ma in contro si vide arrivare Andromeda, senza armatura e ricoperto di ferite.

Crystal non poteva crederci.

<< A-Andromeda... Come fai ad essere in piedi? Io ti ho visto bruciare il tuo cosm... >> Il sorriso del cavaliere lo fece zittire di colpo. << Non ho bruciato il mio cosmo... Così come Phoenix non si trovava nella bocca dell'Ade. Erano tutte illusioni causate dal colpo di Morfeo... Nulla di più >>

<< Già... Illusioni >> fece da eco il Cigno.

Lo aveva capito subito dopo che le tre divinità scomparvero, tutto intorno a lui era tornato normale ma la rabbia era rimasta. Lui conosceva quell'attacco, ne era già stato vittima, dunque avrebbe dovuto combattere meglio. “Lo stesso colpo non funziona due volte su un Cavaliere” … Ma su di lui aveva funzionato.

<< Era tutto così dannatamente reale... >> disse, cercando di rimettersi in piedi. << I-io ti avevo visto cadere al suolo... E... E... >>

<< Crystal, basta! >> lo zittì Andromeda. << Erano solo illusioni, stiamo tutti bene... Non devi sentirti in colpa! >>

<< Ragazzi... Finalmente >> La voce di Pegasus fece voltare entrambi.

Il Cavallo Alato e il Dragone erano ormai a pochi metri da loro, avvolti nelle loro armature, tutti e due un po' ammaccati – segno che la battaglia con Artemide non era stata facile, pensava Andromeda – ma ormai si erano riuniti e la luce negli occhi di Pegasus fece tirare un sospiro di sollievo a tutti e quattro. << E' bello vedere che state bene... >> disse Sirio, tendendo una mano verso Crystal che, sorridendo e afferrandola, non esitò a controbattere << Bene è un parolone, mio caro... >>

<< Anche se... >> aggiunse Andromeda, voltandosi verso il fratello esanime, disteso vicino al trono di Morfeo. << C'è chi sta peggio... Phoenix ha fatto i conti con la sua paura più grande e la colpa è mia! >> si ammonì, lasciando perplessi i compagni. << Cosa intendi, Andromeda? >> domandò Sirio, seguito da Pegasus << Già, perché dici che è colpa tua? >>

Il Cavaliere di Andromeda chinò il capo e le lacrime cominciarono a solcargli il viso.

Era colpa sua... O almeno era quello che credeva.

Phoenix era in quelle condizioni perché lui non era in grado di combattere – o meglio: lo era, ma non voleva farlo. Gli dava fastidio, tremendamente fastidio, quando era il suo amato fratello a dover pagare il prezzo di quella che definiva il suo limite. Per questo il Saint non rispose alle domande degli amici, si limitò semplicemente a superarli per dirigersi verso il corpo della Fenice e caricarselo in spalla.

<< E' ora di andare... Il prossimo tempio ci attende... >>

Nessuno replicò, lo sguardo di Andromeda sembrava essersi fuso con quello di Hades, nei suoi occhi non vi era più alcun tratto di pietà... Si era perso. Questo lo avevano notato tutti. Pegasus soprattutto. Così fu Crystal l'unico a muoversi, prese il braccio di Phoenix e se lo mise attorno al collo, aiutando il compagno a trasportarlo. << Non è colpa tua... >> gli sussurrò, ma Andromeda non parve sentirlo.

*******

<< Tisifone, quello è... >> 

Castalia sentì il cuore balzarle fuori dal petto quando i suoi occhi incrociarono quelli di Ioria, in piedi vicino ad Aldebaran. 

<< Credo proprio di sì... >> confermò la sacerdotessa dell'Ofiuco ma in vano: la sua compagnia aveva già cominciato a correre verso l'amato che l'accolse a braccia aperte. 

