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Autore: Selhen    15/07/2015    1 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un'altalena oscillava vuota in cima a un'anonima collina di Brushtonin. Silyssa era rimasta seduta sull'erba soffice e rigogliosa, con la schiena poggiata contro la corteccia di quel grande albero, scorreva con gli occhi un libro del quale teneva il segno con un elegante dito artigliato.
"Sylissaaa!", rimbombò per le colline una voce acuta e penetrante. La giovane fattucchiera non rispose, sapeva di chi si stesse trattando, così era rimasta ad attendere soltanto che sua sorella la raggiungesse all'ombra del grande albero.
Il sole era alto, e un'afa insopportabile quel giorno sembrava toglierle il respiro. La giovane asmodiana si tolse, sbuffando, una ciocca di capelli cadutale davanti alla fronte, poi sollevò lo sguardo solo per un secondo, prima di rituffarsi nell'attenta lettura.
Malombra era arrivata saltellando come un moscerino fastidioso. Assicurato alla schiena reggeva un elegante arco che riluceva ai raggi del sole.
"Che c'è Malo?", aveva detto Sylissa senza essere poi realmente interessata a quello che la sorella minore avesse intenzione di dirle.
Gli occhi verdi e ridenti della minuta cacciatrice si illuminarono. La sua piccola bocca si stirò prepotente in un luminoso sorriso che fece comparire due curiose fossette sulle guance lentigginose.
Sylissa non parlò, continuò a leggere, toccandosi la punta di un'orecchia tutta concentrata. Le sue orecchie erano a punta, segno di una nobile discendenza elfica, ed era stata soltato lei la fortunata ereditiera di quella privilegiata linea di sangue.
Malombras aveva preso dal ramo umano della famiglia. Era invece toccato a lei ricevere in eredità i potenti poteri oscuri che ora, con difficoltà, si ritrovava a padroneggiare.
La chioma riccia e irsuta della minuta cacciatrice sembrò essere appena intaccata dal venticello estivo mentre muoveva la testa ad osservare curiosa la sorella maggiore. Poi Malombra, non contenta della poca attenzione di Sily, le pestò dispettosamente un lembo della lunga tunica.
"Ehi, Malo! Il vestito!", si lamentò la fattucchiera distogliendo finalmente lo sguardo dal libro.  Appariva vagamente infastidita dai dispetti della sorella, ma le voleva comunque un gran bene.
"Ma hai presente che domani sarà il giorno della mia ascensione?", aveva esultato Malombras piroettando tutta contenta.
"Sì Malo, ma adesso mi lasceresti studiare in pace, per favore?". L'aria altezzosa della fattucchiera aveva lasciato spazio a un sorriso dolce e comprensivo.
"Non credo che me lo chiederesti di nuovo se sapessi cos'ho qui per te", ridacchiò Malombra divertita.
A quell'affermazione gli occhi viola di Silyssa si distolsero rapidamente dal tomo per puntarsi alle mani della sorella asmodiana. La piccola cacciatrice stringeva tra le dita un fogliettino spiegazzato di pergamena.
"Eh sì sorella...", aveva ghignato Malombra, "...direttamente da Sanctum e solo per te!", il tono furtivo e furbesco con cui lo aveva detto le aveva fatto abbassare la voce di due buone ottave.
Negli occhi di Silyssa si dipinse un vago stupore mentre le sue guance assurdamente pallide iniziavano a colorarsi di rosso. Improvvisamente aveva iniziato ad avere caldo.
"Dove!", aveva detto all'improvviso cercando di afferrare il foglietto dalle mani di Malombra con urgenza. 
"Eh no!", aveva ridacchiato la cacciatrice spiccando un abile balzo all'indietro.
Le mani di Silyssa si ritrovarono ad afferrare l'aria. "Malo!", aveva imprecato minacciosa, "Per favore".
"E tu cosa mi dai in cambio?", aveva detto la piccola rossa con aria diplomatica.
