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Autore: _only_ hope_    14/07/2015    3 recensioni
L'arrivo di un fratellino/una sorellina è sempre sconvolgente per un bambino.
La penserà così anche Anna? Come se la caverà nel ruolo di sorella maggiore?
Storia semplice, che spero vi faccia sorridere almeno un po' :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel piccolo giardino di una villetta di una piccola cittadina Anna, terremoto di quasi tre anni, sta ridendo a crepapelle, portando i suoi lunghi codini castani a saltellare senza sosta: sta lanciando una pallina di plastica al suo cane, un Border Collie bianco a macchie nere, il quale la rincorre, la recupera e poi la riporta alla sua padroncina, correndo a perdifiato. Nel mentre,anche la bambina gli corre incontro, così i due si scontrano a metà strada. Lei cade a terra, seduta sul prato, e lui comincia a leccarle il viso in segno di affetto. Lei ride, se possibile, ancora più forte.

"Ehi, Buck" gli dice ad un certo punto Anna, seria, mentre si alza in piedi. Il cane la guarda negli occhi mentre si mette seduto, così lei continua. "Hai visto che pancia grandissimissima che ha la mamma?" gli chiede seria, mentre lo nota abbaiare e scodinzolare in risposta. "Mi ha detto che lì dentro c'è la mia sorellina! Giocherà con me, sai? Ma questo non vuol dire che non ti vorrò più bene e che non giocherò più con te. No no, tu sarai sempre il mio Buck!" conclude in tono solenne, per poi abbracciarlo forte.


Alcuni giorni dopo, dopo averla ingiustamente abbandonata dalla nonna per una nottata intera, il papà di Anna la porta nel posto in cui è nata la sua sorellina: mentre camminano per i corridoi mano nella mano la piccola si guarda intorno e decide che quel posto non le piace, soprattutto perché non ha potuto portare Buck. E poi c'è un cattivo odore ed è tutto bianco: lei odia il bianco! Si chiede perché la sua sorellina sia dovuta arrivare proprio in quel luogo: non poteva farlo a casa? Anche perché le ha rubato la mamma: lei cucina bene e sa farle i codini, mentre la nonna le tira i capelli e papà non ne è proprio capace!

Finalmente arrivano in una stanza, anch'essa tutta bianca: la mamma la saluta da un letto e le sorride mentre le mostra Sara, la sua sorellina. Poi le chiede se vuole prenderla in braccio: Anna, anche se poco convinta, si ritrova ad annuire e si siede dritta dritta sulla sedia di fianco al letto, poi papà le sistema la sua sorellina tra le braccia. Anna la osserva: è così piccola... Come farà a giocare con lei?! E poi è proprio bruttina: ha più rughe del nonno!

Quest'ultima osservazione la riferisce alla mamma e al papà, che prima ridono, poi la riprendono dolcemente, spiegandole che anche lei aveva quell'aspetto, qualche anno prima. Anna annuisce, ma le loro parole mica la convincono del tutto... Nel mentre Sara si mette a strillare: i suoi genitori le dicono che non è per colpa sua, che piange perché ha fame. Solo che Sara piange sempre, anche quando torna a casa: per quasi un mese il papà e la mamma non hanno più tempo per giocare con Anna, e ormai i codini non glieli fa più nessuno...

La sua sorellina è piccola, ma strilla davvero forte, anche di notte: sia lei che Buck sono stanchi di sentirla, si nascondono sempre in un angolino con le mani e le zampe sulle orecchie.

"Buck, andiamo a vivere dai nonni?"


Un altro mese trascorre lentamente, e un giorno Anna sta camminando in corridoio diretta in bagno a svuotare il bicchiere che contiene l'acqua sporca di colori a tempera e a riempirlo di nuovo, quando sente i versetti che Sara emette di solito quando si sta svegliando, segno che tra poco si metterà ad urlare e che la mamma smetterà di aiutarla con il disegno che stavano pitturando assieme. Sbuffa e appoggia il bicchiere per terra, per poi entrare nella stanza ed affacciarsi oltre il bordo della culla in cui la sua sorellina è distesa. "Perché piangi sempre, se tutti ti vogliono bene? E poi potresti anche parlare, sai?" commenta, sarcastica. La piccola la guarda ad occhi spalancati, poi compie un gesto strano: le sue labbra si piegano all'insù e la sua minuscola bocca si apre. Sara sorride a quella strana bambina che le parla, mentre Anna scuote la testa rassegnata: la sua sorellina è proprio tonta, non le risponde! Però la diverte vederla ridere: sorride di riflesso.

Nelle settimane seguenti Sara comincia a piangere meno e a ridere di più: è divertente parlare la sua lingua, fatta tutta di versi strani. Anche Buck si diverte a giocare con loro e abbaia felice.

"Sara è proprio buffa, vero Buck? Che dici, le vogliamo bene?"


Il cane di famiglia, però, a volte diventa davvero esasperato: spesso quelle due sono tremende.

Un pomeriggio di primavera sta trotterellando in cortile alla ricerca di un posticino al sole in cui sdraiarsi a dormire, quando sente la voce di Anna chiamarlo. "Buck, vieni da me!" il cane scodinzola e cambia direzione, ma poi sente un'altra voce provenire dall'altra parte del cortile. "No, Uc, eni qui!" squittisce la piccola Sara, mentre l'interessato non può fare a meno di voltarsi a guardare quella grassoccia e biondissima bambina di un anno e mezzo che gli sorride dolcemente con la sua boccuccia sdentata.

"No, ehi, Buck, vieni da me!" ribatte Anna, contrariata: l'animale si gira di nuovo verso il volto pieno di lentiggini della sua padroncina.

"No, da me!" protesta Sara. Le due continuano ad incitarlo a raggiungerle, e la testa del povero cane va ripetutamente da destra a sinistra, le orecchie che si alzano e si intrecciano. Alla fine Buck abbaia tra sé e sé ed infine, stufo, si sdraia lì in mezzo. La voce delle due piccole lo raggiunge:

"Dai, Buck!"


Il cane maculato ama stare sdraiato in giardino a prendere il sole, ma i momenti che preferisce in assoluto sono, però, quelli in cui la sera tutta la famiglia è in soggiorno a guardare la televisione: i genitori sono seduti sul divano, mentre Anna si sdraia sul tappeto e appoggia la testa sul suo morbido pelo. Sara da qualche giorno fa lo stesso, stendendosi dall'altro lato: in quei momenti le sue piccole non litigano mai, ma, anzi, sente le loro manine intrecciarsi sulla sua schiena.

Poco prima di addormentarsi contro di lui sussurrano sempre quattro dolci parole. "Ti voglio bene, Buck"

Se potesse parlare risponderebbe che, nonostante spesso siano esasperanti, anche lui vuole loro tanto bene. Buck non parla, si limita a scodinzolare e a leccar loro il viso.




Angoletto di Hope-barra-Gio:

Mi rendo conto di aver utilizzato un linguaggio piuttosto semplice e di aver ripetuto alcune parole due volte di seguito oppure in frasi vicine: lo ho fatto volutamente, volevo riflettere il modo di parlare e pensare della piccola Anna.

Grazie per aver letto e, se deciderete di farmi sapere che cosa ne pensate, mi farete molto felice :)

  
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