"Ah, l'amore" si disse Tisifone, ridacchiando mentre i due, stretti l'uno a

l'altra, si guardavano in silenzio con i visi rigati dalle lacrime... Lacrime di gioia che avevano preso il posto di quelle amare della paura. Castalia non avrebbe mai pensato che Ioria potesse far ritorno dal monte Olimpo; era sì, uno dei Gold Saints più forti, ma era anche vero che ad ostacolare il suo ritorno da lei, vi erano gli dei. 

Sorrise l'Aquila, sentendo una fitta alla pancia: il piccolo stava scalciando. E i suoi occhi riacquistarono subito quella luce che solo un bimbo sapeva donare.

<< D-devo dirti una cosa... >> sussurrò, la voce tremante e le mani avvolte attorno a quelle di Ioria che annuì, allontanandosi con lei. 

Tisifone e gli altri osservarono la scena da lontano, felici per quell'attimo di gioia che aveva visto come sfondo il santuario; in quei giorni era stato versato (ingiustamente) tanto di quel sangue che vedere Ioria, in lacrime, chinato sul pancione appena percettibile - nonostante fosse solo al terzo mese - di Castalia, fece scivolare una lacrima dalle ciglia della Sacerdotessa dell'Ofiuco. 

Era vero quello che, tempo addietro, le aveva detto Athena: "l'amore, Tisifone, vince anche contro la peggiore delle disgrazie..."

*******

I Bronze erano finalmente giunti all'ultimo tempio: nei dieci precedenti a quello non avevano trovato nessuno: né divinità né protettori delle stesse.
<< Avanti... >> incitò Pegasus, arrivato per primo all'ingresso.
I tre Cavalieri dietro di lui si scambiarono un cenno d'intesa, Sirio si avvicinò al Cavallo Alato e Andromeda, insieme all'aiuto di Crystal, adagiava meglio che poteva il fratello sulla sua spalla.
<< Si riprenderà? >> chiese con un filo di voce.

Il Cigno sorrise rivedendo quel velo di preoccupazione negli occhi dell'amico: il terrore che, nei momenti di sconforto, il lato oscuro del cavaliere potesse prendere il sopravvento su di lui, aveva sempre terrorizzato i compagni; quindi per Crystal, rivedere Andromeda semplicemente se stesso, era un sollievo. << Certo che si riprenderà... >> rispose. << Lui è la Fenice e rinasce sempre dalle sue ceneri. Non ci sbarazzeremo di lui così facilmente, lo sai, vero? >>

Andromeda sorrise << Certo che lo so... E' lui che mi ha insegnato a non mollare >>

<< Ed infatti non lo devi fare... Non ora. >> il viso del Cigno si fece terribilmente serio. << Lo hai sentito? >> domandò, voltandosi verso il compagno. << Di chi è questo cosmo? >> rispose lui, sgranando a sua volta gli occhi.

Quello che si percepiva, era qualcosa di davvero macabro, un cosmo che racchiudeva in sé il male... I Bronze lo avevano sentito fin dentro le vene e rabbrividirono.

<< Questo è... >> sussurrò Pegasus, indietreggiando.

<< Questo è Tifone... >> confermò il Dragone e negli occhi del Cavallo Alato si accese qualcosa.

Oltre quelle mura, vi era la sua Isabel... Aveva fatto tutta quella strada solo per lei, per salvarla, non avrebbe di certo permesso a uno dei tanti giocattoli divini di impedirgli di riportarla a casa.

<< Andromeda, Crystal... Aspettate che Phoenix si riprenda e poi raggiungeteci dentro. >> E senza aspettare risposta, Pegasus si fiondò all'interno del tempio, dove ad accoglierlo c'era un guerriero che era tre volte la sua altezza, fasciato da un'armatura verdognola con cento serpenti posizionati sulle spalle e un elmo che copriva la testa d'asino.

Pegasus avrebbe potuto giurare di non aver mai visto nulla di così ripugnante come l'avversario che gli si ergeva davanti.

<< E dunque saresti tu il tanto temuto guerriero per la cui sconfitta lo stesso Zeus ha dato la vita? >> La voce dell'uomo/mostro – il Saint non sapeva come definirlo – risuonò talmente forte da far tremare la terra sotto i loro piedi.

