Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |       
Autore: Fiamma Drakon    20/01/2009    1 recensioni
Quando Alphonse la vide rimase estasiato, mentre un sentimento nuovo che mai aveva provato fino ad allora si faceva lentamente strada dentro di lui...
[dedicata with love alla mia onee-chan]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Verdementa 1_Una coppia complementare Una coppia complementare
Il sole di mezzogiorno brillava alto nel cielo senza nuvole della prateria. I suoi raggi caldi e luminosi illuminavano l’erba alta, donandogli un colore acceso e brillante. La giornata serena metteva di buonumore.
Nell’immensa distesa d’erba nulla si muoveva, tranne tre figure che procedevano lentamente, spossate dalla calura del mezzogiorno.
A capo dei tre, camminava una ragazza alta e pallida, con lunghi e ondulati capelli color cremisi che le circondavano il viso per poi scenderle in morbide ciocche sulle spalle e arrivarle fino al bacino. Le sopracciglia erano coperte da alcuni ciuffetti di capelli che le ricadevano sulla fronte a mo’ di frangia. Le sue iridi erano tinte d’una magnifica tonalità di rosso che le faceva somigliare a piccole fiammelle innocue.
Indossava una canotta nera aderente, un paio di jeans scuri strappati alle ginocchia e, nascoste da una grossa risvolta alla fine dei pantaloni, portava un paio di consunte scarpe da ginnastica bianche. I pantaloni erano sostenuti in vita da una sbiadita cintura marrone, alla quale era fissata una catenella d’argento che spariva poi nella tasca sinistra dei jeans.
Aveva un’andatura ed un portamento decisi, le spalle dritte. Pareva essere il classico tipo di ragazza che non andava contraddetta per nessuna ragione al mondo. Più che camminare, sembrava che stesse marciando verso una meta che desiderava raggiungere al più presto.
Subito dietro di lei camminava una bizzarra armatura che la superava in altezza di circa venti centimetri. Dalla sommità della testa gli spuntava un lungo pennacchio bianco che gli arrivava poco più giù delle spalle, sulle quali erano fissati due pezzi di metallo dai quali spuntavano tre punte ciascuno.
Pareva essere fatta di ferro, forse acciaio.
Rispetto alla ragazza, camminava con molta più calma. Pareva, al contrario di lei, un tipo tranquillo.
Molto più indietro di loro, camminava un ragazzo abbastanza... basso. Niente a che vedere con gli altri due suoi compagni di viaggio. Era alto forse un metro e cinquantacinque, massimo uno e sessanta. Il viso era circondato da due lunghi ciuffi di capelli biondi lasciati fuori dalla treccia che raccoglieva il resto della capigliatura. Fra l’attaccatura dei due ciuffi di capelli, se ne stava un capello ribelle, lievemente piegato.
Le palpebre erano calate quasi per metà sugli occhi, nascondendo un poco le grandi iridi color oro liquido.
Indossava un giubbino nero con il bavero rialzato a coprire una parte del collo e provvisto di zip, un paio di pantaloni, anch’essi neri, fermati in vita da una cintura di cuoio marrone, dalla quale pendeva una sottile catenella d’argento, la cui fine era nascosta nella tasca destra dei pantaloni e un paio di stivaletti, neri con le suole rosse, dall’imboccatura larga con uno spacco sul davanti, che si restringevano in corrispondenza delle caviglie, in modo che non si sfilassero. Sopra a tutto, indossava una lunga giacca rossa che gli arrivava fino alle ginocchia, dietro alla quale era disegnata una croce nera avvolta da un filo nero che si ricongiungeva poi con la punta del braccio in basso della croce. Alle mani portava un paio di guanti bianchi.
Camminava piano, con le spalle ricurve, trasportando una valigia.
In realtà, l’unico ad essere fiaccato dalla calura del mezzogiorno era proprio lui, il giovane Edward Elric, l’Alchimista d’Acciaio. Suo fratello minore Alphonse e Fiamma parevano non accorgersi neppure del caldo soffocante che pressava l’aria circostante.
Il biondo sbadigliò.
- Si può sapere quanto manca ancora prima di raggiungere la prossima città? Non so voi, ma io inizio ad avere fame... -
Silenzio. Sembrava che né Fiamma né Alphonse gli prestassero attenzione.
- Ti pareva che non si lamentasse un po’...? - mormorò la ragazza fra sé e sé, alzando gli occhi al cielo.
- Ed è sempre il solito! Quando imparerà a sopportare in silenzio? - pensò Alphonse, spazientito.
- Mi state ascoltando?! EHI! - esclamò Edward, irritato.
Fiamma si voltò di scatto, paonazza. - ABBIAMO CAPITO, MA A NESSUNO DI NOI INTERESSA!!! - urlò, fuori di sé.