"Giuro che non dirò a nonna delle tue scappatelle notturne", un ghigno crudele si era dipinto sul volto della fattucchiera. 
Malo apparve per la prima volta seriamente preoccupata. "Non lo faresti mai!"
"Potrei".
Malombra mugugnò qualcosa di incomprensibile poi lasciò cascare il foglietto di pergamena.
Le mani della fattucchiera che avevano tentato dapprima di strapparglielo di mano se ne impossessarono bramose. Gli occhi viola di Silyssa scorsero il testo della lettera, poi un dolce sorriso comparve sulle sue labbra. "Elyos vuole vedermi, perchè non me l'avevi detto prima!"
"Perchè è pericoloso".
"Naaah, andiamo, non mi è mai importato nulla del pericolo", disse sprezzante la fattucchiera. "Sono abbastanza forte da cavarmela da sola".
Malombras alzò gli occhi al cielo. "Sì, lo so, è tutto inutile... ma io almeno ci ho provato!".
Silyssa non la ascoltò. Balzata in piedi, si sollevò entrambe i lati della veste con le mani e si lanciò in una corsa a perdifiato giù per la collina, lasciando la piccola cacciatrice imbambolata ai piedi dell'altalena. 
Elyos la stava aspettando, e per lei non c'era altra ragione di indugiare ancora.
Quanto a Malo, piccola complice di quella relazione, non era importante quanto fosse preoccupata per lei. C'era qualcosa che contava molto più della lunga vita della Daeva solitaria che altrimenti le si sarebbe prospettata, di una vita lunga, ma infelice, e soprattutto senza amore.


Pensava a tutto questo Silyssa, mentre rimirava la boccetta che quella mattina gli era stata consegnata in un piccolo e anonimo pacchettino da uno shugo postino.
Del sangue scarlatto e liquido ne colorava le pareti di rosso. 
Sily mosse prima da una parte, poi dall'altra, la fiala di vetro. La contemplò incantata e quasi bramosa. 
Un calderone ribolliva davanti a sè, e dalla brodaglia al suo interno si alzava un odore di certo poco invitante. 
Poche gocce di sangue... poche gocce di sangue elisiano, ma non di un elisiano qualsiasi... doveva trattarsi di un elisiano innamorato... un elisiano che come Elyos, aveva donato il suo cuore ad un'asmodiana.
Un pesante e polveroso tomo di arti oscure giaceva sul banco di legno, accanto al calderone. Silyssa ridacchiò deliziata, mentre il suo miol gatto le si strusciava tra le gambe facendo le fusa.
"Mio tesoro...", lo aveva apostrofato lei dolcemente sfiorandogli la coda. Il micio aveva miagolato placido prima di spiccare un balzo e andare ad acciambellarsi nella poltrona della padrona.
La fattucchiera tornò a concentrare tutta la sua attenzione sulla piccola boccetta. La accarezzò con dolcezza, come se in questa fossero riposte tutte le sue speranze.
E così il cerchio si chiudeva, lei era sopravvissuta, ma Elyos no, Elyos qualche centinaio di anni indietro era stato condannato a morte. Punito per averla amata.
Per anni mai, la fatucchiera, si era perdonata quello che per causa sua il giovane ufficiale elisiano aveva patito. Condannato crudelmente all'oblio eterno, alle tenebre più profonde. La sua anima era andata perduta per sempre... forse.
Poi aveva iniziato a fare ricerche. Libri proibiti, incantesimi arcani, arti oscure, formule proibite e sconosciute.
Qualche mese prima, dopo secoli, aveva trovato la risposta che cercava. E poi la notizia.
Selhen e il Generale elisiano. Voci di corridoio?
Forse. Ma l'occasione era stata troppo ghiotta per non esporsi. Elyos sarebbe potuto tornare. Sarebbero potuti fuggire insieme, in un'altra dimensione magari, in un altro mondo, perdersi insieme per abbandonare Atreia e quell'assurda rivalità tra popoli che aveva mietuto così tante vittime fino ad allora.