<< Ebbene sì! >> confermò il Cavallo Alato. << La mia fama mi precede... >>

Il ghigno comparso sul viso del Cavaliere indispettì il titano. Nessun uomo aveva il diritto di rivolgersi a lui – l'essere più potente di tutto l'universo – in quel modo... E Pegasus si sarebbe pentito di averlo sfidato.

Tifone, nonostante fosse molto più grosso del suo avversario, riusciva a muoversi con estrema velocità e agilità, tanto da afferrarlo senza che questi riuscisse a fuggire.

<< Ed ora, moscerino, cominciano le danze >> sghignazzò, stringendo più forte il corpo di Pegasus che era sparito, coperto dalle mani del titano.

Il Cavallo Alato cercava di divincolarsi, si sentiva come un uccellino in gabbia e alla mente riaffiorò il ricordo del suo addestramento in Grecia, quando a soffocarlo vi erano le mani di Cassios. Erano passati anni e l'avversario era diverso, più forte, ma l'andazzo era lo stesso: doveva ritrovare il lui la forza di reagire!! Pegasus strinse i denti: muoversi in quella stretta gli faceva sentire le ossa sbriciolarsi; ma più guardava oltre il trono di Zeus, più vedeva un motivo per reagire.

La sua amata giaceva distesa su una lastra di marmo, inerme e indifesa. Il Saint non sapeva cosa le avesse fatto il Padre degli Dei, e il solo pensiero gli faceva venire la pelle d'oca; aveva giurato a se stesso che l'avrebbe difesa da tutto e tutti, ma più il tempo passava, più si rendeva conto di non star mantenendo fede alla promessa.

<< Avanti Pegasus l'invincibile... Combatti! >> sbuffò Tifone, scaraventando il cavallo alato contro una parete del tempio. << Voglio vederti lottare... >> rise.

Pegasus era scivolato a terra, disteso sulle macerie del muro andato in frantumi, mentre la sua testa aveva iniziato a vagare tra i ricordi; doveva trovare un appiglio, un qualcosa che lo aiutasse ad uscire da quella situazione: l'armatura che indossava gli impediva di utilizzare il suo cosmo e nel corpo a corpo non aveva alcuna possibilità di vincere. Era con le spalle al muro... Ed anche se fosse riuscito a bruciare il suo cosmo, avrebbe dovuto aspettare che al suo fianco vi fossero gli altri cavalieri per portare in salvo Athena... E avendo Phoenix in quelle condizioni, non poteva certo chiedere ad Andromeda di abbandonare suo fratello.

<< In piedi, Cavaliere! >> lo incitò Tifone, avvicinandosi a lui. << O sei già stanco? >>

<< Ti piacerebbe... >> mormorò Pegasus, rialzandosi. << Non mi sconfiggerai così facilmente, Tifone... >>

Il titano scoppiò a ridere, quel cavaliere era davvero cocciuto, si disse. Preferiva morire piuttosto che arrendersi.

<< Lo hai voluto tu! >> sbraitò, prima di lanciarsi contro Pegasus che, inerme, fece a malapena in tempo a vederlo. << DARK MIST >>

Pegasus si sentì pervadere da tante piccole schegge che gli punzecchiavano il corpo. Il Cavaliere non aveva mai provato un dolore così atroce ed era sicuro che mai

prima d'ora avesse trovato un nemico così potente.

<< Fa male, Cavaliere? >> domandò Tifone con un leggero accento sarcastico che irritò profondamente il Saint. << Che dici? >> continuò. << Non sento niente... Forse ci sono andato troppo leggero con te, eh? >> Il titano sollevò il Cavallo Alato come se fosse una bambolina e cominciò a colpirlo ripetutamente in testa; ma Pegasus non non pareva sentire i colpi che gli venivano inflitti, anzi, non pareva sentir più nulla. Stava ancora combattendo con l'attacco subito poco prima che, lentamente, gli stava portando via la vista, mente Tifone lo lasciò ricadere al suolo per poterlo schiacciare col peso della sua gamba. << Non fai più lo sbruffone, eh, Cavaliere? Dov'è il grande guerriero che tutti temono? >>

Già... Dov'era quel guerriero? Si chiese Pegasus. Possibile che non fosse in grado di reagire?