Edward parve rimpicciolirsi ancora di più sotto quello sguardo che sembrava d’un tratto una vampata di fuoco pronta ad incenerirlo.
Lei ne aveva fin sopra i capelli delle sue lamentele. Non perché fossero stupide, anche se lo erano, ma per il semplice fatto che in appena due giorni di viaggio lei e Alphonse si erano dovuti sorbire circa una cinquantina di lamentele diverse da parte di Edward. Ormai tenere il conto era diventato il loro miglior passatempo durante le lunghe giornate di viaggio. Lei e Al si divertivano a rammentarsele la sera, prima di dormire, quando Edward era già nel mondo dei sogni.
Quando si fu accertata che il biondo avesse capito il messaggio, si voltò e riprese il cammino.
- Alchimista d’Acciaio un corno! Pensavo che avesse una maggior resistenza ai lunghi viaggi... Alphonse mi aveva detto che avevano viaggiato tanto prima che ci incontrassimo, ma non pensavo che lui potesse avere una pazienza tale da poter sopportare il tappo d’acciaio e le sue noiose lamentele per tre anni. Forse aspira a diventare santo, perché di questo passo lo diventerà di certo! Sicuramente fare da “angelo custode” all’Alchimista d’Acciaio non è un’impresa tanto facile, impulsivo ed energico com’è! Manderebbe fuori di testa chiunque abbia la sua stessa pazienza. Alphonse, invece, è di tutt’altra pasta: benché sia il fratello minore, si comporta come se fosse il più grande dei due e in effetti, forse è meglio così. Immaginarsi Edward nei panni del fratello maggiore fa un’impressione... -. Immersa nel proprio flusso interiore, la ragazza pareva non essersi resa conto che, alle sue spalle, Edward e Alphonse avevano iniziato a chiacchierare.
- Secondo te a cosa starà pensando? - mormorò Edward a bassa voce. - Non so... è concentrata... - gli rispose Alphonse. - Bah... valle a capire le femmine... - bisbigliò il biondo facendo spallucce. Il suo stomaco iniziò a brontolare. - Che fame... - esclamò in tono lamentoso. Be’... era un po’ difficile dargli torto, anche se per Al non era una questione degna di attenzione, nelle sue condizioni. Nonostante tutto, l’ultima volta che si erano fermati per mangiare era stata due giorni addietro, prima di partire. Durante il viaggio poi, Edward e Fiamma si erano accontentati di poco. Ora che erano vicini ad una qualche città, il biondo era di nuovo preda della fame.
Alphonse non gli rispose.
- Ragazzi! Ci siamo! Siamo arrivati! -. Le parole di Fiamma riecheggiarono nel subconscio di Edward con una forza tale che ebbe timore che il petto avrebbe vibrato. Erano davvero finalmente giunti alla meta, per quanto ignota e indefinita?
- Finalmente mangerò qualcosa di decente! - urlò Edward saltellando.
- Ti pareva... sempre il solito... - mormorò Alphonse fra sé. Fiamma aveva iniziato a correre. Era incredibile quanta energia potesse ancora avere in serbo quella ragazza, dopo due estenuanti giorni di cammino senza tregua. Edward, al settimo cielo, le corse dietro saltellando.
Al, rimasto indietro, si affrettò a raggiungerli, per evitare di perderli di vista: era incredibile la percentuale di probabilità che quei due avevano di combinare casini se lasciati da soli anche per pochissime frazioni di secondo.
Correre nell’erba alta della prateria era davvero un’impresa, ma riuscirono a farsi strada fino a che non furono nei pressi della città. Attorno alla periferia, l’erba era tagliata a formare un cerchio perfetto.
Entrati nel raggio del cerchio, i tre si avvicinarono. La prima cosa che li colpì furono i fiori. Non fiorellini di campo, margherite eccetera, ma un vero e proprio giardino botanico. Tutti i fiori che erano possibili da immaginare, probabilmente erano tutti lì. Le mura delle case erano di un caldo e vivace color crema. Alle finestre, vicino alle porte, sui balconi, decine, centinaia, migliaia di fiori. Addirittura ad una delle prime case i tre notarono una parete di gelsomini lunga quasi un metro, che scendeva giù da un balcone. Poi, c’erano rose, garofani, papaveri e chi più ne ha più ne metta. Insomma, più che una città, pareva una ricostruzione piuttosto ben riuscita del giardino dell’Eden.
All’imboccatura della strada che conduceva nella città, c’era un’arcata non molto spessa di marmo bianco. Le colonne che la sorreggevano erano avvolte da tralci d’edera. Sulla parte superiore dell’arcata, era riportato il nome della città: Lilium.
- Alla faccia della piccola cittadina di campagna! - esclamò Edward, meravigliato, guardandosi attorno.
