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Autore: ellizzy    20/01/2009    2 recensioni
June vive in un passato che però non ha presente, Lizzy vive un presente che non ha passato alcuno. Queste due donne così diverse e lontane tra loro incroceranno, nel passato e nel presente, le loro vite con quella dell'agente speciale Spencer Reid, il genietto del BAU,in modo così profondo e indelebile da indurlo ad affrontare uno dei dilemmi più grandi che fin dai tempi antichi ha lacerato l'animo umano: la scelta tra la legge dello Stato e la legge del Cuore. Cosa si nasconde dietro un volto amico? Forse il volto della morte... "Nessun uomo è ricco abbastanza da riscattare il proprio passato" Oscar Wilde
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: Cattivo presagio

“Saette son ch’avventa arco di morte”

Se tutte le armi fossero uguali che gusto ci sarebbe ad usarle? Chi le conosce bene sa la risposta a questa domanda. Quelli che le hanno sempre in mano; quelli le cui armi sono un prolungamento naturale della mano stessa; quelli che ne avvertono l’odore, il suono perennemente; quelli che al solo toccarle si eccitano, si estraniano dal resto del mondo e colpiscono. Quelli la sanno la risposta perché è nel loro sangue, perché vivono con e per le armi, perché per loro non c’è mondo migliore che quello.

Così, staccata dalla realtà che mi attornia, i sensi alterati in una sorta di invasamento, l’unico suono è il cuore - non il mio, ma quello della preda -, l’unico odore la polvere da sparo e l’attesa di sentire il profumo del sangue che scorre e si spande sul freddo campo di battaglia, così prendo la mira, niente mirino per l’occhio di una lince, e dalle mie dita parte un piccolo cuore di metallo indolente. La pallottola perfora lo sterno, lo spezza in due, e resta incuneata tra i due polmoni. Niente sangue. Un altro sparo che penetra esattamente lo stesso punto. La precisione di un arciere che da molto lontano colpisce la cerva esattamente dove desiderava colpirla. Io e le mie frecce di piombo. Niente sangue. Un colpo e un colpo e un altro colpo ancora.

Poi sposto in alto la pistola e sparo alla fronte. Al centro esatto della fronte. Silenzio tutto intorno.

-         Perché hai sparato alla testa?-

Mi volto lentamente con uno sguardo che farebbe rabbrividire chiunque e sorrido nel modo più freddo e accattivante che conosco giusto per enfatizzare la frase.

-         Perché la mente è l’arma più pericolosa di tutte!-

Non tutte le armi sono uguali perché se no che gusto ci sarebbe a usarle? Chi le conosce bene sa.

Ci sono le armi che uccidono il corpo… e poi ci sono le armi che uccidono l’animo umano. Queste armi le chiamano menti. Tutti possiedono quest’arma, anche se il più delle volte non l’hanno sviluppata o non le danno peso, e sono pochi coloro che la usano per l’unico scopo per cui è costruita un’arma: uccidere. Ma chi la usa è come il tuono che sconvolge le vette dei monti.

Io posso uccidere con una pistola, ma mi toglierei tutto il piacere di farlo con la mente.

Il gioco vale la candela?

Kissing Weapons

 

QUANTICO, UNITA’ ANALISI COMPORTAMENTALE (FBI)

Jason Gideon guardò il manichino intatto davanti a sé e abbassò istantaneamente l’arma senza aver sparato nemmeno un colpo. Erano le sei del mattino, un’ora perfetta per esercitarsi nel tiro con tranquillità, ma l’agente Gideon, appena presa tra le mani la pistola aveva avvertito un brivido lungo la schiena e la sensazione di pericolo imminente l’aveva travolto come un’onda che si abbatte su uno scoglio. Si era voltato facendo poi scivolare lo sguardo per tutta la stanza, fin negli angoli meno illuminati, in cerca del pericolo, cercando di mantenere la mente lucida e il sangue freddo.

Niente, non c’era nulla che facesse presagire una situazione preoccupante in quella stanza, soltanto lui e il manichino imperturbabile. Tuttavia nella testa di Gideon echeggiava una frase insolita, enigmatica, come se qualcuno l’avesse pronunciata, ma fosse rimasta sospesa nell’aria fino a quel momento e poi, ad un tratto, senza motivo, fosse caduta verso il basso, sopra e intorno alla testa dell’agente supervisore.

“ Perché la mente è l’arma più pericolosa di tutte”

Abbassò l’arma e guardò avanti verso la figura inanimata. Avvertiva la sensazione di minaccia che impregnava l’atmosfera, ma non capiva da dove potesse arrivare né chi o cosa l’avesse provocata, ma una cosa la sapeva: il suo sesto senso, se così lo vogliamo chiamare, non falliva mai. Tolse le cuffie e le posò sul bancone.

“Maledizione, ho idea che oggi succederà qualcosa di brutto, molto brutto. Devo tenerli d’occhio…” pensò Jason salendo le scale verso gli uffici con un’espressione torva stampata sul volto.

In effetti il sesto senso di Gideon non si era ingannato, quello che però non aveva afferrato era quanto male gli stesse per arrivare addosso e quanto avrebbe condizionato la vita di alcuni componenti della sua squadra e in particolare quella del giovane dr. Reid che Gideon incrociò mentre entrava in ufficio. Stava dormendo con la bocca aperta e la testa reclinata all’indietro su una poltrona, con in mano ancora le pratiche di un caso di omicidio che avevano appena preso in considerazione. A vederlo così tranquillo e sereno nessuno avrebbe mai pensato che il destino avesse in serbo per lui già da molto tempo una sorte piuttosto miserabile.

  
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