I Cavalieri dello Zodiaco ottengono i loro poteri soprannaturali grazie all'esplosione che avviene dentro di loro, racchiusa in un piccolo spazio. E' grazie a quell'immensa forza che loro possono tutto! Lascia che la stessa esplosione avvenga dentro di te, lascia che la forza delle stelle ti renda invincibile” … Le parole di Castalia gli risuonarono forti nella testa.

<< Invincibile >> fece da eco il Cavaliere.

Non doveva arrendersi, si disse. Era un Saint di Athena, un guerriero votato alla Giustizia, ma ancor prima, era un uomo che non voleva – e non doveva – arrendersi.

A fatica il Cavallo Alato si rimise in piedi, schivando l'ennesimo colpo del titano.

<< E' ora di cominciare a giocare! >> sogghignò il Saint, preparandosi all'attacco.

<< Fatti avanti, Pegasus... >> lo incoraggio Tifone, pronto a contrattaccare.

Si erano entrambi scagliati l'uno contro l'altro ma una catena bloccò il titano. << Che diamine... >> sbraitò, riatterrando al suolo.

<< E' giunta la tua ora, bestione! >> esordì Andromeda, seguito da Sirio, Crystal e Phoenix (che sembrava essersi ripreso).

<< Amiiiciii >> Pegasus, col naso all'insù, sorrise ampiamente alla vista dei suoi compagni giunti in suo soccorso.

<< Siete davvero sicuri di aver già vinto, Cavalieri? Siete riusciti a fermare un attacco, non a sconfiggermi! >> fece notare Tifone, afferrando la catena avvolta al suo braccio per tirare a sé Andromeda che finì contro una colonna, sotto le urla dei compagni.

<< Maledetto! >> ringhiò Phoenix, scagliandosi contro il nemico. << ALI DELLA FENICE >>

<< Pft. >> Tifone alzò una mano e colpì il Saint alla schiena, facendolo così precipitare violentemente al suolo.

Inutili furono anche gli attacchi di Sirio e Crystal, ai quali era spettata la stessa sorte dei compagni.

<< Allora Cavaliere-che-tutto-può, cosa credi di fare ora che i tuoi amici sono K.O? >> Le parole di Tifone furono uno schiaffo morale per Pegasus che, osservando i corpi dei compagni, fece tesoro di quanto dettogli da Eros.

E' la tua battaglia, Pegasus: non esitare a combatterla. Se davvero ami la donna per la quale rischi la vita, allora saprai cosa fare... Saprai quali sacrifici compiere!”.

Il Cavallo Alato deglutì a fatica.

Certo che amava la donna per la quale combatteva... E per lei avrebbe fatto di tutto: anche dar via la propria vita, se questo serviva a salvare la sua.

Fu pensando a quell'ultima frase che il Cavaliere strinse i pungi. << E' giunta l'ora che tu sparisca, Tifone! >> Intorno a Pegasus un aura bianca comparve, avvolgendolo interamente. << BRUCIA MIO COSMO, AI LIMITI ESTREMI >> Una lacrima cadde dal suo occhio destro. “Ti ho salvata, Isabel... Ce l'ho fatta anche stavolta” … << FULMINE DI PEGASUS >>

Una forte luce biancastra invase la stanza mentre ottantotto colpi al secondo colpirono il titano che cadde a terra sotto forma di statua, la stessa nella quale era stato imprigionato per secoli.

<< Maledettooo... >> riuscì a sussurrare, prima che quel pezzo di marmo andasse in frantumi.