- Che bella città allegra... - aggiunse Fiamma, sorridendo.
Percorsero la strada fino ad arrivare in una grande piazza, al centro della quale c’era una grossa fontana di marmo circondata di rose rosse. All’intorno, era stato allestito un mercato: c’era chi passeggiava tranquillamente osservando le bancarelle, chi faceva la spesa, chi si fermava a discutere. Dava l’impressione di una tranquilla città campagnola.
Fiamma si voltò verso i due Elric.
- Allora... ci fermiamo un po’ qui? - domandò. Lo stomaco di Edward brontolò. - A me va bene! - rispose immediatamente il biondo. Alphonse annuì.
- Bene, allora non ci rimane altro da fare che trovare un albergo e sistemare le nostre cose lì... poi mangiamo, così Ed si mette l’animo e lo stomaco in pace e poi decideremo cosa fare... okay? -. Il prospetto non dispiacque a nessuno. Senza aggiungere altro, Fiamma si avviò verso il centro della piazza.
Edward, Fiamma e Alphonse passarono la mezz’ora successiva a cercare un albergo. La ricerca fu un po’ difficile inizialmente, dato lo scarso orientamento in quel posto sconosciuto, ma alla fine ci riuscirono.
Presero due camere e sistemarono i bagagli, dopodiché pranzarono, con somma gioia di Edward.
Dopo pranzo, uscirono e girovagarono per la piazza. Di tanto in tanto, Fiamma si fermava ad osservare qualche fiore dalle tinte forti, soprattutto l’attiravano quelli rossi: aveva sempre avuto un debole per tutto ciò che era di quel colore. Nero e rosso erano i suoi colori preferiti e, soprattutto, le piaceva lo stridente effetto dei due colori messi insieme.
Più tardi, i tre si spinsero un po’ fuori della piazza.
Mentre percorrevano un’ampia strada alla periferia sud della città, incrociarono un tratto di fiume. Il sole risplendeva sulla superficie liscia dell’acqua cristallina e il suo riflesso mandava chiari bagliori sulla riva coperta da un sottile strato di erba verdeggiante. Qua e là, la superficie del fiume era punteggiata da ninfee dai colori sgargianti.
Fiamma si avvicinò estasiata al ciglio della strada, oltre il quale correva un dolce pendio erboso che conduceva alla riva del fiume.
- Che bello! - esclamò lei, scendendo giù. - Fiamma torna indietro! - la chiamò Edward, ma lei non gli diede ascolto: si sedette a gambe incrociate sul prato ad osservare l’acqua. Il biondo sbuffò, spazientito, prima di raggiungerla assieme ad Al.
- Fiamma... andiamo? - chiese il ragazzo, impaziente. - Che fretta hai? È ancora presto... non abbiamo creature alchemiche alle costole e nessuno ci sta aspettando. Dai, Ed... rilassati... è da tanto che non ci concediamo un po’ di tempo insieme, no...? - rispose lei con calma. Lui s’irrigidì e avvampò improvvisamente. Alphonse, alle sue spalle, osservava la scena divertito: era da tanto che non vedeva suo fratello così imbarazzato. Ovvio: Fiamma era una ragazza diretta, forse anche più di Edward. Il suo concetto di "eufemismo" era ben diverso da quello delle persone normali.
Imbarazzato al massimo, Edward si sedette accanto a lei e unì la sua mano sinistra a quella destra di Fiamma. Il sole fece risplendere di un singolare scintillio la mano della ragazza: a scintillare era stato l’argento dell’anello con rubino che lei portava all’anulare destro. Non era un anello da gran signora: la montatura era semplice, senza nessun ghirigoro arzigogolato. Pareva un piccolo serpente d’argento, nella cui testa stava incastonato un piccolo rubino. Quella era la prova tangibile del loro affetto, ciò che li teneva uniti come un legame invisibile e indissolubile.
Alphonse rimase in disparte ad osservarli: era incredibile come quei due potessero stare così bene insieme. Lui testardo e impulsivo, lei autoritaria e responsabile: si bilanciavano l’un l’altra. Anche se spesso litigavano, andava sempre a finire che si dimenticavano il motivo della disputa e tornavano uniti come prima. La loro non era una relazione a livello fisico, ma piuttosto a livello psicologico: erano l’uno il complementare dell’altra, come se fossero nati al solo scopo di completarsi.
Alphonse non poté fare a meno di ripensare a quando quella relazione era nata e alle novità che aveva portato con sé. Erano stati momenti che, a distanza di così tanto tempo, ricordava ancora perfettamente.
Si sedette a fissare i due in silenzio.
Pian piano, scivolò nei ricordi e ritornò con la mente a due mesi prima, quando tutto ebbe inizio...
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Drakon