Era apparentemente giovane, ma troppo vecchia, troppo stanca di combattere per Asmodae senza ottenere niente che le importasse davvero.
Pensò a Selhen, alla giovane asmodiana che in quel momento stava combattendo la sua stessa battaglia. Non potè che augurarle ogni bene, anche se non era poi così convinta di un esito positivo di quella storia.
Silyssa scosse il capo, sbattendo le lunghe ciglia. Gli occhi azzurri di Elyos la stavano guardando. Le sue labbra le stavano sorridendo, nei suoi pensieri. Potè quasi percepire le sue mani che le sfioravano la spalla scoperta, sentirne il calore.
"Promettimi che sarai mia per sempre..."
Le sue parole le riecheggiarono nella mente.
E così la risposta di lei. "Te lo prometto".
Fu quel ricordo a darle la certezza assoluta di ciò che più desiderava.
Con un gesto secco rovesciò nel calderone il contenuto della boccetta, poi i suoi occhi divennero fiamme ardenti, e la sua lingua svelta prese a pronunciare parole sconosciute.
Elyos sarebbe risorto dalle proprie ceneri. E lei avrebbe avuto il lieto fine che da sempre si era meritata. Che aveva sperato, agognato, e che finalmente avrebbe ottenuto.
Il pavimento della sua casa tremò, e il suo miol soffiò atterrito correndo a nascondersi sotto la libreria. La cantilena acuta e penetrante continuò a lungo, finchè Silyssa, esausta e con la testa che le ronzava, non perse i sensi sbattendo violentemente il capo sul pavimento.
Quando si svegliò Elyos era là. Un elisiano a Beluslan, in casa sua.
Due occhi azzurri la scrutarono preoccupati, due mani le sfiorarono dolcemente la guancia in una carezza. "Silyssa".
"Elyos", rispose lei in preda alla più forte emozione che nel corso degli ultimi secoli avesse mai provato. "Mio amato".
"Cosa...?", aveva domandato lui battendo le palpebre spaesato.
Lei si era sollevata sulla schiena con l'aiuto delle sue braccia robuste. Gli aveva gettato le proprie al collo scoppiando in un pianto liberatorio.
I mezz'elfi non piangono mai... le rimbombarono le parole di sua nonna nella testa.
Ma non poteva non piangere. Quanto aveva desiderato così intensamente che quel momento arrivasse!
"Nulla amore mio, sei con me... e adesso penseremo ad un modo per restare insieme per sempre".
Aveva baciato le labbra rosee del nemico, lo aveva stretto forte tra le sue braccia, e lui, per nulla turbato, la aveva ricambiata. 
L'elisiano dalla corazza splendente le aveva sorriso. I suoi capelli erano legati in una coda di cavallo color dell'oro e la sua pelle era rosea ma abbronzata dal sole. Era esattamente come Silyssa lo ricordava nel giorno della sua esecuzione.
"Mi sei mancato così tanto, amore mio...".
"Anche tu, piccola, anche tu".
Silyssa sorrise. "Andiamo via da qui... spariamo da Atreia per sempre, sei d'accordo con me?".
Elyos annuì. "Dopotutto, credo che sia passato un po' di tempo da quando ad Atreia si è pronunciato per l'ultima volta il mio nome".
"Centosettantanni", mormorò lei accarezzandogli la guancia con delicatezza.
"Centosettantanni", ripetè lui impressionato. "E... in tutto questo tempo non mi hai mai dimenticato?".
Silyssa scosse la testa. "No amore mio, te l'ho promesso... sono e sarei stata tua per sempre".


[Si chiude così, con questo lieto fine, la storia di Sily. Vi sareste mai immaginati che nel suo passato avesse vissuto una vicenda così simile a quella di Selhen? A cosa avevate pensato le fosse servito il sangue che aveva chiesto?
Beh guys, adesso ci avviamo realmente al finale della storia, dite la vostra adesso o tacete per sempre u.u
Ciao cari lettori, alla prossima!]
  
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