Nel tempio era calato il silenzio: Pegasus giaceva al suolo privo di vita e il resto dei cavalieri si stava rimettendo in piedi mentre, tra i frammenti di Tifone, si facevano strada i passi di lady Isabel che, grazie alla dipartita del titano, aveva potuto risvegliarsi per correre dal suo amato che stava poco lontano da lei.

<< Ce l'hai fatta anche stavolta... >> gli sussurro, facendo sfiorare le loro fronti. << Mi hai salvata... Hai salvato tutti >>

Faceva male.

Ogni volta faceva sempre più male.

Sapere che la persona alla quale teneva di più si trovava in quelle condizioni per causa sua, la feriva profondamente.

<< Non deve finire così, Pegasus... Io non lo permetterò. Nessuna divinità ti porterà via da me... >>

Le lacrime cominciarono a scendere velocemente ed a rigarle il viso che da esso, scorrevano fino a quello del suo amato.

Lady Isabel continuava ad accarezzare i capelli di Pegasus ed a osservare il suo corpo, finalmente libero da quella maledetta armatura.

Avrebbe trovato un modo per salvarlo, giurò a se stessa. E nel frattempo Sirio e gli altri – anch'essi in pessime condizioni – si avvicinarono a lei.

<< M-Milady... >> provò a sussurrare Sirio. << Pegasus è... >>

<< No! >> ribatté lei, osservando con rabbia il Dragone. << Non dovete nemmeno pensarlo... Pegasus si riprenderà come sempre e tornerà da noi! >> … “da me”.

I quattro cavalieri non osarono più proferir parola: comprendevano bene che a parlare non era la loro dea, ma semplicemente una donna ferita che non voleva credere alla morte del proprio amore. Così Sirio e Phoenix raccolsero Pegasus dalle braccia di lady Isabel e Andromeda si avvicinò a lei con il sorriso più rassicurante che aveva. << Andrà tutto bene... >> le disse e lei annuì, rimettendosi in piedi ed impugnando lo scettro di Nike, fatto comparire nella sua mano destra.

<< E' ora di fare ritorno a casa, miei cavalieri... Quella che si è consumata in queste ore è stata la peggior guerra che ci siamo trovati a dover combattere; avete dimostrato, come sempre, di essere forti e fedeli alla Giustizia che anche stavolta a trionfato... >> la donna si zittì per un istante, spostando i suoi occhi sulla figura del corpo di Pegasus sorretto dai suoi compagni. << Anche se... A caro prezzo! >>

Tutti i cavalieri chinarono il capo, mentre dallo scettro della dea Athena una calda luce iniziò a fuoriuscire. Era piacevole essere avvolti da un cosmo così puro, tutte le ferite smisero di bruciare e il peso delle morti sparì dai cuori dei guerrieri per qualche istante... Giusto il tempo di far ritorno alla Tredicesima Casa, nella quale avrebbero trovato tutti conforto.

 


NOTE DELL'AUTRICE:

Vi giuro che non credevo di farcela: dopo due mesi, finire questo capitolo mi sembrava un lavoro impossibile
(soprattutto visto che quel beota di mio padre era riuscito a cancellarmi l'intero capitolo)...
Ma alla fine eccolo qui.

Fiiiiiiinaaaaaaalmente (e lo dico a gran voce) arriva l'epilogo della terza parte e possiamo concentrarci sugli ultimi capitoli e sull'ultima Guerra Sacra che, ad essere sinceri, non era in programma...
E la nostra amata So_Shiryu ne sa qualcosa, visto che è per colpa sua se il piccolo figlioletto di Aiolia e Marin è ancora vivo (anche se non nato LoL).

Intanto, cercherò di aggiornare regolarmente (ogni lunedì... Vediamo se ci riesco) e di smettere di pubblicare capitoli ogni due mesi xD.
Ed infine, facciaaaamo i complimenti alla mia adorata Shadowfax per il suo trenta all'esame :3
la SeiyaforSaori te la sei proprio meritata...
Anche se mi distruggi a Quiz Duello, Sigh.

A lunedì prossimo :3


 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: MauraLCohen